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CATILINA - DESCRIZIONE DEL PERSONAGGIO E CONFRONTO TRA SALLUSTIO E CICERONE, Sintesi del corso di Latino

Il testo contiene una descrizione del personaggio di Catilina, con un confronto tra la descrizione fornita da Sallustio e quella fornita da Cicerone, rispettivamente nel De Catilinae Coniuratione e nella I Catilinaria.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica CATILINA - DESCRIZIONE DEL PERSONAGGIO E CONFRONTO TRA SALLUSTIO E CICERONE e più Sintesi del corso in PDF di Latino solo su Docsity! Una delle figure più interessanti e controverse dell’età di Cesare è indubbiamente Lucio Sergio Catilina, passato alla storia per la famosa congiura da lui ordita nel 63 a.C. Fu esattamente in quell’anno, infatti, che egli riuscì ad inserirsi ed affermarsi nella scena politica romana come rappresentante dei populares, in contrapposizione a Marco Tullio Cicerone, schierato invece a favore degli optimates. Le sue posizioni ed i suoi programmi accentuatamente popolari, però, non ottennero successo, come dimostrò l’esito delle due successive elezioni per il consolato svoltesi nel corso di quell’anno. Di fronte alla duplice sconfitta, decise di impadronirsi con la forza del potere, attuando un colpo di Stato che tuttavia, a causa della scarsa affidabilità di alcuni congiurati, fu sventato dallo stesso Cicerone, nel frattempo diventato console, che, attraverso le Catilinarie, orazioni pronunciate in Senato, costrinse Catilina a lasciare l’Urbe. Dagli eventi – e dagli sviluppi di questi ultimi - che caratterizzarono la vita di Catilina, traspaiono immediatamente alcuni chiari tratti della sua personalità: basti pensare alla sua decisione di ordire una congiura per ottenere il potere nonostante fosse ormai manifesta l’ostilità del Senato nei confronti dei suoi progetti. Le sue indubbie determinazione e forza d’animo, riconosciutegli anche da Sallustio nel De Catilinae Coniuratione, entrarono, tuttavia, ben presto in contrasto con la sua “indole malvagia e depravata” che lo spinse ad imboccare qualunque strada pur di impossessarsi del potere assoluto; il suo “vigore intellettuale e fisico” passò in secondo piano, eclissato dalla bramosia e dall’avarizia, ambitio e avaritia, vizi che Sallustio condannerà nell’opera, ancor prima di dedicarsi alla descrizione del personaggio, come la causa della corruzione delle antiche virtù. In questo senso, Catilina incarna l’arroganza, il calcolo e la cupidigia, che mettono Roma a rischio non solo sul piano morale, soffocando i valori del mos maiorum, ma anche su quello politico, minacciando concretamente la stabilità e l’equilibrio. La coesistenza di elementi fortemente antitetici si manifesta nella figura in analisi anche nella sua eloquenza, nella sue capacità persuasive, che saranno sempre accompagnate da “poco senno” e adoperate ancora una volta per scopi disonesti: fu infatti proprio questa grande abilità nel simulare e nel dissimulare a permettergli di trovare numerosi sostenitori nella preparazione suo colpo di Stato, in particolare nei giovani, dall’animo più “malleabile e incostante, che si lasciavano facilmente irretire dagli inganni”. L’improba natura del piano, e l’altrettanto corrotta motivazione che lo spinse ad attuarlo, risultano ancora più evidenti, infatti, quando si conoscono gli altri congiurati. Ancora una volta, è Sallustio a fornire un ottimo ritratto psicologico di questi personaggi apparentemente secondari, che tuttavia risultano funzionali anche all’analisi condotta sul carattere di Catilina: “assassini, sacrileghi, già condannati in processi o timorosi della condanna per le loro azioni […], tutti quelli che avevano dissipato i beni familiari col gioco, con la lussuria […], tutti quelli che erano travagliati dal disonore, dalla miseria, dal rimorso, questi erano gli amici intimi di Catilina”. Se il ritratto sallustiano appare comunque estremamente imparziale - in linea con i principi dello stesso autore, che prediligeva l’oggettività nell’analisi della storia e dei suoi protagonisti - e fornisce quindi un’immagine a tutto tondo del personaggio, quello disegnato da Cicerone è inevitabilmente più focalizzato sui tratti negativi di Catilina, in quanto suo nemico politico. Il coinvolgimento di Cicerone nella vicenda, tuttavia, non rende meno valida la descrizione – almeno di questi aspetti - del congiurato, contro il quale l’oratore si scaglia con violenza nella I Catilinaria. L’autore stringe l’accusato, attraverso un esordio ex abrupto dal ritmo incalzante e martellante, in una spirale travolgente, dalla quale emergono il suo atteggiamento di arroganza e di sfacciataggine, provato dalla sua decisione di presentarsi in Senato: Cicerone parlerà di lui utilizzando il termine “furor”, che sintetizza la personalità del congiurato in generale e più specificatamente nell’ambito della politica: la sua “audacia” intesa come condotta temeraria, è riscontrabile anche nella risposta all’orazione da lui data in Senato nella speranza di svincolarsi
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