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Scienze economiche: oggetto di studio, bisogni, beni e produzione, Sintesi del corso di Economia Aziendale

Un'introduzione alle scienze economiche, definendo l'oggetto di studio, i bisogni e le classificazioni dei beni. Inoltre, vengono spiegati i concetti di produzione economica e di remunerazioni, le condizioni primarie di produzione e la conoscenza come bene e fattore produttivo. Il testo fornisce una panoramica generale utile per comprendere i fondamenti dell'economia.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 16/01/2024

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Scarica Scienze economiche: oggetto di studio, bisogni, beni e produzione e più Sintesi del corso in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! Carlo Bagnoli, Economia aziendale tra tradizione e innovazione CAPITOLO 1 1. Qual è l’oggetto di studio delle scienze economiche? E’ consueto allegare al termine “economia” quello di “valore”. La rilevanza economica di una determinata risorsa o di uno specifico avvenimento tende ad essere misurato usando un metro monetario. Ad esempio lo stipendio mensile è pari ad un certo ammontare di euro, così come il valore di un’automobile. Definito l’ambito generale di indagine degli studi economici possiamo affermare che l’oggetto di studio delle scienze economiche è l’elaborazione di teorie utili per il governo economico e sistemi sociali all’interno dei quali si svolge un’attività economica, che trova fondamento proprio nella necessità di soddisfare i bisogni dell’uomo. 2. Quali sono le condizioni che portano una certa risorsa ad acquisire valore per l’uomo? Una determinata risorsa acquisisce valore nel momento in cui ad essa è associato un certo livello di utilità e risulta presente in misura scarsa per il soddisfacimento di un determinato bisogno. L’aria è una risorsa importantissima, ma non presenta alcun valore economico pur essendo fondamentale, in quanto non è presente in misura scarsa rispetto all’attuale fabbisogno. 3. Quali sono le principali dimensioni con le quali si possono classificare i bisogni? Si distinguono nelle seguenti classi: bisogni naturali e sociali, bisogni primari e secondari, bisogni individuali e pubblici. Sono da considerarsi naturali i bisogni suscitati dalla componente biologica dell’essere umano, ad esempio il bisogno di nutrirsi, di disporre di un alloggio ecc. Questi bisogni rappresentano esigenze strettamente legate alla sopravvivenza dell’uomo. I bisogni sociali si caratterizzano per essere più strettamente connessi alla sfera psicologica delle persone. Nell’evoluzione dei rapporti con altre persone. Si considerano bisogni sociali tutti i bisogni appartenenti ai gruppi sociali. I bisogni primari rappresentano dei bisogni considerati essenziali al fine di garantire alle persone un’esistenza nel rispetto della dignità umana. Rientrano dunque in questa categoria sicuramente tutti i bisogni naturali. Si pensi al bisogno riconosciuto nella nostra società di un livello minimo di istruzione o al rispetto di determinate condizioni igieniche. I bisogni secondari rappresentano bisogni di ordine inferiore, considerati non essenziali e legati al miglioramento della qualità della vita. Questa categoria di bisogni si manifesta solitamente in sistemi economici e sociali evoluti e progrediti. I bisogni secondari sono più facilmente aggredibili e influenzati da parte delle imprese, attraverso strategie di marketing e comunicazione. I bisogni individuali sono quelli avvertiti da una singola persona nella sua sfera privata, come il desiderio di acquistare un libro, un vestito o un’auto nuova. Sono da considerarsi pubblici i bisogni avvertiti all’interno di una determinata collettività di persone. Sono degli esempi il bisogno di sicurezza nei luoghi pubblii, il bisogno di disporre di adeguati collegamenti con mezzi di trasporto, il bisogno di salute garantito con la presenza di strutture sanitarie ecc. 4. Cosa si intende per bene? Con il termine “bene” si intende qualsiasi risorsa, prodotto fisico o servizio che l’uomo piò destinare, direttamente o in via mediata, al soddisfacimento di un bisogno. Si distinguono beni primari e beni secondari. I primi, collegati al consumo per il soddisfacimento di bisogni primari, mentre i secondi sono fini all’appagamento di quelli voluttuari. Quando è necessario il concorso di più beni congiuntamente si parla di beni “complementari”, ad esempio matita e gomma. Al contrario, se un bisogno può essere soddisfatto da più beni differenti e alternativi, si parla di beni “fungibili”, penna nera e penna blu. Quando un bene può presentare caratteristiche differenti rispetto a quelle di analoghi prodotti si parla di beni differenziabili, come gli smartphone. Al contrario, se un bene può essere realizzato con le stesse caratteristiche da parte di tutte le imprese si avrà a che fare con commodity, come l’acqua, l’energia elettrica ecc. Poi ci sono beni di consumo, durevoli o non durevoli, privati e pubblici 13. Si presenti la definizione di produzione economica e di produzione di remunerazioni. 14. Nello svolgimento di un’attività d’impresa quale relazione sussiste tra questi due aspetti? E’ importante definire due concetti basilari: produzione economica e produzione di remunerazioni. Per produzione economica intendiamo qualunque attività considerata necessaria per la produzione di beni economici, non solo la fabbricazione dei beni in senso fisico, bensì anche tutte le attività ad essa strettamente correlate, ad esempio le attività di trasporto, comunicazione ecc. La finalità principale dell’attività di impresa è data dalla produzione di remunerazioni a favore delle persone che assumono centralità nella costituzione e nel governo d’impresa. La produzione di remunerazioni per i soggetti che apportano lavoro non è in genere soggetta al rischio di impresa. Ciò significa che a queste persone è garantita la remunerazione per il lavoro prestato, a prescindere dalla creazione o meno di valore generato dall’attività economica dell’impresa. 15. Quali sono le condizioni primarie di produzione? In tutte le organizzazioni nelle quali si svolge attività economica è necessario disporre di questi due fattori produttivi: capitale e lavoro, che definiremo per tale ragione condizioni primarie di produzione. 16. Che cosa è la conoscenza? Il termine conoscenza può essere definito come l’atto di conoscere una persona, apprendere una cosa, oppure come facoltà di conoscere, di intendere. In particolare, si intende “stato di conoscenza”, il conoscere, essere consapevoli, e così via. 17. Che cosa contraddistingue la conoscenza come bisogno, bene e fattore produttivo? Il progressivo bisogno di conoscenza ha portato alla razionalizzazione del sapere trasformandolo da semplice bisogno umano a bene. La conoscenza può infatti essere definita come un bene economico particolare che detiene alcune caratteristiche dei beni pubblici, ovvero non è rivale (più individui possono utilizzarlo), non è escludibile (non si può impedirne la fruizione), è cumulativo (in grado di generare esternalità positive). 18. Perché la conoscenza è un bene economico atipico? La conoscenza costituisce un bene immateriale, prezioso per creare valore ma che detiene caratteristiche diverse da quelle tipiche descritte in precedenza. La conoscenza non può infatti essere ricondotta ai beni economici tradizionali, avendo delle proprietà che non sono compatibili con la concezione classica. Deve essere intesa come un bene economico particolare, dunque una risorsa atipica, che presenta caratteristiche uniche. 19. Quali sono le definizioni di dati e informazione e che differenza vi è tra i due concetti? I dati rappresentano l’elemento base della piramide e costituiscono una rappresentazione originaria della realtà, non una sua interpretazione. La rappresentazione della realtà attraverso i dati avviene mediante l’utilizzo di simboli o combinazioni di simboli. Esempi di dati ampiamente utilizzati in economia aziendale sono il numero di una fattura, del suo importo, la data di emissione. Le informazioni derivano dal processo di interpretazione di un insieme di dati. L’informazione pertanto rappresenta il risultato dell’elaborazione di più dati assieme. Ad esempio, dopo aver analizzato i singoli dati della fattura, si può concludere se la transazione è andata a buon fine oppure no. Il processo di produzione delle informazioni si articola in tre fasi: acquisizione dei dati, elaborazione dei dati, emissione dell’informazione. 20. Quali sono le definizioni di conoscenza e saggezza e che differenza vi è tra i due concetti? La conoscenza rappresenta la capacità di poter utilizzare le informazioni raccolte, le stesse devono essere applicate alla pratica. Le informazioni, pertanto, devono essere elaborate ed applicate a determinati contesti, generando conoscenza. La conoscenza è quindi data dalla messa in pratica di quanto è in nostro possesso a livello di informazione. Modelli più recenti aggiungono al modello originario la dimensione della saggezza, intesa come conoscenza applicata ai processi conoscitivi per agire coerentemente con i propri propositi. Parte della lettura collega quindi il tema della saggezza alla necessità di agire secondo propositi etici. 21. Cosa si intende con istituzionalizzazione della conoscenza? L’istituzionalizzazione della conoscenza è il processo tramite cui quanto appreso viene codificato a livello di sistema all’interno di istruzioni attraverso procedure, regole, tecnologie che guidano l’attività aziendale. 22. Cosa si intende per exploration ed exploitation? Secondo alcuni studiosi, occorre creare una tensione fra esplorazione e sfruttamento delle conoscenze che si risolve attraverso lo svolgersi di 4 processi: intuizione, interpretazione, integrazione e istituzionalizzazione. 23. Cosa significano le espressioni know who e know why? Know who fa riferimento alla costruzione di reti sociali e alle relazioni di comunicazione e cooperazione tra soggetti diversi al fine di individuare le persone che sanno fare qualcosa di specifico e che hanno quindi la soluzione a terminati problemi. Know why riguarda i principi e le leggi che governano la natura, la mente umana e la società. E’ la conoscenza teorica alla base della ricerca scientifica, necessaria per implementare i processi di innovazione. Il know why è considerato alla base del progresso tecnologico. Il termine Azienda rappresenta la modalità di espressione con la quale si identifica un’organizzazione nella prospettiva di osservazione dell’attività economica, di produzione e consumo di ricchezza realizzata al suo interno e in relazione di scambio con altri istituti. In particolare, come abbiamo già anticipato, gli studi aziendali identificano, primariamente, 4 classi di aziende: le aziende familiari di consumo e di gestione patrimoniale, le aziende di produzione, le aziende composte pubbliche, le aziende del terzo settore. 2. Cosa si intende per finalità istituzionali di un azienda? Come possono essere analizzate in relazione ai portatori di interessi dell’azienda? Per finalità istituzionali intendiamo le finalità primarie per le quali l’azienda, sia essa familiare, di produzione, pubblica o del terzo settore, è stata costituita e che ne giustificano l’esistenza. In tutte le organizzazioni coesistono finalità istituzionali economiche e non economiche: in taluni istituti prevalgono le prime, in altri le seconde. 3. Quali caratteristiche presenta lo svolgimento dell’attività economica all’interno delle famiglie? La dimensione dell’attività economica realizzata all’interno delle famiglie assumeva una connotazione più rilevante nell’antichità quando il sistema economico e sociale era fondato sul modello dell’autoconsumo: in questo modello l’attività di produzione era demandata in via prioritaria, se non esclusiva, alla famiglia. I beni che si ottenevano da tale attività erano destinati al consumo interno allo stesso nucleo familiare. 4. Quali sono le finalità prevalenti di questa società umana? Il fine economico prevalente della famiglia si sostanzia nell’appagamento dei bisogni economici dei suoi membri che risultano portatori di interessi economici istituzionali. 5. Che cosa si intende per economie di specializzazione? Quali sono le principali fonti di tali economie? E quali gli svantaggi? Con questa espressione si intende la progressiva focalizzazione dell’attività economica realizzata dall’uomo in fasi sempre più parziali e circoscritte, con un conseguente affinamento delle tecniche produttive e un perfezionamento nelle modalità di svolgimento dei singoli compiti. Le principali cause delle economie di scala sono riconducibili ai seguenti fattori: la possibilità di ottenere una maggiore specializzazione delle persone. Le dimensioni maggiori consentono di aumentare la specializzazione consentendo di percorrere in tempi più brevi le curve di esperienza. La maggiore efficienza tecnica degli impianti. Le imprese di grandi dimensioni tendono ad essere caratterizzate da un elevato potere contrattuale, in virtù dei maggiori volumi di beni acquistati/venduti, nei confronti di clienti e fornitori che si traduce spesso nell’ottenimento di migliori condizioni di scambio. Gli svantaggi si traducono in un aumento dei costi di ordinamento, un aumento dei costi per la rigidità dei processi produttivi e per la presenza di investimenti specifici, una motivazione da eccessiva specializzazione del lavoro. 6. Che cosa sono le economie di transazione e le economie di scopo? Secondo la teoria dei costi di transazione, lo svolgimento dell’attività economica attraverso scambi di mercato genera dei costi in capo ai soggetti coinvolti nella transazione. E’ evidente che i moderni contesti economici supportano la tesi secondo cui internalizzare una serie di relazioni economiche presenta dei vantaggi rispetto a lasciare che tali scambi avvengano direttamente sul mercato. Le economie di scopo si presentano tutte le volte in cui la produzione o la vendita di due beni differenti all’interno di una determinata impresa consente di ottenere una riduzione dei costi rispetto alla situazione in cui tali beni siano prodotti da due imprese distinte. Tali economie dipendono dalla possibilità di condividere risorse o attività da parte di due o più prodotti. Le economie di scopo si presentano quando l’impresa sviluppa internamente alcune risorse o attività in eccesso rispetto ai propri fabbisogni e tali risorse o attività non sono facilmente scambiabili sul mercato. 7. In cosa consistono le economie di specializzazione? 8. Quali sono le principali finalità economiche dell’impresa? Quali sono i soggetti portatori di interessi economici istituzionali? La finalità primaria dell’impresa di natura economica consiste nella produzione di remunerazioni monetarie o di altro genere nei confronti delle persone per le quali è istituita. Le finalità istituzionali non economiche sono minoritarie in questa classe di aziende e si riferiscono ai bisogni di socialità e di crescita personale e professionale delle persone che vi appartengono oltre che di sviluppo sociale e culturale del territorio in cui opera la stessa impresa. 9. Quali sono le branche economiche previste da Musgrave per giustificare l’intervento dello stato? La prima riguarda la stabilizzazione, il cui compito è garantire piena occupazione e prezzi stabili. Le politiche di bilancio di un governo hanno un impatto fondamentale sulla performance dell'economia nazionale e ciò si riflette principalmente su obiettivi di tipo macroeconomico come l'occupazione o l’inflazione. La seconda branca riguarda l'allocazione delle risorse, al fine di assegnare le dotazioni finanziarie alle varie destinazioni in modo efficiente. Ciò può avvenire in modo diretto garantendo beni pubblici come la sicurezza oppure in modo indiretto attraverso imposte e trasferimenti che favoriscono determinate attività e ne scoraggiano altre. La terza branca concerne la distribuzione che si occupa di come i beni prodotti possono essere distribuiti tra i membri della collettività. In questo ambito ricadono i criteri adottati come l’equità, l’accessibilità e l’individuazione degli strumenti per la redistribuzione del reddito. 10. Quali sono le cause considerate determinanti per il fallimento del mercato? Al fine di giustificare l’intervento dello stato nell’economia, è normalmente utilizzata la teoria del fallimento del mercato che presuppone una serie di cause determinanti di cui si menzionano le principali. La prima riguarda l’insufficiente concorrenza. La seconda cause è riconducibile all’esistenza dei cosiddetti beni pubblici, ovvero quei beni che il mercato non offre. La terza causa va ricondotta alle esternalità. Queste possono essere considerate come gli effetti sull’attività di produzione e consumo di una persona o di un’impresa provocati dall’attività economica di un’altra persona/impresa. 11. Quali sono le caratteristiche dei beni pubblici? Si tratta di beni soggetti ad obblighi di continuità, sicurezza ed universalità, non espressi da una domanda individuale e noti come beni pubblici puri che posseggono due proprietà fondamentali: proprietà della non rivalità, proprietà della non escludibilità. I beni che godono di una sola delle due proprietà prendono il nome di beni pubblici impuri. 12. Cos’è un monopolio naturale? 13. Quali sono le finalità primarie e secondarie dello stato? Negli istituti pubblici territoriali, si svolgono processi economici di grande importanza e per tale ragione si determina l’opportunità di investigare il tema delle finalità economiche perseguite che si combinano con le finalità non economiche, tanto con riferimento alle finalità primarie, quanto con Si ha una fondazione normalmente quando un fondatore mette a disposizione un patrimonio per determinati scopi diversi da quelli di lucro. Anche la fondazione per ottenere un riconoscimento deve costituirsi con atto pubblico e redigere uno statuto. La fondazione ha alla base un patrimonio vincolato dal fondatore ad uno scopo specifico. La fondazione per eccellenza è infatti quella derivante da un lascito testamentario anche se spesso alla dotazione patrimoniale iniziale si accompagna l’impegno da parte di sostenitori o dei fondatori stessi a sostenere periodicamente l’attività delle fondazioni con dei contributi finanziari. 22. Cosa sono le cooperative sociali? Nelle società cooperative i soci devono essere almeno 9, il capitale sociale è variabile; ciò significa che l’ammissione, il recesso o l’esclusione dei soci non comporta una modifica dell’atto costitutivo, ma avviene semplicemente con una annotazione nel libro dei soci da parte degli amministratori; lo statuto prevede lo scopo di fornire beni o servizi o occasioni di lavoro direttamente ai membri dell’organizzazione. Tra le società cooperative, un caso a sé costituiscono le cooperative sociali. Esse operano nell’interesse della collettività attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi oppure attraverso lo svolgimento di qualsiasi tipo di attività, se finalizzato all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Per tali ragioni esse beneficiano di apposite agevolazioni. 23. Cosa sono e quali caratteristiche possiedono gli ibridi organizzativi? Fuori dalle combinazioni tipicamente avocabili al terzo settore, secondo le proprietà individuate in precedenza, le imprese sociali assumono le sembianze di organizzazioni ibride, che combinano obiettivi di profitto con scopi di carattere sociale. Dunque, assistendo alla nascita di un quarto settore composto da organizzazioni di imprese sociali costellato da ibridi organizzativi. Questi ibridi combinano la mansione caritatevole, i metodi aziendali, la consapevolezza sociale con modalità senza precedenti, trascendendo i tradizionali modelli di impresa filantropica. 24. Come possiamo definire una platform firm? Queste imprese, intese qui come sistemi complessi digitali, costituiscono un oggetto di ricerca interdisciplinare degli ultimi decenni. La loro esistenza pone interrogativi fondamentali che coinvolgono una corretta comprensione delle strategie di innovazione, del comportamento organizzativo e della gestione delle sfide tecnologiche. 25. Cosa sono il Coring e il Tipping? Possiamo definire coring l’insieme delle attività che un’azienda utilizza per identificare o designare una tecnologia, un prodotto e renderlo fondamentale per le altre piattaforme e soluzioni tecnologiche e soluzioni esistenti e il mercato al tempo stesso. Si può definire tipping l’insieme delle attività strategiche che le aziende realizzano per emergere nel mercato come dominante, in caso vi siano piattaforme concorrenti. 26. Qual è la differenza tra piattaforma interna ed esterna? Le piattaforme esterne sono tipicamente aperte in quanto operano come base fondante su cui un ampio numero di altre aziende possono sviluppare innovazioni e generare un network effect. Il grado di apertura può comunque variare come il livello di accesso alle informazioni, l’uso delle sue capacità o i costi di accesso. Le piattaforme interne invece sono asset organizzati in una struttura comune dalla quale un’azienda può sviluppare e produrre una serie di prodotti derivati. Questa sorta di piattaforma forma una struttura comune a partire dalla quale un’azienda può sviluppare e produrre in maniera efficiente una famiglia di prodotti quali nuove auto o device elettronici. Obiettivo chiave comunque è la capacità di accrescere la varietà di prodotti e andare incontro alle diverse richieste del cliente. 27. Cosa si intende per network effect? La nazione di network effect per cui il valore di una piattaforma cresce di pari passo con il numero di partecipanti, andrebbe approfondita dalla ricerca per comprendere meglio l’orientamento asimmetrico del cliente. Quest’ultimo si può considerare come il livello al quale la piattaforma comprende, soddisfa, opera per una parte della clientela piuttosto che un’altra. Tale orientamento evidenzia che alcune piattaforme focalizzano gli sforzi su una parte del mercato tralasciandone altre. Si può affermare che i network effect sono caratterizzati da due aspetti chiave: la creazione del valore e l’acquisizione del valore. La prima si riferisce ai processi nei quali i network creano valore per i propri partecipanti. L’acquisizione del valore si riferisce ai processi di appropriazione del valore nei quali i membri dei network ottengono e conservano valore. 28. Cosa sono le multisided platform? Le multisided platform semplificano lo scambio mediante la raccolta, l’organizzazione e la conservazione dei dati medici, presi da differenti fornitori, su un database centralizzato o decentralizzato. E’ possibile accedere a tale database grazie a un portale che è condiviso da coloro che partecipano allo scambio. Ogni tipologia di utilizzatori costituisce un lato della multisided platform. 29. Cosa si intende per core interaction? La progettazione di ogni piattaforma ha inizio con l’ideazione del core interaction che è la forma di attività più importante nella piattaforma. Il core interaction coinvolge tre elementi: i partecipanti, il valore/bene e i filtri. Ciascuno di questi elementi deve essere individuato e progettato accuratamente per rendere la core interaction semplice ed insostituibile. In ogni core interaction vi sono fondamentalmente due partecipanti: il produttore che crea valore e il consumatore che lo consuma. 30. A cosa servono i meccanismi di feedback loop? Diventa cruciale mantenere l’interesse dei consumatori costante nel tempo creando dei meccanismi di feedback loop. Questo assume varie forme all’interno della piattaforma, tutte mirate a creare un flusso costante di attività di rinforzo della piattaforma stessa. Un flusso costante di valore genera, infatti, una risposta continua dell’utilizzatore. 31. Quali sono gli aspetti importanti da considerare durante la progettazione di una piattaforma? Le piattaforme devono svolgere tre funzioni chiave: attrarre, facilitare e unire/combinare. 32. Da cosa dipende il core interaction? Esso dipende dai partecipanti, dal valore e dal filtro. 8. Quali sono le principali differenze tra i sistemi alternativi di governance previsti dall0ordinamento italiano? Le disposizioni normative forniscono precisazioni utili anche con riferimento ai sistemi di governo aziendale. In particolare, nell’ordinamento giuridico italiano sono attualmente previsti tre sistemi alternativi di governance per le società per azioni, denominati tradizionale, monistico e dualistico. Nel sistema tradizionale la gestione dell’impresa è affidata ad un amministratore unico o ad un consiglio di amministrazione che è eletto dall’assemblea dei soci avente funzioni deliberative. Il sistema monistico è un modello alternativo di amministrazione e controllo della spa e può essere adottato solo con un’espressa previsione statuaria. In questo sistema l’amministrazione della società è affidata ad un consiglio di amministrazione, mentre la funzione di controllo sulla gestione è di competenza del “comitato per il controllo sulla gestione”. Il sistema dualistico prevede la presenza di due organi collegiali al posto del consiglio di amministrazione. Si tratta del consiglio di sorveglianza e il consiglio di gestione. 9. Quali sono gli elementi identificativi di un gruppo aziendale? Le aggregazioni aziendali rappresentano unioni tra più imprese. Sono rappresentate da legami duraturi e finalità generalmente economiche che possono essere sia interne sia esterne. Infatti le motivazioni che spingono alla generazione di aggregazioni aziendali possono ricondursi ai vantaggi economici derivanti sia dall’integrazione delle attività aggregate sia da altri fattori. Oltre ad una molteplicità di finalità, le aggregazioni aziendali presentano anche forme diverse e possono essere distinte tra formali , basate su un accordo formale che sancisce i termini del legame aggregativo e informali, derivanti ad esempio da rapporti produttivi. I gruppi aziendali rientrano nella prima tipologia perché sono caratterizzati da precisi vincoli per cui le imprese appartenenti al gruppo rimangono autonome sul piano giuridico, ma risultano legate ad un unico soggetto economico. 10. Quali sono le differenze tra controllo di diritto, controllo di fatto e controllo contrattuale? Si ha un controllo di diritto se la partecipante-controllante dispone di più della metà del capitale sociale dell’impresa partecipata-controllata. Si ha un controllo di fatto se la part-contr dispone di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria dell’impresa part- contr. Si ha, infine, un controllo contrattuale se esso viene esercitato grazie alla sussistenza di particolari rapporti contrattuali tra controllante e controllata. 11. Che cosa è una public company? Nelle cosiddette public company, in cui il capitale è frazionato tra molteplici investitori, è sufficiente una partecipazione alquanto ridotta per esercitare un’influenza dominante e detenere il “controllo di fatto”. 12. Quali sono i compiti della capogruppo? Esercizio dell’attività di direzione del gruppo e la preparazione del bilancio consolidato sono dunque compiti spettanti generalmente alla capogruppo che assume un ruolo preminente all’interno del gruppo sia in fase costituiva sia successivamente. Nella prima fase la capogruppo procede all’acquisto di una o più partecipazioni nel capitale di una o più altre aziende; queste possono essere già esistenti, create ex novo oppure derivare dallo scorporo di una parte dell’azienda o di un suo ramo di attività dotato di autonomia giuridica. I gruppi aziendali possono dunque essere costituiti tramite l’aggregazione di attività economiche precedentemente gestite separatamente, ma anche attraverso processi di disaggregazione di attività economiche che erano gestite unitariamente. Nelle fasi successive la capogruppo assume la direzione del gruppo che comporta modalità di esercizio diverse, anche a seconda della tipologia di gruppo. 13. Cosa si intende per identità aziendale? L’identità aziendale è tutt’ora un concetto multidisciplinare, nelle scienze sociali riguarda il modo e la misura in cui il soggetto si sente parte dei gruppi sociali a cui appartiene. In questo caso essa prende forma proprio a partire da un processo di identificazione dell’individuo con altri soggetti a lui vicini e ai quali si sente simile, fino a generare un senso di appartenenza a questi. Una volta stabiliti i punti in comune, l’individuo farà l’operazione inversa, riconoscendo le proprie caratteristiche peculiari che lo rendono diverso dagli altri membri del suo gruppo. Tale definizione di identità individuale può essere considerata valida anche in sede di definizione dell’identità organizzativa. 14. Qual è la differenza esistente fra ideologia core e orientamento strategico di fondo? L’ideologia core definisce “in cosa crede” un’impresa e “perché esiste”. Definisce l’identità immutabile di un’impresa di successo, ossia il collante che la tiene insieme trascendendo i cicli di vita dei prodotti e dei settori, l’emergere di nuove tecnologie dirompenti, le mode manageriali e persino i leader aziendali. L’orientamento strategico di fondo di una impresa “può definirsi come la sua identità profonda, o se si preferisce, la parte nascosta e invisibile del suo disegno strategico, che sta al di sotto delle scelte concrete esplicitatesi nel profilo strategico visibile”, e che ha anche la funzione di guidare. Il concetto di orientamento strategico di fondo di una impresa è più ampio di quello dell’ideologia core ed è infatti analizzabile considerando anche il dove e il come a livello di attività imprenditoriale che costituiscono una sorta di cornice nella quale si precisano il perché dell’attività medesima e quindi il come a livello, però, questa volta, di filosofia imprenditoriale. 15. Come concorrono valori, scopo, credenze e focus alla definizione della missione aziendale? I valori rappresentano i principi inviolabili e immutabili che guidano il comportamento di tutti i membri dell’organizzazione. Sono generalmente etico morali a valenza universale ma possono anche non esserlo. Lo scopo rappresenta la motivazione a intraprendere una impresa o a prendervi parte. E’ l’obiettivo ultimo e per questo deve guidare il processo strategico che non è o non dovrebbe essere di mero profitto. Il focus rappresenta l’ambito operativo precisando il settore merceologico e o il mercato geografico di riferimento per evitare che l’impresa perda coerenza strategica. Le credenze rappresentano le convinzioni condivise dai membri dell’organizzazione sulle scelte strategiche necessarie per avere successo. Si fondano su una rappresentazione mentale della realtà sviluppata principalmente in base all’esperienza diretta. 16. Che cosa significa sostenere che il top management deve essere visionario, per definire la visione aziendale? Ciò significa che il management deve essere visionario per guardare in ogni direzione. 17. Si discuta la relazione esistente fra cultura e identità. L’identità aziendale va messa in relazione, in primis, con le dinamiche interne all’impresa che l’hanno prodotta o che la possono mettere in crisi: lo studio della produzione e della trasmissione della cultura organizzativa. Nel momento in cui l’identità aziendale risulta condivisa dai membri dell’organizzazione, essa costituisce anche il nucleo centrale della cultura organizzativa. 18. Si discuta la relazione esistente fra identità e immagine. Il social business è un’impresa sostenibile il cui obiettivo principale non è la generazione di profitto, bensì la risoluzione di un problema sociale. Il social business unisce obiettivi socio-ambientali tipici del settore pubblico e delle organizzazioni del terzo settore con l’efficienza e la sostenibilità economica di un’impresa tradizionale. Le risorse investite nel social business continuano a generare benefici socio-ambientali grazie all’auto-sostenibilità dell’impresa stessa e possono essere recuperate dall’investitore. 27. Cosa si intende per impresa sociale? L’impresa sociale è una delle fattispecie rientranti nel più ampio contesto degli enti del terzo settore. Possono assumere la qualifica di impresa sociale tutti gli enti privati, incluse le società di persone e di capitali, che esercitano un’attività di impresa di interesse generale senza scopo di lucro. Sono considerate di interesse generale le seguenti attività: servizi sociali, interventi e prestazioni socio-sanitarie, attività di educazione, istruzione e formazione professionale. 28. Quali sono le principali differenze tra shared value e CSR? Secondo lo shared value, il fine ultimo è la generazione di valore economico e sociale, mentre secondo la CSR spesso il fine è filantropico: lo shared value è visto come necessario per competere nel mercato, mentre spesso la CSR viene abbracciata solamente in relazione a pressioni esterne. Le priorità secondo l’approccio shared value sono determinate internamente, mentre la CSR viene spesso trainata dall’evoluzione degli standard esterni. 29. Si forniscano alcuni esempi di asset intangibili. 30. Cosa si intende per stakeholder engagement? Si tratta di un processo di dialogo con gli stakeholder, finalizzato alla comprensione delle aspettative degli stessi. Se l’impresa effettivamente abbraccia un orientamento stakeholder, non potrà a prescindere dall’analisi delle aspettative dei portatori di interesse. La forma più completa di dialogo con gli stakeholder è l’inclusione degli stessi nell’organo amministrativo, in maniera da instaurare un dialogo fin dalla generazione delle decisioni strategiche. Lo stakeholder engagement produce effetti potenzialmente positivi sia internamente sia esternamente all’organizzazione. CAPITOLO 4 1. Che cosa si intende per ambiente esterno? L’ambiente esterno è importante perché determina l’insieme delle condizioni che influiscono sulle opportunità delle aziende, sulle sfide che esse devono affrontare e sulle possibilità di successo. Condizioni ambientali complessivamente favorevoli migliorano la probabilità di sopravvivenza e di successo, mentre condizioni ambientali sfavorevoli causano conseguenze opposte. Con una metafora sportiva possiamo affermare che l’ambiente esterno fissa l’altezza dell’asticella da saltare: se le condizioni ambientali sono favorevoli l’asticella da saltare sarà bassa e molte aziende potranno operare con maggiore successo. Un primo tipo di impatto delle aziende può essere ricondotto alle dinamiche competitive e di mercato. 2. Quali sono le differenze tra ambiente generale e ambiente competitivo? A un primo livello si investigano le caratteristiche dell’ambiente generale, ossia del vasto insieme di fenomeni che più o meno intensamente sono capaci di influenzare la generalità dell’aziende che operano in un dato contesto. A un secondo livello si indaga invece l’ambiente competitivo, costituito da altre aziende con le quali si viene più o meno intensamente in contatto diretto, come i concorrenti, i fornitori e i clienti. 3. Quali sono le variabili che descrivono le caratteristiche dell’ambiente generale? Per indagare le caratteristiche dell’ambiente generale e comprenderne le implicazioni per una data azienda si può ricorrere all’analisi PESTEL. Si tratta di un modello di analisi che prende in considerazione si insiemi di attributi dell’ambiente: politici, economici, sociali, tecnologici, ecologici e legali. 4. Con quale strumento si analizza l’ambiente generale? L’analisi dell’ambiente generale, per mezzo dell’analisi PESTEL, può essere condotta a partire dalla raccolta e sistematizzazione di dati pubblici, come articoli di stampa, bilanci di aziende, commenti di esperti. Inoltre può avvalersi di informazioni generali acquisite direttamente, intervistando soggetti rilevanti all’interno e all’esterno dell’azienda (Steve Jobs poneva due domande: cosa ho fatto di buono oggi e cosa ho sbagliato), commissionando ricerche e approfondimenti ad esperti o acquistando report predisposti ad operatori specializzati. 5. L’analisi previsionale dell’ambiente esterno. Problemi e soluzioni? L’analisi dell’ambiente generale attraverso l’analisi PESTEL è fondamentale per identificare le condizioni di contesto rilevanti per l’attività delle aziende e comprenderne le implicazioni. Tuttavia, per prendere decisioni più che le condizioni attuali dell’ambiente sia importante il suo stato futuro. Per esempio, decisioni sul potenziamento della capacità produttiva implicano previsioni sulla domanda futura, mentre decidere di sviluppare un nuovo prodotto impone di valutare le preferenze future degli acquirenti. Purtroppo, sono abbastanza rari i fenomeni per i quali esiste una chiara e leggibile tendenza evolutiva. Nella gran parte dei casi riuscire a realizzare previsioni accurate del futuro e a coglierne le implicazioni è molto complicato. 6. Come si effettua l’analisi di scenario? La costruzione di scenari può essere articolata in alcune fasi: Definire l’orizzonte temporale e la porzione di ambiente da prendere in considerazione. L’orizzonte temporale può essere scelto tenendo conto della portata delle decisioni da prendere. Per definire l’ampiezza della porzione di ambiente inclusa nella scenarizzazione può essere utile guardare all’entità dei cambiamenti occorsi nel passato in un periodo analogo a quello prescelto. Identificare i principali driver del cambiamento. In questa fase è possibile applicare l’analisi PESTEL per identificare i fenomeni che avranno il maggior impatto in futuro. In fase di costruzione degli scenari, sarà opportuno concentrarsi sulle variabili caratterizzate da maggiore incertezza, visto che da esse è possibile ricorrere ad altri metodi di previsione. Descrivere gli scenari. Avendo identificato i principali fenomeni da considerare è possibile iniziare a delineare gli scenari. Un modo per procedere è delineare gli scenari estremi, quelli cioè in cui tutte le variabili assumono connotazioni positive o negative. Identificare gli impatti, cioè interrogarsi su quali implicazioni comportino per l’azienda e quali effetti produrrebbero le decisioni aziendali da assumere qualora tali scenari dovessero verificarsi. Infine sorvegliare gli sviluppi. 7. Cosa sono i mercati? Un mercato è il luogo, inteso anche in senso figurato, in cui vengono realizzati gli scambi di prodotti e servizi. costringe a riconsiderare i paradigmi legati ai modelli di business, ai metodi di produzione, all’organizzazione e ai meccanismi finanziari. 17. Cosa si intende per dematerializzazione e servitization? Due recenti macro tendenze stanno sfidando in modo specifico i modelli di business di molte aziende manifatturiere: i processi legati alla servitization e quelli legati al paradigma di industria 4.0. Queste due nuove tendenze, grazie all’introduzione di strumenti digitali nelle logiche di creazione del valore, stanno introducendo molte opportunità di innovazione nei modelli di business tradizionali. Questo fenomeno è contestualizzato in un mercato di consumatori che è sempre più orientato ai risultati (servizi) che al puro consumo del prodotto. Allo stato attuale sempre più clienti vogliono solo ricevere il valore offerto dall’uso del prodotto, consumandolo quindi come un servizio. 18. Come viene realizzata la dematerializzazione dei prodotti? Quali sono i vantaggi legati alla dematerializzazione? La dematerializzazione dei prodotti avviene su diversi livelli: i servizi di omogeneizzazione che facilitano la vendita del prodotto o l’utilizzo senza alterare significativamente la sua funzionalità; i servizi di adattamento sono integrati al prodotto ed espandono le sue funzionalità allargando le possibilità d’uso; i servizi sostitutivi che rimpiazzano l’acquisto del prodotto, e i clienti pagano principalmente per il suo utilizzo. I vantaggi legati alla dematerializzazione includono la crescita delle entrate e dei profitti, il miglioramento delle risposte alle esigenze del cliente, il miglioramento dell’innovazione di un prodotto e la creazione di nuove barriere alla competizione. 19. Cosa si intende per industria 4.0? Conosciuta anche come “quarta rivoluzione industriale”, è stata così denominata dopo una iniziativa del 2011 guidata da grandi aziende e centri di ricerca che si ponevano l’obiettivo di aumentare la concorrenza delle industrie manifatturiere, attraverso la crescita dei processi di integrazione di sistemi cyber-fisici. 20. Quali sono le principali tecnologie che caratterizzano una azienda di produzione smart? Le tecnologie che rendono possibile un modello di smart manufacturing sono: big data analytics (potere di calcolo offerto dalle nuove generazioni di computer), intelligenza artificiale, internet of things, realtà aumentata e sistemi cyber-fisici. 21. Quali sono le principali opportunità legate a questo nuovo modello di fabbrica? Le principali opportunità sono divise in 3 ambiti: competitività, efficientamento e riduzione del rischio e la riconfigurazione del capitale intellettuale di una azienda. L’innovazione, però, trae vantaggio dalla collaborazione tra soggetti. In particolar modo negli ecosistemi interindustriali nel momento dell’introduzione di complessi sistemi di smart manufactering , è improbabile che una singola impresa sia in grado di fornire una soluzione completa. 22. Cosa sono i sistemi cyber-fisici? Essi sono sistemi di integrazione e collegamento in rete resi possibili grazie all’internet aziendale che strutturano una fusione del mondo virtuale e del mondo fisico, generando, appunto, sistemi cyber-fisici. 23. Cosa si intende per coopetizione? Tra le diverse forme di innovazione collaborativa un importante ruolo è giocato dalle logiche della cooperazione-competizione. Questo termine indica un modello sempre più utilizzato dalle aziende in ambito di innovazione. I vantaggi di tale comportamento risiedono principalmente nel trasferimento di conoscenze e competenze o nell’accesso a una rete di vendita condivisa, con conseguente ampliamento della propria. 24. Quali sono le principali caratteristiche di un ambiente iper-competitivo? L’ambiente iper-competitivo vede un susseguirsi di lanci di prodotto e di nuove caratteristiche che migliorano le performance e funzionalità, estremamente rapido, che interrompono i tradizionali cicli di vita del prodotto sul mercato. Si tratta di un’ambiente caratterizzato da attività intense, rapide e imprevedibili e da una logica competitiva che non ha più come obiettivo la lenta consolidazione di vantaggi competitivi sostenibili, bensì la costruzione rapida di continui vantaggi competitivi che intaccano o distruggono quelli dei concorrenti. 25. Quali sono le dimensioni dell’accelerazione esponenziale? Il tempo è stato sempre riconosciuto nella letteratura manageriale come un importante driver strategico, e assume un ruolo ancora più centrale nel business digitale. Esistono quattro dimensioni di velocità e di accelerazione necessarie: Velocità di lancio del prodotto, velocità del decision- making, velocità di orchestrazione della supply chain, velocità di formazione e adattamento delle reti. CAPITOLO 5 1. Cosa si intende per strategia aziendale? La strategia può essere definita come l’orientamento di lungo periodo di un’azienda. E’ un concetto multiforme che include tanto la definizione di un piano che anticipa e guida l’azione, quanto l’insieme dei comportamenti concretamente attuati, siano essi allineati o no con il piano, consapevoli o inconsapevoli. 2. Quali scelte fondamentali presuppone la definizione di strategia aziendale? La strategia è influenzata dall’identità aziendale e nel suo svolgersi certamente influenza a sua volta l’identità. La strategia inoltre, definisce la posizione dell’azienda nel suo ambiente. Nel complesso esprime il modello di ricerca del successo che l’azienda adotta o intende adottare. 3. Cosa si intende per strategie di business? La strategia di business definisce la formula di ricerca del successo di un’azienda in uno specifico spazio competitivo. La strategia di business è in primo luogo importante per le piccole aziende monobusiness. Per esse occuparsi della strategia di business esaurisce il problema strategico. 4. Quali sono i compiti principali della strategia secondo la prospettiva del posizionamento? Secondo la prospettiva del posizionamento, la definizione di strategia consiste nella scelta di una posizione di mercato favorevole e nella attuazione degli adattamenti alla struttura interna necessari per raggiungere e mantenere tale posizione. 15. Cosa si intende per strategia corporate? Per strategia corporate si intende l’insieme delle decisioni relative ai business nei quali operare e alla allocazione delle risorse tra di essi. 16. Cosa si intende per strategia di diversificazione? Come può essere attuata? Per ottenere quali vantaggi? La scelta dei business nei quali sviluppare le attività aziendali può essere schematizzata attraverso la matrice prodotto mercato. La prima dimensione prende in considerazione il grado di novità rispetto alla produzione esistente. La seconda dimensione esprime la distanza rispetto al mercato. Sebbene entrambe le dimensione ammettano svariate gradazioni, per finalità espositive è utile ricondurle a una nuova divisione. Questa strategia si basa sulle conoscenze di prodotto e di mercato possedute e per questo potrebbe sembrare la più agevole, ma non è detto sia così. Infatti, sono applicabili a questo caso i concetti espressi con riferimento alla strategia di business, e occorrerà quindi prendere in considerazione temi riconducibili alle possibili reazioni dei concorrenti. 17. Cosa si intende per integrazione verticale? Quali sono gli aspetti da prendere in considerazione nella scelta del livello di integrazione verticale? Per strategia di integrazione verticale si intende l’espansione delle attività aziendali lungo la catena del valore, andando a occupare le posizioni di mercato dei propri fornitori o dei propri clienti. L’integrazione verticale può avvenire in due direzioni: a monte se l’azienda espande le proprie attività realizzando internamente fattori produttivi che avrebbe acquistato da terzi; a valle se le attività aziendali si espandono verso gli utilizzatori finali andando a svolgere fasi in precedenza svolte da propri clienti. L’integrazione verticale permette all’azienda di trattenere una quota maggiore del valore aggiunto complessivamente riconosciuto dal cliente finale. Si tratta in apparenza di una strategia di crescita meno rischiosa di altre, perché consente di espandersi progressivamente in ambiti non troppo distanti dal proprio. 18. Quali sono i principali compiti del vertice corporate nella gestione di un’azienda multi-business? I compiti che spettano al vertice di un’azienda multi-business che possono contribuire positivamente ai risultati complessivi sono molteplici: selezione dei business nei quali investire, coordinamento delle unità di business, assegnazione degli obbiettivi strategici e controllo dei risultati raggiunti, peggioramento dell’efficienza, burocratizzazione, opacità sui risultati. Un compito di particolare rilievo della direzione corporate nella gestione delle aziende multi-business riguarda proprio il processo di costruzione dell’azienda. 19. Cosa si intende per innovazione strategica? L’innovazione è sempre più il driver principale per la creazione di un vantaggio competitivo e il principale fattore di sviluppo economico. Le innovazioni possono essere distinte in base all’oggetto dell’innovazione, all’intensità degli effetti, l’effetto sulle competenze, le modalità di sviluppo. Tali distinzioni tendono comunque a intersecarsi. La specifica forma di innovazione strategica significa superare il paradosso competitivo tra aumentare il valore offerto e abbassare il costo di produzione, attraverso una nuova proposta di valore, all’interno di un nuovo spazio di mercato. Tutto ciò grazie alla ridefinizione del modello di business di un’impresa. 20. Che cos’è il quadro strategico e qual è la sua funzione? Il quadro strategico si concretizza in una rappresentazione grafica dove sull’asse orizzontale sono riportati gli attributi di valore, o fattori critici per avere successo in un dato mercato, mentre su quella verticale il livello di performance raggiunto da una data impresa e dai suoi competitor diretti. 21. Che cos’è la curva del valore e qual è la sua funzione? Collegando i livelli di performance raggiunti dall’impresa con riferimento ai diversi fattori critici di successo, si costruisce la sua curva del valore. Comparando poi questu0ultima con le curve di valore dei suoi competitor diretti, l’impresa capisce su quali attributi di valore essa risulti superiore e su quali inferiore. 22. Quali sono i quesiti fondamentali per avviare un’innovazione strategica? Il perseguimento di una strategia innovativa porterebbe ad ampliare i gap competitivi sia positivi che negativi coi competitor, spostando il focus dai clienti attuali, per aumentare la quota del mercato esistente, ai non clienti opportunamente collegati al fine di coglierne le similarità, per creare un mercato nuovo. Una strategia innovativa ambisce a superare infatti il paradosso tra differenziazione e leadership di costo. 23. Qual è il primo step per avviare un’innovazione strategica? Il primo step per avviare un’innovazione strategica è rispondere ai seguenti quesiti per la definizione del modello di business: chi sono i nostri clienti? Che cosa dobbiamo offrire loro? Come possiamo offrirglielo con efficienza ed efficacia? 24. Quali sono le discipline del valore? 25. Quali sono le principali fonti di innovazione strategica? Sempre partendo dai tre quesiti fondamentali, si possono distinguere tre diverse fonti di innovazione strategica: market pull, design driver e technology push. Le innovazioni market pull originano dal riconoscimento dei bisogni espliciti dei clienti rilevati intervistando un campione di utilizzatori medi, rappresentativi cioè del target di clientela potenziale, per riconoscere l’importanza conferita agli attributi di valore del prodotto. 26. Cosa si intende con l’espressione customer job to be done? Ciò che il customer sta cercando di ottenere nel suo lavoro e/o vita. 27. Quali sono i principali building blocks del modello di business? I principali sette building blocks sono collegati da sette relazioni: i fornitori e i canali e modalità di approvvigionamento, le risorse, i processi e l’outsourcing ai fornitori, i prodotti e i canali di comunicazione e distribuzione, i clienti e il feedback dai clienti, la società e la responsabilità sociale. 9. Da quali attività è composta la catena del valore di Porter? Porter ha concettualizzato un framework molto semplice e applicativo in molti contesti individuando 5 attività primarie e 4 di supporto. Le attività primarie sono legate alla produzione fisica dei prodotti, così come le attività di trasferimento ai clienti e il servizio post-vendita. Le attività di supporto invece facilitano lo svolgimento delle attività primarie fornendo informazioni, tecnologia, risorse umane. Nei servizi le attività specifiche possono essere ricondotte a queste categorie generali. 10. Cosa si intende per la mappatura del sistema di attività? Per riflettere la natura complessa delle interdipendenze tra le attività, Porter ha introdotto uno strumento di “mappatura del sistema di attività” che permette di rappresentare e analizzare le relazioni tra le attività di un’azienda. 11. Da quali elementi è composta una value proposition? Il prodotto è il primo elemento di costruzione della proposta di valore, attraverso il quale l’azienda può distinguersi grazie alle sue specifiche funzionalità e caratteristiche. Innovazione tecnologica, nuovo design, stile sono tutti elementi che permettono una differenziazione dei prodotti rispetto ai rivali ma che implicano lo sviluppo di una base di competenze e skill unica e l’investimento in alcune unità critiche della catena del valore. 12. Quali sono gli attori all’interno del settore con cui l’azienda interagisce? Gli attori del settore sono: gli acquirenti (o clienti), i distributori, i grossisti, i dettaglianti, i fornitori, i concorrenti, i complementors (coloro di un settore diverso in grado di valorizzare) 13. Come il valore viene creato e diviso tra più attori all’interno dello stesso settore? Per definire il valore creato nel settore, immaginiamo una semplice configurazione industriale in cui ci sia un’unica azienda, un acquirente e un fornitore. L’azienda acquisisce risorse dal fornitore poi trasforma queste risorse in prodotti e servizi che vengono poi venduti all’acquirente. Il valore totale creato nel settore è pari alla differenza tra la disponibilità a pagare dell’acquirente e il costo opportunità del fornitore. 14. Cosa si intende per il valore apportato? La quantità massima di valore che ogni attore della catena può realisticamente catturare è determinata dal suo valore apportato. 15. Come si calcola il valore apportato di un’azienda? Il valore apportato dell’azienda è il valore totale che viene creato da tutti gli attori meno il valore totale che potrebbe essere creato senza l’azienda. In parole povere, è la quantità di valore che andrebbe perduta se l’azienda manufatturiera avesse cessato di esistere. 16. Qual è la differenza fra rete dominata e rete di partner paritetici? Le reti possono essere classificate in due categorie principali: Rete dominata e rete di partner paritetici. Il primo tipo di rete è incentrata su un’unica società dominante che intrattiene molteplici relazioni bilaterali con società satellite di dimensioni più piccole. La società dominante esternalizza la maggior parte delle sue attività non essenziali alle società satellitari, organizza e controlla le loro attività. Le relazioni tra l’impresa dominante e i satelliti sono stabili, strette e orientate a lungo termine. Nel tipo di rete di partner paritetici non esiste un’impresa dominante, attorno alla quale sono organizzati tutti gli altri attori della rete. Le reti di partner paritetici sono caratterizzate da relazioni multilaterali elastiche e flessibili tra tutti i suoi membri. Ogni membro è autonomo e fornisce contributi complementari a quelli degli altri membri. 17. Come si organizzano le relazioni interorganizzative all’interno di una rete del valore? 18. Che cosa motiva le aziende ad impegnarsi in relazione con altri attori? La decisione di un’azienda di collaborare con altre aziende può essere guidata dai cambiamenti nell’ambiente esterno al di fuori del controllo dell’azienda e dai limiti e dalle carenze interne dell’azienda. 19. Qual è la differenza tra cooperazione contrattuale e cooperazione a base azionaria? Gli accordi contrattuali sono vincolanti per legge e si basano su un contratto che stabilisce i termini e le condizioni delle collaborazioni, i diritti e le responsabilità dei partner, le attività che fanno parte dell’alleanza e la ripartizione del valore dei costi tra i partner. Gli accordi a base azionaria prevedono che una società assuma una partecipazione azionaria nel suo partner o in una nuova impresa. Le ragioni che portano alla scelta di un accordo a base azionario riguardano la fornitura di un fabbisogno finanziario per investimenti in capitale ad un partner, ridurre l’asimmetria informativa tra i partner e ottenere maggiori informazioni sul partner, catturare il valore “privato” delle alleanze attraverso l’aumento delle quotazioni azionarie o dei dividendi del partner ed infine assicurare l’allineamento degli obiettivi tra i partner e ridurre il rischio di comportamenti opportunistici. 20. Quali forme di cooperazione interorganizzativa esistono e come si differenziano? Tra le forme degli accordi di cooperazione esistono: l’outsourcing, la concessione di licenze, il franchising, le alleanze strategiche, le alleanze azionarie di minoranza, le alleanze a partecipazione incrociata, la joint venture, l’acquisizione e la fusione. 21. Quali sono i fenomeni principali che hanno portato alla nascita degli ecosistemi di business?Molti settori industriali hanno sperimentato nel secolo scorso processi d’integrazione verticale dovuti alla scelta strategica delle imprese leader di possedere le risorse necessarie per sviluppare internamente quante più attività possibili lungo la supply chain. Una serie di cambiamenti a livello tecnologico e legislativo occorsi negli ultimi 20 anni ha però reso più facile per le imprese esternalizzare le attività meno core inducendole a specializzarsi. 22. Qual è la struttura di un ecosistema business? Un ecosistema di business è caratterizzato da un ampio numero di organismi-imprese debolmente interconnesse che dipendono però l’una dall’altra per la loro sopravvivenza. Il confine di un ecosistema di business è spesso difficile da stabilire. Le imprese possono interagire tra loro, anche se appaiono distanti. Piuttosto che stabilire un confine chiaro tra gli ecosistemi è quindi meglio misurare 3. Quali sono gli elementi costitutivi della struttura organizzativa? Essi sono la formalizzazione, la centralizzazione, la specializzazione e l’integrazione. 4. Quali sono i vantaggi dell’adozione della struttura funzionale? Il vantaggio della struttura funzionale è quello dell’efficienza, ossia la capacità di minimizzare l’uso delle risorse, anche umane, da adottare. Concentrando nello stesso dipartimento tutte le persone specializzate in una certa funzione la struttura evita duplicazioni di risorse. Altri vantaggi della struttura funzionale si possono riassumere nel fatto di: facilitare la condivisione attiva di conoscenze all’interno di ciascuna area funzionale e diventare maggiormente specializzati e produttivi, permettere alle persone con comuni capacità e che lavorano nella stessa area funzionale di supervisionarsi l’un l’altro. 5. Quale archetipo di struttura organizzativa si adatta meglio a un maggior livello di diversificazione? Una soluzione sostanziale consiste in una possibile ristrutturazione secondo il terzo archetipo di struttura organizzativa, la struttura divisionale. In particolare, la struttura divisionale può essere adottata per rispondere a un maggiore livello di diversificazione. 6. Quali sono gli svantaggi sull’adozione della struttura matriciale? La struttura matriciale soffre della mancanza di una struttura di controllo. Tra le conseguenze peggiori l’incapacità di rispettare i tempi di realizzazione, le condizioni tecnico-qualitative e i costi stabiliti in sede di programmazione. 7. In che modo strategia e struttura si allineano? In risposta alla nuova consapevolezza creata dalle opportunità (di crescita o cambiamento), l’organizzazione dovrebbe rimodellare la sua struttura, ridistribuendo le risorse esistenti o ampliando le stesse, per operare ai nuovi livelli di efficienza desiderati. Se la crescita non è controbilanciata da un corrispondente adeguamento strutturale, il risultato sarà l’inefficienza. 8. Che cosa si intende per organizzazione “boundaryless”? Il primo modello contemporaneo di struttura organizzativa è costituito da organizzazioni definite infatti virtuali o boundaryless (senza barriere). L’organizzazione senza barriere è un termine coniato da Jack Welch durante il suo mandato come amministratore delegato di General Electric. Con tale termine ci si riferisce a un’organizzazione che elimina le tradizionali barriere. 9. Si faccia un esempio di struttura a rete e si motivi la scelta descrivendone le caratteristiche. Tra le società che adottano tale tipo di struttura, H&M ne è l’esempio principale. H&M ha esternalizzato la produzione e la lavorazione dei propri prodotti in diversi paesi, soprattutto nel sud est asiatico. La società principale distribuisce le sue funzioni a diverse società che, nel caso specifico, sono localizzate in: Australia per quanto concerne la società che si occupa di sviluppo del prodotto e la società di contabilità; in nuova Zelanda la società di call center; a Singapore la società di distribuzione e in Malesia la società di produzione. 10. Quali sono gli elementi costitutivi di una teal organization? Il concetto di teal organization è stato introdotto da Laloux nel libro Reiventing Organization. Egli definisce queste nuova forme organizzative come lo stadio più avanzato di struttura organizzativa evoluta caratterizzata dalla piena valorizzazione delle potenzialità umane. 11. Che cosa sono i meccanismi operativi? Quali sono le loro caratteristiche e le finalità? Nell’ambito del modello organizzativo , i meccanismi operativi rappresentano i sistemi che governano il comportamento delle persone che operano nelle aziende e contribuiscono allo svolgimento delle combinazioni economiche. In particolare, i meccanismi operativi sono costituiti da insiemi di processi e si avvalgono di insiemi di regole, di procedure e di programmi. Esprimono l’elemento dinamico del modello organizzativo, complementare agli aspetti strutturali. I meccanismi operativi, a differenza della struttura organizzativa di base, esprimono l’insieme dei processi che guidano, operativamente, il funzionamento della struttura organizzativa stessa e ne permettono la realizzazione delle funzioni fondamentali. 12. In quali grandi classi possono essere suddivisi i meccanismi operativi? Secondo una consolidata lettura, i meccanismi operativi possono essere suddivisi in due grandi classi, rappresentate dai sistemi di gestione del personale e dai sistemi di gestione degli obiettivi e delle informazioni. 13. Quali sono gli elementi costitutivi di un sistema informativo aziendale? Il sistema informativo aziendale comprende l’insieme coordinato di elementi che operano per produrre, elaborare e distribuire informazioni, rilevando in modo organico e sistematico i fenomeni economici di interesse aziendale. Gli elementi costitutivi di un sistema informatico includono: un set di dati rappresentativi della realtà aziendale e ambientale; un insieme di procedure per la rilevazione, la raccolta e la elaborazione dei dati per la loro trasformazione in informazioni; procedure di realizzazione e distribuzione delle informazioni ai destinatari; le risorse umane che partecipano al processo informativo di gestione dei dati; le risorse tecnologiche hardware e software impiegate nell’attuazione del processo informativo. L’obiettivo fondamentale del sistema informativo aziendale è quello di fornire alle persone che operano all’interno di una azienda le informazioni rappresentative della realtà aziendale ed ambientale necessarie allo svolgimento dei loro compiti. 14. Quali sono le fasi del ciclo di pianificazione e controllo? La pianificazione è il processo di decisione sugli obiettivi aziendali, e riguarda anche le scelte di impiego delle risorse d utilizzare per il raggiungimento degli obiettivi stessi. Il risultato di questo processo è la definizione di un programma di esercizio o budget, che traduce in termini quantitativo monetari le azioni da compiere nel periodo, e indica i risultati economici e monetari attesi per le diverse unità organizzative coinvolte. Il processo decisionale dipende dalla: formulazione di piani a lungo termine (pianificazione) e programmi a breve termine (programmazione); attuazione (implementazione) dei piani e programmi (direzione e motivazione); misurazione della performance (controllo); confronto tra performance effettiva e performance programmata (controllo). 15. In che cosa consiste il meccanismo di retroazione? Il confronto tra performance programmata e performance effettiva, reso possibile dalla contabilità direzionale, è volto a fornire un feedback circa il raggiungimento degli obiettivi, e può rendere necessaria l’adozione di azioni correttive se i risultati sono ritenuti insoddisfacenti. Questo processo a ritroso, confrontando risultati e In questo contesto la conoscenza tacita e la conoscenza esplicita vengono considerate come due aspetti dello stesso ciclo di sviluppo composto da quattro fasi: socializzazione, esternalizzazione, combinazione, internalizzazione. 23. Quali sono le barriere alla gestione della conoscenza? Le barriere individuali o personali che si possono incontrare all’interno dell’organizzazione sono molteplici. Vengono identificate una serie di barriere individuali: mancanza di tempo per condividere le conoscenze e per identificare potenziali colleghi che potrebbero avere bisogno di conoscenze specifiche; timore che la condivisione delle conoscenze possa ridurre la sicurezza sul lavoro delle persone o che attraverso la condivisione della conoscenza non si riceva il giusto riconoscimento da parte di manager e colleghi; predominanza della condivisione di conoscenze esplicite rispetto a conoscenze tacite; differenze nei livelli di esperienza, di età, di genere, di livelli di educazione; scarsa comunicazione e scarse competenze; mancanza di fiducia nelle persone in quanto potrebbero abusare della conoscenza. Le barriere organizzative nascono all’interno dell’azienda e quindi dei meccanismi operativi e delle strutture organizzative. 24. Cosa si intende per single e double loop learning? Single loop learning consiste nell’apprendimento a circuito singolo che può essere considerato come l’attività con la quale si aggiungono alle conoscenze di base le competenze specifiche di un’azienda o le routine, senza alterare la natura delle attività organizzative di base. Questa tipologia di apprendimento è assimilabile all’apprendimento adattivo, definito anche come apprendere a sopravvivere. In questa ottica l’interesse si focalizza sulla risoluzione di problemi nel presente senza tener conto dell’adeguatezza dei comportamenti relativi all’apprendimento. È un apprendimento strumentale, mira alla risoluzione dell’errore, attraverso il quale è possibile costruire la condizione di corrispondenza tra aspettative e risultati. Per risolverle l’organizzazione ricerca alternative d’azione. In questo caso l’apprendimento tende a mantenere le strutture culturali esistenti e ad includere nel proprio interno le differenze e le eccezioni che si presentano durante lo svolgimento dell’esperienza. Il double loop learning si realizza quando oltre alla scoperta e la correzione degli errori, l’organizzazione pone in discussione ed eventualmente modifica le norme esistenti, le procedure, le linee d’azione e gli obiettivi. Tale modalità di apprendimento è generativa, in quanto mira ad espandere le capacità dell’organizzazione stessa, dei suoi membri ed esalta la capacità di creare. 25. Cosa si intende per deutero learning? Quest’ultima tipologia si innesca nel momento in cui un’organizzazione apprende come seguire le prime due modalità. Le prime due forme di apprendimento non hanno alcun senso se l’organizzazione non è consapevole dell’importanza dell’apprendimento, infatti la consapevolezza dei propri limiti di conoscenza è fattore fondamentale di motivazione. 26. Quali sono i processi che contribuiscono all’apprendimento organizzativo? 27. Che cos’è l’organizational learning e in cosa si differenzia dalla learning organization? Una delle distinzioni principali che viene utilizzata in letteratura identifica la learning organization come una forma di organizzazione mentre l’organizational learning rappresenta un’attività o un processo di apprendimento all’interno dell’organizzazione. In questa ottica la learning organization rappresenta la struttura organizzativa che racchiude l’insieme di individui che vi operano e all’interno della quale si svolgono i processi di organizational learning. 28. Cosa sono le organizzazioni di controllo autocratico, burocratico e meritocratico? L’organizzazione controllo-autocratica mette in evidenza l’importanza del continuo esercizio del potere nelle relazioni interpersonali. Il capo deve dimostrare potere e piegare gli altri alla sua volontà: la paura è la colla dell’organizzazione. Tali organizzazioni pertanto sono gestite da leader predatori e autocratici. L’organizzazione controllo-burocratica si basa su una visione del mondo statica e di semplice morale: esiste un solo modo giusto di fare le cose. Lo scopo di questo tipo di organizzazione è quello di raggiungere l’efficienza o un migliore utilizzo delle risorse. Si tratta di organizzazioni molto stabili nelle quali i cambiamenti vengono visti con sospetto. I leader hanno un comportamento paternalistico e mirano ad avere tutto sotto controllo, in quanto i dipendenti vengono percepiti come pigri e disonesti. L’organizzazione controllo-meritocratica rappresenta una tipologia di rappresentazione dove non esiste il concetto di giusto e sbagliato a livello assoluto, sebbene ci siano alcune cose che funzionano meglio di altre. L’autorità non sempre dispone della risposta giusta. Quindi in queste organizzazioni c’è una crescente dose di scetticismo. In questo tipo di organizzazioni l’efficacia sostituisce l’efficienza. Lo scopo chiave di queste organizzazioni risulta essere quello di raggiungere i giusti obiettivi. Questo tipo di organizzazioni si concentrano sul futuro, sulle cose che vogliono e che devono fare. 29. Cos’è l’organizzazione basata sull’impegno? Nelle organizzazioni basate sull’impegno gli aspetti sociali diventano di centrale importanza. Nell’impostazione di queste organizzazioni la conoscenza organizzativa viene costruita socialmente e viene posta una particolare enfasi sul processo, avvicinandosi al concetto di guadagno organizzativo. 30. Quali sono i caratteri della learning organization? Benessere e apprendimento consapevole, apprendimento a triplo ostacolo cognitivo e sociale. CAPITOLO 8 1. Che cosa si intende per economicità? Da cosa dipende? L’economicità viene intesa come la capacità dell’azienda di perdurare massimizzando l’utilità delle risorse impiegate, e dipende congiuntamente dalle performance aziendali e dal rispetto delle condizioni di equilibrio che consentono il funzionamento dell’azienda. 2. Quali dimensioni delle performance aziendali sono rilevanti per l’economicità? Le performance di un’azienda vanno osservate avendo riguardo a due aspetti fondamentali: l’efficienza, cioè la capacità di impiegar razionalmente le risorse disponibili; l’efficacia, cioè la capacità di perseguire le finalità istituzionali. 3. Qual è la differenza tra efficacia ed efficienza? finalità istituzionali. In tutti i tipi di aziende la produzione di beni e servizi richiede in primo luogo che siano reperiti i fattori di produzione, cioè i beni e i servizi da impiegare nell’attività produttiva. La fase di acquisizione rappresenta solo la trasformazione di una forma di ricchezza generica. I fattori acquisiti vengono poi consumati partecipando al processo produttivo proprio dell’azienda. 13. Quali aree gestionali assumono particolare rilievo per il raggiungimento dell’equilibrio economico delle imprese? E delle aziende pubbliche? E delle aziende del terzo settore? 14. Che cosa si intende per equilibrio patrimoniale? Da che cosa dipende? L’equilibrio patrimoniale esprime la capacità di bilanciare opportunamente in un determinato istante la consistenza e la composizione delle fonti di finanziamento e la consistenza e la composizione degli impieghi. Concorrono quindi alla realizzazione di questo equilibrio i seguenti aspetti: l’ammontare e la composizione degli impieghi che rappresentano la destinazione dei mezzi di pagamento utilizzati per il perseguimento delle finalità istituzionali; l’ammontare della ricchezza disponibile da parte dell’azienda che esprime il capitale proprio; l’ammontare e la composizione dei debiti; una relazione di congruità tra gli impieghi e le fonti di finanziamento. 15. Quali tipi di giudizio vengono formulati per la valutazione dell’equilibrio patrimoniale? I tre fondamentali tipi di giudizio che attengono all’equilibrio patrimoniale, utilizzabili con riferimento a diversi tipi di azienda, riguardano: la composizione e struttura degli impeghi, cioè il peso delle diverse componenti degli investimenti compiuti dall’azienda in ragione della loro attitudine a trasformarsi più o meno velocemente in mezzi monetari per apprezzare l’elasticità strutturale dell’azienda; la composizione e struttura delle fonti di finanziamento, cioè il peso del capitale di terzi rispetto al capitale proprio e la tipologia dei debiti in essere; le relazioni tra la natura e variabilità delle fonti e degli impeghi per valutare la congruità tra le disponibilità liquide che si formeranno per effetto del ritorno in forma monetaria degli impieghi e le disponibilità liquide che dovranno essere utilizzate per far fronte al rimborso delle fonti finanziarie in scadenza. 16. Il raggiungimento dell’equilibrio economico implica che sia stato raggiunto anche l’equilibrio patrimoniale e perché? 17. Che cosa si intende per fabbisogni e fonti di finanziamento? In questo caso i termini fonti e fabbisogni vengono intesi in senso dinamico, cioè come flussi in entrata e in uscita di risorse finanziarie, e non possono essere misurati con riferimento ad un istante definito, ma prendendo in considerazione un intervallo di riferimento passato o prospettico. 18. Che cosa si intende per equilibrio finanziario? Da che cosa dipende? L’equilibrio finanziario può essere definito come la capacità dell’azienda di attivare nel tempo fonti di finanziamento idonee, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, a coprire i fabbisogni finanziari indotti dalle operazioni di gestione. 19. Il raggiungimento dell’equilibrio economico implica che sia stato raggiunto anche l’equilibrio finanziario? Perché? Rispetto all’equilibrio economico la definizione dell’equilibrio finanziario presenta un importante differenza: richiede che l’equilibrio sia conseguito in ciascuno istante di vita dell’azienda. L’equilibrio economico non va valutato nel breve periodo poiché ciò che conta è la capacità di mantenerlo nel medio lungo termine, l’equilibrio finanziario ha una esigenza di valutazione istantanea perché nelle relazioni con l’ambiente esterno non è pensabile che l’azienda non sia in grado di rispettare gli impegni presi nei confronti di tutti i soggetti con i quali instaura un rapporto economico finanziario. 20. Come si caratterizza l’equilibrio finanziario delle imprese rispetto a quello degli altri tipi di azienda? In analogia a quanto si era già notato a proposito dell’analisi dell’equilibrio economico, data la finalità delle imprese di produrre beni e servizi da vendere sul mercato, per le imprese l’equilibrio tra i fabbisogni e gli impegni va ricercato già all’interno dell’area gestionale della produzione di beni e servizi. Vanno però distinti: i flussi finanziari derivanti dalle operazioni correnti della gestione della produzione; i flussi finanziari derivanti dalle operazioni di investimento/disinvestimento; le operazioni correnti della gestione della produzione generano risorse finanziarie aggiuntive; il fabbisogno finanziario relativo agli investimenti netti necessari alla gestione della produzione e finanziato in misura determinante dal flusso monetario derivante dalle operazioni correnti di produzione. 21. Che cosa è un profit model? Un profit model determina un modo nuovo per realizzare le condizioni di equilibrio economico, patrimoniale e finanziario offrendo una nuova relazione nel modello input-output-outcome. I profit model si possono basare sia su una rivisitazione del rapporto output-outcome, sia definendo un innovativo approccio nel processo input-output. In entrambi i casi un profit model ha come obiettivo l’individuare opportunità di profitto non ancora sfruttate. 22. Il tema dei profit model innovativi è recente o ha radici storiche? I profit model dominanti restano normalmente invariati per decenni e oltre, spesso ancorati a modelli cognitivi e sistemi di credenze degli attori economici difficili da cambiare. Nonostante tali difficoltà storicamente si è assistito a numerose innovazioni che hanno prodotto la generazione di nuovi profit model.
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