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Filosofia e simbolismo nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Guide, Progetti e Ricerche di Storia Del Cinema

Filosofia della scienzaFilosofia del cinemaFilosofia della tecnologia

Un breve commento filosofico al film 2001: odissea nello spazio di stanley kubrick (1968). Il film è una metafora nietzschiana dell'evoluzione umana, che attraversa i propri limiti e si trasforma in oltre-uomo. Il primo capitolo mostra gli ominidi che scoprono un monolito nero e acquisiscono la tecnologia per sopravvivere, ma anche per uccidere. Nella seconda parte, gli scienziati del 1999 incontrano un monolito nero sulla luna e si sottomettono alla tecnologia. Nel terzo capitolo, hal 9000, l'intelligenza artificiale, viene sconfitta dall'uomo. Il quarto capitolo mostra la rinascita di david bowman, che diventa lo star-child, il bambino delle stelle. Tre domande importanti sul tema evoluzione umana, tecnologia e intelligenza artificiale.

Cosa imparerai

  • Come la tecnologia influenza l'uomo nel film 2001: Odissea nello spazio?
  • Come l'evoluzione umana è rappresentata nel film 2001: Odissea nello spazio?
  • Come viene affrontata la tematica dell'intelligenza artificiale nel film 2001: Odissea nello spazio?

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2018/2019

Caricato il 06/08/2019

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

3.5

(2)

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Scarica Filosofia e simbolismo nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! Breve commento filosofico a “2001: Odissea nello spazio” (1968), di Stanley Kubrick. Il film è una gigantesca metafora nietzschiana dell’evoluzione dell’essere umano, chiamato a valicare i propri limiti (i tre stadi del cammello, del leone e del bambino) e trasformarsi in Oltre-Uomo. Il primo capitolo del film, intitolato “L’alba dell’uomo”, si apre con un gruppo di ominidi impegnati nella lotta per la sopravvivenza nell’Africa di 4 milioni di anni fa. Essi si ritrovano davanti un gigantesco monolito nero conficcato nella terra: inizialmente spaventati di fronte all’oggetto ignoto, gli ominidi pian piano si avvicinano ed entrano in contatto con esso, acquistando improvvisamente l’abilità di maneggiare le ossa degli scheletri come fossero clave. Il primo strumento “tecnologico” creato dall’uomo viene così utilizzato per procacciarsi cibo e addirittura uccidere i propri simili per difendere il proprio territorio: l’evoluzione dell’uomo è partita dalla violenza. L’essere umano, nel corso dei secoli, si allontana progressivamente dalla sua dimensione dionisiaca per elevarsi all’apollineo, al controllo razionale dell’universo tramite la scienza e la tecnologia. Nella seconda parte del film, infatti, vediamo fluttuare nello spazio diverse navi aerospaziali immerse in un sottofondo di musica classica. Siamo nel 1999, e alcuni scienziati sono stati inviati in una missione segreta sulla base lunare Clavius. Lo scopo della missione è la recente scoperta di un enorme monolito nero sepolto nel suolo lunare 4 milioni di anni prima. Ma l’atteggiamento degli scienziati al cospetto del monolito è assai differente da quello degli ominidi: in loro non c’è alcun timore reverenziale, alcun rispetto, solo presunzione, e addirittura si fanno una foto con il monolito alle spalle come fosse un’attrazione turistica. In questa sequenza del film la tecnologia ha ormai assoggettato l’uomo a sé, è una divinità che controlla ogni cosa: siamo nello stadio del cammello, dove l’uomo si inginocchia obbediente di fronte alla maestà del dio. Nel terzo capitolo del film, “Missione Giove”, Kubrick affronta la rivoluzionaria tematica dell’intelligenza artificiale, HAL 9000, il Ciclope con un solo occhio che l’astronauta David Bowman, novello Odisseo, è costretto ad uccidere. Da cammello l’uomo è così diventato leone, mostrando i propri artigli e ribellandosi alla divinità che lo aveva reso schiavo. L’apollineo viene sconfitto dal dionisiaco, la perfezione tecnologica viene sconfitta dall’imperfezione umana, e l’uomo si può dirigere verso il terzo ed ultimo stadio evolutivo. Il capitolo conclusivo, intitolato “Giove e oltre l’infinito”, è la raffigurazione della rinascita di David Bowman, che entra nell’orbita di Giove e avvista un altro monolito nero fluttuante nello spazio. David viene risucchiato in un vortice psichedelico dove il suo occhio sperimenta l’infinità materica e temporale dell’universo in una sequenza di fasci colorati e visioni di galassie e di stelle la cui forma rimanda ad un organismo embrionale. Infine David si ritrova in una casa realizzata in stile neoclassico, dove lo spazio e il tempo si fondono l’uno nell’altro (la casa probabilmente simboleggia l’eterno ritorno; non esiste un tempo, tutto è ciclico ed eterno, e dopo la morte c’è la rinascita): David vede e poi diventa un se stesso invecchiato sul letto di morte, ai cui piedi si erge il maestoso monolito nero. Egli protende la mano per toccarlo, e si trasforma in un enorme feto cosmico - lo Star-Child, il Bambino-delle Stelle – che scruta la Terra dallo spazio sotto la potente musica di “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss. Lo Star-Child rappresenta lo stadio del bambino, che con la sua dionisiaca accettazione alla vita può costruire qualcosa di nuovo. David Bowman dunque non è morto: egli è rinato, si è evoluto, si è trasformato in Oltre-Uomo.
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