Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Commento generale Antigone con traduzione e commento di alcuni versi, Appunti di Lingue e letterature classiche

Il documento presenta un’introduzione generale all’Antigone a cui poi segue la traduzione con commento e riferimenti retorici/grammaticali ad alcune parti del testo

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 03/02/2022

giomilitello
giomilitello 🇮🇹

2 documenti

1 / 32

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Commento generale Antigone con traduzione e commento di alcuni versi e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! ANTIGONE L’interesse di Sofocle per la saga tebana ispira 3 diverse tragedie, ma non in un'unica trilogia come per Eschilo. Sono tragedie assolutamente separate, anche dal punto di vista cronologico. - Antigone: 442 in età matura - Edipo re: difficile datazione (la più importante) alcuni dicono 420, ma più probabile 411- 410 perché contiene riferimenti all’oligarchia dei quattrocento del 411 - Edipo a Colono: 406-5 rappresentata postuma, ultima tragedia della grecità Antigone è la figlia di Edipo, lo accompagna nell’esilio a Colono. Sappiamo da Eschilo, che si occupa marginalmente del mito, che oltre ad Antigone e Ismene ci sono due figli maschi: Eteocle e Polinice, avuti da Giocasta. Quando Edipo si allontana da Tebe, tra i due fratelli divampa uno scontro per il potere. Polinice si allontana da Tebe non potendo sopraffare il fratello per governare da solo, ma ritorna con una serie di alleati (7 contro tebe, tragedia eschilea) divampa uno scontro ferocissimo, Polinice è nemico della sua stessa patria, viene ucciso ma contemporaneamente uccide il fratello Eteocle. Diviene governatore lo zio Creonte, che emana un nomos nel quale stabilisce che sia data sepoltura a chi ha combattuto a difesa di Tebe ovvero Eteocle, e che sia lasciato insepolto il nemico della patria Polinice. Nel nome stesso πολλυ-νεικος (νεικος=discordia) ha la connotazione negativa di “colui che reca discordia e male ai suoi”. Antigone è una delle prime tragedie pervenute con struttura a dittico: la prima parte è incentrata sulla protagonista, mentre la seconda parte continua dopo la sua morte, ed è incentrata sull’antagonista Creonte. Si crea così un dualismo tra protagonista contro antagonista, binomio oppositivo tipico del processo filosofico Hegeliano. (Antigone in filosofia: Hegel, Kierkegaard - Letteratura italiana: Alfieri) Antigone si erge come personaggio “granitico”, statuario, incoercibile, immodificabile, dai valori imprescindibili: cfr. Aiace e in generale tutti i personaggi di Sofocle, tra cui Edipo e Filottete, personaggi di età successiva, Sofocle anziano. Antigone è il personaggio femminile più significativo in cui tali caratteristiche vengono espresse: - Antigone rappresenta simbolicamente la φύσις, legge di natura, di derivazione divina, legge del cuore - Creonte rappresenta il νόμος, la legge proveniente dall’uomo Non c’è possibilità di comprensione e dialogo tra le due parti, inconciliabilità tra la φυσις e il νόμος. Diversa interpretazione della φύσις rispetto a Platone: - nel Gorgia è sinonimo di legge del più forte, dalla connotazione negativa, opposta al νόμος regolatore, inteso come legge per riportare l’equilibrio tra gli uomini, quindi dalla connotazione positiva. - In Antigone, la φυσις è la legge del cuore: legge positiva, che esprime l’amore, φιλία per il fratello, vissuta nella sfera personale e privata (ίδιον). 1 Il νόμος di Creonte, dai tratti tirannici, è crudele e inflessibile nella punizione del colpevole, Polinice. È intesa per ragion di stato, vuole far vedere che il nuovo re sarà inflessibile nella punizione del colpevole, addirittura oltre la sua morte. La legge disumana alla fine si ritorce contro la città nel momento in cui il cadavere insepolto la contamina con i suoi miasmi. Non c’è lungimiranza nel κήρυγμα di Creonte (bando, editto). Non si tratta di una legge che salvaguardia la democrazia, ma piuttosto di una punizione dal sapore di vendetta. Dualismo: cfr. Eschilo eumenidi - Creonte esprime la dimensione dimensione pubblica, πολιτική/δημοσιον, e la ragione di stato - Antigone rappresenta la sfera privata dell’ίδιον e la legge del cuore - uomo e donna: sale al trono lo zio, si apre la questione della posizione della donna, che non può succedere al padre e ai fratelli - differenza di età: antigone molto giovane, creonte anziano Dualismo, presenza di tesi e antitesi, motivo per cui l’argomento piace molto alla filosofia, specialmente a quella di Hegel. Sofocle aggiunge dei dettagli al mito primigenio per enfatizzare la drammaticità degli eventi: Antigone è fidanzata per amore con Emone, figlio di Creonte. Il loro amore è così forte e autentico che Emone, quando Antigone si suicida, egli si suicida a sua volta, privando così il padre del proprio figlio maschio, causando dolore a livello affettivo, e nell’ottica pubblica, la privazione dell’orgoglio maschile. Anche la moglie di Creonte, Euridice, morirà in seguito al suicidio del figlio. Accavallarsi di notizie tragiche che si abbattono sul capo di Creonte, che abbraccia il cadavere del figlio e riceve notizia della morte della moglie. La solitudine di Antigone, che caratterizza la prima parte, si rivolta poi su creonte, privato dei suoi affetti più stretti, forse affronta una tragedia ancor più crudele. Antigone accetta la morte senza aver vissuto la vita. Creonte ha vissuto, ma la sua vita è troncata da una catena di sangue, di cui è consapevole di essere la causa. La realizzazione di Creonte nella dimensione pubblica ha come conseguenza il sacrificio totale della dimensione dell’ιδιον. Creonte è responsabile di queste morti e viene punito con la stessa severità con cui fu punito il colpevole. Tragedia a dittico doppiamente tragica. Aristotele parlava di fobos kai eleos, della paura che tutte queste morti generano nello spettatore e la conseguente compassione. Innovazioni: 1) aggiunta del figlio 2) aggiunta della moglie 3) esclusione epigoni Nella tradizione originale della saga dei labdacidi (o tebana) veniva lasciato ampio spazio alla vicenda maschile politico-militare successiva, i cosiddetti epigoni, in particolare quelli Argivi che avevano aiutato Polinice nell’impresa e cercavano vendetta e restituzione dei cadaveri dei loro. Tuttavia Sofocle esclude questa parte. Potenziamento dell’elemento degli affetti familiari, emerge anche idion di creonte nella seconda parte, ma esclusione epigoni. 2 - Οὐδὲν...ἐσθ' = sogg. (estì) Anticipato e verbo posticipato crea forte iperbato e enj. - ὁποῖον οὐ = forma dichiarante - Κακῶν = anafora v. 2, motivo del male, ritorna dopo altri 4 versi al v. 10 ma in poliptoto. Forte iperbato con σῶν ... κἀμῶν ( crasi kai emòn) possessivi. Καὶ νῦν τί τοῦτ' αὖ φασι πανδήμῳ πόλει κήρυγμα θεῖναι τὸν στρατηγὸν ἀρτίως; Ἔχεις τι κεἰσήκουσας; ἤ σε λανθάνει 10 πρὸς τοὺς φίλους στείχοντα τῶν ἐχθρῶν κακά; Ed ora di nuovo che cos’(è) questo editto (che) dicono lo stratego (Creonte) poco fa abbia istituito per tutta quanta la città? Sai e sentisti qualcosa? O ti sfugge che dei mali da parte dei nemici muovono contro i (nostri) cari? - Κακά = polittoto con vv. 2 e 6 - Αὖ = nesso temporale - Τοῦτ' ...κήρυγμα = forte iperbato e enj., posizione rilevante inizio frase. Espressione violentemente brachilogica, sottinteso oltre a verbo essere addirittura un relativo vv.8-7 - τὸν στρατηγὸν = sostitutivo di tyrannon o basileuonta, può trovare spiegazione nel fatto che antigone non riconosce la pienezza del potere a Creonte (gli riconosce il potere dal pov militare ma non politico, per quanto sia suo zio, fratello di Giocasta - Ἀρτίως = avverbio “di recente” riferito al κήρυγμα - Ἔχεις τι κεἰσήκουσας; = interrogativa che manca di particella introduttiva, fa fede alla punteggiatura ; - ἤ = introduce la 2a interrogativa che è disgiuntiva - Λανθάνει....στείχοντα = enj, regge participio predicativo perchè lanzano è verbo di modo d’essere del soggetto - Κακά = è il soggetto plurale, per Λανθάνει singolare (neutro) - Στείχοντα = verbo di movimento raro, aulico, regge il moto a luogo figurato πρὸς τοὺς φίλους - τῶν ἐχθρῶν = genitivo soggettivo, sono i nemici a esercitare il male - φίλους... ἐχθρῶν = contrapposizione amici/nemici nello stesso verso, con Κακά ,motivo del male, sottolineato dalla posizione ripreso per la terza volta ogni 4 versi in poliptoto vv. 1-10: In queste prime parole di Antigone, vibra l’amore per la sorella v.1, e l’accenno ai mali provenienti da Edipo, che sono comuni tanto quanto l’amore che lega le due sorelle. Sembra quasi che il legame fraterno che lega le due, e le sorelle anche ai due fratelli, si sostanzi della tragica sorte di figli di un tragico incesto che caratterizza tutti e 4 i fratelli. Per l’atroce combinazione dell’incesto tra Edipo e Giocasta, i fratelli sono macchiati di una colpa originale che diventa una catena di mali (kakon, kaka,) inarrestabili. ἀπ' Οἰδίπου del v.2 rappresenta anche una sorta di suggello a chiarire allo spettatore fin da subito che ci si trova nella saga tebana dei labdacidi, che il pubblico gia conosce, andata in scena 25 anni prima con “I 7 contro tebe” di Eschilo”, e che sofocle invece affronta qui per la prima volta. Anche se l’edipo re racconta fatti precedenti, è stata scritta circa 12 anni dopo. I mali si esplicano nei riferimenti dolorosi vv.4-5, ma il male per eccellenza è il κήρυγμα (Ἀρτίως)recente , di 5 cui Antigone si chiede se Ismene sia a conoscenza, oppure se lei debba informarla della nuova tragedia che si prepara per loro. Antigone è figura dolente dei mali nella quale è immersa, dai quali la conforta solo l’affetto intenso per la sorella. Tuttavia sui mali se ne impone uno nuovo, il κήρυγμα. ΙΣΜΗΝΗ Ἐμοὶ μὲν οὐδεὶς μῦθος, Ἀντιγόνη, φίλων1 οὔθ' ἡδὺς οὔτ' ἀλγεινὸς ἵκετ', ἐξ ὅτου δυοῖν ἀδελφοῖν ἐστερήθημεν δύο μιᾷ θανόντων ἡμέρᾳ διπλῇ χερί· 15 ἐπεὶ δὲ φροῦδός ἐστιν Ἀργείων στρατὸς ἐν νυκτὶ τῇ νῦν, οὐδὲν οἶδ' ὑπέρτερον, οὔτ' εὐτυχ οῦ σα μᾶλλον οὔτ' ἀτωμένη. ΑΝ. Ἤιδη καλῶς καί σ' ἐκτὸς αὐλείων πυλῶν τοῦδ' οὕνεκ' ἐξέπεμπον, ὡς μόνη κλύοις. 20 ΙΣ. Τί δ' ἔστι; δηλοῖς γάρ τι καλχαίνουσ' ἔπος. I: Non mi giunse nessuna notizia, o Antigone, (dei nostri) cari, né piacevole, né dolorosa, da quando noi due fummo private dei (nostri) due fratelli morti in un solo giorno per colpo reciproco (lett.”di duplice mano”): ma da quando l'esercito degli Argivi si è allontanato in questa notte, non (so) nulla di più, (cioè) né (so) di essere in una situazione di miglior fortuna né di maggior dolore. A: Lo sapevo bene e per questo ti facevo chiamare fuori dalle porte della reggia affinché tu sola (mi) sentissi. I: Che cosa c’è dunque? Infatti sembra che tu ti stia un po’ agitando quanto a pensieri. - οὐδεὶς μῦθος...ἵκετ' = iperbato, οὐδεὶς ha valore attributivo, ἵκετ' sta per iketo, forma desueta semplice per afikneomai - Vv. 1 e 2 enj. Aggettivi riferiti ancora al μῦθος, correlati da οὔθ'...οὔτ' - φίλων = genitivo retto da μῦθος (notizie riguardo ai cari) - ἐξ ὅτου = forma per indicare ‘da quando’ ἐξ + genitivo - δύο = soggetto della temporale, nominativo duale, pronome, ribadisce idea dualistica, usata prima da Antigone e qui ripresa da Ismene - Ἐστερήθημεν = verbo passivo regge genitivo di privazione δυοῖν ἀδελφοῖν genitivo duale, δυοῖν è aggettivo - δυοῖν... δύο= polittoto, inizio e fine verso, 1o aggettivo, 2o pronome, posizione vagamente chiastica - enj. Vv.13-14 - Iperbato μιᾷ / ἡμέρᾳ, θανόντων concorda con ἀδελφοῖν - διπλῇ χερί = dativo strumentale/causale con sineddoche (mano per colpo, traduzione lett. ‘Di duplice mano’). Διπλῇ riprende idea dualismo, con la stessa iniziale - Ἐπεὶ = valore ‘da quando’ in variatio rispetto al verso 12 ἐξ ὅτου - Φροῦδός = Aggettivo verbale, “lontano/fuori dagli occhi/avanzato sulla strada(pro odòs)” diventa parola unica, la p diventa fi perche contiene l’aspirazione della vocale aspirada omicron di odòs. - τῇ νῦν = valore attributivo (lett.”notte di adesso”, quindi “questa notte” - οὐδὲν ...ὑπέρτερον, = iperbato retto da οἶδ' , che regge in enj. participi predicativi (εὐτυχοῦσα /ἀτωμένη) correlati da οὔτ', resi in italiano da una sorta di interrogativa indiretta. Οἶδa è verbo di percezione che regge i participi, libertà di costruzione!! Sorta di interrogativa indiretta - Οὐδὲν...οἶδ' =allitterazione suono iniziale e d - Ἤιδη= imperfetto di Οἶδa , sapere - οἶδ' ...Ἤιδη = polittoto, forte contrasto tra la consapevolezza di Antigone e l’ignoranza di Ismene - Οὕνεκ' = sta per eneka con genitivo antepost - Ἐκτὸς = preposizione avverbiale che regge il genitivo di luogo αὐλείων πυλῶν - τοῦδ' οὕνεκ = prolettico rispetto all’ ὡς + ottativo finale - ὡς kλύοις =finale con ott perché verbo storico nella reggente - Καλχαίνουσ = verbo che indica tormento e agitazione - Τι ...ἔπος = ti aggettivo indefinito di epos, oppure ti neutro avverbiale e epos accusativo di relazione 1 metrica: in quinta sede (penultimo giambo) abbiamo una sostituzione: non breve-lunga, ma breve- breve-lunga = ANAPESTO. Potremmo anche trovare 3 brevi = TRIBRACO oppure uno lunga-breve-breve = SPONDEO 6 - Δηλοῖς = costruzione personale, in italiano impersonale È molto significativo che Antigone sappia e Ismene ignori, ignoranza sottolineata da οὐδὲν...οἶδ'= non (so) nulla di più (con allitterazione suono iniziale e d), alla quale risponde la consapevolezza di Antigone,Ἤιδη καλῶς= Lo sapevo bene. Incertezza di Ismene contro certezza di Antigone che sa ciò che fa. È specificato il luogo dell’azione, la reggia, verso l’alba. Καλχαίνουσ= verbo che rende il tormento, rimanda alla conchiglia (kalke) da cui si estrae la porpora, conchiglia che spesso si trova sballottata sulla spiaggia dal mare in tempesta, per questo ha in sé la tempesta. Nel suo circolare e richiudersi su sé stessa rimanda all’ansia, al tormento che ben si addice al contesto in cui le fanciulle stanno vivendo. Non è di invenzione sofoclea, ma è tributo ad omero che si avvale di analoga metafora. ἔπος= di solito tradotto nel senso di parola espressa. Qui è la parola che rimane chiusa nel cervello in forma di pensiero. Antigone nella sua determinazione quasi virile, rompe le regole che vogliono la segregazione per la donna nel gineceo (specie quando nobile), infatti raccoglie le notizie di ciò che avviene al di fuori della reggia. Ismene, debole, dal chiuso della casa non è a conoscenza degli avvenimenti, è passivamente conforme alle regole. Dal chiuso della casa non può sapere. Profonda differenza caratteriale e intellettiva tra le due sorelle. ΑΝ. Οὐ γὰρ τάφου νῷν τὼ κασιγνήτω Κρέων τὸν μὲν προτίσας, τὸν δ' ἀτιμάσας ἔχει; Ἐτεοκλέα μέν ὡς λέγουσι †σὺν δίκῃ2 χρῆσθεις† δίκαια καὶ νόμῳ, κατὰ χθονὸς 25 ἔκρυψε τοῖς ἔνερθεν νεκροῖς· τὸν δ' ἀθλίως θανόντα Πολυνείκους νέκυν3 ἀστοῖσί φασιν ἐκκεκηρῦχθαι τὸ μὴ τάφῳ καλύψαι μηδὲ κωκῦσαί τινα, ἐᾶν δ' ἄκλαυτον, ἄταφον4, οἰωνοῖς γλυκὺν 30 θησαυρὸν εἰσορῶσι πρὸς χάριν βορᾶς. A: Infatti non è forse che Creonte quanto ai nostri due fratelli non ne ha onorato uno di tomba, l’altro l'ha disonorato? Quanto ad Eteocle,come dicono, avvalendosi (Creonte sott.) nello stesso tempo di giusta giustizia e norma di legge, lo impose onorato al cospetto dei defunti che stanno sottoterra/nell’Ade, invece quanto al cadavere infelicemente morto di Polinice dicono abbia ordinato ai cittadini di non celarlo in una tomba nè che alcuno lo pianga, bensì di lasciarlo non compianto, privo di sepoltura, prezioso bene per gli uccelli che osservano per la gioia del (loro sott.) pasto. - Οὐ= funzione di particella interrogativa introduttiva interrogativa diretta cfr. nonne latino - τάφου= retto dai due verbi προτίσας e ἀτιμάσας, saremmo solo ἀτιμάσας che tende a costruzione con il gen. ma nel momento in cui una correlazione dell’ogg correla strettamente questi due participi aoristi, la stessa costruzione si estende dal secondo anche al primo. Enj e iperbato con i due verbi. Poliptoto con il τάφῳ del v28 - τὼ κασιγνήτω= compl oggetto in posizione prolettica come una sorta di accusativo di relazione - Κρέων = soggetto - τὸν μὲν προτίσας / τὸν δ'= articoli che recuperano il valore di pronome - προτίσας (…) ἀτιμάσας ἔχει= costruzione participio+ verbo avere da rendere molto simile al nostro costrutto italiano - ἀτιμάσας= figura etimologica con entimon - κατὰ χθονὸς ἔκρυψε= enjambement - Ἐτεοκλέα= fortemente anticipato rispetto al verbo ἔκρυψε, per la sua posizione lo intendiamo come un accusativo di relazione - ὡς λέγουσι= inciso - χρῆσθεις= participio nominativo che si riferisce al soggetto sotto inteso cioè Creonte, regge il dativo 2 TRIBRACO= 3 brevi in prima sede (l'accento tende all'ultima sede) 3 TRIBRACO= 3 brevi in quarta sede con accento sull'ultima τα Πολυ 4 TRIBRACO= 3 brevi in terza sede τον, ἄτα 7 - σκόπει= imperativo regge l’interrogativa indiretta introdotta da Εἰ come congiunzione interrogativa e non ipotetica, con i verbi all’indicativo futuro - Ποῖόν= aggettivo interrogativo (siamo in un’interrogativa diretta) - Ποῖόν τι κινδύνευμα= oggetto/ acc.relazione, sottende i due verbi nominati al v41 come una sorta di oggetto interno perchè πονέω ed ἐργάζομαι ammettono per lo più oggetti interni Tipico della sticomitia, cioè dello scambio rapido di battute che possono occupare uno o addirittura mezzo verso, che implichi verbi o sostantivi sottintesi - γνώμης= genitivo partitivo retto dall’ avverbio interrogativo diretto ποῖ (lett. “In quale parte della mente ti trovi mai?”) - Ποῖόν ποῖ ποτ'= quasi figura etimologica - ποτ'= sta per ποτέ, avverbio indefinito di tempo - Εἰ= congiunzione interr.indir che regge l’indicativo futuro κουφιεῖς (sub retta da skopei) - ξὺν = se legato a τῇδε χερί, allora dat unione ; se invece si intende come τῇδε χερί dat strum, si deve sottintende moi retto da ξὺν (“con me”) - τῇδε (…) χερί= dativo strumentale in iperbato - σφ'(e) = forma epica per autòn - ὡς πρὸς ἄνδρας οὐ μαχουμένα= finale - ταῦτ' ἀκούειν= accusativo relazione - ξὺν= può essere inteso come τῇδε χερί legato quasi un’unione più che uno strumentale ma meglio preposizione che sottintende un dativo - σόν (…) σὺ= figura etimologica - τὸν νεκρὸν= oggetto principale di tutto il disquisire delle sorelle - Ἦ γὰρ= introduce/rafforza una forma di interrogativa diretta - σφ'= sta per αυτόν - ἐμῶν ‹μ'›= figura etimologica - ἀπόρρητον= aggettivo sostantivato neutro riferito a θάπτειν con una vaga sfumatura concessiva - πόλει=dativo di termine/etico - ἀδελφόν= evidenziato posizione di rilievo e dall’enj, ancora oggetto di θάπτειν, a meglio specificare quello σφ', collegato in iperbato a ἐμὸν e τὸν σόν - ἢν= sta per αν - χερί= in poliptoto al v57 - σκόπει ὅσῳ= enj - γοῦν= un’asseverativa che diventa una sorta di avverbio di affermazione - ἁλώσομαι= futuro con valore solo passivo di ἁλίσκομαι, implica l’uso dei sensi quindi è un verbo di percezione che regge il participio predicativo προδοῦσ' ΙΣ. Ὦ σχετλία, Κρέοντος ἀντειρηκότος; ΑΝ. Ἀλλ' οὐδὲν αὐτῷ τῶν ἐμῶν ‹μ'› εἴργειν μέτα. IS. O sventurata, sebbene Creonte lo abbia vietato? AN. Ma non gli spetta affatto tenermi lontana dai miei (cari) - σχετλία (cfr. ταλαῖφρον) - Κρέοντος ἀντειρηκότος= genitivo assoluto con sfumatura concessiva - μέτα= sta per μέτεsti con valore impersonale (“spettare, toccare a”); regge il dativo αὐτῷ, regge inoltre l’infinito εργέιν che ha per oggetto il με - οὐδὲν= neutro avverbiale rafforzativo - τῶν ἐμῶν= genitivo di allontanamento 10 ΙΣ. Οἴμοι· φρόνησον, ὦ κασιγνήτη, πατὴρ 50 ὡς νῷν ἀπεχθὴς δυσκλεής τ' ἀπώλετο, πρὸς αὐτοφώρων ἀμπλακημάτων διπλᾶς ὄψεις ἀράξας αὐτὸς αὐτουργῷ χερί· ἔπειτα μήτηρ καὶ γυνή, διπλοῦν ἔπος, πλεκταῖσιν ἀρτάναισι λωβᾶται βίον· 55 τρίτον δ' ἀδελφὼ δύο μίαν καθ' ἡμέραν αὐτοκτονοῦντε τὼ ταλαιπώρω μόρον κοινὸν κατειργάσαντ' ἐπαλλήλοιν χεροῖν. IS. Ahimè: rifletti o sorella, che nostro padre morì odiato e privato del suo onore dopo essersi trafitto entrambi gli occhi lui stesso di propria mano per le colpe da lui stesso scoperte: quindi la madre e moglie, duplice nome, con lacci ritorti si tolse (lett.“si toglie”) la vita. 55)Infine in terzo luogo i (nostri sott) due fratelli in un sol giorno uccidendosi reciprocamente compirono, due sventurati, comune destino per mano reciproca. - φρόνησον= imperativo aoristo attivo che regge la dichiarativa in enj in forte iperbato introdotta da ὡς che ha come soggetto πατὴρ in enj e anastrofe - ὦ κασιγνήτη = cfr. v.21 - νῷν= genitivo possessivo - ἀπεχθὴς δυσκλεής= attributi in posizione predicativa del precedente πατὴρ - πρὸς = con il genitivo ha valore di complemento di colpa (“come risultato di, per colpa di”) uso raro; regge αὐτοφώρων ἀμπλακημάτων - διπλᾶς= concordato in forte enj con ὄψεις che è il soggetto di ἀράξας - αὐτὸς= rafforzato dall’aggettivo αὐτουργῷ che concorda con χερί, composto sulla medesima radice di ? - ἀράξας αὐτὸς αὐτουργῷ= alliterazione di α - αὐτουργῷ χερί= dativo strumentale - διπλοῦν ἔπος= una sorta di apposizione dei precedenti nominativi μήτηρ e γυνή - πλεκταῖσιν ἀρτάναισ = dativo strumentale - τρίτον= neutro avverbiale correlato al precedente ἔπειτα - μίαν= concorda in iperbato con ἡμέραν e anastrofe - τρίτον (…) δύο (…) μίαν= sequenza decrescente dei numerali, inoltre il primo termine è un neutro avverbiale, il secondo è un aggettivo numerale soggetto mentre il terzo è un aggettivo numerale compl di tempo (variatio) - αὐτοκτονοῦντε = part pres duale congiunto - μόρον κοινὸν= enj e oggetto di κατειργάσαντ' Νῦν δ' αὖ μόνα δὴ νὼ λελειμμένα σκόπει ὅσῳ κάκιστ' ὀλούμεθ', εἰ νόμου βίᾳ 60 ψῆφον τυράννων ἢ κράτη παρέξιμεν. Ἀλλ' ἐννοεῖν χρὴ τοῦτο μὲν γυναῖχ' ὅτι ἔφυμεν, ὡς πρὸς ἄνδρας οὐ μαχουμένα· ἔπειτα δ' οὕνεκ' ἀρχόμεσθ' ἐκ κρεισσόνων καὶ ταῦτ' ἀκούειν κἄτι τῶνδ' ἀλγίονα. Ma ora di nuovo noi due lasciate sole considera quanto peggio moriremo se violeremo il decreto o il potere dei tiranni (lett “con violenza”) facendo violenza (lett “della legge”) alla legge. Ma bisogna riflettere a questo, cioè che siamo per nostra natura (due) donne (tali/così) da non essere in grado di combattere contro gli uomini. Poi/in secondo luogo dunque (bisogna riflettere) che siamo dominate da chi è più forte e (bisogna) obbedire a questi ordini e (a ordini) ancora più dolorosi di questi. - μόνα (…) λελειμμένα= può essere inteso come un accusativo di relazione oltre che come un soggetto in posizione anticipata, in anastrofe dell’interrogativa indiretta introdotta dal dativo avverbiale ὅσῳ e retta dall’imperativo σκόπει - ὅσῳ= avverbio che regge un altro avverbio cioè κάκιστ', un superlativo assoluto neutro plurale avverbiale - βίᾳ= una sorta di dativo avverbiale che ai fini della traduzione diventa un gerundio 11 - νόμου= questo genitivo oggettivo ai fini della traduzione diventa un oggetto - κράτη= è una forma di neutro plurale da tradurre al singolare e la disgiuntiva ἢ lo collega a ψῆφον, sono oggetto del verbo παρέξιμεν - ἐννοεῖν= retto da χρὴ e regge come oggetto τοῦτο che si specifica poi come antecedente nell’ὅτι dichiarativo - γυναῖχ' ὅτι= anastrofe - ὅτι ἔφυμεν= enj - μαχουμένα= participio futuro sembra avere una sfumatura final-consecutiva (retto da ὡς) - οὕνεκ'= valore avverbiale-causale - ἀκούειν= infinito retto dal χρὴ, l’oggetto è prima un generico ταῦτ' e poi ἀλγίονα, comparativo che regge τῶνδ' come genitivo di paragone - κἄτι= crasi per kai+eti 65 Ἐγὼ μὲν οὖν αἰτοῦσα τοὺς ὑπὸ χθονὸς ξύγγνοιαν ἴσχειν, ὡς βιάζομαι τάδε, τοῖς ἐν τέλει βεβῶσι πείσομαι· τὸ γὰρ περισσὰ πράσσειν οὐκ ἔχει νοῦν οὐδένα. Io dunque chiedendo perdono a quelli che sono sottoterra perchè sono costretta a ciò: obbedirò a coloro che stanno al potere. Infatti fare cose eccessive non ha nessun senso. - τοὺς ὑπὸ χθονὸς= oggetto di αἰτοῦσα che, come tanti verbi di domanda, regge l'accusativo della persona a cui si chiede e regge la cosa espressa dall’infinito ἴσχειν - ὡς= causale - τάδε= accusativo di relazione - πείσομαι= anticipato da un asindeto avversativo, futuro di , regge il dativo τοῖς ἐν τέλει βεβῶσι che è un participio sostantivato - τὸ (…) πράσσειν= infinito sostantivato soggetto regge come oggetto περισσὰ, aggettivo neutro pl sostantivato Siamo ormai in questa parte, la seconda del prologo, ad una serrata sticomitia tra le due sorelle destinata a far emergere la profonda differenza di carattere che le connota e a rompere definitivamente di apparente concordia e collaborazione tra le due per creare invece un distacco che non sarà più sanabile. Antigone nella sua forza e fierezza ben conoscendo la maggior debolezza della sorella sembra giocare a metterla alla prova: vedasi i due indicativi futuri al v. 41, ed è pronta a sottolineare la loro diversità. La sorella viene sentita come traditrice non tanto del loro rapporto quanto, attraverso il cadavere di Polinice insepolto, del legame di sangue, del γηνος. Ismene non rappresenta solo la debolezza e la paura, è celebre per questo, la figura debole destinata a metter in risalto la figura più forte. Ma questa ha una sua sicurezza razionale, rappresenta la ragione ben ferma, forse un po’ troppo ancorata alla terra, mai disposta al volo pindarico, di chi razionalmente vede il pericolo e non capisce perché affrontarlo così apertamente. Le parole chiave saranno un’invocazione al buon senso, verso la fine, con quel νοῦν, saranno un insistere sulla naturale debolezza femminile come ai vv. 61-62, e la considerazione anche nel suo discorso delle brevi, storia familiare, che dovrebbe indurle ad evitare passi falsi. Se nella sua concitazione, Antigone si ritrova a procedere per frasi spezzate, la rhesis di Ismene ha invece una sua scansione logica nella maggior lunghezza in cui si articola. Invitando la sorella a riflettere prima sul padre e la sua sorte sventurata, poi alla madre e alla sua terribile sorte, in quel verso 53 che racchiude il motivo dell’incesto seppur innocente di Giocasta, e infine i fratelli e la loro lotta fratricida. Sono quindi i legami più stretti quelli che Ismene va segnalando, in una sorta di ordine gerarchico della famiglia, un ordine fatto di morte e rovina. Infine l’attenzione si sposta su loro due, con un notevole e brusco passaggio dall’unione dei due fratelli nella loro morte ai vv. 56-57 alla solitudine delle due sorelle, in vita, ma comunque divise dal diverso sentire. La loro solitudine è forte di fronte al potere. Quel potere di cui Antigone sembra volersi prendere gioco mentre Ismene teme e rispetta, ben consapevole della sua debolezza in quanto donna (v62). Ma no solo donne ma anche degli socialmente, dominate dai più forti (v63). Pur nel suo profondo dolore, Ismene riesce ad organizzare una frase logicamente chiara mentre 12 ● μὴ οὐ θανεῖν= completiva ● ὅτι / ἔρχῃ = enj (τοῦτο prolettico) ● φίλοις φίλη = poliptoto ● ἐχθαρῇ ἐχθρὰ = fig etim Con quest’ultima parte, una rapida sticomitia tra le due sorelle, emerge tutta l’incomunicabilità tra loro, in una situazione totalmente opposta a quella iniziale, dove l’insistenza sul duale sottolineava la forte e compatta unità che la proposta avanzata da Antigone e rifiutata da Ismene con tanto di rispettive argomentazioni, è venuta a infrangersi. Questa disomogeneità emerge particolarmente nella sticomitia, dove l’una non sente più le ragioni dell’altra, ma entrambe procedono nella propria direzione, impermeabili all’opinione dell’altra. Mentre Antigone non nasconde una forma di disprezzo e fastidio per la sorella che giudica ormai vile, Ismene, al contrario, fino all’ultimo esprime affetto e comprensione, benché non condivisione per il dramma della sorella e per la sua ostinazione, invitandola alla riservatezza, mentre Antigone invita la sorella a gridare apertamente. Antigone è salda nella consapevolezza del suo “folle orgoglio” e di piacere a chi di dovere. La sorella a un certo punto cede, e la lascia andare: per quanto emerga con chiarezza l’affettività da parte di Ismene, non è sufficiente a smuoverla dalla propria paura e convincerla all’azione. La divaricazione tra le due, tra la prima e la terza parte del prologo, è molto significativa. - Fondamentale insistenza sui pronomi (Ἐγὼ / συ ) - Sostantivo chiave ἀμήχανος (più volte in poliptoto) che evidenzia insistenza sull’incapacità tutta femminile di Ismene di vivere certe situazione, donde la sua passività vs coraggio di antigone, che non è disposta ad ascoltare le paranoie della sorella - Concetto di “bella morte” per Antigone - Antigone rappresenta la physis, la ragione del cuore, naturalmente insita nell’uomo che la spinge alla sepoltura del fratello, laddove Ismene rappresenta, come farà poi successivamente Creonte, il rispetto della legge dell’uomo, il nomos - Ismene ha un atteggiamento di paura e incertezza, molto umano e femminile, mentre il coraggio granitico e incrollabile di Antigone la rendono una perfetta eroina alla maniera sofoclea, ma al tempo stesso le toglie un hquid di umanità, che invece è molto più presente nella sorella - Antigone deve recarsi verso la campagna a recuperare il cadavere per dargli sepoltura (movimento verso esterno - centrifugo) di contro a quello di Ismene, chiusa nella corte, com’era tipico della donna (movimento verso interno - centripeto) rispecchiano i caratteri delle due sorelle: quello di apertura di Antigone e quello di difesa e chiusura verso l’interno per la paura di Ismene PRIMO STASIMO (vv.332-375) Str. A ΧΟ. Πολλὰ τὰ δεινὰ κοὐδὲν ἀν- θρώπου δεινότερον πέλει· τοῦτο καὶ πολιοῦ πέραν 335 πόντου χειμερίῳ νότῳ χωρεῖ, περιβρυχίοισιν περῶν ὑπ' οἴδμασιν, θεῶν τε τὰν ὑπερ τ ά τ α ν , Γᾶν ἄφθιτον, ἀκαμάταν, ἀποτρύεται, Molte sono le situazioni terribili, ma nessuna risulta più terribile dell’uomo; questo (essere tremendo) avanza anche oltre il mare reso candido dal vento Noto portatore di tempesta, procedendo al di sotto delle onde che mugghiano tutt’intorno e tormenta la terra, suprema fra gli dèi, immortale (e) infaticabile, mentre gli aratri girano anno per anno rivoltando la terra grazie ai (la razza dei) cavalli. 15 340 ἰλλομένων ἀρότρων ἔτος εἰς ἔτος, ἱππείῳ γένει πολεύων. ● πέλει = sostitutivo poetico del verbo essere; 3 sing perché sogg pl neutro (τὰ δεινὰ) e regge in zeugma anche come sogg οὐδὲν (in crasi con kai, che assume valore avversativo più che copulativo) ● Δεινὰ δεινότερον = poliptoto; il primo è pronominale ; il secondo è nome del predicato ● δεινότερον = regge gen paragone ἀνθρώπου ● Τοῦτο = si riferisce all’uomo (masch), ma è neutro perché riprende τὰ δεινὰ (variatio) ● πολιοῦ πέραν = prep + gen in anastrofe (una sorta di moto per) ● χειμερίῳ νότῳ = dat causa ● περιβρυχίοισιν ὑπ' οἴδμασιν = enj + iperb (stato in luogo) ● Θεῶν = gen partitivo retto dal superl ὑπερτάταν ● ἰλλομένων ἀρότρων = gen ass temporale ● πολεύων = part cong strum/modale (riferito all’uomo) ● ἱππείῳ γένει = dat strum ● costruzione in enj (1-2 ; 2-3 ; 4-5 ; 5-6 in anastrofe ? verbo e c.ogg) Ant. A Κουφονόων τε φῦλον ὀρ- νίθων ἀμφιβαλὼν ἄγει,    καὶ θηρῶν ἀγρίων ἔθνη 345 πόντου τ' εἰναλίαν φύσιν σπείραισι δικτυοκλώστοις περιφραδὴς ἀνήρ· κρατεῖ δὲ μηχαναῖς ἀγραύλου 350 θηρὸς ὀρεσσιβάτα, λασιαύχενά θ' ἵππον ‹ὑπ›άξεται ἀμφίλοφον ζυγὸν οὔρειόν τ' ἀκμῆτα ταῦρον. Avviluppando cattura la stirpe degli uccelli [dall’animo] leggero e con spire fatte di reti (cattura) le stirpi delle fiere selvatiche e la natura profonda del mare (=gli animali che abitano gli abissi del mare), l’uomo dalle mille capacità: dunque, domina con i (suoi) mezzi sulla fiera selvatica che va per i monti e sottomette al giogo ricurvo il cavallo dalla folta criniera e l’infaticabile toro montano ● Φῦλον = in zeugma perché ogg sia del verbo princ (ἄγει) sia del part cong strum/mod (ἀμφιβαλὼν). A sua volta regge genitivi Κουφονόων ὀρνίθων in iperb (fig etim con φύσιν ?) ● ἄγει = a sua volta in zeugma perché regge, oltre a φῦλον, anche ἔθνη (in variatio perché stesso significato) e φύσιν ● σπείραισι δικτυοκλώστοις = dat strum ● περιφραδὴς ἀνήρ = sogg fortemente posposto; in una sorta di variatio rispetto a ἀνθρώπου della str.a (che intende l’uomo in senso universale, non specificatamente virile) ; accompagnato da aggettivo composto alla maniera epica/omerica ● κρατεῖ = regge gen (ἀγραύλου/θηρὸς in enj) come verbo di superiorità; ὀρεσσιβάτα gen dorico ? ● μηχαναῖς = dat strum ● Θ' = sta per “te” coordinante i due verbi ● ‹ὑπ›άξεται = regge acc ἀμφίλοφον ζυγὸν (“aggiogare a”, quasi moto a fig) e c.ogg in enj λασιαύχενά/ἵππον e in zeugma anche c.ogg ταῦρον con agg ● ἀκμῆτα = cfr. v.339 (“ἀκαμάταν”) ● abbondanza di aggettivi composti (Κουφονόων ; δικτυοκλώστοις ; περιφραδὴς ; ὀρεσσιβάτα ; λασιαύχενά ; ἀμφίλοφον) Str. B Καὶ φθέγμα καὶ ἀνεμόεν             φρόνημα καὶ ἀστυνόμους 355 ὀργὰς ἐδιδάξατο, καὶ δυσαύλων E/sia la parola e/sia il pensiero rapido come il vento sia gli impulsi che volgono alla civiltà/civili imparò da sé, e (imparò) 16 πάγων ‹ὑπ›αίθρεια καὶ δύσομβρα φεύγειν βέλη 360 παντοπόρος· ἄπορος ἐπ' οὐδὲν ἔρχεται τὸ μέλλον· Ἅιδα μόνον φεῦξιν οὐκ ἐπάξεται. νόσων δ' ἀμηχάνων φυγὰς ξυμπέφρασται. ad evitare l’esposizione diretta ai freddi inospitali e i dardi della pioggia l’uomo dotato di ogni mezzo: (mai) viene senza risorse incontro a nessun futuro; solo dall’Ade non si troverà scampo: ma da morbi incurabili (lett. “senza mezzi”) ha escogitato vie di fuga ● correlazione di καὶ che coordina 3 c.ogg (anticipati rispetto al verbo reggente) ; agg + sost in enj e costruzione in concinnitas ● ἐδιδάξατο = diatesi media (“imparare da sé”); regge in zeugma gli acc e poi infinito φεύγειν, che regge a sua volta come c.ogg ‹ὑπ›αίθρεια e δύσομβρα/ βέλη in iperb ● δυσαύλων / πάγων = gen ogg retti da ‹ὑπ›αίθρεια (in enj) ● παντοπόρος = soggetto fortemente posposto (sottintende sempre “uomo”); in fig etim con succ ἄπορος con il quale crea anche ossimoro ● οὐδὲν/τὸ μέλλον = iper + enj retto da ἐπ' (c. moto a) retto da verbo di movimento ἔρχεται ● Ἅιδα = gen dorico di origine, retto da φεῦξιν (in enj), in fig etim con φεύγειν e φυγὰς ● νόσων ἀμηχάνων = gen retto da φυγὰς Ant. B Σοφόν τι τὸ μηχανόεν                        . 365 τέχνας ὑπὲρ ἐ λπίδ' ἔχων, τοτὲ μὲν κακόν, ἄλλοτ' ἐπ' ἐσθλὸν ἕρπει, Νόμους παρείρων χθονὸς θεῶν τ' ἔνορκον δίκαν 370 ὑψίπολις· ἄπολις ὅτῳ τὸ μὴ καλὸν ξύνεστι τόλμας χάριν· μήτ' ἐμοὶ παρέστιος γέ- νοιτο μήτ' ἴσον φρονῶν 375 ὃς τάδ' ἔρδoι. Pur possedendo (l’uomo) oltre ogni aspettativa la genialità dell’arte come una qualche forma di saggezza, ora volge al male, altre volte al bene, unendo le leggi della terra e la giustizia giurata degli/sugli dèi, è molto onorato/importante; (invece) è privato della patria colui con il quale, a causa della sua temerarietà, convive ciò che è turpe; né (costui) sia accanto a me presso il focolare, né pensi in consonanza con me chi compie queste cose. ● ἔχων = part cong concess riferito al sogg sott, regge c.ogg τὸ μηχανόεν (agg sost in enj), che a sua volta regge gen τέχνας; ● Σοφόν τι = c. pred ogg ● τοτὲ μὲν … ἄλλοτ' (δέ) = correlazione avverbiale temporale in variatio ● ἕρπει = zeugma perché regge sia κακόν sia ἐσθλὸν (entrambi sono retti da ἐπ', di nuovo in zeugma) ● παρείρων = part cong mod ; regge νόμους e δίκαν (coordinati dal τε) ● Δίκαν = forma acc dorico ● θεῶν = può essere inteso come possessivo (“degli dei”) oppure come gen ogg (“giurata sugli dei”) ● ὑψίπολις· = agg riferito al sogg (uomo), verbo essere sott ; duplice interpretazione : colui che nella città è posto in alto, è superiore (=onorato), oppure colui che rende superiore la città (=importante) ● ἄπολις = fig etim e ossimoro ; antecedente di ὅτῳ (dat di ὅστις, perché retto dal verbo della rel ξύνεστι, che ha come sogg τὸ μὴ καλὸν) ● τόλμας χάριν = costruzione con il gen, equivalente a causa/gratia lat. (c. causa/fin) ● γένοιτο = ott desiderativo in zeugma (μήτ' … μήτ'); vale come “essere”, con nome del pred παρέστιος, che regge a sua volta il dat ἐμοὶ ● φρονῶν = part attrib che ha c.ogg ἴσον riferito a ὃς ● ὃς = sogg dell’ottativo γένοιτο e del succ ἔρδοι (ottativo per attrazione modale) Coro costituito da 15 anziani, rappresentanti dell’aristocrazia tebana. Le parti corali in genere sono più 17 πρόσθεν θανοῦμαι, κέρδος αὔτ' ἐγὼ λέγω· ὅστις γὰρ ἐν πολλοῖσιν ὡς ἐγὼ κακοῖς ζῇ, πῶς ὅδ' οὐχὶ κατθανὼν κέρδος φέρει; 465 Οὕτως ἔμοιγε τοῦδε τοῦ μόρου τυχεῖν παρ' οὐδὲν ἄλγος· ἀλλ' ἄν, εἰ τὸν ἐξ ἐμῆς μητρὸς θανόντ' ἄθαπτον ἠνσχόμην νέκυν, κείνοις ἂν ἤλγουν· τοῖσδε δ' οὐκ ἀλγύνομαι. Σοὶ δ' εἰ δοκῶ νῦν μῶρα δρῶσα τυγχάνειν, 470 σχεδόν τι μώρῳ μωρίαν ὀφλισκάνω. morta - e perché no? - anche se tu non me lo ordini. Del resto se morirò prima del mio tempo, questo io lo chiamo un guadagno, infatti chiunque come me vive in molti mali, come costui, non riporta un guadagno morendo? Così per me, invero, non è per nulla un dolore ottenere questa sorte (di morte): ma se avessi lasciato insepolto il cadavere (sott. nato da) mia madre, per quei motivi avrei provato dolore: invece per questi motivi non patisco. Ma se ti sembra che io ora mi trovi ad agire da stolta, forse devo ad uno stolto la (mia) stoltezza. - γάρ= Valenza più forte del semplice infatti - τί = non è interrogativo, ma ha l’accento perchè seguita da enclitica: ha valore indefinito, un certo, affatto. - Moi: dat. etico, (“per me”) - κηρύξας : part. attribuito a Zeus, regge τάδε; in poliptoto con κηρυχθέντα (v.447) - Δίκη: concorda in iperbato con ξύνοικος che regge il genitivo τῶν θεῶν - κάτω origariamente avv., in posizione attributiva diventa aggettivo - τούσδ' In iperbato con νόμους·compl. Oggetto di ὥρισαν - ᾠόμην imperfetto di oimai che regge l’infinitva che ha come soggetto in iperbato ta sa kerugmata - Τοσοῦτον neutro avverbiale che regge ὥστ' consecutivo che ha come verbo δύνασθαι, infinito. - δύνασθαι → regge l’infinito ὑπερδραμεῖν che ha come oggetto νόμιμα in iperbato e enj - Θνητὸν: rafforzato da ὄνθ', è soggetto dell’infinitiva - ὄνθ' : part. Attributivo, con sfumatura concessiva - Variatio : ὑπερβαίνειν ὑπερδραμεῖν - forte iperbato e enj - Τi : indefinito neutro avverbiale, rafforza la negazione - Κἀχθές: crasi per kai ἐχθές, “ e ieri “ - γε restrittivo (“invero”) - Ποτε: rafforza ἀεί - Ταῦτα: essendo neutro plurale, non stupisce il verbo ζῇ alla 3 sing (anche ‘φάνη) - κοὐδεὶς crasi per kai oudeis e inserisce il secondo verbo oida - ἐξ ὅτου da quando, introduce un’interrogativa indiretta - 'Φάνη aferesi per Ἔ'Φάνη, (“apparire”) - Ἔμελλον: regge l’infinito futuro doisev, come perifrastica attiva, regge genitivo della colpa toutov, prolettico - Δείσασ' part congiunto con sfumatura causale - Τούτων = gen og - Ἐξῄδη : fig etimologica con il precedente, οἶδεν, regge il part. predicativo futuro θανουμένη in rapporto di posteriorità - poliptoto = antigone è suggerita come eroina della morte quando ancora in vita - τί → perchè - κεἰ assolutamente anacolutico, crasi per kai ei, ma manca la principale - τοῦ χρόνου: genitivo anteposto - αὔτ' ritrazione dell’accento (baritonesi) autò, oggetto di λέγω·di cui κέρδος è predicativo. - ὅστις iperbato e enj regge ζῇ - Κακοῖς in iperbato con πολλοῖσιν - πῶς avverbio di modo, interrogativo diretto - ὅδ' sta per ode ripresa dell’ostis in posizione prolettica 20 - κατθανὼν congiunto modale o temporale - ἔμοιγε = dat di vantaggio, elisione del verbo essere - παρ' οὐδὲν perifrasi avverbiale negativa - Τυχεῖν sostantivato regge il genitivo τοῦδε τοῦ μόρου - Ἄν ripetuto due volte, il primo è un anticipo poi ripreso con il verbo - ἠνσχόμην retto in iperbato e enj da ei, è la protasi (per ip irrealtà IV) - θανόντ' participio congiunto temporale riferito al νέκυν che sottintende figlio - ἐξ ἐμῆς μητρὸς = c. origine, in enj - κείνοις ἂν ἤλγουν = apodosi del per ip dell’irrealtà ; κείνοις subisce aferesi - οὐκ ἀλγύνομαι contrapposizione in poliptoto al precedente ἤλγουν· - Τυγχάνειν = regge participio predicativo δρῶσα - μῶρα accusativo neutro di un aggettivo sostantivato, o aggettivo femminile riferito ad Antigone , con draw “agire” - σχεδόν con ti si rafforza - Ὀφλισκάνω regge in dat la persona con cui si è in debito la cosa in acc. - Μῶρα...μώρῳ poliptoto seguito da figura etimologica com mwrian - poliptoto + figura etimologica: per Antigone la vera follia rimane l’empietà di Creonte ΧΟ. Δηλοῖ τὸ γέννημ' ὠμὸν ἐξ ὠμοῦ πατρὸς τῆς παιδός· εἴκειν δ' οὐκ ἐπίσταται κακοῖς. ΚΡ. Ἀλλ' ἴσθι τοι τὰ σκλήρ' ἄγαν φρονήματα πίπτειν μάλιστα, καὶ τὸν ἐγκρατέστατον 475 σίδηρον ὀπτὸν ἐκ πυρὸς περισκελῆ θραυσθέντα καὶ ῥαγέντα πλεῖστ' ἂν εἰσίδοις. Σμικρῷ χαλινῷ δ' οἶδα τοὺς θυμουμένους ἵππους καταρτυθέντας· οὐ γὰρ ἐκπέλει φρονεῖν μέγ' ὅστις δοῦλός ἐστι τῶν πέλας. 480 Αὕτη δ' ὑβρίζειν μὲν τότ' ἐξηπίστατο νόμους ὑπερβαίνουσα τοὺς προκειμένους· ὕβρις δ', ἐπεὶ δέδρακεν, ἥδε δευτέρα, τούτοις ἐπαυχεῖν καὶ δεδρακυῖαν γελᾶν. Ἦ νῦν ἐγὼ μὲν οὐκ ἀνήρ, αὕτη δ' ἀνήρ, 485 εἰ ταῦτ' ἀνατὶ τῇδε κείσεται κράτη. Ἀλλ' εἴτ' ἀδελφῆς εἴθ' ὁμαιμονεστέρα τοῦ παντὸς ἡμῖν Ζηνὸς Ἑρκείου κυρεῖ, αὐτή τε χἠ ξύναιμος οὐκ ἀλύξετον μόρου κακίστου· καὶ γὰρ οὖν κείνην ἴσον 490 ἐπαιτιῶμαι τοῦδε βουλεῦσαι τάφου. Καί νιν καλεῖτ'· ἔσω γὰρ εἶδον ἀρτίως λυσσῶσαν αὐτὴν οὐδ' ἐπήβολον φρενῶν. Φιλεῖ δ' ὁ θυμὸς πρόσθεν ᾑρῆσθαι κλοπεὺς τῶν μηδὲν ὀρθῶς ἐν σκότῳ τεχνωμένων. 495 Μισῶ γε μέντοι χὤταν ἐν κακοῖσί τις ἁλοὺς ἔπειτα τοῦτο καλλύνειν θέλῃ. Coro: E’ evidente la crudele generazione di una figlia (tautologia per dire la figlia ) dal duro padre: dunque non sa cedere ai mali/al male. CR:Ma invero sappi che i caratteri troppo duri soprattutto si schiantano e il ferro più resistente, una volta scaldato, è durissimo per effetto del fuoco, spessissimo si potrebbe vedere spezzato e frantumato: dunque so che (pur) con un piccolissimo morso i cavalli focosi sono domati: infatti non è possibile abbia pensieri superbi chi è sottoposto al suo prossimo. Costei tuttavia allora sapeva di commettere colpa, allorchè trasgrediva le leggi vigenti ma dopo che aveva commesso quella colpa, questo (è) il secondo atto di hybris, cioè il vantarsi di ciò e il ridere per averlo fatto. Di sicuro io non sono un uomo, ma costei è un uomo, se questo suo successo starà impunito per costei/qui. Ma sia pure che sia figlia di mia sorella sia che sia la più vicina di sangue per me di tutto il parentado, sia questa sia sua sorella non sfuggirà ad una sorte terribile: e infatti accuso quella allo stesso modo di questa sepoltura quanto all'averla progettata/accuso anche quella infatti di aver deciso una parte uguale di questa sepoltura. Chiamate anche lei: infatti l'ho vista poco fa dentro furente e fuori di testa (libera trad., nè in possesso della sua mente, lett.), dunque è solito essere sorpreso prima l'animo malvagio di coloro che organizzano nell’ombra nulla di corretto. Ma invero odio anche qualora uno sorpreso ad operare il male, poi voglia adornarlo come bene. 21 Il coro dà una definizione di Antigone cfr.423 - ἴσθι imperativo di oida, regge l’infinito πίπτειν - ἄγαν avv., troppo - καὶ collega iszi a un ottativo potenziale ἂν εἰσίδοις. - πλεῖστ' superlativo, avv temporale che regge il doppio θραυσθέντα e ῥαγέντα part, predicativo in omoteleuto e endiadi, che ha per oggetto in enj τὸν ἐγκρατέστατον σίδηρον - ἂν εἰσίδοις = ott potenziale (εἰσοράω, composto di ὁράω) - ῥαγέντα = part aor da ῥήγνυμι - σίδηρον= sia ἐγκρατέστατον sia οπτον - ἐγκρατέστατον= superlativo relativo - καταρτυθέντας· sempre participio predicativo retto da oida riferito ai cavalli, in enj - Σμικρῷ χαλινῷ dat strumentale - Ἐκπέλει essere lecito, senza preposizione, simile ad estì - μέγ' insieme al verbo vuol dire concepire pensieri superbi - ὅστις può essere semplice relativo, non per forza indefinito - δοῦλός regge il genitivo twn pelas, dove pelas è un avverbio sostantivato - Ἐξηπίστατο imperfetto da ezepistamai, sempre significato di sapere - ὑπερβαίνουσα participio cong temporale - ἐπεὶ sia causale che temporale - ὕβρις sottintende estìn, prolettico dell’infinito esplicativo, ἐπαυχεῖν , in iperbato che regge dat causale - Γελᾶν: sempre esplicativo che regge come verbo di sentimento il part predicativo δεδρακυῖαν - δεδρακυῖαν = part riferito a un sogg sott delle due infinitive in acc (“authn”) - Ἀνήρ anafora e alliterazione, concinnitas ego aver, aute aver - τῇδε in genere dativo di vantaggio, qui forse dativo di luogo - Κράτη successo, in iperbato con tauta (lett.pl) - ἀνατὶ avverbio usato come aggettivo predicativo - Κυρεῖ = sinonimo di estìv - ἀδελφῆς sottintende un figlia, compl d’origine - Ὁμαιμονεστέρα comparativo regge τοῦ παντὸς ἡμῖν Ζηνὸς Ἑρκείου genitivo di paragone - χἠ crasi per kai h - Ἀλύξετον indicativo futuro DUALE regge il genitivo di allontanamento - οὖν Pleonastico - ἐπαιτιῶμαι regge l’accusativo della persona, e genitivo della colpa - Ἴσον neutro avverbiale - βουλεῦσαι infinito esplicativo ( epesegetico, spiegazione della prima trad. ) oppure infinitiva - ἐπαιτιῶμαι regge l’infinito che ha come oggetto isov che un po’ liberamente regge il genitivo tou tafou - νιν generico auten, già omero - καλεῖτ'· imperativo rivolto al coro - εἶδον regge il participio pred in quanto verbo di percezione - ἔσω avv di luogo mentre ἀρτίως tempo - Φιλεῖ ogni tanto significato traslato di essere solito, sogg in iperbato che regge il genitivo sempre in ip. - ᾑρῆσθαι infinito passivo perfetto retto da fileo, da airew - πρόσθεν avv di tempo - χὤταν crasi kai otav anche qualora, - ἁλοὺς participio congiunto temporale in enj riferito a tis, da aliskomai - Θέλῃ retto da otav in iperbato, che come verbo servile regge l’inf kalluveiv - iperbato + enj 22 - θανών = participio sostantivato aoristo da thneskw - καταντίον= neutro avverbiale usato come preposizione, lett. “al contrario”, ellittico del pronome - anafora - ἐκ μιᾶς = compl. origine che sottintende metros, un termine tipo donna o madre - ταὐτοῦ πατρός = in variatio trova espresso πατρός ma è ellittico di ἐκ - Πῶς = avverbio di modo interrogativo diretto - χάριν = accusativo interno in iperbato concorda con δυσσεβῆ - δυσσεβῆ regge dativo di svantaggio ἐκείνῳ riferito a Eteocle. Poliptoto con v. 516 515 ΑΝ. Οὐ μαρτυρήσει ταῦθ' ὁ κατθανὼν νέκυς. ΚΡ. Εἴ τοί σφε τιμᾷς ἐξ ἴσου τῷ δυσσεβεῖ. ΑΝ. Οὐ γάρ τι δοῦλος, ἀλλ' ἀδελφὸς ὤλετο. ΚΡ. Πορθῶν δὲ τήνδε γῆν· ὁ δ' ἀντιστὰς ὕπερ. ΑΝ. Ὅμως ὅ γ' Ἅιδης τοὺς νόμους τούτους ποθεῖ. 520 ΚΡ. Ἀλλ' οὐχ ὁ χρηστὸς τῷ κακῷ λαχεῖν ἴσος. AN Non affermerà questo il cadavere (lett. “il cadavere defunto” : pleonasmo). CR Certo, se lo onori alla stessa maniera dell'empio (=Polinice). AN Infatti è morto per così dire non un (mio) schiavo, ma mio fratello. CR Ma (è morto) mentre distruggeva questa (nostra) terra; l’altro invece (è morto) mentre gli si opponeva in difesa (di questa terra). AN Ugualmente invero Ade vuole queste leggi. CR Ma (Ade non vuole) che il buono sia uguale al malvagio nell’avere in sorte (gli onori funebri). - κατθανὼν = pleonasmo + variatio con v. 512 - ταῦθ' = riferito a tutto ciò che ha detto prima Creonte - δυσσεβεῖ = poliptoto con v. 513 - σφε= sta per αυτόν - ὤλετο = aoristo da ollumi. E’ sottinteso nelle due frasi participiali del verso successivo. Sincope modellata sulla base della sticomitia con Antigone - Πορθῶν e ἀντιστὰς = participi con valore temporale, il primo presente “mentre” il secondo “dopo...” - ὁ δ' = contrapposizione forte tra i due fratelli defunti eppure così vivamente protagonisti in scena nella loro azione di distruzione e salvezza della patria - ὕπερ = anastrofe e baritonesi - - ἴσος = sottinteso verbo essere, regge il dativo - λαχεῖν = infinito di limitazione (epesegetico?) ΑΝ. Τίς οἶδεν εἰ κάτω 'στὶν εὐαγῆ τάδε; ΚΡ. Οὔτοι ποθ' οὑχθρός, οὐδ' ὅταν θάνῃ, φίλος. ΑΝ. Οὔτοι συνέχθειν, ἀλλὰ συμφιλεῖν ἔφυν. ΚΡ. Κάτω νυν ἐλθοῦσ', εἰ φιλητέον, φίλει 525 κείνους· ἐμοῦ δὲ ζῶντος οὐκ ἄρξει γυνή. AN: Chissà se queste (leggi) sono sacre sottoterra? KP:Certo mai (lett. non mai) il nemico, nemmeno qualora muoia/sia morto diventa amico. AN: Certo non nacqui per legami d’odio, ma per creare legami d’amore. KP: Dunque, una volta andata sotterra se bisogna amare, amali: ma finchè vivo una donna non comanderà. - 'στὶν = aferesi per estì - τάδε = soggetto neutro, va sottinteso un termine leggi - Τίς οἶδεν = espressione interrogativa Chi sa = chissà - εἰ interrogativa indiretta con 'στὶν in aferesi - εὐαγῆ = nome del predicato 25 - Οὔτοι = non è il pronome dimostrativo (ha accento circonflesso). Toi rafforzativo - οὑχθρός = crasi per ὁ + ἐχθρός - allitterazione di o e suoni cupi v. 522 - anafora - ἔφυν = aoristo atematico con significato intransitivo di nascere - συνέχθειν e συμφιλεῖν = infiniti finali caratterizzati dallo stesso suffisso e omoteleuto in contrapposiz - νυν = enclitico significa dunque, da non confondere con il perispomeno “ora” - ἐλθοῦσ' = participio congiunto temporale aoristo da erchomai - φιλητέον = aggettivo verbale con essere sottintwso “di dovere” come perif. pass. latina - φίλει = accento ritratto, imperativo regge in enj il compl. ogg. eκείνους. - ἐμοῦ δὲ ζῶντος = genitivo assoluto temporale - verso 523= autodefinizione di Antigone= nata per legami di amore e amicizia, autodefinizione che assegna un volto diverso al personaggio, diverso da quello dato dal coro. Creonte risolve la definizione in un gioco di parole φιλητέον φίλει invitandola ad andare tra i morti = minaccia di quanto sta per accadere - verso 525 ribadisce il 484, il suo orgoglio di sovrano non può permettere che gli tenga testa una fanciulla COMMENTO GENERALE Questi versi rappresentano il cuore della tragedia con il contrasto fitto tra la protagonista e il suo antagonista sul tema NOMOS E PHYSIS. Motivo già adombrato nel brano nell’Agamennone di Eschilo a proposito della morte di Ifigenia come THEMIS E DIKE, ritorna prepotentemente in quest'altra sezione tragica in un’analoga suddivisione in: - una legge del cuore insita nell’animo umano, poiché di ispirazione divina, che anima Antigone intenta a dare sepoltura ad entrambi i fratelli - una legge umana voluta da Creonte stesso e di cui lui stesso è difensore estremo, come applicazione della dike Un motivo che trovava già eco in Eschilo di versi Esiodei e Soloniani e che però ha un rovesciamento di prospettiva in Platone nel dialogo del Gorgia in filosofia: - physis= legge del cuore | legge del più forte - nomos = ragion di stato atroce | difesa per i deboli I due protagonisti viaggiano su due lunghezze d’onda parallele destinate a non trovare mai un incontro possibile. La fanciulla odia la limitatezza di vedute dello zio e lo accusa di aver fatto degenerare il suo potere in tirannide (cfr. verso 506). Lo zio, invece, condanna nella giovane come una forma di hybris, una caparbietà testarda il suo desiderio di dare sepoltura ad entrambi i fratelli. Per Creonte, infatti, la colpa della fanciulla sta nel travalicare e trasgredire (v. 449 e 455, verbi υπερβαινω e υπερτρεπω) le sue leggi. Insistenza sul termine kerygma e verbo kerusso ad indicare una dimensione tendenzialmente orale del potere di Creonte, il quale emana decreti senza l’appoggio della scrittura. Peraltro, anche le leggi divine che lei stessa segue sono ἄγραπτα(v.454) contrapposte ai generici kerugmata per la loro maggiore forza e solennità per la loro durata eterna nel tempo (v.456). 26 ELEMENTI COMUNI ANTIGONE- CREONTE In entrambi i casi, i due mostrano sprezzo della vita: - Antigone per la propria, disposta a sacrificarsi pur di seguire la giustizia divina (insistenza sul verbo θνῄσκω in poliptoto,versi 470) - Creonte per quella di Antigone che le farà perdere attraverso la sua punizione. Non intende retrocedere dal suo bando Un altro elemento li accomuna: la solitudine - Creonte definisce Antigone sola al verso 508, essendosi estromessa dagli abitanti di Tebe - la conclusione dell’opera dimostra che anche Creonte è solo contestato dai suoi cittadini e privo degli affetti familiari, dopo il suicidio di figlio, prima e moglie, poi, a causa del suo atroce kerygma che ha implicato la morte di Antigone La solitudine è, d’altra parte, l’elemento più connotativo della tragedia sofoclea (esempi: Aiace, Filottete, Elettra...) La stessa impossibilità di incontrarsi a livello ideologico che connota questa lunga sticomitia mostra in fondo la solitudine dei due protagonisti, graniticamente bloccati nelle loro posizioni. ELEMENTI DI DIFFERENZA la follia poliptoto e figura etimologica ( di norma stoltezza, μωρός ) - la “santa follia” di antigone perché determinata dal suo sacro rispetto delle leggi divine Breve e raro intervento v. 471-72 del coro nella sticomitia per accennare la durezza incrollabile della fanciulla derivata dal padre e la sua incapacità di cedere. Come le colpe si tramandano di padre in figlio così si ereditano i tratti del carattere. Ricorda! Antigone è stata scritta prima dell’Edipo (quasi 30 anni), ma nel patrimonio epico greco già era delineato il carattere deciso di Edipo, per cui nel momento in cui scriveva di Antigone, Sofocle conosceva già il temperamento del padre. L'incrollabilità è caratteristica, poi, non solo dei personaggi della saga dei labdacidi ma di tante altre tipologie di personaggi sofoclei. Dopodichè, procedendo per 4 gnomai, Creonte sottolinea: - i rischi dei caratteri troppo duri - metaforico riferimento al ferro - riferimento ai cavalli focosi - il paragone con lo schiavo Emerge poi una doppia hybris di Antigone 1) violazione nel kerygma di creonte con la sepoltura del fratello 2) l’aver riso di ciò che ha fatto mancandogli nuovamente di rispetto Chiusura lapidaria con il verso Ἦ νῦν ἐγὼ μὲν οὐκ ἀνήρ, αὕτη δ' ἀνήρ con il gioco anaforico in concinnitas = lui non è uomo mentre lei vuole comportarsi da uomo, gioco ossimorico sottolineato dalla concordanza di ἀνήρ con il femminile. Dunque, lasciare impunita A. rappresenterebbe un venir meno del suo sangue (Antigone è figlia di sua sorella). 27 figura etimologica di συνεχθειν e συμφιλειν (v.522). Il v.584 ribadisce il fatto che il sovrano non sopporti che gli tenga testa una fanciulla giovanissima. 10.Dibattito tra razionale vs irrazionale. Si può rilevare come Creonte, con la sua ragione tutta umana, che esclude la dimensione della legge divina, sembra muovere su un principio più moderno, ateo e razionale, laddove la fanciulla rappresenta l’irrazionale della legge scritta nel cuore. Sofocle presenta la razionalità sconfitta. Antigone muore, ma la sorte di Creonte sarà la peggiore. Lo spettatore sente di patteggiare per Antigone rispetto all’antagonista Creonte. E’ quasi come se Sofocle volesse dire che la legge divina prevale su quella umana. Per Hegel ha ragione Creonte Prospettiva non diversa da quella di Euripide nelle Baccanti (circa trentacinque anni dopo): ● un sovrano dal connotato tirannico si muove contro donne (torna la differenza di genere, ma è solo contro molte) ● rappresenta il raziocinio, mentre le donne, invasate da Bacco, la furia irrazionale. ● Contrapposizione società e culto individualistico. Anche qui la spinta irrazionale prevale su quella razionale. Spiegazione più ambigua per Euripide: sembra voler ribaltare la propria opera, facendo dominare l’istinto. Sofocle, per cui l’irrazionale è legge divina, ribadisce la sua dimensione religiosa. Questa tensione può ricordare anche un rapporto con la conclusione delle Eumenidi dell’Orestea di Eschilo: ● Disparità di genere tra divinità femminili, le Erinni, sul punto di trasformarsi nelle Eumenidi del titolo, contro la divinità maschile, Apollo, e quella strana divinità androgina, Pallade Atena, che parteggia per gli uomini. ● contrapposizione razionale vs irrazionale ed età Erinni = irrazionalità, mondo pre-olimpico, Inferi; Apollo = razionalità e per antonomasia della luce solare, che insieme a Pallade rappresenta il nuovo e vincente mondo olimpico. ● Viene meno la contrapposizione individuo/società. ESODO(vv.1339-1353) ΚΡ. Ἄγοιτ' ἂν μάταιον ἄνδρ' ἐκποδών, 1340 ὅς, ὦ παῖ, σέ τ' οὐχ ἑκὼν †κάκτανον† σέ τ' αὖ τάνδ', ὤμοι μέλεος, οὐδ' ἔχω †ὅπᾳ πρὸς πότερον ἴδω† πᾳ κλιθῶ· πάντα γὰρ 1345 λέχρια τἀν χεροῖν, τὰ δ' ἐπὶ κρατί μοι πότμος δυσκόμιστος εἰσήλατο. Conducete quest’uomo inutile lontano, io che, o figlio, ti uccisi pur non volendolo e inoltre uccisi di nuovo anche te qui (lett. “costei” intraducibile) o me sventurato nè so chi dei due io guardi (e) dove io mi giri; infatti ogni cosa (ciò che era) nelle mie mani (è/diventa) sfuggente. Mentre sul mio capo è ricaduto un destino sventurato (lett: insopportabile) Ultime parole dell’antagonista Creonte, risponde il coro che suggella la tragedia. - Ἄγοιτ' ἂν= ottativo potenziale reso come un imperativo - enjambement v- 1339-1340 (ἄνδρ - ὅς); 1341- 1342 (ἔχω- ἴδω); 1344-1345 - κάκτανον= 1 singolare - σέ … σέ = anafora - πάντα τἀν χεροῖν = enjambemant + iperbato 30 - τἀν = crasi per τὰ εν ; concorda con πάντα, strettamente connesso a τἀν χεροῖν, - v. 1345 = frase ellittica del predicato, regge come nome del predicato λέχρια - ἐπὶ κρατί = stato in luogo - τάνδ' = dorismo - μοι = dativo di svantaggio - ὤμοι = interiezione negativa che si accompagna al nominativo - ὅπᾳ= interrogativo indiretto,avverbio di luogo - πρὸς πότερον ἴδω· = interrogativa indiretta introdotta da ἔχω (nel significato di “sapere”) - τὰ δ`= neutro avverbiale che rafforza il valore del δὲ ΧΟ. Πολλῷ τὸ φρονεῖν εὐδαιμονίας πρῶτον ὑπάρχει· χρὴ δὲ τά γ' εἰς θεοὺς 1350 μηδὲν ἀσεπτεῖν; μεγάλοι δὲ λόγοι μεγάλας πληγὰς τῶν ὑπεραύχων ἀποτείσαντες γήρᾳ τὸ φρονεῖν ἐδίδαξαν. L’essere saggi è di gran lunga la base della felicità. Dunque non bisogna essere per nulla/affatto empi quanto a ciò che perlomeno ha a che vedere con gli dei. Dunque grandi parole (parole superbe) dei superbi una volta pagate grandi/crudeli pene insegnano in/con vecchiaia l’essere saggi (=la saggezza) - Πολλῷ= dativo avverbiale - τὸ φρονεῖν = infinito sostantivato soggetto, anafora, circolarità - ὑπάρχει= vale come verbo essere - πρῶτον = sostantivato regge dativo εὐδαιμονίας in enjambemant, nome del predicato - χρὴ=impersonale regge l`infinito ἀσεπτεῖν rafforzato dal μηδὲν - μηδὲν= neutro avverbiale rafforzativo - τά= antico valore di pronome personale e accusativo di relazione che regge in valore analogo γ' εἰς θεοὺς - γ' = restrittivo - μηδὲν = neutro avverbiale negativo - μεγάλοι-μεγάλας= poliptoto - λόγοι = soggetto dellindicativo aoristo 3a plurale ἐδίδαξαν che regge l`infinito sostantivato τὸ φρονεῖν - γήρᾳ= ambiguo: se lo intendiamo come “la vecchiaia” (tradotto come c. tempo) ha perso la proposizione εν, oppure potremmo intenderlo come strumentale - τῶν ὑπεραύχων = genitivo soggettivo - ἀποτείσαντες= participio aoristo regge accusativo μεγάλας - Εὐδαιμονίας-πρῶτον = enjambemant - ἐδίδαξαν= aoristo con valore gnomico (per questo al presente) COMMENTO Scena precedente durante la quale creonte è comparso annichilito, annientato in scena alla notizia della morte per suicidio, perpetrato contro di lui, sia del figlio che non sopporta la morte dell’amata per colpa del padre, sia della moglie che non sopporta la perdita del figlio indirettamente per colpa del marito. Atroce catena di sangue che sgorga dalle più profonde viscere dell’istituzione familiare. Creonte è distrutto come uomo nel suo privato, ma la tragedia familiare non può non avere un riverbero sulla sua figura pubblica. Antigone stessa è sua consanguinea in quanto figlia di sua sorella, ed è criticata dal popolo per essere tale. Distruzione 31 come uomo corrisponde ad una diminutio alla sua immagine pubblica. L'opinione pubblica dei sudditi è profondamente colpita dall’ostinità di creonte nel portare avanti la sua legge e da ciò che ha determinato: un eccesso di morti. Alla sua distruzione come uomo corrisponde una destituzione di potere, immagine, una diminutio anche a livello pubblico. Quell’uomo sicuro di sé e dei suoi nomoi, con gestione tirannica del potere, ora è annullato in un uomo che si autodefinisce inutile, chiede di essere allontanato, si assume tutta la colpa pur senza volerlo. In ultima analisi si riferisce al coro, che sembra accusarlo di poco buon senso, e che si risolve nella mancanza di pietas. Nella fermezza dei suoi nomoi , in una visione umana e laica, e pericolosa nell’ottica degli antichi, egli ha affermato con troppa forza principi umani (punizione ad oltranza del traditore privo di sepoltura) ed è un traditore della patria che si è dimenticato completamente degli dei e della loro legge (pecca di υβρις), che predica sempre la sepoltura del cadavere; Ecco perché Creonte è empio. Egli è contrapposto alla protagonista così pia, e interessata alla sepoltura dei fratelli. Rovesciamento Questa idea di saggezza=rispetto degli dei è improntata a un forte sentire religioso che avvicina notevolmente alle posizioni eschilee. Molto diverso dall'ottica di euripide, libero nel trattare la materia divina (religione). Tra Sofocle e Euripide è intervenuta ad alleggerire il senso religioso a favore tutto dell’uomo la filosofia sofistica. Sofocle si pone in questo senso ancora precedente alla sofistica, mentre euripide non può più prescindere dal messaggio sofistico. Questa condizione di Creonte abbandonato anche dalle parole del coro che sembrano prendere la distanze da lui, è quella di un uomo empio che paga la pena della sua caparbietà, e che ha osato sfiorare l’empietà (υβρις), che sfocia in una desolante solitudine. Solitudine che inizialmente connotava la protagonista, Antigone, nel suo tentativo fermissimo di operare in nome della φυσις contro i κερυγματα di Creonte. Questa solitudine si è rovesciata sull’antagonista, in una tragedia senza vincitori, solo con una catena di morti sepolti e insepolti in cui Creonte regna da solo. Rimane un interrogativo che se stupisce in Euripide (baccanti 408) deve stupire meno nell’Antigone: anche l’uomo classico conoscitore di filosofia basata sulla ragione, uomo posto al centro di tutte le cose restringe il campo d'azione alla divinità, che sia Creonte, Sofocle o Penteo (in Euripide) l`uomo viene punito, come se non venisse data la possibilità all'uomo di agire al di fuori della legge divina. Antigone cfr. Penteo. Non c'è ancora possibilità per l’uomo di agire al di fuori della legge divina. 32
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved