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Ungaretti: Poesia e Analogie - La Poetica di Giuseppe Ungaretti, Appunti di Italiano

Una profonda analisi della poetica di giuseppe ungaretti attraverso l'esame di alcuni testi programmatici come 'commiato' e 'il porto sepolto'. Viene discusso il suo approccio alla sintassi e alla metrica, l'uso dell'analogia e la sua influenza da marinetti e mallarmé. Il testo illumina la comprensione della poesia di ungaretti come una forma di saggezza e una ricerca di significato oltre la filosofia.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 13/10/2021

studentessacafoscarina
studentessacafoscarina 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica Ungaretti: Poesia e Analogie - La Poetica di Giuseppe Ungaretti e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! COMMIATO, G. Ungaretti Abbiamo parlato di “I fiumi" per trattare della vita e anche un po' della poetica di Ungaretti, “Il porto sepolto” e “Commiato” invece le usiamo per parlare della sua poetica, perché sono due testi programmatici, delle meta-poesie che spiegano cosa sia la poesia per Ungaretti. Nel “Commiato” il poeta sta parlando a Ettore Serra che è il suo editore e a cui è legato da una certa amicizia, dunque sembra quasi una sorta di epistola, una lettera. Ungaretti disarticola la struttura del discorso. Qualcuno ha detto “è come fare la guerra alla sintassi”, ma lui non è che non rispetta la sintassi, è che non rispetta la metrica, e lo fa volutamente. Più avanti riprenderà però una metrica classicissima. Da' risalto alla parola “gentile” ( se avesse messo tutto nello stesso verso sarebbe stato un settenario, troppo musicale ). Isola anche la parola “poesia”. La figura retorica dominante è l'analogia ( la poesia è...). “Fioriti dalla parola" è come una subordinata di questa prima analogia composta da tre termini ( il mondo, l'umanità e la propria vita) Ci sono tante subordinate e coordinate a questa analogia iniziale. La struttura dell'analogia di Ungaretti è estremamente calcata. Non l'ha inventata lui nè sviluppata in modo così forte. Il primo era stato Tommaso Marinetti, il futurista, che aveva scritto il “Manifesto del futurismo" e poi il “Manifesto tecnico della letteratura futurista” nel 1911, in cui dice “usate l'analogia, che è come mettere in collegamento due realtà senza fili ( come un telegrafo )". Marinetti elimina gli aggettivi, Ungaretti no. Ritorna il discorso della parola come un fiore, come nella parte finale de “l fiumi” ( la mia vita è una corolla di tenebre ) La poesia è la limpida meraviglia, perché quando uno si meraviglia guarda con occhi disincantati, puri. La limpidezza dell'innocenza provoca la meraviglia. Ungaretti dirà “non potrò più smemorarmi in un grido”. “Un delirante fermento”. il fermento del delirio, la poesia deve andare fuori dai solchi. Il termine “illiium” in latino riguardava la coltivazione, ero il solco; il de-lirium era andare fuori dal solco. Il fermento ti scuote dentro quando vai fuori dai solchi e provoca qualcosa di altro. “Una parola”: la parola è fondamentale, è anche qualcosa di religioso. La poesia per lui, che è credente, è la parola che si fa viva. Il silenzio di Ungaretti è lo spazio bianco tra le parole, che son poche perché devono avere risalto. E' come il deserto, l'aridità ( come l'aridità della guerra ), in cui può apparire il miraggio, che è come la parola che affiora. Questa parola è scavata come un abisso, la cui profondità è intesa come l'altus latino, termine che permette di ritrovare quella axis mundi che collega la profondità con l'altezza. Questo andare fuori dal solco è come il naufragio di Leopardi. Rimanda anche a Rimbaud con il suo “Il Battello Ebbro”, che sconfina fino ai mari del sud, e poi si capisce che era una barchetta di un bambino che stava giocando in una pozzanghera. | due autori francesi più amati da Ungaretti sono Mallarmé e Apollinaire ( che insieme a Marinetti furono i veri distruttori del verso poetico ). [Esempio di assoluta avanguardia: “Un colpo di dadi mai abolirà il caso” di Mallarmé Nel 1897 Mallarmé si inventa un poema, “Il poema del mare", il cui ultimo capitolo è intitolato “Un colpo di dadi mai abolirà il caso”. Noi siamo abituati a leggere una poesia in sequenza lineare su una pagina; lui ne usa due e disarticola completamente parole e versi, e inoltre si legge da una pagina all'altra. Descrive un concetto tra la fisica e la filosofia ( è tutto il risultato di un colpo casuale di dadi, o è tutto in mano a un destino? ) e le parole stesse ripercorrono un po' la causalità del lancio dei dadi, quindi cadono di qua, di là, di sopra, di sotto nelle pagine, così come appaiono le stelle, a caso nel cielo. E' come se le parole fossero costellazioni o come se le stelle fossero relitti di un naufragio ( non a caso il titolo è “Il poema del mare” ). Mallarmé è ermetico, parla della purezza della parola che deve essere disincrostata dalla parlata della tribù, ovvero la società. Quest'ultima dice le stesse parole del poeta, ma un conto è dire le parole “poesia”, “mare” etc nel linguaggio convenzionale, un conto invece è il poeta che deve rendere limpide quelle parole e disincrostarle dalle scorie, ridar loro tutto il loro valore. Se scrivo la parola “fiore” in poesia, quando volto la pagina, quel fiore deve avere tanta potenza da evocare persino il profumo dei fiori. Il poeta è colui che deve ridare senso a una parola che è stata svuotata di senso dalla parlata della tribù. Infatti è lui che ha cominciato a impiegare la pagina bianca ] In confronto a Mallarmé, Ungaretti è un tradizionalista; disarticola il verso, non la sintassi. Quindi la grande novità di Ungaretti è il portare tutte queste esperienze di avanguardia coniugandole però con la tradizione. Ungaretti ritiene la poesia sia qualcosa di sacro, che va oltre la filosofia. Il “Sentimento del tempo”, un'altra sua raccolta, si avvicina di più alla riflessione filosofica e recupera poesie liriche del 600. Il poeta scrive in versi seguendo un ritmo preciso. Questa è la fase ermetica, anche se a lui non piaceva essere definito ermetico. Diceva"io sono un poeta puro, non ermetico”. In effetti si trattava di un aggettivo un po' dispregiativo ( “ermetico” indica qualcosa di chiuso ). L'ermetismo è una stagione poetica che negli anni 30 circa prende spunto dalla fase più chiusa di Ungaretti e anche di Montale; si crea una sorta di scuola ermetica attorno ad alcune riviste a Firenze, come Mario Luzi, Pietro Bigongiari e Carlo Bo. Questa moda era stata portata avanti già prima da Mallarmé. Nelle poesie ermetiche il significato non arriva immediatamente, ma richiede una interpretazione, come per esempio nel “L'Assiuolo” di Pascoli o in “Vocali” di Rimbaud ). S. MARTINO DEL CARSO, G. Ungaretti C'è un gruppo di poesie all'interno della raccolta del Porto Sepolto in cui Giuseppe parla della guerra, come “San Martino del Carso”, scritta nel 1916. L'uso del dimostrativo rimanda quello che ne fa Leopardi nell'infinito”. Ungaretti non sta descrivendo un paesaggio. Basta questo piccolo dettaglio iniziale “qualche brandello di muro”. Il poeta va a capo cosicché i versi non siano né settenari e endecasillabi (musicalità distare dal significato ). La seconda strofa evoca la strage della guerra. Quel “ma”, introduce un'avversativa rispetto al fatto che nei cimiteri mancano i resti di alcuni dei suoi commilitoni, mentre lui conserva il ricordo di ciascuno di loro. “Vedo lo strazio di
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