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Catullo, Appunti di Latino

riassunto su catullo

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 04/05/2016

benedettarossi
benedettarossi 🇮🇹

4.1

(10)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Catullo e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! Tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. aveva fatto la sua comparsa, per la prima volta nella letteratura latina, il genere della poesia lirica, e nell’età di Cesare si sviluppò un movimento letterario che operò un profondo rinnovamento nella poesia latina: quello dei poetae novi, detti anche con il termine greco neòteroi. Entrambe queste denominazioni risalgono a Cicerone con intenzione dispregiativa: infatti disapprovava l’ostentato distacco dalla tradizione della poesia romana arcaica. Probabilmente non si trattò di una vera e propria scuola, ma di un circolo letterario formato da un gruppo di poeti che condividevano gusti e programmi, mettevano in comune le loro esperienze ed erano uniti da vincoli di amicizia. La poesia dei neòteroi è dichiaratamente ispirata a concezioni alessandrine, ed infatti la letteratura latina è fin dagli inizi strettamente legata alla cultura ellenistica. Gli influssi sono dunque antichissimi e continui, ma nell’età di Cesare i testi ellenistici non vengono più considerati solo come grandi repertori da imitare, ma anche come preziose fonti di teorie, dottrine, e poetiche. Il suo caposcuola era Callìmaco (III secolo a.C.), che in un’elegia posta all’inizio degli Aìtia, ritiene che i critici della sua opera sono ottusi e carichi di invidia, e presenta i princìpi della sua poesia: brevità, tecnica raffinata, deliberato rifiuto della grandiosità e della magniloquenza. Le istanze avanzate da Callìmaco furono pienamente accolte dai poetae novi; canoni fondamentali della poesia neoterica sono infatti: - la raffinata elaborazione stilistica: si tratta di poesia “leggera” e disimpegnata soltanto per quanto riguarda i contenuti, mentre l’impegno è massimo sul piano formale; - la dottrina /mitologica, geografica, linguistica) di cui i poetae novi fanno sfoggio; - la brevità dei componimenti, conseguenza della convinzione che solo un carme di piccole dimensioni può essere composto con la cura necessaria per farne un’opera veramente raffinata e preziosa. Il carme 95 di Catullo ed Elvio Cinna Questo programma poetico emerge chiaramente nel carme 95 di Catullo: un epigramma in cui viene salutata con entusiasmo la pubblicazione di un poemetto mitologico dell’amico Gaio Elvio Cinna, la “Zmyrna”. Già il titolo è un indizio di ricercatezza formale: esso infatti è una rara variante di “Myrrha”, nome dell’eroina mitica innamorata del proprio padre e poi trasformata in pianta. Catullo ci informa che Cinna ha impiegato ben nove anni per comporre e sistemare la sua opera, considerata il manifesto del movimento neoterico, della quale però conserviamo solo tre versi. Di Cinna non conosciamo la data di nascita, ma sappiamo che è nato a Bixia (oggi Brescia); egli è citato da Catullo anche nel carme 19 dove si accenna alla sua partecipazione a una spedizione in Bitinia: forse non la stessa a cui prese parte Catullo nel 57 a.C., ma un’altra precedente, da cui Cinna tornò a Roma conducendo con sé Partenio di Nicea, poeta greco che fu tra i maestri e i modelli dei neòteroi. Valerio Catone Un altro notevole rappresentante fu Valerio Catone, originario della Gallia Cisalpina, esercitante la professione di grammatico. Scrisse due operette di cui non è rimasto nulla tranne i titoli: “Lydia” (forse una raccolta di elegie) e “Dictynna”, un epillio su un mito greco di metamorfosi. Furio Bibàculo Furio Bibàculo (probabilmente il Furio a cui si rivolge Catullo nel carme 11), di Cremona, è ricordato dalle fonti antiche per aver composto violenti epigrammi satirici (non conservati) contro Ottaviano. Scrisse poi un’opera in prosa dal titolo “Lucubrationes”; fu autore anche di un poema, “Annales”, sulla guerra Gallica di Giulio Cesare, e un poema o poemetto mitologico, “Aethiopis”, sulle vicende dell’eroe del ciclo troiano Mèmnone. Varrone Atacino Di posizione intermedia tra la tradizione enniana e il neoterismo come Bibaculo ci appare Varrone Atacino, originario della regione dell’Atax, fiume della Gallia Narbonese: scrisse un poema epico-storico, il “Bellum Sequanicum”, sulla spedizione di Cesare contro i Sèquani (58 a.C.), e tradusse le “Argonautiche” di Apollonio Rodio, e due poemetti epico-didascalici (”Chorographia” di argomento geografico e astronomico, ed “Ephemeris”). Fu anche autore di elegie d’amore dedicate a una donna chiamata Leucàdia. Licinio Calvo Un altro poeta di elegie d’amore fu Gaio Licinio Calvo, all’incirca coetaneo di Catullo, appartenente ad un’illustre famiglia romana e oratore assai stimato. Tra i pochissimi epigrammi conservati, troviamo un epigramma satirico contro Pompeo accusato di tendenze omosessuali, e un epillio intitolato “Io”, che narrava la vicenda della fanciulla amata da Giove trasformata in giovenca. Le elegie d’amore erano dedicate alla moglie Quintilia, di cui però non è rimasto quasi nulla. Al valore poetico dell’opera dell’amico rese omaggio Catullo nel carme 96. Catullo La vita Gaio Valerio Catullo proveniva dalla Gallia Cisalpina: nacque a Verona da una famiglia di alto rango provinciale nell’87 a.C. e morì nel 57 a.C. secondo san Gerolamo, ma alcuni carmi catulliani rendono inattendibile la data della morte, poichè contengono allusioni al secondo consolato di Pompeo del 55 a.C. e all’invasione cesariana della Britannia negli anni 55-54 a.C. Sembra dunque più probabile, accettando la notizia geronimiana della morte del poeta nel trentesimo anno di età, fissare le date di nascita e di morte nell’84 e nel 54 a.C. Egli venne a Roma giovane e formò un sodalizio, che era anche un cenacolo letterario, con alcuni brillanti poeti come Calvo e Cinna. L’unico avvenimento della sua vita che possiamo datare con sicurezza è un soggiorno in Asia Minore a cui egli accenna in vari componimenti: da questi testi risulta che il poeta faceva parte del seguito del propretore Gaio Memmio, governatore della Bitinia dal 57 al 56 a.C.; durante quel viaggio in Oriente egli si recò a rendere omaggio alla accolto da Lesbia con cui alla fine Catullo si dichiara disposto a tollerarne i tradimenti. I carmina docta I carmina docta sono caratterizzati da una maggiore ampiezza, dalla presenza del mito e da una lingua più ricercata, anche se priva di abbellinti artificiosi. Il tema del matrimonio domina in tutti i carmina docta a conferma di della profonda aspirazione di Catullo a un’unione amorosa legittima, stabile e armoniosa.  CARME 61: è un epitalamio (canto di nozze) in cui non mancano toni scherzosi e maliziosi ma anche accenti delicati e dolcissimi come nell’augurio agli sposi di dare presto alla luce un figlio;  CARME 62: è un epitalamio non composto però come l’altro per una determinata occasione, ma impostato come un contrasto tra un gruppo di ragazzi e uno di fanciullo che in un canto amebeo (alterno) si scambiano battute sul tema delle nozze;  CARME 64: è un epillio in esametri ed è il più ampio di tutti i componimenti (circa 400 versi). Narra le nozze di Pèleo con la dea marina Tètide; la descrizione della coperta nuziale offre al poeta l’occasione di inserire il racconto di Arianna innamorata di Tèseo, giunto a Creta per uccidere il Minotauro, e la disperazione dell’eroina abbandonata dall’amante. Dopo il racconto della punizione che toccò a Tèseo per il suo tradimento, si torna alle nozze di Pèleo e Tètide. Nel finale il poeta esprime il suo rimpianto per il tempo mitico degli eroi, quando gli dei si mostravano agli uomini e si facevano garanti dei valori morali e religiosi, primo fra tutti la fides. Sono molte le implicazioni biografiche nel carme, che contrasta l’amore legittimo e le nozze felici al tradimento, peraltro punito, di Tèseo. I tratti più vistosi di questo componimento sono la complessità e l’asimmetria.  CARME 66: è la traduzione di un’elegia di Callìmaco contenuta negli Aìtia, la “Chioma di Berenice”: ad Alessandria d’Egitto l’astronomo di corte individua nel cielo una nuova costellazione corrispondente a un ricciolo di Berenice, offerto in voto agli dei per propiziare il ritorno dalla guerra dello sposo. Anche qui sono esaltati l’amore e la fedeltà coniugali. Con questo carme si conclude la serie dei carmina docta veri e propri in cui hanno il più largo spazio l’imitazione dei modelli greci e la raffinata sperimentazione stilistica Seguono poi altri due componimenti: il carme 67 (una breve elegia sugli scandali di una famiglia veronese), e il carme 68 di carattere spiccatamente autobiografico. Catullo vi esprime la sua affettuosa riconoscenza verso un amico che gli è venuto in soccorso agli inizi del suo amore per Lesbia, favornedo il primo incontro tra i due. A questo punto troviamo un mito con la funzione di exemplum: Lesbia venne allora tra le braccia di Catullo come la mitica Laodamìa si era unita allo sposo Protesilào, senza che i riti nuziali fossero compiuti in conformità alle prescrizioni divine; perciò ella perse lo sposo, caduto sotto le mura di Troia. Ancora il tema delle nozze, dunque, e quello della punizione divina che colpisce le unioni illegittime. Catullo poeta novus tra soggettività e formalismo Abbiamo già detto che con i poetae novi irrompe nella letteratura latina la lirica soggettiva, cioè l’espressione diretta dei sentimenti personali e spesso privatissimi dell’autore. Catullo ci appare spontaneo ed immediato nell’espressione dei suoi sentimenti, ma non bisogna considerarlo un poeta del vissuto a scapito dell’impegno letterario. Infatti la sua originalità risiede proprio nell’equilibrio tra il carattere bruciante dell’esperienza esistenziale e la severa e puntigliosa concentrazione sull’espressione stilistica. Anche la lingua e lo stile suscitano l’impressione della amssima immediatezza e spontaneità, soprattutto perchè attingono abbondantemente al linguaggio colloquiale, molto elaborato artisticamente: ad esempio, sono spesso accostati termini dello stile alto a espressioni proprie del sermo familiaris e anche vulgaris, per ricavarne effetti di contrasto. Frequente è l’uso dei diminutivi a esprimere non solo l’idea della piccolezza e della grazia o della delicatezza, ma anche una serie di sfumature affettive: tenerezza, benevola commiserazione, ironia, sarcasmo, disprezzo. Infine trovano posto anche molti grecismi, per lo più attinti all’uso comune della lingua parlata; i carmina docta accolgono invece grecismi dotti, dello stile elevato.
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