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Concerti per Pianoforte di Beethoven, Dispense di Educazione musicale

Questa Tesina parla dei 5 concerti di Beethoven per pianoforte

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 04/05/2020

Rossellaort
Rossellaort 🇮🇹

5

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Scarica Concerti per Pianoforte di Beethoven e più Dispense in PDF di Educazione musicale solo su Docsity! Ludwig Van Beethoven, 5 concerti per pianoforte e orchestra Piano concerto n° 1 in Do Maggiore, op 15; in 3 movimenti, Allegro con Brio, Largo e Rondò – Allegro. Fu composto nel 1796-1797 (revisionato nel 1800). È catalogato come 1°: in realtà è stato composto dopo il 2° e un concerto giovanile. L’organico è composto da: pianoforte, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani e archi. Il concerto risente dell’influsso di Haydn e Mozart, ma alcuni passaggi armonici riflettono la personalità di Beethoven. Il 1° movimento è il più corposo del concerto ed è in forma sonata: vi sono fraseggi continui tra il pianoforte e le varie famiglie orchestrali; costituito da scale, arpeggi, accordi perfetti: una scrittura pianistica “meccanica”, alla Clementi. La cadenza finale è molto importante, infatti Beethoven stesso ne scrisse ben 3 tra il 1807-09 (esiste una cadenza scritta da Glenn Gould). Il Largo è in tonalità di La b maggiore; ha una forma ternaria ABA; rinuncia ad alcuni strumenti e sembra una romanza mozartiana, grazie al solita che dialogo con gli strumenti che dialogano tra di loro. Il concerto si conclude con un Rondò – Allegro, forma tradizionale del concerti classici, con una parte pianistica molto virtuosistica. Piano concerto n° 2 in Si b Maggiore , op. 19 ; in 3 movimenti, Allegro con brio, Adagio, Rondò – Molto allegro. Fu composto tra il 1787 e 1789. L’organico è composto da: pianoforte, flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni e archi. Qui, segue lo stile di Haydn e Mozart, ma vi sono particolarità, soprattutto nel carattere, tipiche di Beethoven. Il 1° movimento è in forma sonata: l’orchestra introduce il tema. C’è una cadenza piuttosto difficile composta da Beethoven molto più tardi rispetto al concerto infatti si può dire che stilisticamente è molto diversa dal concerto, anche se utilizza il tema di apertura con innumerevoli variazioni. Il 2° movimento è in Mib maggiore, forma ABA ternaria, in cui la sezione di apertura introduce i temi e la sezione centrale li sviluppa. Il rondò in 6/8 è di carattere giocoso; ci sono sezioni contrastanti tra pianoforte e orchestra dal punto di vista armonico (tipico nelle opere successive). Piano concerto n° 3 in Do Minore , op. 37; in 3 movimenti Allegro con brio, Largo e Rondò- Allegro. Fu composto nel 1800 ma abbozzato già prima. L’organico comprende pianoforte, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani e archi. Si apre con gli archi che affermano il 1° tema in Do minore (verrà ripetuto per tutto l’Allegro in diverse tonalità, sia minori che maggiori. Il primo tema ricorda un concerto per pianoforte di Mozart). Entra il pianoforte con una scala in do minore melodica; la sua funzione è quella di fare un resoconto orchestrale. Beethoven scrisse una cadenza per questo movimento che termina con dei trilli (molti compositori importanti hanno scritto questa cadenza: Brahms, Czerny, Liszt, Moscheles, Clara Schumann, ecc..). Il Largo è in Mi maggiore. Il pianoforte espone il tema principale (l’apertura è contrassegnata da dettagliate istruzioni sul pedale); la parte pianistica espone un motivo ricco di arpeggi e scale di terze accompagnato da un’orchestra quasi silenziosa. Il Rondò è un allegro, grazioso, quasi spiritoso. Il pianoforte espone il tema principale in Do minore poi ripetuto dall’orchestra e da se stesso, con dovute modifiche. Sono presenti piccolissime cadenze che servono come intervallo tra i vari pezzi del movimento. Piano concerto n° 4 in Sol maggiore, op. 58; in 3 movimenti Allegro moderato, Andante con moto, Rondò - vivace. Fu composto nel 1805-06. L’organico comprende pianoforte, flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani e archi. Questo concerto ha una caratteristica particolare: per la 1° volta, l’inizio del 1° movimento, quindi l’enunciazione del 1° tema, è affidato al pianoforte solista e non all’orchestra, come nei concerti precedenti: si tratta della 1° volta nella storia di questo genere (è una novità, non solo all’interno dell’opera di Beethoven, ma soprattutto è un’innovazione apportata al genere in epoca classica). Questo concerto è tra i più importanti in tutta la letteratura concertistica ed è anche tra i più ripresi (lo riprese Felix Mendelssohn nel 1836, per es.). Beethoven scrisse 2 cadenze per questo movimento. Beethoven accentua, nella parte pianistica, lo stile improvvisativo, accelerando il ritmo con ottavi, sedicesimi, terzine, gruppi irregolari, scale, arpeggi ecc.. L’Andante con moto è in Mi minore e troviamo l’organico composto dal pianoforte e dagli archi (suonano ad unisono) ed ha una breve durata. Questo movimento conduce direttamente al Rondò. Questo risulta più semplice rispetto ai primi movimenti con un tema molto ritmico. Vi è una cadenza scritta da Beethoven, dove richiede che sia eseguita “corta” ( le cadenze sono state scritte da numerosi compositori). Piano concerto n°5 in Mi b maggiore, op. 73 “Emperor” (“L’imperatore”); in 3 movimenti Allegro, Adagio un poco mosso e Rondò – Allegro. Fu composto a Vienna nel 1809. La durata è di circa 40 minuti. È stato dedicato all’Arciduca Rodolfo e non a Napoleone, come si potrebbe dedurre dal titolo. L’organico comprende pianoforte, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani e archi. L’Allegro apre con una cadenza che presenta un scrittura virtuosistica del pianoforte, a cui segue l’esposizione dei temi da parte dell’orchestra. Dal punto di vista armonico, i 2 temi sono molto articolati e complessi, il ché sottolinea la frequente ricerca da parte di Beethoven di modificare e reinterpretare. L’Adagio un poco mosso è in Si maggiore presenta un tema con cantabilità di estrema dolcezza. La parte pianistica è ricca di trilli e abbellimenti, utilizzati per dare un effetto di maggiore sonorità al pianoforte, poiché i pianoforti dell’epoca ne avevano poca. Il pianoforte non risulta soltanto uno strumento solista, ma si fonde con l’intera orchestra, che inizialmente accompagna il tema esposto dal pianoforte ma poi lo espone da protagonista, accompagnato dal pianoforte nel registro acuto dello strumento. Con una modulazione improvvisa tramite una discesa cromatica, si arriva al Rondò finale, che presenta un carattere molto gioioso. Nella parte centrale, abbiamo una continua proposizione del tema da parte del pianoforte, con risposte dell’orchestra (contrasto tra il delicato del pianoforte e l’imperiosa risposta dell’orchestra). Si arriva ad una breve cadenza finale, a cui segue una coda altrettanto breve dell’orchestra fino a chiudere.
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