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Guide e consigli
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Capitolo secondo marazzini, Sintesi del corso di Storia della lingua italiana

un riassunto del secondo capitolo del libro "la lingua italiana" di Claudio Marazzini, ottimo per un ripasso

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 28/01/2024

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marialaura-cannizzaro-1 🇮🇹

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Capitolo secondo marazzini e più Sintesi del corso in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! 1. MANUALI DI DISCIPLINE AFFINI 1.1 LA FILOLOGIA ROMANZA La filologia romanza ( romanis/ca), si occupa delle lingue derivate dalla lingua di Roma, de:e ‘neola/ne’ o ‘romanze’. Poiché l’italiano è per la sua origine una lingua noela4na, essa rientra nel gruppo romanzo ed è ogge9o di studio da parte della filologia romanza. Non di rado gli storici della lingua sono sta/ anche o@mi docen/ di filologia romanza e viceversa. In linea di massima, si può dire che il taglio proprio della filologia romanza fa sì che essa guardi alla storia della lingua italiana in maniera un po’ diversa, non foss’altro perché il filologo romanzo è portato ad una maggiore comparazione ‘europea’, e inoltre il suo interesse va alla fase diacronica più an/ca. Le origini delle lingue neola4ne di Carlo Tagliavini è un libro nato dall’insegnamento universitario di questo studioso: a par/re dagli anni Ven/, infa@, in varie università, tra le quali Bologna e Padova, egli aveva svolto lezioni sulle origini delle lingue neola/ne. 1. La prima edizione del manuale, non a caso, fu pubblicata in forma di dispense, nel 1947-49. 2. La seconda edizione, uscì nel 1952 in forma /pografica modesta, com il sistema offset L’opera era stata ormai notata. Si giunse così alla prima stampa con vera veste /pografica: per questa nuova stampa del 1959 l’autore rielaborò la materia con una serie di minu/ ritocchi. Il manuale di Tagliavini ha un’ordinata stru:ura, perfe:amente adeguata alle esigenze dida@che. Si apre con un capitolo che traccia una rapida storia degli studi dal compara/vismo degli Schlegel in poi alla linguis/ca precedente, a par/re dal De Vulgari eloquen/ di Dante. Prima di tu:o viene presa in considerazione l’italia an/ca, abitata, prima dall’espansione romana, da popoli che parlavano lingue italiche ( osco, sabellico, umbro), dagli etruschi, dai greci, dai sardi, dai liguri, dai cel/ e vene/ci. Si parla, ad esempio, delle tracce del la/no nei diale@ berberi dell’Africa se:entrionale, degli elemen/ la/ni nel Basco, dei reli@ la/ni nella Britannia, nelle lingue germaniche, nella Pannonia, nell’Illirico, nell’albanese a:uale, nel greco. Tu:a la parte al la/no classico, al la/no volgare, al sostrato prealpino e al superstrada risulta essere patrimonio necessario anche per chi si occupi della formazione della nostra lingua, in quanto si tra:a delle premesse. Tagliavini tra:a questa materia da maestro, e ad essa si ricorrerà sopra:u:o per la parte an/ca, rela/va alla formazione del nostro idioma. Un manuale assai originale per il taglio e molto maneggevole è l’introduzione alla filologia romanza di Lorenzo Renzi. 1.2 LA FILOLOGIA ITALIANA E LA PALEOGRAFIA La filologia italiana è la disciplina specializzata nell’edizione dei tes/ di area italiana, e sopra:u:o, dei tes/ an/chi. In cer/ casi le opere degli autori contemporanei possono porre non facili ques/oni testuali, ciò che accade per scri:ori no/ al grande pubblico, come Tomasi di Lampedusa o Beppe Fenoglio. Lo storico della lingua è per forza di cose molto a:ento ai tes/, ai loro cara:eri linguis/ci par/colari, i quali viceversa vengono a volte pos/ in secondo piano nell’analisi del cri/co le:erario o dello storico della le:eratura. Perciò l’analisi dello storico della lingua è resa impossibile dalla mancanza di edizioni affidabili: in questo caso si rischia di costruire le tesi storico-linguis/che su di un terreno franoso. Nel caso dei tes/ popolari, infa@, la tradizione del testo avviene per via orale, o a:raverso canali difficili da individuare, ciò che pone problemi irrisolvibili con il metodo tradizionale di ricostruzione degli ‘stemmi’, cioè degli ‘alberi genealogici’ che rappresentano graficamente la traduzione dei tes/moni. • Introduzione agli studi di filologia italiana ( Alfredo Stussi) • Manuale di filologia italiana ( Armando Balduino) • Come si legge un’edizione cri4ca ( Inglese ) Nel libro di Stussi è compreso un capitolo di Premesse lingus,che ed è aggiunta un’appendice finale su Metrica e cri,ca del testo. PALEOGRAFIA: STUDIO DELLA SCRITTURA - Può essere definita, usando le parole di Petrucci, “la disciplina che studia la storia della scri;ura” - Il paleografo deve prima di tu;o saper riconoscere e leggere scri;ure an,che ma le abbreviazioni. 2. LA DIALETTOLOGIA ITALIANA I rappor/ tra la storia della lingua e la storia dei diale@ sono stre@ssimi nella tradizione italiana. Nella fase più an/ca le varie parlate italiane furono su di un piede di parità. Poi il toscano affermò la sua supremazia ma i volgari di altre regioni furono usa/ anche a livello colto, le:erario o extrale:erario. l’italiano scri:o si presenta spesso intriso di elemen/ diale:ali e che la diffusione dell’italiano parlato non ha dato luogo a una lingua omogenea e unitaria ma a una serie di ‘italiani regionali’ in cui l’elemento locale si è fa:o sen/re a livello fone/co, lessicale, sinta@co. La conoscenza dei diale@, an/chi e moderni, è dunque u/le per seguire gli sviluppi della lingua italiana, mantenendo l’analisi concretamente agganciata alla situazione reale dei parlan/. 4. LA GRAMMATICA DESCRITTIVA E NORMATIVA 4.1 LA STORIA DELLA GRAMMATICA La gramma/ca non nasce prima delle lingue e prima che le lingue stesse abbiano espresso una tradizione le:eraria. I gramma/ci non fanno altro che formalizzare e rendere ‘ufficiale’ quanto in genere si è già affermato per altra via. In seguito si sono affermate tendenze gramma/cali più favorevoli a riconoscere il ruolo del parlato toscano e l’egemonia di Firenze, in modo da non limitare all sola le:eratura l’autorevolezza in campo gramma/cale. Per seguire lo svolgersi di questa tema/ca si può leggere il rela/vo capitolo della Storia della lingua dire:a da Sieranni e Trifone, stampata da Einaudi anche se resta pur sempre necessario il ricorso alla Storia della gramma4ca italiana di Ciro Trabalza. 4.2 GRAMMATICHE DELL’ITALIANO : BATTAGLIA-PERNICONE E SIERANNI Sono molte le autorevoli gramma/che della nostra lingua. Anche limitando la rassegna a quelle uscite nel Novecento, una puntuale analisi porterebbe via troppo spazio. Ogni ricerca del genere dovrà tener conto di Sieranni. Quest’opera, la cui collocazione editoriale originale è nella serie di volumi che si affiancano al dizionario Ba:aglia della casa editrice torinese UTET, è molto ricca, equilibrata nei giudizi, autorevole : la sua autorevolezza deriva dal fa:o che si tra:a di una gramma/ca di alto livello, scri:a da un linguista, il quale non ha voluto rinunciare a fornire delle norme e delle indicazioni pra/che. Molto spesso dietro a:eggiamen/ puris/ e norma/vi si celano semplicemente preferenze personali e scelte di gusto, che nulla hanno che fare con la linguis/ca. Il punto di vista della linguis/ca, dunque, non si concilia facilmente con quello della gramma/ca norma/va, la quale ha tradizionalmente la funzione di suggerire all’utente delle scelte di lingua e s/le. Serianni ha saputo ricucire queste due anime della linguis/ca, l’anima moderna e l’anima an/ca, e l’ha fa:o con sapienza davvero notevole. Prima della pubblicazione dell’opera di Sierianni, era considerata molto autorevole la gramma/ca di Ba:aglia- Pernicone. 4.3. LA “GRANDE GRAMMATICA ITALIANA DI CONSULTAZIONE” Il proge:o di questo’opera di Lorenzo Renzi e Giampaolo Salvi, risale al 1976 ed è stato realizzato con una gestazione piu:osto lunga, durata più di dieci anni. È da notare che la Grande gramma/ca è il prodo:o di un lavoro di equipe che vede l’intervento di un notevole numero di specialis/ anche appartenen/ alle generazioni più giovani. La Presentazione di Renzi, coordinatore e dire:ore dell’inizia/va, gius/fica questa gramma/ca, spiegandone chiarezza la differenza sostanziale rispe:o a tu:e le altre. In effe@ occorre aver ben chiaro che essa si diversifica dalle normali" opere descri@ve e norma/ve, e si ispira a criteri culturali assai innovatori e ambiziosi. Renzi, infa@, traccia un panorama della produzione gramma/cale in Italia nel Novecento, notando la Povertà nella produzione di questo genere nel periodo tra le due guerre, la scarsa innova/vità metodologica, e sopra:u:o so:olineando il danno prodo:o dalla condanna del filosofo Benede:o Croce, per il quale la gramma/ca non aveva alcuna dignità filosofica, ma era semplicemente uno strumento dida@co ed empirico. La condanna crociana distolse i migliori ingegni dal col/vare la linguis/ca e dall'interessarsi di gramma/ca, e questa situazione si trascinò (secondo Renzi) fino alla rinascita della linguis/ca, avvenuta a:orno agli anni Sessanta. La Grande gramma/ca si differenzia da quelle tradizionali già nella stru:ura: la tra:azione comincia con la frase, e poi scende via via alle par/ del discorso, anziché muovere dalle par/ del discorso più semplici per procedere verso la frase. Si è qui par// dall'idea che la nostra conoscenza dei fenomeni si esplica a:raverso la dis/nzione delle frasi dalle non-frasi, cioè nella dis/nzione tra ciò che è gramma/cale e quindi acce:abile, e ciò che non lo è. In mol/ casi, dunque, questa gramma/ca prova a 'sforzare gli esempi', per vedere quando essi trapassino il limite della gramma/calità: “Non si può dire che cosa c'è nella lingua senza dire nel de:aglio anche che cosa non c’è, così come dire quali ogge@ possano volare o galleggiare vorrà certo anche saper dire quali non possono volare o galleggiare, e perché.” Quando viene enunciata la regola secondo la quale “un pronome riflessivo […] non può trovarsi nella posizione di sogge9o della frase ( o dentro a un Sintagma Nominale in posizione di sogge9o)”, subito vengono fornite due frasi esemplifica4ve, precedute da un asterisco, che indica la loro ‘inacce9abilità’ o ‘agramma4calità’: a.*se stesso ha lodato Mario b.*una parte di se stesso ha confessato a Carlo la verità. L’uso di esempi con asterisco come quelli che abbiamo or ora ripor/ è frequen/ssimo nella Grande gramma,ca. • Il punto di vista di questa gramma,ca è molto diverso da quello tradizionale • È ispirato a criteri norma,vi o puris,ci. L’errore è un elemento che il linguista prende in considerazione con grande interesse. Mentre il gramma/co tradizionalista si limitava a condannare le forme ritenute scorre:e, giudicando in nome dei modelli e delle autorità che riteneva canoniche, il linguista, per contro, si preoccupa di spiegare l’uso della lingua, ai vari livelli, segnalando anche in mol/ casi l’esistenza di varian/ regionali. Queste forme, non potevano non venir registrate in questa gramma/ca, naturalmente in modo ben dis/nto da quelle agramma,cali […] Così le forme ‘scorre:e’, ma realmente usate, A me mi piace, a me mi sembra vengono esaminate nella loro stru:ura, e l’autrice […] riesce anche a spiegare il perché della vitalità di queste forme pur comba:ute dalla norma”. Il riferimento alla “consultazione” che ricorre nel /tolo della Grande gramma/ca va dunque inteso in un senso che non è affa:o usuale: un le:ore alla ricerca di una gramma/ca di /po tradizionale, alle prese ad esempio con una banale dubbio gramma/cale, troverà ( forse) la risposta cercata anche sfogliando quest’opera, ma ciò gli costerà certo molto tempo e fa/ca. Meglio orientarsi in questo caso verso altre gramma/che, ad esempio, verso Ba:aglia- Pernicone o Sieranni. 5. DIZIONARI STORICI E CONCORDANZE 5.1. IL “BATTAGLIA” E LA LIZ Lo studioso della lingua italiana fa largo uso di strumen/ di consultazione fondamentali quali sono i dizionari. Per le sue esigenze di ricerca non sono sufficien/ i pur o@mi dizionari “dell’uso” comunemente impiega/ per risolvere dubbi di vario /po, per verificare il significato di parole ecc. Lo storico della lingua u/lizza anche strumen/ più sofis/ca/, di mole più grande, i quali offrono una documentazione più ricca. Dizionari storici: essi non vogliono suggerire il ‘miglior uso’, o l’uso corrente ma vogliono documentare l’uso di tu9e le epoche, così come è a9estato dagli esempi scril. Il più importante dizionario storico della lingua italiana è quello comunemente noto come il “Ba:aglia” , dal nome del suo fondatore, il filologo romanzo Salvatore Ba:aglia. • Ebbe l’idea di riproporre il più grande dizionario dell’O:ocento. • I primi volumi della nuova opera, uscita nel 1961, restano stre:amente lega/ al modello o:ocentesco nella stru:ura delle voci. • Il proge:o passò al cri/co le:erario Squaro@. Il GDLI è il più grande vocabolario italiano. • I primi volumi sono meno ricchi. • Cara:eris/ca: impostazione le:eraria • Sono equamente rappresenta/ gli scri:ori di tu:e le epoche, compresi i minori, anche per secoli a volte trascura/, come il Seicento. Questa è una scelta innova/va, gli autori contemporanei vi sono rappresenta/ con un’ampiezza speciale, sapientemente seleziona/ in base al gusto dell’a:uale dire:ore, grande specialista della le:eratura del nostro secolo. Il Ba:aglia non è un dizionario e/mologico, tu:avia porta sempre le e/mologie, talora con riferimen/ interessan/, benché questa non sia la sua funzione specifica, né la più importante. 6.GRANDI DIZIONARI DELL’USO I dizionari “dell’uso” non vanno confusi con quelli “storici”. I dizionari storici documentano il passato della lingua, la sua storia ed evoluzione. Quelli “dell’uso” informano sulla lingua moderna, quale essa è allo stato a:uale.
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