Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Collegamenti maturità: crisi delle certezze, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Nodo concettuale per maturità liceo

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 12/10/2022

alice-lacca-1
alice-lacca-1 🇮🇹

4.3

(6)

7 documenti

1 / 6

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Collegamenti maturità: crisi delle certezze e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! CRISI DELLE CERTEZZE italiano UNO, NESSUNO, CENTOMILA: Il pensiero di Pirandello si basa su una concezione relativistica sia dell’uomo che del mondo: la realtà non è data come assoluta, ma priva di valori oggettivi. Questo porta ad una situazione di conflitto e dubbio perenne: perfino inquadrarsi in un’unica forma è impossibile. L’uomo è “Uno, nessuno e centomila“. Romanzo pubblicato nel 1926 di Luigi Pirandello. Il protagonista del romanzo è Vitangelo Moscarda. Un giorno sua moglie gli fa notare allo specchio una serie di difetti fisici, dei quali Vitangelo non si è mai accorto: il naso pende leggermente a destra. Questo banale episodio gli provoca una crisi esistenziale, poiché si rende conto che l’immagine che ha di se stesso non corrisponde a come viene visto dagli altri: I paesani lo considerano un usuraio; gli amministratori della sua banca lo ritengono un incapace; sua moglie lo vede come un povero ingenuo. Ogni persona lo vede in modo diverso e il protagonista non riesce a sopportare l’immagine che gli altri hanno di lui. Da quel momento intraprende una serie di iniziative per distruggere le immagini che gli hanno attribuito. Per prima cosa decide di occuparsi direttamente della gestione della banca e dei beni di famiglia. Per liberarsi della pessima reputazione di usuraio, regala un appartamento a un poveraccio che vive in una catapecchia. Poi decide di ritirare il suo capitale dalla banca, cosa che provoca una forte reazione da parte dei familiari e degli amministratori, i quali, cercano di ricoverarlo per infermità mentale. Alla fine, Vitangelo utilizza tutti i suoi beni per la costruzione di un ospizio per poveri, nel quale egli stesso si ritira. Qui finalmente non si sente più ossessionato dal desiderio di una sola identità a tutti i costi contro le centomila che gli altri gli attribuiscono, e si rasserena all’idea di non avere nessuna identità. Vitangelo arriva alla conclusione di essere: uno (cioè l'immagine che lui ha di sé stesso), centomila (come le forme che gli vengono attribuite dagli altri) e, in conclusione, nessuno (perché l'idea che lui ha di sé non coincide con nessuno di quelle che gli altri hanno di lui, e non si sa quale sia giusta). Nel brano Nessun nome, Il personaggio di Uno, nessuno e centomila non si limita a confessare di non sapere chi sia, ma afferma di non voler più essere nessuno, di rifiutare totalmente ogni identità individuale. Rifiuta cioè di chiudersi in qualsiasi forma parziale e convenzionale e accetta di sprofondare nel fluire mutevole della «vita», morendo e rinascendo in ogni attimo, identificandosi con le presenze esterne, senza poter più dire «io». Soluzione: ritrovarsi negli elementi della natura. Per questo arriva a negare anche il proprio nome. arte EDVARD MUNCH: A fine ottocento si sviluppa in ambito artistico la corrente espressionista, i cui esponenti mirano a trasportare dal piano emotivo a quello figurativo il disagio interiore maturato in una società ormai divenuta avversa alla totalità degli uomini. Ciò che caratterizza gli espressionisti è un uso forte del colore, intriso di angoscia e tormento, atto a mostrare l’interiorità turbata e desolata degli artisti. Chi meglio, a mio avviso, trasmette figurativamente tale pensiero è il norvegese Edvard Munch (Loten,1863 - Oslo,1944). Egli ricerca le forze nascoste dell’esistenza, le riorganizza, le intensifica allo scopo di definire, il più chiaramente possibile, gli effetti della vita umana nei suoi meccanismi inconsci e nei suoi conflitti con le altre vite. La sua pittura esprime la solitudine e la disumanizzazione della società borghese, l’angoscia e il senso della morte che segnano la condizione dell’uomo contemporaneo. Tale visione pessimistica nasce a seguito di lutti famigliari e problemi esistenziali che lo portano, nel 1893, a dipingere il suo maggior capolavoro, “Il grido”. Si può parlare di un urlo che anticipa, già a fine dell’Ottocento, il dramma dell’individuo che si svilupperà nel secolo successivo. Non esiste alcuna mediazione tra mondo dipinto e mondo reale: colori e natura esistono in funzione della percezione interiore, ogni cosa diviene specchio dell’anima. L’artista cerca di descrivere le proprie emozioni in modo da generalizzarle adattandole alla vita interiore di ogni uomo, l’urlo diventa dunque l’emblema del dolore universale. L’opera rappresenta simbolicamente il tormento esistenziale dell’io, l’irrimediabile perdita d’armonia tra l’uomo e il cosmo, la visione del mondo come un’entità estranea all’esistente. La creatura in primo piano sbarra gli occhi, tiene le mani alle orecchie per non udire un urlo che è al contempo suo e del mondo circostante. È l’immagine di un qualsiasi essere umano, senza sesso, senza razza, senza età, ridotto ai minimi termini, tanto che il corpo stesso perde forma, ondeggia. Ciò che si vuole sottolineare è la perdita d’equilibrio: le linee ondeggiano e sembrano essere risucchiate da un vortice; il ponte scivola verso l’osservatore, coinvolgendolo. L’uomo è atterrito, angosciato, annichilito. Non ha volto, non ha identità, non ha sguardo: ciò che resta è l’urlo, unico atto di resistenza in un mondo vuoto, privo ormai di alcun senso, privo di certezze, di riferimenti metafisici, Dio muore, e con lui tutti i riferimenti illusori sui quali si era fondata la società dell’Ottocento. filosofia LA MORTE DI DIO: La società del 1800 vede crollare in filosofia la figura di Dio, personificazione delle certezze dell’umanità. Per Nietzsche Dio è il simbolo di ogni prospettiva anti - mondana, anti-vitale, perché pone il senso dell'essere al di là o fuori l' essere, e perché contrappone questo mondo ad un altro mondo ritenuto l' unico perfetto e vero. Dio è la personificazione di tutte le certezze ultime dell'umanità, cioè quelle certezze metafisiche necessarie per dare senso e ordine rassicurante alla vita. Queste certezze sono per Nietzsche costruzioni della nostra mente atte a sopportare meglio la durezza dell' esistenza. In altre parole, di fronte ad una realtà che risulta essere contraddittoria, caotica, disarmonica, crudele e non provvidenziale, l' uomo ha sentito il bisogno di convincere sé stesso che il mondo è qualcosa di razionale, armonico, buono e provvidenziale. Da qui sono proliferate le metafisiche, le religioni, tutte tese a esercitare esorcismi protettivi nei confronti di un universo che danza sui piedi del caso. Visto attraverso questo punto di vista, Dio appare come la più antica delle bugie vitali, escogitate per fare fronte al caos dell' esistenza. Nietzsche crede così fortemente in un mondo sdivinizzato che ritiene superflua ogni dimostrazione della non - esistenza di Dio condotta con i metodi della filosofia tradizionale. Per Nietzsche, così come per Schopenhauer, è la stessa realtà caotica e non provvidenziale a confutare l' idea di Dio. La morte di Dio viene annunciata, ne La gaia scienza, da un folle che spinge gli uomini a creare il superuomo, per colmare il vuoto causato dall'umanità. Sono stati gli uomini ad uccidere Dio, ovvero a sopprimere le certezze assolute che li avevano allontanati dalle insicurezze del periodo moderno. (Il superuomo è colui che sa affrontare il trauma della perdita delle certezze assolute e delle menzogne attraverso cui l'umanità ha cercato di rispondere al caos del mondo). storia PRIMA GUERRA MONDIALE: La prima guerra mondiale mette in crisi la centralità della cultura europea: le tensioni tra gli stati europei esplodono contro ogni logica in una guerra devastante, la rivoluzione russa allontana la Russia dall’Europa e, intanto, si afferma una nuova potenza mondiale: gli Stati Uniti. Sui campi di battaglia l’uomo uccide l’altro uomo, perché l’altro è diventato un nemico da distruggere. 28 giugno 1914, l’europa era divisa in due alleanze contrapposte: TRIPLICE INTESA (francia, regno unito e russia); TRIPLICE ALLEANZA (germania, italia, impero austro-ungarico). L'attentatore serbo bosniaco Gavrilo Princip assassinò l’erede al trono dell’impero austro-ungarico: Francesco Ferdinando. Tale evento mise in moto una serie di reazioni a catena che portarono allo scoppio della prima guerra mondiale. Perciò l’impero austro-ungarico accusò la Serbia di aver organizzato l’attentato e impose a questa condizioni pesantissime che il principe serbo non accetto e si rivolse allo zar russo, nicola II, chiedendo di aiutarlo in caso di guerra contro l'austria. La Serbia accettò solo parzialmente le richieste dell’Austria e così scoppiò la guerra il 28 luglio 1914. Infatti nello stesso anno, si mise in atto una reazione a catena che coinvolse la Germania (alleata con l’Austria) e il Regno Unito e la Francia che facevano parte della triplice intesa. L’italia non entra in guerra affermando che l’alleanza con Germania e Austria era solo a scopo difensivo l’Austria in questo caso si era posta in una condizione di attacco nei confronti della Serbia. Alle maggiori nazioni europee si aggiungono presto altri Paesi del mondo: il Giappone si allea con la Triplice Intesa, la Turchia con l’Austria e la Germania. La prima parte della guerra è di “movimento”, perché gli eserciti avanzano velocemente. I Tedeschi, sicuri della loro forza militare, progettano di vincere in poco tempo combattendo su due fronti: a Ovest contro la Francia, a Est contro la Russia. Su tutti e due i fronti nessuno riesce a vincere in modo definitivo, per- ciò finisce la guerra di gradi ed è stata ideata ai primi del '900 dal sismologo italiano Giuseppe Mercalli. Un’area asismica è chiamata così perché al suo interno non si generano terremoti, ma risentono di alcuni effetti dovuti al propagarsi delle vibrazioni. I Paesi e le zone più sismiche al mondo sono Afghanistan, Alaska, Albania, Armenia, Azerbaijan, California, Cile, Colombia, Croazia, Ecuador, Filippine, Georgia, Giappone, Grecia, Indonesia, Iran, Islanda, Italia, Messico, Montenegro, Nepal, Nuova Guinea, Perù, Polinesia, Taiwan e Turchia. matematica MODELLI MATEMATICI: il tentativo di controllare attraverso modelli matematici fenomeni imprevedibili come lo sviluppo urbano. Fonte: www.ticinoricerca.ch/progettomese.htm Il prof. Sergio Albeverio dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana (USI) ha sviluppato un modello matematico per trasformare i complicati processi di crescita e di evoluzione del territorio urbano in algoritmi. Il progetto, denominato ACME (Automi Cellulari e Master Equation), è finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica (FNS) e dall’USI. Il processo di crescita urbana è un meccanismo poco prevedibile, non lineare e che spesso sfugge ai tentativi di pianificazione degli esperti. I parametri che influenzano la crescita di una città sono innumerevoli e coinvolgono i più disparati ambiti, alcuni fattori che modellano lo spazio urbano sono noti: le vie di comunicazione influenzano la posizione e lo sviluppo di insediamenti industriali che a loro volta determinano lo spostamento di persone e il posizionamento di nuove abitazioni per i lavoratori. Nel tempo, si osserva l’edificazione e la trasformazione di interi quartieri con il conseguente movimento di attività e persone. La convinzione di poter controllare e dirigere il sistema urbano attraverso l’applicazione di pochi principi razionali si è rivelata in molti casi fallimentare. “Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure” -scriveva Italo Calvino- e come i sogni anche lo sviluppo urbano può scappare al controllo di coloro che desiderano pianificarne contenuti e sviluppi. Le applicazioni possibili del progetto ACME sono molteplici: i pianificatori potrebbero utilizzare il modello matematico per prevedere l’andamento di crescita e anticipare le tendenze di sviluppo a medio termine, la modellizzazione potrebbe essere applicata per conoscere preventivamente le possibili ripercussioni di certi interventi infrastrutturali. Gli algoritmi permettono di proiettare nel tempo gli interventi di pianificazione e quindi di osservare se ottengono o meno gli effetti desiderati. Lo strumento matematico utilizzato dai ricercatori è la Master Equation (ME) che permette di ricavare un sistema di equazioni differenziali che descrivono la dinamica del sistema urbano. La riduzione di un sistema complesso ad una lista di dati numerici permette inoltre di confrontare in modo più efficace le configurazioni prodotte dalla simulazione con quelle osservate sul territorio. Questo confronto, tecnicamente chiamato “calibrazione”, è cruciale se si vuole conferire al modello un potere predittivo. L’idea è di considerare un intervallo di tempo recente nella storia di una città e di adattare i parametri del modello in modo tale che la simulazione matematica riproduca fedelmente lo sviluppo del territorio effettivamente osservato. Quando il processo di calibrazione è completato, il modello matematico può essere interpretato come una versione idealizzata del sistema urbano reale. A questo punto è possibile tentare di estrarre predizioni generali sull’evoluzione della città. Per analogia con gli automi cellulari i ricercatori hanno suddiviso lo spazio urbano in celle. Lo stato di ciascuna cella viene descritto di variabili che esprimono i vari utilizzi degli spazi. L’evoluzione del territorio sarà determinata dai cambiamenti di queste variabili dovuti alle decisioni prese da vari soggetti (popolazione, imprenditori, amministrazione) sulla base di un sistema di regole probabilistiche. Una volta definito il maggior numero di parametri si potranno lanciare le simulazioni matematiche. fisica CAMPO GRAVITAZIONALE E ELETTRICO: dall’interazione tra due corpi alla deformazione del campo. Come la forza gravitazionale, la forza elettrica agisce anche quando i corpi interagenti non sono a contatto. Per definire e spiegare questo tipo di interazione, i fisici utilizzarono la teoria dell’azione a distanza secondo cui cariche l’infante eserciterebbero la loro forza istantaneamente una sull’altra. Questa teoria però venne abbandonata in favore del moderno concetto di campo. Un campo è una perturbazione nello spazio, descritta da grandezze fisiche misurabili che si propaga con velocità finita (nel caso del campo elettrico, la velocità della luce). Dunque due cariche puntiformi agiscono l’una sull’altra non direttamente, ma mediante un campo elettrico. La conoscenza del campo elettrico generato in un punto da una o più cariche permette di calcolare la forza che agisce su qualunque carica puntiforme in quel punto. La forza elettrica su una carica di prova positiva ha la stessa direzione e lo stesso verso del campo elettrico, su una carica di prova negativa ha la stessa direzione del campo elettrico e verso opposto. Il campo elettrico si rappresenta attraverso linee di campo che hanno le seguenti caratteristiche: sono più fitte nelle zone vicine alle cariche dove i campi sono più intensi, si diradano dove sono più deboli; sono uscenti per le cariche positive ed entranti per quelle negative; il numero delle linee di campo è proporzionale al modulo del campo elettrico. È descrivibile inoltre attraverso un flusso uscente da qualsiasi superficie chiusa e indipendente dalla carica esterna della superficie, in accordo in con il teorema di Gauss. Un campo elettrico che ha modulo, direzione e verso uguali in ogni punto si dice uniforme, per esempio il campo elettrico tra due piastre metalliche elettrizzate
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved