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CAPITOLO 14 - LA PRIMA GUERRA MONDIALE, Appunti di Storia Contemporanea

G. Sabbatucci, V. Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 27/05/2019

Denisilv
Denisilv 🇮🇹

4.4

(16)

27 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica CAPITOLO 14 - LA PRIMA GUERRA MONDIALE e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Capitolo 14: La prima guerra mondiale 14.1 Dall’attentato di Sarajevo alla guerra europea L’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando (28 giugno 1914) • Il 28 giugno 1914, uno studente bosniaco uccise l’erede al trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando mentre attraversava le vie di Sarajevo, capitale della Bosnia. • L’attentatore faceva parte di una organizzazione irredentista che aveva la sua base operativa in Serbia. • Tanto bastò per suscitare la reazione del governo e dei circoli dirigenti austriaci, convinti della necessità di impartire una lezione alla Serbia. Il caso e la storia Nell’Europa del 1914 esistevano tutte le premesse che rendevano possibile una guerra: • rapporti tesi tra le grandi potenze, • divisione in blocchi contrapposti, • corsa agli armamenti, • spinte belliciste all’interno dei singoli paesi. Ma queste premesse non avevano come sbocco obbligato un conflitto europeo. Fu l’attentato di Sarajevo a far esplodere tensioni che altrimenti avrebbero potuto rimanere latenti. L’ultimatum austriaco alla Serbia (23 luglio) L’Austria compì la prima mossa inviando un durissimo ultimatum alla Serbia. Il secondo passo lo fece la Russia assicurando il proprio sostegno alla Serbia. Forte dell’appoggio russo il governo Serbo accettò solo in parte l’ultimatum, respingendo la clausola che prevedeva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini sui mandanti dell’attentato. L’Austria dichiara guerra alla Serbia (28 luglio) :Il 28 luglio, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. La mobilitazione russa :Il governo russo, il giorno successivo, ordinò la mobilitazione delle forze armate. La Germania dichiara guerra alla Russia (1 agosto):La mobilitazione fu interpretata dal governo tedesco come un atto di ostilità. La Germania inviò un ultimatum alla Russia, intimandole l’immediata sospensione dei preparativi bellici. L’ultimatum non ottenne risposta e fu seguito dalla dichiarazione di guerra. La mobilitazione francese: Il 1° agosto, la Francia, legata alla Russia da un trattato di alleanza militare, mobilitò le proprie forze armate. La Germania dichiara guerra alla Francia (3 agosto):La Germania rispose con un nuovo ultimatum e con la successiva dichiarazione di guerra del 3 agosto. Il piano Schlieffen La strategia dei generali tedeschi si basava sulla rapidità e sulla sorpresa. Il piano di guerra elaborato dall’allora capo di stato maggiore von Schlieffen, dando per scontata l’eventualità di una guerra sui due fronti, prevedeva: • in primo luogo un massiccio attacco contro la Francia, che avrebbe dovuto essere messa fuori gioco in poche settimane; • raggiunto questo obiettivo, il grosso delle forze sarebbe stato impiegato contro la Russia, potenzialmente fortissima, ma lenta a mettersi in azione. Era previsto che truppe tedesche passassero attraverso il Belgio, nonostante la sua neutralità. Ciò avrebbe permesso di investire lo schieramento nemico nel suo punto più debole e di puntare subito su Parigi. L’invasione del Belgio (4 agosto): Il 4 agosto i primi contingenti tedeschi invasero il Belgio per attaccare la Francia. L’intervento britannico (5 agosto) :La violazione della neutralità belga ebbe un peso decisivo nel determinare l’intervento inglese nel conflitto. Così, il 5 agosto, l’Inghilterra dichiarava guerra alla Germania. La sottovalutazione della guerra Tutti i governi sottovalutarono la gravità dello scontro che si andava preparando. Le forze pacifiste trovarono scarso appoggio in un’opinione pubblica massicciamente mobilitata a sostegno della causa nazionale. La mobilitazione patriottica La crisi dell’internazionalismo socialista Nemmeno i partiti socialisti seppero sottrarsi al clima generale di «unione sacra»: • i capi della socialdemocrazia tedesca votarono in Parlamento a favore dei crediti di guerra; • i socialisti francesi rinunciarono ad ogni manifestazione di protesta e poco dopo entrarono a far parte del governo; • la stessa cosa fecero i laburisti inglesi. Solo in Russia e in Serbia i socialisti mantennero un atteggiamento di intransigente opposizione. La Seconda Internazionale fu la prima vittima della grande guerra. 14.2 Dalla guerra di movimento alla guerra di usura Lo spiegamento delle forze • La pratica ormai generalizzata della coscrizione obbligatoria e le accresciute possibilità dei mezzi di trasporto consentirono ai belligeranti di mettere in campo rapidamente eserciti di dimensioni mai conosciute prima. • Questi eserciti così imponenti erano inoltre assai meglio armati di qualsiasi esercito ottocentesco. • Eppure nessuna fra le potenze belligeranti aveva elaborato concezioni strategiche diverse da quelle che avevano ispirato le ultime guerre ottocentesche e si fondavano sull’idea della guerra di movimento: sullo spostamento rapido di ingenti masse di uomini in vista di pochi e risolutivi scontri campali. • Tutti i piani di guerra erano basati sulla previsione di un conflitto di pochi mesi o addirittura di poche settimane. L’attacco alla Francia I tedeschi ottennero una serie di clamorosi successi iniziali. Nelle ultime due settimane di agosto, le armate del Reich dilagarono nel Nord-est della Francia. Ai primi di settembre si attestarono lungo il corso della Marna, a poche decine di chilometri da Parigi. La battaglia della Marna e il fallimento del piano tedesco • Il 6 settembre i francesi lanciarono un improvviso contrattacco che colse i tedeschi di sorpresa. • Dopo una settimana di furiosi combattimenti, gli invasori furono costretti a ripiegare su una linea più arretrata. Con l’arresto dell’offensiva sulla Marna, il progetto di guerra tedesco poteva dirsi sostanzialmente fallito. • Alla fine di novembre gli eserciti si erano ormai attestati in trincee improvvisate, su un fronte lungo 750 chilometri che andava dal mare del nord al confine svizzero. • Solo sul fronte occidentale, si erano avuti 400.000 morti e quasi 1 milione di feriti. E tutto questo senza che nessuno dei due schieramenti fosse riuscito a conseguire risultati decisivi sul piano strategico. Le vittorie tedesche sul fonte orientale Sul fronte orientale le truppe tedesche, comandate dal generale Hindenburg, fermavano i russi che tentavano di penetrare in Prussica orientale. L’offensiva russa mise però in serie difficoltà gli austriaci e preoccupò gli stessi comandi tedeschi. La nuova realtà della guerra: la guerra di logoramento • Cominciava un nuovo tipo di guerra: la guerra di logoramento, che vedeva due schieramenti praticamente immobili affrontarsi in una serie di sterili quanto sanguinosi attacchi, inframezzati da lunghi periodi di stasi. • In una guerra di questo genere diventava essenziale il ruolo della Gran Bretagna, che poteva gettare sul piatto della bilancia le risorse del suo impero coloniale e la sua superiorità navale. Il fronte francese Una situazione analogo, su scala ancora più ampia, si era creata sul fronte francese. Anche qui gli schieramenti rimasero pressoché immobili per tutto il 1915. In quell’anno gli unici successi di qualche rilievo furono ottenuti sul fronte orientale dagli austro-tedeschi: prima contro i russi, che furono costretti ad abbandonare la Polonia; poi contro la Serbia che, attaccata simultaneamente da Austria e Bulgaria, fu invasa e cancellata dal novero dei contendenti. Verdun All’inizio dell’anno successivo, i tedeschi ripresero l’iniziativa sul fronte occidentale, sferrando un attacco in forze contro la piazzaforte francese di Verdun. Ma la battaglia, durata 4 mesi, risulto troppo costosa anche per gli attaccanti, che ebbero perdite di poco inferiori a quelle degli avversari. I francesi riuscirono a resistere fino alla fine di giugno, quando gli inglesi organizzarono una controffensiva sulla Somme, presto trasformatasi in una nuova, estenuante battaglia di logoramento. Sul fronte italiano: la «Strafexpedition» (giugno 1916) • Nel giugno 1916, mentre si andava esaurendo l’offensiva tedesca contro Verdun, l’esercito austriaco passò all’attacco sul fronte italiano, tentando di penetrare dal Trentino nella pianura veneta. • Gli italiani furono colti di sorpresa dall’offensiva, che fu chiamata significativamente Strafexpedition («spedizione punitiva»), ma riuscirono faticosamente ad arrestarla sugli altipiani di Asiago e successivamente a contrattaccare. • L’Italia non subì alcuna perdita territoriale ma il contraccolpo psicologico fu ugualmente fortissimo. La caduta di Salandra e il ministero Boselli Il governo Salandra fu costretto alle dimissioni e sostituito da un ministero di coalizione nazionale presieduto da Boselli. Nel corso dell’anno furono combattute altre 5 battaglie dell’Isonzo, tutte estremamente sanguinose e tutte prive di risultati tangibili, salvo quello, di valore morale più che strategico, della presa di Gorizia, avvenuta in agosto. Nel 1916, sul fronte orientale a prendere l’iniziativa furono questa volta i russi che lanciarono in giugno una violenta offensiva. I successi russi ebbero l’effetto di indurre la Romania a intervenire, in agosto, a fianco dell’intesa. Ma l’intervento si risolse in un completo disastro: la Romania subì la stessa sorte della Serbia. Gli imperi centrali restavano sempre inferiori all’intesa per risorse economiche e per potenziale umano e subivano le conseguenze del ferreo blocco navale attuato dagli inglesi nel Mare del Nord. Invano, nel maggio 1916, la flotta tedesca aveva tentato un attacco contro quella inglese, in prossimità della penisola dello Jutland. 14.8 La svolta del 1917 Nel 1917 due fatti segnarono la svolta del conflitto: • la rivoluzione in Russia (marzo) • l’intervento degli Stati Uniti a fianco dell’Intesa (aprile) I segni di stanchezza diffusi nei paesi belligeranti portano a tentativi per cessare la guerra: • il nuovo imperatore austriaco Carlo I cerca un accordo di pace (respinto dall’Intesa) • Benedetto XV lancia un appello per fermare l’«inutile strage» La rivoluzione in Russia (marzo 1917) Nei primi mesi del 1917 uno sciopero generale degli operai di Pietrogrado (nome assunto dalla capitale nel 1914) si trasformò in una imponente manifestazione politica contro il regime zarista. I soldati chiamati a ristabilire l’ordine rifiutarono di sparare sulla folla e fraternizzarono con i dimostranti; lo zar abdicò il 15 marzo e pochi giorni dopo fu arrestato con l’intera famiglia reale. La dissoluzione dell’esercito russo • Il crollo del regime zarista era il preludio della disgregazione dell’esercito. Molti reparti rifiutarono di riconoscere l’autorità degli ufficiali. Molti soldati-contadini abbandonarono il fronte e tornarono ai loro villaggi. • Il tentativo del nuovo governo di lanciare un’offensiva contro gli austro-tedeschi si risolse in un completo fallimento. • I tedeschi penetrarono in profondità nel territorio dell’ex impero zarista e poterono trasferire contingenti di truppe sul fronte occidentale. • Si intensificarono dappertutto le manifestazioni di insofferenza popolare contro la guerra, gli scioperi operai, gli ammutinamenti dei reparti combattenti. L’intervento americano (aprile 1917) Circa un mese dopo, gli Stati Uniti decidevano di entrare in guerra contro la Germania. L’intervento americano, pur facendo sentire il suo peso solo in capo a parecchi mesi, sarebbe risultato decisivo sia sul piano militare sia su quello economico: tanto da compensare il colpo gravissimo subito dall’intesa con l’uscita di scena della Russia. Le «nazionalità oppresse» in Austria-Ungheria Ma anche negli imperi centrali si andavano frattanto moltiplicando i segni di stanchezza. Particolarmente delicata era la posizione dell’Impero austro- ungarico, dove l’andamento non brillante della guerra aveva ridato forza alle aspirazioni indipendentiste delle nazionalità oppresse. Alla costituzione di un governo cecoslovacco in esilio seguì, nell’estate del ’17, un accordo fra serbi croati e sloveni per la costituzione di uno stato unitario degli slavi del sud. I tentativi di pace di Carlo I Il nuovo imperatore austriaco, Carlo I, succeduto a Francesco Giuseppe, avviò negoziati segreti in vista di una pace separata. Ma le sue proposte furono respinte dall’Intesa. Benedetto XV e l’«inutile strage» Non ebbe miglior fortuna un’iniziativa promossa dal papa Benedetto XV che invitò i governanti a por fine all’«inutile strage». 14.9 L’Italia e il disastro di Caporetto • Il cedimento dell’esercito russo consentì agli austriaci di far affluire nuove forze e di impegnarle sul fronte italiano. • Il 24 ottobre gli austro-tedeschi sfondano le linee a Caporetto e avanzano fino al Piave. La stanchezza delle truppe italiane • Anche per l’Italia il 1917 fu l’anno più difficile della guerra. • Cadorna ordinò una nuova serie di offensive sull’Isonzo, con risultati modesti. • Tra i soldati le manifestazioni di protesta e i gesti di insubordinazione si fecero più frequenti. I moti di Torino dell’agosto ‘17 Fra la popolazione civile si moltiplicavano i segni di malcontento per i disagi causati dall’aumento dei prezzi e dalla carenza dei generi alimentari. Lo sfondamento di Caporetto (24 ottobre 1917) Il 24 ottobre 1917, un’armata austriaca rinforzata da 7 divisioni tedesche attaccò le linee italiane sull’alto Isonzo e sfondò nei pressi del villaggio di Caporetto. Gli attaccanti avanzarono nel Friuli, mettendo in atto per la prima volta la nuova tattica dell’infiltrazione (penetrare rapidamente senza preoccuparsi di rafforzare le posizioni). La manovra fu efficace. La ritirata del Piave Solo due settimane dopo un esercito praticamente dimezzato riusciva ad attestarsi sulla nuova linea difensiva del Piave. Le cause della sconfitta Paradossalmente la svolta imposta dalla disfatta di Caporetto finì con l’avere ripercussioni positive sull’andamento della guerra italiana. • I soldati si trovarono a combattere una guerra difensiva, contro un nemico che occupava una parte del territorio nazionale: ciò contribuì a rendere più comprensibili gli scopi del conflitto e ad aumentare il senso di coesione patriottica. • Il generale Cadorna fu rimosso dal comando e sostituito da Armando Diaz. Il nuovo capo di stato maggiore si mostrò meno incline all’uso indiscriminato dei mezzi repressivo e più attento alle esigenze dei soldati. Il comando supremo mise in atto una serie di provvedimenti volti a sollevare le condizioni materiali dei soldati: vitto più abbondante, licenze più frequenti, maggiori possibilità di svago. • A cominciare dall’inizio del ’18, fu svolta un’opera sistematica di propaganda fra le truppe, attraverso la diffusione dei giornali di trincea e la creazione di un Servizio P (cioè propaganda). 14.10 Rivoluzione o guerra democratica? La rivoluzione d’ottobre in Russia Nell’ottobre del calendario russo (novembre per noi), un’insurrezione guidata dai bolscevichi rovesciava il governo provvisorio. Il potere fu assunto da un governo rivoluzionario presieduto da Lenin, che decise immediatamente di por fine alla guerra e dichiarò la sua disponibilità ad una pace “senza annessioni e senza indennità”, firmando subito dopo un armistizio con gli imperi centrali. La pace di Brest-Litovsk (marzo 1918) La pace fu stipulata il 3 marzo 1918 nella città di Brest-Litovsk. Con la pace Lenin riuscì a dimostrare al mondo che la trasformazione della guerra imperialista in rivoluzione era realmente attuabile. La guerra di Wilson Per rispondere alla sfida lanciata da Lenin, gli stati dell’Intesa dovettero a loro volta accentuare il carattere ideologico della guerra, presentandola sempre più come una crociata della democrazia contro l’autoritarismo, come una difesa della libertà dei popoli. Questa concezione trovò il suo interprete nel presidente americano Wilson. I quattordici punti Nel gennaio 1918 Wilson precisò le linee ispiratrici della sua politica in un organico programma di pace in 14 punti: • oltre a invocare il ripristino della libertà di navigazione, l’abbassamento delle barriere doganali, la riduzione degli armamenti; • formulava alcune proposte circa il nuovo assetto europeo basate sull’affermazione del diritto di autodecisione dei popoli e sul principio di nazionalità: piena reintegrazione del Belgio, della Serbia e della Romania, evacuazione dei territori russi occupati dai tedeschi, restituzione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena, possibilità di sviluppo autonomo dei popoli soggetti all’Impero austro-ungarico e a quello turco, rettifica dei confini italiani secondo le linee indicate dalla nazionalità; • si proponeva infine, l’istituzione di un nuovo organismo internazionale, la Società delle Nazioni, per assicurare il mutuo rispetto delle norme di convivenza fra i popoli. Una rivoluzione diplomatica Per la verità i governanti dell’Intesa non condividevano affatto il programma wilsoniano, ma vincolati come erano al raggiungimento dei rispettivi obbiettivi, dovettero ugualmente far mostra di accettarlo: • sia perché avevano troppo bisogno dell’aiuto americano, • sia perché speravano che il wilsonismo costituisse un valido antidoto contro la diffusione rivoluzionaria che veniva dalla Russia bolscevica. 14.11 L’ultimo anno di guerra Prima che la presenza degli americani divenisse consistente, nella primavera del 1918 i comandi austriaco e tedesco tentarono un ultimo sforzo, facendo affluire dal fronte russo forze massicce. Ma le offensive sul fronte tedesco e sul fronte italiano fallirono. L’ultima offensiva austro-tedesca (primavera) L’inizio del 1918 vedeva ancora i due schieramenti in una situazione di sostanziale equilibrio sul piano militare. ■ L’offensiva tedesca sul fronte francese
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