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competenze e deontologia degli educatori professionali, Sintesi del corso di Pedagogia

’educatore è quella figura professionale che attraverso analisi di studi e confronti con gli attori sociali, progetta servizi ed interventi volti a soddisfare i bisogni individuali, organizzando quindi interventi preventivi, assistenziali e riabilitativi, pianificando le attività attraverso il confronto con il committente, rendicontando attraverso la produzione della documentazione richiesta in base agli obiettivi posti in fase di progettazione. Il ruolo dell’educatore è quindi molto importante

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 21/10/2021

michelssss
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Scarica competenze e deontologia degli educatori professionali e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Schedatura libro Competenze e Deontologia degli educatori professionali La ricerca di una soluzione sostenibile Autore: Alessio Perlino Editore: Pensa Multimedia Capitolo 1 Il concetto di competenza professionale si è imposto con forza all'interno del dibattito nelle scienze umane, soprattutto in seguito a un cambiamento di prospettiva che si è reso necessario nei discorsi sulla formazione e gestione delle risorse umane e sull'idea stessa di professionalità a causa di una significativa evoluzione dell'economia e del mercato del lavoro che ha nel corso degli anni superato il modello taylorista-fordista. Per molto tempo il sistema produttivo è stato pensato come una grande ed efficiente “macchina” dove il lavoratore poteva trovare il suo spazio a seconda della sua qualifica, adeguandosi ai compiti che il sistema richiedeva, ricoprendo cioè un ruolo pre-determinato, una mansione. Per mansione si intende una serie di compiti da adempiere con il conseguente collocamento dell'individuo all'interno di una organizzazione. Il professionista è invece uno specialista, protagonista del mondo del lavoro e connotato dal mercato. La caratteristica del professionista è la sua competenza professionale; competenza assume un significato diverso a seconda che se ne parli in senso giuridico, della linguistica, della psicologia sociale e del lavoro, dell'ergonomia. Emerge qui il primo aspetto importante: la specificità del dominio all'interno del quale si manifesta la competenza. La competenza emerge come qualcosa in grado di permettere un certo tipo di comportamento, chiamato performance, che è l'aspetto visibile, osservabile e manifesto della competenza stessa. La competenza è ciò che rende possibile la performance stessa. È importante anche il concetto di mobilitazione, la competenza consiste infatti nella mobilitazione delle risorse. In secondo luogo emerge anche la dimensione sociale della competenza, si è sempre competenti per qualcuno. Le competenze sono qualcosa che sta all'incrocio tra la dimensione oggettiva (i comnpiti e le condizioni di conseguimento) e quella soggettiva (il soggetto, le sue esperienze) dell'attività. Il legame tra esperienza e competenza è fortissimo, si intende un'esperienza vera e significativa, basata su eventi ed incontri sul piano biografico-esistenziale. In questa prospettiva l'individuo è costruttore delle proprie competenze, sia attraverso la sua biografia, sia attraverso la sua formazione: il suo passato, il suo presente e il suo futuro. Ci sono tre forme di apprendimento esperienziale: apprendimento a ciclo semplice, apprendimento a ciclo doppio, apprendimento a ciclo triplo. La competenza è un saper agire responsabile e riconosciuto: 1. Il polo dei saperi. | saperi comprendono: le conoscenze, il sapere e le meta competenze 2. Il polo dell'agire 3. Il polo responsabilità. 4. Il polo del riconoscimento Facendo riferimento al pensiero e all'opera di B.Rey possiamo sinteticamente distinguere diversi livelli logici ai quali sottostanno le diverse teorie della competenza. Competenza come comportamento: Qui ogni competenza è strettamente legata a una performance. Frutto di un apprendimento semplice , stimolo-risposta, le competenze sono osservabili, valutabili, misurabili. Competenza come funzione. Il punto di riferimento è un comportamento più complesso, si passa dal comportamento al compito . Riconoscere un comportamento non è soltanto enumerare le modificazioni corporali dell'altro ma soprattutto assegnare loro il valore di coordinate organizzate all'interno di un'azione. Competenza come potenza generativa. Approccio decisamente mentalista. Qui non ha specificità rispetto ad un preciso dominio, rispetto ad una situazione e introduce trasversalità e trasferibilità nelle competenze. Le metacompetenze sono un gruppo di competenze sovraordinate: essere competenti rispetto alle proprie competenze, orchestrandole e combinandole. L'intelligenza della situazione ha come presupposti: : la memoria professionale, ‘ le competenze tacite, ‘ la navigazione a vista e la capacità negativa, ‘ l'intelligenza emotiva. La memoria professionale è fondamentalmente un accumulo di esperienze. Non occorre ricordare i dettagli ma un modo di essere funzionale alla decodifica della situazione problema. Le competenze tacite sono quella forma di conoscenza che gli esperti hanno sul come fare le cose ma che non sono in grado di concettualizzare. Secondo Dreyfus e Dreyfus esistono 5 livelli di competenza professionale che portano dal principiante al vero esperto: 1. il livello del principiante: 2. il livello del principiante avanzato: 3. il livello della competenza: 4. il livello di competenza avanzata 5. il livello dell'esperto: Secondo il paradigma della razionalità tecnica il sapere consiste in un adeguamento coerente ed efficace ai mezzi per raggiungere un fine e prevede due presupposti: — la separazione tra mezzi e fini — la separazione tra teoria e pratica. In questo paradigma il tecnico dispone di un sapere efficace e potenzialmente disponibile per qualsiasi fine ed è implicita l'ipotesi che questo sapere sia eticamente neutro. Ma finchè continuiamo a pensare all'agire professionale nei termini del modello della Razionalità tecnica il problema della dimensione etica della competenza continuerà ad essere posto in modo marginale. A questo paradigma si contrappone quello della riflessività: la figura professionale - Saper tollerare le frustrazioni - Essere disponibili al cambiamento Competenze di base: gestione promozione e mantenimento della relazione educativa. Dovere di esserci. Competenze di tipo relazione: prerequisito imprescindibile che ci fa escludere che il lavoro educativo possa essere condotto da chiunque. Legame profondo tra identità professionale e personale. L'equilibrio psichico è necessario. l'educando mette alla prova la resistenza dell'educatore per capire se può fidarsi. Capacità relazionali: gestione sfera emotiva e delle rappresentazioni fantasmatiche inconsce che incombono sulla relazione stessa. 3 concetti importanti sulla base delle relazioni nelle prossime pagine 1- empatia 2- transfert 3- identificazione proiettiva Le competenze necessarie per l'educatore in una relazione educativa riguardano la Capacità di vivere in modo sano e positivo i sentimenti suscitati dalla relazione in entrambi i suoi poli. Per la letteratura parte: - Carattere relazionale e sistemico delle dinamica emotiva (coinvolge entrambi gli attori in una spirale di reciproca azione e reazione) - Il carattere intenso e dirompente delle emozioni che sono connotate da spinta di tipo inconscio L'educatore deve saper tenere a bada le fantasie e contestualizzarle. Il carattere di apertura e possibilità, che la dimensione affettiva ed emotiva possiede, consente comprensione reale e condivisione di orizzonte di senso con educando: - Il discorso si apre alla gestione consapevole dell'empatia- capacità di mettersi nei panni dell'altro, essere disponibile a comprendere il vissuto emotivo senza confondersi con lui/lei. L'atteggiamento empatico e la predisposizione all'ascolto sono il fondamento di una buona relazione educativa. Sospensione del giudizio. La competenza di tipo etico, consiste nel vigilare su se stessi rispetto a rischio incombente di rappresentazioni fantasmatiche in parte inconsce. - Formatore - Militante - Trasgressore di norme - Riparatore - Salvatore - Maieuta - terapeuta Enriquez: 1° gruppo: Fantasmi del: 1. Formatore 2. Militante 3. Trasgressore di norme 2° gruppo: parte dall'idea che le persone della quale ci occupiamo siano svantaggiati, vittime di condizioni sociali. deve esser fatto qualcosa per porre rimedio alla situazione. Fantasmi del: 1. Riparatore 2. Salvatore 3° gruppo: stile Fantasma 1. Maieuta: consiste nel desiderio di far partorire la verità che il soggetto ha dentro. Stare accanto e porre stimoli giusti affinché l'altro faccia emergere potenzialità. Attenzione perché ci sono criticità: altissima idealizzazione di sé da parte dell'educatore. Tra i pericoli c'è l'immagine di sé troppo eroica. 2. Terapeuta: si ispira nelle pratiche ad un modello di tipo terapeutico. La diagnosi identifica il problema e si cerca di portare il soggetto ad una normalità. Presuppone considerare un lato di salute che precedeva la malattia e che va ritrovato e da un lato che la malattia sia reversibile. Il vissuto e la sofferenza non sono irreversibili ma lasciano tracce. Due atteggiamenti da evitare (ossessione di trovare la cura): 1- medicalizzazione dello sguardo sull'educando (parcellizzare la persona che smette di essere oggetto del rapporto educativo ma oggetto di un trattamento). 2 — questa idea di salute come normalità è pericolosa e omologante e autorizza gli operatori a prescrivere un percorso che è qualcosa di più simile ad un imporre che a un proporre. Esiste un denominatore comune a tutte queste fantasie: - Esse generano nell'operatore l'aspettativa di giungere sempre e comunque dei risultati positivi. - Il cambiamento e la crescita costano fatica e dolore. Identificazione proiettiva Kleine: meccanismo tipico del bambino molto piccolo che si trova nella condizione di schizzo paranoide. | bambini separa gli oggetti buoni da quelli persecutori e le proietta in un oggetto contenitore. Depredare e distruggere il corpo della mamma. BION: funzione di comunicazione. Essa è ciò che consente alla madre ciò che il bambino le comunica provando in se stessa le emozioni proiettate dal bambino. L'identificazione proiettiva può aiutare a dare un nome alle angosce. Aspetto importante nel rapporto analista paziente e quindi spiega dinamiche transferali per la quale chi le utilizza mette in moto nell'altro la proiezione dell'oggetto dell'identificazione proiettiva. Possibili derive relazionali Rischio che relazione da sana diventi abusante non solo forma conclamata come abuso sessuale o maltrattamenti ma anche in forme più sottili. Tutte quelle relazioni dove l'educando diventa uno strumento tramite il quale l'educatore può ottenere gratificazione oppure una forma di ricompensa psicologica. In tutti questi casi la relazione diventa abusante perché il soggetto non è più un fine ma un mezzo per raggiungere altri scopi. Questo indipendentemente dalla buona fede dell'educatore. in una relazione sana al centro dell'intervento c'è il soggetto con i suoi bisogni. E gli obiettivi sono pensati con e lui/lei. Le relazioni invasive forzano i limiti della relazione. La relazione diventa invasiva quando: - non si rispettano i limiti individuali dell'altro, forzando modalità relazionali alle quali l’altro non è in grado di corrispondere; - si devia dal compito primario dell'autonomia e della separazione facendo debordare la relazione oltre i confini e limiti imposti dai rispettivi ruoli - una relazione sana si basa sul rispetto del privato dell'altro che si deve sempre percepire accolto e distinto. Le relazioni invischianti e disimpegnate Invischianti: eccesso di connessione. | ruoli sono confusi, mancano spazi e confini personali anche nel pensiero e nelle emozioni. Sono tutti avvolti nella iper protettività degli altri. Disimpegnate: eccesso di separazione. In queste relazioni i legami sono deboli, rigidità nei ruoli e scarsissima capacità di comprendere e di immedesimarsi gli uni negli altri: porta all'assenza di sostegno nelle situazioni emotivamente difficili. Nella relazione educativa è possibile trasferire queste tipicità. Invischianti: sfavoriscono il cambiamento e ritardano l'autonomia, creano confusione di ruoli logorando i rapporti. Relazione in cui si danno vita a rapporti dove la differenziazione e la separazione stessa che costituisce la meta finale di un percorso educativo in direzione dell'autonomia vengono percepite come pericolose e negate. Disimpegnate: autonomia è solo apparente e consiste in lassismo. Le invischianti peccano per eccesso di cura e vicinanza. La confusione dei ruoli porta gli attori a colludere. Le relazioni di questo tipo lasciano il soggetto privo di punti di riferimento. L'autonomia è mimata e consiste in disinteresse. La supervisione e i colloqui con i colleghi dovrebbero permettere di riconoscere i pericoli e non cadere in questo tipo di relazioni. L'educatore che inciampa in una relazione abusante spesso è vittima inconsapevole di un conflitto intrapsichico irrisolto. Distorce la relazione per garantire il proprio equilibrio psicologico strumentalizzando il soggetto in-formazione. La triangolazione è una forma di abuso nella quale i soggetti in formazione vengono utilizzati per affrontare ansie e conflitti oppure veicolare contenuti di liti fra adulti. Diventano soggetti o armi per capri espiatori e parafulmini. L'educatore in questo modo danneggia la relazione con altra figura educativa ma allo stesso tempo danneggia la propria relazione educativa. Quando la separazione e l'attribuzione di ruoli definiti all'interno del contesto relazionale e disfunzionale, essa diventa eccessivamente rigida e si genera un gioco relazionale nel quale gli attori fanno sempre le stesse mosse perché gli altri attori lo rendono possibile. Tensione esistente tra autorità e libertà nell'educazione. Se da una parte è vero che non esiste educazione senza accettazione da parte 7 dell'educando di una qualche forma di autorità, è anche vero che le persone in Osservazione: interpretano contesti e criticità nei gruppi e dei singoli soggetti Identificazione delle necessità educative: individuare bisogni educativi Presa in carico: assunzione e disponibilità ad offrire cura. 9 Progettazione, programmazione e attuazione: nel merito dell'intervento educativo vero e proprio. Rete allargata agli altri professionisti. Intervento monitorato in itinere. Servizi a bassa soglia (accessibile da chiunque) Follow up: cura nella documentazione e puntualità di verifica e delle conseguenze. FUNZIONE 3 DI EDUCAZIONE E RIABILITAZIONE. Potenzialità inespresse dell'individuo. per VIGOSKY : zona di sviluppo potenziale o prossimale Attività di educazione: 1. attivare percorsi di scoperta e utilizzo delle potenzialità dell'individuo, 2. realizzare interventi per attitudini e capacità individuo, 3. partecipazione vita quotidiana, 4. realizzare percorsi di orientamento scolastico e lavorativo appropriati, 5. percorsi di cura del corpo e autostima attività di riabilitazione: 1. interventi per reinserimento nella vita quotidiana 2. recupero capacità individuo 3. percorsi di sviluppo autonomia, responsabilizzazione e socializzazione 4. percorsi inserimento lavorativo 5. attivare strategie finalizzate al superamento di situazioni critiche e all'adesione del soggetto al progetto terapeutico. FUNZIONE 4. DI ORGANIZZAZIONE COORDINAMENTO E GESTIONE DI STRUTTURE E RISORSE 1. Attività di analisi del servizio: (mission e filosofia implicita) 2. Definizione del mandato e degli obiettivi assegnati 3. Progettazione del piano di intervento: stesura di un documento di dettaglio 4. Attività di presentazione del piano di intervento 5. Attività di verifica e raggiungimento obiettivi FUNZIONE 5. DI FORMAZIONE 1. Identificazione dei bisogni formativi propri e gruppo di lavoro. 2. Definizione di ordine di priorità tra i bisogni formativi 3. Attività di realizzazione di programmi ed eventi formativi 4. Svolgimento di attività didattiche e formative professionalizzanti 5. Attività di valutazione degli interventi formativi FUNZIONE 6 DI RICERCA 1. Attività di identificazione degli ambiti e oggetti appropriati di ricerca 2. Attività di realizzazione della ricerca 3. Attività di attuazione del piano di ricerca 4. Attività di diffusione degli esiti della ricerca. Dopo valutazione da esperti del settore Capitolo 3 Il contesto è parte integrante e non una variabile di sfondo. Il contesto consiste in una rete relazionale che lega tutti gli attori coinvolti. 10 Contratto di transazione che regola i rapporti: accordo tra le parti su mutui vantaggi da ricavarne. AI centro del patto: educatore ed educando. Dialogo asimmetrico e triangolare (terzo polo, progetto). Risorse dell'educatore: competenze, atteggiamenti relazionali, contenuto interventi, consapevolezza finalità e processi Risorse soggetto in formazione: potenzialità, progetto personale, rappresentazione dei suoi bisogni Serbatoio di risorse per entrambi: soddisfazione di necessità di affettività. Esistono resistenze dell’educando, sono sane e vanno sostenute. Azione con costruzione dialogica. CONTRATTO PEDAGOGICO da valore all'intervento educativo. Potere: dovere etico, non abusarne e di utilizzarlo in modalità vantaggiose e sostenibili. L'educatore rinuncia a forme autoritarie ma non alla forma autorevole necessaria nel rapporto con educandi. Il contratto è legittimato dall'istituzione attraverso la quale la relazione educativa può avere luogo. Istituzione si assume in prima battuta la responsabilità della presa in carico e ne restituisce in parte all'equipe. Dal punto di vista economico è centrale perché si rapporto con destinatari e famiglie e per l'equipe è il datore di lavoro. Garante della legalità del contratto stesso e congruenza con forme istituzionali più generali. Istituzione detiene la discrezionalità e il potere rispetto alla formazione dei gruppi (composizioni equipe). Ci deve essere coerenza nell'istituzione e nel gruppo di lavoro. GRUPPO DI PARI Portatore di interessi Scelto e progettato a fini terapeutici. Altre volte equilibri definiti dalle istituzioni. Ogni gruppo difende l'equilibrio raggiunto e lo difende. Le risorse che mette in campo nel contratto: di tipo affettivo: lealtà complicità. Il dovere dell'educatore nei confronti del gruppo sono : legati a rispetto alla discrezione e non intrusività dei suoi membri. Atteggiamento non discriminante (non bisogna perdere fiducia del gruppo). Il gruppo è portatore di interessi. Partecipa attivamente ad esso come esperto. Dinamica dell'affidamento educativo ha un punto di origine: LA FAMIGLIA Deve essere inclusa: comunità educativa operativa. La famiglia come sistema aperto, l'atteggiamento di un componente deve esser visto come sistema che si costruisce. DESTINATARIO DEL SERVIZIO: Paziente, cliente (intervento intorno alla persona), utente (asettico), soggetto in formazione. Conta il comportamento nei confronti della persona (unicità, irreversibilità) intervento costruito intorno a lui per far emergere rendere consapevole e perseguire suo progetto di vita, negoziato con lui, (progettato e condotto in modo dialogico). L'educatore con la persona: Tenere aperto il canale della comunicazione. Garantire al soggetto di “esserci”. Punto di vista identificatorio 11 Architettare tempi e spazi della cura Il patto di affidamento educativo impone 10 precisi doveri all'educatore: 1. Persona come fine e non come mezzo 2. Comprendere con dialogo, ascolto ed empatia 3. Essere autentici, coerenti e trasparenti 4. Lavorare per autonomie e sviluppo personale e non fini personali 5. Vigilare contro relazione di dipendenza, non sostituirsi mai 6. Rispettare la persona tutelando l'integrità fisica e morale 7. Integrare partecipare dare parola al fine di consentire una esigibilità concreta dei diritti 8. Rispettare il suo privato 9. Non giudicare e non discriminare, accogliere cercando sospensione dal giudizio 10. Accudire aver cura e prendersi cura L'educando deve accettare l'educatore. Concetto chiave sui doveri: capacità di assumere, fare propri gli interrogativi che provengono dagli stessi ambiti e dare risposte adeguate agli stessi. Idea che parte da considerazioni 1. autonomia di giudizio e intervento edu come professionista 2. Necessità di rispondere alle aspettative dei vari portatori di interesse nel patto di affidamento educativo 3. Caratteristiche di asimmetria, irreversibilità azione. Responsabilità. Educatore crescono in modo proporzionale ai diritti e alla vulnerabilità degli educandi. L'educatore è tenuto a rendere conto non solo dei fini a cui tende il suo lavoro e dei valori dai quali è ispirato, ma anche dei mezzi che utilizza e delle conseguenze delle sue azioni. Per riprendere il pensiero di Weber, la responsabilità dell'educatore si estende in un doppio spazio caratterizzato da un'etica dell'intenzione( che considera i principi che ispirano l'azione) e da un'etica della responsabilità(che riguarda le conseguenze delle azioni). Secondi alcuni autori la responsabilità è legata al principio della cura responsabile. La competenza è quindi un sapere agire responsabile e riconosciuto, questo significa che la responsabilità è parte integrante delle competenze del professionista. Emerge la necessità da parte del professionista esperto di tenere sotto controllo la situazione di cui si sta occupando. La traduzione in termini di metacompetenza della responsabilità è nel concetto di conformità deontologica che implica vigilanza e consapevolezza. implica, a monte tutte le competenze legate a una comunicazione efficace. La cattiva comunicazione all'interno del gruppo può essere molto disfunzionale, causare disagio e spesso essere fonte di burnout. Il linguaggio e la comunicazione sono strumenti di lavoro, sia di per sé sia nella loro forma reificata (relazioni documentazioni aggiornate..) sono l'artefatto in cui si incarna la pratica degli educatori ed è responsabilità dell'educatore anche nei confronti dei colleghi e altri professionisti curare questo aspetto. La responsabilità dell'educatore ha un'altra traiettoria, quella diretta all'istituzione in cui lavora. Nella maggior parte dei casi l'istituzione in cui l'educatore prende servizio ha contemporaneamente due missioni: - rispondere con un servizio adeguato ad una necessità della collettività - sopravvivere economicamente. Non è possibile prendersi carico di un soggetto-in-formazione senza tenere conto del suo ambiente, inteso come rete di rapporti personali. Il riferimento alla famiglia è di fondamentale importanza, anzi è assolutamente necessario negoziare con essa una sorta di alleanza educativa, nell'interesse del soggetto. L'équipe e non il singolo 14 operatore deve rendere conto alla famiglia delle sue scelte, e in questo caso è importante che l'equipe si presenti sempre compatta e coerente. Del resto, la famiglia è uno dei principali portatori di interesse nella logica dell'affidamento educativo. Può essere considerata come il committente stesso del lavoro educativo. L'educatore quando interviene nei confronti del sistema famiglia ha la necessità di: — effettuare una propria lettura delle dinamiche relazionali e cercare di individuare e capire le regole, i riti, i miti che caratterizzano quella famiglia, analizzando gli eventi critici più o meno significativi. — Progettare interventi idonei da realizzare per e con l'utente e la sua famiglia. L'organizzazione famigliare spesso impone all'educatore vincoli ulteriori con quali fare i conti. La famiglia tenderà talvolta a coinvolgere la figura di aiuto e inglobarla nel sistema familiare o viceversa, escluderla. L'operatore deve essere consapevole della parzialità della propria lettura della situazione. L'educatore è anche responsabile nei confronti delle politiche sociali e del welfare stesso. È suo compito diffondere un atteggiamento culturale sensibile ai bisogni delle persone in difficoltà, una cultura della diversità, che dia voce e parola a tutti coloro che in qualche modo risultano essere “invisibili” o addirittura fastidiosi. Ha il compito di: — diffondere atteggiamento culturale sensibile ai bisogni delle persone in difficoltà e cultura della diversità — presidiare e difendere i diritti delle persona in una logica del rispetto di identità , etniche, culturali diverse — porta avanti un percorso di advocacy e sensibilizzazione che miri a far sentire alle persone non adatte ai lavori le necessità di una vera e sostanziale integrazione delle persone ai margini. La responsabilità può essere pensata a più livelli: primo (micro) singolo soggetto preso in carico, educatore gestisce in modo positivo asimmetria. Secondo livello (meso) si riferisce al gruppo professionale inteso come comunità professionale e mette in gioco identità, competenza e deontologia. Terzo livello (macro) il corrispondere dell'educatore alle attese sociali ed il suo dover essere in grado di rendere conto delle scelte operate. Apre lo scenario ad un'ideale di giustizia sociale educativa. Il segreto di ufficio e professionale deve essere esercitato al fine di non dare informazioni o comunicazioni a chi non ne abbia diritto, in merito all'attività svolta e alle notizie acquisite durante tale attività, come previsto dagli art. 622 e 326 del codice penale e della legge 675\1996 sulla tutela della privacy, ma anche perché è un prerequisito imprescindibile di un rapporto educativo basato sulla fiducia. Si deve difendere il diritto alla riservatezza degli educandi e questo deve rimanere un punto saldo. Questa idea di riservatezza si pone degli obiettivi attraverso il modello proposto da Clark che utilizzeremo ai fini del nostro discorso: - garantire il diritto alla privacy. In buono sostanza proteggere la storia personale degli individui da una pubblicità ingiustificata. - mantenere una promessa: il patto di fiducia tra operatore ed educando implica una promessa di riservatezza rispetto a ciò che viene detto o fatto all'interno del setting educativo. - promuovere una comunicazione sincera, nell'interesse del soggetto. Siamo al passo successivo. Affinchè l'azione educativa possa essere efficace e realmente promozionale è indispensabile che alla base ci sia una comunicazione sincera, il cui prerequisito è la garanzia di sicurezza -promuovere una comunicazione sincera, nell'interesse della collettività: a volte la 15 comunicazione tra educatore ed educando è utile non solo per questi due attori ma anche per terze persone per le istituzioni nelle quali sono inseriti, e a volte per l'intera comunità. Allo stesso modo il principio di riservatezza impone due prescrizioni simultanee: — non comunicare informazioni personali a meno che non vi siano buoni motivi o il consenso informato da parte del diretto interessato; — comunicare attivamente tutte le informazioni personali potenzialmente necessarie al benessere della persona interessata o alla tutela di interessi di terzi. Il principio di riservatezza si estende anche a ciò che accade all'interno di una istituzione e a tutti i membri dell'equipe. Brayne e Carr hanno individuato i criteri che sintetizzano i motivi per tacere e per parlare. Motivi per tacere: 1. tutela interessi dei minori nelle procedure legali 2. rispetto privacy nei termini della sensibilità comune in quel contesto sociale 3. salvaguardia procedure civili o penali, da possibili interferenze 4. salvaguardia pubblico interesse Motivi per parlare: 1. quando serve a proteggere un minore da un sospetto di abuso nei suoi confronti 2. fornisce prove utili a garantire equità ad un procedimento giudiziario 3. evita che la mancanza di informazioni cruciali relative ad un bambino possa danneggiare il rapporto di fiducia con potenziali genitori affidatari o adottivi. 4. Quando serve a proteggere terze persone da operatori potenzialmente inadeguati o da pedofili. Il concetto di riservatezza non coincide con quello di privacy, la riservatezza è infatti un principio etico per il quale le informazioni che vengono comunicate all'interno di una relazione di tipo confidenziale non devono essere trasmesse ad altri. Il segreto professionale può essere meglio compreso se lo si intende non come un diritto in sé ma come uno strumento da utilizzare al servizio di diritti più chiaramente difendibili. L'obbligo al segreto professionale degli operatori sociali non è assoluto ma ci vogliono ottime motivazioni per infrangerlo.un pericolo significativo. Nel dibattito sull'argomento emergono tre categorie di diritti: - | diritti dei soggetti-in-formazione alla privacy. Il diritto alla privacy è previsto dalla teoria liberale dei diritti, poggia le sue fondamenta filosofiche ed è presente nei codici deontologici di tutte le professioni riconosciute. - i diritti alla sicurezza e al benessere dei soggetti-in-formazione. Il reato di rivelazione del cosiddetto segreto professionale è regolamentato dall'art. 622 del cp. Differisce dal segreto d'ufficio dei pubblici ufficiali e dipendenti della pubblica amministrazione. Il segreto professionale tutela la libertà e la privacy del privato cittadino. Il segreto d'ufficio tutela il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione. La proposta avanzata dall'Anep prevede il segreto professionale negli articoli 1 e 2 del Capo dedicato alla “riservatezza”, secondo il codice Anep, l'educatore professionale avrebbe l'obbligo di tutelare il segreto su tutte le informazioni raccolte attraverso la propria attività professionale e riguardanti le persone coinvolte nel 16 trattamento, le loro famiglie e le istituzioni e le organizzazioni all'interno delle quali esercitano la loro attività, anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro. La deroga della riservatezza è possibile : — se imposta dalla legge per giusta causa — ambito equipe solo e soltanto se ciò consenta un effettivo miglioramento dell'intervento educativo — nel caso di grave e immediato pericolo di vita del soggetto o di altre persone. Tuttavia allo stato attuale questo codice non è ancora stato emanato: cioè non ha valore vincolante per la legge. Restano da chiarire alcuni punti: - l'obbligo di referto e di denuncia: la legge prevede il principio della denuncia alle autorità di un reato noto, salvo nel caso di chi sia responsabile di comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti, il quale non ha l'obbligo di denunciare fatti commessi da persone di cui si occupa - l'obbligo di rendere testimonianza: nel corso di un procedimento penale, per fatti coperti da segreto professionale o d'ufficio, emerge un conflitto tra le disposizioni che sanciscono l'obbligo a testimoniare senza reticenza o comunque a riferire dei fatti di cui si è a conoscenza nel corso delle indagini e le disposizioni che invece stabiliscono il divieto di divulgare informazioni coperte dal segreto professionale o di ufficio la soluzione al contrasto e data dagli art 200 e 201 del cp dove le figure elencate salvi i casi in cui hanno l'obbligo di riferire all'autorità giudiziaria possono astenersi dal deporre. -la deroga alla riservatezza per la giusta causa: salvi casi particolari gli operatori di Ser.T si avvalgono del segreto, anche se la richiesta viene dall'autorità giudiziaria, sfruttando il diritto all'anonimato dell'utente. In realtà questa deroga non implica il — adeguata retribuzione — condizioni di lavoro accettabili — sufficiente margine di di sicurezza — rispetto per la vita privata — esercitare la libera professione — partecipare alle decisioni di equipe — ricevere informazioni e sostegno dal gruppo equipe — (anche dovere) di dedicare parte dell'orario lavorativo a riunioni, attività di verifica, programmazione, attività di formazione, aggiornamento e supervisione. Si fondano su altri principi quali: costituzione, dichiarazione universale diritti uomo 1948,convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e libertà fondamentali del 1950, carta sociale europea 1965, convenzione diritti del fanciullo di New York 1989, Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea 2000 il possesso di determinate competenze professionali è un dovere urgente. Importanti articolo 5 e 6 L'educatore deve essere consapevole della portata della propria funzione così come del potere di cui è investito e deve saperli assumere con piena responsabilità. La circolarità di responsabilità- potere- consapevolezza emerge. L'educatore non abusa della propria posizione professionale e delle informazioni privilegiate ottenute grazie al suo ruolo per ottenere vantaggi personali o di terzi. Dovere di segnalare le ingiustizie e abusi riguardanti il proprio ambito professionale. — la professione dell'educatore deve essere frutto di una scelta professionale non casuale. Ci vuole un buon equilibrio personale, spiccate capacità comunicative e relazionali, flessibilità, elasticità mentale, disponibilità a problematizzare e mettere in discussione le proprie convinzioni . Parti educabili come strumento di lavoro. 19 — L'educatore professionale è consapevole del proprio ruolo. Doveri nei confronti dell'utente: 1. atteggiamento non giudicante (equilibrio di spinte centrifughe e centripete. avvicinandosi per comprendere e allontanandosi per permettere all'altro una sana separazione. Punto di equilibrio che deve concretizzare in un atteggiamento sano, mai equivoco, ambiguo o collusivo. L'educatore deve mantenere una distanza emotiva adeguata, deve evitare il coinvolgimento personale al fine di evitare i rischi di una deriva relazionale inadeguata, da controllare e da evitare). 2. Non deve utilizzare tecniche di costrizione o manipolative. Il codice parla di interventi autorevoli ma che non danneggino la dignità dell'utente. : esclusi tutti gli articoli 52, 54, 571 del codice penale che riguardano l'abuso dei mezzi di contenimento. Si tiene sempre presente il diritto dell'utente all'autodeterminazione e al libero arbitrio. L'educatore non si sostituisce all'altro e ne rispetta la libertà di opinione e decisione. 3. Sottolineata la cura nella documentazione che si affianca al lavoro educativo sul campo: progetti educativi, diari giornalieri, piani di lavoro, verifiche periodiche, relazioni.. è l'educatore che ne è responsabile. L'intervento educativo si basa sull'osservanza del progetto e contemporaneamente nel rispetto dei diritti di tutti gli attori coinvolti. L'intervento e il progetto sono opportunamente discussi in equipe e co-costruiti. Doveri nei confronti delle famiglie: La famiglia deve essere considerata la dimensione contestuale piu ristretta ma anche quella più importante: è indispensabile coinvolgerla nel progetto. Si deve creare una “alleanza educativa”. Doveri nei confronti dell'equipe: 1. co-costruzione dei progetti. Negoziazione degli obiettivi educativi. L'equipe si pone come risorsa e può mettere in guardia l'operatore che rischia una vicinanza eccessiva ai soggetti. 2. Consapevolezza dei ruoli dei colleghi e altre professionalità. Ciascuno conosce il proprio ruolo senza ambiguità e riconosce il ruolo degli altri senza interferire nel lavoro altrui. 3. Rispetto delle decisioni prese. L'equipe ragiona collettivamente per poi decidere. “I'educatore ha l'obbligo di segnalare nel proprio ambiente professionale, comportamenti di colleghi non conformi al presente codice deontologico” Doveri nei confronti del datore di lavoro: il rapporto tra educatori con le istituzioni per le quali lavorano deve essere di reciproca lealtà. L'educatore deve condividere la filosofia del servizio e concorrere per migliorarlo. Doveri nei confronti della società: l'educatore si assume l'impegno costante di vigilare sulle istituzioni affinché il servizio ad esse erogato sia adeguato. Opera per l'abbattimento di tutte le barriere materiali e immateriali che ostacolano accessibilità e fruibilità delle risorse del territorio da parte di tutti. L'educatore professionale deve agevolare la 20 partecipazione dei propri utenti alla vita sociale e perché abbiano accesso alle risorse e alle prestazioni di cui hanno bisogno. Doveri generali: — principio della libertà di giudizio e di intervento dell'educatore e di conseguenza dell'ambito di esercizio di questa libertà esercitata in virtù di una specifica competenza professionale. — Dovere di aggiornare e perfezionare la formazione — responsabilità sociale dell'educatore e urgenza della conformità a principi etici espressi in documenti fondamentali. — Prudenza e cautela scientifica Rapporti con l'utenza: sottolineano la centralità del concetto di persona nella sua irriducibile dignità, sottolineando la diversità come ricchezza e tutelandola contro ogni forma di discriminazione. — dovere dell'educatore di impegnarsi per un intervento adeguato realmente promozionale rispetto alle potenzialità della persona. — Trasparenza rispetto al contratto di affidamento educativo. — La natura contrattuale della relazione prevede il consenso informato del soggetto in formazione i cui diritti non sono comprimibili — indipendenza del giudizio — l'educatore non può sottrarsi alle sue responsabilità — apertura verso “ paradigma dell'indagine”: l'educatore che assume un atteggiamento problematizzante e disponibile alla ricerca di tutte le informazioni necessarie, attraverso una corretta metodologia. Rapporti con altri operatori e le istituzioni: importanza del lavoro di equipe e equipe allargata ad altri professionisti e la lealtà verso colleghi di altre istituzioni e si afferma l'esigenza del lavoro di rete. Si afferma il principio di non utilizzare la propria posizione professionale a fini commerciali. Rapporti con la società: responsabilità sociale e civile e politica dell'educatore e il suo impegno civile per una società migliore, soprattutto a difesa dei diritti delle persone in difficoltà con le quali lavora. C'è una presa di posizione rispetto alla questione del Welfare. Vengono stabilite le responsabilità nei confronti delle istituzioni del territorio. Rapporti economici: diritto ad una giusta remunerazione . Bisogna uscire dalla logica del volontariato e il riconoscere professionalità all'educatore stesso. Obbligo a non ricevere altri vantaggi materiali. Sottolinea l'incompatibilità con l'esercizio della professione dell'educatore con finalità diverse da quelle degli interessi di persone in divenire con le quali lavora. Controllo e revisione delle norme del codice deontologico: relazione tra codice deontologico ed educatore che volontariamente lo sottoscrive. | principi etici e generali sono contenuti della Dichiarazione universale dei diritti Umani che si concretizzano in alcuni principi deontologici specifici: — principio della responsabilità professionale 21 — principio della autonomia professionale — principio del rispetto e della tutela del benessere del destinatario dell'intervento e/o di terzi — principio del rispetto e della fondatezza scientifica della propria attività — principio del consenso informato — principio del diritto dei clienti e degli utente alla riservatezza e anonimato — principio del segreto professionale — principio dell’ informazione e autorità — pr rispetto della libertà di scelta del professionista da parte del cliente — principio della dignità professionale — principio dell'aiuto al pubblico e degli utenti a sviluppare in modo libero e consapevole le opinioni e le scelte.
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