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La Storia della Scienza: Interazioni Tra Scienza, Tecnologia e Società - Prof. Govoni, Appunti di Filosofia della Scienza

La storia evolutiva della relazione tra scienza, tecnologia e società, dalla crisi superata grazie alla sintesi di abilità tecnologiche e sociali, alle interazioni radicali tra scienza e società negli anni '60 e '70, fino alle recenti vicende che hanno visto un rimescolamento dei saperi e nuovi canali di comunicazione. Anche una riflessione sul ruolo della storia della scienza nella comprensione di questioni istituzionali, economiche, politiche, di genere o religiose che influiscono sulla produzione di cultura.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 04/04/2024

SofiaMachado
SofiaMachado 🇮🇹

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Scarica La Storia della Scienza: Interazioni Tra Scienza, Tecnologia e Società - Prof. Govoni e più Appunti in PDF di Filosofia della Scienza solo su Docsity! Che cos’è la storia della scienza 1- Navigare tra scienza, tecnologia e politica Nella storia evolutiva abbiamo superato con successo crisi che potevano estinguerci, grazie a una delle conquiste più interessanti: saper mettere in sinergia le abilità tecnologiche con le abilità sociali. Si necessitano di innovazioni che coinvolgano le scienze naturali e le scienze sociali e politiche. La più urgente delle sfide è quella di fornire energia a 7 miliardi e mezzo di persone che sono in aumento, così come le emissioni di CO2. La soluzione sarà nel saperci adattare innovando gli strumenti di cui disponiamo. Questa volta le innovazioni funzioneranno se sapremo svilupparle su scala mondiale. è da aggiungere gli effetti di nuovi flussi migratori di massa. L’aumento dei bisogni energetici, delle emissioni e delle migrazioni sono fenomeni che non si fermano ai confini. Per fare fronte a questa situazione dovranno cambiare la produzione agricola ed energetica e il settore sanitario. Sfide che non ci chiamano in causa come abitanti di una nazione, ma della terra, che è un sistema chiuso. I fenomeni menzionati fin qui sono allo stesso tempo naturali, tecnologici e sociali. Per affrontarli dovremmo valerci di un uso sostenibile di scienza e tecnologia concepite come pratiche culturali fuori dalle quali non abbiamo scampo. È di questo interagire tra umani e natura che si occupa la storia della scienza, sempre più stretta con il mondo delle scienze sociali. Per chi si occupa di storia della scienza il dialogo con chi pratiche le scienze e la tecnologia per mestiere è indispensabile per comprendere la società e le culture contemporanee. Conseguentemente, anche gli obiettivi della storia della scienza si sono diversificati nel tempo. Si tratta sia di sondare le condizioni e le circostanze che sostegno la creatività scientifico-tecnologica in contesti e tempi diversi, sia di contribuire con quelle conoscenze ad affrontare le sfide del presente. I due obiettivi sono tra loro legati Un secolo di scienza, tecnologia e società Tra le due guerre mondiali abbiamo iniziato a chiederci in quali circostanze e modi, all’interno di comunità culturali differenti, valori condivisi interagiscono nello studio della natura e con il farsi della scienza. L’importanza dei benefici sociali ed economici derivanti dall’innovazione tecnologica era diventata evidente: tema su cui tra ‘700 e ‘800 si era costruito il mito di un processo sociale, ma con la Prima guerra mondiale la questione appariva sotto una luce diversa: la scienza non sembrava affatto in grado di salvare l’umanità dalle furie predatorie e di sopraffazione che nel ‘900 si dimostravano ancora in forme tipiche delle società tribali. Anzi, scienza, tecnologia e matematica avevano giocato un ruolo cruciale in un conflitto spaventoso. Fu in seguito a quegli eventi che negli anni ’30 Merton iniziò a porsi domande nuove: in che modi la scienza porti benefici alla società, ma anche come possa accadere che i nostri valori interagiscano con il lavoro di esperti impegnati nella scienza. Nella domanda era evidente l’obiettivo politico: sostenere l’immagine positiva della scienza, ma emergevano anche le tensioni che le esperienze del ‘900 stavano generando nei rapporti tra scienza e società. A distanza di quasi un secolo, la ricerca su come scienza e società interagiscono resta fondamentale e i risultati conseguiti dalla storia e dagli studi sulla scienza sono stati enormi. Negli anni ’60 e ’70 le domande sulle interazioni tra storia e scienza si sono fatte via via più radicali diventando critici verso quella che definivano una scienza “pura”: l’idea di un’età dell’oro in cui la cosiddetta ricerca pura sarebbe stata indipendente da condizionamenti sociali è un falso storico, anzi tra le più importanti scoperte e innovazioni sono venute da interazioni con il mondo concreto della società. In quegli anni la questione delle interazioni tra scienza e società venne portata in termini dualistici e fu allora che nella lingua inglese chi si riconosceva in posizioni critiche nei confronti di una scienza venuta troppo spesso a patti con il potere iniziò a parlare di studi su scienza, tecnologia e società: STS Conseguenze non programmate L’espressione scienze, technology and society deriva dalla tesi di dottorando di Merton del 1938. Scrisse di una scienza come cultura delle democrazie occidentali caratterizzata da quattro norme etiche: communism, universalism, disinterestedness, organized skepticism. 2 2- Scienza e storia Che cos’è la scienza Uno degli obiettivi della storia della scienza è di aiutarci a comprendere meglio queste diverse, a volte contrapposte, potenzialità dell’impresa scientifica. La scienza e la tecnologia possono essere strumenti del nostro agire, ma non posso guidare le nostre scelte. Noi dobbiamo concorrere a decidere come utilizzare la scienza: per questo dobbiamo entrare in dialogo. La storia della scienza ci aiuta a capire come si è formato nel corso del tempo questo groviglio di aspettative e timori che hanno accompagnato l’affermazione della scienza moderna e dello scienziato. Fin dal seicento la scienza è stata descritta come un sapere speciale e differente dagli altri, in grado di accumulare certezze e procedere secondo le logiche di un metodo orientato verso una meta precisa, la verità. L’enfasi sul carattere speciale del sapere degli scienziati rispetto ad altre forme di conoscenza ha accompagnato a lungo la storia della scienza, alimentando l’idea del progresso e del cammino verso la verità. Il carattere progressivo della conoscenza scientifica e la sua natura speciale andavano di pari passo. In realtà, ad alcuni sembrò che dopo le due guerre mondiali la fiducia in un progresso cumulativo della scienza fosse andata in frantumi. Ma filosofi e storici non erano inclini a rinunciare al carattere eccezionale della scienza. Nel 1966 uno storico del pensiero scientifico di origine russa reagiva al possibile crollo di queste certezze con la formulazione di un nuovo idealismo: “scienza come il cammino della mente verso la verità”. In quegli stessi anni gli scienziati avevano un’immagine più pragmatica del loro mestiere. Feyman “dalla scienza dovete imparare che si deve dubitare degli esperti, si definisce la scienza come la credenza nell’ignoranza degli esperti.” Curiosità e utilità i sentieri che portano alla scoperta possono essere numerosi e inaspettate. Per la pila, ad esempio, fu una ricerca finalizzata a comprendere un fenomeno naturale che ha portata all’invenzione di qualcosa oggi insostituibile. Il sentiero che conduce all’invenzione può passare anche dall’intenzione di risolvere un problema pratico: Pasteur fornì risposte utili all’industria conserviera e farmaceutica studiando i microbi, ma diede anche un contributo importante alla microbiologica. 5 Capita di imbattersi in fenomeni naturali inaspettati: Penzias e Wilson cercano di ridurre il rumore nelle comunicazioni radio fondarono una cosmologia scientifica, concludendo che si trattasse della radiazione cosmica di fondo. È difficile dare un’immagine univoca dello scienziato, c’è una varietà di domande e pratiche che rende inutile tracciare dei confini che definiscano il metodo dello scienziato, indagando un percorso univoco del suo modo di procedere o la natura dei suoi obiettivi. Esperti, linguaggi, tecniche la scienza utilizza linguaggi e criteri descrittivi che risultano largamente condivisi dalla comunità di esperti, ma l’immagine lineare che abbiamo della scienza è spesso parziale. Esempio: DNA Immagini della scienza nella scienza troviamo negoziati continui tra dimensioni scientifiche, istituzionali e personali, sociali e culturali, politiche ed economiche. Ci accorgiamo così che gli scienziati non sono eroi. Per molto tempo per ottenere consenso la comunità scientifica convogliavano le opinioni del pubblico in una direzione prestabilita. Bisogna vagliare con attenzione le notizie del mondo della scienza, farci un’opinione su cosa fanno e con quali obiettivi. Lo scienziato è un cittadino come gli altri e deve poter rendere conto della sua azione pubblica. Tuttavia, perché il legittimo interesse del pubblico e le responsabilità degli scienziati possano essere messe a confronto occorre uno spazio di dialogo, ma c’è diffidenza. Data l’approssimazione e l’uso politico a breve termine delle informazioni che circolano, il mondo della scienza, della tecnica e della medicina è percepito da molti come qualcosa di miracolistico e da altri come una minaccia per la libertà e la salute. Gli strumenti a nostra disposizione per orientarci possono essere diversi, ma uno dei più solidi e affascinanti è la storia della scienza. Per essere avvicinata necessita di lettori che non si accontentano dei profeti di turno, ne credono ciecamente agli esperti. Le domande della storia della scienza La scienza è speciale, ma ci sono buone ragioni per sottoporla ad una riflessione critica e storica. 6 3- Nascita di una disciplina La storia della scienza come campo di ricerca autonomo e come disciplina presente nei programmi universitari è relativamente breve. Fu soltanto nel ‘700 che si cominciano a pubblicare delle vere e proprie opere di storia delle scienze. Tra ‘700 e ‘800 - Nella seconda metà del ‘700 s’impone una curiosità non occasionale nei confronti della storia della scienza. In società in via di industrializzazione gli studiosi della natura stavano intensificando i loro rapporti con le istituzioni pubbliche. In quel contesto numerosi scritti contribuirono alla formazione di una nuova identità del filosofo naturale che sta per diventare scienziato. L’intento di coloro che si accingevano a scrivere la storia della scienza era di inserire la propria attività all’interno di una tradizione di ricerca o di combatterla; dunque, la storia era ritenuta uno strumento utile alla legittimazione del proprio lavoro. - Considerati i numerosi nuovi intrecci tra scienza e storia, non può stupire che nei decenni centrali dell’800 molti pensatori ponessero la scienza e la sua storia al centro dei loro sistemi filosofici. (Comte e Whewell) Si incominciarono a pubblicare alcune riviste dedicate alla storia di singole discipline scientifiche. Un fiorire di attività editoriali nel campo della storia della scienza. (Tannery e Duhem) Non si può tralasciare di sottolineare il ruolo che la storia della scienza svolse nel clima generale di fiducia e celebrazione che circondava le scienze e le tecniche in Europa e negli stati uniti. Cominciavano in quegli anni le famose esposizioni universali, in cui le nazioni dell’occidente celebravano le conquiste tecnologiche. - Alle soglie del ‘900 la storia della scienza si presentava in Europa con un notevole patrimonio di opere e di strumenti di ricerca: vi erano le riviste, gli studi filologici, le opere nazionali, molti scritti che ambivano a definire il metodo della scienza. Chi scriveva di storia della scienza la considerava attraverso la lente particolare dell’idea di progresso era guidato da intenti soprattutto nazionalistici e celebrativi. 7 Due altri classici della storiografia: Bloch Apologia della storia Gli annalisti perseguivano una storia interdisciplinare e comparata che, ridimensionando l’importanza della politica, dava spazio all’economia, alla società e ai temi antropologici, non solo della cultura alta, ma anche quella bassa. La storia è la scienza degli uomini nel tempo: è scienza perché si occupa di tutto ciò che riguarda l’umanità; nel tempo perché cerca di ricostruire l’origine e l’evolversi di quegli elementi che costituiscono il presente. L’immagine del mestiere di storico che emergeva dalle pagine di Bloch era quella di un artigiano che non può permettersi di tracciare confini invalicabili tra le discipline. Uno storico incapace di interessarsi al presente non può comprendere il passato. La storia delle Annales, aperta a tutte le discipline e a ogni aspetto dell’agire umano, è stata di grande importanza per la storia della scienza, perché portava naturalmente a includere la scienza e la tecnica tra gli elementi in gioco. Carr Sei lezioni sulla storia era autore di testi sulla storia dell’Europa moderna aveva formulato una sua ricetta di politica internazionale. Convinto che in società come quelle occidentali soltanto la mediazione tra utopia e realtà, tra fedeltà agli ideali e compromessi avrebbe potuto guidare i cambiamenti nel ‘900, in rottura con un passato di guerre e rivoluzioni. Secondo Carr la conoscenza della storia poteva aiutare a elaborare politiche alternative alla guerra. La dicotomia tra cultura scientifica e umanista non solo era priva di fondamento, ma era dannosa in un mondo in cui la scienza aveva un’importanza crescente in ogni campo. Carr accusava filosofi e letterari di alimentare quella dicotomia quando affermavano l’appartenenza della storia al mondo delle lettere. La storia era vicina alla scienza: si occupa di fatti che ambisce a descrivere in modo rigoroso. Da questi autori emerge il desiderio di un dialogo tra discipline umanistiche e scientifiche, separate da troppo tempo, una separazione che contrastava con molte consapevolezze del presente. Conant riteneva che un nuovo dialogo tra scienza e storia fosse la chiave per comprendere il presente, giovando alla formazione di nuove generazioni più consapevoli dei rischi e delle potenzialità della scienza e del suo ruolo nelle società industrializzate. L’orrore delle esplosioni in Giappone portava Conant a scendere in campo per ricordare alle nuove generazioni che l’attività degli scienziati non poteva essere ricondotta solo alla bomba atomica. 10 L’assimilazione della scienza nella cultura doveva ispirare gli sforzi educativi di tutti: docenti, cittadini e cittadine, giornalisti e politici. Una diffusa comprensione della scienza era necessaria anche perché: in una democrazia il potere è affidato a un ampio numero di persone, ma le decisioni sono prese da pochi; considerata l’importanza della scienza è necessario che ci delega quel potere e chi contribuisce a formare le opinioni la comprendano per orientarne l’uso nel modo migliore. A parere di Conant era possibile raggiungere quell’obiettivo con la mediazione della storia e delle scienze sociali, che tolgono allo scienziato l’aureola e la diffidenza. 11 4- I grandi temi Gli episodi fondamentali della storia della scienza La rivoluzione scientifica L’idea di una rivoluzione scientifica creatrice di un mondo nuovo, che rifiutava o delimitava l’autorità della tradizione in favore di nuove certezze, offerte dalla verità sperimentale e da leggi quantitative, fu proposta dai filosofi naturali che ne furono protagonisti nel corso del ‘600. Con rivoluzione scientifica ci si riferisce al periodo compreso tra la pubblicazione dell’opera di Copernico e l’opera di Newton. I protagonisti di quell’impresa diventarono gli eroi di un movimento ritenuto inarrestabile di affermazione della scienza moderna e di declino dell’autorità che aveva dominato la scena europea per molti secoli. Duhem conclude però che le rivoluzioni intellettuali erano state piuttosto uno sviluppo graduale avvenuto nel corso del tempo e la matrice religiosa cristiana medievale ha un ruolo decisivo nella nascita della scienza. In questa tradizione, alcuni storici della scienza successivi hanno preferito studiare il periodo precedente la rivoluzione scientifica, convinti dell’opportunità di correggere le immagini di un medioevo oscuro e di una rivoluzione moderna da cui trarrebbero origine la scienza e le società occidentali. Ma non c’è dubbio che nel corso del ‘900 l’immagine della rivoluzione scientifica è stata dominante tra gli storici della scienza. A partire dagli anni ’30 fino agli anni ’60, il più influente tra gli interpreti della rivoluzione scientifica fu in ogni caso Koyré: il mondo chiuso e qualitativo degli antichi era stato sostituito da un universo infinito e da uno spazio euclideo governato da leggi matematiche. La sua immagine di scienze che insisteva sulla dimensione intellettuale e speculativa ebbe una profonda e duratura influenza sugli storici della scienza. D’orientamento diverso il sociologo Merton che collegava la nascita della scienza moderna all’etica promosso dalla religione protestante, con la insistenza sulla possibilità del credente di dimostrare la sua salvezza attraverso il lavoro e realizzazioni come l’impresa scientifica. Nel 1954 fu pubblicato un libro dello storico Hall, nel cui titolo compariva l’espressione “rivoluzione scientifica” e definiva la scienza moderna profondamente diversa da quella medievale. 12 Canguilhem, sulla storia delle scienze della vita, afferma non è possibile una filosofia della scienza senza uno studio della storia della scienza e viceversa. Negli anni ’80, in occasione del centenario della morte di Darwin gli studi sulla storia dell’evoluzionismo si moltiplicarono. Molti degli studi hanno messo in evidenza l’intreccio tra la fortuna del darwinismo e le vicende delle élite intellettuali, delle istituzioni scientifiche e dell’istruzione popolare. La tecnologia Dopo la Seconda guerra mondiale apparvero alcune imponenti opere di storia della tecnologia. Si trattava di studi classici che ripercorrevano le radici dello sviluppo tecnologico occidentale, ricostruzioni di lungo periodo e respiro. Uno dei gravi interrogativi della storia della scienza e della tecnologia è: è la tecnologia che guida la storia o gli sviluppi tecnologici sono prodotti di più ampie vicende storiche? Se fino agli anni ’50 e ’60 la storia della tecnologia ha avuto per lo più un carattere enciclopedico ed erudito, nei decenni successivi l’attenzione degli storici si è soffermata su episodi o temi particolari. Tra cui Hughes che metteva a confronto le soluzioni tecniche e le strategie economiche adottate in quelle diverse circostanze, dando importanza alla dimensione manageriale oltre che a quella strettamente tecnologica. Per la storia della tecnologia non sono mancati in Italia studi importanti, come le ricerche di G. Lacaita sui legami tra istituzione tecnica e sviluppo industriale tra ‘800 e ‘900 e quelle sull’età moderna di Poni. La storiografia comparata delle tecniche offre modelli particolarmente utili per comprendere importanti aspetti del mondo contemporaneo. Il Novecento La scienza del ‘900 è dominata dall’icona di Einstein per la sua rivoluzione relativistica e i successi della fisica atomica. Tra gli studi sulla fisica quantistica si segnala Planck e Forman, propone di interpretare la nascita della teoria dei quanti come una reazione di fisici e matematici alla diffusione di sentimenti antiscientifici nella Germania tra le due guerre: fisica quantistica risposta dei fisici alle critiche rivolte alla scienza. Kevles racconta un secolo di storia descrivendo i crescenti legami dei fisici americani con l’industria, il governo e i militari. Sulla storia dell’eugenetica in Germania si segnala Proctor durante il Reich. La rassegna sugli sviluppi della scienza e delle tecnologie Krige e Pestre. 15 5- Scienza come cultura Sociologia della conoscenza e STS Gli scritti di Merton hanno fornito stimoli a una generazione di sociologi che avevano sondato il mondo della scienza e l’attività degli scienziati. Durkheim aveva dimostrato che gli strumenti della sociologia possono penetrare in profondità anche nelle forme di conoscenza. Anche il sociologo Mannheim si era mosso in una dimensione analoga dove sosteneva le forme del potere economico orientano positivamente i contenuti della cultura. All’origine di questi studi su scienza, tecnologia e società ci furono diversi gruppi di ricercatori attivi in differenti università europee. Il primo si costituì all’università di Edimburgo, dove il sociologo Bloor elaborò un programma di ricerca sulla dimensione sociale della scienza. Il programma forte si proponeva di estendere gli studi sulla sociologica della conoscenza di Mannheim alla matematica e alle scienze definite dure. Richiamava all’immagine di forte per la mancanza di audacia mostrate da chi non aveva saputo cogliere le suggestioni di Durkheim per portare definitivamente l’analisi sociologica all’interno del discorso scientifico. Il nuovo programma proponeva di considerare la stessa conoscenza scientifica come un fenomeno naturale. Ciò che Bloor e i suoi colleghi si prefiggevano di indagare era la natura di quel sapere scientifico condiviso, istituzionalizzato, investito di autorità dalla collettività o da un gruppo di esperti. Un secondo gruppo di studiosi iniziò a pubblicare i propri scritti qualche anno più tardi. Si tratta di sociologi della scienza vicini alle posizioni di Bloor. Per questi studiosi la scienza è un’attività eminentemente sociale: i fatti e i legami tra quei fatti e le teorie scientifiche si comprendono indagando la dimensione sociale in cui gli scienziati agiscono. La conclusione degli autori era che per gli scienziati esporre i risultati delle proprie ricerche è un’attività che non riguarda soltanto la dimensione pubblica della scienza, ma è vitale per la scienza stessa. Sempre negli anni ’70 Pinch e Collins partivano dal programma forte per approdare a posizioni critiche più spinte. Secondo loro gli esperimento non sono in grado di fornire fatti teoricamente neutri e non è di conseguenza un esperimento migliore di un altro che può permettere di risolvere controversie. I fatti della scienza sono costruiti, sono rappresentazioni. 16 Latour e Woolgar che aderivano a posizioni costruttiviste radicali, le affermazioni di uno scienziato diventano un fatto non in seguito a evidenze date dai suoi esperimenti, ma quando vengono accettate dalla comunità: offrivano l’immagine di una scienza come pratica in cui non è l’osservazione della natura a fare la differenza, quanto la battaglia degli scienziati per costruire la realtà, e il laboratorio è il luogo dove quella costruzione è possibile Latour proponeva un’immagine del mondo della scienza simile a quella della politica: un modo dove la retorica gioca un ruolo cruciale e il potere non è ottenuto tanto in base a programmi e realizzazioni, quanto conquistando il consenso e il maggior numero possibile di alleati. Oggi in alcune delle realtà più avanzate della ricerca scientifica e delle scienze sociali e umanistiche uno dei principali successi della storia della scienza e degli STS è di aver contribuito in modo importante al superamento della incomunicabilità tra questi settori diversi. Tra storici della scienza è stato un altro libro a catalizzare i consensi intorno al programma secondo cui la conoscenza è il prodotto di azioni umane: “il leviatano e la pompa ad aria” di Shapin e Schaffer. Le lunghe guerre della scienza Mentre la fortuna degli STS era notevole nelle università americane, il movimento è stato accolto male da scienziati. La guerra scoppiò nel 1994, ma era da tempo annunciata. Le origini vanno ritracciate per l’accesso a risorse. Il conflitto tra scienziati e umanisti risale almeno all’800, all’affermazione della nuova figura dello scienziato e ani nuovi spazi che le scienze seppero conquistare nelle antiche università europee e nella fondazione di nuove. Quella contrapposizione ha trovato ragioni per alimentarsi tutte le volte che i rappresentanti dei diversi ambiti della ricerca si sono trovati a spartire le stesse risorse messe a disposizione delle università da parte dei governi/privati Ma la situazione precipitò nel 1996 in seguito a una beffa planetaria: il fisico americano Alan Sokal riuscì a far pubblicare su una rivista di studi sociali un articolo pieno di sciocchezze scientifiche, ma col gergo dei costruttivisti. Per alcuni si trattò della prova definitiva della scarsa serietà di molti studi sociali e costruttivisti, per altri di un’abile manovra pubblicitaria degli scienziati. Le origini della guerra degli anni ’90 vanno ricercate probabilmente anche nel mondo scientifico stesso, l’attacco agli scienziati da parte di sociologi che li dipingeva come il braccio di politici durava da un ventennio. 17
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