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Con Gli Occhi Chiusi - Federigo Tozzi, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Sintesi e Analisi del libro "Con Gli Occhi Chiusi" di Tozzi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2016/2017
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Caricato il 16/01/2017

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Scarica Con Gli Occhi Chiusi - Federigo Tozzi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! “Con gli occhi chiusi” di: Federigo Tozzi Biografia Federigo Tozzi nacque a Siena il 1° gennaio 1883 e morì a Roma nel 1920. Dopo le elementari al seminario, frequentò per tre anni le scuole tecniche e, accanto agli studi saltuari e disordinati, cominciò a frequentare la biblioteca comunale per leggervi autori moderni e classici, sviluppando una cultura frammentaria e autodidattica, ma anche vivace e aperta alle suggestioni più disparate, come la psicologia di William James e i moderni studi sull'isteria. Dopo l'esordio con i componimenti in versi di Città della Vergine e la curatela di antologie di antichi scrittori senesi, fondò nel 1913 con l'amico Domenico Giuliotti il quindicinale "La Torre"; poi, volendo allontanarsi da Siena, andò a lavorare nelle ferrovie, a Pontedera e a Firenze, e da quest’esperienza nacque una sorta di diario, Ricordi di un impiegato. Lo richiamò a Siena la morte del padre, che non l'aveva capito e amato. Da quel ritorno traumatico venne l'ispirazione per le numerose novelle e gli importanti romanzi che avrebbe scritto: Con gli occhi chiusi, Il podere e, soprattutto, Bestie, che resta forse il suo libro migliore. Si era intanto trasferito a Roma, con l'intenzione di guadagnarsi da vivere collaborando a giornali e riviste letterarie, mentre l'Italia entrava in guerra. Benché cominciasse ad affermarsi e fosse in contatto con i maggiori scrittori e intellettuali, da Alfredo Panzini a Luigi Pirandello, da Alfredo Oriani a Giuseppe Antonio Borgese, la sua vita non fu facile. La fama lo raggiunse quando Borgese salutò come un capolavoro il suo ultimo libro, Tre croci. Era l'inizio del 1920; poco dopo, si ammalò di polmonite e morì. Introduzione all’opera Non è il primo titolo pensato da Tozzi, la prima idea fu “Il primo amore”, poi “Ghisola”; solo nel 1918 in una lettera alla moglie capiamo i motivi dell’ulteriore cambiamento: scrive il nome di una donna sulla copertina, dice: “Mi sembra un poco un romanzo per signorine”. Probabilmente il titolo del romanzo deriva in parte dal fatto che Tozzi tra il 1904 il 1905 sofferse di una grave malattia agli occhi che lo costrinse a restare chiuso al buio per molti mesi, e quando ne guarì non ne volle sapere di vedere amici o altre persone, tanto che fu creduto pazzo. Protagonista di questo romanzo è soprattutto Pietro, ed allora Tozzi, con questa immagine degli occhi chiusi, vuole indicare come Pietro si pone di fronte alla vita, chiudendo gli occhi alla realtà e vivendo nella dimensione dell’immaginazione, del desiderio; gli occhi di Pietro si apriranno solo nell’ultima pagina del romanzo, di fronte a Ghisola incinta, titolo può riferirsi a una frase del romanzo riguardante Pietro: “stava seduto sul letto con gli occhi chiusi”; incapace di partecipare attivamente alla vita, il personaggio ha la sensazione di essere cieco per forza, di essere tagliato fuori dal mondo esterno, prigioniero. Il titolo quindi può avere un doppio significato: un primo allude all’incapacità di vedere la verità; il secondo è da collegarsi con un rifiuto e una paura di vedere. Fu scritto nel 1913 e proposto da pubblicare da Treves. La sua pubblicazione fu ritardata fino al 1919 a causa di una presa di posizione di Tozzi in un articolo comparso su “Tempo”: la beffa di Buccari, la quale criticava l’intervento di D’Annunzio e polemizzava con la sua arte. Dal momento che D’Annunzio era il più importante scrittore presso Treves, l’uscita del libro venne alquanto posticipata. Il romanzo è quello più autobiografico dell’autore, ma benché ci siano questi spunti, il protagonista di questo romanzo ha una sua autonomia. Riassunto dell’opera Domenico è proprietario di un podere e di una trattoria. La moglie, da cui ha avuto un figlio, vive in una campagna vicino Siena, insieme a tutti gli assalariati e le loro mogli. Il figlio si chiamava Pietro, adolescente, aveva un rapporto particolare con la figlia di uno dei contadini al servizio del padre. A scuola era il più grande, e il meno bravo, e spesso stava nell’osteria con alcuni clienti abituali. Intanto Pietro si era innamorato di quella ragazza, Ghisola, e lei ricambiava, ma il loro rapporto era distante. Il padre era molto duro con gli assalariati, li riempiva di ordini e si innervosiva quando non li poteva controllare e bastonava anche il cavallo. Intanto Pietro non smise di andare a scuola. La madre aveva un rapporto particolare con il figlio ma lui dimostrava di non volerle bene. Pietro continuava ad essere molto timido con Ghisola, che era corteggiata anche dal suo amico Agostino. Forse anche per questo che diventò più caparbio, voleva fare tutto di testa sua. Intanto Anna, dopo una convulsione morì. Pietro pur fingendo di addolorarsi in realtà non provava molto dolore. Dopo la morte di Anna, Domenico divenne più economo e più irascibile con i suoi assalariati. Ogni domenica mattina andavano al cimitero, ma Pietro era disinteressato e spesso andava via prima. Tutti avevano paura di Domenico, che spesso urlava a qualcuno senza motivo. Fece castrare tutte le bestie del suo podere. Intanto erano passati tre anni. Ghisola era andata via, e Pietro lesse una sua lettera con una sua foto. Era bellissima, e si accorse di essersene innamorato. Intanto a stento aveva finito gli studi. Ogni occasione era buona per stare lontano da casa, dove il padre lo vedeva sempre più diverso da lui, e lo picchiava. Si era inscritto al partito socialista. Il padre lavorava nel podere o nella trattoria. Una volta la settimana faceva l’elemosina di quello che rimaneva nella trattoria ai poveri. Pietro andò a Firenze per studiare, ma si sentiva solo, tutto gli sfuggiva, e dopo qualche mese tornò a casa. Ma poi decise di rimettersi a studiare: la sua unica forza era pensare a Ghisola. Questa intanto era lontana al suo paese, ma qui non ci voleva stare: si sentiva a disagio con tutti i suoi parenti tranne che di un amico di famiglia, Borio, che si era innamorato di lei. Ma la vita in quel paese non era adatta per lei: tutti sapevano qualcosa sul suo conto, o se la inventavano. Allora andò in un altro paese, ma fu lo stesso. Andò a lavorare presso una fattoria, e qui un giorno arrivò Pietro. Entrambi si amavano ancora. Pietro e Ghisola continuarono a vedersi, e lui avrebbe voluto sposarla. Così, visto che ormai non aveva più voglia di studiare, che sarebbe dovuto ritornare a Siena, e che pensava sempre a lei, pensò di portarla con se e Ghisola accettò, dato che non voleva stare con la sua famiglia, e dato che l’uomo per cui lavorava (che era anche un suo amante), era impegnato in un processo di fallimento e per questo non si faceva vedere da nessuno. La andò a prendere. Stette pochi giorni nella trattoria, in casa di Pietro, ma visto che il padre dimostrava di non interessarsi a loro, come se creassero un disturbo, tornò nel suo podere. Qui passò molti giorni: Pietro non aveva il coraggio di chiederle di sposarlo, e si limitava a baciarla, ma sua zia Masa si preoccupava che non fossero visti dagli assalariati, temendo per le voci che ne sarebbero nate. Poi decisero che era meglio se fosse tornata a Radda, con i suoi genitori. Intanto Ghisola era rimasta incinta, non di Pietro. I due si videro altre giornate, prima a Radda, poi a Firenze; Ghisola era sempre più fredda, sentiva di non essere come Pietro voleva, e per questo poi decisero di non vedersi più. Dopo riceve una lettera che afferma che Ghisola lo stava tradendo, e vi era scritto un indirizzo. Lui va in questa casa che è piena di prostitute. Vede Ghisola, incinta, ma non se ne accorge subito. Quando la vede e se ne accorge sviene. Si sveglia. Fino a poco tempo prima no poteva stare senza di lei, e l’amava. Ora soltanto apre gli occhi e si accorge di non amarla più. Dimensione del tempo Tempo della storia L’ambiente storico dell’autore va da una situazione in cui l’Italia è stata appena unificata fino allo scoppio della Grande Guerra nel nostro Paese scoppiata tra il 1915 e il 1918. Per quanto riguarda il romanzo invece non ci sono precisi riferimenti storici eccetto questo: “Entrò nel partito socialista, e Solo tramite una lettera anonima Pietro capisce la realtà di Ghisola e se fino adesso era vissuto in un sogno, ora entra traumaticamente nella vita, ma è un ingresso negativo in un mondo altrettanto negativo. Fra gli altri personaggi importanti c’è da tener presente Anna, la mamma di Pietro: ella si dedica molto a suo figlio e lo ama con un affetto quasi ossessivo, insieme condividono il destino di cecità; si può affermare che hanno quasi lo stesso punto di vista. E’ una donna molto malata (soffre infatti di crisi epilettiche) ma si accontenta di così com’è. Vede il figlio debole e fragile e sempre da proteggere; questo amore però non è ricambiato. Tra gli altri personaggi c’è da ricordare il piccolo Agostino, rivale in amore di Pietro; Alberto, Amico e protettore di Ghisola a Radda; Masa, Giacco, Rebecca e Adamo e tutti gli altri “assalariati” di Poggio a’ Meli. Infine si può aggiungere che tutti i personaggi sono accomunati da una caratteristica costante quella dell’animalizzazione: ci sono parecchi paragoni tra il mondo umano e quello animalesco. Ne è l’esempio Giacco che sente vicina la propria morte quando muore il vecchio cane Toppa. Messaggio Sia “Una vita”, che “Con gli occhi chiusi” rappresentano la figura di un inetto, il finale dell’opera è però diverso: Alfonso continua a non aderire alla vita, a vivere nel sogno, Pietro alla fine entra nella vita, ma non per una sua scelta, ma perché è costretto ed entra in una connotazione negativa. Temi Sia Una Vita che Con gli occhi chiusi rappresentano la figura di un inetto, il finale dell’opera è però diverso: Alfonso continua a non aderire alla vita, a vivere nella dimensione del sogno; Pietro alla fine entra nella vita connotata negativamente, non per sua scelta, ma perchè costretto. Stile L’autore e il narratore sono la stessa persona. Il narratore è esterno, narra la vicenda in terza persona e interviene. All’interno del romanzo sono presenti i punti di vista dei tre personaggi principali: Pietro, Ghisola, Domenico. Alcune volte l’autore usa l’intreccio. Ci sono sia sequenze narrative che descrittive e riflessive, quindi il ritmo del romanzo è un alternarsi tra rapido e lento. LUOGHI:  La trattoria “ Il Pesce Azzurro” a Siena :  Il podere a Poggio a’ Meli:  Radda:  Badia a Ripoli:  Casa privata a Firenze: AMBIENTE CULTURALE: quando Domenico ne divenne il padrone vi era solo un ingresso con un’insegna di ferro, a banderuola, ferma sul muro, con un pesce dipinto. Sulla porta, in bassorilievo, una madonna. In seguito furono aperti altre due entrate; vicino ad una di esse vi era una vetrina a due piani piena di polli e carni arrostite. Inoltre c’era una piazzola interna per i calessi, un stalla per trenta bestie con sopra una capanna. Era di qualche ettaro, pianeggiante e ben coltivato, con una siepe di marruche e di biancospini sulla strada. Lungo i confini, grosse querce, un noce, nei fondi salici e orti perché vi era più acqua. La casetta era vecchia, intonacata di rosso, a un piano solo. Sopra le stalle, vi erano le abitazioni degli assalariati. Paesino di origine di Ghisola dove è costretta a tornare all’età di diciassette anni. E’ ricco di colli, filoni di viti, radi boschi di querce e campagne solitarie. Vi si recò Ghisola dopo esser stata cacciata da casa e vi iniziò a lavorare presso un vedovo come “ donna di compagnia” Dopo essersene andata nuovamente da Radda, vi iniziò a lavorare e guadagnava molto bene, vi erano molte stanze arredate in modo semplice e diversi appartamenti. Qui Ghisola poteva contare sull’aiuto di una levatrice. È il luogo dove finalmente Pietro si accorse della vera natura della donna che amava. CAMPAGNA PICCOLA-MEDIA BORGHESIA Poggio a’ Meli Radda Siena Firenze 1) vita semplice e pasti poveri 2) lavoro nei campi 3) superstizione ( ad es quando Domenico trovò una moneta nei campi e decise di tenerla come portafortuna ) 4) credenze popolari ( a Masa si capovolse il lume ad olio quindi si mise ad attendere che accadesse una disgrazia ) 5) collaborazione tra i salariati 1) necessità di arricchirsi sempre di più 2) assicurarsi in ogni momento che tutto vada per il meglio 3) impartire ordini alla servitù e ai salariati 4) buona educazione per i figli 5) tutto ciò che non è utile agli interessi non viene considerato importante 6) istinto a conservare la condizione raggiunta con il sudore della fronte 7) adesione a gruppi intellettuali o politici ANALISI DEI PERSONAGGI:  Domenico Rosi :  Anna:  Pietro: piccolo proprietario terriero e padrone di una trattoria, Il Pesce Azzurro, era un uomo molto determinato, non amava gli sprechi e gli sfaccendati. A soli vent’anni abbandonò la famiglia e la professione di contadino per recarsi a Siena dove sposò Anna. Il suo vero amore non era la moglie, o il figlio, che trattava in malo modo, ma il lavoro: desiderava mantenere la propria condizione agiata e, se possibile, continuare ad arricchirsi, come dimostra ad esempio il fatto che, ogni primavera, faceva grandi preparativi per la raccolta nel suo podere e si portava appresso il figlio, Pietro, affinché imparasse il mestiere dato che un giorno avrebbe preso il suo posto. Amava avere il pieno controllo su ogni cosa, impartire ordini; tutto ciò si accentuò dopo la morte della moglie: troppo tardi si accorse di non averla amata abbastanza e perciò cadde in depressine, diventò più irascibile e iniziò inutili economie. Poco a poco il suo rapporto col figlio divenne inesistente, lo considerava un inutile perditempo e smise dunque di imporre su di lui la propria autorità lasciandolo libero. moglie di Domenico, fin da giovane era stata molto bella, innamorata del marito, dolce e remissiva. Prima di sposarsi era stata cameriera perciò non ebbe il tempo di acculturarsi, ma sapeva scrivere e ciò le bastava. Ebbe otto figli, ma solamente l’ultimo, Pietro, sopravvisse, gli altri sette infatti morirono poco dopo esser stati tolti dalla balia, Rebecca. Per questo amava Pietro con un affetto superstizioso, ma era incapace di mostrarglielo se non attraverso piccolissimi gesti. Dopo il penultimo parto, che le aveva lasciato le convulsioni, la salute di Anna era notevolmente peggiorata, tanto che periodicamente era costretta a recarsi nel podere di Poggio a’ Meli con la speranza che le sue condizioni migliorassero. Così non fu, ma sperava sempre di guarire perché aveva Pietro anche se il sentimento della morte le era sempre presente, sentiva di non appartenere più alla vita. Anche dopo la morte venne ricordata dai suoi salariati e perfino il marito, ch’ella aveva scoperto la tradiva, iniziò a portarle rispetto, ma Pietro continuò d essere indifferente nei confronti di qu lla donn . Scontroso e ribelle, è il protagonista del romanzo. All’inizio della vicenda aveva tredici anni e frequentava il seminario come alunno esterno. Col passare del tempo divenne sempre più insopportabile perfino per i seminaristi che lo sgridavano per il suo comportamento nei confronti degli altri ragazzi che offendeva e costringeva a dargli retta; per questo essi lo espulsero e Anna per non lasciarlo oziare decise di indirizzarlo verso le belle arti. La sua passione però era la lettura. Dopo la morte della madre, alla quale non faceva sentire che le voleva bene per paura i divenire troppo obbediente, passava le giornate malcontento, era diventato un ragazzo magro e pallido, vestiva male, i suoi occhi chiari come il cielo erano diventati molto furbi ma schivi quasi come se dovessero nascondere o difendere qualcosa. Si iscrisse perfino al partito socialista. Durante la sua giovinezza ebbe solo due amici, Antonio e Agostino, e un grande amore travagliato: Ghisola. Fin da piccolo si era divertito a prenderla in giro e a farle scherzetti, ma quando si rese conto di amarla non ci trovò niente di strano.
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