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Carducci pianto antico, Appunti di Italiano

Un'analisi della lirica 'Pianto Antico' di Giosuè Carducci, tratta dall'opera 'Rime nuove'. La poesia esprime il dolore e la tristezza del poeta per la morte prematura del figlio Dante. L'autore utilizza l'antitesi tra vita e morte, luce e ombra, per esprimere il contrasto tra la natura che rifiorisce e gli uomini mortali destinati a non tornare mai più. L'analisi si concentra sul titolo, la tematica, la contrapposizione tra vita e morte, l'immagine dell'albero del melograno e gli artifici formali utilizzati dal poeta.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 10/10/2023

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kekka-3 🇮🇹

37 documenti

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Scarica Carducci pianto antico e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! PIANTO ANTICO Questa lirica è tratta dall’opera ‘Rime nuove’ in cui Carducci tratta anche temi personali; fu composta nel giugno 1871 per Dante, il figlioletto di Carducci morto ad appena tre anni. Questo bambino provoca un grande dolore in Carducci, perché muore la parte migliore della sua vita. Il titolo riprende volutamente un antico thrènos (canto funebre dell'antica Grecia) del poeta greco Mosco, da cui Carducci deriva la contrapposizione tra la natura che rifiorisce e gli uomini mortali, destinati a non tornare mai più. La poesia esprime un forte senso di dolore e tristezza. Percepiamo la sofferenza e l'inconsolabile dolore del poeta dovuto alla perdita prematura del figlio Dante. La composizione è pervasa da un sentimento cupo e malinconico. Lo strazio del padre esplode in questa lirica, dove egli chiama disperatamente il figlio, senza ricevere risposta. Si sente, così, privo di vita. Un avvenimento così grave lo colpisce a tal punto che vede la sua esistenza inutile. Si sente impotente di fare ogni cosa. L’analisi di Pianto antico di Carducci può cominciare già a partire dal titolo, che comprende la parola antico: con questo aggettivo l’autore rimanda a un dolore che ha sempre colpito l’uomo, quello della morte dei giovani, incomprensibile per la logica umana. Si tratta di un interrogativo che rimane senza risposta: non può rispondere la Provvidenza, che non riesce in alcun modo a dare una spiegazione sensata alla morte, né può farcela l’espressione del dolore intimo e inspiegabile vissuto in modo laico, come in Foscolo e Manzoni. Perché pianto antico? Il pianto per la morte di un figlio è dovuto al dolore causato dalla morte di quest’ultimo. Si tratta di un dolore antico, perché sin dall’antichità quando muore un figlio si prova un profondo dolore e nonostante la modernità ed il progresso il dolore non è cambiato. Si prova un dolore che dura per sempre, un dolore che è sempre uguale nonostante i cambiamenti della vita. Sin dalle origini l’uomo soffre per una perdita così forte. Dunque, il termine antico rimanda a qualcosa che non è finito, qualcosa di antico che ancora sopravvive. Il melograno in ogni stagione riprende i suoi cicli vitali e ritorna a fiorire, mentre il poeta, paragonato a una pianta sterile e inaridita dal dolore, non riesce più a dare frutto. Cosi il piccolo Dante, ultimo e prezioso fiore, è destinato a rimanere nella terra fredda e scura, anche quando il sole e l'amore di suo padre tentano di risvegliarlo. Si nota qui un tema centrale della poesia di Carducci: l'opposizione tra luce e ombra, vita e morte. Nella poesia si nota sin dall’inizio la fortissima opposizione tra vita e morte, data dall’antitesi simmetrica che Carducci crea tra immagini vitali e luminose, che si accumulano nelle prime due strofe, e quelle scure e morenti presentate nelle ultime due strofe. Fintanto che si tratta di immagini luminose si vedono i colori della primavera e la vitalità di una natura che rinasce; quando la poesia va incupendosi si impone in maniera prepotente l’assenza di vita, l’impossibilità anche per la forza dell’amore di un padre di sconfiggere la morte. Pur provandoci, Carducci non riesce a cacciare via quell’immagine ossessiva della morte che lo pervade tramite il costante richiamo ai colori e alla vita della primavera. A primo impatto la tematica della poesia di Carducci ha solo una componente autobiografica, ma non è così: a una più attenta osservazione emerge una contrapposizione generica tra la morte di ogni uomo, che è inevitabile, e il ripetersi continuo e ciclico della natura. La bella stagione è tornata, la natura si è risvegliata, proprio quello che il figlioletto del poeta non potrà fare mai più. Nelle prime due strofe prevale il binomio luce/vita. Ma l'ombra della morte, anticipata dall'immagine del «muto orto solingo» (v. 5), si afferma con forza nelle ultime due quartine, dove termini come «inaridita» annunciano una situazione di morte irreversibile. Dunque, anticipa il concetto di morte che si afferma alla chiusura dell’opera, così come faceva lo stesso Leopardi. La contrapposizione tra vita e morte è contenuta già nell'immagine dell'albero del melograno che si trovava nell’orto della casa del poeta a Bologna, simbolo di fertilità femminile (come Era o Afrodite) ma anche emblema, nel mondo classico, della regina dell'Ade Persefone, simbolo della morte. Il poeta sembra, dunque, alludere a una percezione e conoscenza molto antica del dolore, che si rinnova nel tempo. Il riferimento alla letteratura classica è un’altra allusione al termine antico del titolo. La natura continua il suo corso e la primavera fiorisce, mentre l’orto é solitario perché ora il bambino è morto ( manca l’allegria e la voce del bambino, un po’ come manca nel cuore del poeta il figlio ). Le stagioni continuano a dare frutti, mentre il frutto della cura del poeta non c’è più. (contrapposizione) All’inizio dell’opera il sole ristora la Terra, nel finale il sole non riesce più a rallegrare, riscaldare la Terra dove ora vi è sepolto il figlio. Continua contrapposizione tra la 1 parte che evidenzia il calore, la luce ed il sole e l’ultima parte in cui regna la negatività e che rimanda a qualcosa di freddo, dovuto alla vita che si spegne a causa della morte del figlio. Il contrasto espresso nel testo è sottolineato anche da molti artifici formali. Ad esempio nelle prime due strofe, dove prevale il binomio luce/vita, il tono del poeta è tenero, quasi stupito del miracolo della natura che ciclicamente si rinnova e rinasce; poi, al verso 9, il settenario inizia con un «Tu» vocativo che determina uno stacco e innesca una serie di anafore che scandiscono il verso come fosse un singhiozzo, un pianto. Il singhiozzo prima é più lento, come quando si inizia a piangere ( anafora ad un rigo si ed un rigo no ‘tu’), successivamente, diventa sempre più fitto (anafore consecutive ‘sei’ e ‘né’). Inoltre, le parole conclusive di ogni strofa, che rimandano al tema della vita come fioritura («fior», «calor», «amor»), sono legate insieme dalla rima e sembrano amplificare il tono doloroso del poeta, che nei suoi versi tenta di ridare vita all'immagine del figlio. Si notano infine, la fresca vivacità cromatica della prima strofa, in cui l'allitterazione di /ver/ (in «verde», «rinverdi», «vermigli») sembra sottolineare i colori brillanti della primavera inoltrata (il «verde» delle foglie, il vermiglio dei fiori), e la ripetizione di /ri/ (in «rinverdi», «ristora», «risveglia»), che evoca l'idea del ritorno, ossia la ciclicità della natura. Anche nell’opera di Leopardi ‘la quiete dopo la tempesta’ vi è questo ritorno alla vita, alla normalità a seguito di un affanno. Si tratta di un’ode anacreontica, composta da quattro quartine di settenari con schema ritmico abbc. Il quarto verso di ogni strofa è
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