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Carpaccio e il ciclo di S. Orsola seconda parte, Appunti di Storia del Teatro e dello Spettacolo

Analizziamo il ciclo di S. Orsola, è un documento iconografico di straordinaria importanza, non solo dal punto di vista della storia dell'arte e della sua straordinaria bellezza dal punto di vista pittorico, ma perché come vi dicevo, da un lato seguendo la narrazione esplicita della rappresentazione figurativa questo dipinto racconta la storia della Santa.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 17/03/2021

lorella16
lorella16 🇮🇹

3.3

(4)

49 documenti

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Scarica Carpaccio e il ciclo di S. Orsola seconda parte e più Appunti in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! Carpaccio e il ciclo di S. Orsola seconda parte Analizziamo il ciclo di S. Orsola, è un documento iconografico di straordinaria importanza, non solo dal punto di vista della storia dell'arte e della sua straordinaria bellezza dal punto di vista pittorico, ma perché come vi dicevo, da un lato seguendo la narrazione esplicita della rappresentazione figurativa questo dipinto racconta la storia della Santa, dall'altro lato però, ed è quello che ci interessa in particolare, vi è una sorta di narrazione implicita, Carpaccio fa riferimento non soltanto al testo della Leggenda Aurea di Jacopo Da Varagine, che racconta la vita della santa, ma anche alle rappresentazioni che avvenivano nel Venezia a lui contemporanea e la cosa straordinaria è che è un esempio importantissimo, perché ci dà la sensazione, proprio di quello che dicevo per quanto riguarda il teatro umanistico, questo momento di passaggio, in cui diverse tipologie di rappresentazioni laiche e sacre avvenivano non all'interno dello stesso spettacolo, ma all'interno dello stesso contenitore festivo. Non dobbiamo quindi in nessun modo immaginare guardando questo ciclo pittorico di vedere uno spettacolo, si tratta di riferimenti indiretti a cui eventualmente il pittore ha attinto immaginando e ricordando le Sacre rappresentazioni e le laiche rappresentazioni, cortei che avvenivano e che venivano inscenati nella Venezia a lui contemporanea, né tantomeno dobbiamo immaginare di guardare uno spettacolo in pittura, inteso come la riproduzione pittorica di un unico evento. Si tratta di spunti che ci consentono di capire, di trarre notizie indirette, anche per quanto riguarda la vita teatrale Veneziana dell'epoca, in particolare si tratta di spunti che ci consentono di ricostruire eventi spettacolari, sia laici che profani, che avvenivano In momenti diversi però dentro lo stesso contenitore, quindi autonomi, sacre rappresentazioni e sfilate, in questo caso lo vedremo, momarie laiche che avvenivano non mescolate l'una all'altra nello stesso spettacolo, ma invece compresenti all'interno di un unico grande contenitore, che è quello della festa, per quanto riguarda il contenitore temporale, invece, per quanto riguarda la spazialità è quello della città, in questo caso la Venezia dell'epoca. Nel dipingere questi teleri, Carpaccio oltre a rifarsi alla tradizione spettacolare dell'epoca, sia per quanto riguarda le rappresentazioni sacre, che le rappresentazioni laiche, si rifà a un testo che è la Leggenda Aurea di Jacopo Da Varagine. Jacopo da Varagine era un frate domenicano e vescovo di Genova, che è compila tra il 1260 e l'anno della sua morte il 1298, una serie di biografie agiografiche, che consentono di ricostruire la leggenda e la storia di molti Santi. A questa opera, si rifanno molti pittori nel secondo Medioevo e non solo, pensiamo alla Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova o ai dipinti di Piero della Francesca e fra questi si rifà anche Carpaccio, per quanto riguarda la storia di Sant'Orsola. Della leggenda Aurea, la prima edizione originale risale alla fine del Duecento, mentre la prima pubblicazione è del 1399, della Leggenda Aurea e della narrazione che ne fa Jacopo da Varagine per quanto riguarda la leggenda di Sant'Orsola, Carpaccio prende alcuni spunti per la sua narrazione pittorica e mescola sapientemente i dati forniti nella Leggenda Aurea Jacopo da Varagine con le immagini che lui aveva degli spettacoli, che venivano inscenati a Venezia. In particolare, i primi cinque teleri rimandano alle rappresentazioni laiche e alle sfilate, ai cortei, che poi si fermavano con stazioni nei momenti salienti, dando luogo a delle forze di tableau vivant, e in particolare, rimanda alla tradizione delle momarie, momer in Francia, mummings in Inghilterra, avevano luogo un po' ovunque nel Medioevo e nell’epoca umanistica rinascimentale, erano delle vere e proprie sfilate, dei cortei, che venivano inscenati in occasioni diplomatiche e in particolare in occasioni matrimoniali. Le momarie erano delle rappresentazioni, delle sfilate ad occasione matrimoniale. Adesso quando vi racconterò la storia, per sommi capi, di Sant'Orsola, capirete perché Carpaccio fa riferimento proprio a queste sfilate laiche ad occasione matrimoniale. La seconda parte di teleri che Carpaccio dipinge in questo ciclo pittorico, sono nove in tutto, quindi i primi 5, rimandano prevalentemente alla tradizione laica degli spettacoli detti momarie, gli ultimi quattro, invece, rimandano alle sacre rappresentazioni che Carpaccio vedeva messa in scena a Venezia. In realtà, questi dipinti così come noi oggi li vediamo, furono realizzati dal pittore, non secondo la sequenza narrativa, addirittura le immagini che vediamo nei teleri legati alla seconda parte del ciclo, che si richiamano a delle Sacre rappresentazioni, furono da Carpaccio dipinti prima di quelli che noi possiamo osservare come primi dipinti di questa storia in pittura. Carpaccio li dipinse tra il 1490 e il 1495 e in particolare cominciò proprio da uno degli ultimi teleri, il settimo, quello che dipinge Attila il re degli Unni, l'incontro con Attila a Colonia, invece, i primi dipinti che vediamo furono dipinti in realtà per ultimi, perché i dipinti che noi oggi possiamo ammirare nella galleria Veneziana dell'Accademia, che è la pinacoteca principale di Venezia, che raccoglie tutta la pittura Veneziana dalle origini ai giorni nostri, non solo la pittura Veneziana, in realtà furono dipinti non per la galleria dell' Accademia, ma per una cappella, la cappella a ridosso della chiesa di San Giovanni e Paolo a Venezia e furono dipinti da Carpaccio per la scuola di Sant'Orsola. La scuola di Sant'Orsola che venne fondata a Venezia nel 15 luglio del Trecento ed era una confraternita devozionale, una delle tantissime fraternite devozionali e patrocinata in questo Ve li descrivo rapidamente prima che li vediate e poi li analizzeremo uno alla volta nella sequenza con la quale li analizzeremo. Il primo dei teleri che propongo è quello della partenza degli ambasciatori dall’Inghilterra, con la richiesta da parte del Re di prendere in sposa Orsola; il secondo dipinto è l'arrivo degli ambasciatori inglesi alla corte bretone di Orsola ed è un dipinto che in realtà vi propone tre scene in sequenza, partendo da sinistra e andando verso destra, notiamo delle figure in primo piano sotto una loggia, la scena centrale è quella in cui gli ambasciatori consegnano il cartiglio con l'ambasceria che avevamo visto già nel telero precedente, al padre di Orsola e nella parte destra del dipinto, un’altra scena, il dipinto ha tre scene, in questo caso propone tre scene in sequenza, vediamo Orsola nella propria camera con seduta davanti la nutrice, che troveremo in uno degli ultimi dipinti, quelli dei funerali di Orsola e Orsola che elenca elenca con le dita al padre, quali sono le clausole che Ereo dovrà accettare perché i due si possano sposare. Nel dipinto successivo vediamo due sequenze ben precise, la prima è quella di un’ambasceria, vediamo gli ambasciatori che arrivano di nuovo in Inghilterra e sotto l'edicola di destra, consegnano la risposta ad Ereo e nel dipinto successivo, il quinto telero che vi propongo in sequenza, i due con le undicimila vergini giungono dal Papa, vedete che siamo a Roma , a Castel Sant’Angelo, il dipinto successivo raffigura Orsola ormai sposa che ha una visione in sogno, sogna l’angelo Martirio che prefigura l’uccisione sua e delle undicimila vergini. Nel dipinto successivo, il settimo, vediamo l’arrivo di Orsola con il seguito delle vergini delle vergini e anche il Papa a Colonia, che ormai è stata conquistata da Attila, il re degli Unni, Attila che incontra Orsola e nel dipinto successivo, immaginiamo, le chieda, invaghito della sua bellezza di sposarlo e Orsola rifiuterà di sposarsi e nell'ottavo dipinto, che è diviso in due, vediamo il martirio delle undicimila vergini, di Orsola, del Papa, che vengono uccisi da Attila e dai suoi soldati e nella parte destra del dipinto, vediamo i funerali di Orsola con la nutrice, che ritorna in questo penultimo dipinto. Il nono dipinto che è l'apoteosi della Santa in cielo, della Santa Martire in cielo e così si chiude il ciclo.
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