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Confronto tra la crisi della repubblica romana e la crisi della repubblica contemporanea., Guide, Progetti e Ricerche di Latino

Si tratta di un testo argomentativo inerente alla storia romana e al mondo contemporaneo. L'obiettivo è quello di ricercare le analogie e le differenze nei germi di crisi della repubblica attraverso un confronto tra il mondo romano e il mondo di oggi. Il testo si propone anche di esporre le possibili soluzioni alle diverse cause della crisi.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2022/2023

In vendita dal 23/06/2023

dora-grumetto
dora-grumetto 🇮🇹

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Confronto tra la crisi della repubblica romana e la crisi della repubblica contemporanea. e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Latino solo su Docsity! La crisi delle istituzioni repubblicane a Roma tra II e I secolo a.C. “Beatam urbem Romanam et invictam et aeternam illa concordia dicere», «Roma città fortunata, invincibile ed eterna”. Così affermava Tito Livio, storico romano vissuto a cavallo tra I sec a.C. e I sec. d.C., nel momento in cui si affermava il potere di Augusto e quella “Pax Romana” che avrebbe posto fine a più di due secoli di conflitti politici e sociali. Tali parole esaltavano una Roma ormai devastata da guerre civili, scontri tra fazioni e ingenti richieste da parte dei cittadini italici, nonché dall’ingresso sempre più preminente dell’ideologia ellenica, destinata a mutare profondamente i costumi e la filosofia romana. Lo storico Sallustio faceva coincidere l’inizio della crisi con la distruzione di Cartagine del 146 a.C.: la fine del “metus punicus” aveva causato anche la fine della concordia civile fra le parti sociali e l’inizio di un furibondo conflitto di potere. Manifestazione di tale disordine era la congiura di Catilina, il colpo di stato operato nel 63 da parte del nobile romano. Tuttavia, le affermazioni dello storico tendono ad attribuire la colpa unicamente al rango della nobilitas, mostrando una velata simpatia verso la fazione dei “populares”. Dunque, la crisi politico-istituzionale della repubblica romana rientra nell’ampio insieme delle conseguenze negative dall’affermazione di Roma come “potenza imperiale”, presentatesi a partire dal III sec. a.C. Tali conseguenze includono: la questione agraria, l’amministrazione dello stato, e il grave problema dello schiavismo. Con l’acquisizione di territori di conquista sempre più ampi, le terre del demanio venivano cedute ai privati cittadini, con il risultato di danneggiare i piccoli proprietari e incentivare, invece, un sistema latifondistico. Il fallimento delle riforme Graccane stabilì la fine del tentativo di riformare lo stato in modo pacifico e democratico. Di conseguenza, Roma cadde in uno stato di ripetute guerre civili, sia di matrice popolare che di carattere restauratore. In quest’ultimo caso è significativo il fallimento della dittatura sillana, le cui azioni erano animate dall’intento di restituire al partito aristocratico il controllo della città. Sembra dunque che la crisi della repubblica di Roma e l’avvento del potere di un singolo sia una naturale evoluzione della storia, e sembra fare eco a quei paragrafi erodotei del “Logos tripolitikos”, in cui il nobile Dario di Persia affermava “ἡ μουναρχίη κράτιστον”, “la monarchia è la cosa migliore”. Il complesso mondo della politica romana rivela una continuità importante riguardo alla considerazione dello Stato. Cicerone parlava di “concordia ordinum”, cioè l'accordo fra senato e ordo equester, che è presupposto del consensus Italiae, dato che senza di esso non può esistere la pace sociale. La teoria dello Stato ciceroniana è aperta a una certa “interpretatio multiplex”, dato che in essa sono presenti in pari misura l'idea repubblicana, l'annuncio della libertas, il rifiuto della tirannia, l'inviolabilità della proprietà privata, l'uguaglianza politica, giuridica e sociale. Fu Cicerone il primo ad analizzare nel loro insieme gli elementi economici, politici e morali dello Stato costituzionale. Roma oggi: L’Italia democratica La storia di Roma ci mostra come la repubblica democratica, che dovrebbe essere la forma più alta ed equa di governo dello Stato, degeneri col passare del tempo in una forma di regime autoreferenziale e conservatore. Anche oggi assistiamo alla crisi delle istituzioni repubblicane, alla sfiducia, e all’ ostilità della società civile nei confronti della politica. Nella storia dell’Italia repubblicana il fenomeno si riscontra con il ruolo di ostruzionismo dei Sindacati, il ricatto bipartisan da parte di poteri forti quali le banche e i grandi imprenditori, dei mass media, e con la formazione di nuovi organismi di potere (le province e le regioni) fonte, alla prova dei fatti, di sperpero di soldi pubblici e di corruzione. Com’è noto, iniziative giudiziarie contro la corruzione politica sono una costante dell’Italia repubblicana.
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