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L'infanzia nella società contemporanea: un'analisi antropologica e sociologica, Sintesi del corso di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

Un'analisi antropologica e sociologica dell'infanzia nella società contemporanea, basata sul libro 'Ci siamo persi i bambini perché l'infanzia scompare' di Marina D'Amato. Viene esplorata l'evoluzione del concetto di infanzia nel tempo, dalle sue origini fino ai giorni nostri, e vengono identificate le tappe che hanno caratterizzato la condizione infantile. Vengono inoltre evidenziate le problematiche legate all'infantilizzazione dei grandi e all'adultizzazione dei piccoli, e viene sottolineata l'importanza di tutelare e rispettare i bambini come esseri unici e soggetti di diritti.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 12/06/2018

Adele.p
Adele.p 🇮🇹

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Scarica L'infanzia nella società contemporanea: un'analisi antropologica e sociologica e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! Adele Pelosini Marina D’Amato, Ci siamo persi i bambini perché l’infanzia scompare, Laterza, Roma-Bari 2014, pagg. 175. L’opera si apre con la fiaba di Pollicino un bambino diventato grande troppo in fretta, la fiaba dell’autonomia e si conclude con la fiaba di Peter Pan cioè il mondo adulto che non vuole crescere ma che vuole rimanere bambino, l’eterna fanciullezza. Proprio da queste due storie molto attuali se vogliamo, ci viene posta una domanda molto interessante “Potremmo sostenere che la caratteristica precipua di questo tempo è l’”adultizzazione” dei piccoli e l’”infantilizzazione” dei grandi? (pag. IX). E da questa domanda si parte con l’individuare le tappe che hanno caratterizzato la condizione infantile a partire dall’origine fino ai tempi contemporanei, perché nella nostra società occidentale si corre il rischio che l’infanzia scompaia. L’opera ci vuole mettere davanti al fatto che troppo spesso i genitori preoccupati nei confronti dei figli delegano alle scuole, alle tecnologie, ai giochi ecc.. quello che invece toccherebbe a loro e ciò porta a una crescita troppo rapida dei bambini ma anche in questo modo risolve il problema di inadeguatezza dei genitori. Marina d’Amato è l’autrice di questo volume e si deve a lei l’introduzione in Italia dell’insegnamento di Sociologia dell’infanzia. Si occupa e collabora con istituti nazionali e centri internazionali sui temi della comunicazione, delle politiche culturali e delle relazioni sociali. Inoltre è un Membro dell'AIS, membro direttivo della Fondazione Collodi e membro della Commissione UNESCO per l'integrazione sociale e per i beni immateriali. Dal 1994 è giornalista pubblicista e molti suoi articoli vengono pubblicati su riviste come La Stampa, Il Tirreno, La Repubblica. Attualmente è professoressa presso la facoltà di scienze della formazione dell’Università degli Studi Roma Tre dove insegna e collabora e insegna con diverse università estere, come Paris V: Renè Descartes e Paris VII: Vincennes. L’autrice parte dal fatto che i bambini sono sempre esistiti mentre l’infanzia no. Il termine infanzia deriva dal latino “infans” muto, che manca di qualcosa. Questo fa si che venga configurata nel periodo che va dalla nascita alla comparsa del linguaggio. La nastra cultura ha sempre considerato il mondo dei bambini come la proiezione e/o dipendenza di quello adulto. Solo a partire dagli anni 60’ abbiamo iniziato a concepire l’infanzia come qualcosa a se stante, dove i bambini devono essere tutelati e rispettati in quanto esseri unici 1
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