Scarica CARME IN MORTE DI CARLO IMBONATI, ALESSANDRO MANZONI e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! CARME IN MORTE DI CARLO IMBONATI Le sue parole mi provocarono gioia, e risvegliarono in me un’indignazione già conosciuta; e risposi: <<Deh! Che tu voglia indicarmi la via da percorrere in modo che io possa arrivare al mio obiettivo, o in modo che, se dovessi cadere durante il cammino, almeno si possa dire: è caduto sui propri passi>>. Riprese: <<sentire e meditare: accontentarsi di poco: non distogliere mai lo sguardo dalla meta: conservare puri i pensieri e le azioni: fare esperienza delle cose umane tanto quanto basta per non dar loro troppo peso: non ti sottomettere mai: non scendere a patti con i vili: non tradire mai la verità: non dire mai parole che esaltino il vizio o deridano la virtù>>. 202: le parole di disprezzo nei confronti del mondo ormai rovinato dalla corruzione, pronunciate precedentemente dal fantasma di Carlo Imbonati, suscitano gioia in Manzoni. Già nei primi versi possiamo trovare un'espressione, un'immagine derivante dal mondo classico: “su l’orma propria ei giace”. Infatti nel passato l’espressione veniva utilizzata per sottolineare la riconoscibilità dell'eroe anche da morto. L'eroe moriva e cadeva vicino al campo di battaglia con coraggio (E non fuggendo). A partire dal verso 207 comincia un decalogo pronunciato da Carlo Imbonati in risposta alla richiesta di Manzoni di conoscere il modo per vivere nel mondo con dignità e raggiungere il suo obiettivo di raggiungere l’eccellenza poetica (es: comportarsi bene sia a livello del pensiero che al livello pratico delle azioni, non distogliere mai lo sguardo e quindi guardarsi bene intorno, poi si parla anche di verità MA chiaramente è intesa nel senso laico dal momento che ancora non è avvenuta la conversione di Manzoni al cattolicesimo). Si tratta di “proibizioni” tranne una che è una prescrizione positiva, la prima: sentire e riflettere. Questa è uno iusteron pròteron: infatti avrebbe dovuto essere “meditar e sentir” IN QUANTO DALLA METIDAZIONE DERIVA IL SENTIMENTO: INFATTI E' PIU’ IMPORTNATE IL RAGIONAMENTO PIUTTOSTO CHE IL SENTIMENTO. A differenza di quanto avviene negli altri paesi europei, in Italia non viene maturato un atteggiamento negativo nei confronti della ragione (Considerata dagli illuministi l'elemento organizzatore della vita dell’uomo). Anche nel decalogo è presente la cultura classica: “di poco esser contento” è una citazione di Tibullo che consigliava, appunto, di accontentarsi di poco. MA IN REALTA’ E’ TUTTO IL DECALOGO AD ESSERE RICCO DI IDEE TIPICHE DEL MONDO CLASSICO. Il programma infatti sembra essere pronunciato da un filosofo antico che puntava all’ATARASSIA (imperturbabilità, indifferenza): infatti viene detto “de le umane cose tanto sperimentar, quanto ti basti per non curarle” quindi sperimentare le cose umane MA raggiungere L'INDIFFERENZA. Inoltre il programma si basa sul disprezzo del mondo e sulla SUPERIORITA’ DEL SAGGIO, che deve essere coerente con se stesso, anche a costo di rimanere nella solitudine (dunque “conservar la mano pura e la mente”, ...). Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il cristianesimo e i suoi insegnamenti INFATTI, una volta convertitosi, Manzoni ripudierà il carme, si vergognerà di averlo composto e di essersi dimostrato TUTTO TRANNE CHE UMILE e L’UMILTA’' E° LA VIRTU' SUMPREMA DEL CRISTIANO.
