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Catullo, letteratura latina, Appunti di Latino

La vita di Catullo e la sua letteratura, con analisi e traduzione di alcuni suoi testi

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 22/06/2023

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Scarica Catullo, letteratura latina e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! I Poeti Nuovi Tra II-I secolo a.C. nella letteratura latina si ebbe, per la prima volta, il genere della poesia lirica; nell’età di Cesare si sviluppò un movimento letterario che innovò la poesia latina: i poetae novi (poeti nuovi/poeti moderni), in greco neóteroi. Queste denominazioni risale a Cicerone, che la coniò per usarle in modo ironico-dispregiativo: disapprovava, per ragioni ideologiche, il distacco dalla tradizione della poesia romana arcaica. I neoteroi si trattarono di un circolo/cenacolo letterario, formato da un gruppo di poeti che condividevano gusti-sentimenti di amicizia: lo attesta il liber catulliano, in cui alcuni dei neóteroi compaiono come destinatari di carmi, che forniscono anche informazioni sulla loro poesia. La Poetica Del Circolo La poesia dei neóteroi è ispirata a concezioni alessandrine; dall’inizio la letteratura latina è legata alla cultura greca (classica-ellenistica); quando entra a contatto con i romani è una civiltà prevalentemente ellenistica (III sec a.C.). Nell’età di Cesare muta l’atteggiamento degli scrittori latini nei confronti letterari greco-ellenistico: non considerati come un modello da imitare, ma anche come fonte di teorie/dottrine. Tra le idee d’interesse ci sono quelle dell’estetica alessandrina, formulata da Callimaco (III a.C.); erano espresse in un’elegia (caratterizzato dall’uso del distico elegiaco, composto da un esametro-pentametro) programmatica. Sono presentati i principi della poesia callimachea: brevità, tecnica raffinata (accompagnata da erudizione), rifiuto della grandiosità-magniloquenza. Questa introduzione rende improponibili i generi letterari elevati come l’epica (odio per poema tradizionale); l’esperienza artistica callimachea si basa su forme più agili-meno impegnative, come epigramma-giambo, cercando nella poesia narrativa alternative all’épos, come l’epillio (poemetto mitologico, con cui tentò di rinnovare l’epica tradizionale) e l’elegia (temi diversi, mitologici). Ciò fu accolto dai poetae novi, come dimostrano i generi letterari-caratteristiche formali della poesia. Canoni fondamentali della poetica neoterica sono infatti:  elaborazione stilistica , poesia leggera-disimpegnata nei contenuti, al contrario sul piano formale  dottrina (mitologica, geografica, linguistica), i poetae novi fanno sfoggio (saranno chiamati docti)  brevità dei componimenti , solo un carme breve poteva essere composto con la cura necessaria per un’opera raffinata e preziosa CATULLO: La Vita Gaio Valerio Catullo proveniva dalla Gallia Cisalpina. Nacque a Verona da una famiglia di alto rango provinciale, tanto che Cesare, secondo Svetonio, ne era ospite durante il governatorato di quella provincia. San Gerolamo indica nell’87-57 a.C. le date di nascita-morte, aggiungendo che morì a trent’anni. Alcuni carmi catulliani contengono allusioni al secondo consolato di Pompeo del 55 a.C., e all’invasione cesariana della Britannia, 55-54. Sembra più probabile, fissare le date nell’84-54 a.C. Egli arrivò a Roma giovane e s’inserì nella società mondana, formando un sodalizio (cenacolo letterario), con alcuni poeti che condividevano i gusti-orientamenti culturali. Rimase legato alla terra d’origine: nella villa paterna a Sirmione egli tornava/sognava di tornare nei momenti di stanchezza-malinconia. Catullo soggiornò in Asia Minore: si pensa facesse parte della cohors amicorum del propretore Gaio Memmio, governatore della Bitinia dal 57 al 56 a.C.; durante quel viaggio si recò a rendere omaggio alla tomba del fratello, sepolto nella regione della Troade. L’evento cruciale per l’attività letteraria di Catullo fu l’incontro con una donna di cui s’innamorò e cantò nei suoi versi con lo pseudonimo di Lesbia. L’ultimo messaggio indirizzato da Catullo all’amata è del 55-54 a.C. (allude alle campagne di Cesare nelle Gallie e allo sbarco in Britannia) e potrebbe essere una sorta di commiato dalla vita. Il Liber Catulliano Il liber, raccolta delle poesie di Catullo, conservata dalla tradizione manoscritta (non tutte le opere-non strutturato da lui). La raccolta è organizzata sulla base dei metri usati nei vari componimenti. I 116 carmi:  carmi 1-60 , metri vari (la grande maggioranza in endecasillabi falecei, gli altri in trimetri giambici, in coliambi, in metri “lirici”);  carmi 61-68 , carmina docta, sono i più lunghi e più impegnati stilisticamente, scritti in metri diversi;  carmi 69-116 , distici elegiaci (epigrammi, cioè componimenti brevi, molti di carattere satirico; in Grecia era un motivo di carattere funebre e nel III secolo a.C. divenne letterario). Quest’ordinamento prescinde dall’ordine cronologico-argomenti. Il carme 1, apre la silloge, è una dedica Cornelio Nepote: Catullo definisce libellus l’operetta offerta all’amico e indica le poesie come nugae, cioè “poesiole/poesie leggere”, (distinte dai carmina docta). Il libellus inviato in dono all’amico è definito nel primo verso con gli aggettivi lepidus (piacevole, amabile, spiritoso) e novus (nuovo, perché appena pubblicato, ma anche perché ispirato a una nuova concezione della poesia). Sono nugae (non impegnate sul piano dei contenuti), ispirate alla concezione alessandrina (Catullo lo definsce poesia disimpegnata- leggera). Segue regole precise e può essere apprezzato solo da chi condivide i presupposti ideali-artistici. Anche Catullo, come gli altri poetae novi, è dipendente dalla poesia ellenistica nel culto del labor limae (accurata elaborazione formale), nell’ostilità all’opera letteraria di grande mole e nel disprezzo per la poesia arcaica; inoltre nutre interesse la poesia della letteratura greca alessandrina-postalessandrina. Le Nugae: Vita Mondana E Vita Interiore Nella crisi politica del I secolo a.C., che modifica l’ordine tradizionale di Roma, adeguandolo ai compiti di uno Stato universale, a costo di conflitti sanguinosi; si affermano, nella letteratura, le esigenze individuali, con un distacco dalla storia-impegno politico. Catullo si concentra sulla vita mondana, si spende con generosità nell’amicizia-amore. I poeti nuovi erano quasi tutti di estrazione sociale elevata, erano per educazione-tradizione familiare conservatori; infatti Catullo sceglie come bersagli della sua poesia giambica -epigrammatica Giulio Cesare (dichiara indifferenza) e i suoi seguaci (disonesti e corrotti). Non vi sono tracce di un vero impegno politico: l’indignatio è umana-morale, astratta da posizioni ideologiche, estranea a una logica diversa dall’individualismo. Nella sua poesia si trovano insulti contro la corruzione dei potenti e rifiuto del tradizionalismo dei vecchi moralisti. Catullo dimostra la sua beffarda irriverenza anche verso Cicerone (optimates), su cui scrive un sarcastico elogio in un carme, che si presenta come un biglietto di ringraziamento. Moltissimi componimenti catulliani prendono spunto da concrete situazioni che attestano un’intensa vita mondana; ne emerge un insieme di frammenti di “vissuto”, rielaborati letterariamente con schemi della poesia d’occasione, epigrammatica-giambica. È frequente lo scherno- derisione, la spiritosa-garbata presa in giro; presenta una vena di provocatoria-esibita oscenità (nei carmi giambici, caratterizzati da aggressività violenta-crudo realismo), con riferimenti alle abitudini sessuali. Si trovano anche contesti umoristici-autoironici e anche brevi poesie in cui il poeta canta il suo amore per un ragazzo, Giovenzio (Iuventius). È importante la cerchia degli amici, spesso destinatari di carmi, nati da esperienze comuni di vita-poesia: il circolo è un cenacolo letterario. La vitalità del poeta si manifesta nel racconto di aneddoti divertenti, arricchiti da espressioni vivaci (tendenza autoironica). Il tradimento della fides da parte di un amico è espresso in termini patetici-malinconici, partecipe sulla sorte propria-altrui; raggiunge gli esiti più alti nell’epigramma funerario per il fratello, morto in terra straniera, in un carme dove il ripiegamento su se stesso diventa esame di coscienza e bilancio di un’esperienza irrimediabilmente dolorosa, ma non meritevole di condanna e speranzosa del soccorso divino. La Poesia D’amore Per Lesbia Il centro ideale del liber è nel gruppo di poesie dedicate a Lesbia (non riunite, ma sparse nella raccolta). Se ne ricava una complessa vicenda d’amore, la storia di una passione esaltante e tormentosa, che emerge dall’espressione dei sentimenti in carmi che, anche se non sono frequenti temi topici della poesia d’amore greca, suonano come i più “lirici” (soggettivi e personali) della poesia latina. Potrebbe collocarsi all’inizio di questa storia il carme 51, modellato su una lirica di Saffo (poetessa di Lesbo, allude lo pseudonimo Lesbia), che descrive gli effetti sconvolgenti destati nell’innamorato dalla vista della donna. Questo carme è un’ode saffica, come il carme 11, che contiene un messaggio d’addio. Sono gli unici due componimenti in tutto il liber che presentano il metro tipico della poetessa greca (segnano il sorgere dell’amore e la fine). In alcuni componimenti, appartenenti alla fase iniziale della relazione, l’amore appagato divampa gioiosamente, ma subito ciò è offuscato dalla gelosia-consapevolezza che la donna non ricambia la dedizione dell’innamorato. Si presenta una novità rivoluzionaria nella letteratura latina, poiché l’amore (non solo desiderio fisico, ma affetto profondo-aspirazione a un’unione totale, di corpi-anime) è concepito come un’esperienza nella vita di un uomo necessaria, senza esso l’esistenza perderebbe significato. Questo amore è fuori schemi accettati socialmente, è proibito: Lesbia è una matrona di alto lignaggio, sposata a un uomo politico; il rapporto è T4: VIVAMUS, MEA LESBIA, ATQUE AMEMUS Vivamus congiuntivo esortativo, mea Lesbia, atque amemus, Viviamo, mia Lesbia, e amiamo, rumoresque senum severiorum comparativo assoluto e brontolii degli anziani piuttosto severi omnes unĭus genitivo, agg numerale aestimemus assisunità di misura. consideriamoli tutti di una moneta di poco valore. Soles metonimia occidere et redireredeo possunt: I soli possono tramontare e ritornare/risorgere: nobis cum semel occĭdit brevis lux, 5 una volta che la breve luce tramonta nox est perpetua una dormienda 2 anastrofi, parallelismo nome-verbo, agg-verbo. noi dobbiamo dormire una sola eterna notte Da imperativo mi arcaismo basia mille, deinde centum, Dammi mille baci, poi cento dein mille altera, dein secunda centum, poi altri mille, poi una seconda volta cento deinde usque altera mille, deinde centum. poi fino altri mille, poi cento. Dein, cum milia multa fecerīmus futuro anteriore , 10 Poi, quando ne avremo fatto molte migliaia conturbabimus illa, ne sciamus, mischieremo quelli, affinché non sappiamo (quanti baci ci siano) aut ne quis aliquis malus invidere possit, o affinché nessuno di malvagio ci possa invidiare cum tantum sciat esse basiorum. sapendo che ci sono tanti baci (c’è tanto di baci) T5: LESBIA E LE ALTRE Quinta formosa est multis. Mihi candida, longa, Quinzia è formosa per molti. Per me è candita, alta recta est. Haec ego sic singula confiteor, e proporzionata. Io riconosco così questi aspetti separatamente, totum illud formosa nego: nam nulla venustas, nego quel tutto bella: infatti nessuna bellezza, nulla in tam magno est corpore mica salis. nessun grano di sale c’è in un corpo tanto grande. Lesbia formosa est, quae cum pulcerrima tota est, Lesbia è bella e questa è sia tutta molto bella, 5 tum omnibus una omnis poliptoto surripuit Veneres metonimia sia una sola ha strappato tutte le qualità amabili a tutte (le donne) T6: ILLE MI PAR ESSE DEO VIDETUR Ille mi par esse deo videtur, quello mi sembra essere pari a un dio, ille, si fas est, superare divos retto da videtur, quello, se è lecito, (mi pare) superare i divini, qui riferita ad ille sedens part pre adversus identĭdem te lui che sedendo più volte di fronte a te spectat et audit guarda e ascolta dulce ridentem part pre, misero quod omnis 5 che ridi dolcemente, cosa che a me misero eripit sensus mihi: nam simul te, strappa tutti i sensi sentimenti: infatti appena io, Lesbia, aspexi, nihil est super tmesi mi Lesbia, ti vedo, non mi rimane nulla di <vocis in ore>, voce in bocca, lingua sed torpet, tenuis sub artus ma la lingua si attorciglia, sorge una fiamma tenue flamma demānat, sonitu suopte rafforza il pronome 10 sotto lungo gli arti, le orecchie tentennano tintinant aures, gemina teguntur di un proprio suono, gli occhi sono coperti lumina nocte. da una duplice notte. Otium, Catulle, tibi molestum est: l’ozio, Catullo, ti è molesto: otio exultas nimiumque gestis. Nell’ozio ti imbrogli e ti gestisci minimamente (non ti gestisci per niente) Otium et reges prius et beatas 15 Ozio perse prima sia re perdidit urbes che città beate T8: PAROLE SCRITTE SULL’ACQUA (blocchi di due versi, esametro pentametro) Nulli se dicit mulier mea nubere malle La mia donna dice di preferire di non sposare nessuno altro quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat ipotetica. che (a) me, neanche se Giove stesso la chiedesse. Dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti, Dice: ma ciò che dice una donna all’avido amante, in vento et rapida scribere oportet aqua stl figurato è necessario scriverlo nel vento e nella rapida acqua T9: C’E’ DIFFERENZA TRA AMARE E BENE VELLE (amare=frazione sessuale; bene velle=sentimento) Dicebas quondam solum te nosse legame sessuale Catullum, Un tempo tu dicevi di conoscere soltanto Catullo Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem. Lesbia, e di non voler abbracciare Giove al posto mio. Dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam cosecutiva, Allora ti ho amata non soltanto come la gente comune ama un amica, sed pater ut gnatos dilĭgit et generos. ma come un padre ama i figli ed i generi. Nunc te cognovi: quare etsi concessiva impensius comparativo assoluto uror, 5 Allora ora ti ho conosciuta: perciò sebbene io bruci più ardentemente multo mi tamen es vilior et levior comparativi. tuttavia per me tu sei molto più vile e superficiale. «Qui potis est», inquis? Quod amantem part pre iniuria talis «come può essere», dici? Perché una tale offesa costringe l’amante cogit causale amare magis, sed bene velle minus. ad amare di più, ma a voler bene di meno. T11: ODI ET AMO Odi difettivo, perf logico (presente) et amo OSSIMORO. Quare id acc neut plu faciam cong pres, fortasse allitterazione requiris. interrogativa Odio e amo. Perché io faccia ciò, forse tu chiedi. Nescio, sed fieri sentio richiamo fonico et excrucior. Non so, ma sento che accade e mi tormento. T12: FULSERE QUONDAM CANDIDI TIBI SOLES Miser Catulle, desinas cong esortativo ineptire, Misero Catullo, smetti di impazzire, et quod vides perisse perdĭtum predicativo di quod ducas cong esortativo. E ciò che vedi andato perduto consideralo perduto. Fulsēre perfetto apocopato quondam candidi tibi soles, Brillarono una volta per te dei soli luminosi cum ventitabas frequantativo, ripetutamente quo mal puella ducebat quando andavi dove la fanciulla ti conduceva amata nobis quantum amabitur futuro nulla. 5 amata da noi quanto nessuna sarà amata. Ibi illa multa tum iocosa fiebant, Allora li molte cose tanto giocose accadevano, quae tu volebas nec puella nolebat litote. che tu volevi e la fanculla voleva. Fulsēre vere candidi tibi soles. Splendettero per davvero per te candidi giorni. Nunc iam illa non volt: tu quoque inpote<ns noli imperativo>, Ora ormai quella non vuole: anche tu incapace di controllarti non vuoi, nec quae fugit sectare, nec miser vive, 10 e non inseguire colei che fugge, e non vivere miseramente, sed obstinata mente perfer imperativo tronco, obdura. Ma ostinatamente con animo sopporta, resisti. Vale, puella. Iam Catullus obdurat; Addio, fanciulla. Già Catullo resiste; nec te requiret nec rogabit in vitam; Ne ti cercherà ne ti chiederà in vita controvoglia at tu dolebis, cum rogaberis nulla. ma tu ti dorrai quando da nessuno sarai richesta. Scelesta, vae te, quae tibi manet vita? 15 Scellerata, guai a te, quale vita ti rimane? Quis nunc te adibit? Cui videberis bella? Chi si avvicinerà a te? Chi ti vedrà bella? Quem nunc amabis? Cuius esse dicēris? Chi ora amerai? Di chi dirai di essere? Quem basiabis? Cui labella mordebis? Chi bacerai? a chi morderai le labbra? At tu, Catulle, destinatus obdura. Ma tu, oh Catullo, ostinato resisti. T15: UN INVITO A CENA Cenabis bene, mi Fabulle, apud me Cenerai bene, mio Fabullo, presso me paucis, si tibi di favent, diebus compl tempo det,
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