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Concetti fondamentali 3, Schemi e mappe concettuali di Filosofia del Linguaggio

Concetti fondamentali 3 teoria dei linguaggi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 16/06/2023

giovanna-gobello
giovanna-gobello 🇮🇹

10 documenti

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Scarica Concetti fondamentali 3 e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! 05 Concetti fondamentali (terza parte) Sinonimia e creatività linguistica Semiosi e attività linguistica. Nella precedente lezione abbiamo presentato una classificazione ascendente di codici il cui punto più alto è costituito dal tipo di codice che può essere così descritto: Codici a segni articolati, di numero illimitato ordinabili in modi infiniti, con sinonimia (presente già nei calcoli) legata con la creatività del linguaggio verbale. Il nostro linguaggio verbale che si esprime nelle lingue storico naturali. Dimensione normativa nella funzione etica. Anche le lingue storico-naturali posseggono tali caratteristiche, a esse però se ne aggiungono delle altre. Per comprenderle cominciamo dalla sinonimia. La sinonimia delle lingue non è assoluta come quella dei calcoli.  Ciò vuol dire che i termini sinonimi nelle lingue storico-naturali non sono mai sinonimi assoluti: le seguenti ‘triplette sinonimiche’: gatto, micio, felino domestico oppure tomo, volume, libro non hanno lo stesso identico significato, sebbene possiamo essere portati a pensarlo se facciamo riferimento al referente extralinguistico. In base al contesto, si sceglie il termine in base all’uso.  Se invece assumiamo il punto di vista dell’uso è evidente che non in tutte le situazioni utilizzare uno qualsiasi di quei termini è appropriato.  Si usa esprimere questa differenza di significato facendo riferimento alla nozione di connotazione e opponendola a quella di denotazione; tuttavia è più rilevante tenere conto del fatto che la differenza di connotazione è strettamente legata ai contesti d’uso (formale, informale, scritto e parlato, etc.) in cui tali parole ricorrono, connettendosi a termini appartenenti a un registro analogo. Creatività linguistica  La creatività delle lingue storico-naturali va considerata da diversi punti di vista.  Da un lato essa coincide con la creatività propria dei calcoli ossia con la capacità di «fare un uso infinito di mezzi finiti». Come nei codici matematici l’iterabilità di uno stesso sintagma cambia il significato della frase («gli amici degli amici» non è la stessa cosa di «gli amici degli amici degli amici») un sintagma reiterato  Da un altro lato essa ha invece a che vedere con la capacità di modificare le regole della lingua. Essa si esprime in particolare nella deformabilità semantica delle parole.  Tale deformabilità si esibisce nel carattere non assoluto della sinonimia linguistica, così come nel carattere polisemico che hanno i termini delle parole.  Un ulteriore aspetto della creatività che caratterizza le lingue storico- naturali è la variabilità.  Questo carattere si esprime a diversi livelli:  dal punto di vista dell’evoluzione diacronica, ossia dello sviluppo nel tempo, esso fa sì che nuove parole vengano introdotte nella lingua mentre altre cadono in disuso. Nessuno è in grado di prevedere a priori tali sviluppi, né tantomeno può essere in grado di pilotarli.  dal punto di vista dell’uso sincronico la variabilità corrisponde ai modi diversi in cui i gruppi sociali ‘si spartiscono’ ad esempio le porzioni del lessico a secondo dell’attività professionale, dell’età, del sesso, della provenienza geografica, ma anche delle situazioni comunicative in cui essi si trovano. La prospettiva che considera la lingua in uno stato preciso. Viene spartito dai vari gruppi di parlanti, in base agli usi (ambito lavorativo o no). La variabilità è anche con persone con cui abbiamo confidenza o no. Un particolare lessico. Imitazione e apprendimento  La creatività che cambia le regole del codice-lingua è sempre controbilanciata da una creatività vincolata che segue le regole della lingua.  Il modo più comune in cui fin dai primi passi dell’apprendimento linguistico si manifesta quest’ultimo tipo di creatività è l’imitazione. Apprendimento che dura tutta la vita, dove ci impossessiamo di nuovi termini. Non c’è solo una dimensione meccanica, ma un processo creativo.  Senza l’imitazione sarebbe impossibile imparare una lingua, tuttavia tale processo non è di tipo meccanico e passivo.  Nell’ambito della lingua non esiste infatti un’imitazione assoluta che riproduce in modo esatto quanto si è ascoltato.  Anche nell’imitazione è presenta dunque il momento creativo. Si esprime appunto in essa una creatività regolata che è essenziale ai parlanti a capire e a farsi capire. Senza la creatività non riusciremmo a comprenderci.  L’imitazione degli altrui usi della lingua non è passiva perché, fin da una fase molto precoce dell’attività linguistica, è possibile porre domande rispetto a tali usi.  Non è tuttavia scontato saper costruire un discorso comprensibile. Le ragioni della difficoltà di tale operazione risiedono nella complessità delle condizioni d’uso dei discorsi in società sempre più frammentate e diversificate. complesse  Se nel discorso endofasico siamo liberi, quando invece dobbiamo rivolgere un discorso a un pubblico in un contesto preciso dobbiamo essere consapevoli di molteplici fattori. Tali fattori possono essere distinti in condizioni esterne e condizioni interne del discorso che dobbiamo compiere.  Essenziale alla capacità di costruire discorsi adeguati è la consapevolezza che a ogni passo è essenziale compiere scelte importanti che determineranno lo stile del nostro discorso. Tale stile sarà espressione di usi comuni a determinati gruppi, si parlerà a tale proposito di stili collettivi. Condizioni esterne del discorso Tra le condizioni esterne del discorso è fondamentale quella del tempo a propria disposizione. E’ a partire da esso che è necessario selezionare i contenuti più rilevanti e preparare uno schema, la cosiddetta ‘scaletta’ in cui i punti da esporre vengono ordinati secondo una determinata logica. Contesto spazio temporale. Tullio De Mauro riteneva che soprattutto nelle culture mediterranee questa consapevolezza manca. Si parla troppo e non si selezionano i punti importanti del discorso. Nel caso di un discorso orale all’interno di una riunione, di un seminario e di un convegno è possibile ovviamente preparare un testo scritto di cui è possibile misurare il tempo; tuttavia i punti deboli di questa scelta consistono nell’impossibilità di rimodulare il proprio discorso tenendo conto di quello che è stato detto prima del nostro intervento. Il discorso non deve cioè essere improvvisato, ma deve d’altro canto tenere conto della situazione collettiva in cui si inserisce. Per questo la preparazione accurata di uno schema sulla base di cui elaborare all’impronta il discorso appare una scelta più adeguata di quella di un testo scritto da leggere. Debolezza: che non tiene conto di quello che può succedere nella situazione. Discorso chiuso Condizioni interne del discorso Condizioni o fattori interni del discorso sono: 1. il contenuto ossia le cose che vogliamo dire (componente semantica); 2. gli obiettivi che si vogliono raggiungere esponendo un determinato contenuto (componente pragmatica); 3. i destinatari che vogliamo raggiungere in base ai quali scegliamo lo stile da utilizzare (componente sociopragmatica); 4. la lingua di cui ci serviamo per costruire i testi con cui trasmettere ciò che vogliamo dire (componente linguistica). La padronanza del codice è indispensabile per la comprensione Questi fattori sono strettamente correlati tra di loro (così come lo sono ai fattori esterni), ciò che appare determinante in essi è la scelta delle parole. Dalla parte della comprensione: la scelta delle parole Tenendo conto di quanto detto sui fattori interni, il criterio per la scelta delle parole dovrebbe porsi dalla parte della comprensione, ossia di coloro a cui sarà rivolto il discorso a cui stiamo dando forma. Inversamente formulata tale istanza richiede che si sia consapevoli dei fraintendimenti possibili a cui i nostri destinatari sono esposti. Da un punto di vista più generale la possibilità di fraintendere il modo in cui una parola viene compresa dipende dal carattere indefinitivamente deformabile del lessico delle lingue storico-naturali. In virtù di tale caratteristica ogni parola possiede più di un’accezione e la quantità di accezioni è direttamente proporzionale alla diffusione di una parola: una parola ad alto uso ossia una parola che la maggior parte dei parlanti di una lingua conosce è una parola che ha un maggior numero di accezioni rispetto a un termine di un linguaggio tecnico-scientifico introdotto con l’obiettivo di evitare ambiguità. Il vocabolario dell’uso La scelta di parole ad alto uso da un lato espone a fraintendimenti per l’alto grado di polisemia che le caratterizza, ma essa è dall’altro garanzia che un numero maggiore di persone possano comprenderle (sia pure con possibilità di fraintendimento o di comprensione non del tutto coincidente rispetto alle intenzione del parlante). E’ utile abituarsi a concettualizzare il vocabolario delle lingue come un bersaglio, al centro sta il nucleo delle parole che tutti i parlanti di una lingua conoscono mentre via via che ci avviciniamo alla periferia del bersaglio il vocabolario si specializza e si frammenta la conoscenza che di esso hanno i parlanti a partire dai loro saperi e attività professionali fino ad arrivare a forme di idioletto ossia di parole conosciute da un solo parlante. O lessico familiare. Il vocabolario di base E’ possibile identificare la fascia di vocabolario più diffuso, il vocabolario di base; secondo gli studi compiuti da Tullio De Mauro esso comprende 6700 parole: 2000 costituiscono il vocabolario fondamentale (il centro del bersaglio, verbi ausiliari, articoli, pronomi e tutte le componenti essenziali per costruire un discorso), 2900 rappresentano il cosiddetto vocabolario ad alto uso (parole che ricorrono con altissima frequenza nei discorsi e nei testi) mentre le restanti 1900 sono definite vocabolario ad alta disponibilità (si tratta di parole di cui tutti i parlanti madrelingua conoscono il significato sebbene capiti relativamente di rado che vengano usate). La costruzione di tale vocabolario è avvenuto attraverso lo spoglio di un numero rilevante di tesi trattati con strumenti statistici al fine di calcolarne la ricorrenza. Tale impostazione del vocabolario ha come obiettivo di condurre chi parla e chi scrive a costruire i suoi testi mettendone al vaglio la comprensibilità e leggibilità. Testi ad alta leggibilità. Dimensione etica evidente Le massime conversazionali Approccio analitico, filos analitica di indirizzo pragmatico, pragamatica del linguaggio  Da un altro punto di vista l’etica del discorso appare strettamente connessa a una serie di meccanismi impliciti che regolano le interazioni tra i parlanti.  A tale scopo è stata elaborata la nozione di implicatura conversazionale che fa appunto riferimento all’ambito delle intenzioni implicite che regolano la conversazione.  Senza esserne spesso consapevoli i parlanti applicano una regola generale che è stata chiamata “principio di cooperazione” (Grice), regola che impone ai parlanti di conformare il loro contributo a quelle che sono le attese comuni riferite al particolare momento in cui la conversazione avviene. Ci si mette dalla parte dell’ascoltatore.  Questo principio conforma in modo pervasivo le interazioni conversazionali e fa sì che alle infrazioni a tale principio venga attribuito un valore informativo (ad esempio permettendo di riconoscere enunciati ironici).  La regola della cooperazione può essere ulteriormente articolata attraverso quattro massime conversazionali: dedotte dal modo in cui si comportano i parlanti. Variano da cultura  Quantità: dai un contributo informativo adeguato alla situazione (né troppo né poco!)  Qualità: non dire cose false o non sufficientemente fondate (es ironia)
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