Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Chabod - Storia dell'idea d'Europa, Sintesi del corso di Storia

Sintesi del libro di Federico Chabod

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 21/06/2016

Paola.Barbagallo
Paola.Barbagallo 🇮🇹

4.6

(15)

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Chabod - Storia dell'idea d'Europa e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! CHABOD – STORIA DELL'IDEA D'EUROPA PREMESSA Uno dei temi più cari a Federico Chabod è quello che riguarda la creazione della civiltà europea, al punto di esser spunto a ripercorrere l'iter di questa civiltà per capire quando gli avi abbiano acquistato coscienza di essere europei. Fino a qualche anno fa, questo tema veniva ignorato, tanto che le prime opere che parlano di Europa sono quelle più lontane dal presente. Fondamentalmente, la ricerca è formata da due momenti: uno soggettivo, in cui le varie generazioni riprendono l'esame di alcuni grandi periodi storici, l'altro, oggettivo, che riguarda la conoscenza delle fonti, la perizia filologica, l'accuratezza della ricostruzione. I due momenti sarebbero però inutili se mancasse l'amore per la verità, per cui uno storico ripudierebbe le sue stesse idee una volta riconosciuto filologicamente l'errore. Quello che ci interessa in questo ambito è il concetto di Europa dal punto di vista culturale e morale. Quando diciamo “Europa”, oggi, non intendiamo solo le terre, ma una cultura, una forma di civiltà. Il problema da risolvere è capire quando gli abitanti in terra europea iniziarono a pensare a se stessi come europei, e cioè quando il nome Europa iniziò a designare non solo un complesso geografico, ma anche storico e culturale. CAPITOLO 1 Coscienza europea significa differenziazione dell'Europa come entità politica e morale, da altre entità, cioè da altri continenti o gruppi di nazioni. La prima contrapposizione tra Europa e qualcosa che non è Europa è opera del pensiero greco. Tra l'età delle guerre persiane e quella di Alessandro Magno si forma, per la prima volta, il senso di un'Europa opposta all'Asia per costumi e per organizzazione politica. Si tratta di un'Europa limitata come ambito geografico: spesso la si identifica ancora con la sola Grecia, ma i suoi contorni restano imprecisi. Si pensa al massimo ai popoli e alle regioni in continuo rapporto con il mondo greco, dunque l'Italia e le coste della Gallia e della Spagna Una parte molto più amplia è inclusa nell'Europa fisica, ma non in quella morale; non si tratta di Asia, ma i suoi costumi e il suo modo di vivere non la rendono Europa. Si tratta della Scizia, il cui popolo usa un sistema molto efficace per difendersi ma non tanto da essere visto come europeo. Precisazione geografica e culturale-morale-politica non combaciano ancora: per questo Aristotele distingue non solo Europa da Asia, ma anche Grecia da Europa. Il criterio fondamentale di differenziazione è quello della “libertà” politica ellenica, contrapposta alla “tirannide” asiatica, e libertà significa partecipazione di tutti alla vita pubblica, vivendo secondo leggi e non in base al volere di un despota. In ciò si trova la principale differenza con gli Asiatici, che appaiono inferiori perché non sono “sui iuris”. A partire da quel momento l'idea di Europa si associa a quella di libertà, mentre a quella di Asia, quella di servitù. Tra V e VI secolo aC sorge una coscienza “europea” e occidentale contro una “asiatica” e orientale. All'inizio nasce come coscienza di difesa, ma poi assume un carattere offensivo, espansionistico. Una contrapposizione dei continenti di questo tipo era destinata ad avere breve vita: la conquista di Alessandro, creando l'ecumene ellenistica, rendeva impossibile un ulteriore sviluppo di questo concetto e più avanti, l'ecumene romana, lasciava spazio a una sola contrapposizione: Romano-barbaro. Quando arrivò la cristianità medievale, la contrapposizione divenne tra cristiano e pagano, che assorbì quella romana pur restandone lontana. Mondo civile contrapposto a quello barbaro e mondo cristiano contrapposto a quello pagano. In entrambi i casi, però, l'Europa non ha acquistato una sua propria fisionomia morale. Il termine “christianitas” fa parte, nel secolo XII, del vocabolario abituale, mentre il termine “Europa” è usato solo in senso geografico. Moltissimi studi si sono concentrati sul rapporto tra cristianità e civiltà, chiedendosi se il non credente equivale anche al barbaro oppure no- Esistono due tesi per E. Sesta il vecchio concetto di barbarie si fonde con il nuovo di fede cristiana, nel senso che il non cristiano è anche il barbaro. Per R. De Mattei, una simile equivalenza non esiste, perché anche dopo il trionfo del Cristianesimo, barbaro significa ancora non romano. Barbarie è sinonimo di rozzezza, incultura, inciviltà. Il pensiero politico medievale poggia sull'idea di cristianità dalla quale deriva le sue aspirazioni e tendenze unitarie, cioè l'unità del genere umano sotto un capo solo, nel temporale l'imperatore, nello spirituale il pontefice. I due sono i due volti di un essere bifronte. L'Ecclesia è unica, abbraccia tutto, spirito e corpo, religione e politica, ma bisogna capire fino a dove arrivano i limiti geografici di questa christianitas. L'ecumene romana aveva abbracciato solo il Mezzogiorno e l'Occidente del suolo europeo, mentre era rimasto fuori dall'orbita civile l'Europa centrale, oltre il Reno, dove vivevano le nazioni barbare. Il termine “Europa” appare più di una volta in dante: on si conosce la sua estensione geografica, ma può essere individuato tra il Mediterraneo, l'Egeo e il Mar Nero. Le regione nordiche sembrano comprese nel continente, nel senso che il poeta si volge pure ad esse, mentre sembrano incerti i confini verso est, la Russia, e gli accenni agli Sciiti sono scarsi. Quei pochi presenti fanno pensare che siano stati esclusi dall'Europa. Nella mente di Dante, l'Europa è almeno verso oriente più limitata di quello che solitamente raffiguriamo ed è formata dal blocco delle nazioni centro-occidentali, sempre al centro delle sue preoccupazioni, il cui centro è occupato dall'Italia. Escludendo la penisola balcanica, che Dante però includeva nell'Europa geografica perché l'Europa fisica non è più un'unità morale-religiosa. Una parte notevole del continente non ottempera all'autorità della Chiesa, sfugge ad essa come le sfuggono Asia ed Africa. I greci attuali, l'Oriente europeo dei tempi di Dante, stanno uscendo dalla sfera morale dell'Europa, mentre Germania e Inghilterra sono gli acquisti recenti, le “accessioni” medievali al mondo culturale già classico, al mondo cristiano romano invece se ne stacca. Dal IV secolo, iniziarono a divergere: il fatto è documentato dalla rivalità tra imperatori dell'una e dell'altra parte. Alla rivalità politica si aggiunge quella religiosa, la contesa pro e contro la primazia di Roma. Tutto inizia a ambiare tra Occidente e Oriente: allora l'Oriente voleva dire Asia e l'Occidente la Grecia, cioè l'Europa civile. Ora l'Occidente significa regioni a ovest dell'Adriatico e il disprezzato Oriente comprende la Grecia. Popoli nuovi, non conosciuti dai greci del V secolo a.C., compongono il nuovo Occidente, che abbraccia anche l'Europa centrale e si è dilatato oltre le regioni propriamente mediterranea. La contrapposizione culmina nel campo religioso con lo scisma d'Oriente e la separazione definitiva della chiesa greca da quella romana. Il nome Europa assume quel valore di Occidentale nel senso di Franchi o Latini. Alla contrapposizione di Franco e Latino contro Greco o Bizantino corrispondono diverse caratteristiche morali contrastanti: gli Orientali hanno l'animo dei traditori, mentre gli Occidentali sono i cavalieri coraggiosi, leali e fedeli. Si delineano così due mondi profondamente distinti. E' attraverso simili contrasti e grazie a essi che si cominciano a precisare i caratteri dell'Europa romano- germanica. Non si tratta ancora propriamente d'Europa: la contrapposizione è ancora generalmente tra Latini e Greci, e nell'Oriente non era compresa solo la penisola balcanica, ma anche Ungheria e Rumenia, che diventano una difesa della cristianità contro il dilagare del pericolo turco. E' un processo di trasformazione interna, di spostamento del concetto, anche solo fisico, di Europa, con il graduale allontanamento dei Greci dall'Occidente e l'inglobamento dei Germani.- La Russia è evidentemente non Europa. Il senso di unita culturale, oltre che religiosa, si va man mano rafforzando. L'Europa dei letterati, degli uomini uniti nel culto dell'intelligenza, diventa fondamentale per la storia del concetto di Europa. Quanto Voltaire parlerà di république littéraire stabilitasi in Europa, nonostante le guerre,darà voce a un modo di sentire che risale all'Umanesimo italiano. Questo fenomeno, inizialmente ristretto solo all'Italia, divenne poi fenomeno europeo. Succede anche nel campo culturale quello che succede in molti altri campi: un determinato equilibrio, nato in Italia, si estende poi in Europa, supererò gli oceani e diventerà mondiale. Alla fine del 400, inizio 500, accanto agli umanisti italiani appariranno gli umanisti europei. Il concetto di cultura, po', è ancora strettamente legato alla religione:l'Europeo è ancora il cristiano e la parola suprema resta christianitas. CAPITOLO 2 La prima formulazione dell'Europa come comunità on caratteri specifici anche fuori dall'ambito geografico è di Machiavelli. In lui, il senso della diferenza tra i vari continenti è nettissimo. La diversità di cui parla non è solo fisica, ma più che altro di istituzioni, modo di essere e storia. Anche se il umero degli Stati è più ridotto rispetto al passato, la differenza tra vita politica europea e degli altri continenti è pur sempre radicale, tale da caratterizzare due modi diversi, due forme di reggimento politico.- L'Europa, la christianitas, ha totalmente dimenticato l'impedo di dantesca memoria. Ha una sua personalità, una individualità basata su un proprio modo di organizzazione politica. Asia e Occidente europeo, infatti, offrono due tipi diversi di organizzazione, una diversità ricca di conseguenze. Anche in Machiavelli l'idea di libertà è molto forte e, soprattutto, ancora associata al mondo Occidentale, mentre Oriente, Asia, vogliono dire “dispotismo”. Machiavelli parte dalle rovine delle due grandi ideologie medievali, l'impero e il papato, per enunciare il suo proposito, partendo dal momento in cui gli Stati europeo mostrano la loro individualità pi forte e libera e sciolta da legami con idee universali- Così dall'idea necessaria di molteplicità di Stati si inserisce nella pubblicistica e lo fa attraverso l'applicazione pratica della dottrina dell'equilibrio europeo. Sbocciata per la prima volta in Italia, poi passata all'Europa tramite Francia, Spagna e Inghilterra, si concentra sull'idea della molteplicità degli Stati in Europa come necessità per salvare la sua stessa libertà e impedire l'avvento di una “monarchia universale” che ne avrebbe significato la fine. Si delineava, con contorni sempre più netti, l'immagine di un'Europa come corps politique unitario per certi principi comuni, anche se diviso in vari organismi statali. Con ancora più largo respiro, Voltaire l'Europa, fatta eccezione per la Russia, appariva come una grande repubblica divisa in vari Stati, ma tutti collegati tra loro dallo stesso fondamento religioso e gli stessi principi di diritto pubblico. CAPITOLO 3 Per comprendere come si sia delineata questo tipo di civiltà bisogna tenere in considerazione le grandi scoperte geografiche, che hanno causato principalmente lo spostamento del centro del commercio internazionale dal Mediterraneo all'Atlantico e il grande afflusso di metalli preziosi dall'America in Europa. dell'Europa abbia portato la libertà ci si concentra molto; appena si hanno grandi imperi si ha pure il dispotismo, ed È per questo che l'Asia È la terra di questa forma di governo, al contrario dell'Europa. A livello economico, gli Stati dispotici ignorano gli scambi internazionali perché vivono chiusi. le nazioni liberi, invece, fanno dell'attività commerciale parte della loro ricchezza I caratteri essenziali che contraddistinguono l'Europa restano gli stessi facendo emergere l'opera come un vero e proprio inno alla civiltà europea. Diversa la figura di Voltaire che però, tuttavia, esalta anche lui l'Europa. Inizialmente si concentra su quei popoli dimenticati completamente, come Indiani e Cinesi, che sono stati grandi prima che altre nazioni, prevalentemente europee, fossero formate. La popolazione indiana era forse la più antica come data, mentre all'India si devono tante invenzioni e le origini delle arti, tanto che i Greci si recavano lì per cercare la scienza. Per quanto riguarda i Cinesi, il loro impero ha vissuto più di 4000 anni senza cambiare leggi, costumi, lingua, modo di vestire e altro ancora. La storia cinese è stata scritta con grande continuità e chiarezza, che nessun altro popolo è riuscito a raggiungere. Anche a livello morale o religioso, Confucio non provò mai a introdurre qualcosa di nuovo, ma a insegnare le antiche leggi- Giustizia, moralità, riverenza verso il cielo e verso il capo della famiglia sono i fondamenti morali della Cina, e visto che il re era visto come il padre dell'impero, lo Stato veniva visto come una famiglia. Dire che in Cina il bene pubblico aveva un maggiore valore significa affermare contemporaneamente che da qualche altra parte, in Francia in questo caso, non era così e quindi la lode all'oriente diventava un modo per criticare l'Occidente- Quella che in Voltaire ostilità al Cristianesimo travolge i valori essenziali della religione, quelli che la rendono una religione e non un movimento filosofico o un pensiero morale. Gli illuministi desideravano una religione puramente etica e razionale, ma in questo modo si perdeva completamente il senso del divino. Se tutte queste sono le falle dell'Europa di fronte i Cinesi, l'Europa si prende la rivincita nel campo delle scienze de delle lettere I Cinesi furono iniziatori di quasi tutto il sapere umano, ma poi si fermarono lì. In ciò sta il punto più assoluto del contrasto tra Europa e Cina: l'enorme rispetto nei confronti di ciò che viene tramandato dai loro padri e la natura del loro linguaggio ha impedito alla loro società di progredire, di fare passi avanti, perché si pensava di aver già raggiunto la perfezione. Anche se molti progressi a livello scientifico vennero fatti da popoli non-Europei, Arabi e Cinesi in primis, tutti loro sono poi stati sorpassati dagli Europei, che hanno perfezionato, sviluppato e portato avanti ogni campo della scienza. Non si tratta solo di scienza pura, ma anche di arti e lettere: l'Europa è tale perché oltre a essere la patria del recente sviluppo scientifico, è patria di una tradizione artistico-letteraria ineguagliate: anche se gli altri popoli hanno delle loro forme d'arte, non spiccano assolutamente come quelle europee. La storia d'Europa inoltre dimostra che quando le arti decadono, si verificano le peggiori barbarie: è la storia stessa che lo dimostra, a partire dalla civiltà romana. Voltaire, parlando della storia dell'umanità, parla di quattro età felici nella storia dell'uomo, in cui le arti sono state perfezionate: l'età di Pericle, l'età di Cesare, il Rinascimento e l'età di Luigi XIV. Si nota facilmente come si tratti di storia europea in ognuno dei quattro casi a dimostrazione del fatto che, nonostante l'ammirazione per al morale cinese, le grandi gesta degli arabi, la scienza indiana, l'Europa resta sempre al primo posto sul campo culturale, e a seguire dei costumi e della cita di società. Per Voltaire, la differenza più grande tra Europei e Orientali resta il modo in cui vengono trattate le donne. Può sembrare un motivo di poco valore, ma la vita sociale europea ruota proprio attorno a questo e le differenze tra la libertà europea della donna contro la schiavitù Orientale è troppo forte. L'Europa così esce con una fisionomia ben precisa perché se la natura umana, in fin dei conti, si somiglia, tutto ciò che dipende dal costume è diverso, perché è un impero più vasto di quello della natura. E questi motivi non si trovano solo in Montesquieu o Voltaire, ma anche in molti altri autori, a dimostrazione del fatto che si tratta di una visione condivisa. CAPITOLO 5 Proprio mentre il senso “europeo” si afferma così fortemente, iniziano a sorgere voci contrastanti. nella seconda metà del XVIII secolo iniziò ad affermarsi l'idea di nazione e proprio perché si teme che l'universalità soffochi l'individualità, l'atteggiamento polemico contro l'europeismo diventa fortissimo. Le nazioni sono diverse l'una dall'altra ed è impossibile applicare dappertutto le stesse regole. Rousseau critica aspramente il pensiero di Montesquieu o Voltaire, dicendo che ormai non esistono più francesi, tedeschi, inglesi, ma solo europei. E se di fronte all'imperatore Pietro il Grande a era rimasto contento della sua trasformazione della Russia in una nazione Europea,Rousseau non lo ammira per niente, in quanto ha snaturato il paese imponendogli leggi e abitudini modellate al di fuori dell'anima nazionale. Rousseau non può negare la realtà dell'Europa come unita civile, ma nota pure i suoi difetti, soprattutto quello di rendere troppo uniforme la vita e di sacrificare l'originalità delle singole parti. Anche dal punto di vista politico, il sistema è basato su un equilibrio che mantiene continuamente le agitazioni senza crollare e senza impedirle. In campo culturale, Rousseau è ancora più avverso all'europeismo perché non si rispetterebbero le caratteristiche nazionali. Su queste basi, la coscienza europea entra in crisi. La nazione, in questo bisogno di affermare se stessa, rivendica i suoi diritti anche al costo di incrinare il senso dell'unità europea- Iniziano i problemi dei rapporti tra il tutto, cioè l'unità civile d'Europa, e la parte singola, ovvero le singole nazioni, che vengono nascere da un lato le leghe pacifiste, dall'altro le dottrine nazionalistiche. Tuttavia, anche nel divampare della passione nazionale, il senso dell'unità d'Europa non si annulla. A volte viene sentito come rimpianto di un passato bello e nobile. Uno degli autori maggiormente ostili all'europeismo degli illuministi è Federico Novalis, che parla di questo argomento in Cristianità o Europa. Il suo sguardo indietro, verso il passato, si volge al momento in cui l'Europa era una terra cristiana, che regolava tutto: anche le inclinazioni più selvagge dovevano piegarsi alla venerazione e all'obbedienza verso le parole cristiane, da cui si diffondeva la pace- Tutto continuò a funzionare fino al momento della Riforma protestante, in cui venne divisa la Chiesa, considerata fino a quel momento come un qualcosa di inseparabile. Con la Riforma finisce la cristianità e inizia l'Europa dei filosofi. Il risultato è conosciuto:guerra e distruzione. Per porre rimedio a questa tragedia, si può solo fare nuovamente affidamento alla religione che sola può rendere sicuri i popoli. In lui, inoltre, si trova una rivalutazione del Medioevo per l'elevata vita spirituale che si svolgeva in quei tempi; è evidente come sia più forte in lui l'idea romantica che quella illuminista. Una visione diversa è quella di Giuseppe Mazzini che pur esaltando la nazione e la patria, le mette in connessione strettissima con l'umanità. La nazione non è fine a se stessa, ma è un mezzo per il compimento del fine supremo, cioè l'umanità. Ancora, l'umanità è Europa. Il pensiero di Mazzini è sempre rivolto all'Europa giovane, a quella dei popoli che sta per trionfare. Affinché le nazioni possano operare armonicamente per l'umanità, devono avere una missione. È Dio che ha dato a ogni popolo la sua missione e quindi, la nuova epoca sociale, ha al centro della sua attenzione Dio è l'Umanità. L'idea di missione è il mezzo per accordare sviluppo delle singole individualità nazionali e aspirazioni a una più ampia comunità civile. L'idea non era nuova quando Mazzini la riprese: già due anni prima Novalis aveva espresso idee simili, anche se il concetto di missione era meno marcato- Mazzini era il più alto rappresentante di una corrente di pensiero europeo che cerca di salvaguardare i diritti delle singole nazioni e della maggiore comunità chiamata Europa-altro. Il Settecento aveva delineato la fisionomia morale dell'Europa, ma era immobile, nel senso che si precisavano i lineamenti attuali senza chiedersi come si erano formati. Ora invece non solo si vede una civiltà formata grazie agli apporti di molte nazioni, ma si cerca anche di indagare nel passato per vedere dov'è che questi apporti siano stati dati. CAPITOLO 6 I motivi europeistici del Settecento, soprattutto quelli culturali e morali fortemente marcati in Voltaire, vengono riprese nelle due opere dello storico Francese Guizot. In lui, l'Europa è unità civile, ma questa civiltà non può essere cercata e la sua storia non può essere riassunta in quella di uno solo degli Stati europei. Già nel 700 c'erano stati accenni al contributo delle varie nazioni nel formarsi della civiltà europea: basti pensare all'esaltazione delle quattro ere dello spirito umano fatto da Voltaire- Ora, una volta riaffermata l'esistenza di una civiltà europea ci si chiede come ci sia giunti- Se il punto di arrivo è unitario e fa sparire un po' le diversità nazionali, lo svolgimento storico è un'esaltazione della varietà nell'unità, che si è affermata solo perché da tutte le parti, in modi e con mezzi diversi, si è collaborato all'opera comune. La civiltà europea può esistere in quanto sono esistite ed esistono molte civiltà nazionali, ognuna delle quali dà qualcosa che le altre non possono dare. Già quest'idea è un'esaltazione della libertà, perché un simile confluire di motivi diversissimi in un'unità comune è chiaro esempio della libera collaborazione dei popoli. Paragonando la civiltà dell'Europa moderna con quelle che l'hanno preceduta, sia in Asia che altrove, compresa quella greco-romana, non si può non restare colpiti dall'uniformità che regna in quelle altre civiltà. In Egitto dominava solo il principio teocratico; altrove, una casta guerriera, in altri luoghi ancora, anche uno scontro tra due o più entità portava poi al trionfo esclusivo di uno dei due. Le civiltà antiche, basandosi su questo principio, erano molto semplici e per questo decadevano dopo aver avuto uno sviluppo meraviglioso: il principio creatore, esauritosi, non è stato sostituito con altro. La stesa causa dà origine al fenomeno politico della tirannia, tipico delle civiltà antiche. Anche nella letteratura, nell'arte, nella vita spirituale, c'era monotonia e semplicità. L'Europa moderna aveva un carattere completamente diverso: è varia e tempestosa, offre esempi di tutti i sistemi, di ogni organizzazione sociale, e la stessa varietà di nota nella letteratura e nelle varie forme d'arte. Il carattere dominante della civiltà europea è proprio questo, ed è lui che le permette di durare per secoli si tratta di un progresso lento, ma continuo e che non cessa di crescere. IN questo quadro fondamentale, il principio dell'unità-varietà viene svolto intero tanto da condurre ad alcune conseguenze che ci portano altre il modo di vedere degli europeisti del Settecento. Identica è l'esaltazione della gloria dell'Europa; identico, l'esaltare la libertà europea contro la tirannia, fatto non europeo; identico il sottolineare l'immobilità delle civiltà non europee. Il quadro di Guizot è completamente diverto. Per la prima volta il principio della tirannie non abbraccia solo le civiltà extraeuropee ma anche tutto il mondo antico, comprese Grecia e Roma; per la prima volta, arte letteratura e pensiero greco e romano vengono assimilati a quelli Orientali e messi in contrasto con quelli dell'Europa moderna. La separazione non è più tra Asia ed Europa, ma diventa più temporale tra mondo antico ed Europa moderna. Dopo Guizot, l'italiano Cesare Balbo parlo quasi sempre più di cristianità più che di Europa: nella sua opera torna il problema del formarsi della civiltà europea come flusso di motivi che vengono da diverse parti ma che trovano una fondamentale unità nella cristianità. Pur ricordando il concetto settecentesco dell'unità della civiltà europea, questa unità si presenta articolata, ricca di una molteplicità di motivi e di una varietà di toni che permettono di esaltare l'unità europea e le singole civiltà nazionali allo stesso tempo. Ogni nazione contribuisce a modo suo e per quanto può, ma anche se nessuna può pretendere di essere l'esclusiva depositaria, è vero che c'è qualche nazione che ha dato di più. Si arriva così all'idea di “primato” di una nazione sulle altre Il concetto di missione si trasforma in questo modo, accentuando il “diritto” di una nazione a guidare le altre. In Guizot, il primato spetta alla Francia; anche se in diversi periodi è stata superata, ogni volta è sempre riuscita a prendere vigore e a tornare al livello delle altre nazioni. Il primato della Francia, per Guizot, si basa su un'idea semplice: la civiltà consiste nello sviluppo della condizione sociale e della condizione intellettuale. Affinché la civiltà sia piena, i due fattori devono svilupparsi contemporaneamente o quasi e devono essere strettamente collegati, altrimenti la nazione non riuscirebbe a progredire. Considerando le arie nazioni europee: la civiltà inglese si è concentra soprattutto sullo sviluppo sociale e ha trionfato nella vita politica; l'Italia ha conosciuto grandi sviluppi in entrambi i campi, ma è sempre mancata quella volontà di piegare e governare i gatti e dominare il mondo; la Spagna non è mai stata immobile, ha avuto grandi ingegni e grandi fatti, ma si tratta di casi troppo isolati e la sua civiltà ha scarsa importanza nella storia europea. Resta così la Francia, dove sviluppo intellettuale e sociale sono sempre iniziati contemporaneamente o a brevissima distanza. Dunque, questo è l'inquadramento generale della civiltà europea in Guizot. Non è vista come si presenta e basta, ma seguita nella sua evoluzione storica, dove il Medioevo diventa la base fondamentale. L'unità europea non annulla la varietà nazionale, perché le due cose possono accordarsi tranquillamente. Si viene a creare così un equilibrio tra generale e particolare che rischia di non durare molto. Secondo Guizot la storia della civiltà europea può riassumersi in tre periodi: il periodo delle origini, dal quinto secolo fino al dodicesimo, dove i diversi elementi costitutivi della società si liberano dal caos e si mostrano per come sono; il secondo periodo fino al sedicesimo secolo, dove iniziano i primi tentativi di unione tra i vari elementi, senza arrivare a soluzioni conclusive; il terzo periodo inizia con il sedicesimo secolo e continua ancora oggi. Questo è il periodo dello sviluppo propriamente detto, quando la società umana assume una forma definita in Europa. Altra novità introdotta da Guizot è l'appello al principio di legittimità politica: la forza sta all'origine di tutti i poteri politici senza distinzioni eppure, nella civiltà europea, nessun potere vuole sapere di essere nato grazie alla forza, tutti cercano un titolo di legittimità. Tera novità è il congiungimento di libertà politica e religiosa. Guizot vede nelle due vite il passare le stesse vicissitudini: la società cristiana ha iniziato essendo una società libera, in nome di una fede comunque. Lo tesso accadde in Europa con la società civile. All'uscita da questa condizione, la società religiosa si pone sotto un governo essenzialmente aristocratico, il clero, mentre la società civile passa sotto il controllo dell'aristocrazia vera e propria. Quella religiosa poi passa alla monarchia pura, con il trionfo della curia di Roma, e la stessa rivoluzione ai compie nella società civile dando spazio alla monarchia. Nel XVI secolo scoppiano rivoluzioni che lasciano spazio al libero esame. Nessun illuminista avrebbe pensato a un simile accostamento: poi, là dove il calvinista Guizot vede un progresso nella Riforma, un Novalis, cattolico, vede la fine dell'Europa, ma quello che importa è il trionfo del principio del libero esame.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved