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Commento tragedia antigone, Sintesi del corso di Filosofia del Diritto

commento tragedia Antigone, riassunto

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 13/03/2021

elisabettabaldin1
elisabettabaldin1 🇮🇹

4.3

(7)

26 documenti

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Scarica Commento tragedia antigone e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia del Diritto solo su Docsity! COMMENTO ALL’ANTIGONE La funzione primaria del diritto = sciogliere i conflitti. Nella tragedia di Antigone, il tema che ritroviamo spesso è sicuramente quello del conflitto: un conflitto sia reale che simbolico. É il conflitto tra il corpo della donna e la legge ma anche il conflitto tra governo degli uomini e il governo delle leggi. Diciamo dunque che il conflitto tra Antigone e Creonte è un gruppo di conflitti ma, se ne dovessimo trovare uno in grado di racchiuderne tutti Antigone con la propria scelta solleva il grande conflitto tra Dignità umana e il Diritto. La dignità umana non è qualcosa che sfugge al diritto ma anzi, aiuta il diritto a rigenerarsi e quindi a non chiudersi nella sua roccaforte formale. Possiamo quindi intendere la dignità umana proprio come Umanità, come Essenza della vita. Considerare una persona sempre fine e mai mezzo. Antigone disobbedisce pubblicamente al potere schierandosi così dalla parte della dignità umana, in qualche modo la “protegge”. Disobbedienza, non violenza, dignità umana sono tra loro molto collegati. Ripercorriamo i fatti della tragedia: Dopo la morte del re Edipo a Tebe fallisce il colpo di Stato, a cui aveva tramato suo figlio Polinice. Edipo aveva quattro figli, due maschi (Polinice e Eteocle) e due femmine (Antigone e Ismene). Eteocle e Polinice, in base al volere della legge, avrebbero dovuto avvicendarsi al potere. Polinice tradisce suo fratello e la città di Tebe, si allea con la città di Argo per diventare lui solo re. La battaglia è cruenta. Muoiono sia Eteocle che Polinice. Così re diventa Creonte, fratello della madre delle sorelle sopravvissute Antigone e Ismene. Creonte decide con un proprio decreto che è proibita la sepoltura di Polinice. La pena per chi infrange la legge è la morte. L’accusa per Polinice è quella più infamante ovvero tradimento della Patria. Privo di sepoltura il corpo di Polinice non potrà mai trovare pace: questo pensano i tebani. I cittadini di Tebe tutto sommato non sono d’accordo con la decisione di Creonte ma nessuno alza la propria in quanto tutti hanno paura. Non ha nessun timore invece Antigone che non si affida ai consigli di prudenza che le arrivano dalla sorella Ismene. Lo stesso Creonte cerca di convincerla, ma non ci riesce, nonostante fosse promessa in sposa a suo figlio Emone. Antigone non si impaurisce e da sepoltura a Polinice. Così viene condannata a morte. È murata viva in una caverna. Emone la raggiunge e muore per asfissia. Antigone si impicca. Vuole morire con le proprie mani e non per mani di Creonte. La spirale di morte non si ferma. Anche Euridice, moglie di Creonte, si suicida. Il grande tema mosso da Antigone è quello della disobbedienza civile alla legge. Quando Antigone dichiara che non è sua intenzione seppellire di nascosto il fratello ma vuole farlo pubblicamente, solleva il grande tema della disobbedienza e della responsabilità. Antigone come Socrate non sfugge alla pena. La prima chiave di interpretazione: il corpo della donna e il potere degli uomini. Antigone si contrappone al re maschio, decide di mettere in gioco il proprio corpo contro la legge (fatta da uomini) mentre Ismene si rassegna al potere maschile. La sua forza sta nell’aver cercato di rompere il circolo vizioso della violenza e per farlo si affida alla disobbedienza e rinuncia alla sua vita. La sua scelta così acquista una Forza Morale. Il conflitto tra Antigone e Creonte è anche il conflitto tra la forza morale di chi è soggetto al potere altrui, e la forza fisica che è nella mani di chi ha il potere. Antigone donna sta dalla parte della dignità umana, mentre Creonte maschio sta dalla parte del potere politico. Es: Anne Frank, vince chi perde ovvero avere il coraggio di usare il proprio corpo come scudo. Antigone e Creonte sollevano il conflitto classico tra governo degli uomini e governo delle leggi. Noberto Bobbio riconduce il conflitto non alla forma ma al modo di governare, Il tema è dunque quello del buongoverno. «Buongoverno è quello in cui i governanti sono buoni perché governano rispettando le leggi oppure quello in cui vi sono buone leggi perché i governanti sono saggi?». In un sistema costituzionalmente fondato la democrazia necessita anche del criterio di validità oltre che di quello di regolarità procedurale. Antigone si pone dalla parte del governo per gli uomini piuttosto che da quella del governo degli uomini o del governo delle leggi. Non necessariamente il governo delle leggi sarà un governo per gli uomini. Antigone contrappone la sua etica della non violenza all’esercizio violento del potere da parte di Creonte:
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