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Carducci e Pianto antico, Appunti di Letteratura

Vita del poeta e spiegazione del pensiero+ pianto antico

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 17/06/2019

silvia-calcagna
silvia-calcagna 🇮🇹

4.4

(59)

52 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Carducci e Pianto antico e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! GIOSUE’ CARDUCCI Giosuè Carducci nasce nel 1853 a Valdicastello, in Versilia, da famiglia medio borghese. Trascorre la sua infanzia in Maremma, tra Bolgheri e Castagneto. Studia a Pisa, laureandosi in Lettere e in seguito inizia la sua carriera come insegnante nelle scuole secondarie. Carducci è considerato il poeta ufficiale dell’età post-unitaria, primo italiano a ricevere il Premio Nobel per la poesia, nel 1906. In Carducci possiamo rintracciare due fasi distinte: gli anni della gioventù e gli anni maturi in cui il poeta da ribelle e rivoluzionario diventa il poeta ufficiale della monarchia riducendo il suo spirito irruente e ribelle. Il suo impegno politico ed intellettuale lo ritroviamo anche nelle sue opere che sono fedeli a un ideale di classicismo e lontane dal languore sentimentale tipico del romanticismo. Il suo obiettivo è quello di restaurare i grandi modelli del passato adattato alle esigenze attuali, infatti egli vuole rappresentare la realtà, però, mediata attraverso le forme classiche. Questi sono gli anni dello sperimentalismo delle “Rime di San Miniato” e anche della prima raccolta di poesie giovanili “Juvenilia”, (raccoglie le poesie scritte nel decennio che va dal 1850 al 1860) che, insieme a “Levia Gravia” e “Decennaria” (scritte nel decennio successivo), faranno parte successivamente in un unico volume chiamato “Poesie” nel 1871. Cresciuto in un’atmosfera patriottica (il padre era un mazziniano) Carducci si appassiona alle vicende risorgimentali, in particolare alle imprese di Garibaldi, pur non partecipandovi direttamente; ma come ogni democratico, rimasto deluso dalla politica pre-unitaria, assume atteggiamenti di opposizione violenta contro il nuovo governo. Si rifà alla tradizione repubblicana, giacobina e anticlericale, tanto da scrivere nel 1863 il celebre ‘Inno a Satana’ che lo renderà famoso in tutta la penisola. In quest’opera, Carducci esprime il disdegno per la superstizione religiosa e attira a sé molte critiche da parte moderata e clericale. In questo inno, Satana viene assunto come simbolo delle gioie terrene e del progresso contro il cristianesimo. Negli anni maturi sarà lo stesso Carducci a condannare il suo componimento. Un’altra opera in cui Carducci si scaglia contro l’oscurantismo della Chiesa e della classe politica (inetta e corrotta) è “Giambi ed Epodi”. Verrà pubblicata nel 1882. Il 1870 è un anno molto importante per Carducci e triste in quanto perde la madre e il figlio Dante. Nel 1860 Carducci si era trasferito a Bologna (dove insegnava letteratura italiana all’università di Bologna) con la moglie Elvira e la figlia Beatrice. L’anno successivo decidono di prendere una casa in “Via Broccaindosso 777, la casa che diventerà famosa per quell’albero di melograno legato alla morte del figlio Dante che viene rievocata nella poesia “Pianto Antico”. In quasi tutte le opere di Carducci il tema centrale è l’opposizione luce/ombra che metaforicamente rappresenta l’opposizione vita/morte. Nel 1872 conosce Carolina Cristofori Piva. una gentil donna milanese sposata con un ufficiale garibaldino. Essa diventerà la musa delle sue poesie. Grazie ad essa, in questo periodo in Carducci rinasce l’amore per la bellezza antica, per la Grecia e il desiderio di fuga in un mondo lontano; tematiche che avevano caratterizzato i primissimi studi del poeta. Questi sono anche i temi delle “Primavere Elleniche” : tre odi dedicare alla sua amante, che a loro volta sono la premessa per la raccolta maggiore, intitolata “Odi Barbare” pubblicata nel 1877. Grazie a quest’opera Carducci viene considerato poeta nazionale. Tra le numerose poesie presenti nelle odi barbare citiamo “Fantasia”. Emblematico nel 1878 l’incontro con la Regina Margherita di Savoia della quale subisce il fascino, tanto da dedicarle un’ode. Nel 1882 scrive una poesia intitolata “Eterno feminino regale” nella quale ricorda proprio questo episodio. Con il consolidarsi delle istituzioni e dopo la presa di Roma si attenua anche lo spirito polemico di Carducci, infatti si avvicina alla monarchia e diventa un accanito sostenitore della politica autoritaria e coloniale di Crispi. E’ negli anni maturi che Carducci da giacobino e repubblicano diventa monarchico e reazionario. Le sue opere non sono più impregnate di ideali e impegni civili, ripiegano anzi su una dimensione contemplativa e autobiografica. Tra i numerosi temi troviamo poesie dedicate: - alla letteratura antica - alla rievocazione di eventi storici - alla Rivoluzione Francese - al Risorgimento - alla rievocazione della propria infanzia maremmana (per esempio nella poesie “Davanti San Guido”, Carducci rivede i luoghi della sua infanzia ) L’ultima raccolta si intitola “Rime e Ritmi” (1899) contiene le grandi odi celebrative. Nel 1890 per consolidare il suo rapporto con la monarchia viene nominato senatore. Carducci, oltre ad essere un poeta è stato anche studioso e critico letterario. La sua metodologia è collegata al clima positivistico. Pianto Antico Pianto Antico è una poesia che Giosuè Carducci ha scritto nel 1871 e che è stata pubblicata nella raccolta di liriche poetiche dal titolo “Rime Nuove” pubblicata nell’anno 1881. La poesia è stata dedicata dal poeta italiano al figlio Dante, in seguito all’evento doloroso della sua morte, avvenuta alla tenera età di tre anni probabilmente a causa del tifo a Bologna. Nella poesia quindi Carducci descrive con toni toccanti la morte del suo primogenito nato dal matrimonio con Elvira Menicucci. La scelta dell'aggettivo "antico" nel titolo sta a sottolineare il suo valore universale, è il pianto dei padri di ogni tempo di fronte alla morte di un figlio. Le principali caratteristiche di questa lirica sono date dalla sua semplicità ed essenzialità. Prima strofa: Nel giardino di casa, il poeta vede rifiorire l’albero di melograno verso il quale il bambino era solito tendere le piccole mani; in primavera ritorna la forza vitale del sole che fa rifiorire la vegetazione, ma nulla può fare per quella piccola creatura, per sempre relegata
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