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Vita e Opere di Cicerone e Gaio Giulio Cesare: Biografie e Campagne Militari, Sintesi del corso di Latino

Le vite e le opere di cicerone e gaio giulio cesare, due figure chiave della repubblica romana. Il documento include informazioni sulla nascita, gli studi, le carriere politiche e le campagne militari di entrambi i personaggi. Viene inoltre descritta la loro relazione e la fine tragica di cicerone. Il testo include anche una sezione dedicata alle opere di cesare, in particolare ai suoi 'commentarii de bello gallico' e 'commentarii de bello civili'.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 06/11/2022

Basma-Awad
Basma-Awad 🇮🇹

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Scarica Vita e Opere di Cicerone e Gaio Giulio Cesare: Biografie e Campagne Militari e più Sintesi del corso in PDF di Latino solo su Docsity! CICERONE Vita: Marco Tulio Cicerone nacque nel 106 a.C. ad Arpino, da una famiglia non nobile ma fornita di mezzi di mezzi economici per poter portare i propri figli alla carriera politica. Cicerone studiò a Roma con i migliori maestri greci di retorica e di filosofia e fin da giovanissimo frequentò il Foro. Gli inizi della carriera politica: a 25 anni nel 81 a.C. (sotto la dittatura di Silla) sostenne la sua prima causa, poco dopo lasciò Roma per dedicarsi ai suoi studi in Asia minore. Al ritorno a Roma riprese la carriera politica e nel 75 a.C. fu questore in Sicilia e l’anno dopo entrò per la prima volta in senato. Nel frattempo si sposò con Terenzia ed ebbe due figli Tullia e Marco. La sua stima si consolidò maggiormente in seguito al processo intentato da varie città della Sicilia contro l’ex governatore Gaio Verde, accusato di malgoverno e di concussione; Cicerone ebbe la vittoria su Quinto Ortensio Ortalo, il più celebre oratore dei tempi. Il consolato: La sua carriera politica raggiunse il punto più alto quando venne eletto console per l’anno 63 a.C., ottenuta battendo Lucio Sergio Catilina (rappresentante dei popularis -> cicerone era dalla parte degli optimates). La congiura di Catilina: uno degli inizi dei problemi politici fu la congiura di Catilina che dopo essere stato di nuovo sconfitto, si preparò a riprendersi il potere con la forza. Le sue intenzioni furono svelate da Cicerone che lo attaccò “violentemente” con la prima orazione “catilinaria”. Successivamente in una seduta del Senato si discusse se condannarli a morte o all’esilio, Giulio Cesare si oppose contro la pena di morte (perché era popularis come loro), Cicerone non nascose invece la sua propensione per la pena di morte. L’esilio: Negli anni successivi il peso politico di Cicerone declinò sensibilmente. Nel 58 a.C. Pulcro fece condannare all’esilio Cicerone per aver mandato a morte i catillinari. L’esilio durò 16 mesi che lui trascorse in Grecia, riuscì a tornare a casa nel 57 a.C. grazie a Pompeo e Milone. Ai margini della vita politica: Dopo l’esilio, Cicerone si avvicinò a Cesare e a Pompeo, negli anni successivi rimase ai margini della politica e si limitò a difendere in tribunale i personaggi legati a Cesare e Pompeo. Nel 52 a.C. Clodio viene ucciso durante una zuffa tra la banda armata che lo scortava e uomini che seguivano Milone. Cicerone prese le difese di Milone ma non riuscì a difenderlo e Milone finì in esilio. Nel 51 a.C. Cicerone esercitò con onestà e efficienza i compiti di proconsole nella provincia della Cilicia, in Asia Minore. La guerra civile: Quando tornò in Italia stava per scoppiare la guerra civile tra Pompeo e Cesare. Cicerone non poteva non schierarsi con il Senato e dunque con Pompeo. Si decise poi a raggiungere i pompeiani in Grecia ; dopo la sconfitta a Farsàlo (48 a.C), tornò in Italia e si riconsigliò con Cesare (47 a.C.), rientrando vittorioso dall’Egitto dove Pompeo era stato ucciso. Al fianco di Ottaviano: Dopo l’uccisione di Cesare (44 a.C.),Cicerone, pur non avendo partecipato alla congiura si schierò apertamente con i cesaricidi. Mentre nel conflitto tra i due aspiranti all’eredita: Antonio e Ottaviano, lui appoggiò il secondo sperando di diventare suo consigliere e di indurlo al ripristino dell’autorità del Senato. Ma Ottaviano si servì di lui solo per ottenere l’appoggio del Senato e lo utilizzò come alleato nella lotta contro Antonio (le Filippiche). La proscrizione e la morte: Nel 43 a.C. quando i due avversari si unirono per fronteggiare i cesaricidi in armi e si allearono (insieme con Lèpido) nel secondo triumvirato, il nome di Cicerone fu scritto per primo nella lista di proscrizione dettata da Antonio e approvata da Ottaviano. Nel 43 a.C Cicerone venne ucciso; la sua testa e le sue mani furono mozzate e portate ad Antonio, che le fece esporre nel Foro Romano. LE ORAZIONI La pubblicazione: ciò personalmente la pubblicazione di molte sue orazioni, spesso rielaborandole e ampliandole rispetto ai discorsi effettivamente pronunciati. Gli scopi della pubblicazione erano vari: propaganda politica, difesa del proprio operato, desiderio di ottenere gloria Le orazioni conservate per intero sono 58 e si dividono in “giudiziarie” (pronunciate in tribunale) e quelle “deliberative” (pronunciate in Senato o davanti all’assemblea popolare). - Le orazioni giudiziarie: Le Verrinae (70 a.C.): cioè discorsi contro “Verre” per il processo “de repetundis” (“per concussione”). Pro Sestio (56 a.C): Cicerone difende Sestio (il tribuno della plebe che si era adoperato per il suo ritorno dall’esilio), accusato di “De vi” (“di violenza”), per aver organizzato bande armate da opporre a quella di Clodio, sostenendo che era per difendere le istituzioni gravemente minacciate dai programmi eversivi dei popolari. Pro Caelio (56 a.C.): Cicerone difende il giovane Marco Celio Rufo accusato di aver rubato dei gioielli a una sua ex amante, Clodia (sorella di Clodio e probabilmente anche la Lesbia di Catullo), e di aver tentato di farla avvelenare. Cicerone sfoga il suo odio verso Clodio attaccandone la sorella, presentata come una donna corrotta e dissoluta. Pro Milone (52 a.C.): è l’orazione in difesa di Milone per il processo “de vi” per la morte di Clodio che non potè essere pronunciata e quindi Milone venne condannato. - Le orazioni deliberative: Le Catilinarie (63 a.C.): sono 4 discorsi pronunciati nei giorni drammatici della scoperta e della repressione della congiura di Catilina. Le Phillippicae (44-43 a.C.): sono 14 discorsi che cicerone pronunciò con l’intento di far dichiarare Antonio nemico pubblico. Chiamate nell’antichità anche Antonianae, il nome Philippicae all’accostamento, fatto da Cicerone stesso in una lettera a Bruto, alle celeberrime orazioni di Demostene contro Filippo di Macedonia I caratteri dell’orazione: Nelle orazioni Cicerone si dimostra perfettamente padrone dei mezzi espressivi e capace di sfruttare con gran abilità ogni elemento e ogni circostanza nell’interesse della causa. Le tre funzioni che hanno le sue opere (retoriche): - Docere: uniformare chiaramente e dimostrare la sua tesi nel modo più convincente dal punto di vista razionale. - Delectare: dilettare in pubblico in modo anche psicologico. - Movere o flectere: suscitando agli uditori commozione, sdegno, ira,… ricorrendo agli effetti “patetici” in particolare nelle perorazioni, dove possono svolgere un ruolo decisivo per l’esito della causa. Lo stile di Cicerone oratore è estremamente vario, duttile e multiforme. TESTI: LE VERRINAE Le Verrinae appartengono al filone giudiziario, e sono in grado di dimostrare inconfutabilmente la colpevolezza dell’imputato. L’episodio si riferisce infatti agli anni 80-79 a.C., quando Verre era legatus del governatore della Cilicia (in Asia minore). Durante una missione diplomatica egli fa tappa a Lampsaco e qui si macchia di uno dei tanti soprusi di cui è costellata la sua carriera politica. - T1: L’arrivo a Lampsaco Il testo inizia con una breve descrizione del posto in cui si verificano gli eventi, ossia a Lampsaco (città che si trova sull’Ellesponto nella provincia dell’Asia). Ad attivare il meccanismo narrativo è il desiderio di Verre di Trovare una donna con cui intrattenersi piacevolmente durante il soggiorno nella città. -T2: La pianificazione del misfatto Questa parte è dedicata alle fasi preparatorie del misfatto: la scelta della fanciulla, figlia di Filodàmo. La pianificazione del suo rapimento e sono la messa in atto delle condizioni che lo rendono possibile: Verre costringe Filodàmo a fare trasferire anche Rubio (braccio destro di Verre). -T3: Il fallimento dell’impresa Qui il racconto raggiunge la massima tensione nella sequenza nel tentato rapimento della fanciulla durante il banchetto offerto da Filodàmo a Rubio e ai suoi compagni. L’impresa degenera in una zuffa che lascia dietro sé feriti e addirittura un morto. Filodàmo e il figlio saranno condannati a morte e il rapporto sereno tra Roma e i Lampsaceni irreparabilmente intaccato. CESARE Vita: Le fonti sulla vita di Cesare sono numerose e di varia natura, possiamo avere notizie su Cesare grazie a Cicerone, Sallustio, Svetonio e Plutarco. Gaio Giulio Cesare nacque a Roma nel 100 a.C., apparteneva alla gens Iulia, ma aveva anche rapporti di parentela con Mario e con Cinta, cioè gli esponenti più importanti del partito dei populares. Gli inizi della carriera politica: divenne questore nel 68 a.C., edile nel 65 a.C. e riuscì ad assicurarsi la carica, che veniva conferita a vita, di pontefice massimo. Dalla pretura al consolato: fu pretore nel 62 a.C., propretore nel 61 in Spagna, provvide egregiamente a “pacificare” la provincia con spedizioni vittoriose. Tornato a Roma nel 60 a.C. stipulò con Pompeo e Crasso un accordo privato di collaborazione politica (il tipo triumvirato) e fu eletto console per il 59 a.C. (della Gallia), si fece inoltre assegnare per cinque anni il governo proconsole delle Galline e dell’Illirico. La campagna in Gallia: nel 58 Cesare va in Gallia, compie delle spedizioni, sottomettendo tutto il territorio entro il 52. Cesare si impegna per la sua organizzazione fino al 50 a.C. La guerra civile: a Roma la reazione contro il partito di Cesare acquistò forza per l’improvvisa scomparsa di Crasso (ucciso a Carre durante una battaglia contro i Parti). Poiché era evidente che Cesare mirava a un potere assoluto fondato sull’esercito, Pompeo si fece promotore dell’autorità del Senato. Questo intimò a Cesare un ultimatum: se non avesse congedato l’esercito, sarebbe stato considerato nemico pubblico. Cesare non obbedì e con il passaggio in armi del Rubicone, diede inizio alla guerra civile. Assicuratosi il controllo dell’Italia e di Roma, abbandonata dai pompeiani, Cesare si fece nominare dittatore, affrontò Pompeo, che era andato in Oriente per organizzare la resistenza, e lo sconfisse a Farsàlo, in Grecia, nel 48 a.C. La politica di riconciliazione: Cesare dimostrò di non voler seguire gli esempi di Mario e di Silla, infatti non compilò liste di proscrizione, fu generoso nel concedere il suo perdono (una di questi beneficiari su Cicerone).
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