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Concetti Chiave Libro Politica Economica e Strategie Aziendali Acocella, Sintesi del corso di Politica Economica

Il documento PDF contiene i concetti chiavi e riassunti del libro: "Politica economica e strategie aziendali, Nicola Acocella", dell'esame "Politica Economica - 9 CFU" del Professore Michele Raitano. CAPITOLI: 1-2-3-4-7.6-9-11-12-13-15 Il file risulta molto utile da integrare con lo studio, con il fine di effettuare un ripasso e per acquisire i concetti studiati.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 07/06/2023

alessandro_lonardoni
alessandro_lonardoni 🇮🇹

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Scarica Concetti Chiave Libro Politica Economica e Strategie Aziendali Acocella e più Sintesi del corso in PDF di Politica Economica solo su Docsity! CONCETTI CHIAVE – CAPITOLO 1: INTRODUZIONE - La politica economica analizza il comportamento di operatori pubblici, ai quali sono attribuite finalità di natura collettiva. - La Politica economica indaga su 3 livelli di analisi: ▪ scelte correnti (come intervenire concretamente nell’ambito economico), ▪ scelte istituzionali (quale ruolo dare alle varie istituzioni), ▪ scelte sociali (individuazioni degli obiettivi sociali) - La domanda che ci si pone è: “Perché e in quali condizioni, in un sistema economico composto di individui che agiscono ognuno per perseguire essenzialmente, i propri interessi, sorge la necessità che intervenga un altro operatore con finalità di natura sociale o collettiva? “. CONCETTI CHIAVE – CAPITOLO 2: I FALLIMENTI MICROECONOMICI DEL MERCATO - La domanda che ci si pone in questa parte della trattazione è: “Come diverse istituzioni economiche (ovvero norme o procedure di interazioni economiche fra individui) consentono di meglio soddisfare i principi e gli obiettivi verso i quali dovrebbe tendere la società” - Le due principali istituzioni sono: ▪ Mercato (interessi individuali) → “mano invisibile” di Adam Smith ▪ Stato (interessi collettivi) - Le istituzioni sociali possono essere valutate sulla base di due criteri essenziali: ▪ Efficienza ▪ Equità - I concetti di efficienza sono numerosi: ▪ Efficienza allocativa → criterio paretiano: possibilità di ottenere più di qualcosa senza dover avere meno (o addirittura avendo anche di più) di qualcos’altro, con disponibilità date: o Ottimo paretiano → una situazione a è ottima in senso paretiano se, comunque ci si sposti da essa, non è possibile migliorare la soddisfazione di qualcuno senza peggiorare la situazione di almeno un altro membro della collettività. Richiede: 1) l’efficiente allocazione nel consumo dei beni 2) efficiente allocazione degli inputs produttivi 3) efficienza generale ▪ Efficienza X → consiste nella capacità di scegliere i programmi di produzione tecnicamente efficienti: organizzare il lavoro e la produzione in modo da rendere massima la quantità dell’output. ▪ Delegante → colui che NON HA informazione completa. Anche chiamato Principal. ▪ Delegato → colui che HA informazione completa. Anche chiamato Agent. L’informazione asimmetrica può dare vita a diverse situazioni: 1) Selezione Avversa 2) Azzardo Morale - Selezione avversa: ha luogo quando una delle parti (delegante) non può osservare importanti caratteristiche esogene del delegato o del bene oggetto della transazione. Ad esempio nel mercato delle automobili usate non è possibile valutare lo stato di conservazione dell’auto o di come è stata utilizzata. La conseguenza è che chi valuta l’usato tenderà ad abbassare il prezzo medio, potendo fino portare alla scomparsa del mercato stesso. - Azzardo Morale: ha luogo quando il delegante, successivamente alla decisione di effettuare la transazione non riesce ad osservare le azioni compiute dal delegato. Ad esempio la mancata adozione da parte dell’assicurato di precauzioni atte ad evitare il sinistro. Oppure l’elusione da parte del lavoratore dell’obbligo contrattuale di effettuare con impegno una certa prestazione. Ciò causa distorsioni e inefficienza, nel primo caso aumenta la probabilità del sinistro e nel secondo caso invece le scelte del delegante si riveleranno inefficienti sul piano macroeconomico. - Teorema del secondo ottimo: ovvero la seconda miglior soluzione quando l’ottimo paretiano non può essere raggiunto. Ad esempio piccoli scostamenti dalla concorrenza perfetta comportano scostamenti limitati dall’ottimo, raggiungendo un ottimo di secondo ordine. - Equità: può essere misurata con riferimento al reddito, al consumo o alla ricchezza. L’equità può essere raggiunta soltanto a scapito dell’efficienza, ovvero esiste un trade-off tra efficienza ed equità. Nei paesi sottosviluppati le disuguaglianze sono molto superiori a quelle dei paesi sviluppati. - Beni meritori: sono i beni dei quali si vuole salvaguardare il consumo, aldilà delle preferenze individuali. Alla base c’è il pensiero che ben pochi possono ritenersi i migliori giudici di sé stessi, in ogni momento e in tutte le possibili circostanze. (antinfortunistico, sanità, istruzione, arte) CONCETTI CHIAVE – CAPITOLO 3: I FALLIMENTI MACROECONOMICI DEL MERCATO - Fallimenti macroeconomici: si tratta di numerose e ricorrenti situazioni di crisi ossia di dinamiche caratterizzate da disoccupazione, inflazione, squilibri di bilancia dei pagamenti, sottosviluppo. In generale si denota la presenza di inefficienze e/o iniquità. Ovvero manifestazioni della instabilità delle economie di mercato capitalistiche. - La disoccupazione: sorge quando vi sono lavoratori (potenziali) disposti a occuparsi al saggio di salario (reale) vigente o anche a uno leggermente inferiore, ma la domanda di lavoro è insufficiente per occuparli, ovvero l’offerta di lavoro risulta razionata. La disoccupazione configura una perdita di efficienza statica e dinamica per il sistema economico e accresce l’ineguaglianza nella distribuzione del reddito. A ciò si aggiungono i costi non economici: frustrazione, emarginazione, rivolgimenti sociali, aumento della criminalità. - Il pieno impiego: una situazione di pieno impiego con il tradizionale sistema salariale del capitalismo liberale potrebbe risultare incompatibile: l’assenza di disoccupazione (capace di far concorrenza ai lavoratori occupati), riduce il timore di licenziamento e così anche l’impegno nell’attività produttiva. - Inflazione: aumento sostenuto del livello generale dei prezzi e pertanto la perdita di valore della moneta, ovvero l’assenza di stabilità monetaria interna. La sua misurazione avviene utilizzando vari indici di prezzo: prezzi all’ingrosso, prezzi alla produzione, prezzi al consumo - Inflazione dal punto di vista di cause immediate: ▪ Inflazione da domanda ▪ Inflazione finanziaria/creditizia ▪ Inflazione da offerta ▪ Inflazione da costi ▪ Inflazione da profitti ▪ Inflazione importata Mercati in equilibrio → la NMC postula l'esistenza di mercati che tendono rapidamente all'equilibrio o che sono continuamente in equilibrio. In particolare, il mercato del lavoro è sempre in equilibrio di piena occupazione. La disoccupazione esistente è sempre volontaria. - Si è detto che uno dei principali problemi a livello macroeconomico è costituito dalla presenza di disoccupazione involontaria. Questa costituisce un tratto saliente dell’“instabilità” del capitalismo di mercato messa in rilievo dall'analisi di Keynes. Nonostante le vivaci, argute e tecnicamente agguerrite critiche rivolte dai neo- quantitativisti e dalla NMC all'analisi keynesiana, questo problema centrale non può essere espunto e resta integralmente in piedi. - Crescita → La crescita consiste nell'aumento del reddito e della ricchezza materiale di un paese. - Sviluppo → Lo sviluppo è un concetto più generale, che comprende quello di crescita, ma, in aggiunta, considera altre cause di mutamento economico e sociale. Si ha sviluppo se si assiste a un miglioramento delle condizioni di vita. Non sempre la crescita implica sviluppo e viceversa. - Il reddito non può essere considerato un buon criterio di misura delle opzioni umane: 1) Il reddito è un mezzo, non un fine; 2) Il reddito corrente di un paese può essere scarsamente indicativo delle sue prospettive di crescita futura, che dipendono largamente da quanto si sia investito "nella gente" 3) Le misure del reddito pro capite non tengono conto delle disuguaglianze nella distribuzione. - Bilancia dei Pagamenti: è il documento contabile nel quale si registrano le transazioni economiche che hanno luogo in un determinato periodo di tempo fra residenti di un paese e non residenti e dalle quali scaturiscono di norma esborsi e introiti di valute estere. (Partite correnti = esportazioni – importazioni) Sia gli avanzi che i disavanzi della bilancia dei pagamenti costituiscono posizioni di squilibrio non sono sostenibili nel lungo periodo. La BdP è composta di tre conti, ciascuno dei quali viene presentato separatamente per le transazioni nei confronti dell'eurozona e per quelle con l'aggregato degli altri paesi: 1) Conto corrente → comprende le esportazioni e le importazioni di beni, ossia le voci merci, servizi e redditi (da lavoro e da capitale), nonché i trasferimenti unilaterali, aventi natura di operazioni correnti. 2) Conto capitale → comprende le operazioni commerciali e i trasferimenti relativi ad attività di investimento: cessioni e acquisizioni di attività intangibili, quali i brevetti, i diritti di autore ecc. 3) Conto finanziario → comprende i movimenti di capitale, a breve, medio e lungo termine: acquisto/vendita di azioni e partecipazioni, prestiti pubblici e privati, capitali bancari, crediti commerciali ecc. CONCETTI CHIAVE – CAPITOLO 4: LA TEORIA NORMATIVA DELLA POLITICA ECONOMICA - L'individuazione dei numerosi "fallimenti del mercato" suggerisce l'opportunità di intervento di un operatore che, avendo motivazioni e obiettivi di natura collettiva (pubblica), anziché individuale (privata), sia capace di superare i fallimenti stessi. - Stato come operatore razionale: l’elaborazione di uno schema logico tendente ad accertare la coerenza interna, e quindi la razionalità, di un sistema di politica economica evita che questo si basi esclusivamente sull'intuizione, sull'esperienza e la capacità di previsione dei responsabili delle decisioni. - Programmazione: programmare significa proprio adottare decisioni coordinate e coerenti di politica economica, ovvero considerare per ogni problema il complesso delle finalità di politica (obiettivi) e l'insieme delle azioni possibili (strumenti). - Obiettivo: obiettivo è un traguardo di politica economica che possiamo normalmente misurare in termini di una grandezza, ad esempio il reddito, l'occupazione. I vari obiettivi che i policy makers si propongono di raggiungere in un dato periodo di tempo potranno essere in alcuni casi coerenti fra loro o sostituti l'uno dell'altro (la manovra che implica il raggiungimento di un obiettivo rende più difficile il raggiungimento di un altro obiettivo). In questo secondo caso si dice anche che esiste un trade-off fra i vari obiettivi. - Strumento: è una "leva" - rappresentata da un'altra variabile - di cui dispongono i responsabili delle decisioni di politica economica (policy makers) per raggiungere un obiettivo, ossia per influenzare il valore di una variabile-obiettivo. Quindi, uno strumento è una variabile controllabile, efficace e separabile. - Analisi economica: la capacità degli strumenti di influire sugli obiettivi è desunta dall’analisi economica, questa indica le relazioni tra le diverse variabili economiche. Con le lenti dell'analisi economica, l’osservazione della realtà, porta a individuare le relazioni causali fra le diverse variabili economiche (modelli di analisi). In conclusione, un programma è costituito da tre elementi: obiettivi, strumenti, modello di analisi. - Metodo degli OBIETTIVI FISSI: consiste nell'attribuzione di valori prefissati alle variabili che costituiscono gli obiettivi di politica economica. Nel caso di obiettivi fissi la soluzione del problema di programmazione può ottenersi attraverso la forma ridotta inversa (ricavata dalla forma ridotta), assegnando il valore - Misure discrezionali: sono gli strumenti di politica che vengono manovrati a discrezione, ossia a seguito di valutazione specifica della situazione, caso per caso - Regole automatiche: sono strumenti di politica che entrano in funzione senza che vi sia bisogno di osservare e decidere caso per caso. Una classe specifica di regole automatiche è data dagli stabilizzatori automatici, che tendono a ridurre le oscillazioni cicliche dell'economia; è questo il caso dei sussidi di disoccupazione e dell'imposizione progressiva. Entrambi questi strumenti, introdotti essenzialmente per scopi di perequazione della distribuzione personale dei redditi. Un vantaggio degli stabilizzatori automatici, è quello di rendere più celere/rapido l'intervento pubblico, in quanto verrebbero a cadere il ritardo di osservazione (o di percezione) e quello amministrativo (di decisione), mentre permarrebbe il ritardo negli effetti. - Il modello in forma strutturale: Un modello in forma strutturale è quello che presenta le connessioni fra le grandezze cosi come esse vengono suggerite dall'analisi economica. Esso si compone di equazioni tecniche, di definizione, di comportamento, di equilibrio, istituzionali. Le variabili incluse nel modello sono esogene (dati, strumenti) ed endogene (obiettivi, variabili irrilevanti). - Modello di analisi: è un insieme di relazioni, normalmente espresse in termini matematici, che rappresentano in modo astratto e semplificato il processo economico. Il modello costituisce una rappresentazione semplificata della realtà e, dunque, ne coglie soltanto alcuni tratti. Le variabili incluse nel modello in forma strutturale si distinguono in variabili esogene e variabili endogene. - Variabili esogene: sono quelle variabili che determinano altre variabili, ma non ne sono influenzate; appartengono a questa categoria di variabili i dati - Variabili endogene: sono quelle che possono anche determinare il valore di qualche variabile, ma il cui valore dipende, comunque, da altre variabili; fanno parte delle variabili endogene gli obiettivi e le variabili irrilevanti - Modello in forma ridotta: Il modello in forma ridotta è ottenuto dal modello in forma strutturale ed esprime gli obiettivi in funzione delle sole variabili esogene. La trasformazione di un modello in forma strutturale in quello di forma ridotta è essenziale ogni volta che si voglia passare da un modello d'analisi ad uno di strategia: la forma ridotta permette, infatti, di calcolare immediatamente i valori delle variabili endogene in corrispondenza di ogni livello delle variabili esogene. - Regola aurea di Tinbergen: Affinché un problema di politica economica abbia una soluzione univoca, bisogna soddisfare un requisito: se i responsabili della politica economica vogliono raggiungere n obiettivi devono disporre di n strumenti. Questo primo fondamentale requisito deriva dalla regola fondamentale della politica economica (o regola di Tinbergen), secondo la quale: condizione necessaria (anche se non sufficiente) perché un problema di politica economica abbia soluzione univoca è che il numero delle variabili obiettivo sia uguale al numero delle variabili strumento. - Ove, più in generale, il numero di strumenti sia inferiore al numero degli obiettivi, esistono molteplici possibilità: ▪ Si lasciano cadere gli obiettivi eccedenti. ▪ Si ricercano nuovi strumenti aventi efficacia diversa da quella degli strumenti già disponibili rispetto ad almeno un obiettivo. ▪ Si rinuncia ad impostare il problema di politica in termini di obiettivi fissi, esprimendolo in termini di obiettivi flessibili. - L'impostazione classica della politica economica razionale presenta numerose limitazioni. Fra esse assume rilevanza quella posta in rilievo da Lucas (critica di Lucas), - La Critica di Lucas: La critica era rivolta a tutti quei tentativi di predire gli effetti di una nuova politica economica (ma il ragionamento si applica a ogni politica, legge, iniziativa rivolta ad un determinato segmento della popolazione) utilizzando modelli econometrici che si basano su enormi quantitativi di dati aggregati. Nello specifico, sosteneva Lucas, il problema sorge ogni volta che si utilizzano modelli che usano input (o meglio, fattori) correlati al risultato di una determinata ‘policy’ rendendo l’introduzione di tale ‘policy’ un fattore distorsivo che influenza il risultato del modello predittivo. La critica quindi sostiene che modelli così costruiti sono difettosi e quindi inefficaci nell’aiutarci a valutare gli effetti di una nuova legge (o politica, o policy) prima della sua effettiva introduzione. La critica di Lucas può essere superata proprio attraverso la formalizzazione dell'interazione strategica fra i soggetti (pubblico e privato) che essa implicitamente introduce. Dati non di mercato: metodi basati su dati non di mercato ricorrono a interviste o esperimenti. Il terzo aspetto del problema dei beni pubblici del quale si è parlato, concerne il soggetto al quale debba essere affidata la produzione del bene pubblico: Un soggetto pubblico può assumersi l’onere di determinare il livello ottimale del bene pubblico e di finanziarne la produzione, tuttavia ciò non implica che un debba lui stesso materialmente produrlo. Infatti, potrebbero esservi ragioni per le quali la produzione da parte di privati risulti più efficiente. CONCETTI CHIAVE – CAPITOLO 9: LE POLITICHE COMMERCIALI LIBERISMO e PROTEZIONISMO - Politica commerciale: La politica commerciale consiste nell'atteggiamento assunto dai responsabili della politica economica di un paese nei confronti del commercio con l'estero. - In estrema sintesi, può trattarsi di: o un atteggiamento liberista, ossia tendente a non introdurre ostacoli alle esportazioni e, soprattutto, alle importazioni. Le politiche liberiste consistono semplicemente nell'eliminazione di ogni ostacolo al commercio estero. Il fondamento scientifico del liberismo sta sostanzialmente nei vantaggi della specializzazione a livello internazionale, messi in rilievo da David Ricardo con il principio dei costi comparati: se due paesi hanno diversa abilità relativa nel produrre due beni - il che si riflette nei costi comparati di produzione - potrà convenire loro di specializzarsi, ognuno producendo soltanto il bene il cui costo è comparativamente minore, e scambiare l'eccedenza della produzione di quel bene rispetto alla domanda interna per procurarsi la quantità desiderata dell'altro bene, prodotto dall'altro paese. o un atteggiamento protezionista, tendente a difendere la produzione interna dalla concorrenza estera. - Protezionismo: I risultati positivi del protezionismo per il paese che lo adotta possono essere nella realtà inferiori a quelli calcolati in astratto, ove i paesi esteri reagiscano con misure dello stesso genere. - Gli strumenti del protezionismo: Le politiche protezioniste ricorrono a molteplici strumenti. Una prima forma di protezione è quella tariffaria, che si avvale di dazi. Questi sono vere e proprie imposte indirette, che fanno normalmente aumentare il prezzo delle merci estere. Di norma, essi hanno finalità protettive dei beni e servizi di produzione nazionale rispetto a quelli di provenienza estera (dazi protettivi). Negli ultimi decenni, in aggiunta o in sostituzione della protezione tariffaria si sono diffusi numerosi e sofisticati strumenti di protezione non tariffaria: 1) contingenti. 2) limitazioni varie imposte da un paese all'acquisto di merci estere. 3) regolamentazioni. 4) preferenze e limitazioni in materia di appalti, concessioni, forniture pubbliche. 5) sussidi e altre forme di incentivazione delle esportazioni come la svalutazione. • Contingenti: consistono nella fissazione di limiti di quantità fisiche o valutari alle importazioni. I contingenti possono essere introdotti dal paese esportatore, invece che dal paese importatore. Si hanno allora le limitazioni volontarie alle esportazioni (voluntary export restraint, VER). I contingentamenti hanno effetti in parte simili a quelli dei dazi. A differenza che nel caso di introduzione di un dazio, il governo non riceve, però, in questo caso un introito fiscale. Il contingentamento comporta, infine, una redistribuzione di reddito a danno dei consumatori e a favore degli importatori, che godono di rendite da contingentamento. • Requisito di contenuto nazionale minimo della produzione: Un'altra forma di politica commerciale è il requisito di contenuto nazionale minimo della produzione (minimum national content requirement). Esso prevede che un bene possa essere venduto nel paese soltanto se ha un contenuto minimo, in termini fisici o di valore, di produzione locale. Si tratta di una limitazione spesso introdotta dai PVS. - Giustificazioni del protezionismo, la difesa delle industrie nascenti: Il paese che protegga un'industria nascente (infant industry) può con il tempo acquisire quella stessa capacità ed esperienza e porsi, così, in condizioni di competere con vantaggio con il paese che abbia iniziato prima la produzione o perfino pervenire a una posizione di superiorità. Il vantaggio della protezione sta nel fatto che, mentre si riduce la possibilità per la produzione estera di espandersi ulteriormente sul mercato nazionale, la parte di quest'ultimo servita dalle imprese nazionali si allarga e la quantità totale da esse prodotta può crescere (più velocemente). - La precisazione degli effetti quantitativi: La previsione degli effetti del progetto è un'operazione estremamente delicata, che dev'essere guidata da un atteggiamento scientifico vigile e consapevole. In particolare, si devono considerare: 1) Gli effetti diretti e indiretti del progetto in termini di beni e servizi → va precisato, anzitutto, che i benefici e i costi rilevanti sono tutti quelli, diretti e indiretti, prodotti dal progetto sull'intero sistema economico. Gli effetti DIRETTI sono quelli prodotti da variazioni della domanda (input) o offerta (output) di beni indotte direttamente dal progetto in esame. Gli effetti INDIRETTI, invece, comportano variazioni di input e output causate dal progetto in altri mercati che siano distorti. 2) Gli effetti sui beni incommensurabili e intangibili → Il secondo elemento è rappresentato dalla considerazione dei benefici e dei costi incommensurabili e intangibili, per i quali non esistono prezzi di mercato (ad esempio, effetti sulla vita, sulla salute, sul tempo libero, sull'ambiente). - La valutazione degli effetti: Ci sono due questioni specifiche da esaminare: 1) Scelta del numerario per esprimere i benefici e i costi → invece della moneta nazionale si potrebbe usare una moneta estera o qualche bene di consumo o di investimento. Ad esempio, se un PVS ha scarsità di valuta estera, può avere convenienza a valutare i benefici e i costi di un progetto in termini di una valuta estera, ad esempio dollari. 2) Criterio per la valutazione degli effetti del progetto → I benefici del progetto sono misurati dalla complessiva disponibilità a pagare (willingness to pay) dei beneficiari del progetto stesso. I benefici di progetti alternativi ai quali si rinuncia quando alcune risorse sono impiegate nel progetto in questione rappresentano ciò che la società è disposta a pagare per utilizzare tali risorse in progetti alternativi e sono misurati dal costo-opportunità di queste risorse. - Misurare la disponibilità a pagare: in condizioni di concorrenza perfetta, per misurare la disponibilità a pagare per i benefici e i costi-opportunità, potremmo far uso dei prezzi di mercato. Tuttavia, ci sono svariate ragioni per cui i prezzi nei mercati reali non possono essere presi come misura appropriata della disponibilità a pagare e del costo-opportunità, tra le quali, tratteremo successivamente la seguente questione: ▪ alcuni mercati sono distorti dal monopolio, dalla tassazione, dall'esistenza di contingentamenti ecc.; alcuni mercati non esistono (mercati incompleti); - I prezzi ombra: La necessità di usare i prezzi ombra sorge quando i prezzi di mercato non riflettono i valori sociali. Nei mercati non concorrenziali, il prezzo di mercato non riflette più il costo per la società, essendo superiore al costo marginale. Deve essere dunque sostituito con un indicatore più accurato del valore sociale: il prezzo ombra (o sociale). Il prezzo ombra quindi è un prezzo che riflette il valore sociale di un bene o servizio e corrisponde al costo-opportunità di una qualsiasi allocazione di risorse. Questo può essere definito come l'aumento nel valore della funzione-obiettivo della società derivante dall'aumento di una unità della spesa in un dato progetto. In generale i prezzi ombra corrispondono ai prezzi che prevarrebbero in un’economia in cui tutti i mercati fossero perfettamente concorrenziali. - Scelta del tasso sociale di sconto: Un altro aspetto che l'analisi costi-benefici permette di tenere in conto nel valutare la redditività sociale del progetto è il fatto che i costi e i benefici si distribuiscono lungo tutto l'arco temporale della vita economica del progetto. La spesa in investimento e gestione relativa ai primi anni, durante i quali di solito non maturano benefici, risulta però imputata al bilancio della fase di realizzazione del progetto. Un certo ammontare di risorse viene dunque sottratto alla possibilità di essere impiegato in modo alternativo dalla generazione presente e viene utilizzato per un progetto che genererà benefici a favore delle generazioni future, o, più comunemente, a favore della stessa generazione, ma in tempi successivi Rispetto alle iniziative private, nel caso dei progetti pubblici il rischio assume minor peso nella determinazione del tasso d'interesse grazie al fatto che esso viene ripartito su un numero di soggetti molto più elevato. Quindi, la decisione sul tasso di sconto sociale da applicare è importante, in quanto esso influisce sulla scelta fra progetti con rendimenti sociali netti più o meno ravvicinati nel tempo. - Valutazione di beni e servizi non scambiati sul mercato: in questo ambito è di particolare impegno la valutazione della vita umana, per la quale esistono numerosi metodi, tuttavia presentano qualche aspetto insoddisfacente. Il tasso di cambio nominale, insieme ai prezzi delle merci all'interno e all'estero, determina il grado di competitività di prezzo delle merci nazionali, che è misurato sinteticamente dal tasso di cambio reale. - Tasso di cambio reale: La spiegazione del tasso di cambio può riferirsi anche al tasso di cambio reale. La definizione, in questo caso, si basa sul confronto tra i prezzi dei beni e dei servizi venduti sul mercato interno e il costo degli stessi beni sul mercato estero. I prezzi in questione devono essere rivalutati al valore nominale tra le rispettive valute, secondo la seguente formula: Cn x Pi / Pe, dove: ▪ Cn = valore nominale tra le due monete ▪ Pi = prezzo del bene sul mercato interno ▪ Pe = prezzo del bene o del servizio sul mercato estero. Tasso di cambio reale bilaterale: Con questa espressione si indica la competitività di prezzo all’interno di una determinata area economica. La misurazione del tasso di cambio effettivo tiene in considerazione l’evoluzione dei prezzi, mettendo a confronto diverse aree concorrenti. Tra i fattori oggetto di valutazione rientrano l’indice dei prezzi al consumo e i volumi dei flussi commerciali. - Apprezzamento e deprezzamento del cambio reale: Una moneta forte rende più conveniente l’importazione di beni da Paesi esteri: un vantaggio considerevole se si considerano, in particolare, le quotazioni delle materie prime e delle risorse impiegate nel settore produttivo. Un apprezzamento del cambio, tuttavia, non necessariamente rappresenta un vantaggio: la conseguenza, infatti, può essere una perdita di competitività e una riduzione delle esportazioni nette a livello aggregato. Le variazioni legate ai tassi hanno conseguenze dirette sull’andamento dell’inflazione. In generale, l’apprezzamento della valuta nazionale può comportare un vantaggio rispetto a un concorrente se i livelli dei prezzi restano invariati o se le rispettive variazioni seguono la stessa direzione del tasso nominale. L’andamento dei tassi di cambio, in ogni caso, ha ricadute significative sugli scambi internazionali, incluse le operazioni speculative sulle valute che sfruttano i possibili disallineamenti sui cambi. - Regimi dei tassi di cambio: Le variazioni dei tassi di cambio dipendono da numerosi fattori. Tra i più importanti ci sono le misure di politica monetaria adottate dalle banche centrali. Il tasso di cambio può: ▪ Essere soggetto a limiti → regime dei cambi monetari fisso: i tassi di cambio sono vincolati a una misura di riferimento, rappresentata da un’altra valuta o da una riserva. Quindi, se il cambio può oscillare entro limiti ben definiti e ristretti, intorno ad un valore detto “parità” o “tasso centrale”, si dice che esiste un regime di CAMBI FISSI. Vantaggio: stabilità dei cambi. Svantaggio: rigidità nella regolazione della quantità di moneta da parte degli istituti centrali in base alle esigenze che derivano dal contesto macroeconomico. In un regime di cambi fissi si è detto che il cambio oscilla entro certi limiti Intorno alla parità, tuttavia (la parità o il tasso centrale), possono mutare nel corso di un tempo (più o meno lungo): Rivalutazione: Quando parità o tasso centrale aumentano, si parla di rivalutazione della moneta nazionale (o svalutazione della moneta estera). Una rivalutazione implica normalmente un apprezzamento. Svalutazione: Quando parità o tasso centrale diminuiscono, nel caso ipotizzato si parla di svalutazione della moneta nazionale. Una svalutazione implica normalmente un deprezzamento Con riferimento ad una quotazione “certo per incerto”: una rivalutazione implica un aumento della parità e, corrispondentemente, un aumento del cambio. Una svalutazione implica una diminuzione della parità e comporta una diminuzione del cambio. ▪ Essere lasciato libero di fluttuare in base all’andamento dei mercati → regime dei cambi monetari variabile: ci troviamo in una situazione di assenza di vincoli. Quindi, se le variazioni del cambio nominale sono possibili in misura illimitata, si dice che esistono CAMBI FLESSIBILI. In un regime di cambi flessibili, l’intervento delle autorità monetarie può contenere le fluttuazioni del cambio (fluttuazione amministrata). - Le operazioni sui mercati valutari: sui mercati valutari sono presenti essenzialmente: ▪ le imprese (come esportatori e importatori o come soggetti che effettuano investimenti diretti o altri movimenti di capitale) ▪ i consumatori (per esportazioni e importazioni di beni e servizi e movimenti di capitale); ▪ le banche e gli altri intermediari finanziari (per i movimenti di capitale bancari e non bancari o come soggetti che operano in contropartita di altri per l'acquisto o la vendita di valuta); ▪ le banche centrali, Il progresso tecnico dei mezzi di comunicazione ha fatto sì che i vari mercati nazionali siano strettamente interdipendenti e che essi non possano esprimere cambi diversi per la stessa valuta nello stesso momento. I mercati dei cambi, similmente ai mercati di talune merci e delle attività finanziarie, possono essere: ▪ mercati a pronti (spot market) → Questi mercati servono normalmente per le operazioni commerciali e per movimenti di capitale non speculativi o a fini di arbitraggio e copertura. ▪ mercati a termine (forward market) → Le operazioni a termine servono per la copertura dai rischi di cambio, ossia per la provvista di valuta ad un prezzo prefissato (ciò che elimina il rischio di cambio), oltre che a fini speculativi. Il saldo della bilancia dei pagamenti dipende, così: a) dal saldo del conto corrente e del conto capitale, che varia in funzione di fattori di competitività di prezzo (tasso di cambio reale) e da fattori di domanda. b) dal saldo dei movimenti di capitale, che dipende dal differenziale di interesse e dalla variazione attesa del cambio - MODELLO MUNDELL – FLEMING: Il modello IS-LM in economia aperta include gli scambi tra il paese e il resto del mondo introducendo nel modello economico le variabili delle esportazioni ( X ) e delle importazioni ( M ). La presenza del settore estero modifica le condizioni dell'equilibrio macroeconomico e riduce l'effetto moltiplicativo sul reddito dei residenti. Nel modello IS-LM le esportazioni ( X ) sono in funzione della domanda estera e sono, pertanto, considerate come una variabile esogena X = X0. Le importazioni ( Q ) sono in funzione sia della domanda interna, del reddito dei residenti ( Y ), e sia di una componente autonoma ( Q0 ) indipendente dal livello di reddito Q = Q0 + mY Nel modello IS-LM in economia aperta le esportazioni ( X ) si addizionano alla domanda aggregata, mentre le importazioni ( Q ) si sottraggono Y = C+I+G+X-Q Sostituendo le singole variabili con le relative funzioni ( es. C=C0+cY, ecc. ) e risolvendo algebricamente l'equazione di equilibrio del reddito ( Y ), si ottiene l'equazione della curva IS che identifica le condizioni di equilibrio nel mercato dei beni. 𝑌 = 𝐶0+ 𝐼0+ 𝐺+ 𝑋0−𝑄0 1−𝑐+𝑚 − 𝑏 1−𝑐+𝑚 ∗ 𝑖 L'estensione del modello IS-LM in economia aperta non apporta, invece, nessuna variazione nelle condizioni di equilibrio del mercato monetario. L'equazione della curva LM che identifica le condizioni di equilibrio del mercato monetario è identica a quella in economia chiusa. 𝑖 = − 𝑀0 𝑝 ℎ + 𝑘 ℎ ∗ 𝑌 EQUILIBRIO NEL MODELLO IS-LM ad ECONOMIA APERTA: L'equilibrio del modello IS-LM in economia aperta si distingue da quello del modello reddito-spesa in quanto gli investimenti non sono esogeni, bensì in funzione del tasso di interesse. Il reddito di equilibrio è determinato dal tasso di interesse, e viceversa. L'equilibrio macroeconomico del modello IS-LM in economia chiusa si ottiene quando sia il mercato dei beni che il mercato della moneta sono in equilibrio. Dal punto di vista grafico questa condizione si verifica nel punto di intersezione tra la curva IS e la curva LM. In economia aperta è necessario tenere in conto nel modello IS-LM anche la condizione di equilibrio dei conti con l'estero (equilibrio estero) ossia l'equilibrio della bilancia dei pagamenti. Per determinare l'equilibrio macroeconomico in economia aperta è, quindi, necessario aggiungere alla condizione di equilibrio del mercato dei beni (curva IS) e del mercato della moneta ( curva LM ) anche la condizione di equilibrio della bilancia dei pagamenti. BP = ( X - Q ) + CF SALDO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI: Il saldo della bilancia dei pagamenti ( BP ) è dato dalla differenza tra le esportazioni ( X ) e le importazioni ( Q ) e dal saldo dei movimenti di capitale ( CF ). La differenza ( X - Q ) è la componente delle esportazioni nette ed è detta bilancia commerciale. Il saldo della bilancia commerciale è positivo quando le esportazioni sono maggiori alle importazioni ( X>Q ), e viceversa. Nel diagramma cartesiano i punti di equilibrio della bilancia dei pagamenti ( BP=0 ) sono rappresentati dalla scheda BP. I punti al di sopra della scheda BP identificano le combinazioni del tasso di interesse e del reddito che producono un avanzo della bilancia dei pagamenti ( BP>0 ). Viceversa, i punti al di sotto della scheda BP identificano le situazioni di disavanzo della bilancia - Le limitazioni del modello Mundell-Fleming derivano da: ▪ dall'ipotesi di prezzi dati; ▪ dal riferimento ai flussi e non agli stocks; ▪ dalla considerazione del solo equilibrio complessivo della bilancia dei pagamenti; ▪ dall'ignoranza delle aspettative di variazione dei tassi di cambio. Le indicate limitazioni possono essere rimosse con diversa difficoltà. In aggiunta ai depositi negli anni più recenti sono state create, dalle banche o dal Tesoro, nuove passività. Nello specifico si tratta di: • raccolta bancaria "pronti contro termine" • certificati di deposito bancari • accettazioni bancarie • buoni ordinari del Tesoro (BOT) e dei buoni del Tesoro in ECU (BTE) • vari certificati del Tesoro. RACCOLTA BANCARIA PRONTI CONTRO TERMINE: La raccolta bancaria pronti contro termine consiste nella vendita di titoli a pronti e nel contemporaneo riacquisto a termine degli stessi. I CERTIFICATI DI DEPOSITO: Sono titoli di debito trasferibili, rappresentativi di depositi a scadenza vincolata, emessi da banche o istituti di credito speciale. LE ACCETTAZIONI BANCARIE: Sono cambiali tratte spiccate da un cliente su una banca. L'esistenza di questi nuovi strumenti di liquidità, in aggiunta alla gamma di passività liquide già esistenti, ha reso necessario introdurre molteplici concetti di moneta. Attualmente si distinguono nell'Unione europea monetaria (UEM) tre aggregati monetari: M1, o moneta in senso stretto → include circolante e depositi a vista M2 aggregato monetario intermedio → M1 + depositi a scadenza fino a 2 anni o con preavviso fino a 3 mesi; M3, o moneta in senso ampio → M2 + operazioni pronti contro termine, quote dei fondi di investimento monetari e titoli di debito fino a 2 anni emessi da istituzioni finanziarie monetarie - La banca centrale e la base monetaria: Lo sviluppo del sistema finanziario del quale si è parlato nel paragrafo precedente può comportare accresciuti rischi di instabilità. In particolare, può emergere il pericolo che le riserve detenute dalle banche siano insufficienti per far fronte a ritiri imprevisti dei depositi. L'insolvenza di questi intermediari può essere evitata se l'istituto di emissione fornisce loro la liquidità necessaria, assolvendo alla funzione, che assume rilevanza pubblica, di prestatore di ultima istanza (lender of last resort) e operando come banca delle banche o Banca centrale. Quest'ultima comporta una sorta di "rischio morale”, proprio perché le banche, ritenendosi comunque protette ("assicurate") dalla Banca centrale, potrebbero compiere operazioni eccessivamente rischiose. La regolamentazione e la vigilanza della Banca centrale o di altre autorità possono ridurre un tale rischio. Funzione di regolamentazione dell’attività bancaria: La funzione di regolamentazione dell'attività delle banche include, fra l'altro, la fissazione di un obbligo di mantenere a fronte dei depositi una riserva obbligatoria, in aggiunta a quella di carattere libero. Le attività finanziarie che possono essere utilizzate dalle banche ordinarie al fine di costituire una tale riserva formano la cosiddetta base monetaria o moneta ad alto potenziale Base monetaria: la base monetaria risponde, anzitutto, all'esigenza del sistema bancario di mantenere riserve libere nonché di adempiere all'obbligo di costituzione della riserva obbligatoria; Inoltre, essa serve anche al pubblico (ossia, al settore non bancario) come scorta di circolante. Gli impieghi (che costituiscono la domanda) della base monetaria sono, dunque, presso le banche (come riserva libera e obbligatoria, base monetaria delle banche), presso il pubblico (come scorta di circolante, base monetaria del pubblico). I canali o le fonti attraverso i quali la base monetaria viene creata sono individuati con riferimento alle operazioni di credito della Banca Centrale: 1) ESTERO → La Banca centrale crea (distrugge) base monetaria in contropartita con il settore "Estero" quando acquisisce (cede) riserve, ossia oro e valute convertibili. La creazione (distruzione) è necessaria, ed è quindi sottratta alla volontà della Banca centrale, in un regime di cambi fissi quando la bilancia dei pagamenti presenta un avanzo (disavanzo) e assolve alla funzione di mantenere fisso il cambio. In caso di cambi flessibili non vi è nessun obbligo di intervento della Banca centrale 2) TESORO → Attraverso il canale "Tesoro" si crea base monetaria, in quanto il Tesoro stesso emette monete (e/o biglietti), e la Banca centrale eventualmente può concedergli credito attraverso acquisto di titoli di Stato sul mercato primario (ossia, con l'acquisto di titoli all'emissione) nonché mediante il conto corrente di Tesoreria e anticipazioni straordinarie. 3)OPERAZIONI DI MERCATO APERTO → Attraverso operazioni di mercato aperto - la Banca centrale può creare o distruggere base monetaria: se acquista titoli sul mercato secondario integra la base monetaria esistente; se vende titoli, distrugge base monetaria. Le operazioni di mercato aperto assumono per certi versi i caratteri di un finanziamento al Tesoro e, quindi, questo canale potrebbe essere accorpato con quello del Tesoro. 4) BANCHE → la Banca centrale crea base monetaria attraverso il canale "Banche", rifinanziando il sistema creditizio mediante operazioni di risconto di cambiali o di anticipazioni su titoli. Il totale della base monetaria offerta attraverso le varie fonti deve essere uguale al totale della base monetaria domandata, ossia al totale degli impieghi - Le banche e i depositi: Oltre alla moneta legale costituiscono mezzi di scambio le attestazioni debitorie rilasciate dalle banche, ossia i depositi. Il volume dei depositi è in qualche modo legato alla quantità di base monetaria. In sintesi, la capacità di creare credito in misura superiore al deposito iniziale dipende dal fatto che, ogni volta che la banca eroga credito, la perdita di riserve che ne deriva è molto limitata, in quanto la base monetaria trasferita al mutuatario ritorna prima o poi alla banca stessa, data la propensione del pubblico a utilizzare la moneta bancaria, ossia i depositi, come mezzo di pagamento. Concessione di credito e creazione di moneta sono due attività strettamente connesse nell'ambito dell'economia della banca: la concessione di credito si traduce nella creazione di Esse segnalano anche al mercato i propri intendimenti, non soltanto con la fissazione dei propri obiettivi, ma anche con l'indicazione di tassi di interesse ai quali sono disposte a compiere certe operazioni. - Gli obiettivi (finali) e gli organi della politica monetaria: La politica monetaria condivide con gli altri strumenti di politica gli stessi possibili obiettivi: stabilità monetaria interna ed esterna, occupazione, sviluppo. Ciò agevola le scelte di politica monetaria. Da questo punto di vista il perseguimento della stabilità monetaria interna può tendere ad assicurare anche la stabilità monetaria esterna, ossia il pareggio della bilancia dei pagamenti, e quindi la stabilità del cambio. D'altro canto, almeno nel breve periodo possono porsi problemi di sostituibilità fra obiettivi. Il caso più evidente di sostituibilità concerne la stabilità monetaria interna (ed esterna) e l'occupazione. In linea generale la sostituibilità implica la necessità di scegliere e ogni scelta comporta qualche tipo di sacrificio. Questa esigenza diviene più pressante quando esista qualche genere di decentramento delle decisioni di politica economica. Il decentramento può avere giustificazioni di carattere generale: precisare l'obiettivo perseguito e facilitare il controllo dell'organo preposto all'uso dello strumento; renderne più efficiente la manovra, per i vantaggi della specializzazione delle funzioni. Più di frequente, alle Banche centrali viene affidata una quasi completa e autonoma responsabilità» di decidere le linee di politica monetaria, scegliendo l'obiettivo da perseguire (indipendenza politica o funzionale) o gli strumenti necessari per conseguirlo (indipendenza economica o operativa) o entrambi. La tradizione» e larga parte della teoria economica tendono ad attribuire alle autorità monetarie il compito di perseguire la stabilità monetaria interna ed esterna. - Politica monetaria in regime di CAMBI FISSI: La politica monetaria in regime di cambi fissi è inefficace. Assumendo l'ipotesi di perfetta mobilità dei capitali, la politica monetaria non produce effetti reali sul reddito in regime di cambi fissi in quanto l'offerta di moneta è legata al saldo della bilancia dei pagamenti. Politica monetaria ESPANSIVA in regime di cambi fissi: La politica monetaria espansiva consiste in un incremento della base monetaria e dell'offerta di moneta L'espansione monetaria aumenta nel breve periodo il reddito interno dei residenti. A parità di condizioni, l'incremento del reddito interno aumenta la spesa per le importazioni di beni e servizi dall'estero, causando il disavanzo commerciale nella bilancia dei pagamenti. In regime di cambi fissi, quando la bilancia dei pagamenti è in disavanzo, il policy maker deve intervenire cedendo la valuta estera dalle proprie riserve ufficiali in cambio della valuta nazionale. Ciò causa una riduzione delle riserve ufficiali della banca centrale e della base monetaria che nel medio periodo restringe l'offerta di moneta, fino a riportarla alla situazione di origine Politica monetaria RESTRITTIVA in regime di cambi fissi: La politica monetaria restrittiva consiste nella riduzione della base monetaria e dell'offerta di moneta da parte della banca centrale. La restrizione monetaria riduce il reddito e, indirettamente, la spesa per l'importazione da parte dei residenti. Le esportazioni non sono influenzate dal fenomeno in quanto dipendono dalla domanda estera. A parità di condizioni, la riduzione della spesa per l'importazione migliora la bilancia commerciale del paese portando in avanzo il saldo della bilancia dei pagamenti. In regime di cambi fissi, in una situazione di avanzo della bilancia dei pagamenti la banca centrale deve intervenire offrendo valuta nazionale in cambio della valuta estera che aumenta la base monetaria e l'offerta monetaria. - Politica monetaria in regime di CAMBI FLESSIBILI: La politica monetaria in regime di cambi flessibili è una politica economica efficace per produrre effetti sul reddito nazionale. In regime di cambi flessibili il tasso di cambio è determinato tramite l'incontro della domanda e dell'offerta nel mercato valutario, senza alcun intervento da parte della banca centrale. La bilancia dei pagamenti è, quindi, slegata dalla politica monetaria della banca centrale. Assumendo l'ipotesi della perfetta mobilità dei capitali, qualsiasi disequilibrio della bilancia dei pagamenti viene compensato dall'apprezzamento o dal deprezzamento del tasso di cambio. Politica monetaria ESPANSIVA in regime di cambi flessibili: La politica monetaria espansiva consiste in un incremento della base monetaria e dell'offerta di moneta da parte della banca centrale di un paese. Nella rappresentazione grafica del modello IS-LM la politica monetaria espansiva determina lo spostamento verso destra della curva LM. L'equilibrio macroeconomico si sposta dal punto e0 al punto e1, generando l'aumento del reddito da y0 a y1 e la riduzione del tasso di interesse nazionale da i0 a i1 (fase 1). In regime di cambi flessibili il disavanzo della bilancia dei pagamenti viene compensato dal deprezzamento del tasso di cambio della valuta nazionale che rende più competitive le merci nazionali rispetto a quelle straniere. Ne consegue un incremento delle esportazioni. L'aumento delle esportazioni sposta la curva IS verso destra fino a colmare del tutto il differenziale tra il tasso di interesse interno e quello internazionale. Politica monetaria RESTRITTIVA in regime di cambi flessibili: La politica monetaria restrittiva consiste in una riduzione dell'offerta monetaria da parte della banca centrale. Sul diagramma cartesiano la politica monetaria restrittiva è rappresentata dallo spostamento della curva LM verso sinistra. L'equilibrio macroeconomico si sposta dal punto e0 al punto e1, in corrispondenza di un livello inferiore del reddito (y1) e superiore del tasso di interesse nazionale (i1). In regime di cambi flessibili l'avanzo della bilancia dei pagamenti si traduce in un apprezzamento del tasso di cambio della valuta nazionale che rende meno competitive le merci nazionali rispetto a quelle estere e riducendo, di conseguenza, le esportazioni del paese. La presenza delle indicate esternalità può quindi determinare un rischio sistemico, ossia il rischio che l'illiquidità di una banca (o di un altro intermediario) porti ad un collasso dell'intero sistema finanziario, con conseguenze pesanti anche sull'economia reale. La regolamentazione macroprudenziale ha proprio l'obiettivo di far fronte alle esternalità e di accrescere la resistenza al rischio sistemico. Consiste in limiti al credito applicati a specifici settori o all'intero sistema economico, o assicurazione dei depositi. Una volta intervenuta la crisi, l'unica possibilità di evitare il crollo del sistema finanziario sta nell'intervento delle autorità pubbliche, monetarie o fiscali, che possono agire attraverso diversi strumenti in vari stadi della crisi, ad esempio: ▪ garanzia statale di rimborso dei depositi bancari; ▪ garantendo i depositi interbancari; ▪ prestiti alle banche o la ricapitalizzazione o l'acquisto da parte dello Stato di azioni delle stesse già esistenti o finanche con la loro nazionalizzazione. Infine, si è detto che la crisi sistemica può essere interpretata come l'effetto di esternalità negative prodotte in particolare dagli intermediari finanziari. CONCETTI CHIAVE – CAPITOLO 13: GLI OBIETTIVI MACROECONOMICI e LA POLITICA FISCALE - I soggetti della politica fiscale: Con il termine politica fiscale (fiscal policy) si designa la manovra del bilancio dello Stato e di altri enti pubblici, essenzialmente con finalità di variazione del reddito e dell'occupazione nel breve periodo. Occorre precisare il significato di alcuni termini che ci torneranno utili in seguito, con il fine di individuare il soggetto pubblico al quale il bilancio è riferito: • settore statale → comprende lo Stato, gli organi costituzionali, la Cassa depositi e prestiti (che finanzia gli enti locali), l'ANAS, la Gestione ex foreste demaniali. • amministrazioni locali → (Regioni, Province, Comuni, ASL, Università, Comunità montane, Camere di commercio, enti di sviluppo, lirici e portuali, altri) • enti di previdenza → (INPS, INAIL, istituti di previdenza amministrati dal Tesoro, altri). • amministrazioni pubbliche → raggruppano le amministrazioni centrali e locali nonché gli Enti di previdenza. • settore pubblico → include le amministrazioni pubbliche e le ex aziende autonome dell'amministrazione centrale. - Bilancio pubblico e la sua manovra: Salvo diversa specificazione, nelle pagine seguenti il soggetto di riferimento della nostra analisi sarà il settore pubblico nel suo complesso. L’identità contabile fondamentale del bilancio pubblico è: 𝑇 − 𝐶 𝑔 − 𝑇𝑟𝑐 − 𝐼𝑁𝑇 − 𝐼𝑔 − 𝑇𝑟𝑘 = 𝐵𝑠 Dove: T = entrate correnti; Cg = consumi pubblici; Trc = trasferimenti correnti, esclusi gli interessi; INT = interessi sul debito pubblico; Ig = investimenti pubblici, al netto di disinvestimenti; Trk = trasferimenti in conto capitale; Bs = saldo del bilancio. Opportuno inoltre chiarire le relazioni fra queste grandezze e quelle finora impiegate e delle quali continueremo a far uso in alcuni contesti: G = spesa pubblica per beni e servizi 𝐺 = 𝐶𝑔 + 𝐼𝑔 Tr = trasferimenti totali 𝑇𝑟 = 𝑇𝑟𝑐 + 𝐼𝑁𝑇 + 𝑇𝑟𝑘 Entrate pubbliche, includono: • Entrate correnti → Le entrate correnti sono in larghissima parte connesse con i tributi (imposte dirette, indirette, tasse, contributi sociali) e in minima misura derivano da altre fonti (ad esempio, utili di alcuni enti pubblici economici). La finalità generale è quella di finanziare le spese e perseguire obiettivi di redistribuzione. • Entrate in conto capitale → Le entrate in conto capitale derivano da alienazione di beni patrimoniali e aziende pubbliche e dal rimborso di crediti. Occupandoci invece delle spese pubbliche: La spesa pubblica per beni e servizi, come si è detto, è composta di due parti: 1) la spesa per consumi pubblici → corrisponde al costo per il personale aumentato delle spese per acquisti correnti di beni e servizi, essa mira a consentire l'attività corrente di produzione di beni pubblici da parte del settore pubblico; 2) la spesa per investimenti pubblici → è destinata ad ampliare la dotazione di capitale di proprietà pubblica (edifici, scuole, strade ecc.). - L'imposizione, l'evoluzione in Italia: nel nostro paese le entrate in valori correnti si sono notevolmente accresciute. Il modo migliore di valutare l'entità dell'aumento di quella grandezza (nel nostro caso, delle entrate) è quello di rapportarla al valore corrente del prodotto interno lordo, che è un indicatore dell'attività economica. - L'equità e le imposte in Italia: Dal fatto che le imposte dirette sono spesso progressive (lo è l'IRPEF) potrebbe desumersi che al loro aumento ha corrisposto un’incisiva azione perequativa della distribuzione personale del reddito. In realtà, questo non è avvenuto a causa del manifestarsi di un insieme di circostanze: 1) Erosione → L'erosione corrisponde all'esenzione totale o parziale di taluni redditi dall'imposta, che in alcuni casi mira a finalità di politica industriale, regionale o sociale. 2) Elusione → si riferisce alla possibilità di organizzare e gestire i propri affari, nell'ambito delle norme tributarie esistenti, in modo da rendere minimo, o evitare del tutto, il carico fiscale. 3) Evasione → ovvero il NON contravvenire alle norme tributarie esistenti L'effetto complessivo dei citati fenomeni di erosione, elusione ed evasione sembra essere stato quello di concentrare gli oneri fiscali sui lavoratori dipendenti, intaccando poco il reddito dei percettori di cedole e dei lavoratori autonomi. Non va trascurata, peraltro, la considerazione che l'esistenza dei fenomeni ricordati solleva seri problemi giuridici, politici ed economici. Ove questo problema rimanesse a lungo irrisolto, potrebbero aversi conseguenze disgreganti non soltanto sul piano sociale, ma anche su quello economico, per il diffondersi di comportamenti imitativi o compensativi" nelle classi e nei gruppi colpiti da pressione tributaria più elevata. - La spesa, l'evoluzione in Italia: il contenuto della spesa pubblica può essere vario. Può essere opportuno avere un'idea delle varie categorie di spesa corrente incluse nel bilancio dello Stato italiano e della loro dinamica, la spesa pubblica totale comprende la spesa corrente aumentata della spesa in conto capitale. La crescita degli interessi non è dovuta soltanto a un aumento dei tassi, ma anche e soprattutto (almeno nella fase iniziale) alla notevole crescita del debito pubblico, causata da un aumento della spesa pubblica al netto degli interessi, al quale, come si è visto, non ha corrisposto una parallela crescita delle entrate. - Il finanziamento della spesa: La spesa può essere finanziata attraverso tributi - e si ha allora pareggio del bilancio - o in deficit. In questo secondo caso può esservi emissione di titoli del debito pubblico" (a parità di base monetaria) o creazione di base monetaria. Gli effetti sono diversi nei vari casi. IL PAREGGIO DEL BILANCIO: Se il finanziamento avviene attraverso le imposte, l'aumento della spesa ha comunque effetti espansivi. Dunque, un aumento di spesa pubblica pari a 1 euro, finanziato da un pari incremento delle imposte, accresce il reddito di 1 euro. Questo risultato, che va sotto il nome di teorema del bilancio in pareggio, o di Haavelmo, indica la possibilità di conseguire un qualsivoglia obiettivo di reddito anche in assenza di deficit di bilancio, ma con un livello di spesa pubblica pari a quello del reddito, e, quindi, con la pubblicizzazione dell'intera economia IL FINANZIAMENTO IN DEFICIT: Se la spesa pubblica non viene finanziata con imposte, essa determina effetti normalmente più elevati sul reddito e sull'occupazione. Nel caso di pareggio di bilancio, B, = 0. Se il totale della spesa supera le entrate, ossia se si ha un deficit di bilancio è B < 0. Come si è detto, il disavanzo può essere finanziato in due modi, attraverso la creazione addizionale di base monetaria, o l'emissione di nuovi titoli del debito pubblico. FINANZIAMENTO CON BASE MONETARIA: Il finanziamento con base monetaria è, invece, spesso meno costoso o niente affatto costoso. Non lo è affatto, se realizzato attraverso emissione di monete o biglietti del Tesoro, se si prescinde dai costi materiali dell'emissione; La seconda differenza tra finanziamento monetario e finanziamento con titoli del debito pubblico è da ricollegarsi agli effetti espansivi sul reddito. Si noti che, mentre l'effetto di un aumento del reddito è certo, non può dirsi a priori ciò che accade al saggio di interesse. Il finanziamento monetario può provocare, d'altro canto, aumenti di prezzi in presenza di pieno impiego o di strozzature settoriali. - L’indebitamento: Secondo diverse teorie, un’espansione del deficit finanziata a debito può influenzare negativamente la crescita principalmente attraverso due canali: L’effetto “spiazzamento”: secondo cui una politica fiscale espansiva (come, ad esempio, un incremento della spesa pubblica) non fa che “spiazzare” la spesa privata, facendola ridurre talmente tanto da controbilanciare gli effetti positivi della manovra economica. La politica fiscale espansiva finirebbe, infatti, col determinare in vario modo un aumento dei tassi di interesse, con la conseguenza di scoraggiare gli investimenti (che sono diventati appunto più costosi da finanziare) e i consumi (diventati una scelta meno conveniente rispetto al risparmio, ora remunerato con tassi più alti) Le dinamiche descritte dal teorema dell’equivalenza di Barro-Ricard: secondo cui un maggiore debito pubblico necessario a finanziare politiche fiscali espansive indurrebbe famiglie e imprese a prevedere un futuro aumento della pressione fiscale per ripianare il debito. Queste previsioni si tradurrebbero in una riduzione dei consumi e in un incremento del risparmio nel presente, chiaramente con effetti negativi per la domanda complessiva e la crescita. Alla luce di queste tesi, molti paesi industrializzati continuano ad adottare politiche di austerity (ovvero restrizione delle spese statali e dei consumi privati) oppure, anche quando adottano politiche espansive per rilanciare la crescita, lo fanno cercando di contenere il più possibile l’espansione del deficit e controllare la crescita del debito pubblico. - La politica fiscale in regime di cambi fissi e flessibili: Il regime di cambi ha effetti profondi sull'efficacia della politica fiscale rispetto al reddito e all'occupazione, tale politica è più efficace in cambi fissi che in cambi flessibili. Bisogna ricordare che il tendenziale squilibrio della bilancia dei pagamenti in un regime di cambi fissi si risolve in una variazione della base monetaria, mentre in un regime di cambi flessibili provoca un mutamento del cambio. In particolare, in cambi flessibili la tendenza al peggioramento della bilancia dei pagamenti, lungi dal provocare distruzione di base monetaria (con effetti restrittivi), determinerà, invece, un deprezzamento del cambio (con effetti espansivi). 2) Politica delle entrate → Anche l'aumento delle entrate contribuisce all'avanzo primario e, cosi, alla riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL. Nonostante la pressione fiscale italiana fosse (e sia tuttora) già leggermente superiore a quella dell'UE, la pressione fiscale è stata comunque aumentata, anche con l'introduzione di nuove imposte. CONCETTI CHIAVE – CAPITOLO 15: LE POLITICHE PER LA BILANCIA DEI PAGAMENTI - Equilibrio e squilibrio della bilancia dei pagamenti: Per equilibrio della bilancia dei pagamenti si intende una situazione nella quale la somma dei saldi dei movimenti di beni e dei movimenti di capitale è nulla. Avanzo della BDP → quando le riserve ufficiali aumentano Disavanzo della BDP → quando le riserve ufficiali si riducono L'equilibrio della bilancia dei pagamenti rappresenta un obiettivo di politica economica di lungo periodo, nel senso che un paese deve tendere in media a bilanciare gli avanzi che può ottenere in certi periodi con i deficit di altri periodi. Il perseguimento di continui avanzi è in apparenza fattibile, mentre non sarebbe tale una situazione di persistenti disavanzi, che provocherebbe prima o poi l'esaurimento delle riserve e l'impossibilità di effettuare ulteriori pagamenti netti all'estero. La posizione di avanzo è certamente preferibile rispetto a quella di disavanzo, ma essa può non essere considerata conveniente per due ragioni, in quanto: a) comporta disavanzi per altri paesi b) può comportare pressioni inflazionistiche all'interno; si ricordi, infatti, che un saldo positivo della bilancia dei pagamenti è fonte di creazione di base monetaria: quest’ultima potrebbe crescere a ritmi tali da generare inflazione. In ciò che segue noi supporremo per semplicità che l'obiettivo desiderato anche nel breve periodo sia il pareggio della bilancia dei pagamenti. I problemi che analizzeremo saranno, quindi, i seguenti. Posto che ci sia uno squilibrio (avanzo o disavanzo) della bilancia dei pagamenti: a) esistono forze capaci di portare a un riequilibrio automatico? b) ove tali forze non esistano o siano giudicate insufficienti, quali sono le politiche di riequilibrio? A. MECCANISMI AUTOMATICI DI RIEQUILIBRIO l processo automatico di riequilibrio può riferirsi ai movimenti di beni o ai movimenti di capitale. MOVIMENTI DI CAPITALE: I movimenti di capitale possono riequilibrarsi se esiste una loro sufficiente mobilità. Date le attese di variazione del tasso di cambio, l'afflusso netto di capitali indotto da un tasso di interesse interno più elevato che all'estero, tenderà a provocare un abbassamento del tasso di interesse interno e, al contrario, un aumento di quello estero MOVIMENTI DI BENI: Cambi flessibili → Il riequilibrio dei movimenti di beni in valore monetario, se il cambio è fluttuante, è assicurato dalla sua flessibilità, che incide sulla competitività Cambi fissi → Con riferimento, invece, a un regime di cambi fissi sono stati individuati due meccanismi, ambedue operanti sui movimenti di beni: 1) il primo basato sulle variazioni dei prezzi, che portano a mutare - come le variazioni del cambio - la competitività delle merci nazionali ed estere; 2) il secondo si fonda sulle variazioni di reddito. - VARIAZIONE DEI PREZZI (CAMBIO FISSO): Questo è stato enfatizzato dai "classici" con riferimento a situazioni di fatto e teorie (come la teoria quantitativa della moneta) per essi familiari. Si considerino due paesi, A e B, che siano gli unici esistenti; partendo da una posizione di pareggio, il primo di questi sperimenti un de. ficit di bilancia dei pagamenti, dovuto a cause sulle quali non occorre indagare; il secondo paese, di converso, sarà in avanzo. Il deficit della bilancia dei pagamenti di A porterà a ridurre nel paese stesso la quantità di moneta. La riduzione della quantità di moneta, a sua volta, se sono soddisfatte le condizioni della teoria quantitativa della moneta (costanza della velocità di circolazione, pieno impiego, flessibilità dei prezzi), i prezzi. Esattamente il contrario avverrà in B. In conseguenza di ciò si ridurranno, dunque, i prezzi dei prodotti del paese A relativamente a quelli del paese B. A parità di altre circostanze, questa variazione dei prezzi relativi darà luogo in generale a un miglioramento del saldo dei movimenti di beni di A. Tale processo proseguirà fino a quando il saldo della bilancia dei pagamenti non si sarà azzerato. Poiché la flessibilità dei prezzi nelle odierne economie è asimmetrica, ossia è garantita più verso l'alto che verso il basso, sarebbe sufficiente che i prezzi reagissero verso l'alto in - Le politiche per la competitività: Sappiamo che gli squilibri nei movimenti di beni possono derivare anche da eccessi o difetti di competitività, oltre che da fattori di domanda. Ipotizziamo un bene omogeneo che venga prodotto nel paese considerato (l'Europa) e nel Resto del mondo, escludendo costi di trasporto, "imperfezioni" di mercato e vincoli di capacità al soddisfacimento della domanda, l'arbitraggio internazionale in merci implicherebbe che non vi sarebbe convenienza a esportare o importare se il prezzo della merce europea in dollari fosse uguale al prezzo della merce estera in dollari". Uno squilibrio dei movimenti di beni dovuto a eccesso o difetto di competitività può essere sanato. Si può agire sul tasso di cambio nominale, svalutando o rivalutando, rispettivamente nel caso di difetto o eccesso di competitività in regime di cambi fissi. - La controllabilità del cambio: La controllabilità, della quale ci occupiamo in questo paragrafo, ha a che fare con il regime dei cambi. CAMBI FISSI: In questo caso, infatti, il controllo si esercita essenzialmente sulla variabile alla quale il cambio è legato, ossia sulla parità o tasso centrale": si varierà il cambio (o meglio la fascia nella quale il cambio oscillerà) mutando la parità o il tasso centrale (attraverso una svalutazione o una rivalutazione). CAMBI FLESSIBILI: Se il cambio è libero di fluttuare, come può dirsi che esso è una variabile controllabile? Libera flessibilità e controllabilità sembrano inconciliabili; invero, la controllabilità implica che il cambio non sia del tutto libero di fluttuare, o meglio non risenta soltanto delle spinte provenienti dalle forze di mercato, ma rifletta anche gli interventi pubblici. - L’efficacia della manovra di cambio: LE CONDIZIONI DI ELASTICITÀ DELLA DOMANDA: L'efficacia implica che le variazioni del cambio abbiano effetto su qualche variabile, specificamente sul livello del reddito e/o sulle grandezze incluse nella bilancia dei pagamenti, principalmente sui movimenti di beni. Possiamo affermare che, se le quantità esportate, non reagissero affatto al deprezzamento tutto l'onere del miglioramento dei movimenti di beni ricadrebbe sul denominatore (qm * pm) e qm dovrebbe ridursi in misura percentualmente superiore alla riduzione di e ossia, l'elasticità delle importazioni dovrebbe essere superiore all'unità affinché migliori il saldo dei movimenti di beni qm = quantità fisica importata pm = prezzo della merce importata in moneta estera e = tasso di cambio nominale LE CONDIZIONI DI ELASTICITÀ DELL’OFFERTA: Consideriamo ora l'assunzione implicita secondo la quale non vi sono limiti alle esportazioni (e alle importazioni) dal lato dell'offerta; ovvero, l'ipotesi di elasticità infinita dell'offerta nei due paesi: se la domanda è sufficientemente elastica (condizione di Marshall-Lerner), l'offerta si adegua sempre alla domanda - senza che varino i prezzi di offerta, che infatti sono ipotizzati costanti - e il saldo dei movimenti di beni migliora. IL RITARDO NEGLI EFFETTI: L’aumento del tasso di cambio solleva il problema del tempo richiesto affinché essi si verifichino. La reazione delle quantità esportate e importate alla mutata competitività si manifesta con un certo ritardo laddove nell'immediato peggiora la ragione di scambio, per la riduzione del cambio che fa ridurre il prezzo in dollari delle esportazioni. Nell'immediato una riduzione del tasso di cambio nominale farà diminuire la prima frazione, ossia peggiorerà la ragione di scambio. Soltanto dopo qualche tempo, come si è detto, gli effetti positivi sulle quantità si faranno sentire e potranno compensare gli effetti negativi sulla ragione di scambio. INFLUENZA SUI MOVIMENTI DI CAPITALE: Modifiche del tasso di cambio possono influenzare, infatti, il tasso di cambio atteso e, per questa via, i movimenti di capitale. Si può, in particolare, supporre in certi contesti che una svalutazione induca aspettative di ulteriore svalutazione e, pertanto, deflussi nei movimenti di capitale; - La bilancia dei pagamenti come vincolo per le politiche di piena occupazione: Se il sistema economico si trova in una situazione di disoccupazione, il protezionismo può essere uno strumento capace di riportare il sistema stesso alla piena occupazione. Guardando alla forma ridotta di un qualsiasi modello di tipo keynesiano, ci si può rendere conto che il valore del moltiplicatore aumenta se la propensione a importare si abbassa, ciò che può ottenersi proprio attraverso politiche protezionistiche.
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