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Chicago School - Scuola di Chicago, Sintesi del corso di Storia Dell'architettura

riassunto storia architettura contemporanea. Scuola di Chicago, Chicago School

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 13/05/2017

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Scarica Chicago School - Scuola di Chicago e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! Giacomo Longo – Corso di Storia dell'Architettura – Ing. Edile Architettura – Anno I 1 LA SCUOLA DI CHICAGO Un passaggio epocale nella storia dell’architettura americana si ha con la Fiera Colombiana del 1893, una delle esposizioni internazionali che a partire dal 1851 (Christal Palace, Londra) fanno il giro del mondo. È progettata nei suoi spazi verdi da Frederich Low Olmstead ( Central Park) e nell’urbanistica da → Daniel Burnham, un esponente della scuola di Chicago. Attorno alla corte d’acqua c'erano i padiglioni espositivi, con un peristilio che chiudeva il tutto verso il lago: caratteristiche che richiamano all’Europa (soprattutto alla Francia, Ecòle de Bousare), in quanto realizzati da architetti di New York scelti da Burnham, tranne il transportation building (defilato, ) di ← Luis Sullivan, definita dai contemporanei “la sanguinolenta macchina decorativa”, in quanto letteralmente incrostata di decorazioni, tra cui spicca l'ingresso monumentale. Chicago ha un’origine particolare, è esplosa dal 1834 (150 abitanti) al 1870 (300.000) e 1890 (1.100.000), in quanto si trovava nel posto giusto (in centro, collegamento tra est e ovest) nel momento giusto (corsa all’Ovest): diventa il principale centro di commercio, oltre che principale macelleria della zona (un milione di capi al giorno, da cui porcopolis). Per questo è anche malsana, situazione amplificata dalla vicinanza del lago Michigan. Nel 1871 si verifica un incendio che devasta gran parte della città, a partire dal nord – ovest (nel Loop) al sud – est: il risultato è la miseria per molte persone (80 km 2 coinvolti, 18.000 abitazioni, 100.000 uomini senza casa), ma una piazza d’armi “nuova” su cui investire. Parte il rilancio della città, cogliendo l'occasione per pianificare il territorio, con l’applicazione di nuovi concetti per ottimizzare le rendite (edifici multipiano) e nuove tipologie di edifici ( uffici). Tutto questo è permesso anche dalle conquiste tecnologiche del tempo: fondazioni ( lago), acciaio resistente (anche se non si→ → costruiscono ancora telaio chiusi) e ascensore. Gli architetti si trovano di fronte al problema di dare un’identità a questi nuovi edifici: WILLIAM “ LE BARON ” JENNEY è la figura dominante di questo primo periodo, diretto maestro di molti architetti posteriori che approfondiranno la questione. Nel 1879 costruisce il First Leiter (demolito circa 30 anni fa), il primo esempio della “Scuola” di Chicago (che poi non è proprio una scuola: al suo interno sono compresi degli architetti che sviluppano visioni molto differenti, seppur figli di Jenney): architettura ridotta all’osso per la lumisosità degli uffici, minimo apparato decorativo, coronamento semplicissimo. Nell’ Home Insurance (1884 – 85; in seguito sarà sopraelevato) è più attento, introduce un basamento. Quando questo edificio viene demolito ci si accorge di come erano strutturati quei primi office buildings: non potendo affidarsi esclusivamente all’acciaio annegavano le travi La Scuola di Chicago 07-12-2003 Giacomo Longo – Corso di Storia dell'Architettura – Ing. Edile Architettura – Anno I 2 (soprattutto le giunzioni) nella muratura; ereano alla ricerca di un telaio metallico chiuso. Nel 1890, con il Manhattan building ( )←← , inserisce in facciata dei bow- windows, che aumentano la superficie vetrata, e in qualche modo definiscono formalmente l’edificio (anche se è una soluzione barbara). Sempre in quel periodo “Le Baron” Jenney realizza anche The Fair, con struttura interamente metallica protetta da elementi in terracotta: è uno dei primi edifici a gabbia, anche se di architettonico c’è ben poco. Il Second Leiter (← ) presenta un ordine gigante molto aperto, con ordini minori all’interno: tutto sommato c’è una ricerca formale, anche se ridotta al minimo. Holabird e Roche, che realizzano il Marquette (1889, ) e il ←← Tacoma (1893, ): non si fanno molti← problemi a ridurre al minimo il basamento e il decoro. Costruiscono nella prima metà degli anni ’90 anche l’Old Colony ( )→ , nel Loop: interamente in acciaio, con una facciata “appesa” alla struttura, estremamente semplificata (e lontana dalla storia dell’architettura). Di certo le figure dominanti di questo periodo sono LOUIS HENRI SULLIVAN (1856- 1924) e DANIEL H. BURNHAM (1846- 1912) , entrambi provenienti dallo studio di “Le Baron” Jenney (ma non solo); si imporranno dal 1881 / 82. Daniel Burnham Partecipa alla creazione della prima generazione di edifici per uffici, ad esempio con il Rookery (1886 / 87, realizzato con John Root, ), molto bello, non ancora metallico: il perimetro è in muratura portante rivestita→ in terracotta (c'è ricerca di decorazione,). L’interno è molto secco, con il telaio in vista. Al pian terreno è stupefacente la lobby, un elemento che diventa comune di tutti i grattacieli: è una sorta di spazio pubblico La Scuola di Chicago 07-12-2003 Giacomo Longo – Corso di Storia dell'Architettura – Ing. Edile Architettura – Anno I 5 basamento forte, deciso. Ossessionante la decorazione in rilievo (su terracotta) che unifica l’interno edificio. A questo proposito le forme organiche sono criticate dall’allievo Frank Lloyd Wright, che opta per una maggiore geometricità (“appena potevo eliminavo qualche curva di troppo...” ). Nel progetto dell’ Old Fellows (1891) Sullivan risolve il problema che in futuro si presenterà della mancanza di respiro nell’area vicina ad un grattacielo: lavora ad una composizione paratattica a set- back, a gradoni nell’altezza. Burnham e Atwood realizzano nel 1895 il Reliance ( )→ , a Chicago: è poca la differenza tra scheletro e superficie, pur essendoci un certo decoro in terracotta. Nel Flatiron (New York, 1901, ) realizzano un’icona, soprattutto per la sua posizione (incrocio tra la 5th avenue e← Brodway): è triangolare, con un’innesto nel terreno senza tante storie. Assume un significato nuovo: è ritenuto il più alto (anche se di fatto non lo è), è subito amato. Sullivan realizza nel 1898 / 99 il Carson Pirie & Scott ( )→ , con un angolo particolare, cerniera tra le facciate, ma soprattutto con un basamento in ghisa elaboratissimo, quasi un incubo: distingue questo edificio dall’intorno. Nel Biard di New York esalta la decorazione parallelamente al Flatiron. Infine Sullivan sarà escluso dalla committenza, il che lo porterà al fallimento e alla quasi totale inattività, dopo il 1900. Realizza tuttavia notevoli composizioni in cui inserisce, es. nella National Farmers Bank, di Owatona (1906 / 08, ) l’elemento decorativo a mattoni che diventa→ quasi un tappeto, con “incrostazioni” incredibili. Questa parte finale della sua opera amplifica la differenza con Burnham: estrema individualità contro un progetto più collettivo. Burnham elabora anche diversi studi di urbanistica, proponendo una soluzione alla francese, con reticolo di vie e arterie radiali con un fuoco centrale, in cui trovano posto gli edifici più importanti. Questo è irrealizzabile a Chicago (al cui centro c’è uno snodo autostradale!), mentre ci si avvicina a Washington, dove risiede il potere principale di tutti gli Usa. La Scuola di Chicago 07-12-2003 Giacomo Longo – Corso di Storia dell'Architettura – Ing. Edile Architettura – Anno I 6 Con gli anni ’10 scompare la ricerca di identità di Sullivan: è evidente soprattutto nel concorso per il Chicago Tribune, dove si presentano le proposte più varie (e spesso del tutto anonime). Interessante il progetto di Saarinen (II premio), mentre Hood vinse con la sua cattedrale gotica ( ): in realtà anonima fin quasi alla sommità, dove→ si articolano contrafforti alla Notre Dame. Questo sarà il carattere principale dei grattacieli, che dal ’16 saranno entro certi limiti normati per salvaguardare i “nanerottoli” attorno a loro; attorno al ’18 alcuni architetti ricercano la forma ideale, che dopo alcune proposte si formalizza simile al set- back di Sullivan, anche se diventano spesso delle banali montagne di pietra (vedi il Chainin). Le sommità diventano ben presto icone pubblicitarie, per cui parte la ricerca di particolarità: emblematico il Chrysler (Wanhalen ), assieme al ←← General Electric ( )← . L’Empire State Building diventa un’icona per il fatto di essere l’edificio più alto del mondo (per il resto non è un gran che..., ); incredibile← anche la storia del suo cantiere, che in due anni (’30 / ’31) conclude l’opera: pianificato in maniera incredibile. Nel pieno dell crisi del ’29 nasce l’impresa Rockfeller Center (←← ), dall’acquisizione di un’area intera da parte di un magnate: il risultato è un complesso incredibile di edifici, l’unica porzione di New York segnata da caratteri omogenei (anche se con blocchi anonimi). In generale New York è tuttavia affascinante, costellata di grattacieli. Questo concetto era adattabile anche alle Twin Towers: da lontano avevano un certo fascino, da vicino faceva pietà (addirittura due uguali…!). Negli anni ’50 Mies van der Rohe realizza a New York uno dei primi grattacieli completamente vetrati ( ), che→ però si distingue per qualità dei materiali e rapporto con la città (ma è Mies…). La Scuola di Chicago 07-12-2003
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