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Cinquecento - Quadro storico e letterario di Controriforma e Barocco, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Quadro storico, istituzioni socio-letterarie, modelli letterari, generi e lingua dello scenario letterario cinquecentesco (soprattutto influenza della Controriforma + Barocco).

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 31/03/2019

mutametu
mutametu 🇮🇹

4.3

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Scarica Cinquecento - Quadro storico e letterario di Controriforma e Barocco e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! 1 5 0 0 QUADRO STORICO. All’inizio del Cinquecento l’Europa inizia a colonizzare le terre del nuovo mondo, espandendosi oltre i propri confini continentali grazie a risorse tecniche e militari. Inizia qui un lunghissimo cammino che porterà alla civiltà industriale europea. A questa fase espansiva corrisponde un periodo di forte crescita economica, che permetterà a paesi come Inghilterra, Spagna e Francia di arricchirsi anche nello strato medio della popolazione. Un grande fenomeno che caratterizza l’Europa nella prima metà del secolo è la Riforma protestante, evento di portata epocale che segna la fine della cristianità universale. Dal 1517 (affissione delle 95 tesi a Wittemberg) al 1555 (Pace di Augusta tra cristiani cattolici e lega protestante) si consuma la frattura del protestantesimo, al quale la Chiesa cattolica reagirà dotandosi di strumenti teologici, politici e istituzionali per riaffermare la sua autorità: questo processo prenderà il nome di Controriforma, e vedrà le proprie basi operative neo Concilio di Trento (1545-63). La Riforma protestante esigeva: un rinnovamento della Chiesa, estremamente mondanizzata; una nuova spiritualità; un rapporto più diretto con i testi sacri. La Chiesa cattolica si oppose soprattutto per la proposta di drenaggio delle risorse verso Roma e per la volontà di autonomia dal potere imperiale. In Inghilterra nel 1534 Enrico VIII dichiara l’autonomia della Chiesa anglicana da quella cattolica con l’Atto di supremazia. L’Italia nei primi decenni del secolo è ancora tra le più ricche e floride potenze europee: consta di grandi città e corti, veri centri di cultura. Tuttavia dal punto di vista politico e militare l’Italia si presta particolarmente ad essere territorio facilmente conquistabile; come se non bastasse, l’Italia rimane al di fuori dalla ripresa economica legata alla colonizzazione del nuovo mondo. La conservazione del primato artistico e dell’autonomia intellettuale dovrà fare i conti con questa situazione di debolezza. Carlo VIII, re di Francia, nel 1494 calerà in Italia tentando di conquistare il regno di Napoli. Seguiranno altre spedizioni francesi, prima di Luigi XII nel 1500 e 1513, poi di Francesco I nel 1515. Con l’intervento di Carlo V re di Spagna e imperatore di Germania il territorio italiano diventa teatro di guerre sanguinose → Si giunge ad un punto di equilibrio solo nel 1559, con il trattato di Cateau-Cambrésis, che inaugura il predominio spagnolo in Italia. FIRENZE. Nel 1494 i Medici vengono cacciati dalla città, dove verrà istituito un governo repubblicano. Nel 1512 ritorneranno, e rafforzeranno il proprio potere grazie al pontificato di Leone X e Clemente VII. Nel 1527, in seguito al sacco di Roma verranno ancora scacciati, ma torneranno nel 1530 grazie al contributo delle truppe imperiali. L’“ostinazione” (Guicciardini) dei fiorentini e del loro attaccamento alle libertà repubblicane sarà l’ultimo atto della tradizione comunale italiana. In seguito a questi eventi Firenze si ritroverà priva dei propri artisti e della propria vivacità sociale: dovrà limitarsi ad amministrare giudiziosamente il proprio principato. VENEZIA. Inizialmente alleata con i francesi, era l’unica ad avere ancora una certa autonomia economica e commerciale: sconfitta dalle forze di papa, imperatore e re di Spagna perde ogni potenza. Solo grazie alla vittoria di Lepanto (1571) contro i turchi le permetterà di riacquistare un’indipendenza dalle altre città italiane. ROMA. Lo stato pontificio si sta lentamente trasformando nella capitale della cristianità. La fase di maggiore committenza artistica di Roma coincide non a caso anche con quella della sua massima mondanizzazione. Alessandro VI Borgia, Giulio II della Rovere e Leone X de’ Medici (Clemente VII no per via del sacco di Roma) si dedicarono ad una politica del rafforzamento del prestigio romano. Con l’elezione di Paolo III Farnese questa fioritura culturale si esaurisce: il nuovo papa liquidò molti aspetti della precedente mondanizzazione. → SINTESI. Dopo l’inizio del predominio spagnolo in Italia, solo Torino, Genova, Venezia, la Chiesa e la Toscana riuscirono a mantenere una certa indipendenza. CULTURA E IDEE. I primi decenni del Cinquecento vedono la massima affermazione della cultura rinascimentale. La razionalità della natura e la centralità dell’uomo sono al centro di ogni dottrina artistica. L’arte diviene razionale interpretazione della realtà percepita attraverso i lavoro del letterato non si esauriva in ambito artistico: gli era richiesto anche servizio diplomatico, governativo o militare. Un cambiamento si iniziò a percepire a partire dal 1530, quando si registra un cambiamento dovuto al declino delle corti ed alla scomparsa dei maggiori mecenati rinascimentali. Sono molti, per questo, i letterati che scelgono lo stato ecclesiastico: in questo modo possono contare di indipendenza sia economica sia cortigiana. Un’altra figura spesso trascurata è quella del consulente, prefatore, traduttore e insomma curatore di libri degli altri. Questo è il caso di Pietro Aretino, calzolaio che si ritrovò a gestire il mercato editoriale dei suoi tempi: grazie al lavoro di Aretino, stabilitosi a Venezia, si affermò la centralità del lavoro del letterato, meritandogli la qualifica di “flagello dei principi” da parte di Ariosto. Sono molte le donne che si dedicano alla poesia, in una produzione lirica che individua le sperimentazioni più originali del petrarchismo manieristico.Tuttavia questa lirica venne presto censurata dall’opera della Controriforma. Il Concilio di Trento porta ad una chiusura dello spazio letterario, chiamato ad una rinnovata disciplina religiosa. Questo fa sì che la figura del cortigiano venga sostituita da quella del gentiluomo, spesso digiuno di latino e di cultura classica. Il caso esemplare di questa situazione è quello di Torquato Tasso, costretto ad una collocazione cortigiana in quanto impossibilitato a vivere di suo. Forse è proprio la società di immobilità e chiusura sociale e cortigiana della sua epoca che influì così tanto sulla persona, letteraria e non, di Tasso. PUBBLICO. Grazie al volgare come nuova lingua della letteratura ed alla diffusione della stampa, il pubblico cinquecentesco si allarga enormemente rispetto a quello degli altri secoli. La letteratura può ora raggiungere un pubblico differenziato, anche se non certo popolare, che decreta il successo di opere come il Canzoniere o l’Orlando furioso. La corte infatti può essere visto come il luogo di produzione, ma non solo di destinazione, dell’opera. LA CONTRORIFORMA. I primi effetti del Concilio di Trento iniziano a farsi sentire negli anni 70 del secolo. Le esigenze censorie sempre più si fanno avanti alla fine del secolo. Il cattolicesimo controriformistico appare come il primo tentativo di creare una cultura di massa. La cultura del Manierismo e poi del Barocco, con la teatralizzazione e la sentimentalizzazione della fede, costituisce da questo punto di vista l’esito naturale di questa situazione che, fortemente ecclesiale nelle forme, risulta laica nei contenuti. Uno dei cambiamenti più importanti fu la contestazione dell’assunto per cui l’uomo è capace di giungere alla verità unicamente grazie alle proprie capacità razionali: non si può capire con la sola ragione la Bibbia, giacchè non si hanno più gli strumenti linguistici e filologici degli antichi, che parlavano la stessa lingua in cui sono scritti i testi sacri. Lo stesso discorso viene riproposto in ogni ambito del sapere: la natura, opera di Dio, è indecifrabile nella sua essenza dall’uomo; la storia è opera dell’uomo, ma governata dalla provvidenza divina. Non si può sapere nulla in modo certo === la fede è superiore al sapere. A differenza del protestantesimo che vede la fede come esperienza individuale, il cattolicesimo propone la fede come comportamento collettivo. UNIVERSITÀ. Nel corso del secolo le università conobbero una crisi crescente, causata dal controllo imposto dall’Inquisizione e dall’Indice: venne reso obbligatorio il giuramento di ossequio verso la Chiesa cattolica, fattore che provocherà un massiccio esodo degli studenti stranieri. Era l’Inquisizione a scegliere i docenti, le università vengono limitate a chi risiede nel principato/signoria di studio. I GENERI. IL POEMA EPICO. Nel suo Orlando Furioso Ariosto fornisce una summa degli interessi e degli ideali del Rinascimento: la curiosa osservazione della realtà, la rappresentazione delle passioni umane, l’amore, la celebrazione della virtù. La corte carolingia non è più un vero ideale, ma uno spazio rappresentativo libero in cui celebrare i valori attuali. Tuttavia intorno al 1550 si assiste a tentativi di poema epico eroico, di impianto classicistico, e non cavalleresco. La vera svolta avviene intorno al 1580, con la pubblicazione della Gerusalemme Liberata, nella quale il poeta riesce a raggiungere un equilibrio tra le esigenze di ordine e di classicità ormai acquisite nell’ambito della letteratura volgare e le necessità della chiesa. Un caso a parte è quello del poema Baldus del benedettino Teofilo Folengo, scritto in linguaggio “maccheronico”, cioè in un misto di italiano e latino ereditato dagli ambienti universitari padovani. Folengo prende come modello i poemi cavallereschi, innestando sul tronco di questi reminiscenze classiche e bibliche, in una sorta di parodia a tutto campo che si esercita sia verso la letteratura popolare sia verso le auctoritates latine. LA TRATTATISTICA. Nel corso del secolo la trattatistica passa dal ritrarre l’ideale uomo di corte al tipico gentiluomo. Il libro del Cortegiano di Castiglione è ambientato alla corte urbinate di Guidubaldo di Montefeltro, e fornisce una modellistica dettagliata del comportamento del perfetto uomo di lettere nell’ambiente di corte. L’opera di Giovanni della Casa riflette già il mutamento del clima politico e culturale. Il Galateo, pubblicato postumo, presenta una precettistica minuta che istruisca un gentiluomo a destreggiarsi nelle situazioni della vita, e non solo della vita di corte, ma priva dell’impeto ideale che aveva informato il trattato di Castiglione. LETTERATURA POLITICA E STORIOGRAFIA. L’opera di Machiavelli è la proposta più innovativa del periodo rinascimentale. L’autore applica all’analisi politica gli stessi strumenti di osservazione che i suoi contemporanei avevano sperimentato in ambito scientifico. Se nell’Umanesimo la letteratura politica si era sempre configurata come una sorta di precettistica per la formazione del principe, condizionata da un’impostazione idealistica e morale, Machiavelli propugna nel Principe il riconoscimento dell’autonomia delle leggi della politica da ogni vincolo morale. Allo stesso modo l’opera di Guicciardini risulterà fondamentale per il genere della storiografia grazie alla sua lucidità di analisi ed alla puntualità delle fonti. PROSA NARRATIVA. Negli anni Quaranta avviene il grande sviluppo della prosa, soprattutto nel genere come la novellistica, riportato in auge da Matteo Bandello. Dopo aver tentato e fallito in gioventù la prova della poesia, in età tarda si fa prosatore, proprio quando le maglie del controllo linguistico si stavano riallargando. TEATRO. Nel Cinquecento per la prima volta dopo secoli si assiste alla rinascita del teatro laico. Nella prima metà del secolo gli autori di opere drammaturgiche sono letterati colti, spesso autori di testi di maggior impegno (Machiavelli e Ariosto), che scrivono per diletto e intrattenimento. Tra i lavori più importanti si ricordano la Mandragola machiavelliana (1519) e le commedie in padovano del Ruzante (Angelo Beolco). Intorno alla metà del secolo la commedia conosce il suo maggior momento di diffusione, godendo della parallela espansione del mercato letterario e della affermazione ormai pacifica del volgare. Si ricordano le commedie scritte da Pietro Aretino, dagli ottimi risultati espressivi. Lentamente la figura del poligrafo viene sostituita da quella del professionista. TRAGEDIA. La tragedia rimane un genere estremamente colto, che richiede una nobiltà linguistica, e non a caso risulterà al centro della produzione cinquecentesca presso i letterati “classicisti” come Trissino. Spesso opere come la Canace di Sperone Speroni o il Re Torrismondo di Tasso verranno pesantemente aggredite per imperfezioni linguistiche e metriche. FAVOLA PASTORALE. Dal momento che nella seconda metà del secolo la produzione di commedie per allietare il pubblico viene meno, gli autori cortigiani iniziano a comporre favole pastorali: si tratta di un genere misto di tragico e comico, stilisticamente aperto a forti innesti lirici. Questo troverà i massimi risultati nell’Aminta di Tasso e nel Pastor Fido di
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