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Civiltà del mondo antico - Storia greca (I semestre), Appunti di Storia Antica

Storia antica grecaStoria AnticaGrecia anticaCiviltà greca

Appunti dettagliati di lezione (completi anche delle fonti presentate dal docenti) del corso di Civiltà del mondo antico del II anno di Scienze della formazione primaria. Sufficienti per passare l'esame con ottimi risultati.

Tipologia: Appunti

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Scarica Civiltà del mondo antico - Storia greca (I semestre) e più Appunti in PDF di Storia Antica solo su Docsity! 1 LA STORIA GRECA LE ORIGINI DEI GRECI Per parlare delle origini dei Greci occorre chiedersi chi erano i Greci; ciò significa chiedersi cosa si intende per ‘Storia greca’ o ‘Storia dei Greci’. Nel territorio della Grecia odierna vi erano insediamenti umani sin dal 7 sec. a.C ma di ‘Storia greca’ si può parlare solo a partire dal momento in cui gruppi che parlavano la lingua greca (probabilmente in una forma arcaica) si stanziarono nella penisola ellenica. Non è infatti possibile individuare un momento in cui un gruppo etnico, definibile come greco, sia arrivato in Grecia. L’IDENTITA’ GRECA La formazione dell’identità greca è un processo complesso: la Grecia era una realtà plurale caratterizzata da grande frammentazione e localismi e ciò fece il modo che i Greci non avessero idee chiare sull’argomento. Infatti, l’identità locale fu sempre più forte dell’identità di popolo, dei caratteri comuni ed unitari che erano comunque esistenti. La nascita di un’identità comune greca (un’identità collettiva) può essere collocata tra il VI e V sec. a.C. Lo scoppio delle Guerre greche-persiane (490-479 a.C.) contribuì a donare un nemico comune attraverso il quale l’identità greca venne scoperta e addirittura esaltata. Nel corso dei secoli, partendo da un sostrato linguistico comune, i Greci sono giunti a condividere usi, costumi, abitudini, credenze religiose. INIZIO DELLA STORIA DEI GRECI L’età del bronzo (2300 a.C.- 950/800 a.C.), sviluppatasi nella Grecia centrale e meridionale e nelle isole, rappresentò il serbatoio culturale della civiltà greca. La Civiltà Minoica, la Civiltà Micenea e l’età oscura corrispondono alle fasi della storia del Mondo Egeo a cui guardare per comprendere la formazione della Grecia arcaica e classica. Nonostante le molte ipotesi riguardo all’origine dei Greci rimane ancora dubbio se si debba pensare a: un’ondata migratoria di una certa consistenza oppure un’infiltrazione di piccoli gruppi nel corso di un periodo più lungo. Processi come questo sembrano corrispondere maggiormente alla frammentazione geografica della Grecia. LE FONTI Le fonti a cui far riferimento per tentare di dare una spiegazione sull’origine dei Greci sono: ◻ Testi del Vicino Oriente ◻ Tavolette del lineare B ◻ Ricerca archeologica ◻ Fonti letterarie di Tucidide e Erodoto: Fu il più grande storiografo dell’antichità. Visse nel V sec. a.C. e scrisse La guerra del Peloponneso che tratta della guerra tra Sparta e Atene. Nell’introduzione (Archeologia) del testo, Tucidide compì una sorta di archeologia della Grecia arcaica. Nei tempi antichi, la Grecia non era abitata stabilmente ma vi si succedevano migrazioni. La Grecia era un paese frammentato (non vi erano città ma regioni) in cui non vi erano né il commercio né relazioni reciproche. È considerato il padre della storia. Erodoto, originario della Caira, scrisse nel V sec. a.C. (nella generazione precedente a Tucidide). All’interno di uno dei suoi scritti, emerge un’importante conversazione tra gli Ateniesi e gli Spartiati in cui, i primi spiegarono di non volersi accordare con i barbari soprattutto per non tradire l’essere Greci, la comunanza di sangue e di lingua, i santuari e i sacrifici comuni, gli usi e costumi simili. 2 Prima della Guerra di Troia (narrata da Omero, le cui opere rappresentavano un documento molto importante per conoscere la preistoria greca), la Grecia non ha mai saputo riunire le proprie forze e dirigerle verso un’impresa comune, per l’inconsistenza politica e la mancanza di rapporti reciproci. Inoltre, non vi era nemmeno un nome comune per indicare il popolo. Quando crebbe la potenza d’Elleno, fu allora che in tali paesi, si diffuse progressivamente il nome di Elleni. Lo testimonia anche Omero che nelle sue opere non accomunò mai tutti gli Elleni sotto questo nome ma li distingueva per regione di provenienza. PERIODI DELLA STORIA GRECA o Età del bronzo (in Grecia: Elladico) → III-II millennio; o Età oscura (Dark Ages o Medioevo ellenico) → 1200-700/800 a. C.; o Età arcaica → 700/800-490/479 a. C. (Guerre Persine) periodo di formazione del mondo delle poleis; o Età classica → 490/479- 336 a. C. escluso (ascesa al trono di Macedonia di Alessandro Magno) periodo di maggior splendore e di centralità delle poleis in tutto il Continente greco; o Età ellenistica → 336- 31 a. C. FINE DELLA STORIA GRECA o Battaglia di Cheronea (338 a. C.) → in cui Filippo II di Macedonia portò alla perdita della libertà delle poleis; o Ellenismo → (coniato da Gustav Droysen) termine che racchiude le vicende politiche e culturali degli stati sorti dalle conquiste di Alessandro; o Distruzione di Corinto (146 a. C.); o Battaglia di Azio (31 a. C.); o Chiusura delle scuole di Atene ad opera di Giustiniano (529 d. C.); o Caduta di Bisanzio (1453 d. C.). QUADRO GEOGRAFICO La Grecia propriamente detta è la parte terminale della penisola balcanica, i cui confini corrispondono in larga misura alla Grecia moderna. Nell’antichità era divisa in molte regioni che conservarono sempre una forte identità. Le regioni della Grecia erano: o Peloponneso → Laconia, Messenia, Arcadia, Elide, Acaia, Argolide; o Attica o Boezia, Focide, Doride, 2 Locridi, Etolia e Acarnania; o Tessaglia, Macedonia e Epiro (non sempre considerate greche); o Isole → Egina, Eubea, Cicladi (Delo, Nasso, Paro, Tera, Melo). Nel Mediterraneo: o Italia (Sicilia); o Africa o Spagna o Francia o Penisola calcidica (Mar Egeo settentrionale); 5 Succedette poi... LA CIVILTA’ MICENEA La civiltà Micenea è stata scoperta grazie agli studi e alle ricerche archeologiche di Heinrich Schliemann. Lo studioso visse nel contesto del tardo romanticismo tedesco dell’800 durante cui vennero analizzate molte opere classiche, in particolare sorse un grande interesse per la cosiddetta questione omerica, vale a dire riguardante i poemi omerici, con l’intento di scoprire a chi potessero essere attribuibili. Schliemann, compiendo studi sui poemi omerici, riuscì a scoprire il luogo dell’Antica Troia. Nell’Iliade, Omero descrisse la città di Micene come città ricca di oro. Per scoprire in modo più preciso dove si trovasse Micene, Schliemann compì degli studi sulla Guida della Grecia di Pausania. Pausania visse nel periodo in cui i Romani dettero grande importanza alla Grecia tant’è che egli decise di intraprendere un lungo viaggio per conoscere queste terre. Grazie agli appunti presi durante il viaggio e ad altre fonti, che non sono pervenute fino a noi, Pausania creò una sorta di guida turistica della Grecia. Da questa si comprese che i Greci di Troia provenissero da Micene. Schliemann compì così degli scavi nel Peloponneso e riuscì a trovare reperti dell’Antica Micene. A Micene egli trovò delle tombe a fossa risalenti al 1600 a.C. (le più antiche tombe micenee), nella zona compresa tra la Grecia centrale e il Peloponneso. Dalle tombe vennero trovati reperti d’oro come maschere funerarie (es. la machera di Agamennone), ricchi corredi, armi, pugnali, gioielli e altri manufatti di materiale prezioso. Tuttavia, si trattava perlopiù di materiale minoico o di loro imitazioni e perciò non è chiaro se siano entrati in possesso dei Micenei come bottini di guerra o come frutto di scambi commerciali. Dagli scavi si comprende quindi che i Micenei erano gruppi con caratteristiche guerriere che ostentavano ricchezza (es. tombe reali di élites). I Micenei avevano dunque una grande capacità di acquisire materie prime da un’area molto vasta che andava dal Baltico (es. ambra), al Vicino Oriente (es. metalli: stagno oro, rame; avorio, legno pregiato), a Creta e Cicladi (es. ceramiche). I Micenei si estesero a Nord (fino al Monte Olimpo) a Est e a Sud (fino a comprendere le Cicladi e Creta) registrando un espansionismo commerciale anche fuori dal Mar Egeo. SISTEMA PALAZIALE Anche i Micenei adottarono il sistema palaziale. I complessi palaziali sono da intendere come centri di piccoli stati territoriali che ruotano attorno al palazzo stesso. Non esiste traccia di un sistema di coordinamento sovrapalaziale. I palazzi dei Micenei sono: o più piccoli rispetto a quelli cretesi → la sua struttura indica che la sua funzione è l’amministrazione (politica, economica e religiosa). Tuttavia, i palazzi micenei, nel loro concetto di centro amministrativo, sono ispirati dalla cultura minoica; o posti in posizione dominante (solitamente su delle colline) o circondati da mura (probabilmente dovute alle rivalità tra signori o invasori) → la cittadella è un sito fortificato. Il Palazzo è una struttura architettonica complessa, da identificare con un centro amministrativo e residenziale di élites (aristocrazie) al potere. Nucleo focale del palazzo miceneo è il Mégaron, struttura tripartita che aveva nel vano centrale un trono, un grande focolare circondato da colonne e una ricca decorazione parietale. Si trattava perlopiù di un salone di rappresentanza, un luogo in cui l’autorità amministrativa ostentava il suo potere. Attorno al megaron erano dislocati magazzini, archivi, quartieri residenziali, edifici di culto, centri di produzione artigianale. 6 Fuori dalle mura del palazzo, nella “città bassa” vi erano magazzini e normali abitazioni. I palazzi più importanti sono quelli di Micene, Tirinto e Pilo. LINEARE B Le tavolette in lineare B rinvenute in alcuni siti palaziali del continente (es. quello di Micene, Tebe e di Creta) sono la fonte primaria per la ricostruzione del sistema amministrativo. Il lineare B è una scrittura di tipo sillabico, derivata dalla Lineare A minoica, che è stata identificata come una forma arcaica di greco. Da queste tavolette di decifrazione di tipo lineare B siamo venuti a conoscenza della: GERARCHIA SOCIALE o Re (in greco wanax) di cui non si è certi sui poteri posseduti; o capo guerriero; o un sacerdote o un funzionario; o il consiglio degli anziani o schiavi di proprietà sia di singoli individui sia di divinità o artigiani RELIGIONE Sono note varie divinità, maschili e femminili, tra le quali si riconoscono quelle del pantheon (termine che indica la collettività delle divinità greche) greco: Zeus, Era, Poseidone, Dioniso. ESPANSIONE E CROLLO DELLA GRECIA MICENEA La massima espansione commerciale e culturale dei Micenei si ebbe nei secoli XIV e XIII a. C. I Micenei ebbero un grande interesse per il Mediterraneo occidentale (es. Sicilia orientale, Isole Eolie, Calabria, Puglia, Basilicata). Risalgono a questo periodo anfore a staffa per olio, forse vino, una gran quantità di materiali (es. rame, spade di bronzo, ambra, ceramiche, spezie) RETE INTERNAZIONALE DI SCAMBI NEL MEDITERRANEO Alla fine del XIII secolo i principali siti micenei vennero distrutti e abbandonati e con essi scomparirono per secoli la scrittura, l’architettura, l’artigianato di beni di prestigio; si entrò così nella cosiddetta età oscura. Esistono diverse teorie al riguardo: o una è stata associata ai popoli del mare (ricordati in fonti egiziane) dato che il panorama di rottura non fosse isolato ma si verificò anche in alcuni territori orientali; o una collegata alla cosiddetta invasione dorica (ricordati da fonti antiche greche) → il Peloponneso (area di influenza della comunità spartana, popolato da greci di stirpe dorica) avrebbe visto il cosiddetto ritorno degli Dori provenienti dal nord; o si ritiene che le realtà centralizzate attorno al palazzo (centro di un’unità amministrativa) fossero intrinsecamente deboli e che dunque la Civiltà Micenea fosse collassata da sé. I SECOLI OSCURI I Secoli Oscuri (o Dark Ages) vanno dal XII al IX secolo a. C. e coprono il periodo tra la fine della civiltà Micenea e l’inizio della civiltà arcaica Greca. Tale periodo è anche chiamato Medioevo ellenico in quanto costituì una fase di regresso tra la fine della fiorente età del bronzo e la nascita della polis. Così come il Medioevo Europeo, il Medioevo ellenico è stato rivalutato su base archeologica a partire dagli anni ’50 (del ‘900) tant’e che lo studioso Finley la definì addirittura “età eroica”. IL CONTINENTE GRECO TRA XII E IX SEC. a.C. o La società non fece più uso della scrittura; o La società non smise di organizzarsi attorno al Palazzo → si assistette ad un mutamento nel tipo di insediamento e nelle strategie di sussistenza; 7 o Si adottò il ferro → nel corso del XI sec. si passò dall’età del bronzo all’età del ferro (di cui il continente greco era ricco); o Si passò ad un’economia di tipo pastorale; o Non vi fu uno sviluppo unitario ma, al contrario, si registrarono forti differenziazioni; o Si assistette alla “prima colonizzazione” (o migrazione ionica). Tali cambiamenti sono probabilmente attribuibili all’arrivo nel Continente Greco di una nuova popolazione proveniente da Nord e da identificare con i Dori della tradizione letteraria greca, sulla cui esistenza, però, gli studiosi moderni hanno avanzato riserve. Dalla narrazione dell’invasione dorica durante i Secoli Oscuri, i Greci tentarono di spiegare il loro passato. Dal XIII sec. a C. (prima dei secoli oscuri) ebbe inizio la cosiddetta Grande Migrazione (o Migrazione Egea) che durò per circa 2 secoli. Nel Peloponneso, a Creta e nell’Egeo (centri della cultura micenea) si stanziarono i Dori. La loro invasione (che non si compì in un solo movimento né con le stesse modalità) portò alla nascita di 4 villaggi dorici uniti sotto il nome di Sparta (il cui territorio veniva chiamato anche Lacedemone e per questo la tribù dorica che vi si insediò fu denominata Tribù dei Lacedomi). L’organizzazione sociale di Sparta comprendeva 3 tribù: 1. Illei 2. Dimani 3. Panfili. e il suo ordinamento prevedeva la doppia monarchia che si può interpretare come la continuazione di una precedente confederazione di comunità militari autonome. La sorte degli abitanti proto greci fu diversa da luogo a luogo: alcuni si unirono ai nuovi venuti, altri fuggirono, mentre coloro che si opposero ai nuovi dominatori furono annientati o fatti schiavi. Inoltre, durante questi Secoli Oscuri si svilupparono i dialetti che divisero la popolazione greca per lingua in: 1. Dori (a Sud); 2. Ioni (a Centro); 3. Eoli (sulle Coste Settentrionali). Tale fenomeno migratorio venne definito Migrazione Ionica o Prima Colonizzazione. Lo stanziamento fu reso possibile dal fatto che nessuno Stato organizzato si trovava sul cammino degli emigranti. Infatti come risulta dai dati archeologici, le strutture del periodo miceneo erano crollate (i Palazzi furono distrutti). Per quanto riguarda il commercio, Cipro costituì un importante centro di scambi. In questi secoli si posero le basi per la nascita del concetto di Polis. IL VIII SECOLO a.C. Si tratta di un periodo molto importante in cui si fa coincidere l’inizio della civiltà Greca. Nel VIII sec. a.C. si assistette: o alla formazione di comunità stabili, preludio della nascita della polis. o all’introduzione dell’alfabeto1 greco → nato da quello fenicio (inventato 5 sec. prima): i Greci, infatti, vocalizzarono (aggiunsero le vocali) l’alfabeto fenicio e smisero di utilizzare il Lineare B. Nell’alfabeto greco (da cui deriverà quello latino) ogni segno corrisponde ad un suono. ↓ 1 La parola alfabeto è formata dalle prime 2 lettere dell’alfabeto greco (Alfa e Beta). 10 1) GRANDE COLONIZZAZIONE STORICA (fenomeno contemporaneo alle poleis) Nell’VIII secolo a.C. si verificò una grande migrazione per cui i Greci si spinsero nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero e ciò comportò la nascita di circa 1000 poleis. I motivi di tale migrazione greca furono numerosi: es. sovrappopolazione, scarsezza di terreno fertile, ingiustizia dei signori, il susseguirsi di cattivi raccolti, l’occasione per cercare nuove opportunità. Partendo dalla Madre Patria, i Greci fondarono nuove città chiamate colonie (perlopiù di tipo costiero) definite poleis a tutti gli effetti. Tali colonie mantennero con la Madre Patria dei rapporti culturali e religiosi MA sul piano politico rimasero autonome (poiché, sostanzialmente, si trattava di piccole comunità stanziatesi a grande distanza dalla Madre Patria). Con il fenomeno della colonizzazione iniziò, di conseguenza, il commercio a distanza La maggior parte dei fondatori delle colonie provenivano da un rango elevato e alcuni di essi diventarono degli eroi (es. Ecista). Anche i Romani fondarono molte colonie, in stretta dipendenza con la Madre Patria, con la funzione di presidio militare e di controllo del nuovo territorio. → Tuttavia, i Greci non aderirono all’idea di colonizzazione romana poiché non condividevano lo scopo delle colonie. MAGNA GRECIA Nel VIII secolo i Greci, attratti dalle molteplici possibilità agricole della Sicilia, si stanziarono a Messina (più tardi ebbe anche un movimento di colonizzazione in Francia e Spagna). La zona di insediamento dei Greci nell’Italia meridionale (soprattutto in Sicilia) prese il nome di Magna Grecia. L’importanza storica della colonizzazione consiste: o nell’ampliamento del territorio di lingua greca; o nell’estensione della forma di organizzazione sociale della polis che si basava sulla proprietà privata del suolo. Spesso le zone colonizzate erano scarsamente popolate. I rapporti con la popolazione locale variarono a seconda delle circostanze: in ogni caso la popolazione locale veniva cacciata o sottomessa. Solo nel corso del tempo si arrivò allo scambio reciproco di influssi culturali. 2) IIL FENOMENO OPLITICO Secondo Aristotele la formazione di combattimento degli opliti contribuì allo sviluppo della polis. Gli opliti erano i cittadini soldato (guerrieri) della civiltà greca. Il termine oplita significa coloro che portano l’armatura con la quale si poteva costruire la formazione di combattimento della falange politica. L’armatura è caratterizzata da: o uno scudo grande e rotondo → con cui i guerrieri si proteggevano gli uni con gli altri; o una corazza; o un elmo; o lunghe lance; o spade → utilizzate nei combattimenti corpo a corpo. Gli opliti dovevano essere molto coraggiosi e pronti a dimenticarsi dell’amore della propria vita pur di uccidere il nemico e salvare la propria Patria. 11 3) LEGISLAZIONI E TIRANNIDI Nella fase arcaica, la legislazione e la giustizia erano legate alla dimensione orale (componente tipica del mondo greco). Il ritorno della scrittura nel continente greco permise l’elaborazione di codici di leggi scritte, attribuite a dei legislatori, le quali contribuirono a dare un’organizzazione alle comunità (poleis). Interessante è ricordare che i legislatori furono delle figure collegate alle colonie (sostanzialmente una sorta di laboratori politici della struttura cittadina). Ad Atene si ricorda soprattutto il legislatore Dracone (o Draconte) vissuto nel VII secolo, famoso soprattutto per una legislazione di carattere penale molto rigida, di cui non sono pervenute le leggi. Tuttavia, una chiara immagine di Dracone emerge in uno dei capolavori di Plutarco (vissuto tra I-II secolo d.C.) intitolato Vite Parallele (una raccolta biografica delle maggiori personalità greche accostate a grandi personalità del mondo romano). L’altro fenomeno che caratterizzò molte città greche dell’età arcaica (ad eccezione di Sparta in cui la divisione delle terre fra tutti i cittadini aveva fatto sparire le contrapposizioni fra nobiltà e semplici cittadini liberi), sono le tirannidi. In alcune polis i contrasti portarono al temporaneo dominio di singoli individui, i tiranni. Il termine tiranno venne usato dai Greci per indicare gli usurpatori del potere che, non essendo legittimati da nascita o elezione, si ponevano a capo della comunità di proprio arbitrio. I tiranni greci furono delle figure aristocratiche che esercitarono un potere personale i cui limiti non erano ben definiti (dipendevano dalla loro personalità), alcuni dei quali diedero vita a delle vere e proprie dinastie. Il termine in età greca arcaica non ebbe alcuna connotazione negativa anzi, in molti casi esiste un ricordo positivo dell’operato dei tiranni (es. Pisistrato e Policrate di Samo) in quanto contribuirono a rafforzare il prestigio delle proprie comunità cittadine. Nel linguaggio odierno, il termine ‘tiranno’ assume significati negativi perché si ricollega: o all’esperienza di Atene (democrazia vs tirannide) o all’elaborazione politica greca di stampo platonico per cui la Tirranide è considerata la degenerazione della Monarchia → a Platone risale l’elaborazione politica sulla Politeia (Costituzione) fondata sulle 3 forme fondamentali di governo: • Monarchia (governo di uno) Le quali, rispettivamente, possono degenerare e trasformarsi in: • Tirannide • Aristocrazia (governo dei migliori) • Oligarchia (governo di pochi) • Democrazia (governo del popolo) • Oclocrazia (governo della massa di basso livello che agisce in base all’istinto) SPARTA Sparta si trovava nel Peloponneso meridionale. Sparta si premurò di costruire, tramite trattati con le comunità vicine, una ‘cintura di sicurezza’ intorno al suo territorio (di circa 8400 km2), che comprendeva ben 2/5 del Peloponneso. Tale sistema di alleanze, guidato da Sparta, venne chiamato “lega peloponnesiaca”. L’ORDINAMENTO In età romana, Plutarco scrisse una biografia riguardo al mitico legislatore spartano Licurgo. Il testo tratta di un racconto mitico secondo cui all’origine dell’ordinamento spartano (ìIl Kosmos) vi fu una consultazione oracolare (chiamata Rhètra) a Delfi da parte di Licurgo. Da tale testo emergono che: 12 ➢ Diarchia → compresenza di 2 Re che sono i capi dell’esercito. Entrambi appartenevano a 2 famiglie: Agiadi ed Euripontidi. ➢ Consiglio di 30 anziani (Gherusìa) → composto da 28 anziani (Gheronti) con più di 60 anni e dai 2 re. Si trattava dell’organo ristretto più rilevante a cui spettavano tutte le decisioni in quanto detentore del potere. ↓ Ciò determinava il fatto che l’ordinamento di Sparta venisse considerato un ordinamento oligarchico (governo di pochi); ➢ Assemblea popolare spartana (Apella) → le cui proposte o votazioni erano sottoposte alla possibilità di veto della Gherusìa. ➢ Magistrati (Efori) → (che non compaiono nella Rhetra) eletti dall’assemblea popolare ma con limitati poteri. Tutte queste istituzioni furono composte da cittadini spartani. Tale assetto si mantenne stabile (grazie all’opera di Licurgo) e non venne mai rinnovato. Senofonte fu un autore greco che scrisse un’opera interamente dedicata alla Costituzione spartana in quanto all’epoca costituì un importante modello. N.B → con l’avvicinarsi della Guerra del Peloponneso i modelli ideologici di Sparta (oligarchico) e di Atene (democratico) si contrapposero fortemente. ORGANIZZAZIONE SOCIALE Dal tema dell’educazione (che riguarda anche il tema della cittadinanza), trattato nella Vita di Licurgo di Plutarco (testo 2) è possibile ricavare l’organizzazione sociale di Sparta: o Spartiati → sono i cittadini spartani in quanto godono di tutti i diritti politici, civili e militari e del tempo libero (durante cui si dedicavano alla città). Gli Spartiati erano i proprietari terrieri (la cui terra era coltivata dagli Iloti) e si occupavano per lo più delle attività militari. o Iloti → essendo probabilmente frutto della deportazione della popolazione messena in seguito alla conquista della Messenia da parte di Sparta, erano al servizio degli Spartiati (in un rapporto di subordinazione). Infatti, il loro compito consisteva nel lavorare la terra (a cui erano legati) degli Spartiati. Non erano cittadini e per questo erano paragonabili agli schiavi anche se possedevano comunque alcune libertà (es. sposarsi ed avere figli). o Perieci (coloro che stanno intorno) → erano coloro che abitavano nella periferia di Sparta. I perieci non erano membri della comunità di Sparta e per questo non potevano partecipare all’Assemblea Popolare e non avevano diritto di voto, dovevano però fornire contingenti per l’esercito. L’economia dei perieci si fondava soprattutto sull’agricoltura, artigianato, sfruttamento delle miniere, pesca e commercio (i porti si trovavano nel loro territorio). Anche le comunità di Perieci potevano chiamarsi poleis e potevano amministrarsi in modo autonomo. Sono individui liberi (non in condizione servile) con alcuni diritti civili identificabile con il ceto mercantile ed artigianale. Essere cittadino a Sparta voleva dire essere un oplita, dedito alla patria e pronto a raggiungere l’eccellenza nel combattimento per difendere la patria. LA VITA A SPARTA La vita in città era come quella di un accampamento: tutti si attenevano costantemente a un regime di vita 15 cittadini verso la comunità. Dopo una serie di lotte confuse, nel 561 salì al potere Pisistrato (degli ‘uomini della montagna’) che venne poi mandato in esilio, durante cui s’impadronì di miniere d’oro e d’argento in Tracia, ottenendo così i mezzi per tornare nel 546 ad Atene con l’aiuto di soldati stranieri. Alla sua morte 528 il potere passò ai suoi figli Ippia e Ipparco (ucciso dagli aristocratici Armodio e Aristogitone). L’ordinamento politico creato da Solone non venne mai modificato MA i tiranni successivi fecero in modo che le cariche pubbliche venissero ricoperte da amici o da membri della loro famiglia. Ad Atene gli anni della tirannide furono anni di: o grande espansione economica → si iniziò a coniare una moneta propria; o Intensa attività edilizia → finanziata soprattutto da Ippia e Ipparco; o Rafforzamento della polis Ad Atene non era possibile rovesciare la tirannide senza appoggi esterni. Clistene dopo varie vicissitudini ottenne l’appoggio di Sparta e della massa dei cittadini con un programma popolare. 5.iLA RIORGANIZZAZIONE DI CLISTENE Dopo la fine della tirannide, gli aristocratici cominciarono a scontrarsi tra loro e in questa lotta si distinse in particolare una famiglia, quella degli Alcmeonidi. Tra i membri di questa famiglia ricordiamo soprattutto Clistene, il quale capì l’importanza di soddisfare i bisogni del popolo e per questo s’impegnò per fare in modo che anche il popolo potesse partecipare alla vita politica. Con l’appoggio del popolo, Clistene operò una profonda riforma delle istituzioni, considerata come l’inizio della democrazia ateniese. La riforma di Clistene si basava sul concetto di isonomia secondo cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Clistene cercò anzitutto togliere il potere alle famiglie aristocratiche per fare in modo che tutti i cittadini potessero partecipare alla vita politica ed eventualmente assumerne vari ruoli (soprattutto nell’Ekklesia e nell’Aereopago). Egli, dunque, non optò per un sistema censitario ma territoriale. Clistene divise il territorio dell’Attica in 3 zone: la città, la costa e l’interno; ognuna delle quali era divisa in 10 parti, le cosiddette trittie. Furono poi formate 10 tribù, ognuna delle quali includeva persone provenienti dalle 3 diverse zone (città, costa e interno). Mescolando in questo modo la popolazione, non vi era più il rischio che i nobili potessero prevalere sugli altri. Atene era infatti precedentemente caratterizzata da contrasti politici dovuti anche alle fazioni territoriali. Clistene cerca quindi di smorzare i conflitti mischiando e riunendo le varie aree territoriali. Clistene creò anche il Consiglio dei Cinquecento (Boulé) al quale potevano partecipare tutti i cittadini attraverso un sorteggio in ciascuna tribù (per ogni tribù se ne sorteggiavano 50). Il Consiglio prendeva delle decisioni assai importanti (es. per la difesa militare e l’amministrazione) e stabiliva le regole da rispettare. In realtà, non tutti disponevano della possibilità economica necessaria per accedervi poiché la partecipazione al Consiglio implicava il fatto che per 1 anno si dovessero abbandonare le proprie attività. Durante il governo di Clistene venne introdotto il cosiddetto ostracismo: un fenomeno per cui una persona sospettata di un reato politico (es. mettere in pericolo la democrazia) sarebbe dovuto essere allontanata dalla città per almeno 10 anni. Questo poteva accadere nel momento in cui almeno 6000 cittadini avessero votato contro quella determinata persona, scrivendo il suo nome su un coccio (che in greco si dice òstrakon, da qui il termine ostracismo), IL NOME AD ATENE Ad Atene il nome era dato dal nome proprio dell’individuo, dal patronimico (nome del padre) e da Clistene in poi anche dal domicilio. 16 6. RIFORME DI PERICLE Pericle fu un grande politico, oratore e militare che guidò Atene tra la fine delle Guerre Persiane e l’inizio della Guerra del Peloponneso. Pericle fu inoltre stratega molto spesso, ma anche senza una carica pubblica poteva esercitare un ruolo politico grazie alle sue tecniche oratorie, intervenendo nelle assemblee. Infatti, quanto più l'Assemblea Popolare diveniva centro di tutte le decisioni, tanto maggiore era l'importanza di coloro che ottenevano l'assenso dei cittadini. Pericle promosse le arti e la letteratura. Questa fu la principale ragione per la quale Atene detiene la reputazione di centro culturale dell'Antica Grecia. Pericle cominciò un progetto ambizioso che portò alla costruzione di molte opere sull'Acropoli (incluso il Partenone). Questo progetto abbellì la città ed esibì la sua gloria ma soprattutto diede lavoro a molte persone. Sotto la guida di Pericle Atene diventò anche una potenza navale. L’EGEMONIA ATENIESE Atena era la divinità rappresentante della città di Atene e successivamente dell’Impero Ateniese. Le città alleate furono obbligate a partecipare ogni 4 anni alla principale festa in suo onore e in questa occasione veniva fissata l’entità dei tributi da pagare a Atene per i 4 anni successivi. L’egemonia di Atene aumentò progressivamente così come il suo controllo sulle altre città in cui tentò di insediare regimi democratici. GLI ORGANISMI DELLA DEMOCRAZIA Gli organismi della democrazia sono: ➢ Ekklesia → Assemblea popolare L’Ekklesia fu l’organo fondamentale del regime democratico a cui prendevano parte tutti i cittadini aventi diritto. Erano ammessi i cittadini i maschi adulti (+30 anni), registrati presso un demo. Una legge di Pericle del 451 a. C. stabiliva che fosse “cittadino ateniese” solo chi fosse figlio di padre e madre ateniese (le donne acquisirono così un valore importante). Questa legge dimostra che con lo sviluppo della democrazia, la cittadinanza divenne sempre più esclusiva. L’assemblea si svolgeva nell’Agorà e prevedeva 40 sedute all’anno con riunioni dall’alba al tramonto, presiedute da un Epistate (presidente) che veniva sorteggiato e cambiato ogni giorno. I partecipanti percepivano un’indennità. Si calcola che i cittadini fossero circa 6000 ma che si riunissero regolarmente circa 2000-3000 cittadini. ➢ Boulé → Consiglio dei 500 Il Consiglio dei 500 (Boulè), istituito da Clistene, era composto da 50 membri per ognuna delle 10 tribù dell’Attica per un totale 500 consiglieri (buleuti), sorteggiati tra quelli che avanzavano la propria disponibilità (età richiesta: 30 anni). Il criterio del sorteggio rappresenta una delle caratteristiche principali del pensiero democratico. Vi era un’indennità per ciascun giorno seduta (quasi quotidiane) al fine di favorire l’accesso di tutti i cittadini, evitando che perdessero la retribuzione della giornata di lavoro poiché il Consiglio richiedeva molto tempo. Inoltre, si garantiva l’esenzione dal servizio militare e i posti riservati a teatro. Il consiglio si riuniva tutti i giorni (ad eccezione dei giorni festivi) nel bouleuterion: si calcolano circa 300 sedute. Solo i buleuti potevano avanzare proposte alla boulé, il cui compito era di: o riunire il popolo e sottoporgli le proposte; o consulenza e supervisione della attività dei magistrati (che erano tenuti a fare il rendiconto del loro operato). 17 Il Consiglio era un organo fondamentale perché dovevano vagliare le delibere e trasmetterle all’Ekklesìa, ai Tribunali e ai Magistrati (vota l’Ekklesìa ma su proposta della boulé; voto può essere palese o segreto). ➢ Tribunali L’amministrazione della giustizia rappresenta un aspetto peculiare della democrazia ateniese in quanto i giudici erano dei cittadini (con più di 30 anni) che venivano sorteggiati dalla lista dei volontari e retribuiti una volta eletti (come tutela della democrazia anche se Aristotele giudicava l’indennità dei giudici come il ‘peggiore dei mali’). L’azione legale era quindi accessibile a chiunque. Perciò, il titolare ultimo del potere giudiziario era il popolo senza mediazione, i giudici infatti non erano professionisti MA cittadini comuni che emettevano il verdetto in linea di principio senza consulenza di specialisti. Nel V secolo il numero di coloro che erano disposti a fare il giudice era così elevato che ogni anno si sorteggiavano 6000 cittadini da assegnare ai diversi Tribunali. Il Tribunale si riuniva in un locale chiuso ma alla presenza del pubblico. La consistenza numerica delle corti dipendeva dalla tipologia di processo: es. per i processi pubblici e politici erano previsti Tribunali da 500 e per quelli particolarmente importanti anche oltre 15000 membri mentre, per le cause private bastava 200/400 membri. I sorteggi e l’assegnazione pubblica avvenivano nell’Agora e i processi dovevano concludersi nell’ambito di una giornata. In linea di principio ogni cittadino poteva presentare una pubblica accusa. Alcune forme di dissuasione per i falsi accusatori erano es. il pagamento di un’ammenda e l’impossibilità di presentare altre accuse. Il ruolo della corte consisteva nel pronunciare un’assoluzione o una condanna; dunque, la funzione del tribunale era passiva. Il popolo era legislatore e giudice (non vi era una divisione dei poteri come nella nostra attuale democrazia e nemmeno la concezione moderna di un potere giudiziario come ‘terzo potere’ con funzioni di controllo o di riequilibrio rispetto all’esecutivo e al legislativo). Dunque, i Tribunali erano una diretta espressione del potere popolare- Emerge dunque uno stretto rapporto tra Ekklesìa e Tribunali: il popolo era presente in entrambe le istituzioni, agendo in modo differente. ➢ Magistrature I detentori delle magistrature erano coloro che possedevano realmente il potere, ossia coloro che governano. Le magistrature erano aperte a tutti i cittadini, annuali e collegiali. Le cariche erano retribuite in questo modo tutti coloro che lo desideravano potevano dedicarsi al servizio della città (diversamente da ciò che accadeva a Roma). La retribuzione (misthòs) era un compenso introdotto da Pericle. Il criterio per accedervi alle cariche pubbliche era il sorteggio: i cittadini che volevano dedicarsi a una carica pubblica dovevano iscriversi in una lista di volontari da cui sarebbe poi stato sorteggiato un cittadino che sarebbe diventato detentore di una carica “minore”. Il sorteggio era utilizzato per molte cariche tranne per cariche molto importanti come quella di stratega che era elettiva (per alzata di mano). Il criterio del sorteggio fece il modo che non vi fosse un vero e proprio percorso politico come invece avveniva a Roma con il cursus honorum (carriera nel senso di una successione di cariche). Tutti erano abilitati a fare politica e perciò diventava importante il dono della parola e il suo uso nell’Assemblea e in Tribunale (oratoria). Al termine del mandato il magistrato deve rendere conto del lavoro svolto alla Boulé. LA POPOLAZIONE ATENIESE Una stima approssimativa calcola 2 milioni di abitanti della Grecia classica, di cui solo il 10-15% erano i detentori dei pieni diritti politici (possedevano la cittadinanza che era molto esclusiva in quanto si rilasciava difficilmente). Un censimento alla fine del IV sec. a.C. valuta circa 10.000 Meteci. I Meteci erano gruppo eterogeneo di stranieri residenti, che: 20 origine della filosofia (in quanto vi nacquero filosofi come Talete e Anassimandro), della geografia e della storia greca. Il Regno dei Lidi era diventato molto potente e influenzava tutte le città greche. Dunque, quando fu sottomesso dai Persiani, il dominio delle città greche passò nelle mani dei Persiani. Di conseguenza, i primi problemi tra i Greci e i Persiani iniziarono in questi territori in cui le città greche cominciarono ad avere delle problematiche fiscali con l’amministrazione persiana. LA RIVOLTA IONICA Nel 499 a.C., durante il regno di Re Dario, le città della confederazione ionica, per motivi sia economici che politici, si ribellarono ai loro dominatori persiani. La rivolta fu guidata tiranno di Mileto, Aristagora che cercò inizialmente di conquistare l’isola di Nasso MA, in seguito al fallimento dell’operazione, decise di ribellarsi ai Persiani. Dal testo La rivolta ionica di Erodoto emerge: Aristagora si rivolse prima al tiranno di Sparta (Cleomene) che rifiutò la sua richiesta d’aiuto e poi al popolo di Atene facendo leva su un’identità comune greca e sulla loro consanguineità. Aristagora aggiunse, infatti, che i Milesi fossero coloni degli Ateniesi e che per questo, dovessero difenderli. Inoltre, egli elogiò le abilità militari e affermò che i Greci non sarebbero potuti diventare schiavi in senso politico dei Persiani in quanto la politica delle poleis si era sempre contraddistinta per autonomia e libertà. Gli Ateniesi, conviti, decisero di inviare 20 navi in aiuto di Mileto. Oltre ad Atene intervenne nel conflitto anche l’Eretria (una città sull’isola di Eubea). Le due città, Atene ed Eretria, compresero infatti che i Persiani avrebbero potuto rappresentare un grosso pericolo per la Grecia. I ribelli riuscirono a penetrare sino all’antica capitale del governo di Lidia, allora sede del governo persiano. Tuttavia, i Persiani, con l’aiuto della potente flotta dei Fenici, riuscirono alla fine a sedare la rivolta delle città ioniche nella Battaglia di Lade. I Persiani punirono duramente i ribelli, radendo al suolo Mileto e vendendo i suoi abitanti come schiavi. Dopo questa catastrofe le città greche iniziarono a temere che la guerra potesse dilagare e per questo, si affrettarono a stringere dei patti di alleanza: Atene stipulò un’alleanza militare con Sparta. LA PRIMA GUERRA PERSIANA: MARATONA (490 a.C.) Nel 490 a.C. scoppiò la Prima Guerra Persiana come conseguenza del fatto che il Re Dario decise di compiere una spedizione punitiva nei confronti di Atene ed Eretria, colpevoli di aver aiutato la città di Mileto. Il Re non partecipò direttamente alla spedizione ma inviò in Grecia centinaia di navi persiane, guidate da Dati e Artaferne. Dopo aver distrutto Eretria, i Persiani, accompagnati da Ippia, il vecchio dominatore di Atene a cui i Persiani avrebbero voluto riaffidare la città, si diressero nella pianura di Maratona (a una cinquantina di km da Atene). I Greci non riuscirono ad organizzare un fronte comune di difesa: alcune città si sottomisero ai Persiani con l’intendo di ridurre l'ira del Re Dario. Atene chiese aiuto a Sparta, MA in attesa di risposta, gli Ateniesi decisero di affrontare direttamente i Persiani a Maratona. Il punto di forza dei Persiani erano gli arcieri in grado di colpire da lontano, mentre gli Ateniesi avevano un esercito oplitico rifornito solamente da spade e lance che potevano servire nei combattimenti corpo a corpo. Dal testo La prima guerra persiana: Maratona di Erodoto emerge: Gli strateghi ateniesi fossero in disaccordo: alcuni sostenevano che ci si dovesse astenere dal combattere (erano troppo pochi per affrontare l’esercito) altri, invece, premevano in tal senso. In seguito 21 ad un discorso di Milziade della nobile famiglia dei Filaidi, si decise per l’immediato attacco. La decisione portò a una grande vittoria Ateniese a Maratona. La notizia della vittoria Ateniese fu portata alla città di Atene da un tale che corse fino alla città e morì dopo aver dato la buona notizia, da allora alle Olimpiadi in suo onore si corre la Maratona. TRA LE DUE GUERRE o Venne emanata la legge navale di Temistocle → ad Atene crebbe l’influenza di Temistocle, a cui si deve la costruzione di una grande flotta navale composta da triremi (con 3 ordini di remi). o Venne stipulata la Lega Ellenica → molte città greche stipularono un’alleanza difensiva il cui comando fu affidato a Sparta, in quanto ritenuta la potenza più forte. o Crisi dinastica a Sparta e successione di de. LA SECONDA GUERRA PERSIANA (480-479 a.C.): SALAMINA E PLATEA I PREPARATIVI PERSIANI Nel 486 a.C. succedette al Re Dario, il Re Serse che progettò un attacco per terra e mare. Egli concentrò tutte le sue forze militari (di terra e di mare) a Sardi da dove nel 480 a.C. iniziò la marcia verso l’Ellesponto (Stretto dei Dardanelli) con un esercito di circa 300.000 uomini e un migliaio di imbarcazioni fenicie. Serse prese personalmente il comando della spedizione e riuscì ad arrivare in Grecia creando 2 ponti di navi3 che unirono le due rive dell’Ellesponto che si realizzò grazie anche alla costruzione di un canale navigabile, ottenuto tagliando l’Istmo4. I GRECI E IL CONGRESSO DI COTINTO (481 a.C.) I Greci si divisero tra: i Medizzanti e coloro che intendevano contrapporsi ai Persiani. Il Congresso dell’Istmo di Corinto sancì l’alleanza di Atene e Sparta contro i Persiani e la nascita del panellenismo delle poleis (età classica). Termine che designa il desiderio di unificare in un solo stato tutte le popolazioni di lingue e cultura greca. 3 Ponte che galleggia sull’acqua, formato principalmente da barche collegate l’una all’altra. 4 Sottile lingua di terra, bagnata su entrambi i lati, che congiunge due territori. 22 Leonida con un piccolo esercito greco (4000 opliti e 300 spartiati) cercò di fermare l’avanzata del nemico presso le Termopili (una strettoia presso il Golfo maliaco tra le montagne e il mare) così come fece la flotta ateniese al capo Artemisio (al nord dell’Eubea). Leonida cadde in guerra così come la maggioranza del suo esercito e la battaglia navale si concluse con la ritirata dei Greci. Serse si impadronì della Grecia centrale. Temistocle decise, allora, di sgomberare Atene MA Serse riuscì ad incendiare l’Acropoli. Temistocle convinse il comandante spartano, Euribiade, a cercar battaglia nello stretto fra l’Attica e l’isola di Salamina. Grazie a uno stratagemma di Temistocle (superiorità tattica) i Greci sconfissero il nemico con la vittoria di Salamina (settembre 480 a.C.). Serse si ritirò con la flotta superstite in Asia MA lasciò in Tessaglia l’esercito di terra guidato da Mardonio: la guerra non era ancora decisa. Nel 479 a.C. i Persiani occuparono nuovamente l’Attica e Atene fu pesantemente devastata. La battaglia decisiva fu combattuta a Platea (in Boezia) dove Pausania, un giovane spartano, riuscì con esercito di terra a sconfiggere i Persiani. Nello stesso giorno la flotta greca sconfisse la flotta persiana a Micale. Nel 478 a.C. Sesto viene espugnata dagli Ateniesi. N.B → durante le Guerre Persiane i Greci respinseri l’invasione persiana MA non si espansero nei territori persiani. LA TRASFIGURAZIONE CONTEMPORANEA Oggi si tende a interpretare le guerre persiane come scontro tra Oriente e Occidente. È grazie a queste Guerre che si è arrivati a una definizione dell’identità greca (di nessun mortale essi sono chiamati servi né sudditi). DA ESCHILO: I PERSIANI La tragedia I Persiani di Eschilo narra della Guerra contro i Persiani che condusse alla vittoria greca (immediatamente idealizzata dai Greci). L’autore volle però descrivere le sorti della Guerra dal punto di vista dei Persiani (del nemico). IL SOGNO DI ATOSSA Atossa era la madre di Serse, moglie del Re Dario ed era quindi la Regina persiana durante le Guerre Persiane. All’interno della tragedia di Eschilo è presente il coro, tipico delle tragedie greche, con cui la Regina dialoga e che in questo caso si fa portavoce della città. La Regina differenzia i Greci dai Persiani e li paragona a due diverse donne. La Regina sogna il figlio Serse con l’intento di aggiogare entrambe le donne: quella che rappresentava la Persia si sottomise mentre la ‘donna greca’ si agitò e si ribellò. L’indomani di questo sogno, la Regina, pervasa da brutti presentimenti, compì dei sacrifici. Dal testo emergono gli elementi di contrapposizione tra i Greci, simbolo di libertà e i Persiani, simbolo di schiavitù. 25 FASI DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO La Guerra venne divisa inizialmente in 3 fasi e considerata unitaria solamente in seguito: 1) Guerra archidamica (431-421 a.C.) che si concluse con la Pace di Nicia. La prima fase della Guerra del Peloponneso, chiamata Guerra archidamica, deve il suo nome ad Archidamo, il Re di Sparta che nel 431 a.C. invase l’Attica. Dal punto di vista militare, la Lega delio-attica di Atene era più forte per mare mentre, la Lega peloponnesiaca di Sparta era più forte per terra. Per questo motivo Pericle decise di non accettare lo scontro diretto con gli spartani e di chiudersi dentro le mura della città di Atene. Nonostante fosse una buona strategia, nel 430 a.C. un’epidemia passata alla storia come la “peste di Atene” decimò gli ateniesi ammassati nel centro urbano, uccidendo lo stesso Pericle. Con la scomparsa di Pericle, in Atene si rinnovarono le tensioni tra i demagoghi, favorevoli al proseguimento della guerra, e gli aristocratici che avrebbero voluto la pace con Sparta. Ebbero il sopravvento i demagoghi (democratici radicali inclini alla strumentalizzazione elitaria delle istituzioni) guidati da Cleone, uomo del demos. Dopo una decina di anni di scontri logoranti e senza sbocchi, nel 421 a.C. si giunse alla Pace di Nicia che avrebbe dovuto porre fine a tutte le ostilità. 2) Fase intermedia (421-413 a.C.) che si concluse con la spedizione ateniese in Sicilia Da un lato, le città che avevano spinto Sparta alla guerra erano rimaste insoddisfatte della Pace di Nicia e premevano per una ripresa delle ostilità. Dall’altro lato, ad Atene si era acceso nuovamente il dibattito tra chi, voleva l’equilibrio con Sparta, e chi invece sosteneva che si dovesse riprendere il conflitto per realizzare un’egemonia globale, tra cui il leader dei democratici Alcibiade. Fu così che si ruppe la Pace di Nicia. Alcibiade, eletto stratega, convinse l’Assemblea Popolare ad accettare le richieste di aiuti che arrivavano da una città della Sicilia allora in guerra con Siracusa, alleata di Sparta. Gli ateniesi decisero quindi di spostare la guerra in Sicilia in modo da poter sfruttare la loro potente flotta ma, proprio per mare gli ateniesi subirono una pesante sconfitta. 3) Guerra deceleica (413-414 a.C.) La terza e conclusiva fase della Guerra del Peloponneso si chiama deceleica, dal nome di Decelea, una città vicina ad Atene, che fu occupata dagli spartani. In questa fase si assistette ad una vittoria spartana e l’insediamento di un governo oligarchico a Atene. L’incarico di redigere nuove leggi ad Atene fu affidato a un Consiglio di trenta membri, guidati dall’intellettuale aristocratico Crizia: per la sua durezza il consiglio fu detto “dei Trenta tiranni”. NUOVE EGEMONIE Con la fine dell’Impero ateniese, la storia greca si frantumò in un confuso insieme di singoli eventi, fra cui si distinsero i tentativi momentanei di dar vita a nuove egemonie. Gli ateniesi divennero sudditi di Sparta e furono obbligati a sostenerla in Guerra e a pagare dei tributi. Nel 403 a.C. Atene tornò ad essere democratica, anche se dal punto di vista della politica estera continuò a essere strettamente legata a Sparta. ➢ EGEMONIA SPARTANA (404-371 a.C.) Dopo la Guerra del Peloponneso si ebbero, per Sparta, dei profondi cambiamenti sia interni sia nei rapporti con le altre poleis. All'interno di Sparta si ebbero alcune grandi novità: o la possibilità di donare le terre e di lasciarle in eredità con la conseguente creazione di grandi patrimoni; o l'introduzione di un'economia fondata sulla moneta. Ciò portò a mettere in crisi il sistema tradizione basato sull'uguaglianza di tutti gli Spartiati. Inoltre, essendo aumentati gli impegni militari e poiché gli Spartiati erano pochi rispetto a tutta la popolazione, furono arruolati nell'esercito gli Iloti che, di conseguenza, vennero liberati dalla schiavitù. Questo portò il riconoscimento di alcuni diritti nei loro confronti. Tutto ciò creò tensioni sociali ed inquietudini all'interno di Sparta. Dopo la sconfitta di Atene, il compito di difendere le città ioniche dell'Asia Minore dai Persiani passò a 26 Sparta che si impose nei confronti delle città della Grecia sottomettendole: ciò creò un forte odio nei suoi confronti. ➢ EGEMONIA TEBANA (371- 362 a.C.) Sparta si preoccupò di tenere ben divise le poleis greche. Tebe, però, creò la Lega beotica con lo scopo quello di sconfiggere Sparta. Per questa ragione, nel 371 a.C., Sparta dichiarò guerra a Tebe. Il potentissimo esercito di Tebe era conosciuto con il nome di Battaglione sacro ed era stato fondato da Pelòpida. L’esercito era costituito da un corpo scelto di 300 Tebani facenti parte delle famiglie nobili della città che avevano giurato di combattere fino alla morte. In queste battaglie, l'esercito tebano fu guidato da Pelòpida ed Epaminonda e riuscì a sconfiggere (ed umiliare) gli opliti di Sparta nei pressi di Lèuttra (in Beonzia) nel 371 a.C. dove l'esercito di Tebe usò per la prima volta un tipo di schieramento detto ordine obliquo. Dopo la battaglia di Lèuttra il predominio di Sparta iniziò a cedere il posto a quello di Tebe. ↓ Atene, preoccupata di tutto ciò, nel 369 a.C. si accordò con Sparta. Nel 362 a.C., i Tebani guidati da Epaminonda (Pelòpida era morto) sconfissero Sparta e Atene a Mantinèa, dove anche lo stesso Epaminonda morì. L'egemonia tebana fu brevissima e terminò proprio con la morte di Epaminonda. Tebe non riuscì a conservare il suo predominio sulle città greche soprattutto perché non disponeva delle risorse economiche necessarie per allestire e mantenere un forte esercito e una grande flotta in grado di controllare la Grecia. Inoltre, il suo potere era stato basato soprattutto sulla figura di due valorosi generali, Pelòpida ed Epaminònda e non sua una reale capacità di attrarre intorno a sé le altre poleis, come era avvenuto invece con Atene e Sparta. In questo periodo Tebe emerse quindi come principale protagonista dello scenario politico greco per circa un decennio, per poi cedere il passo alla crescente potenza del Regno di Macedonia, guidato dal Re Filippo II. IL REGNO DI MACEDONIA FILIPPO II La Macedonia era considerata un’area periferica della Grecia. In essa si parlava un dialetto greco con influenze dalle lingue dei Traci e degli Illari. Essi rimasero a lungo fuori dallo sviluppo culturale ellenico, per questo il loro modo di vivere risultò per molto tempo estraneo ai Greci. Il territorio di questa area era per lo più montuoso. Le forme statali erano poco evolute, non esistevano comunità organizzate in forma di poleis. La Macedonia era uno stato territoriale, retto dalla monarchia degli Argeadi in cui il Re era una sorta di primus inter partes. Importanti erano gli aristocratici che erano guerrieri e proprietari terrieri. A partire dal V secolo i Re della Macedonia iniziarono a cercare contatti con il mondo greco. Il primo Re rilevante per la storia greca fu Alessandro I che fece in modo che la sua famiglia fosse riconosciuta come greca per poter partecipare alle Olimpiadi (per partecipare alle olimpiadi si doveva essere greci). Il suo successore migliorò l’organizzazione dell’esercito, chiamò alla sua corte poeti e artisti di grande fama tra cui il tragico Euripide, e spostò la capitale a Pella, vantaggiosa per le comunicazioni. Dopo la sua morte il potere centrale ebbe gravi problemi sia nei confronti della nobiltà sia nei confronti dei vicini Greci e dei barbari. Il suo successore fu Filippo II il quale riuscì a inserire nello stato la potente aristocrazia e fece della Macedonia una potenza militare. Filippo II fu il vero artefice della grandezza della Macedonia infatti: o rafforzò i confini della Macedonia minacciati dalle popolazioni barbariche; 27 o riorganizzò l’esercito → creò, infatti, un esercito fortissimo che venne sconfitto solo dai Romani. L’esercito era composto da: falange, cavalleria, fanteria (composta dai contadini) e da truppe mercenarie. ▪ Filippo II con delle riforme creò la falange macedone: attraverso l’alleggerimento della falange la rese mobile e più efficiente ed inoltre, introdusse lunghe lance che diventarono un potenziale d’attacco (questa tecnica porterà a straordinarie vittorie militari). ▪ Il Re diede un ruolo importante alla cavalleria che era forte nell’attacco e veloce nell’inseguimento. I cavalieri erano degli aristocratici che avevano il titolo onorifico di hetairoi ovvero compagni del Re, infatti erano condottieri di un’importanza in battaglia pari quasi a quella del sovrano. Filippo II era stato ostaggio a Tebe dove aveva visto in azione e studiato le tecniche e le riforme militari dell’esercito tebano. LA TERZA GUERRA SACRA Filippo II decise di intervenire nella storia greca partecipando alla Terza Guerra Sacra. La Guerra Sacra era una guerra che riguardava il Santuario di Delfi, retto da un’Anfizionia delfica, una sorta di assembla che si curava dell’amministrazione economica e religiosa del tempio e che aveva anche un significato politico. La Guerra Sacra fu importante proprio perché riunì varie città. La Terza Guerra Sacra scoppiò dopo che i Tessali (tra i membri più importanti dell’anfizionia delfica) accusarono i Focesi (i rappresentanti della Focide) di aver coltivato la terra sacra del Tempio e quindi di essersi macchiati di sacrilegio ed invitarono le altre poleis greche ad una campagna militare per punirli. Successivamente i Focesi, appoggiati da Atene, saccheggiarono e si impadronirono del tesoro del Tempio di Delfi, ottenendo così una temporanea egemonia sulla Grecia centrale. Preoccupati per la situazione, i Tessali chiesero aiuto a Filippo II che schierò l’esercito macedone e sconfisse i Focesi. Il conflitto si concluse con la Pace di Filocrate fra Atene e Filippo II. Tuttavia, la situazione rimase comunque molto tesa. Il consolidamento dei territori di Filippo II a nord preoccupò gli ateniesi tant’è che Demostene, un politico ateniese particolarmente ostile a Filippo, compose le Filippiche, ossia dei discorsi contro Filippo. L’estensione del dominio macedone causò infatti nuovi attriti con Atene che sfociarono poi in una vera e propria guerra: la QUARTA GUERRA SACRA. Filippo II intervenne nel conflitto in favore di Anfissa, accusata di sacrilegio, mentre Atene e Tebe, prima città rivali, si coalizzarono (Lega ellenica) contro il regno macedone. Filippo II con il suo potente esercito sconfisse nella Battaglia di Cheronea del 338 a.C. le due città alleate, ponendo fine al tradizionale sistema delle poleis ed estendendo così l’egemonia macedone su tutto il mondo greco. Il Re macedone concesse moderate condizioni di pace: venne imposta una guarnigione a Tebe che però crollò mentre Atene poté conservare una certa indipendenza. LA LEGA DI CORINTO Il Re macedone, forte del successo militare ottenuto anche grazie alla superiore tattica di combattimento, organizzò un Congresso panellenico, in cui propose un’alleanza militare con le singole poleis (in previsione di una spedizione contro i Persiani) da cui si formò la Lega di Corinto nel 337 a.C. Filippo II concluse con i singoli membri un accordo senza limiti di tempo, in base al quale gli fu attribuita l'egemonia a vita con lo scopo di riunire tutti i Greci sotto la sua guida. La Lega proclamò guerra ai Persiani per rivendicare le offese subite nelle Guerre Persiane e affidò il comando dell’esercito a Filippo II. Filippo II venne però ucciso durante una festa a Pella. 30 rappresentanza e fece un nuovo Teatro di Dionisio. Merito di ciò era principalmente di Licurgo capo dell’ufficio finanziario. L’IMPERO DI ALESSANDRO MAGNO All’epoca della morte, il Re macedone era signore assoluto di un impero asiatico. L’Impero Persiano era durato 200 anni e non era facile fonderlo con la Macedonia e la Grecia. Alessandro mostrò fin dall’inizio rispetto per le strutture e le tradizioni dei paesi sottomessi e in seguito stipulò a un’alleanza fra l’aristocrazia macedone e quella iranica. A Susa infatti egli organizzò un matrimonio di massa: i generali detti Eterei (collaboratori del Re) e soldati semplici macedoni sposarono le donne della più alta nobiltà persiana. Alessandro stesso sposò le figlie degli ultimi due Re (la figlia di Dario III). Questa cerimonia collettiva ebbe una grande rilevanza perché era avvenuta secondo il rituale persiano e simboleggiava quindi l’unione e la fusione delle tradizioni greche con quelle persiane. La fusione fra l’organizzazione statale persiana e quella macedone risultò facile dal momento che si trattava di sistemi strutturalmente simili: • I Satrapi erano responsabili della riscossione dei tributi e dell’amministrazione della giustizia • Il comando militare era riservato ai macedoni. • Le finanze erano necessariamente organizzate in funzione della guerra. La posizione delle città greche all’interno dell’Impero non era di un unico tipo, ma potevano essere: o poste sotto il diretto dominio del Re; o Semplici insediamenti militari; o Antiche città orientali che ebbero una costituzione sul tipo di quella della polis. LE LOTTE FRA I DIADOCHI Alla morte improvvisa di Alessandro Magno si frantumò la prospettiva di Impero Universale e si aprì un periodo detto Età dei Diadochi (o successori). Alessandro Magno non aveva un vero erede. Formalmente vi erano: il suo fratellastro (figlio di Filippo II) che però era minorato mentale e suo figlio (metà macedone e metà orientale) che all'epoca non era ancora nato. Non essendoci eredi diretti si susseguono molte lotte anche militari per il potere tra i Diadochi ovvero i generali (i compagni del Re) che si contendevano il vasto Impero costruito da Alessandro in pochi anni. Le lotte si conclusero solo dopo il 281 a.C. con la morte dei Diadochi. Ciò che vi fu di comune tra i Diadochi fu la rinuncia alla cosiddetta politica di integrazione ed a ulteriori progetti di conquista. Per il resto, si disegnarono diverse tendenze di fondo (es. mantenimento dell'unità dell'impero in favore della famiglia di Alessandro o di nuove signore, oppure fondazione di singoli stati indipendenti sul territorio che apparteneva all'Impero). I REGNI ELLENISTICI Finite le lotte tra Diadochi si creano dei Regni ellenistici (monarchie a guida macedone) che al loro interno erano molto eterogenei. Le 3 principali entità statali furono: ➢ Regno di Macedonia → mantenne il controllo sulla Grecia e risultò economicamente più arretrato rispetto agli altri. All’interno del Regno si diffuse la cultura greca-macedone; ➢ Regno d'Egitto (o dei Tolomei) → retto dal generale macedone Tolomeo, fondatore della dinastia dei Tolomei che rimase al potere fino alla sconfitta da parte dei Romani. I Tolomei si fecero accettare dal popolo proponendosi come prosecutori dei faraoni, proteggendo il culto egiziano e la classe sacerdotale. Il Regno comprendeva l’Egitto, Cipro, parte della Siria, dell’Asia Minore e della Grecia. 31 L'amministrazione dello Stato e l'esercito furono affidati ai Greci. Di tutti i Regni fu quello che ebbe maggiore stabilità politica ed economicamente fu il più florido di tutti i regni ellenistici grazie ai traffici commerciali nel Mar Egeo. La sua capitale, Alessandria, divenne la città più importante, centro della cultura ellenistica. La città era conosciuta soprattutto per la biblioteca, che fu appunto istituita dai Tolomei, in cui si lavorava sulla conservazione e lo studio di libri. Fu proprio qui che nacque la filologia (ovvero lo studio del testo in forma scientifica). Anche il museo di Alessandria era una realtà culturale patrocinata dai sovrani in cui dei membri promuovevano delle attività culturali. La città, però, fu anche la sede di molte fabbriche di stoffe, di vasi e di profumi e il suo porto divenne il più importante dell'Egitto. ➢ Regno di Siria (o dei Seleucidi) → retto dalla dinastia dei Seleucidi che edificarono nuovi centri urbani che godettero di una grande autonomia politica, nonostante pagassero dei tributi. Il Regno di Siria era il più esteso e anche il più vario da un punto di vista etnico. Infatti, vi si parlavano diverse lingue (es. greco, persiano, aramaico) e vi si professavano varie religioni. Anche per questo, tale Regno non ebbe la stabilità che ebbe invece il Regno d'Egitto. Durante questo periodo, le città greche vennero omaggiate dai Re in quanto consentirono loro di proclamarsi difensori delle città greche che divennero dei centri amministrativi. IL TRAMONTO DEI REGNI ELLENISTICI Tra il III e il II secolo, Roma iniziò a intervenire sempre di più nelle vicende del Mediterraneo orientale. Al termine di questo sviluppo si ebbe il completo assorbimento del mondo greco nella sfera d’influenza romana.
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