Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Condizioni di rischio nello sviluppo della comunicazione, Schemi e mappe concettuali di Psicologia dell'Adolescenza

esame della professoressa longobardi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 23/01/2019

Chiara.Poscetti94
Chiara.Poscetti94 🇮🇹

4.6

(21)

14 documenti

1 / 29

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Condizioni di rischio nello sviluppo della comunicazione e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Psicologia dell'Adolescenza solo su Docsity! Condizioni di rischio nello sviluppo della comunicazione La capacità di usare il linguaggio è la conquista più importante degli esseri umani: è soprattutto un modo particolarmente flessibile ed efficace per comunicare, poiché è un sistema simbolico condiviso dagli altri membri della comunità di riferimento. Comunicazione (anche non verbale)  linguaggio (strumento per pensare – livello intraindividuale) Acquisire il linguaggio significa divenire competenti in tutti i suddetti aspetti: -Fonologia = studio dei suoni -Semantica = significato delle parole e delle modalità di acquisizione del lessico -Sintassi = Insieme di regole di combinazione delle parole per la costruzione di frasi dotate di senso (grammatica) -Pragmatica = regole che governano l’uso effettivo del linguaggio (contesto) In altre parole, Il bambino deve poter sviluppare queste caratteristiche per usare il sistema linguistico -Analizzare e segmentare i suoni linguistici (fonemi, morfemi / parole e frasi) -Padroneggiare i pattern articolatori necessari per produrre i singoli fonemi e le sequenze di fonemi (parole) -Acquisire e ampliare il vocabolario -Padroneggiare le regole morfologiche e sintattiche che consentono di combinare morfemi, fonemi e frasi corrette e dotate di senso -Utilizzare le diverse funzioni del linguaggio in relazione al contesto e all’interlocutore -Padroneggiare le abilità necessarie a produrre un discorso Quali sono le funzioni del linguaggio?  Comunicare con noi stessi e con gli altri  Descrivere il mondo  Inventare qualcosa che non esiste (favola)  Condurre un ragionamento collegando idee  Convincere gli altri a fare qualcosa  Può parlare di se stesso (metalinguaggio) 3 PROPRIETA' del linguaggio come sistema comunicativo 1)Creatività = produrre un numero infinito di messaggi in un numero finito di unità base 2)Arbitrarietà = la relazione tra suoni e significati è arbitraria, il significato non può essere ricavato dalla forma del suono ma deve essere appresa e trasmessa culturalmente 3)Relazione iconica tra significato e forma del linguaggio: “bam bam” “ciao” (corrispondenza tra gesto e significato). Più facile da apprendere, ma più limitata nel rappresentare e trasmettere concetti astratti Dal punto di vista teorico, sono state proposte DIVERSE PROSPETTIVE relative al linguaggio e al suo sviluppo: Maturazione vs apprendimento (Chomsky vs Skinner) a)Secondo il comportamentismo l’apprendimento del linguaggio si spiega in base al condizionamento operante. Importanza dell’ambiente, ruolo passivo del bambino (fruitore di stimoli). b)Approccio innatista Chomsky: sviluppo del linguaggio come processo di scoperta di regole e verifica di ipotesi sull’applicazione di regole linguistiche, che derivano da un dispositivo innato LAD basato su una GU (grammatica universale). Irrilevanza dell’ambiente e ruolo attivo del bambino (processo attivo e creativo).  La conoscenza linguistica precede l’esecuzione (si possiedono le regole prima di usarle)  Linguaggio è indipendente dalla cognizione e della capacità comunicativa  L’input linguistico è irrilevante e perciò trascurato (perché è predeterminato) c)Piaget: Linguaggio e cognizione  Interdipendenza fra linguaggio e cognizione  Linguaggio non deriva dalla maturazione biologica né è esito di condizionamenti, ma si sviluppa come completamento dei processi cognitivi che caratterizzano il periodo sensomotorio.  l’esecuzione precede la competenza (conoscenza) Ipotesi cognitiva sull’acquisizione del linguaggio: Quali sono i pre requisiti cognitivi che precedono la comparsa del linguaggio ? → gioco simbolico, combinatorio, imitazione differita, uso di strumenti (//correlate con sviluppo del linguaggio), permanenza dell’oggetto e relazioni spaziali. VI stadio sensomotorio: alcune abilità cognitive correlano con la comparsa del linguaggio. Abilità cognitive non verbali acquisite nello stadio sensomotorio precedono quelle cognitive e verbali. Linguaggio e cognizione possono avere sviluppi paralleli. →avere aspettative = considerare gli oggetti sociali come strumenti per raggiungere i propri scopi. [Distinzione tra attribuzione di agenticità (attribuire all’azione l’autonomia nell’usare mezzi per raggiungere scopi) e attribuzione di intenzione (attribuire ad un altro l’intenzione nel compiere un’azione).] Tappe dello sviluppo comunicativo intenzionale ( * guarda parte sul gesto di indicare )  Bambino usa adulto (mezzo)  oggetto (scopo)  bambino ha intenzioni  Bambino usa adulto (agente)  oggetto (scopo)  funzione richiestiva  Bambino usa adulto (mezzo)  adulto (scopo) bambino ha intenzioni comunicative, cioè vuole influenzare lo stato interno dell’interlocutore; vuole cambiare l’interesse dell’adulto  funzione dichiarativa = cambiamento dello stato interno del destinatario In altre parole, il bambino quando utilizza solamente la funzione richiestiva sa riconoscere esclusivamente l'agenticità dell'altro, mentre quando utilizza la funzione dichiarativa - dimostrando un interesse nell'influenzare lo stato interno dell'adulto – sa riconoscere nell'altro anche quest'ultimo aspetto. 2) passaggio dalla comunicazione pre-verbale a verbale A tale proposito, esistono due linee di pensiero....  Discontinuo  le capacità comunicative pre-verbali non sono in relazione con il linguaggio: il linguaggio è un organo mentale che emerge con la maturazione di “modelli specifici” e coincide con la comparsa della grammatica. Alcuni processi (fonologici e sintattici / a base più innata) possono essere speciali e specifici per l’elaborazione del materiale linguistico. Aspetti come semantica e pragmatica (base più esperienziale) possono usare meccanismi più generali di elaborazione dell’informazione.  Continuità  c’è una relazione tra comunicazione pre-verbale e sviluppo del linguaggio: lo sviluppo linguistico è assolutamente collegato a domini quali percezione, memoria, abilità. La competenza comunicativa è più ampia di quella linguistica: l’abilità si specializza e si modularizza successivamente. Fasi della comunicazioni verbale antecedenti la comparsa delle parole  Prime due settimane  suoni vegetativi (ruttini, sbadigli) e suoni legati al pianto.  1-2 mesi  suoni dissociati dal pianto, prodotti in stato di calma.  2-3 mesi  primi imitazioni vocaliche.  3-6 mesi  suoni non di pianto, ai suoni vocalici si uniscono i consonantici  protoconversazione  6-7 mesi  lallazione canonica (consonante vocale “cu, ba, ma”)  lallazione reduplicata (“mama”)  10-12 mesi  lallazione variata (“bada, dadu”)  protoparole Relazione fra lallazione e prime parole  Ipotesi della discontinuità  c’è un ordine universale di acquisizione della fonologia.  Ipotesi della continuità  il bambino usa nelle prime parole gli schemi fonetici più frequentemente sperimentati nella fase della lallazione  ruolo attivo sia nella produzione che nella percezione dei suoni  differenze individuali nella preferenza fonetica e nella stabilità di questa preferenza. COMUNICAZIONE NON VERBALE Quali sono le le caratteristiche del gesto comunicativo? Bambini  1) triadico; 2) distale; 3) contatto visivo o alternanza di sguardo; 4) funzione richiestiva e dichiarativa; Primati non umani  1) diadico; 2) di contatto; 3) no contatto visivo o alternanza di sguardo; funzione richiestiva. Bambini con autismo  1) triadico; 2) prevalentemente di contatto; 3) contatto visivo o alternanza di sguardo; 4) prevalentemente funzione richiestiva.  Gesti deittici (10-12 mesi)  indicare, mostrare, dare, richiedere  Gesti referenziali/rappresentativi/simbolici (12-15 mesi)  scuotere la testa (sì/no); fare ciao, cullare, battere le mani = bravo  sono gesti a cui si può attribuire una certa etichetta semantica non variabile contestualmente.[Diversamente dai gesti deittici, i gesti referenziali non variano rispetto al contesto  i gesti deittici hanno senso solo al variare del contesto in cui vengono prodotti.] Genesi dei gesti referenziali 1)Contestualizzazione – nascono all’interno di routine sociali e giochi con l’adulto e vengono appresi prevalentemente per imitazione (sono molto legati a situazioni specifiche). 2)Decontestualizzazione – utilizzo generalizzato al di fuori del contesto di origine. Come vengono valutati i gesti? In base a: 1) intenzionalità comunicativa; 2) uso di segni convenzionali (condivisi al contesto di appartenenza); 3) riferimento a oggetto/evento esterno. Principio di economia del Primo Vocabolario (14 mesi) pochissimi bambini hanno una sovrapposizione tra etichetta lessicale (verbale) e etichetta gestuale.  per etichettare un referente il bambino preferisce usare o un canale gestuale o uno lessicale, evitando sovrapposizioni (lo si indica con la parola o col gesto senza combinazione tra le 2  economia evita la ridondanza dell’informazione). Equipotenzialità del sistema comunicativo gestuale e lessicale (16 mesi)  n gesti = n parole Potremmo sapere che un bambino ha ugual numero di gesti e parole (questo costituisce il repertorio  cosa il bambino conosce del mondo e di cui fa esperienza), ma il nostro scopo è correlarlo con la frequenza d’suo, che vuol dire quello che effettivamente il bambino usa e si evince che il bambino può usare più gesti che parole. 20 mesi  qui la prospettiva di lettura cambia; il linguaggio deve poter cambiare e ci dobbiamo aspettare una certa prevalenza delle parole sui gesti. Se ciò non accade, ovviamente bisogna considerare lo stile individuale del bambino, ma comunque dobbiamo essere accorti e fare attenzione per evitare un disturbo (può essere un campanello di allarme). Nello studio della relazione tra gesti e linguaggio è importante considerare sia il repertorio che la frequenza d’uso: un’alta frequenza d’uso implica la possibilità - a livello simbolico - di elaborare il significato del referente e di offrire un’etichetta comunicativa non verbale per il referente  il bambino impara a generalizzare l’etichetta gestuale a più esemplari dello stesso referente (gesto del telefono davanti a diversi oggetti e in diverse situazioni, processo di decontestualizzazione)  funzione di scaffolding del gesto nello sviluppo linguistico. Funzione del gesto di INDICARE nei bambini piccoli Origine del gesto di indicare Vygotskji  gesto strumentale che emerge dai tentativi falliti di raggiungere l’oggetto (deriva dal gesto di prensione) Werner e Kaplan  gesto di indicare e gesto di prensione hanno due linee evolutive diverse; l’indicare ha fondamentalmente una funzione contemplativa o dichiarativa Butterworth  l’indicare fin dalla sua comparsa (10-12 mesi) viene prodotto in contesti comunicativi in cui la funzione del gesto è di condividere l’attenzione/interesse per l’oggetto target e quasi mai si verifica la sostituzione del gesto di indicare con la prensione. Il gesto di prensione appare in contesti in cui la funzione del gesto è segnalare il desiderio di raggiungere/prendere l’oggetto (ad es. attraverso l’utilizzo di stimoli prossimali, oggetti appena fuori dalla portata del B.). L'indicare è un gesto “più evoluto” rispetto a quello della prensione: L’indicare è associato ad un più frequente controllo visivo sull’interlocutore rispetto al gesto prensione. prima dei 12 mesi i bambini indicano mantenendo il controllo visivo on l'interlocutore Sviluppo comunicativo nel ambino con SINDROME DI DOWN I bambini con sindrome di Down (SD) presentano un ritardo globale (motorio, cognitivo, linguistico). Lo sviluppo linguistico è inferiore all’età mentale; Cosa differenzia il profilo comunicativo dei bambini con SD rispetto a quelli con autismo??? 1- Non mostrano difficoltà nell’interazione triadica e nell’attenzione condivisa; 2- Alternano lo sguardo tra l’oggetto e l’interlocutore; 3- Guardano l’adulto quando impegnati in giochi sociali; 4- Producono un numero maggiore di gesti comunicativi rispetto a bambini con autismo; 5- Sono in grado di produrre e comprendere gesti con funzione dichiarativa.  Bambini con SD riescono a categorizzare ma utilizzano più spesso etichette gestuali rispetto a etichette linguistiche produttive  compensazione tramite i gesti del deficit linguistico. Bambini con SD e bambini con ST (possibile Late talkers o Late bloomer) hanno un differente ruolo del gesto nella produzione delle combinazioni gesto-parola: 1- DS: rendere più chiaro il significato della parola (“Debolezza”); 2- ST: accompagnare il passaggio alla combinazione. relazione tra comunicazione non verbale e linguaggio nello sviluppo atipico Secondo Harris, Kasari, Sigman (1996), esiste una relazione tra sviluppo del linguaggio espressivo e recettivo (produzione e comprensione ) e capacità d iniziare interazioni di attenzione congiunta e di rispondere alle iniziative dell'adulto. – per i B con AU il linguaggio espressivo è in relazione con la capacità di rispondere a interazione di attenzione condivisa ma non con la capacità di iniziare interazione sociali. – Per i B con S il l linguaggio espressivo è in relazione anche con la capacità di iniziare interazioni sociali → esistevano differenze individuali nei due gruppi: i B che nella valutazione iniziale presentavano maggiori abilità di comunicazione preverbale mostravano successivamente maggiori capacità linguistiche (stabilità). ruolo del gesto nella valutazione dello sviluppo tipico e atipico → importanza della fase di sviluppo ( assenza/ emergenza/ età comparsa) → tipologia e frequenza d'uso dei gesti ( deittici, rappresentativi: convenzionali, iconici, beat) → rapporto tra comprensione e produzione dei gesti. In relazione anche alla compresione e produzione non verbale → funzione comunicativa ( richiestiva/ dichiarativa; SP, RS, IM, EL) → combinazione gesto-parola (contenuto semantico → osservazione /rilevazione/valutazione: metodo diretto/indiretto (situazione strutturata e non strutturata: produzione spontanea, elicitata; partner familiare e non familiare) = indicatore (meccanismo) di immediato/ prossimo cambiamento qualitativo nel funzionamento mentale. COMPETENZE LINGUISTICHE PRIME PAROLE: l'utilizzo delle prime parole segna il passaggio dalla comunicazione gestuale e vocale prelinguistica al linguaggio vero e proprio. Definizione di PAROLA [secondo i criteri di Vihman e McCune (1994)] → È simile alla parola adulta ( ha una forma simile) → Viene utilizzata per riferirsi a un oggetto/evento specifico ( ha una funzione stabile nel tempo ) lo sviluppo linguistico è riassumibile e più facilmente compreso attraverso questo schema/sequenza di avvenimenti.... 1)comparsa delle PROTO-PAROLE (9-10 mesi): → sono espressione della continuità tra lallazione e la prima produzione di parole. → hanno Forme fonetiche idiosincratiche e assumono una funzione comunicativa in base al contesto in cui vengono utilizzate (funzione specifica, legata esclusivamente al contesto) 2)PRIME PAROLE (11-13 MESI) → inizialmente, sono altamente contestualizzate → poi vanno a generalizzarsi → Categorie: 1- Nomi di oggetti; 2- Parole funzionali che regolano l’interazione sociale e /o codificano la relazione tra eventi. → Esempi: “non c’è più”: scomparsa dell’oggetto; “finito”: successo nel compito; “ancora”: reiterazione dell’attività Rientrano nelle prime parole anche le parole cognitivo-relazionali: Il bambino è in grado di riferirsi verbalmente alla scomparsa dell’oggetto alla stessa età in cui è capace di risolvere i compiti di permanenza dell’oggetto o di risolvere problemi: relazione mezzi-fine (bene/finito). Che significato hanno e come devono essere interpretate le prime parole??? ...su questo tema si sono sviluppati due approcci: a) le prime singole parole corrisponderebbero ad “OLOFRASI” → ovvero le parole acquistano il valore di una frase grazie agli elementi non linguistici del contesto in cui vengono espresse... Greenflied e Smith distinguono a tal proposito 2 significati della parola: → Significato referenziale: fa riferimento a ciò che la parola denota da sola; → Significato combinatorio: fa riferimento a ciò che la parola può denotare in combinazione con gli altri elementi non linguistici ricavati dal contesto; b) le prime parole avrebbero prima un uso non referenziale e poi ne acquisterebbero uno referenziale: → Uso non referenziale: parole di accompagnamento all’azione che ancora non si sostituiscono allo schema di azione rappresentandolo ( es: dire “ciao” esclusivamente quando si gioca a telefonare ) → Uso referenziale: B produce le parole per denotare oggetti, persone, eventi, indipendentemente dagli schemi di azione a cui erano inizialmente associate ( es: dire “ciao” anche per salutare...) NB: Tale passaggio segna anche la comparsa di una progressiva decontestualizzazione delle parole (Comprensione della natura arbitraria della relazione tra suono e referente) il bambino comprende che “tutte le cose hanno un nome” e ciò gli consente di: 1)Generalizzare il significato delle parole apprese a nuovi esemplari dei loro referenti; 2)Categorizzare la realtà... rischiando 3 tipologie di errori: sovraestensione, sottoestensione e sovrapposizione [Generalmente il bambino produce prima gli errori di sovraestensione, quando ha imparato una parola nuova: poi attraversa un periodo di sottoestensione; infine applica correttamente la parola etichetta.] 3)Apprendere rapidamente nuove parole. Su cosa si basano i bambini per utilizzare una parola con uno specifico significato?  Somiglianze percettive tra gli oggetti (forma, colore, suono, sapore) (Clark 73)  Somiglianze funzionali tra gli oggetti (uso, proprietà dinamiche dell’oggetto) (Nelson74)  Entrambe le modalità di categorizzazione (Benelli 1980)  Rappresentazione di eventi o script (copione) (Nelson 1985) – rappresentazione globale dell’evento che si sperimenta: ad esempio “giocare a palla” “leggere insieme un libro”: partecipanti/azioni/luoghi non si differenziano  Alcune parole nascono fortemente legate al contesto e agli eventi; altre parole nascono decontestualizzate fin dall’inizio e vengono prodotte in modo flessibile in una varietà di contesti (Barret 1989) Vocabolario a 20 mesi (100 parole / minore di 20 / maggiore di 600). Comprensione a 8-10 mesi (30 parole / 0 / 200). Prime frasi (20 mesi / 14 / 24 mesi). 2)Stile di apprendimento (aspetto qualitativo). DIFFERENZE INDIVIDUALI NELLO SVILUPPO LINGUISTICO (BATES, 1988) STILE REFERENZIALE STILE ESPRESSIVO SEMANTICA Alta proporzione di nomi; Utilizzo di parole singole; Maggiore varietà lessicale. Bassa proporzione di nomi; Utilizzo di formule; Minore varietà lessicale. PRAGMATICA Maggiore uso di intenzione dichiarativa. Maggiore uso di intenzione richiestiva. FONOLOGIA Buona articolazione e intellegibilità. Scarsa articolazione e intellegibilità VARIABILI DEMOGRAFICHE Genere femminile; Primogenito; Livello socioeconomico alto. Genere maschile; Secondogenito; Livello socioeconomico basso NOUN BIAS: il primo lessico infantile è dominato da nomi o da verbi??? Anche se vi sarebbe una tendenza/facilità nell'apprendimento dei nomi ( referente concreto ), la risposta a tale domanda dipenderebbe dalle Caratteristiche strutturali della lingua che si apprende (struttura SVO) e dalla frequenza/variabilità morfologica/posizione saliente che varia da lingua a lingua. Ad esempio... → l'Inglese il primo lessico del bambino sarebbe caratterizzato principalmente dall'utilizzo dei nomi, visto anche l'importanza strutturale e salienza che rivestono nella loro lingua (SVO) → Nel Cinese invece il primo lessico sarebbe caratterizzato principalmente dai verbi ( sOV ), visto la tendenza a nominare i nomi → Italiano: quadro interme dio (sVO). DAL LESSICO....VERSO LA SINTASSI! La fine del 2° anno è contraddistinta per ... a) Incremento del vocabolario (specializzazione) b) Comparsa delle prime combinazioni di 2/3 parole (emergenza) Quale relazione intercorre tra lessico e sintassi? a)Approccio innatista: processi distinti, indipendenti... b)Approccio costruttivista: continuità tra i due aspetti... →il lessico è un prerequisito dello sviluppo sintattico. E ciò significa che esisterebbe una relazione causale e temporale tra i due processi. Esisterebbe una “soglia minima/massa critica” , ovvero, una volta apprese 50/100 parole, il bambino inizierebbe a combinarle tra loro NB: secondo diverse ricerche, sembrerebbe che gli enunciati prodotti dai bambini in questa fase dello sviluppo sarebbero “qualitativamente differenti” tra loro a seconda del numero di vocabolari appresi... a) bambini con poche parole tenderebbero ad utilizzare le frozen phrases, ovvero frasi fatte, adottando un “approccio olistico” nella segmentazione dell'input verbale che ascoltano. b) bambini con un vocabolario più ampio producono frasi più flessibili, adottando un “approccio analitico” e sono pertanto capaci di utilizzare le stesse parole in diverse combinazioni. Da che elementi sono composte le prime frasi? Quanto sono importanti i predicati ( verbi e aggettivi )? Sembra non esserci una “dipendenza” dai predicati, in quanto le prime frasi non contengono verbi o aggettivi. Sono infatti più frequenti gli enunciati composti da due nomi “mamma libro” “papà auto” e enunciati con un nome e un pronome deittico “questo mamma” “palla qua”. Gradualmente poi andrebbero ad aumentare il numero di predicati prima e funtori poi. Nb:I valori della frequenza d’uso dei predicati e dei funtori indicano che sono sotto- utilizzati nella produzione, nell’uso effettivo che può farne Tra le prime parole nel 1° anno (11/12 mesi) e le prime combinazioni nel 2° anno a 18/20 mesi si manifestano le FORME TRANSIZIONALI “qualcosa di più di una parola e qualcosa di meno della sintassi” (Dore et al 1977).[Così avviene un = passaggio graduale della fase monotematica alle frasi – dal periodo olofrastico a quello telegrafico – ] ciò che differenzia le forme transizionali dalle combinazioni è il fatto che le prime rispettano solamente uno, o al massimo due, dei Criteri di definizione delle combinazione: a)Il significato delle combinazione è diverso da quello di ogni singolo elemento b)L’enunciato presenta un unico contorno prosodico intonazionale c)Le parole che costituiscono l’enunciato sono presenti della produzione spontanea in combinazione con altre parole (ricorrenza); una particolare combinazione compare almeno tre volte (produttività) Abbiamo diverse espressioni delle forme transizionali.... • in primo luogo vi sono Combinazioni gesto+parola , in cui il gesto acquista un valore semantico che a seconda dei casi può essere: 1)EQUIVALENTE: il gesto enfatizza o esprime la stessa informazione semantica dell’elemento espresso verbalmente ( B dice “ciao” e fa ciao con la mano) 2)COMPLEMENTARE: il gesto aiuta a identificare un preciso referente – se nell’ambiente ci sono più oggetti (dice “palla” e indica l’oggetto) 3)SUPPLEMENTARE : attraverso il gesti SI AGGIUNGE un’ informazione diversa da quella espressa linguisticamente, un significato non direttamente desumibile dalla parola (dice “acqua” e fa il gesto non c’è più) [Bambini sindrome di down per esempio hanno la combinazione gesto parola, ma non arrivano al significato più alto, cioè quella con l’informazione supplementare. ....le combinazioni supplementari anticipano le combinazioni di più parole. ] • in secondo luogo vi sono le Ripetizioni verticali e orizzontali (altra forma transizionale) Si fa più riferimento all’aspetto conversazionale o dialogico (piuttosto che a quello formale più inerente ai gesti) Espressioni in cui il bambino ripete in turni successivi o nel medesimo turno conversazionale la stessa parola riferita allo stesso elemento del contesto. Anche se sta ripetendo la stessa parola si allunga il suo turno conversazionale e la lunghezza dell’enunciato Le ripetizioni verticale (più turni) precedono quelle orizzontali (parola ripetuta nello stesso turno). Per produrre una combinazione la parola deve essere ripetuta nello stesso turno Rilevante lo scambio comunicativo e il ruolo del partner/adulto. Non deve sovrapporsi e deve accogliere la ridondanza della comunicazione del bambino • in terzo luogo possono esserci combinazioni di una singola parola con un suono senza signficato L’insieme dei principi e regole che governano il modo in cui le parole e altri morfemi sono ordinati per formare una frase possibile in una data lingua. [Frase possibile: “la porta della cucina è rotta” ; Frase non possibile: “la della porta è cucina rotta”] La sintassi include i principi che descrivono: a) La relazione tra diverse forme della stessa frase (ad es. la frase attiva “il poliziotto ha arrestato il ladro” e la forma passiva “il ladro è stato arrestato dal poliziotto”) b) I modi per inserire una frase in un’altra (ad es. “Paolo ha incontrato il ladro che è stato arrestato dal poliziotto”) c) le Regole della transitività = che consentono di rendere esplicito il ruolo degli elementi: “chi-ha-fatto-cosa-a chi” (svo) NB: Regole che possono cambiare nelle diverse lingue relativamente all’ordine degli elementi: stabilità del significato variabilità nell’ordine della sequenza  L’ipotesi dominante negli anni ‘70 ha portato ad aspettarsi che i bambini acquisiscono la morfologia dopo aver acquisito le regole relative all’ordine delle parole (universalità) = assunzione che i bambini producano le prime stringhe di parole non flesse e nell’ordine canonico tipico della loro lingua. Ma: gli studi trans-linguistici (Slobin e Bever) a partire dagli anni ‘80 (ad es. inglese, italiano, serbo-croato, turco) hanno contribuito ad abbandonare l’idea dell’esistenza di una strategia universale basata sull’ordine delle parole, piuttosto, vi è una variabilità di percorsi evolutivi legata anche alla diversità delle lingue che si apprendono (ad es. maggiore o minore complessità flessiva delle parole). Ad es. in turco si segue l’ordine SVO, ma nei bambini di età tra 2, 2-3, 8 anni sono state osservate frequentemente frasi verbo-oggetto-soggetto collegate anche alla medesima tipologia di input ricevuto. Ad es. in italiano: “aggiusta io” = aggiusto io; “vieno” = vengo Riassumendo: non vi sarebbe una tendenza universale ad imparare ad ordinare prima le frasi e solo successivamente ad utilizzare correttamente i morfermi legati. DALLA PAROLA ALLA FRASE Definizione di frase (Simone, 1990):  Criteri formali: la presenza di un verbo;  Criteri semantici: una sequenza di parole dotata di senso compiuto (non una semplice concatenazione di parole = forma transizionale delle prime combinazioni!)  La presenza nel parlato adulto e infantile di espressioni incomplete, false partenze, autocorrezioni, induce a ritenere la sintassi dello scritto diversa da quella del parlato e a preferire l’uso della nozione di enunciato o enunciazione. Come definire un ENUNCIATO? • Sequenza di parole preceduta o seguita da silenzio (pausa: inferiore a 2 secondi) e/o da un turno conversazionale; [Crystal, 1985; Veneziano et al. 1990; D’odorico e Carubbi, 1995] • pronunciata con una precisa intenzione comunicativa (ad es. richiedere, informare, ordinare, etc.) espressa attraverso contorni intonazionali convenzionali (ad es. apri la porta? Apri la porta) [Moneglia e Cresti, 1993-1997] NB: L’enunciato può essere costituito anche da una sola parola! Relazione tra lessico e grammatica L’ampiezza del vocabolario predice 1. La comparsa delle combinazioni di parole; 2. La presenza dei funtori negli enunciati; 3. La lunghezza degli enunciati. Come calcolare il parametro di valutazione basato sull’enunciato? Lunghezza media dell’enunciato (LME)  Parametro creato da Roger Brown (1973) LME misura la complessità di una struttura linguistica = si basa sulla quantità degli elementi contenuti:  VANTAGGI: semplicità di calcolo, facilità di interpretazione, utilità applicativa/clinica. Esempio di come calcolare la LME e la MaxLE in un bambino di 18 mesi -LME: 165/157= 1.05 [LME = n° parole/n° enunciati] -MaxLE: (5 enunciati più lunghi (fornisce una valutazione dinamica della capacità del bambino) 2+2+2+2+1/5 = 1.08 NB: Nel “valutare” un enunciato bisogna tener conto di diversi fattori 1)la LINGUA ES: Lunghezza dell’enunciato in lingue diverse Frase Parole Morfemi (Brown 73) Morfemi + genere Wolves eat sheep 3 4 4 I lupi mangiano le pecore 5 10 14 2) la COMPLESSITÀ Esempio: Enunciati di 4 parole “La macchina è rotta” “Etta macchina rotta qua” “A brum via qua” Quali sono gli elementi di una frase? 1) Il PREDICATO, →Elemento che all’interno della frase tiene insieme gli altri componenti della struttura linguistica. →È quella parola (non coincide sempre con il verbo) che attribuisce una proprietà a una altro elemento della frase o stabilisce delle relazioni tra più elementi della frase. 2)Argomento/i → Elementi tenuti insieme dal predicato. Esempi di predicati e argomenti “La borsa è pesante” -> “essere pesante” è un predicato ad un argomento: chi/che “Io prendo i soldi” -> “prendere” è un predicato a due argomenti: chi-cosa “Io metto qua la macchina” -> “mettere” è un predicato a tre argomenti: chi-che cosa- dove predicati e argomenti vengono considerati il “Nucleo fondamentale della frase” 3)Connettivi → Parola o espressione che ha la funzione di segnalare una certa relazione tra frasi o gruppi di frasi. → Elementi “coesivi” di due frasi di cui la seconda è una conseguenza della prima. Vengono distinti connettivi: temporali (anteriorità/contemporaneità/posteriorità: prima/ora/dopo..); causali (la causa precede l’effetto: dato che, perché..); spaziali (rapporti spaziali secondo cui si svolgono le azioni: sopra, sotto, verso..). Longobardi -lezione 29/02/16 Quali fattori sociali sono implicati nello sviluppo comunicativo-linguistico?? L'approccio socio-costruttivista pone il suo focus sull’interazione adulto- bambino.... -basato sulle teorie di: a)format di attenzione e/o azione condivisa, Bruner b) Zona di Sviluppo Prossimale, Vigotskij Per tale ragione il focus delle osservazioni si è spostato sulla partecipazione del bambino agli scambi interattivi dell’adulto e sulle modalità di adattamento del linguaggio rivolto al bambino da parte del genitore stesso. A proposito dell'ultima questione.... Quali sono le Finalità degli adattamenti linguistici ? Per rispondere a tale domanda esistono diverse ipotesi -ipotesi pedagogica: gli adattamenti favorirebbero “ideali lezioni di lingua” NB: visto il frequente utilizzo da parte del genitore di frasi interrogativi e di comandi ove il soggetto viene spesso omesso, sembrerebbe che il linguaggio genitoriale non sia sempre “ideale”. -ipotesi del feedback: sarebbero orientati alle “reali capacità del bambino” -ipotesi conversazionale: opportunità al bambino di agire come interlocutore maturo Tutto ciò ci porta verso una SPIEGAZIONE MULTIFATTORIALE DELLO SVILUPPO COMUNICATIVO-LINGUISTICO DEL BAMBINO ( Sempre secondo l'approccio socio- costruttivista ). → Secondo questa infatti, le competenze comunicativo-linguistiche sviluppate da un bambino sarebbero contemporaneamente legate alle sue capacità ( siano esse innate o acquisite ) e alla qualità dell'INPUT genitoriale... NB:L’INPUT viene tradotto come esperienza linguistica/comunicativa, per il quale viene tenuto conto di alcune fonti di variazione: -interlocutore: (es: madre, padre, altri coetanei, educatore, terapista) -contesto: (es: attività. Numero dei partecipanti, ruolo sociale) -cultura: (rurale vs urbana; classe sociale) - lingua: (utilizzo dei nomi e verbi) Inoltre, l’input viene analizzato attraverso le condizioni di sviluppo tipico e atipico del bambino: -tipo di deficit -livello di sviluppo (età’ cronologica, età mentale) - aspettative dell’adulto ESEMPIO: Contesto non verbale e linguaggio rivolto al bambino (b. 1-2 anno di vita, Messner&Harris) 1)Madre: “ è un autobus, puoi farlo andare avanti” Bambino: prende l’autobus 2) Madre avvicina orso a b.: “è troppo grande per poterlo tenere”;”è proprio un orso grande” Bambino: prende l’orso e lo manipola In altri casi, però non c’è corrispondenza diretta:  Snow 1972 (Motherese/baby talk/ child directed speech): Snow rileva delle particolari CARATTERISTICHE del BABY TALK: a)Linguaggio semplice e ridondante : “es: prendi quello rosso, trova quello rosso, non quello verde, voglio quello rosso”. “ questo è un leone! Il leone si chiama leo. Leo vive in una grande casa” → frasi brevi, numerose ripetizioni e dette lentamente... B) prosodia: timbro e tono più alto: quando si parla con bambini di 2 e 5 anni piuttosto che con adulti -tono più alto nella parte finale dell’enunciato e maggiormente in un contesto di gioco che nella lettura del libro -con bambini di 2 anni sono più frequenti i comandi espressi in forma interrogativa. nel gioco del puzzle prolungano e accentuano le parole ritenute più importanti (es. aggettivi e verbi) Es: “infilaaa il pezzo rossooo” Per quanto riguarda il linguaggio prosodico, i b. di 4 mesi preferiscono ascoltare il linguaggio materno rivolto a b. piuttosto che a adulti; la melodia è la miglior caratteristica per catturare l’attenzione dei b.; la prosodia aiuta alla modulazione di stati affettivi positivi. Il linguaggio prosodico ha 2 funzioni: -analitica: aiuta a elaborazione del materiale linguistico nel compito di segmentazione dei suoni , di unita linguistiche -socio-affettiva: consente di sperimentare uno scambio comunicativo efficace Quindi, lo stile comunicativo dell’adulto centrato sul bambino ha queste caratteristiche… → Quando l’adulto elabora ciò che il bambino ha appena espresso in modo incerto o sbagliato, offre l’info semantica e sintattica saliente all’interno di un contesto conversazionale conosciuto e dunque il max di opportunità per capire “come si parla su che cosa”: FORMAFUNZIONE; CONTENUTOSTRUTTURA Quali sono le MISURE LINGUISTICHE INDAGATE NEL DISCORSO RIVOLTO AI B. che imparano a parlare??? -aspetti lessicali: ampiezza del vocabolario; varietà lessicale; composizione del vocabolario; grado di concretezza del lessico - aspetti sintattici: lunghezza media dell’enunciato; enunciati senza verbo; numero di verbi per enunciato; n. di ausiliari per verbo; proporzione di frasi subordinate -aspetti pragmatici: direttive; richieste di info; descrizioni; denominazioni; commenti; espansioni (uso, da parte di un adulto,di una parola che il b. aveva usato nell’enunciato precedente: presume un rispecchiamento del linguaggio; ripetizioni. Quali sono invece le FUNZIONI COMUNICATIVE MATERNE ? → Mc Donald e Pien (1982) distinguono due tipologie di eunciati: a) di controllo b) di conversazione → Longobardi (1992) distingue invece 5 funzioni comunicative (bambini 16 mesi) nb: tali funzioni sembrano essere maggiormente legate al contesto, rispetto che alle caratteristiche materne. • tutoriale: ripetizioni; espansioni/ripetizioni; riformulazioni; parafrasi; riferimento a Precedente esperienza; rif. alla routine di gioco; complimenti • didattica: descrizioni/dimostrazioni; domande chiuse; richieste di ripetizione; denominazioni; correzioni • conversazione: espressioni fatiche (espressioni che hanno lo scopo di far capire la propria presenza all’interlocutore e la propria intenzione di proseguire la comunicazione); domande aperte; commenti; auto risposte (l’adulto si risponde da solo alla propria domanda:anche questa serve a prolungare la conversazione) • controllo: controllo dell’azione; controllo dell’attenzione • asincronica: comportamenti intrusivi; cambio di argomento; risposte mancate (l’adulto non reagisce all’azione del bambino. È tipicamente negativo e molto infrequente in condizioni di sviluppo tipico) - Esempio: conversazione madre-b. di 20 mesi M: “guarda, guarda!” controllo B: “papa’”(manipolando una macchinina) espansione M:”li’ c’è papa’”espansione M:”dove va papa’?”domanda chiusa il GRADO DI RESPONSIVITA’ DELL’ADULTO [ immediata (temporalmente) / contingente(attinente) / appropriata (postivamente collegata) ] , utilizzando le 5 funzioni comunicative, può essere letta lungo un continuum... (max) f. tutoriale--- f. didattica --- f. conversazionale --- f. controllo --- f. asintonica ( min ) rispetto agli esiti della ricerca sulle funzioni della comunicazione materna…. n 16 diadi madre-bambino, osservate in ambiente familiare): Funzioni: Tutoriale 19%, Didattica 16%, Conversazione 34%, Controllo 29%, Asincronica 2%. Controllo: dirottare attenzione del b verso qualcosa a cui il b non presta attenzione. Conversazione: maggiormente utilizzata, mantenere sempre aperto il canale conversazionale (domanda aperta, commenti non solo descrittivi ma a contenuto empatico, espressioni empatiche). Quello che correla positivamente con lo sviluppo comunicativo è la funzione tutoriale. La funzione asincronica correla negativamente.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved