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CAVITA' ORBITARIA E OCCHIO tratti da "L'anatomia del Gray", Dispense di Anatomia

Nel documento è presente una dispensa circa le strutture anatomiche della cavità orbitaria e dell'occhio tratta da "L'anatomia del Gray".

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 12/07/2023

gi.emmee
gi.emmee 🇮🇹

4.5

(8)

27 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica CAVITA' ORBITARIA E OCCHIO tratti da "L'anatomia del Gray" e più Dispense in PDF di Anatomia solo su Docsity! OCCHIO ORBITA E ANNESSI OCULARI CAVITA’ ORBITARIA Ha la forma di una piramide a base quadrilatera rivolta verso l’esterno ed occupata anteriormente per 1/5 del volume dall’orbita. L’asse è diretto posteromedialmente. Contiene l’occhio, muscoli annessi nervi 2,3,4,6 e divisione oftalmica e mascellare del 5, il ganglio ciliare parasimpatico e i vasi oftalmici. È presente anche l’apparato lacrimale che provvede al drenaggio lacrimale della cavità nasale. - Il tetto dell’orbita è costituito anteriormente dal processo orbitario dell’osso frontale e posteriormente dalle piccole ali dell’osso sfenoide. È concavo e contiene anteromedialmente il seno frontale e la fossa trocleare per la troclea in cui passa il tendine del muscolo obliquo superiore e anterolateralmente la fossa per la parte orbitaria della ghiandola lacrimale. Si inclina in basso verso l’apice unendosi alla piccola ala dello sfenoide. Il foro ottico si trova tra le piccole ali e medialmente è presente il corpo dello sfenoide. - La parete mediale è costituita anteriormente dal processo frontale dell’osso mascellare, dall’osso lacrimale, dalla lamina papiracea dell’osso etmoide, dal corpo dello sfenoide e dal processo orbitario dell’osso palatino. Tra la cresta lacrimale anteriore sul processo frontale dell’osso mascellare e la cresta lacrimale posteriore dell’osso lacrimale, l’uncino lacrimale si forma il canale nasolacrimale che si continua con un processo che discende dalla cresta lacrimale posteriore. Vi sono inoltre i due fori etmoidali anteriori e posteriori. L’etmoide si articola con il margine mediale della lamina orbitaria dell’osso frontale. - Il pavimento dell’orbita è costituito prevalentemente dal processo orbitario dell’osso mascellare, che si articola anterolateralmente con la faccia orbitaria dell’osso zigomatico e posteromedialmente con il processo orbitario triangolare dell’osso palatino. È sottile e ricopre il seno mascellare. Sulla superficie mediale del pavimento è presente il solco infraorbitario che diventa foro infraorbitario. Anteriormente il pavimento si continua con la parete laterale, posteriormente è separato da essa dalla fessura orbitaria inferiore che divide l’orbita dalla fossa cranica anteriore e la mette in comunicazione con la fossa pterigopalatina e con la fossa infratemporale. - La parete laterale dell’orbita è formata anteriormente dal processo frontale dell’osso zigomatico e posteriormente dalla grande ala dell’osso sfenoide. Sulla faccia zigomatica sono presenti i fori zigomaticofaciale tra unione del pavimento e della parete laterale e zigomaticotemporale ad un livello più alto. Sul margine laterale è presente il tubercolo orbitario per l’inserzione del legamento sospensorio di Lookwood, del legamento laterale della palpebra e l’aponeurosi del muscolo elevatore della palpebra. Anteriormente parete laterale divide l’orbita dalla fossa infratemporale, posteriormente dalla fossa cranica media. La parete laterale anteriormente si continua con il tetto e posteriormente è separata da esso dalla fessura orbitaria superiore che si forma tra le piccole ali superiormente e le grandi ali dell’osso sfenoide inferiormente, ed è più spessa superolateralmente e più stretta inferomedialmente dove presenza un tubercolo per l’inserzione dell’anello tendineo di Zinn. FESSURE E FORI ORBITARI  Foro ottico: tra le due radici delle piccole ali. La radice superiore si continua anteriormente con il giogo sfenoidale e posteriormente forma il processo clinoideo anteriore, la radice inferiore termina sul margine posteriore del solco prechiasmatico. Nel foro ottico vi è il passaggio del nervo ottico e inferolateralmente ad esso l’arteria oftalmica. Inferolateralmente c’è l’anello tendineo dello Zinn.  Fessura orbitaria superiore: tra le piccole ali e le grandi ali dell’osso sfenoide. Medialmente c’è il corpo dello sfenoide e all’estremità anteriore è chiusa dall’osso frontale. Permette passaggio dei nervi oculomotore, trocleare, rami oftalmici del nervo trigemino, abducente e vene oftalmiche.  Fessura orbitaria inferiore: delimitata superiormente dalle grandi ali dello sfenoide, inferiormente dall’osso mascellare e dal processo piramidale dell’osso palatino e lateralmente dall’osso zigomatico. Essa collega l’orbita alla fossa pterigopalatina e infratemporale e in questa passano i rami infraorbitario e zigomatico del nervo mascellare e i rami infraorbitari provenienti dal ganglio pterigopalatino, e un ramo anastomotico tra la vena oftalmica inferiore ed il plesso venoso pterigoideo.  Fori etmoidali: anteriori e posteriori e permettono il passaggio dei relativi vasi e nervi.  Anello tendineo (di Zinn): anello fibroso che circonda il foro ottico e parte della fessura orbitaria superiore e si inserisce sulla parte superiore, inferiore e mediale della fessura orbitaria superiore. In essa decorrono il foro ottico e quindi il nervo ottico e l’arteria oftalmica, la divisione superiore e inferiore del nervo oculomotore, il ramo nasociliare del nervo oftalmico e il nervo abducente. Il nervo trocleare, i rami lacrimale e frontale non passano nell’anello tendineo di Zinn ma solo nella fessura orbitaria superiore. Da esso originano i 4 muscoli retti. Nell’anello tendineo non decorrono le strutture che passano nella fessura orbitaria inferiore. TESSUTO CONNETTIVO E CORPO ADIPOSO DELL’ORBITA Il tessuto connettivo dell’orbita fornisce supporto al bulbo oculare e ne permette i movimenti. SETTO ORBITARIO Il setto orbitario è un foglietto membranoso inserito sul margine orbitario dove si continua con il periostio e sui tarsi. Sulla palpebra superiore si fonde con il muscolo elevatore della palpebra, inferiormente è perforato da un prolungamento fibroso del muscolo retto inferiore e del muscolo obliquo inferiore. Passa posteriormente al legamento palpebrale mediale e al sacco nasolacrimale e lateralmente è più spesso. Diversi nervi e vasi decorrono nel setto per giungere all’orbita. FASCIA DEL BULBO OCULARE (DI TENONE) È una guaina di rivestimento che circonda il bulbo oculare dal nervo ottico alla giunzione sclerocorneale separando il bulbo dal corpo adiposo dell’orbita. La faccia oculare aderisce alla sclera lassamente mediante il tessuto connettivo episclerale, è più robusta a livello della giunzione sclerocorneale e posteriormente. Posteriormente è attraversata dai vasi e dai nervi ciliari. Si fonde con la sclera e con la guaina del nervo ottico nel punto in cui quest’ultimo attraversa l’orbita. È perforata dai tendini dei muscoli estrinseci dell’occhio intorno ai quali forma una guaina tubulare chiamata fascia muscolare. CORPO ADIPOSO DELL’ORBITA Gli spazi tra le strutture principali dell’orbita sono occupati da tessuto adiposo, in particolare tra il nervo ottico e i muscoli estrinseci e tra i muscoli stessi. Esso aiuta a stabilizzare la posizione del bulbo oculare e fa da incavo in cui l’occhio può ruotare. MUSCOLI  Muscolo elevatore della palpebra superiore: origina con un tendine dalla porzione inferiore della piccola ala superiormente e davanti al foro ottico, poi con l’aponeurosi si inserisce sul tarso e altre fibre perforano il muscolo orbicolare dell’occhio per inserirsi sulla cute. Vascolarizzato dall'arteria oftalmica e dal suo ramo sopraorbitario, innervato dalla divisione superiore dal nervo oculomotore e da fibre simpatiche provenienti dal plesso che circonda l'arteria carotide interna.  Muscolo retto superiore: origina con un tendine dall'anello tendineo superiormente e lateralmente al foro ottico, decorre anterolateralmente e si inserisce sulla porzione superiore della sclera. Vascolarizzato dall'arteria oftalmica e dal suo ramo sopraorbitario, innervato dalla divisione superiore dal nervo oculomotore. STRUTTURA DELLA PALPEBRA Dall’esterno verso l’interno:  Cute: si continua con la congiuntiva a livello dei margini palpebrali.  Tessuto connettivo sottocutaneo: lasso, privo di tessuto adiposo e fibre elastiche.  Fibre porzione palpebrale del muscolo orbicolare dell’occhio.  Tessuto connettivo sottomuscolare: strato fibroso lasso che superiormente si continua con lo strato sottoaponeurotico del cuoio capelluto;  Tarso: i tarsi superiore e inferiore sono due lamine di tessuto fibroso denso e compatto a forma di mezzaluna convesse che forniscono sostegno alla palpebra e ne determinano la forma adattandosi alla superficie oculare. Il margine ciliare libero è rettilineo e in prossimità dei follicoli delle ciglia, mentre il margine orbitario è curvo e convesso e si inserisce sul setto orbitario. Il tarso superiore è più grande di quello inferiore. I due tarsi sono connessi dal legamento palpebrale mediale che decorre dalle loro estremità mediali alla cresta lacrimale anteriore e al processo frontale dell’osso mascellare e sull’inserzione sul tarso si divide per circondare i canalicoli lacrimali e giace davanti al sacco nasolacrimale e al setto orbitario, e dal legamento laterale che decorre dalle loro estremità laterali ad un tubercolo sull’osso zigomatico e si trova inferiormente al setto orbitario e al rafe palpebrale laterale del muscolo orbicolare dell’occhio. Sul tarso superiore si inserisce l’aponeurosi del muscolo elevatore della palpebra e il muscolo tarsale superiore, sul tarso inferiore si inserisce il muscolo tarsale inferiore che abbassa di poco la palpebra inferiore (i due muscoli tarsali hanno innervazione simpatica).  Ghiandole palpebrali: le ghiandole tarsali o di Meibomio sono ghiandole sebacee che occupano il tarso e sono disposte perpendicolarmente al margine palpebrale; hanno un condotto rettilineo e numerosi diverticoli, e si aprono con un piccolo orifizio sul margine palpebrale libero. La loro secrezione crea uno strato lipidico sul film lacrimale che impedisce la disidratazione e l’evaporazione. Le ghiandole sebacee di Zeis e sudoripare di Moll sono associate alle ciglia.  Setto orbitario: membrana elastica che unisce il margine posteriore del margine orbitario ai tarsi.  Congiuntiva palpebrale: fornisce la componente mucosa dello strato lacrimale dell’occhio e protegge dalle infezioni; si estende anteriormente dai margini palpebrali e riveste le palpebre, poi piega su se stessa a formare i fornici ricoprendo la sclera fino alla giunzione sclerocorneale. È una mucosa sottile e trasparente che si continua con la cute delle palpebre, con i condotti delle ghiandole tarsali e con sacco lacrimale, e forma un sacco che si apre anteriormente nella fessura palpebrale. È diviso in 5 parti, le prime tre formano la congiuntiva palpebrale: regione marginale dal margine libero della palpebra agli orifizi delle ghiandole tarsali fino al solco sottotarsale; regione tarsale, adesa al tarso e riccamente vascolarizzata; regione orbitaria fino ai fornici, punto in cui si piega e in cui si aprono i condotti lacrimali; parte bulbare connessa in modo lasso al bulbo; regione limbare, intorno alla cornea e accoglie una rete di capillari. VASCOLARIZZAZIONE PALPEBRE E DRENAGGIO LINFATICO Arterie e vene palpebrali. Le vene drenano o nelle vene faciali o nelle vene infraorbitarie. La parte laterale delle palpebre è drenata nei linfonodi parotidei superficiali o profondi e la parte mediale è drenata nei linfonodi sottomandibolari. APPARATO LACRIMALE È formato dalle strutture responsabili della produzione delle lacrime e della via di drenaggio lacrimale, che raccoglie il liquido lacrimale e lo porta nella cavità nasale.  Ghiandola lacrimale: produttore principale della componente acquosa del film lacrimale; ha una composizione elettrolitica simile al plasma e protegge l’occhio da infezioni grazie a diverse proteine. È composta dalla parte orbitaria che alloggia in una fossa nel processo zigomatico dell’osso frontale ed è superiore al muscolo elevatore della palpebra superiore, e dalla parte palpebrale che si estende inferiormente all’aponeurosi del muscolo elevatore della palpebra superiore. Le due parti si continuano posterolateralmente intorno al margine laterale dell’aponeurosi del muscolo elevatore della palpebra superiore. I condotti si riversano nel fornice superiore della congiuntiva. Sono vascolarizzate dall’arteria lacrimale e drenate dalle vene lacrimali che drenano nella vena oftalmica superiore. Sono tubuloacinose lobulate. Ci sono altre ghiandole minori di Krause e Wolfring all’interno o in prossimità del fornice.  Film lacrimale preoculare: ricopre le parti esposte della superficie oculare ed è formato da tre strati; quello più esterno è lipidico e secreto dalle ghiandole di Meibomio, quello medio è acquoso e secreto dalle ghiandole lacrimali, quello interno è mucoso e secreto dalle ghiandole mucipare caliciformi. Appiana le irregolarità dell’epitelio corneale, nutre la cornea, è la superficie refrattiva dell’occhio ed ha azione antimicrobica. VIA DI DRENAGGIO LACRIMALE Le lacrime vengono continuamente ricambiate. Si accumulano nell’angolo cantale mediale e vengono drenate nei punti lacrimali superiori e inferiori, che conducono ai canalicoli lacrimali; essi inizialmente hanno una direzione verticale, poi formano una ampolla e piegano medialmente per formare un canale comune prima di raggiungere il sacco lacrimale. Il sacco lacrimale è l’estremità superiore del condotto nasolacrimale ed è a fondo cieco; si trova tra la cresta lacrimale anteriore dell’osso mascellare e la cresta lacrimale posteriore dell’osso lacrimale e inferiormente continua con il condotto nasolacrimale formato dalla mascella, dall’osso lacrimale e dal cornetto nasale inferiore che decorre in basso fino a giungere al meato nasale inferiore. OCCHIO La superficie esterna dell’occhio è formata da due sfere, la sclera e la cornea. Nell’occhio si possono distinguere un segmento anteriore, parte della cornea, compreso tra cornea e lente, a sua volta diviso in una camera anteriore tra la cornea e l’iride e in una camera posteriore compresa tra l’iride e la lente; contengono umore acqueo prodotto dall’epitelio del corpo ciliare e passa attraverso la pupilla, circola nella camera anteriore e viene drenato nel canale di Schlemm a livello dell’angolo di filtrazione iridocorneale. L’umore acqueo fornisce supporto al cristallino e alla cornea, che non sono vascolarizzati. Il segmento posteriore, parte della sclera, va invece tra la lente e la porzione posteriore dell’occhio e forma la camera vitrea. Internamente alla sclera si trova l’uvea, formata dalla coroide, dal corpo ciliare e dall’iride. Internamente alla coroide si trova la retina che termina anteriormente con l’ora serrata, che segna anche la congiunzione tra corpo ciliare e coroide. Il cristallino si trova posteriormente all’iride ed è collegato al corpo ciliare con le fibre zonulari. Nel corpo ciliare si trovano muscoli lisci che regolano la tensione esercitata sul cristallino. Anche a livello dell’iride si trova muscolatura liscia che ne determina l’apertura. TONACA ESTERNA La tonaca esterna è formata dalla cornea e dalla sclera, che insieme costituiscono una capsula semielastica per il bulbo oculare e ne determinano la geometria. La sclera fa in modo che la luce che entra dalla pupilla giunga alla retina, è opaca e rappresenta il punto di inserzione per i muscoli estrinseci dell’occhio. La cornea invece è trasparente e fa in modo che la luce entri e mantiene umida la superficie anteriore dell’occhio per la rifrazione. SCLERA Forma il 93% della tonaca esterna. Anteriormente continua con la cornea a livello della giunzione sclerocorneale, chiamata limbo, e posteriormente è forata per il passaggio del nervo ottico. Permette l’inserzione dei muscoli retti dell’occhio. Presenta dei fori anteriormente per le arterie ciliari anteriori, a livello dell’equatore per le vene vorticose e posteriormente per le arterie e nervi ciliari lunghi e brevi. È più spessa posteriormente. La sclera è formata da tre strati: 1. Strato episclerale: è lo strato più esterno ed è formato da tessuto fibrovascolare lasso con pochi vasi sanguigni, anteriormente ad esso c’è la congiuntiva. Esternamente si trova la capsula del bulbo oculare. 2. Stroma sclerale: formato da fibre collagene immerse in proteoglicani che hanno diverse inclinazioni e rendono la sclera opaca perché si ha una dispersione di luce. Ha pochi vasi ma è molto innervato. importante per la resistenza ai movimenti. 3. Lamina sopracorioidea: è lo strato più interno a contatto con la coroide, è formata da fibre e melanociti che assorbono luce. Anteriormente si inserisce sulla lamina sopracciliare. Posteriormente alla sclera sono presenti i fori che permettono il passaggio dei rami del nervo ottico e formano la lamina cribrosa. CORNEA È la parte anteriore trasparente non vascolarizzata, anteriormente è convessa. È più ricurva rispetto alla sclera e tra le due si forma la giunzione sclerocorneale. La cornea è formata da 5 strati: 1. Epitelio corneale: formato da 5/6 strati cellulari, quello inferiore è cilindrico, quelli superiori sono poliedrici e quello esterno è piatto. Sono tenuti insieme da tight junction e fanno in modo che nell’occhio non entrino agenti esterni e proteggono. 2. Membrana limitante anteriore: formata da fibre collagene poste nella matrice. 3. Stroma corneale: formata da lamelle costituite da fibrille di collagene disposta in maniera ordinata e regolare che insieme alla idratazione favoriscono la trasparenza della cornea. 4. Membrana limitante posteriore: fa da membrana basale per l’endotelio. 5. Endotelio: singolo strato di cellule squamose tenute insieme da tight junction e gap junction che hanno meccanismi di trasporto attivo per l’idratazione corneale. La cornea è innervata dai rami del nervo oftalmico, che perdono la guaina mielinica quando entrano nel bulbo e formano un plesso anulare. GIUNZIONE SCLEROCORNEALE Segna la transizione tra la cornea e la sclera. L’epitelio della cornea si fonde con l’epitelio della congiuntiva, la membrana di Bowman termina e lo strato stromale perde la regolarità. La membrana di Descemet si disperde nelle fibre del sistema trabecolare e l’endotelio si continua con quello trabecolare. TONACA VASCOLARE È formata dalla coroide, dal corpo ciliare e dall’iride, che insieme costituiscono l’uvea. La coroide riveste la faccia interna della retina fino all’ora serrata, il corpo ciliare prosegue in avanti dalla coroide alla circonferenza dell’iride. L’iride è un diaframma regolabile circolare posteriore alla cornea e anteriore al cristallino che forma al centro la pupilla. COROIDE Riveste la faccia interna della sclera fino all’ora serrata e riveste posteriormente i 5/6 dell’occhio. è formata da uno strato pigmentato e molto vascolarizzato. Posteriormente, nel punto in cui entra il nervo è strettamente adesa alla sclera, anteriormente è lassa e trova la lamina sopracorioidea (lamina fusca). corioidea (e anche dal corpo ciliare e dall’iride) viene convogliato nelle quattro vene vorticose (una per ogni quadrante del globo oculare), tributarie anch’esse della vena oftalmica. MEZZI DIOTTRICI DELL’OCCHIO La cornea, l’umore acqueo, il cristallino e il corpo vitreo formano i mezzi diottrici dell’occhio e permettono la formazione dell’immagine sulla retina attraverso la trasmissione e la rifrazione della luce. UMORE ACQUEO È formato dal plasma presente nei capillari fenestrati dei processi ciliari, il quale ha una composizione molto simile all’acqua ed è quasi del tutto privo di proteine. L’umore acqueo è secreto nella camera posteriore dall’epitelio non pigmentato sui processi ciliari poi passa intorno all’equatore del cristallino e defluisce nella camera anteriore dell’occhio per poi essere drenato dal sistema trabecolato del canale di Schlemm a livello dell’angolo iridocorneale e arrivare tramite vasi intrasclerali alle vene episclerali, e da qui alla vena oftalmica. Una piccola parte è drenata dal muscolo ciliare negli spazi sopracciliare e sopracorioideo. Il canale di Schlemm si trova a livello del limbo ed è formato dal sistema trabecolare che si continua anteriormente con la membrana di Descemet e con l’endotelio della cornea e si inserisce sullo sperone sclerale. L’umore acque nutre la cornea e il cristallino in quanto sono privi di capillari e rimuove i loro prodotti di scarto, inoltre produce la pressione endoculare utile a mantenere la forma dell’occhio. CRISTALLINO È un corpo trasparente, capsulato e biconvesso posto nell’umore acqueo. È privo di vasi e di nervi in modo da non alterare la sua trasparenza. Ha la funzione di regolare la messa a fuoco. Anteriormente è in rapporto medialmente con l’iride, ma perifericamente divergono per creare spazio e formare la camera posteriore, posteriormente è in rapporto con la fossa jaloidea del corpo vitreo. A livello dell’equatore è circondato dalle fibre zonulari che provengono dai processi ciliari e fondamentali per il suo mantenimento in sede. La convessità anteriore del cristallino è meno pronunciata di quella posteriore. Il cristallino è formato da tre strati: esternamente è circondato da una capsula, all’interno è formato da cellule allungate definite fibre del cristallino che sulla faccia anteriore sono rivestite da un singolo strato epiteliale. CAPSULA DEL CRISTALLINO Formata da fibre collagene proteoglicani e glicosaminoglicani ed è una membrana basale che avvolge interamente il cristallino. Deriva dall’epitelio anteriore del cristallino. La capsula è elastica grazie alla disposizione delle fibre collagene e ciò è fondamentale per il processo dell’accomodazione. Al suo equatore si inseriscono le fibre zonulari. EPITELIO DEL CRISTALLINO Si trova tra la capsula del cristallino e le fibre del cristallino. È uno strato formato da cellule irregolarmente cubiche. Esse si differenziano in fibre del cristallino in una zona anteriore all’equatore e producono proteine per queste fibre fino a quando si allungano. Le cellule che si sono formate in precedenza a mano a mano occupano una posizione più profonda e non vengono mai eliminate. FIBRE DEL CRISTALLINO Si formano per mitosi a partire dall’epitelio del cristallino. Quelle in corrispondenza dell’equatore sono nucleate, le fibre profonde perdono il nucleo e gli organelli. Durante l’arco della vita le fibre del cristallino si accumulano e ciò fa in modo che quelle precedenti si dispongano nella zona centrale, mentre quelle più recenti si dispongono in una zona corticale. Le fibre del cristallino sono tenute insieme da gap junction e desmosomi e producono le cristalline, proteine che permettono la trasparenza la refrazione e l’elasticità del cristallino. RIFRAZIONE OCULARE La cornea e l’umore acqueo hanno un indice di rifrazione simile a quello dell’acqua, ma il film lacrimale che ricopre i 2/3 anteriori dell’occhio è a contatto con l’aria e qui avviene il fenomeno di rifrazione, poi nel cristallino continua il processo di rifrazione. CORPO VITREO Occupa i 4/5 del bulbo oculare. Anteriormente è il rapporto con il cristallino mediante una concavità che forma la fossa jaloidea, con le fibre zonulari e con il corpo ciliare, posteriormente con la retina. È incolore e formato per il 99% da acqua. Il perimetro è formato da una sostanza gelatinosa definita corteccia formata da fibre di collagene che presenta gli ialociti, che fanno da fagociti mononucleati e producono acido ialuronico. Il centro del corpo vitreo è liquido e presenta l’acido ialuronico sotto forma di catene di glicosaminoglicani. Anteriormente a livello della pars plana del corpo ciliare la corteccia è più resistente e questa zona prende il nome di base della corteccia. L’inserzione a livello del disco ottico prende il nome di peripapillare. Dal disco ottico si porta in avanti il canale jaloideo che contiene l’arteria jaloidea che scompare circa 6 settimane prima della nascita. RETINA Foglietto cellulare che avvolge parte posteriore del bulbo fino all’ora serrata, inferiormente alla coroide e superiormente al corpo vitreo. Medialmente c’è la papilla ottica in cui convergono gli assoni delle cellule gangliari che formano il nervo ottico, lateralmente c’è la macula lutea il cui centro è composto dalla fovea e dalla foveola ed è priva di vasi sanguigni. La papilla ottica è un punto cieco privo di fotorecettori, la fovea invece presenta solo i coni ed è importante per l’acuità visiva. STRATI DELLA RETINA Lo strato più esterno, l’epitelio pigmentato, contiene i fotorecettori sensibili alla luce che convertono l’immagine ottica in impulso nervoso. Dai fotorecettori l’attività neuronale si trasferisce radialmente alle cellule gangliari e bipolari, lateralmente alle parti più esterne con cellule orizzontali e alle parti più interne con le cellule amacrine. I fotorecettori fanno sinapsi tra di loro, con le cellule bipolari ed orizzontali nello strato 5, lo strato plessiforme esterno; le cellule bipolari, amacrine e gangliari contraggono sinapsi nello strato 7, lo strato plessiforme interno. Gli assoni delle cellule gangliari decorrono nello strato 9 verso il disco ottico nello strato delle fibre nervose e formano il nervo ottico che porta l’informazione visiva alle aree visive. La disposizione a strati non è presente nella papilla del nervo ottico, nella fovea, nella foveola e nell’ora serrata. Nella papilla ci sono solo assoni, nella fovea e nella foveola gli strati sono dislocati, nell’ora serrata l’epitelio pigmentato si fonde con quello del corpo ciliare. EPITELIO PIGMENTATO L’epitelio pigmentato è uno strato unico di cellule che rinforza l’assorbimento della luce da parte della coroide riducendo la diffusione di luce nell’occhio. La parte basale ha il nucleo e pochi pigmenti, da quella apicale si estendono processi in rapporto con i coni e i bastoncelli; tali processi contengono melanina ed aumentano acuità. Inoltre l’epitelio pigmentato aiuta la fagocitosi di dischi membranosi che si staccano dalle estremità dei coni e dei bastoncelli. FOTORECETTORI La parte fotosensibile dei fotorecettori è quella più esterna adiacente all’epitelio pigmentato, quindi il raggio di luce deve attraversare prima tutta la retina per giungere ad essi.  Bastoncelli: sono assenti nella parte centrale della fovea ed aumentano verso l’ora serrata. Sono importanti per la visione periferica, per la visione al buio detta scotopica e per la visione degli oggetti in movimento. Sono molto più sensibili alla luce rispetto ai coni, e possono essere eccitati con un solo fotone. Ogni bastoncello è costituito da tre parti: il segmento esterno, il segmento interno e la fibra del bastoncello. Il segmento esterno fotosensibile è formato da circa 700 dischi membranosi a doppia membrana o appiattiti che si rinnovano di continuo grazie al segmento interno. Questi dischi contengono il pigmento rodopsina, formato da una proteina chiamata opsina combinata con il retinale, un’aldeide della vitamina A (acido retinoico). Quando giunge ad esso un quanto di luce viene indotto un cambiamento di conformazione e l’iperpolarizzazione del segmento interno e della fibra del bastoncello che inducono l’inibizione del rilascio di glutammato, secreto in assenza di luce. Il segmento interno contiene gli organelli citoplasmatici ed è unito a quello esterno con un ciglio. La fibra del bastoncello, un filamento che comprende il nucleo in una regione dilatata e forma lo strato nucleare esterno, il quarto, e finisce come terminazione sinaptica a forma di sfera a contatto con i neuroni bipolari e associativi.  Coni: sono importanti nella visione diurna detta fotopica, nell’acuità visiva e nella visione dei colori. I coni sono formati da un segmento esterno, un segmento interno e da una fibra del cono. Il segmento esterno è formato da dischi membranosi e contenenti pigmenti; esistono tre tipi di coni, ciascuno con un pigmento diverso formato da retinale ed una proteina diversa. Ciascuna delle proteine può favorire il massimo assorbimento della luce rossa, verde o blu e permettere la visione tricromatica. Il segmento interno contiene gli organelli citoplasmatici. La fibra del cono contiene il nucleo e forma, insieme alle fibre dei bastoncelli, lo strato nucleare esterno, il quarto. La quantità di coni aumenta verso la regione posteriore della retina fino alla fovea, dalla quale fuoriescono le fibre dei coni e le cellule bipolari che formano una concavità che riduce l’impedimento del passaggio di luce attraverso la retina; inoltre la mancanza di capillari nella retina impedisce la diffusione di luce nel sangue circolante. CELLULE BIPOLARI Esistono diversi tipi di cellule bipolari in base a struttura e funzione. Esse si interpongono tra i fotorecettori e le cellule gangliari. Ciascuna cellula bipolare può essere contattata da numerosi bastoncelli. Nelle parti di retina periferiche contraggono sinapsi anche con i coni, e a livello della fovea ogni fibra del cono contrae sinapsi con i dendriti di diverse cellule bipolari. Esistono 9 tipi, di cui 8 fanno sinapsi con i coni e 1 con i bastoncelli. Le cellule bipolari per i coni sono di tre tipi: nane per la risoluzione spaziale che prendono contatto solo con un cono nella parte centrale della retina e 2/3 in periferia, le cellule per i coni S per le basse lunghezze d’onda, cellule bipolari diffuse per la luminosità e si connettono ad un massimo di 10 coni. Le cellule sono ON se inducono depolarizzazione quando si accende la luce ed inibiscono il rilascio di glutammato, le cellule sono OFF se inducono iperpolarizzazione quando la luce si spegne e attivano il rilascio di glutammato. Le cellule per i bastoncelli possono contrarre sinapsi con 30-35 bastoncelli nella retina centrale e massimo 45 in periferia e sono solo ON. Queste cellule fanno sinapsi con lo strato plessiforme interno, il settimo, le ON all’interno e le OFF all’esterno.
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