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concetti fondamentali, Schemi e mappe concettuali di Psicologia Infantile

concetti, parole chiave importanti

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 03/01/2023

Lauramaria2001
Lauramaria2001 🇮🇹

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica concetti fondamentali e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Psicologia Infantile solo su Docsity! LA SCOPERTA DELLA PRIMA INFANZIA La seguente opera, articolata in due volumi, offre un itinerario di storia della pedagogia della prima infanzia dall’antichità classica al secondo novecento nella paideia, (pâis=fanciullo), che aveva al centro del suo obiettivo, l’educazione e la formazione dei nuovi nati. Una delle caratteristiche dell’uomo a cui si fa riferimento è l’esercizio del lógos inteso come “ragione” e “linguaggio”. Le antiche civiltà del libro vissero il processo di transizione da una civiltà di guerrieri basata sull’oralità ad una civiltà basata sulla scrittura: quest’ultima introdotta in origine come dispositivo per sorvegliare in maniera funzionale l’amministrazione dell’ òikos (casa). A partire da queste premesse, si intendono qui ricostruire le tracce di una riflessione pedagogica dedicata alle bambine e ai bambini d’età compresa fra 0-3 anni. La permanenza per secoli, della tradizionale ripartizione dei periodi della vita umana, che utilizzò il termine infantia per indicare i primi 7 anni di vita, non deve indurre a pensare che i “piccolissimi” fra 0-3 anni non furono oggetto di riflessione pedagogica. Testimone ne è il fatto che, fin dall’antichità greca, si attesta l’esistenza di una pluralità di vocaboli per indicare l’essere “bambino/bambina”: néipos=infante; pâis=fanciullo; bréphos=bambino appena nato; néos=persona giovane e infine paidion=bambinetto. La lettura offerta nelle seguenti pagine intende identificare i fili conduttori di una storia della pedagogia della prima infanzia, studiando l’evolversi di una pedagogia pensata, perfezionata nel suo significato etimologico di agoghé che significa “condurre, guidare qualcuno”, verso uno stato superiore rispetto a quello inferiore in cui si trova. Emerge nei diversi autori trattati l’esistenza di una cum-scentia vomire riguardo la differenza esistente fra la relazione educativa, concepita come frutto di un agire e di un pensare unici ed irripetibili, e i processi di condizionamento, addestramento, disciplinamento o cura. Ecco perché provare a ricostruire i tratti di una storia della pedagogia della prima infanzia ha condotto a fare i conti, con una storia del “farsi” del pensiero pedagogico che è giunto attraverso un lungo percorso a riflettere anche attorno ai caratteri dell’educazione e della formazione della vita appena nata. NÉPIOS E TROPHÉ NELL’ANTICA PAIDEIA GRECA Se l’inizio di un percorso di storia della pedagogia della prima infanzia coincide idealmente con la nascita della paideia nell’antica Grecia, non si può fare a meno di confrontarsi con la figura del poeta Omero, considerato l’”educatore” per eccellenza della Grecia antica. L’unica classe sociale in quel periodo storico ad essere coinvolta in percorsi educativi e formativo era la classe dei nobili cavalieri, poiché l’educazione era intesa come un processo spirituale di acquisizione da parte del singolo individuo di una cultura superiore. Tale educazione si configurava dei termini di una formazione a 360 gradi del futuro cavaliere, che sarebbe stato impegnato del servizio del suo sovrano come guerriero in tempo di conflitto e presso la corte in tempo di pace; per questo motivo, coinvolgeva contemporaneamente l’ambito tecnico (in quanto il fanciullo era avviato all’apprendimento della téchnè che sovrintendeva le funzioni di cavaliere, attraverso lo sport, i giochi cavallereschi, le arti musicali ecc.) ed etico ( in quanto il medesimo fanciullo era educato ad incarnare un certo ideale di uomo attraverso l’assunzione di uno stile di vita improntato ai valori della gloria, del coraggio e dell’onore). L’epica non mancò di interessarsi anche del mondo femminile, in particolare l’eccellenza femminile decantata da Omero consisteva a cura dell’aspetto fisico e dell’abbigliamento, nella virtù dell’obbedienza e della pudicizia, che facevano della donna un personaggio socialmente e intellettualmente pallido, solo strumento della riproduzione e della conservazione del gruppo familiare.
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