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confronto tra i due testi, Esercizi di Letteratura

confronto approfondito tra il Rosso Malpelo e Ciaula Scopre la Luna

Tipologia: Esercizi

2019/2020

Caricato il 14/12/2022

nicole-caslini
nicole-caslini 🇮🇹

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Scarica confronto tra i due testi e più Esercizi in PDF di Letteratura solo su Docsity! CONFRONTO TRA “ROSSO MALPELO” E “CIÀULA SCOPRE LA LUNA” Alla fine dell’800 in Italia prese avvio una rivoluzione industriale che interessò principalmente il Nord. Ciò incrementò il divario tra la zona settentrionale e quella meridionale della penisola, divario che si intensificò ancor più a seguito della nascita del Regno d’Italia, avvenuta ufficialmente il 17 Marzo 1861. Le scelte governative favorirono troppo spesso gli imprenditori del Nord, ostacolando anche le realtà meridionali più competitive, comportamento che fu poi perpetrato anche da Giovanni Giolitti nel corso del suo mandato a partire dal 1903. Alla fine del XIX secolo la realtà di povertà e sfruttamento delle classi più disagiate nel profondo Sud iniziò ad interessare l’opinione pubblica, si parlava di “questione meridionale”, per sottolinearne la criticità. Questo contesto era ben noto allo scrittore italiano Giovanni Verga che, ispirandosi a ciò, scrisse “Rosso Malpelo”, novella inserita nella raccolta “Vita dei Campi” (1880). Questo racconto è un’opera verista con protagonista Rosso Malpelo, che incarna l’emblema dell’esclusione, a causa di un pregiudizio diffuso negli ambienti popolari siciliani. Nel testo si legge infatti: “Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo”. La novella si apre con la narrazione della tragica morte del padre, l’unica persona che gli avesse voluto bene. Il protagonista sfogava la sua rabbia contro un vecchio asino ed un coetaneo zoppo, detto Ranocchio, al quale poi però si affezionò. Dopo la morte dell’amico, Malpelo accettò l’incarico di inoltrarsi nella cava dalla quale non uscì mai più. Egli è dunque espressione di una realtà sociale povera e degradata, in cui tutto viene subordinato all’interesse economico, sentimenti e rapporti familiari compresi, e che spesso porta la vittima a diventare a sua volta oppressore. Diversi anni dopo, nel 1907, fu pubblicato uno dei testi pirandelliani più noti delle “Novelle per un anno”, ovvero “Ciàula scopre la luna”, che affronta il tema delle dure condizioni di vita nella Sicilia post-unitaria, argomento già presente nella novellistica verghiana. Il protagonista di questo racconto è Ciàula, un uomo di circa trent’anni con un ritardo mentale, che aiuta il padrone Zi’ Scarda con il lavoro nella miniera. Ciàula ha il terrore del buio notturno, ma una sera in cui è costretto a trasportare un carico di zolfo alla cava, nella desolazione più totale, “scopre” la Luna. Mettendo a confronto la novella verista “Rosso Malpelo” con quella decadente pirandelliana “Ciàula scopre la luna”, sono rintracciabili molte somiglianze, ma altrettante differenze. Queste opere presentano il duro lavoro in miniera e la figura del reietto, che risulta confinato all’ultimo gradino della scala sociale. L’analogia più evidente riguarda i luoghi in cui si svolgono le vicende: due cave siciliane, l’una di rena rossa e l’altra di zolfo. Altra somiglianza sostanziale si riscontra tra i due protagonisti, due vinti simili nell’aspetto: entrambi sporchi e cenciosi, con un comportamento animalesco. Vengono difatti presentati dagli autori più come bestie che come uomini; tuttavia dimostrano di essere a modo loro sensibili: Ciàula si commuove guardando la luna e Malpelo, essendo affezionato al padre, cura con estrema attenzione gli oggetti del defunto. Questo dimostra una pietas filiale per l’unica persona che gli aveva voluto bene. Rosso Malpelo è consapevole di valere meno delle bestie e tutti lo trattano come un cane rognoso, allo stesso modo Ciàula è continuamente schernito dai minatori. Egli però viene presentato con tratti umoristici: il suo stesso nome è una derisione, infatti “Ciàula” in dialetto siciliano significa “cornacchia”: era soprannominato così perché, camminando, riproduceva il verso della cornacchia, proprio come Ranocchio, nella novella di Verga, viene chiamato così per via della sua andatura, simile a quella di una rana. Entrambi i protagonisti, poi, si trovano a loro agio nell’oscurità della miniera, che è il loro ambiente naturale a cui sentono di appartenere. Di conseguenza la miniera si può considerare la loro unica casa. Malpelo sostiene che per gli “abitanti” delle cave dovrebbe essere sempre buio, per questo odia le notti di luna piena. Anche Ciàula si trova a proprio agio nelle viscere della terra, lì vive bene al riparo dalle sue paure, che restano fuori dalla cava, al punto che la miniera rappresenta quasi l’utero materno, in mancanza di altre certezze. Malpelo ha un proprio punto di riferimento, il padre, e dopo la morte di quest’ultimo i suoi oggetti; Ciàula invece non ha nessuno e non può che contare sulla pietà di Zi’ Scarda. Il primo infatti si sente al sicuro indossando la camicia e i pantaloni di fustagno appartenuti al padre, mentre il secondo porta un vecchio panciotto, il cui proprietario è ignoto. Malpelo ha una famiglia che si vergogna di lui e che lo disprezza, Ciàula invece neppure ce l’ha. Un'altra differenza tra i due riguarda il loro comportamento: Malpelo è violento e crudele a causa delle ingiustizie che ha subito e riserva agli altri lo stesso trattamento; Ciàula, invece, non si vendica, subisce passivamente le ingiustizie altrui, anche per via del suo ritardo mentale. La sua condizione psicofisica lo porta a fidarsi di ciò che dicono gli altri, senza avere la possibilità di capire davvero e di ribellarsi. A differenza sua, Rosso Malpelo è portatore di una coscienza lucidissima e studia con scentifico impegno le leggi del meccanismo sociale, elaborando una personale teoria sulla lotta per la vita; Ciàula, essendo un minorato mentale, vive al contrario una vita puramente istintiva. Pirandello infatti insiste più volte sul fatto che egli sia del tutto privo di consapevolezza utilizzando le espressioni “senza che ne avesse chiara coscienza” e “senza saperlo, senza volerlo”. In entrambe le novelle, inoltre, viene descritto un incidente in forma di flashback: nel caso di Malpelo, la tragica morte del padre, causata da un crollo nella cava, mentre nell’opera di Pirandello il flashback è più ridotto e meno drammatico, poiché non riguarda il protagonista in prima persona. L’incidente viene presentato infatti oggettivamente, senza un triste accompagnamento emotivo com’è invece per la novella di Verga. Il flashback spiega il motivo del terrore che Ciàula prova verso la notte: proprio di notte, infatti, era scoppiata la mina che aveva provocato la morte del figlio di Zi’ Scarda e che aveva reso quest’ultimo cieco ad un occhio. Il protagonista aveva quindi associato la notte allo scoppio dell’ordigno e da qui potrebbe derivare la sua paura. Un’ulteriore differenza risiede anche nella conclusione: tragica da un lato e speranzosa dall’altra. Ciàula ha il suo lieto fine: è nato sfortunato, ma si riscatta, quando scopre la luna, estraniandosi dai suoi doveri (“per lei non aveva più paura, non si sentiva più stanco”). Rosso Malpelo dall’altra parte, nasce disgraziato e muore come tale. Per Verga, infatti, è impossibile cambiare radicalmente la propria condizione, secondo l’ideale dell’ostrica, affrontato nella suo celebre opera “I Malavoglia”. Infine, voglio sottolineare che la differenza sostanziale tra le due opere è il modo in cui la vicenda viene narrata. Verga racconta la realtà con la durezza tipica del Naturalismo, corrente letteraria influenzata dal positivismo, che nasce nella seconda metà dell'Ottocento in Francia e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati dalle scienze naturali. In Pirandello invece emergono elementi umoristici. L'ingenuo Ciàula difatti è un personaggio umoristico, in cui alle risa fa seguito una riflessione più amara, dovuta al “sentimento del contrario”, come esposto nel saggio “L’umorismo” (1908), testo imprescindibile per la definizione della poetica pirandelliana. Questo “contrario” risiede nel fatto che Ciàula scopre nel modo più paradossale possibile una realtà semplice e naturale, come la luce lunare; egli vive di fatto in un mondo sottosopra, in cui la cava è rassicurante, mentre il mondo esterno è spaventoso. Un altro esempio è il “versaccio solito” che Zi’ Scarda fa per raccogliere “il saporino di sale” delle lacrime, che è un evidente espediente dalla base umoristica, in grado di generare il sentimento del contrario rispetto al dramma che i solchi sul suo viso rappresentano. Voglio evidenziare anche come Pirandello nella narrazione non adotti il tipico procedimento verghiano dell’“eclisse” dell’autore e della “regressione”, ma al contrario osservi con la sua superiorità quel mondo popolare e intervenga giudicandolo: egli non vuole regredire e annullarsi nella realtà che rappresenta, ma vuole sempre mantenere il suo punto di vista, diverso da quello del narratore verghiano, che valuta invece solamente in base alla rigida legge dell’utile e alla luce della rassegnazione nei confronti di una realtà che viene accettata così com’è. Credo che ciò che interessi a Luigi Pirandello non sia tanto riprodurre veristicamente il funzionamento della società tramite la coscienza di una vittima, ma piuttosto descrivere un’esperienza irrazionale, in ottica decadente: è per questo che
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