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Ciaulà scopre la luna -Pirandello, Appunti di Letteratura Italiana

Riassunto e analisi dettagliata della novella, Ciaulà scopre la luna di Pirandello: personaggi, richiami biografici, confronto con Ciaulà- Rosso Malpelo, linguaggio

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 21/12/2020

Andrea-Virginia-Rag
Andrea-Virginia-Rag 🇮🇹

4.8

(8)

28 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Ciaulà scopre la luna -Pirandello e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Ciaulà scopre la luna: → 1912 ( raccolta: Novelle per un anno) Ciàula scopre la luna è uno dei testi pirandelliani più noti delle Novelle per un anno, la famosa raccolta di testi brevi pirandelliani che, ricollegandosi agli esiti del Verismo verghiano, sviluppano i temi tipici di Pirandello: • le “maschere” sociali che tutti noi indossiamo • la poetica dell’Umorismo, il rapporto ambiguo tra esistenza e forma. In Ciàula scopre la luna lo sguardo del narratore si concentra su una vicenda della Sicilia rurale, prendendo come scenario quello di una cava di zolfo RIASSUNTO: In una miniera in Sicilia (“la buca della Cace”), una sera il sorvegliante Cacciagallina, con la pistola in pugno, ordina ai suoi lavoratori di continuare a lavorare tutta la notte per finire il carico della giornata. Cacciagallina se la prende in particolar modo con un vecchio minatore, cieco da un occhio, chiamato Zi’ Scarda. Mentre tutti minatori, però, si rifiutano e tornano in paese, solo il vecchio Zi’ Scarda rimane, insieme al caruso Ciàula. (caruso→ in dialetto siciliano significa “ragazzo”, è un manovale /garzone alle dipendenze del picconiere che ha il compito di portare lo zolfo staccato dal suo padrone; i carusi avevano un sacco infilato sul capo su cui appoggiavano il carico di zolfo e dovevano trasportarlo sulle spalle, con la fatica e la stanchezza, affrontando salite = lavoro estenuante, sfruttamento) Anche se molto stanco, il ragazzo, “che aveva più di trent’anni (e poteva averne anche sette o settanta, scemo com’era)”, non può che rimanere, obbedendo agli ordini di Zi’ Scarda. Ciàula è del resto abituato alla scarsa luce della miniera, dove non ha paura del buio ed anzi si trova perfettamente a proprio agio come un animale nel suo ambiente naturale “sapeva sempre dov’era; toccava con la mano in cerca di sostegno le viscere della montagna: e ci stava cieco e sicuro come dentro il suo alvo materno”. Egli non aveva paura della tenebra fangosa delle profonde caverne, dove si rischiava quotidianamente la morte, anzi , per lui quel posto chiuso era protettivo e rassicurante. Ciàula ha piuttosto un altro tipo di terrore: quello dell’oscurità che troverà all’uscita della cava, all’aria aperta nella notte (bujo vano della notte→ vano = vuoto, aperto in contrapposizione a quello chiuso della miniera) Conosceva quello del giorno laggiù (=buio della miniera durante il giorno) … ma il bujo della notte non lo conosceva (flashback) La paura del buio della notte, che egli porta con sé, è dovuta ad un’esperienza tragica: tempo prima uno scoppio di una mina nelle gallerie aveva ferito a un occhio Zi’ Scarda, rendendolo ceco e aveva ucciso l’unico figlio di quest’ultimo, Calicchio. Ciàula era scappato a nascondersi in una cavità solo a lui conosciuta, lontano da tutti, restandovi per molte ore con la lanterna rotta. A tentoni e senza timore era riuscito attraverso le gallerie tenebrose e deserte ad uscire dalla buca quando, invece di trovare il sole come lui si aspettava siccome quando usciva dalle gallerie egli era abituato a trovare la luce del giorno, si trovò all’aria aperta in una notte senza luna e di colpo lo assalì una terribile paura di trovarsi da solo senza vedere nulla di ciò che lo circondava; egli quindi per fuggire da quella situazione angosciante, si mise follemente a correre come se qualcuno lo stesse inseguendo. (ritorno al presente del tempo narrativo) Si capisce allora che il dover rimanere a scavare nella miniera con Zi’ Scarda tutta la notte, diventi un motivo di angoscia per il povero Ciàula. Ciò che prova in quel momento si alterna tra la paura del buio della notte e la preoccupazione di non farcela a salire con quel carico pesantissimo = a momenti primeggia una a momenti primeggia l’ altra, ma nonostante sia provato dalla fatica, dal carico pesantissimo che sta trasportando sulle spalle, e dalla stanchezza, ma l’angoscia torna a primeggiare nel momento in cui lui inizia la salita e prende consapevolezza del fatto che si stia avvicinando all’ingresso della miniera dove sa che lo coglierà il buio terrificante della notte . In realtà, il finale è a sorpresa: Ciàula durante la salita vede in lontananza l’ingresso della miniera ma solo quando arriva agli ultimi scalini si accorge di un chiarore che cresce sempre più , tanto da fargli credere che stia spuntando di nuovo il sole e che, dunque, stia iniziando un altro giorno. Ad accoglierlo, questa volta, non è il buio della notte ma una bellissima e luminosa Luna. Ciàula sapeva cosa fosse ma non gli aveva mai dato importanza, ecco che invece per la prima volta in quel momento scopre la Luna che rischiara ed illumina il paesaggio circostante e allontana la paura/ la tensione che si scioglie e si allontana nel suo cuore, trasformandosi in una commozione liberatoria: Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore ANALISI  LA STRUTTURA DELLA NOVELLA La novella è divisa in tre momenti. 1) Il primo si svolge in piena luce, all'esterno della cava e presenta la ribellione dei lavoratori, che non accettano di prestare lavoro straordinario; la scena è affollata dall'insieme dei picconieri che abbandonano rumorosamente la cava ignorando le minacce del soprastante Cacciagallina. Egli finisce quindi per costringere ad effettuare il lavoro l'unico lavoratore rimasto, il vecchio zi' Scarda, che a sua volta si impone sul suo caruso Ciarla, un povero scemo. In questa prima fase domina il discorso diretto, che sottolinea momenti di clamore e concitazione; la descrizione dell'ambiente è di tipo verista, sul modello verghiano, con uso preciso di termini tecnici (picconieri, soprastante), gergali e dialettali (calcara, calcherone, caruso) ed espressioni popolari e vicine al parlato (che neanche un leone; Oggi per noi il Signore non fa notte). 2) Il secondo momento, una volta usciti di scena i picconieri, si svolge all'interno della cava ed occupato dalla descrizione di Zi' Scarda, del suo vizio della lagrima, del suo rapporto con Ciàula, di cui vengono fornite le notizie essenziali. In questa fase viene meno il discorso diretto e alla descrizione esterna dei personaggi si affiancano considerazioni di tipo psicologico, con adozione del punto di vista del personaggio. 3) Nel terzo momento, il più importante, il centro d'interesse è unicamente Ciàula, con la sua paura prima e il suo stupore poi, quando scopre la luna. La descrizione è di tipo interiore, psicologico, attraverso il punto di vista di Ciàula stesso; il movimento del protagonista procede dall'interno della cava, dal buio alla luce, dal basso in alto, sia in senso spaziale sia morale. L'impressione iniziale di descrizione verista cede completamente; l'interesse è tutto concentrato sullo stato d'animo del personaggio, solo con se stesso di fronte alla luna.  L’AMBIENTE DELLA ZOLFATARA SICILIANA LUOGO :unico luogo descritto in modo particolareggiato è la MINIERA, buia, pericolosa→ “tenebra dell’antro infernale” ; “tenebra fangosa delle profonde caverne ove dietro ogni svolto stava in agguato la morte”, “caverne deserte e tenebrose” “era sempre notte lo stesso” (= nella cava c’era buio sia di giorno che di notte) , “(buio) del giorno laggiù” “bujo crudo, delle cave sotterranee” Ne viene descritto il lavoro estenuante, lo sfruttamento dei lavoratori: • condizioni non igieniche, e di pericolo → Zi Scarda è diventato cieco da un occhio e ha perso un figlio in miniera • non in sicurezza: “….camicia: l’unico indumento che, per modo di dire, lo coprisse durante il lavoro” • sfruttati • maltrattati dai superiori ( → gerarchia all’interno della miniera) • sottopagati “Nelle dure facce quasi spente dal bujo crudo, delle cave sotterranee, nel corpo sfiancato dalla fatica quotidiana, nelle vesti strappate, sforacchiate dalle solfare, come da tanti enormi formicai” ; Ma è proprio la sua «diversità» a renderlo unico: un’innocenza assoluta che gli consente di provare la meraviglia senza limiti di un bambino davanti allo spettacolo della luna candida nel cielo notturno. Egli non l’aveva mai vista prima, perché usciva dalla miniera di zolfo, ubriaco di fatica, sempre a giorno fatto. Ma quando la Luna gli si rivela all’improvviso, bella come una dea, per lei non può che provare una muta dolcissima adorazione. = teofania → apparizione di un Dio : la Luna si palesa un po’ come quando si attende un miracolo perché scaccia via le paure e infonde serenità è una Luna simbolica quasi personificata = ha la funzione di confortare, rasserenare -PAURA DI CIAULA: Ciàula aveva pura del buio della notte: Ciàula non ha paura di lavorare nella miniera: si trova a suo agio tra i cunicoli bui e nulla lo spaventa. L’unica cosa che riesce a incutergli paura è la notte-→ episodio : quando morì il figlio di Zi’ Scarda per lo scoppio di una mina, infatti, si nascose nella cava e quando uscì a tentoni trovò solo la notte buia. Questo gli diede una profonda angoscia. Per questo, Ciàula ha ora paura di lavorare oltre una certa ora. Quando Zi’ Scarda gli prepara il sacco di pietre da portare fuori, all’aperto, sente quindi un grande timore, che si somma alla stanchezza della giornata lavorativa. Teme, come l’altra volta, di trovarsi nel buio profondo della notte.. -ASPETTO FISICO : Ciàula aveva occhi da ebete e una bocca sdentata; le sue orecchie erano sporgenti e ricurve come i manici di un’anfora e le sue mani erano nere per la sporcizia. Le sue gambe sono nude, misere e sbilenche. Ogni sera, non appena finiva di lavorare, Ciàula si cambiava e tolta la camicia sporca indossava un panciotto largo e lungo, ricevuto in elemosina, altrettanto sudicio, ma che in passato era stato probabilmente molto elegante. Il panciotto che lui indossa è l’unico simbolo che non riguarda la sua apparenza. Un panciotto bello largo e lungo, avuto in elemosina, che doveva essere stato un tempo elegantissimo e sopraffino (ora il luridume vi aveva fatto una tal roccia, che a posarlo per terra stava ritto) = contrasto tra mondo al di fuori e il mondo dentro la miniera, tra ciò che era stato un tempo e ciò che era in quel momento → antitesi, il panciotto si abbassa di livello Esso può essere visto come la visione dell’uomo minatore: prima poteva essere elegante ma una volta lì è misero e inutile. Tutte le descrizioni che Pirandello fa di lui danno l’idea che si comporti da scemo, ma in realtà è solo la sua rassegnazione nei confronti del resto del mondo che lo emargina. Ciàula è un emarginato nel mondo degli emarginati e questo è ancora più deplorevole. Ciò è più evidente dal confronto con gli altri minatori; ognuno di loro ha un mondo parallelo alla miniera: Zi’ Scarda ha la sua famiglia e gli altri minatori hanno Comitini; lui no. Ciàula è una persona consapevole.= Toccava con la mano in cerca di sostegno le viscere della montagna: e ci stava cieco e sicuro come dentro il suo alveo materno; per lui, la miniera è il suo punto di riferimento perché, nella sua diversità, qui si sente a casa = diversa visione rispetto a Zi Scarda e a quella degli altri picconieri che hanno un mondo parallelo alla miniera, lui ha solo quella e per lui è un luogo protettivo e rassicurante come il grembo materno . Per Ciàula, il buio della miniera è piacevole e le ombre che crea lo rassicurano, ma il buio della notte gli incute timore perché, per lui, rappresenta la solitudine. « Il buio, ove doveva essere lume, la solitudine delle cose che restavan lì con un loro aspetto cangiato e quasi irriconoscibile, quando più nessuno le vedeva, gli avevano messo in tale subbuglio l'anima smarrita, che Ciàula s'era all'improvviso lanciato in una corsa pazza, come se qualcuno lo avesse inseguito = il buio totale è lo smarrimento dei suoi punti di riferimento e quindi non sa come muoversi. Alla fine della novella avviene il cambiamento di Ciàula: Ciàula “diverso” si trasforma in un Ciàula “commosso” dalla visione della Luna portatrice di serenità.  I RICHIAMI BIOGRAFICI La storia di Ciàula, però, ha anche un risvolto nella biografia di Pirandello. Lui, proveniente da una agiata famiglia siciliana, non si trovò ovviamente mai a lavorare in miniera, ma conosceva comunque molto bene quell’ambiente. → ambiente autobiografico Il padre di Luigi, Stefano, possedeva infatti una cava di zolfo1 da cui traeva il sostentamento della famiglia. Nel 1886, a 19 anni, Luigi aiutò per qualche tempo il padre nella gestione della miniera, prima di recarsi all’università, e così venne a contatto con quel mondo e ne conobbe i ritmi lavorativi. Quella cava fu a lungo la primaria fonte di reddito dei Pirandello, ma fu anche la causa della loro rovina. Nel 1903, pochi anni prima della scrittura di Ciàula scopre la Luna, un allagamento e una frana nella miniera di zolfo mandarono in rovina la famiglia, costringendo Luigi a guadagnarsi da vivere con l’insegnamento e la scrittura. In un certo senso, quindi, fu anche il dramma della cava a spingere Pirandello a scrivere quella novella. Inoltre c’è da dire che in quegli stessi anni la vita di Luigi era sconvolta anche dalla sempre più evidente malattia mentale della moglie; e nel personaggio di Ciàula, forse, si scorge proprio quella regressione quasi infantile.  CONFRONTO CON VERGA Come dicevamo in apertura, la novella ha un’ambientazione che già alla sua uscita non suonava nuova al pubblico italiano. Pochi anni prima – e per la precisione nel 1878 – un altro scrittore siciliano, Giovanni Verga, aveva ambientato un racconto in una cava siciliana, mostrando le misere condizioni di vita dei lavoratori. La novella in questione era Rosso Malpelo, pubblicata all’interno di Vita dei campi. Ci sono però delle importanti differenze che è bene rimarcare. → corrente letteraria: se Verga, con quella storia, aderiva al verismo, in Pirandello del verismo si scorge il linguaggio, ma non i temi. → Nonostante la novella riveli dei profondi legami con il Verismo, Luigi Pirandello non adotta il tipico procedimento di regressione caratteristico del Verismo, ma conserva i privilegi di narratore →Soprattutto, però, la grande differenza sta nel personaggio principale. Ciàula, anzi, pare modellato per essere l’esatto opposto di Rosso. 1. Rosso era un ragazzo che si sentiva, per colpa della vita, già adulto; Ciàula, al contrario, è un adulto con la mente da bambino. 2. Rosso era duro, incattivito; Ciàula è ingenuo e docile. 3. Rosso sfruttava Ranocchio, che in un certo senso era il suo unico amico; Ciàula viene messo al lavoro da Zi’ Scarda, che gli dà però anche ospitalità. 4. E opposto è ovviamente anche il finale: Rosso moriva nelle gallerie, Ciàula lo salutiamo mentre è felice sotto la Luna, all’aperto. 5. non costruisce una coscienza al personaggio (come Malpelo in Rosso Malpelo di Giovanni Verga), anzi, presenta Ciaula come un minorato mentale= non è cosciente in ciò che fa, non è cosciente del proprio corpo si rende conto per la prima volta che forse il carico che trasporta è troppo pesante e si preoccupa di non riuscire a portare a termine la mansione e non gli era mai successo e non gli da molto peso quindi non dà molto valore a se stesso; Il verismo era quella corrente letteraria che cercava di rappresentare in maniera oggettiva la vita di tutte le classi, anche quelle più umili, rappresentandone la vita e la parlata. Alcuni di questi elementi, certamente, si ritrovano anche nella novella di Pirandello. Sono però i temi di fondo a differire. Il verismo predilige infatti la denuncia sociale: la storia ha il compito quasi di sostituire una fotografia, o un’indagine giornalistica, riguardante le condizioni di vita di alcune persone. → non c’è una descrizione della realtà nel solco del Verismo anche se il contesto è ben descritto però la sensibilità è completamente diversa rispetto ad una descrizione che avrebbe fatto Verga Non è questo, però, lo scopo di Pirandello. Si sofferma molto poco, infatti, sulla condizione di Ciàula o di Zi’ Scarda, preferendo raccontarci la vita interiore di Ciàula stesso. Che è piccola, infantile, ma presente; e soprattutto ha in sé qualcosa di magico. Nel suo cammino lungo la scala, verso l’uscita della cava, leggiamo i suoi sentimenti; la sua paura irrazionale, la sua ansia. E poi, una volta giunto all’aperto, la sua meraviglia. Ci troviamo qui in un mondo interiore quasi fatato, in cui ci si rende conto che lo sguardo oggettivo non può rendere giustizia di quello che sta accadendo.  SIMBOLI: La cava, interrata e scura ma per Ciàula rassicurante, rappresenta in un certo senso il ventre materno, che non si vorrebbe mai abbandonare (ha una famigliarità con questi luoghi, ha sempre vissuto li)→il ventre della terra, simbolo di una condizione prenatale= Terra come madre, come divinità materna : il processo di uscita dal “dentro della Terra” → come se uscisse dal ventre materno / dall’utero materno e vedesse la luce = passaggio : vede la luce ; è come se uscisse dalle viscere della Terra, dove comunque è condannato a rimanere e vedesse un paesaggio che comunque riconosce abbastanza estraneo, in una notte infida, c’è l’elemento della luce che lo rasserena Nella cava, come nel nido familiare, c’è dell’oscurità, ci sono molti cunicoli pericolosi, ma il mondo esterno incute ancora più paura, perché il nero della notte angoscia, visto che si espande su una landa molto più ampia. A meno che, appunto, non ci sia la Luna, un barlume di speranza. → la luna e il simbolismo della rinascita == rinascita per lui, ritorno alla vita, rinasce attraverso questa luminosità che non è accecante ma è dolce e avvolgente e da la capacità di rasserenarlo = siamo di fronte ad una novella quasi mitica (non siamo ancora nel solco delle novelle surrealistiche ma Pirandello in alcuni momenti si lascia comunque abbandonare alla magia) attraverso la Luna , Ciaula si sente parte della natura, e si sente rasserenato = presenza mitica, teofania, mistero, stupore di fronte alla Luna ci apre la strada all’ansia di bellezza, di stupore , di magia ( tipica della poetica Pirandelliana) fuori dalla routine , fuori dalle forme, fuori dalle convenzioni, da tutto quello che è necessitato dalle trappole , dalle maschere e che ci radica alla Terra  LINGUAGGIO: Anche il linguaggio della narrazione cambia: dal parlato iniziale, dalla presenza di termini ed espressioni di colore locale (che caratterizzano cioè anche linguisticamente un determinato ambiente) si passa progressivamente ad un linguaggio più interiore, che descrive i ricordi di Zi' Scarda (il figlio morto) e infine lo stato d'animo di Ciàula. Abbondano espressioni che sottolineano il passaggio dal basso all'alto (su, giù, lassù, rammontare, vaneggiare in alto, la scala lubrica) e dal buio alla luce (cieco e scuro, cielo, stelle, lumierina, brulichio infinito di stelle, silenzio, Occhio chiaro, chiara, deliziosa chiarità d'argento, vacuità); l'uso degli aggettivi e delle sinestesie contribuiscono a fornire la dimensione psicologica dell'avvenimento cui Ciàula si sta preparando, la visione della Luna (grande, placida, come in un grande oceano di silenzio), che alla fine lo farà restare, per lo stupore, sbalordito, estasiato Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva. Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola, eccola là, la Luna… C’era la Luna! La Luna! = quest’ultima parte è molto lirica, viene consegnato lo stupore attraverso queste sequenze molto sentite molto spontanee ; la Luna è qualcosa che ci accompagna da sempre ma per Ciaula è una novità, è qualcosa di straordinario per lui tanto che poi : E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva piú paura, né si sentiva piú stanco, nella notte ora piena del suo stupore = scena quasi magica quella che sta vedendo è come se la scoperta della Luna, fosse per il ragazzino quasi una sorta di rinascita → si riappropria di un mondo anche se distante da lui, perché non lo vive pienamente quel mondo fatto di vegetazione, fatto di natura perché lui è abituato a stare nelle viscere della Terra
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