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Evoluzione economica e politica in Europa durante il Cinquecento e il Seicento, Appunti di Storia

La crescita demografica in europa nel cinquecento, la nascita di luoghi per gli scambi finanziari e la divisione dell'impero di carlo v. Vengono trattati anche i problemi economici e religiosi in spagna, l'ascesa di elisabetta i in inghilterra e la crisi generale in europa durante il seicento.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 29/12/2023

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angel-k-beckett 🇮🇹

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Scarica Evoluzione economica e politica in Europa durante il Cinquecento e il Seicento e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! CAPITOLO 15 → ECONOMIA-MONDO Nel Cinquecento in Europa si verifica una crescita demografica, che verso la fine del secolo raggiunge gli 80-90 milioni di abitanti. Il tasso di natalità aumenta poiché l'età del matrimonio scende notevolmente. La maggior parte della popolazione, quindi l'80% di essa, va a vivere nelle campagne, ma le capitali e i porti crescono molto, accogliendo un grande numero di contadini in cerca di lavoro. La produzione agricola fa fatica a far fronte all'aumento della domanda di cibo. I proprietari vogliono estendere la superficie delle terre per coltivare in essi i cereali, evitando una diversificazione di colture, utile nei casi in cui si verificano le carestie. Lamanodopera è abbondante e il costo del lavoro è basso. La proprietà fondiaria si ada maggiormente a pochi proprietari e in alcune regioni d'Europa vengono alcuni servigi di natura feudale a scapito dei contadini. La ripresa economica determina una crescita del settore bancario. Nascono luoghi destinati agli scambi finanziari, come le borse e le fiere di cambio di Piacenza. Anversa funge da capitale finanziaria d'Europa, nella seconda parte subisce un declino e il suo ruolo viene assunto da Genova. Servizi bancari e speculazioni consentono arricchimenti, al tempo stesso espongono a bruschi rovesci della fortuna. Anche il legame fra banchieri e sovrani risulta un'arma a doppio taglio: se i sovrani non sono in grado di restituire il denaro ottenuto, trascinando nella rovina i loro creditori. L'espansione economica e le esplorazioni geografiche favoriscono lo sviluppo dei commerci internazionali, che legano più regioni e continenti diversi. I commerci internazionali costituiscono solo una parte della vita economica dell'epoca. Nel Cinquecento aumenta la ricchezza generale, ma crescono anche le disuguaglianze sociali: nelle campagne i soggetti più deboli si impoveriscono ulteriormente, mentre i benestanti accumulano enormi fortune. L'aumento della popolazione comporta un aumento del prezzo del cibo, per questo motivo l'Europa è investita dall'inflazione, definita rivoluzione dei prezzi. La disparità tra l'aumento dei prezzi e quello dei salari spinge molte famiglie al di sotto della soglia di povertà. Le città si riempiono dimendicanti: per governare il fenomeno, le autorità sperimentano nuove forme di controllo e assistenza della popolazione, come le case di lavoro o la centralizzazione delle elemosine. CARLO V Carlo d'Asburgo era il nipote dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, che si era distinto per una politica matrimoniale realizzata a suo vantaggio e dei suoi eredi. Massimiliano aveva sposato Maria di Borgogna, erede del ducato di Borgogna, che comprendeva i Paesi Bassi, le Fiandre e la Franca Contea. Poi aveva organizzato un matrimonio fra suo figlio Filippo con Giovanna, detta la Pazza, figlia dei protestanti spagnoli Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia e unica erede del regno di Spagna, dell'Italia meridionale e delle colonie americane. Dalla loro unione nacque Carlo. CAPITOLO 16 → POTENZE EUROPEE Carlo V nel 1556 aveva abdicato e diviso il suo impero tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo II. Quest'ultimo eredita la Spagna il centro del proprio potere e stabilì la capitale a Madrid. Filippo II usò la religione come strumento di potere sia in politica interna che in quella esterna. Riorganizzò il regno puntando a ridimensionare i poteri locali, costituì un governo diviso in otto dipartimenti, ministeri, istituì consigli territoriali per le province e cercò di limitare il ruolo delle Cortes. - accentramento del potere Perseguitò le minoranze deimarranos emoriscos (ebrei e musulmani convertiti) inducendo a lasciare il regno con un grave danno economico, poiché essi rappresentavano una parte dinamica dell'economia spagnola e il venir meno delle tasse che pagavano alla corona aggravò la situazione finanziaria. - prestiti - non c'erano materiali preziosi Ad un certo punto Filippo II dichiarò bancarotta. Ebbe notevoli successi nella politica estera come quella navale di Lepanto contro gli Ottomani. Le sconfitte per Filippo II vennero dalla rivolta dei Paesi Bassi, le cui province protestanti si -> legibus soluta, cioè sciolta da qualsiasi controllo esterno -> intendenti: funzionari del governo centrale, provenienti dalla borghesia o dalla nuova nobiltà di toga (amministrazione giudiziaria e fiscale delle province periferiche -> attaccò La Rochelle, principale place de surete dei protestanti, capitolò dopo un lungo assedio del 1628 CAPITOLO 17 → CRISI DEL SEICENTO Il Seicento è considerato un secolo di crisi generale per l'Europa. La crisi non colpì uniformemente: nell'Europa meridionale colpì il piano economico-sociale, nell'Europa centro-settentrionale investì l'ambito politico-militare. Una delle ragioni principali della crisi fu la guerra che si propagò in Europa con numerose implicazioni negative: impediva la circolazione delle merci, impone agli Stati gravose spese per gli armamenti e il reclutamento, impoverire l'agricoltura con saccheggi e razzie, aumenta la possibilità di diusione delle malattie epidemiche, come la peste, colera e il tifo. Si verificò un calo della popolazione e le condizioni di vita per i cittadini e salariati peggiorarono; il disagio sociale provocò anche numerose rivolte e sommosse. Nel Seicento paesi come Olanda, Inghilterra e Francia, grazie ai commerci atlantici assunsero una sempre maggiore importanza a scapito dei paesi come Spagna, Italia e Portogallo, che subirono un declino politico ed economico. Le nuove rotte erano solcate anche da "emigranti religiosi" formati da missionari che intendevano cristianizzare le nuove terre sia da gruppi di perseguitati; fra questi i "Padri pellegrini", calvinisti inglesi che si insediarono nell'America del Nord formando una colonia che sarebbe stata il nucleo dei futuri Stati Uniti. Nel Seicento vennero messe in discussione una serie di credenze scientifiche consolidate e si verificò un cambiamento radicale nel modo di osservare e studiare i fenomeni naturali; si parla di una vera e propria rivoluzione scientifica. La prima credenza ad essere superata fu la visione aristotelico-tolemaica del cosmo, superata dalla nuova teoria eliocentrica dell'astronomo Niccolò Copernico. Il mondo fisico iniziò a essere studiato non sulla base di scritti considerati incontestabili, ma attraverso un'osservazione diretta dei fenomeni naturali e una loro attenta misurazione attraverso strumenti scientifici sempre più adabili. Personaggio importante fu Galileo Galilei, considerato l'iniziatore delmetodo sperimentale, base della scienza moderna che prevede due fasi di lavoro: quella ipotetica in cui lo scienziato elabora delle ipotesi sui fenomeni osservati e quella deduttiva in cui analizza i risultati degli esperimenti e arriva a delle conclusioni. Con le scoperte astronomiche Galileo dimostrò la validità della teoria eliocentrica, che però era stata dichiarata eretica dalla Chiesa. Perciò anche i suoi scritti furono condannati e Galileo fu costretto dal Tribunale dell'Inquisizione ad abiurare le sue idee. -> legge non scritta che metteva d'accordo le persone con la Chiesa; esse venivano dette dallo scienziato, che come cristiano le negava. (dottrina della doppia verità) -> doppio principio della collaborazione e della competizione -> luoghi naturali di scambio delle informazioni scientifiche furono le accademie (Accademia Reale delle Scienze di Parigi) → NUOVO PENSIERO SCIENTIFICO E POLITICO I numerosi risorgimenti politici dell'epoca stimolarono anche nuove riflessioni sul rapporto tra governanti e governati. La teoria della della derivazione divina del potere fu superata e in questo campo si distinsero le teorie di tipo giusnaturalismo, secondo cui tutti gli uomini possiedono, fin dalla nascita, diritti inalienabili, la libertà, la vita e la proprietà; e le teorie di tipo contrattualistico di due filosofi inglesi, Thomas Hobbes e John Locke. - iniziatore della dottrina politica Ugo Grozio, che aermò per primo che i principi atti a regolare la convivenza civile non fossero di derivazione divina, ma scaturissero dalla ragione umana. - Thomas Hobbes -> natura malvagia dell'uomo, la pace e la sicurezza sono possibili solo attraverso: delega irrevocabile del potere almonarca assoluto, rinuncia alla libertà da parte degli individui - John Locke -> natura buona dell'uomo; necessità di rispettare le libertà fondamentali degli uomini attraverso: delega temporanea del potere al monarca, possibilità di controllare il potere del re e di revocarlo. CAPITOLO 18 → GUERRA DEI TRENT'ANNI La guerra dei Trent'anni (1618-1648) fu combattuta in Germania per due motivi: in primo luogo le tendenze assolutistiche dei cattolici Asburgo, titolari della corona imperiale, contro le autonomie dei vari principi che componevano l'impero; in secondo luogo i contrasti religiosi tra principi protestanti e cattolici. La Germania era divisa (in base al principio del cuius regio, eius religio sancito dalla pace di Augusta del 1555) tra un centro-sud cattolico e un centro-nord luterano. L'evento scatenante avvenne quando Ferdinando III, re di Boemia, tentò di revocare la libertà religiosa ai propri sudditi, in maggioranza protestanti. I boemi (1618) reagirono orendo la corona boema di Ferdinando III a Federico V, un principe protestante. Le forze protestanti si unirono nell'Unione Evangelica, quelle cattoliche nella Lega cattolica e la guerra ebbe inizio. Le due parti coinvolsero nello scontro i loro alleati: Danimarca, Svezia e Francia (Unione Evangelica) e Spagna, papato, impero, (Lega cattolica). - vittoria svedese a Breitenfeld (1642) - vittoria francese a Rocroi (1643) Nel 1648 l'imperatore Federico III poneva fine alla guerra con una serie di trattati che portarono alla pace di Westfalia. Vennero ridisegnati i confini dell'Europa centrale, ridimensionò le gerarchie fra gli Stati e aermò una maggiore tolleranza religiosa. L'impero asburgico perse l'autorità nell'area germanica a scapito dell'emergente Prussia; la Francia e la Svezia assunsero una maggiore autorità, la Svizzera e le Province Unite (Paesi Bassi settentrionali) vennero riconosciuti come indipendenti, mentre la Spagna perse numerosi territori e il Portogallo divenne indipendente. - stato di crisi della Spagna: enormi costi sostenuti nella guerra, diminuzione del flusso d'oro e d'argento dal Sudamerica, crisi finanziaria dovuta dall'espulsione di ebrei e musulmani convertiti. → ITALIA SOTTO EGEMONIA SPAGNOLA - Pace di Cateau-Cambrésis: il ducato di Milano, il regno di Napoli, la Sicilia, la Sardegna e lo Stato dei Presidi erano divenuti possedimenti della Corona - luce e ombre: Stati italiani rimasero esclusi dai conflitti che si combatterono in Europa fra la fine del XVII e XVII secolo. - La Corona li considerava territori da sfruttare per sostenere i suoi progetti di espansione e le altre spese dello Stato. Dunque valevano le stesse strategie di governo applicate nella penisola iberica: i viceré condividevano il potere i baroni, provenienti dalla borghesia, e sottoponevano le classi popolari a una pesantissima tassazione. - mercanti e imprenditori→ investono i loro capitali nell'acquisto di territori agricoli - processo di rifeudalizzazione, ovvero il ripristino di alcune consuetudini di natura feudale, come il potere di riscuotere tasse, di imporre prestazioni di lavoro - Lombardia: metteva in diretta comunicazione i territori spagnoli con l'alleato austriaco→ i spagnoli non imposero tassazioni eccessive
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