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Concili storia medievale, Appunti di Storia Medievale

Appunti relativi alla spiegazione dei concili medievali del professore Gianfranco Castiglia. Programma anno 2022-2023.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 04/04/2023

AssociazioneA.L.Fa.
AssociazioneA.L.Fa. 🇮🇹

4.4

(12)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Concili storia medievale e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! 04/10/2022 Vediamo come si sviluppa il cristianesimo e come si dionde in Europa. Il concilio: Si intende, nella storia della Chiesa, un'assemblea di rappresentanti ecclesiastici riuniti per discutere di questioni teologiche, dottrinali e di rapporti con il potere secolare. Inizialmente i concili sono locali (o regionali) in quanto ristretti ai rappresentanti di una determinata regione. Solo con l'imperatore Costantino si inaugura l'istituto del concilio ecumenico (Concilio di Nicea, 325 d.C.), cioè aperto alla partecipazione di tutto l'ecumene, ovvero l'intera Chiesa nel suo insieme. Nel Medioevo la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d'Occidente sono ancora unite, quindi i concili in questa prima parte del medioevo sono ecumenici. Il primo concilio di Nicea è stato caratterizzato da Costantino che inaugura il cesaropapismo, ovvero un’inuenza diretta dell’imperatore nelle questioni ecclesiastiche. Dagli atti degli apostoli e dalle lettere di Paolo e Giovanni, si ricavano alcuni dati sulla primitiva organizzazione della comunità cristiana, ancora inserita nella più vasta struttura della religione giudaica, da una parte l'autorità, a Gerusalemme, dei discepoli di Cristo, dall'altra quella dei missionari, che diondono il messaggio evangelico anche al di là della Palestina. Della pur scarsa documentazione risulta evidente che dopo i primi anni del II secolo si perde traccia della gerarchia itinerante, ormai sostituita ovunque da quella locale. Ogni comunità è autonoma, presieduta prima dal collegio dei presbiteri (sacerdoti) e successivamente dal vescovo, aiutato da presbiteri e diaconi (primo grado dell'ordine sacro). La gura del vescovo acquisterà durante il Medioevo un'importanza fondamentale non solo per l'organizzazione ecclesiastica, ma anche per la gestione del potere temporale (lotta per le investiture tra Enrico IV di Franconia e Papa Gregorio VII). Nel basso medioevo i consigli vedono la presenza di abati (gure più importanti delle abbazie e monasteri) e presbiteri. Con il passare del tempo sinodo diventa il termine utilizzato per indicare le riunioni del clero di una singola diocesi, presieduta da monaci e presbiteri. Quindi i sinodi sono a livello locale, con i concili ci si rivolge a tutta la comunità. La diocesi: E’ un tipo di suddivisione amministrativa utilizzata nell’impero romano. In seguito, venne utilizzata nell'organizzazione delle chiese cristiane, dove il termine passò ad indicare una porzione della comunità cristiana delimitata in maniera territoriale, adata al governo pastorale di un vescovo. In età carolingia sorgono contrasti tra il comes e il vescovo titolare della diocesi, nella quale si situava il capoluogo di una contea. Spesso infatti il centro della diocesi coincideva con quello di una contea e il vescovo era la sola autorità non soggetta al potere del conte. L’abate: Il superiore di una comunità monastica. Quando l'abate ha dignità vescovile è comunemente detto abate mitrato. Le prime comunità monastiche organizzate si formarono all'inizio del IV secolo in Egitto, dove Sant'Antonio Abate introdusse una nuova forma di vita comunitaria, organizzando gli eremiti che si erano raggruppati intorno a lui nella Tebaide. E’ bene sottolineare che prima dell’introduzione di una regola che ssò il modo di vivere comunitario, i monaci esistevano già in forma eremitica. 10/10/2022 Le eresie In ambito cristiano con il termine eresia si intende una dottrina che dissente dai canoni decisi dalla chiesa. Questi canoni, discussi e imposti anche durante i concili, sono i dogmi che formano l’ortodossia (la vera fede) a cui le eresie oppongono l’eterodossia. Possiamo distinguere: - eresie trinitarie: riguardano la natura della Santissima Trinità - eresie cristologiche: riguardano la persona e la natura di Cristo Le eresie furono tra i principali temi dibattuti nei concili in quanto esse minavano sia il sistema dogmatico ecclesiale che l'autorità stessa della Chiesa e del potere imperiale. Tra il II e il III secolo d.C. si svilupparono nel Mediterraneo una serie di eresie con cui il cristianesimo entrò in contatto. Le principali sono gnosticismo e manicheismo, due dottrine losoche che identicano nello Spirito e nella Materia i principali due elementi che governano il mondo. Il concilio ecumenico (primi 7) Questa espressione indica un concilio riconosciuto dalla Chiesa nella sua interezza e riguarda l'intera cristianità. Il concilio ecumenico è indetto dall'imperatore, che ne controlla lo svolgimento e ne approva le decisioni, che diventano, in questo modo, leggi dello Stato. La Chiesa nel III secolo d.C. è ormai diventato un organismo statale e il concilio, che ne costituisce l'istituzione operativa più importante, è ipso facto uno strumento di cui si serve l'imperatore in quanto capo della Chiesa. Tutti i concili prima del 1054, anno dello Scisma d’Oriente, sono ecumenici. Il primo concilio di Nicea (325 d.C.) Intorno al 320 d.C. il presbitero Ario cominciò a diondere ad Alessandria e ben presto in Egitto e altrove una dottrina che negava la natura divina di Cristo. L'eresia ariana aonda le proprie radici nel modalismo e nel docetismo. Il primo, teorizzato da Sabellio nel III secolo, sosteneva che nella Trinità non ci sono persone ma modi transitori di espressione della divinità. Il secondo, dal greco dokèin ovvero sembrare, negava l'aspetto umano della passione di Cristo, ritenendo quest'ultima solo apparente. La dottrina ariana fu discussa durante il Concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico della Chiesa. Esso fu convocato e presieduto dall'imperatore Costantino e aveva un duplice obiettivo: combattere l'eresia ariana e sanare i contrasti tra cristiani che indebolivano anche il potere imperiale. A Nicea, città situata a pochi chilometri da quella che in 5 anni più tardi sarà la capitale dell'impero bizantino, si riunirono centinaia di vescovi. Tra le gure più importanti spiccano Eusebio di Nicomedia, ero sostenitore della dottrina ariana, e Nicola di Myra, il Santo vescovo, principale oppositore di Ario. L'eresia ariana fu condannata con un documento uciale, il Simbolo Niceno, il cui testo costituisce la preghiera del Credo (perfezionato nel primo Concilio di Costantinopoli). Questo documento aerma la dottrina della consustanzialità (identità si parla di Pietro, il dibattito si riduce spesso alla discussione sul signicato e la traduzione del versetto 16, 18 del Vangelo di Matteo. «Tu es Petrus, et super hanc petram aedicabo ecclesiam meam». (MT, 16, 18) Il vescovo di Roma, quindi, in quanto successore di Pietro, si ritiene capo della Chiesa universale. Secondo la Chiesa d'Oriente, invece, il papa era un primus inter pares, con dignità e autorità simile ai patriarchi bizantini. Il secondo concilio di Nicea (787 d.C.) Questo concilio è l’ultimo dei primi sette concili ecumenici, riconosciuti sia dalla Chiesa d’Occidente, sia dalla Chiesa d’Oriente. Quelli successivi, infatti, saranno riconosciuti come ecumenici solo dalla Chiesa d’Occidente. Come vedremo, il successivo concilio, il Costantinopolitano IV, segna l’inizio dell’allontanamento delle due Chiese che culminò nello Scisma del 1054. Al 787, anno del Secondo Concilio di Nicea, si arriva dopo un grande scontro dottrinale che causò sconvolgimenti politici e sociali in Oriente e anche in Europa: l’iconoclastia. Con il termine “iconoclastia” si intende la dottrina che riuta la rappresentazione su icona (“immagine”) di Cristo e dei santi e promuove la distribuzione di queste immagini. All’iconoclastia si oppone l’iconodulia, che invece promuove il culto delle immagini sacre. Alla base di questo scontro che sconvolse l’Impero bizantino tra VIII e IX secolo, vi sono motivi religiosi e motivi politici. Secondo gli iconoclasti, la divinità non può essere rappresentata con le immagini in quanto la trascendenza di Dio non può essere contenuta nei limiti materiali di un’icona. Inoltre, gli iconoclasti accusano gli iconoduli di idolatria, cioè un’esasperata venerazione delle immagini sacre, quasi ridotte a idoli.Tra gli iconoduli spiccavano i monaci, che nell’Impero costituivano una classe sociale molto potente e molto rispettata dalla popolazione. La Chiesa d’Oriente e in particolar modo i vescovi iconoclasti non vedevano di buon occhio il crescente potere dei monasteri, in cui erano conservate la maggior parte delle icone venerate dalla popolazione. Per tutti i motivi precedenti, nel 726 l’imperatore Leone III Isaurico diede inizio all’iconoclasmo che culminò nell’editto imperiale del 730, con il quale ordinò la distruzione di tutte le icone. Questa lotta così aspra ebbe ripercussioni anche in Italia: papa Gregorio II si oppose al decreto di Leone III e il re longobardo Liutprando, approttando della situazione, invase i territori bizantini. Il quarto concilio di Costantinopoli (869-870 d.C.) La crisi dovuta all’icona lascia fu seguita dal cosiddetto “Scisma di Fozio”. Tra l’858 e l’859, Fozio divenne patriarca di Costantinopoli ma fu subito destituito da Ignazio, legittimo patriarca. Papa Niccolò I non riconobbe l’elezione di Fozio che, per tutta risposta, scomunicò il Papa nell’867. Nella prima parte del concilio (869), Fozio fu deposto, sotto la pressione dei legati papali. Nella seconda parte (870), fu confermato il culto delle immagini ed aermato il primato pettino mitigato dalla “pentarchia”, il governo della chiesa adato alle 5 sedi episcopali più importanti: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Il grande scisma d’Oriente (1054 d.C.) La reciproca scomunica tra Papa Leone IX e il Patriarca di Costantinopoli Michele I Cerulario fu in realtà il risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento tra le due chiese. Oltre alle dispute sul primato petrino e sul lioque, vi furono altre questioni dirimenti, come l'uso del pane azzimo durante l'eucaristia, l'ordinazione sacerdotale dei diaconi sposati e la confermazione dei battezzati sì riservato soltanto al vescovo. Si ricordano anche lo Scisma di Fozio (863-877) ed il grande Scisma d'Occidente (1378-1417). Il primo concilio Lateranense (1123 d.C.) Il primo Concilio Lateranense si tenne a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano, nel 1123. Fu il primo tra i concili ecumenici a svolgersi in Oriente. Questo concilio si inserisce in un contesto storico turbolento: quello della lotta per le investiture. La questione delle investiture per la carica del vescovo segna l’inizio di un duro scontro tra Papato e Impero. Già Niccolò II (1059-1061) condannò l'investitura laica vescovile rivendicando la propria autorità papale. Lo scontro ebbe il culmine nel rapporto tra papa Gregorio VII ed Enrico IV di Franconia, che terminò con il Concordato di Worms (1122), sottoscritto da papa Callisto II ed Enrico V di Franconia. In base ai termini del concordato. l'imperatore rinunciava al diritto di investire i vescovi, riconoscendo solo al Papa il diritto all'investitura. Il papa. a sua volta. riconosceva all’imperatore il diritto in Germania di essere presente alle elezioni episcopali e di investire i prescelti dei loro diritti feudali. Nel resto dell'Impero. invece, la consacrazione episcopale precedeva l’investitura imperiale, in modo da rimarcare la preminenza dell’autorità papale rispetto a quella dell’imperatore. Per dare solennità alla ratica del concordato, papa Callisto II convocò un concilio a cui furono invitati tutti vescovi e gli arcivescovi dell’Occidente. Inoltre. furono condannati il concubinato degli ecclesiastici e la«simonia». Con quest’ultimo termine si intende la compravendita di cariche ecclesiastiche: tale pratica 49 perdurò per tutto il Medioevo divenendo persino uno dei temi vendita delle indulgenze su cui si pronunciò Martin Lutero nel 1517. Al Primo Concilio Lateranense parteciparono anche numerosi abati che in Europa, già dal X secolo, iniziavano ad avere un potere spirituale e temporale ben consolidato. Non si tratta più di concili accettati da tutta la chiesa, a causa dello scisma. (mancano appunti 17 e 18) 21/10/2022 IL MONACHESIMO NEL MEDIOEVO Le prime comunità monastiche organizzate si formarono all'inizio del IV secolo in Egitto, dove Sant'Antonio Abate introdusse una nuova forma di vita comunitaria, organizzando gli eremiti che si erano raggruppati intorno a lui nella Tebaide, regione dell'antico Egitto con capitale Tebe. Un secondo tipo di monachesimo, quello cenobitico, fu istituito da San Pacomio che, all'incirca nello stesso periodo, fondò il suo primo cenobio in Egitto. La sua regola di vita monastica comunitaria è la più antica ed è paragonabile a quella di Benedetto da Norcia in Europa. Il monachesimo si sviluppò in Oriente, specialmente in Egitto, nel III secolo, dal quale si diuse in Siria e in Palestina. Si trattava del monachesimo anacoretico, cioè eremitico, fatto di individui isolati che vivevano nel deserto dandosi alla preghiera, al digiuno e alle pratiche ascetiche, talora in apparenza bizzarre. Alcuni anacoreti non abbandonarono del tutto le città, ma trovarono il modo di isolarsi comunque dal consorzio sociale. Famoso il caso degli stiliti che passavano l'esistenza appollaiati su alte colonne. La chiesa non vedeva tuttavia di buon occhio questa esperienza che inaspriva i rapporti fra cristianesimo e società e dava spesso luogo a incontrollabili deviazioni dottrinali. Essa favorì per contro il monachesimo sotto la forma detta cenobitica, cioè comunitaria, il cui primo grande modello si può considerare quello di San Pacomio. Un'altro importante centro monastico fu quello organizzato da San Basilio il grande (333-370) in Cappadocia, nel centro della penisola anatolica (Turchia). Il carattere pratico e pragmatico dell'esperienza cenobitica fu accolto in Occidente con maggiore favore. La società occidentale, specie dopo la rovina dell'impero romano, era sconvolta dalle incursioni barbariche e si tendeva a vivere sempre più arroccati nelle villae, fattorie forticate. Vi era bisogno di riorganizzare non solo i ritmi dell'esistenza, ma anche la produzione. A tutto questo avrebbe provveduto il monachesimo benedettino. 24/10/2022 IL MONACHESIMO ITALO-GRECO IN CALABRIA Consolidatosi il dominio di Bisanzio, dal VI secolo tra la Calabria e le province orientali ci fu un continuo spostamento di elementi del clero greco-orientale (monaci, taumaturghi, asceti di ispirazione basiliana), i quali abbandonarono le regioni siriache e della Palestina per scegliere la via dell'isolamento e della penitenza, al riparo dalle seduzioni del mondo. A nord della regione, tra il Mercure e il Lao e nei territori di Laino Rossano, Orsomarso, Lungro, i monaci iconoduli dettero vita a quella che viene denita l'Eparchia del Mercurion. San Nilo di Rossano è la gura più rappresentativa del Monachesimo italo-greco sviluppatosi in Calabria tra il IX e XI secolo. I monaci che abitavano nelle lavre praticavano la pace contemplativa, l'isolamento e il distacco da ogni bene terreno. Altri vivevano nel cenobio, praticando la totale obbedienza all'autorità dell’igumeno, il capo della comunità, come ci informano i racconti biograci pervenutici. Nel loro esodo, i monaci orientali si portarono dietro immagini sacre, icone, reliquiari, opere di oreceria, smalti avori, manoscritti miniati, paramenti sacri di cui si rivestivano nelle cerimonie religiose, imponendo il loro rito, la loro liturgia e i loro santi. Un lascito di quella feconda stagione culturale è rappresentato dal celeberrimo Codex Purpureus Rossanensis, un evangeliario greco minato, custodito nel Museo Diocesano di Rossano, vergato probabilmente in Siria tra la ne del V secolo e l'inizio del VI. Il codice potrebbe essere giunto in Calabria a seguito dei monaci melchiti tra l’VIII e il XI secolo (periodo iconoclasta). 14/11/2022 Il secondo concilio lateranense (1139 d.C.) Questo concilio fu caratterizzato dalla condanna dello scisma di Anacleto II e dell’eresia di Arnaldo da Brescia. Alla morte di papa Onorio II, nel 1130, i cardinali che sostenevano la famiglia Frangipane eleggono papa Innocenzo II. Qualche ora più tardi, altri cardinali eleggono Anacleto II. Questo scisma perdurò no al 1138, quando morì Anacleto II. Nel concilio del 1139 furono deposti i vescovi scismatici. L'eresia arnaldiana, condanna aspramente nel concilio, era caratterizzata da elementi che saranno tipici dei movimenti ereticali (catari, patarini, valdesi, etc). Arnaldo, scagliandosi contro il vescovo di Brescia, Manfredo, critica la simonia, lo sfarzo del clero bresciano e la mancanza di moralità nella Chiesa. Il terzo concilio lateranense (1179 d.C.) E’ stato uno degli episodi di maggiore scontro tra regnum e sacerdotium. Questo scontro si conclude con la pace di venezia e la ritrovata armonia viene sancita nel terzo concilio lateranense. Il contesto storico in cui si inquadra questo concilio è quello dello scontro tra Papa Alessandro III, che convocò l'assise del 1179, e Federico Barbarossa, suo strenuo oppositore. Era dal 1160, anno in cui l'imperatore appoggiò l'antipapa Vittore IV, che l'imperatore si opponeva al potere di Papa Alessandro III. Nel 1179, dopo la pace di Venezia, Alessandro convocò il Concilio che, tra le altre cose, stabilisce nuove forme per l’elezione papale e condanna La Chiesa d'Oriente criticava sin dall'Alto Medioevo l'uso dell'azimo, il pane senza lievito, durante 'Eucarestia. L'assenza del lievito, per la teologia bizantina, inciava la completezza dell'umanità di Cristo. L'uso dell'azimo nella Chiesa d'Occidente fu una delle controversie dottrinali che portarono allo Scisma del 1054. L'utilizzo del pane non lievitato fu giusticato, in Occidente, dal fatto che Cristo istituì il sacramento dell'Eucarestia nella settimana della Pasqua ebraica, nella quale si utilizzava il pane azimo (matzah). L'ordinazione sacerdotale dei diaconi sposati Il celibato ecclesiastico è la prassi per cui una Chiesa cristiana riserva alcuni ordini sacri a uomini non sposati. Mentre nella Chiesa orientale tale divieto viene posto soltanto ai vescovi, nella Chiesa occidentale la norma è estesa anche ai diaconi. Di conseguenza, la Chiesa romana non ammette l'ordinazione sacerdotale per i diaconi uxorati, a dierenza della Chiesa bizantina, tra le cui la ci sono moltissimi sacerdoti sposati. La questione fu dibattuta in alcuni concili altomedievali e, ancora oggi, segna una delle dierenze tra la Chiesa latina e quella bizantina. Il rito bizantino Il rito bizantino, conosciuto anche come rito cattolico-bizantino o rito greco-bizantino, è il rito liturgico utilizzato dalle Chiese ortodosse e da alcune chiese sui iuris di tradizione orientale all'interno della Chiesa cattolica (Lungro e Piana degli Albanesi). Talvolta è chiamato erroneamente «rito ortodosso», senza considerare che esso è utilizzato, appunto, anche in alcune diocesi cattoliche. Nel mondo ortodosso queste comunità furono talvolta denite "uniate" termine dispregiativo ed errato certamente per le comunità precedenti al Grande Scisma d'Oriente e altre legittimamente riunite in un'unica Chiesa col Concilio di Ferrara-Firenze. Rito greco e rito latino: dierenze e analogia Nel rito bizantino i sacramenti principali dell'iniziazione alla vita cristiana (battesimo, comunione e cresima) vengono celebrati insieme, nel momento del battesimo. Il battesimo si fa per immersione o per aspersione (l'acqua deve scorrere prima sulla testa e poi sul resto del corpo del bambino). Nel matrimonio bizantino è previsto il rituale dell'incoronazione degli sposi". Il sacerdote pone davanti all'altare un tavolo; il rito segue con la coppia che bacia il Vangelo e la Santa Croce e poi gira tre volte attorno al tavolo insieme al celebrante. L’edicio della Chiesa Generalmente le chiese di rito bizantino presentano areschi sulle pareti, icone e mosaici che illustrano la vita dei santi o scene della vita di Gesù. Davanti all'altare, pienamente visibile dall'Assemblea, è posto un muro, generalmente in legno, sul quale sono poste icone dei santi. Si tratta dell'iconostasi che si trova usualmente nelle chiese bizantine. Lo spazio davanti all'icona postasi, riservato ai fedeli, è detto navata, quello dietro l'iconostasi, riservato ai celebranti, è detto vima. Le aperture nell'iconostasi che mettono in comunicazione le due parti sono tre. La porta centrale è detta porta regale, dalla quale passa solo il sacerdote durante le funzioni. La divina liturgia nel rito bizantino e l'anno liturgico La celebrazione liturgica bizantina viene celebrata in modo solenne, con molte parti cantate ad accompagnare le diverse fasi della liturgia. Anche la liturgia della parola, brani delle sacre scritture, è cantata. La durata del rito è di circa due ore. Al termine della celebrazione la Comunità rimane in chiesa per ricevere l'antidotoron. La tradizione bizantina conosce tre forme di divina liturgia, quella di San Basilio, quella di San Giovanni Crisostomo e quella dei presanticati. Liturgico bizantino è determinato dall intersecarsi di due diversi cicli, quello delle feste mobili, che dipendono dalla data della Pasqua, e quello delle feste sse che ricorrono a date determinate nel corso dell'anno. Liturgico bizantino inizio il 14 settembre, giorno dell'esaltazione della Santa e vivicante croce. Vi sono le feste despotiche, ricordo di eventi della vita di Gesù Cristo; le feste theomitoriche, relative alla madre di Dio; le feste aghiasmiche, commemorazione dei santi.
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