Scarica Commento sul libro di Alessandro Baricco e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! RECENSIONE SUL LIBRO DI ALESSANDRO BARICCO OMERO, ILIADE Alessandro Baricco in questo libro ha deciso di riscrivere l’Iliade ma in prosa e in prima persona, come idea la trovo molto interessante. Mi ha fatto effettivamente immedesimare negli eroi che hanno vissuto la guerra. Ogni personaggio della guerra di Troia ha un capitolo per sé, a volte più d'uno insieme. Possiamo considerarla come un upgrade del mito. Non parla di Dei ma di uomini con dietro degli eroi che soffrono e combattono con onore. La lettura è stata abbastanza scorrevole e semplice. All’interno del libro si percepisce l’amore, l’odio e la sofferenza di tutti indipendentemente da chi ha a volte ragione o torto, da troiani o achei. L’autore mi ha spiegato anche in una maniera piacevole vari aspetti della cultura greca attraverso una scrittura moderna pur mantenendo parte degli avvenimenti e la quotidianità nel quale si viveva ai tempi della guerra di Troia. È stato anche un ottimo modo per ripassare l’Iliade. Baricco, riscrivendo questo episodio così lontano dai nostri giorni ha reso comprensibile a tutti a modo suo sia i personaggi che la guerra. Ho davvero apprezzato il suo modo di raccontarla e le sue riflessioni sul conflitto tuttora irrisolto. Come una schiava, io quel giorno stavo in silenzio, nelle mie stanze, costretta a tessere su una tela color sangue le imprese dei Troiani e degli Achei in quella dolorosa guerra combattuta per me. Io la ascoltai, e d’improvviso mi venne da piangere, perché grande, in me, era la nostalgia per l’uomo che avevo sposato, e per la mia famiglia, e la mia patria. Mi coprii con un velo bianco splendente e corsi verso le mura, ancora con le lacrime agli occhi. Quando arrivai sul torrione delle porte Scede vidi gli anziani di Troia, radunati lì a guardare ciò che accadeva nella pianura. Come cicale su un albero, non la smettevano mai di far sentire la loro voce. L’unico che osò farlo fu Priamo. «Vieni qui, figlia», mi disse, ad alta voce, «Siediti accanto a me.» Priamo continuava a guardare, giù, tra i guerrieri. «E quell’uomo», mi chiese, «Chi è? È più basso di Agamennone ma ha il petto e le spalle più larghi. Lo vedi? passa in rassegna le file degli uomini e sembra un montone dal fitto vello che si aggira tra il gregge di pecore bianche.» «Quello è Ulisse», risposi, «Figlio di Laerte, cresciuto a Itaca, l’isola di pietra, e famoso per la sua astuzia e la sua intelligenza.» «È vero», disse Priamo, «Io l’ho conosciuto. Un giorno venne qui in ambasciata, insieme a Menelao, per discutere della tua sorte. Mi ricordo che Menelao parlava velocemente, con poche parole, molto chiare.» Potevo riconoscerli tutti, adesso, gli Achei dagli occhi lucenti, a uno a uno avrei potuto raccontarli a quel vecchio che da me voleva sapere chi erano i suoi nemici. Ma a quel punto arrivò Ideo, l’araldo, si avvicinò a Priamo, e gli disse «Alzati, figlio di L’omodonte. I condottieri dei Teucri domatori di cavalli e degli Achei dalle corazze di bronzo ti invitano a scendere nella pianura, per sancire un nuovo patto tra i due eserciti. Paride e Menelao con le loro lunghe lance si batteranno per Elena.» Stette ad ascoltarlo, Priamo. Attraversarono la pianura e quando raggiunsero gli eserciti si fermarono proprio in mezzo, fra Troiani e Achei. Vidi Agamennone alzarsi, e con lui Ulisse. Poi Agamennone levò al cielo le mani, e pregò Zeus a nome di tutti. «Perché non ho cuore di vedere mio figlio Paride battersi, qui, con il feroce Menelao». Spronò i cavalli, lui stesso, e se ne andò via. Poi, fu il duello. Ettore e Ulisse disegnarono per terra il campo su cui i duellanti avrebbero combattuto. Poi misero in un elmo le tessere della fortuna, e dopo averle scosse, Ulisse, senza guardare, estrasse il nome di chi avrebbe avuto diritto a scagliare per primo la lancia mortale. E la sorte scelse Paride. I guerrieri si sedettero tutt’intorno. Di fronte a lui, Menelao, il mio vecchio sposo, finì di indossare le sue armi.