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Analisi Sintattica: Struttura delle Frasi e Costituenti Immediati, Appunti di Linguistica Generale

Una introduzione alla sintassi, una branca della lingua che si occupa della struttura delle frasi e della composizione di parole in unità comunicative. i concetti di frase, costruzioni più complesse di una frase semplice, e il modo in cui le parole si combinano secondo rapporti e leggi strutturali. Viene inoltre introdotto il concetto di analisi in costituenti immediati e il criterio di prova di commutazione utilizzato per scomporre le frasi in costituenti più piccoli.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 21/12/2022

jessica-bertuletti
jessica-bertuletti 🇮🇹

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Scarica Analisi Sintattica: Struttura delle Frasi e Costituenti Immediati e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! SINTASSI ANALISI IN COSTITUENTI Ø Il termine SINTASSI ha un’origine antica, si trova già presso i grammatici greci dell’epoca alessandrina (II, III sec. d.C.). Ø ‘SINTASSI’= livello di analisi che si occupa della struttura delle frasi (come si combinano fra loro le parole e come sono organizzate in frasi) Ø FRASE= entità linguistica che normalmente funziona come un’unità comunicativa, cioè che costituisce un messaggio o blocco comunicativo autosufficiente nella comunicazione verbale, nel discorso (unità dimisura per la sintassi) Ø FRASE=costrutti dall’estensione più ampia e dalla composizione più complessa di una frase semplice costituita da un’unica predicazione (‘PROPOSIZIONE’) . Ø Una frase è identificata dal contenere una PREDICAZIONE, cioè proprietà a una variabile o di una relazione fra più variabili, ovvero= § affermazione riguardo a qualcosa § attribuzione di una qualità § modo d’essere o d’agire a un’entità Ø ”Gianni è alto per es. è una predicazione”, giacché attribuisce all’entità ”Gianni la qualità chiamata altezza” Ø Poiché normalmente il valore di predicare qualcosa è affidato ai verbi, in genere ogni verbo autonomo coincide con una frase; Ø ‘FRASI NOMINALI’=frasi senza verbo,che funzionano da messaggi autosufficienti e contengono pur sempre una predicazione” buona, questa torta”(nel caso, l’attribuzione all’entità torta della proprietà della bontà: la frase è infatti sinonimica di questa torta è buona). Ø Individuare quante e quali frasi ci sono in un discorso o testo. Ø Un criterio che c’è una frase quando c’è una predicazione Ø Le parole si combinano in frasi secondo rapporti e leggi strutturali a volte anche molto complessi Ø Un primo passo per analizzare la struttura delle frasi consiste nel rendersi conto del modo in cui si organizzano fra loro le parole e i gruppi di parole che insieme costituiscono una frase. Ø Il principio generale impiegato per l’analisi delle frasi è SCOMPOSIZIONE o SEGMENTAZIONE (rappresenta le concatenazioni, e in parte le dipendenze, fra gli elementi della frase scomponendola in pezzi via via più piccoli, che sono i ‘costituenti’ della frase) Ø Tale analisi, introdotta dallo strutturalismo americano degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, va sotto il nome di ‘ANALISI IN COSTITUENTI IMMEDIATI’: essa individua diversi sottolivelli di analisi, e i costituenti che si isolano a ciascun sottolivello ‘costituiscono immediatamente’ il sottolivello di analisi superiore. Ø Il criteriomediante il quale attuare la scomposizione, è PROVA DI COMMUTAZIONE Ø Data una frase, il primo taglio si attua confrontando la frase con un’altra più semplice ma che abbia la stessa struttura Ø confrontando i costituenti così individuati con altri della stessa natura ma più semplici possiamo via via motivare i successivi tagli, sino ad arrivare alle parole Ø Data la frase ”mio cugino ha comprato una macchina nuova”, confrontiamola con ”Gianni legge”, che ha intuitivamente la stessa struttura pur se è formata da due sole parole. Ø Quest’ultima evidentemente ha come costituenti immediati Gianni e legge; Ø Dal che si ricava che la frase di partenza ha come costituenti immediatimio cugino, che svolge rispetto al resto della frase lo stesso ruolo che ricopre Gianni rispetto a legge (ed è dunque con questo commutabile), e ha comprato una macchina nuova, che ha lo stesso ruolo di legge. Ø Esistono modi diversi per rappresentare schematicamente l’analisi di una frase nei suoi costituenti: § DIAGRAMMI O GRAFI AD ALBERO, § BOXES (scatole o caselle), § PARENTESI § PARENTESI INDICIZZATE O ETICHETTATE Ø Ilmetodo di rappresentazione più diffuso è ALBERI ETICHETTATI Ø Un albero è un grafo costituito da: § nodi da cui si dipartono rami; § ogni nodo rappresenta un sottolivello di analisi della sintassi, e reca il simbolo della categoria a cui appartiene il costituente di quel sottolivello § Gli elementi che stanno al termine di ogni singola diramazione, cioè che sono direttamente dominati dallo stesso nodo, si chiamano ‘(COSTITUENTI) FRATELLI’. Ø Un albero del genere è l’‘indicatore sintagmatico’ della frase. (1) Ø Le sigle stanno rispettivamente per: o F = Frase (in inglese, S, Sentence), o SN = Sintagma Nominale (o anche GN, Gruppo Nominale, o NP, dall’inglese Noun Phrase), o SV = Sintagma Verbale (o anche GV, o VP, dall’inglese Verb Phrase), o N = Nome o V = Verbo, Art = articolo. Ø Ogni nodo, col relativo simbolo di categoria, ‘domina’ i nodi dei rami che si dipartono da esso: F domina SN e SV, SN domina Art e N, eccetera. Ø Ecco ora l’indicatore sintagmatico dimio cugino ha comprato una macchina nuova: (2) Ø Il triangolino sta a indicare che il ramo porta a un costituente che, essendo la sua struttura non pertinente per il fenomeno che si vuole illustrare, non viene analizzato nella rappresentazione. SINTAGMI Ø Abbiamo visto come l’analisi in costituenti immediati individui tre diversi sottolivelli di analisi sintattica: § SOTTOLIVELLO DELLE FRASI § SOTTOLIVELLO DEI SINTAGMI § SOTTOLIVELLO DELLE SINGOLE ENTRATE LESSICALI (= parole). Ø Il più importante è il LIVELLO DEI SINTAGMI (o gruppi). Ø SINTAGMA= minima combinazione di parole (costituita da almeno una parola) che funzioni come un’unità della struttura frasale (o, più genericamente, della sintassi). Ø I sintagmi sono costruiti attorno a una ‘TESTA’, sulla cui base vengono classificati e da cui prendono il nome. Ø TESTA= classe di parole che rappresenta il minimo elemento che da solo possa costituire sintagma, funzionare da un determinato sintagma. Ø Se si elimina la testa, il gruppo di parole considerato viene a perdere la natura di sintagma di quel tipo: Ø se, per es., nel SN ”la copertina blu” eliminiamo ”la” o ”blu” o tutt’e due, abbiamo ancora sempre un SN, ”la copertina” o ”copertina blu” o ”copertina” Ø se eliminiamo copertina rimane la blu, che non è un SN. Ø SINTAGMA NOMINALE=sintagma costruito attorno a un nome: N è la testa di SN. Ø Si noti che i pronomi, PRO, possono sostituire in tutto un nome, e quindi possono essere loro la testa di un sintagma nominale, che necessariamente in questo caso non conterrà un N e sarà tendenzialmente costituito dal solo PRO. Ø Il sintagma nominale minimo è un N (o un PRO), il sintagma nominale massimo può avere una struttura assai complessa, anche se le combinazioni di elementi permesse in un SN variano da lingua a lingua. Ø In italiano, un SN massimo (o ‘massimale’) potrebbe avere la seguente struttura lineare: (Quant) + (Det) + (Poss) + (Num) + (Agg) + N + (Agg) tutti quei miei quattro bei polli grassi Ø Le abbreviazioni e sigle che non sono autoevidenti valgono: § Quant, quantificatore § Num, numerale. Ø Le parentesi tonde indicano qui gli elementi facoltativi od opzionali, cioè quelli che possono ma non necessariamente devono essere presenti nel sintagma. Ø L’ordine lineare reciproco in cui compaiono gli elementi è quello previsto dalla struttura sopra rappresentata: apparenti controesempi, come per esempio ”gli amici tutti”, con ordine Det + N + Quant, vanno considerati come trasformazioni stilisticamente marcate dell’ordine normale, tutti gli amici, Quant + Det + N. Ø Si noti che nella posizione del secondo Agg, postnominale, e al suo posto, si può anche trovare un sintagma preposizionale (SPrep) che funga da modificatore del nome” tutti quei miei quattro bei polli di fattoria”. Ø Le posizioni, sia prenominale che postnominale, dell’Agg (che sarebbe più corretto, ad essere precisi, indicare come SAgg: sono ricorsive (quindi, possiamo trovare più di un aggettivo sia prima del nome che dopo il nome: brutti rissosi polli grassi ruspanti). Ø Inoltre in posizione postnominale Agg può essere sostituito integralmente da un SPrep (polli grassi e polli da cortile realizzano la stessa configurazione strutturale; per ricorsività, lo stesso è allora per polli grassi da cortile). Ø Entrambe le caratteristiche possono aumentare ulteriormente anche in maniera considerevole la complessità interna di un SN. Ø Testa di SV è V Ø Testa di SPrep è Prep Ø Basti dire che nel caso del sintagma preposizionale la preposizione, che nel sintagma preposizionale introduce un sintagma nominale, non condivide la proprietà che hanno le altre teste di sintagma di poter rappresentare da sole il sintagma: un nome funziona da sintagma nominale (in Parigi è bella, Parigi è SN), ma una preposizione non funziona da sintagma preposizionale (in parto per Parigi, per Parigi è SPrep; ma in *parto per, per non è un SPrep: non è niente). Ø Tutte le categorie lessicali di parole piene possono essere teste di sintagma. Ø Possiamo quindi anche avere: § SINTAGMI AGGETTIVALI (SAgg), che hanno per testa un aggettivo (per esempio,molto bello, pieno di soldi) § SINTAGMI AVVERBIALI (SAvv), che hanno per testa un avverbio (per esempio, abbastanza rapidamente). Ø In sintassi generativa (cfr. avanti), si postulano sintagmi con: § teste anche funzionali, vale a dire costruiti su categorie morfologiche: per es. SFless (sintagma della flessione) o ST (sintagma del tempo), che ha come testa la marca flessionale del verbo Ø I sottocostituenti dei vari tipi di sintagmi, cioè gli elementi che possono attaccarsi alla testa,possono dare luogo a sintagmi anche assai complessi, dotati di una strutturazione interna a vari sottolivelli. Ø Determinante, avente dunque come testa Det, e che conterrebbe al suo interno il SN: un libro costoso, per es., non sarebbe più un SN ma un SDet. Ø struttura interna dei sintagmi è approfondito—> ‘TEORIA X-BARRA’ Ø ‘TEORIA X-BARRA= individua i diversi ranghi di complessità di un sintagma (X) con l’indicazione di opportune ‘barre’ (più propriamente, lineette sovrapposte al simbolo) o, più semplicemente, con apici (Xˈ, Xˈˈ, ecc.). Ø Ogni eventuale lineetta o apice indica un sottolivello di crescente complessità interna del sintagma. Ø Nella teoria X-barra, si postula che tutti i sintagmi abbiano una struttura sottostante generale comune, rappresentata dal seguente albero, dov: · X è la testa · Compl (= Complemento; da non confondere con Comp, = Complementatore) è ilmodificatore diretto della testa, · Spec (= Specificatore) è il modificatore del sottolivello superiore a quello della testa: Ø Nel SN ”il libro di Chomsky”, per es., il Det ”il” sta nella posizione Spec, il “N” libro è la testa e il SPrep di Chomsky sta nella posizione Compl. Ø In sintassi generativa un sintagma come ”il libro/quel libro” non è più concepito come un sintagma nominale, avente per testa ”libro”, bensì come un sintagma del determinante (SDet), avente per testa l’articolo o il dimostrativo, con il nome (sintagma nominale) che sta nella posizione Compl. Ø Senza utilizzare queste nuove categorie, possiamo comunque rappresentare come segue la struttura di un sintagma nominale complesso che realizzi tutte le posizioni previste (si tratta della ‘proiezione massimale’ del sintagma), come per l’appunto quello sopra riportato (con il SPrep da cortile a sostituire la posizione di Agg postnominale): (5) Ø Della frase (b) diamo a mo’ d’esempio l’indicatore sintagmatico dettagliato: (11) Ø Questa rappresentazione presuppone che il SPrep abbia qui l’identica funzione che avrebbe un aggettivo e operi quindi all’interno del sintagma nominale di cui è un costituente, allo stesso sottolivello. Ø È peraltro accettabile anche la rappresentazione alternativa seguente, più semplice: (12) Ø Il principio generale retrostante alle corrette rappresentazioni sintagmatiche è che, in un albero, ogni elemento che sta sul ramo di destra di un nodo modifica l’elemento che sta alla sua sinistra sotto lo stesso nodo Ø Una posizione esterna al nodo F, che si diparte da un nodo F che ha al terminale dell’altro ramo un nodo F più basso, come quella del SPrep nell’albero (10) sopra, può essere occupata anche da un avverbio che modifichi l’intera frase, come in probabilmente lui è partito per Parigi: Ø Un SN può contenere al suo interno uno o più SPrep. Ø Si abbia il libro di favole di Fedro, in cui il secondo SPrep, di Fedro, funziona da modificatore del SPrep contiguo, di favole: Ø Si noti che questo sintagma ammette due interpretazioni: § l’una in cui Fedro è l’autore delle favole (che noi intendiamo nel contesto come la sola interpretazione voluta, se abbiamo la conoscenza enciclopedica che Fedro era un noto autore di favole dell’antichità), § l’altra in cui Fedro è invece chi possiede il libro. Ø Di tale doppia interpretazione è possibile dar conto a livello di struttura sintagmatica, con due alberi diversi; Ø rappresentiamo in (15) la struttura corrispondente alla seconda interpretazione (la struttura corrispondente alla prima interpretazione è ovviamente uguale all’albero precedente, 14). FUNZIONI SINTATTICHE Ø Ai sintagmi che riempiono le posizioni strutturali di un indicatore sintagmatico vengono assegnati diversi valori. Ø Ø COSTITUENTI ‘CIRCOSTANZIALI’=costituenti che realizzano altri elementi, che non fanno parte dello schema valenziale. Ø I circostanziali: § non rientrano nelle configurazioni di valenza dei predicati verbali e quindi non fanno parte delle funzioni sintattiche fondamentali; § svolgono una funzione semantica importante, in quanto, appartenendo per così dire alla cornice degli eventi o specificandone le caratteristiche di svolgimento, § aggiungono informazioni salienti, dal punto di vista del valore comunicativo della frase, di quelle codificate dagli schemi valenziali § funzionano tipicamente da modificatori a livello o della frase nel suo complesso, o del sintagma verbale, o del sintagma nominale “In Luisa cuoce con pazienza la torta nel forno per tre ore” alla frase nucleare (con schema bivalente) ”Luisa cuoce la torta” sono aggiunti tre circostanziali: ”con pazienza”, ”nel forno” e ”per tre ore”. · funzioni godono di una certa libertà di posizione “con pazienza” è inserito fra il verbo e il suo complemento oggetto sono possibili PERMUTAZIONI, cioè ordini diversi dei costituenti con diversa collocazione dei circostanziali: ”Luisa cuoce per tre ore con pazienza la torta nel forno”, ”Luisa per tre ore cuoce con pazienza la torta nel forno”, ”Luisa con pazienza cuoce nel forno la torta per tre ore” RUOLI SEMANTICI Ø RUOLI SEMANTICI chiamati anche: o FUNZIONI SEMANTICHE o RUOLI TEMATICI o RUOLI THETA Ø PRINCÌPI SEMANTICI= modo in cui il referente di ogni sintagma contribuisce e partecipa all’evento rappresentato dalla frase. Ø ‘RUOLI SEMANTICI’—>frase come rappresentazione di una scena o un evento, in cui i diversi elementi presenti hanno una certa relazione gli uni con gli altri in termini di che cosa succede nella scena. Ø La frase è vista dalla prospettiva del significato, per cui la frase si configura globalmente come una sorta di scena teatrale. Ø Le parti svolte sono appunto i ruoli semantici Ø C’è accordo sulle categorie che vengono usate per designare i ruoli semantici principali= · ‘AGENTE’=ruolo semantico dell’entità animata che si fa intenzionalmente parte attiva che provoca ciò che accade: ”Giannimangia una mela” · ‘PAZIENTE’=ruolo semantico dell’entità che è coinvolta senza intervento attivo, in quanto subisce o è interessata passivamente da ciò che accade: ”Gianni mangia una mela”; (nella grammatica generativa definito come ‘tema’) · ‘SPERIMENTATORE’(/‘esperiente’)=ruolo semantico dell’entità toccata da, o che prova, un certo stato o processo psicologici: ”A Luisa piacciono i gelati” · ‘BENEFICIARIO’=ruolo semantico dell’entità che trae beneficio dall’azione, a vantaggio della quale va a ricadere quanto succede nell’avvenimento: ”Gianni regala un libro a Luisa” · ‘STRUMENTO’=ruolo semantico dell’entità inanimata mediante la quale avviene ciò che accade, o che interviene nell’attuarsi dell’evento, o che è fattore non intenzionale dell’azione: Gianni taglia la mela col coltello. · ‘DESTINAZIONE’ (/‘meta’, ‘fine’, ‘goal’)= ruolo semantico dell’entità verso la quale si dirige l’attività espressa dal predicato, o che costituisce l’obiettivo o la meta di uno spostamento: Luisa parte per le vacanze. · ‘LOCALITÀ’ (/ ‘locativo’, ‘collocazione’)= ruolo semantico dell’entità in cui sono situati spazialmente l’azione, lo stato, il processo: Gianni abita in campagna; · ‘PROVENIENZA’ (/‘origine’, ‘sorgente’, ‘fonte’, ‘source’)=ruolo semantico dell’entità dalla quale un’entità si muove in relazione all’attività espressa dal predicato: Luisa preleva soldi dal conto; · ‘DIMENSIONE’ ( /‘misura’)= ruolo semantico dell’entità che indica una determinata estensione nel tempo, nello spazio, nella massa, ecc.: Luisa pesa cento chili; · ‘COMITATIVO’= ruolo semantico dell’entità che partecipa all’attività svolta dall’agente (Luisa ha discusso la tesi col professore). Ø Anche per i predicati, cioè per i verbi, possono essere distinti diversi ruoli semantici: · ‘processo’ (trasformare, fiorire, invecchiare), · ‘azione’ (correre, picchiare), · ‘stato’ (esistere) Ø I ruoli semantici agiscono per così dire al di sotto della struttura sintattica. Ø Il ruolo semantico di la porta rimane, per es., lo stesso in tre frasi con struttura sintattica diversa come: · (1) Gianni ha aperto la porta, · (2) la porta si è aperta · (3) il vento ha aperto la porta Ø nonostante che la funzione sintattica di questo sintagma nominale sia: · di complemento oggetto in (1) e (3) · soggetto in (2) · si tratta sempre del ‘paziente’; mentre in (1) Gianni è ‘agente’ e in (3) il vento è ‘strumento’. Ø (3) è parafrasabile con la porta si è aperta per il vento/a causa del vento Ø (1) non è parafrasabile con *la porta si è aperta per/a causa di Gianni. Ø Tra funzioni sintattiche e ruoli semantici ci sono rapporti preferenziali, per cui: · per es. ciò che ha il ruolo di agente in struttura semantica tende a comparire come soggetto in struttura sintattica · ciò che ha il ruolo di paziente tende a comparire come complemento oggetto · ma non c’è corrispondenza biunivoca tra ruoli semantici e funzioni sintattiche, appunto perché si tratta di nozioni che operano su piani diversi. Ø In una frase passiva (per es. Paolo è picchiato da Gianna), rispetto alla corrispondente attiva (Gianna picchia Paolo), è infatti diversa la distribuzione del rapporto fra ruoli semantici (Gianna, agente; Paolo, paziente) e funzioni sintattiche: l’agente, che normalmente fa da soggetto, è mandato a, appunto, complemento d’agente, mentre il paziente, che normalmente è oggetto, diventa soggetto. Ø PASSIVIZZABILI solo i verbi ‘transitivi’ (leggere, prendere, dare, portare; verbi come questi ultimi, che reggono un complemento oggetto e sono trivalenti Ø NON PASSIVIZZABILI sono ‘intransitivi’ (camminare, lavorare, arrivare, cadere). Ø VERBI INTRANSITIVI,due sottoclassi= § VERBI ‘INACCUSATIVI’=richiedono come ausiliare essere (arrivare, cadere) § VERBI ‘INERGATIVI’=richiedono come ausiliare avere (camminare, lavorare), che presentano comportamenti sintattici differenti. STRUTTURA PRAGMATICO-INFORMATIVA Ø FRASE=collega: § la rappresentazione di un evento o stato di cose del mondo esterno, la realtà effettiva o immaginata com’è filtrata dall’intelletto umano (concetti, sensazioni/significati) § catena fonica (o grafica), costituita dai suoni del linguaggio che dànno forma per così dire allamateria grezza del segnale Ø A seconda dell’evento che si vuole rappresentare verbalmente mediante una predicazione si deve scegliere nel patrimonio lessicale un verbo, che reca con sé uno schema valenziale: 1) PRIMA FASE(a), della ‘generazione’ di una frase, che dà il quadro strutturale di riferimento. 2) SECONDA FASE (b)= verbo con la sua costellazione di argomenti (con l’aggiunta di eventuali circostanziali), viene fornita una interpretazione semantica attraverso l’assegnazione di ruoli semantici ai diversi elementi che esso contiene 3) TERZA FASE(c)=ruoli semantici vengono tradotti, ‘proiettati’, in funzioni sintattiche 4) QUARTA FASE(d)= tutto questo espresso, realizzato in una struttura in costituenti, un indicatore sintagmatico retto dai principi della ‘teoria X-barra’ Ø Quest’ultima è la frase così come viene pronunciata (o scritta): è quindi ciò che sta alla superficie, è il prodotto finale visibile del processo che genera una frasementre Ø fasi (a), (b) e (c) sono astratte, avvengono a un livello profondo, non sono ‘visibili’ direttamente in superficie. · Se l’elemento mandato nel primo membro è il soggetto, possiamo avere in alternativa nel secondo membro di una frase scissa una frase infinitiva introdotta da a: è Gianni ad aver rubato la marmellata, equivalente a è Gianni che ha rubato la marmellata. · La frase scissa serve quindi per Ø FOCUS= o punto di maggior salienza comunicativa della frase, l’elemento su cui si concentra maggiormente l’interesse del parlante e che fornisce la massima quantità di informazione nuova. o elemento della frase che può essere contrastato (Carla al mattino prende il caffé, non la cioccolata!). o focus fa parte del rema ed è contrassegnato da una particolare curva intonativa enfatica: in ”Carla al mattino prende il caffé”, ”il caffé” è il focus (a meno che non vi siano altri elementi della frase sottolineati intonativamente). o Le lingue possiedonomezzi particolari per evidenziare il focus: · ‘frase scissa’(è Gianni che ha rubato la marmellata, con Gianni a focus, rispetto a Gianni ha rubato la marmellata), · avverbi o particelle introdurre il focus, e detti quindi ‘focalizzatori’ (come anche, solo, addirittura, ecc.) Ø Data una certa frase con l’ordine normale dei costituenti, possiamo dunque sempre trasformarla in frasi marcate (fra i cui tipi principali ci sono quelli appena visti) che mutano l’ordine dei costituenti e/o cambiano la normale disposizione delle funzioni pragmatiche. Ø Da Gianni ha preso un caffè, possiamo per es. avere un caffè Gianni lo ha preso (dislocazione a sinistra), Gianni lo ha preso, un caffè (dislocazione a destra), è Gianni che ha preso un caffè (frase scissa) Ø In conclusione, possiamo allora analizzare sintatticamente una frase secondo quattro diverse prospettive: a. PROSPETTIVA CONFIGURAZIONALE= struttura in costituenti; b. PROSPETTIVA SINTATTICA= funzioni sintattiche; c. PROSPETTIVA SEMANTICA= ruoli semantici; d. PROSPETTIVA PRAGMATICO-INFORMATIVA= articolazione in tema/rema (ed eventualmente in dato/nuovo, ecc.). a. Gianni corre b. Gianni corre SN + SV SOGG + PRED VERB c. Gianni corre d. Gianni corre AGENTE + AZIONE TEMA + REMA166 FRASI COMPLESSE Ø FRASI COMPLESSE o ‘PERIODI’=frasi combinate in sequenze strutturate anche lunghe Ø SINTASSI PERIODO (/sintassi superiore/‘macrosintassi)=ulteriore importante sottolivello di analisi del sistema linguistico. Ø Vi sono princìpi che regolano il modo in cui il sistema linguistico organizza le combinazioni di frasi, e parole deputate a esprimere i rapporti tra le frasi. Ø COORDINAZIONE=diverse proposizioni vengono accostate l’una all’altra senza che si ponga tra esse un rapporto di dipendenza (sono tutte allo stesso livello gerarchico) Ø SUBORDINAZIONE =rapporto di dipendenza tra le proposizioni, in quanto una si presenta come gerarchicamente inferiore ad un’altra (la ‘proposizione principale’) e la presuppone. Ø CONNETTIVI=elementi che eventualmente realizzano i rapporti di coordinazione o subordinazione tra le frasi Ø La coordinazione è realizzata con congiunzioni coordinanti come e, o,ma, ecc., o anche attraverso la semplice giustapposizione di proposizioni: Luisa legge e Gianni scrive oppure Luisa legge, Gianni scrive (in questo secondo caso si parla di coordinazione ‘asindetica’). Ø La subordinazione è realizzata con congiunzioni subordinanti come che, perché, quando,mentre, benché, affinché, ecc., o mediante modi verbali non finiti (l’infinito preceduto o no da preposizione: ti chiedo di andare, lo vedo partire; il gerundio: tornando a casa ho comprato una torta; il participio passato: tornato a casa, ho mangiato una torta). Ø SUBORDINATE ‘ESPLICITE’= verbo modo finito Ø ‘IMPLICITE’= verbo è all’infinito, al gerundio o al participio. Ø Le frasi subordinate dipendenti, si possono distinguere in tre principali categorie a seconda delmodo strutturale= · FRASE PRINCIPALE: etichette proponibili (ne esistono altre) per le tre categorie sono ‘avverbiali’, ‘completive’ e ‘relative’ · FRASI AVVERBIALI= frasi subordinate che modificano l’intera frase da cui dipendono: es., esco, benché piova;mentre Luigi mangia le fragole, Carla gioca a ramino; sono avverbiali le subordinate causali, temporali, concessive, ipotetiche, finali. Ø COMPLETIVE=sono subordinate che sostituiscono un costituente nominale maggiore (cioè, il soggetto o l’oggetto, o anche il predicato nominale o l’oggetto indiretto) della frase; Ø o (meglio) che riempiono una valenza o argomento del predicato verbale (per questo, sono anche chiamate ‘argomentali’; Ø sono tali le subordinate soggettive e oggettive e le interrogative indirette): ess., sembra che faccia bel tempo; Giorgio dice che Chomsky ha ragione; penso a come risolvere il problema. Ø RELATIVE=frasi subordinate che modificano un costituente nominale della frase, hanno sempre un nome (o un pronome) come testa: es., non ho più visto lo studente a cui ho dato il libro. Ø FRASE COMPLESSA=unione di una frase (o proposizione) principale con una frase (o proposizione) subordinata Ø Prendiamo la “zia di Marisa” ha detto che sarebbe partita per Parigi col treno notturno. Ø La “zia di Marisa ha detto”= proposizione principale, Ø ”che sarebbe partita per Parigi col treno notturno” è la frase dipendente; Ø si tratta di una completiva oggettiva, in quanto tiene il posto di quello che sarebbe il complemento oggetto di dire. (18) Ø Come si vede, la frase subordinata completiva oggettiva è inserita ad occupare la posizione del SN dominato direttamente dal nodo Ø La novità che troviamo qui è nella prima ramificazione di Fˈ, dove il ramo di sinistra porta a COMP. Ø La categoria COMP indica la posizione frasale di Fˈ in cui sta la congiunzione subordinante o comunque l’elemento che introduce frasi subordinate (come le preposizioni di, a, per, ecc. in frasi dipendenti implicite, col verbo all’infinito). Ø In altri tipi di frase possono andare ad occupare tale posizione altri elementi della frase; Ø in frasi interrogative aperte COMP può essere riempito dall’elemento posto sotto interrogazione: in che libro hai letto?, il SN che libro sta appunto nella posizione COMP, come focus dell’interrogazione. (19) (i) 179(ii)a § esprimono deissi spaziale= o dimostrativi (questo, quello, ecc.), o avverbi di luogo (qui, qua, là, ecc.), o verbi come andare e venire o espressioni come a destra, a sinistra, in alto, dal lato opposto § due sottoclassi: · DEITTICI PROSSIMALI=prossimità, vicinanza, rispetto all’origine del riferimento spaziale, cioè chi sta parlando (questo, qui, ecc.) · DEITTICI DISTALI=istanza, lontananza (quello, là, ecc.). § DEISSI TEMPORALE= codifica e specifica la localizzazione degli eventi nel tempo rispetto al momento dell’enunciazione § espressa da: o avverbi ieri, domani, adesso, subito o tempi verbali o sintagmi dieci anni/due mesi fa, fra tre settimane/cinque anni, eccetera. § Molti di questi elementi, in particolare i pronomi personali e i dimostrativi, possono peraltro anche essere anaforici (o cataforici). § ‘DEISSI SOCIALE’=elementi ‘allocutivi’, usati per codificare le relazioni sociali dei partecipanti all’interazione (pronomi tu e Lei, in) Ø Espressioni deittiche essere ‘tradotte’ in non deittica, e viceversa: ieri = il giorno prima, dieci anni fa = dieci anni prima. Ø ELLISSI=mancanza od omissione, in una frase, di elementi che sarebbero indispensabili per dare luogo a una struttura frasale completa, e che sono appunto ricuperabili, per l’interpretazione della frase, dal contesto linguistico. Ø Esempio=Coppie domanda-risposta, in cui la risposta solitamente è ellittica, data l’immediata ricuperabilità degli elementi omessi, come in o A: dove vai? B: a casa Ø dove il frammento ”a casa” è automaticamente integrato nella struttura frasale fornita dalla frase precedente, ”(vado) a casa”. Ø In un certo senso, anche la frase più completa ”vado a casa” sembra ellittica rispetto a i”o vado a casa”—> MA in italiano l’espressione del soggetto non è obbligatoria; Ø Non si tratta quindi di ellissi, ma di una caratteristica sintattica. Ø L’italiano è una lingua ‘a soggetto nullo’(/PRO-drop) Ø ‘SEGNALI DISCORSIVI’(o ‘marcatori di discorso’)=elementi estranei alla strutturazione sintattica della frase che svolgono il compito di esplicitare l’articolazione interna del discorso, come allora, senti, guardi, così, no?, insomma, cioè, sai, infine, anzitutto, basta, scusa, diciamo, Ø Meccanismi anaforici e segnali discorsivi contribuiscono, assieme ad altri dispositivi a cui qui non accenniamo, a conferire ‘COESIONE’ al testo
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