Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Conseguenze della Prima Guerra Mondiale, Appunti di Storia

Le conseguenze della Prima Guerra Mondiale in Europa, sia a livello economico che sociale. Si parla di inflazione, mutamenti sociali, emancipazione femminile, nazionalismo economico, movimenti operai e pulizie etniche. Viene inoltre menzionato il Biennio Rosso, un periodo di agitazioni dei movimenti operai in tutta Europa. un quadro generale delle conseguenze della guerra e delle trasformazioni sociali ed economiche che ne sono derivate.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 04/07/2022

chiaraforlii
chiaraforlii 🇮🇹

4 documenti

1 / 4

Toggle sidebar

Anteprima parziale del testo

Scarica Conseguenze della Prima Guerra Mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! CONSEGUENZE GRANDE GUERRA DIFFICOLTÀ ECONOMICHE In seguito alla Prima Guerra Mondiale la situazione dell’Europa è cambiata radicalmente a causa delle numerosi morti e per il mutamento dei confini degli stati. Ci furono enormi conseguenze anche a livello economico per tutti i paesi coinvolti nella guerra ad eccezione degli Stati Uniti. I governi cercarono di risolvere il problema grazie all’aumento delle tasse e indebitandosi con paesi amici, tra cui gli Stati Uniti. Ad ogni modo, né le tasse né i prestiti riuscirono a risolvere il problema, così i governi cominciarono a stampare soldi in grande quantità, mettendo però in moto un rapido processo di inflazione. L’aumento dei prezzi portò a uno sconvolgimento nella distribuzione della ricchezza nelle diverse gerarchie sociali ma per non aggravare la situazione lo Stato mantenne fissi i prezzi dei generi di prima necessità e sugli affitti. Per quanto riguarda gli scambi internazionali, questi subirono un forte calo. Paesi come Gran Bretagna e Francia, avevano perso la maggior parte dei loro vecchi partner commerciali europei (Germania: economicamente stremata; Russia: isolata; Impero Austro-Ungarico: smembrato in tanti nuovi stati ciascuno con la sua moneta e i suoi dazi doganali). Quindi, al posto della libertà di scambio richiesta da Wilson nei suoi 14 punti, si ottenne invece una ripresa del nazionalismo economico e protezionismo doganale, soprattutto dai nuovi stati che auspicavano a accrescere la propria industria I MUTAMENTI SOCIALI La guerra determinò, oltre a mutamenti economici, anche cambiamenti sociali. Di fatto, l’espansione dell’industria bellica aveva determinato uno spostamento massiccio dalle campagne alla città. Soprattutto le giovani generazioni avevano subito un profondo cambio di mentalità e abitudini a causa dell’assenza prolungata dei capifamiglia da casa e ad un generale distacco dal nucleo familiare. Così i ragazzi iniziarono a rispettare meno le tradizioni e cercare fonti di divertimento, quali il cinema e la musica. La guerra giocò un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda la trasformazione del ruolo delle donne; queste ultime, durante la guerra, avevano iniziato ad assumere ruoli e responsabilità appartenuti fino a quel momento agli uomini ad esempio lavorando nei campi e nelle fabbriche. Tutti questi fattori determinarono una trasformazione dell’immagine della donna, tanto che ad esempio le giovani erano più libere, anche per quanto riguarda il comportamento e l’abbigliamento. Questo processo di emancipazione ebbe nel dopoguerra anche un parziale riconoscimento sul piano del diritto di voto; infatti nel 1918 la Gran Bretagna concesse il diritto di voto alle donne, seguita nel 1919 dalla Germania e nel 1920 dagli Stati Uniti. Ovviamente, però, la trasformazione del ruolo della donna vide molte opposizioni, soprattutto dai reduci di guerra, che avevano paura che le donne avessero preso i posti di lavoro che spettavano loro di diritto. Per questo motivo sorsero associazioni di ex combattenti che miravano a difendere i loro valori e interessi. In tutti i Paesi europei vi furono grandi promesse a questi reduci, ma a causa dei gravi problemi finanziari dovuti alla guerra, quasi nessuna di esse venne mantenuta e ciò provocò molto risentimento in essi. Tutto ciò contribuì ad accelerare la tendenza già in atto della “massificazione” della politica, cioè quella tendenza ad associarsi e organizzarsi in gruppi il più possibile numerosi per far valere i propri diritti e per affermare le proprie rivendicazioni. Infatti, partiti e sindacati videro crescere ovunque il numero dei loro iscritti e acquisivano sempre maggiore importanza le manifestazioni pubbliche basate sulla partecipazione diretta dei cittadini. Ciò che veniva rivendicato maggiormente erano una società più giusta e un ordine politico e sociale diverso. Per molte persone il nuovo ordine era rappresentato dalla Russia; poi, invece, la maggior parte delle persone rivendicava una società più equa e democratica, per cui venivano richiesti salari più alti, case a buon mercato e terre da coltivare. STATI NAZIONALI E MINORANZE  La vittoria delle potenze democratiche e il crollo degli imperi multietnici significarono per molti popoli il culmine di lunghe lotte per la propria indipendenza, e sembrava che ciò concretizzasse gli ideali di nazionalità proposti da Wilson nei suoi 14 punti. Data però la complessità etnico-linguistica presente in alcune zone d’Europa, in particolare nell’area orientale, l’applicazione del principio di nazionalità risultò molto difficoltosa. Infatti nell’area orientale popoli diversi erano abituati a convivere sullo stesso territorio, senza badare al gruppo nazionale di appartenenza. La presenza sullo stesso territorio di gruppi che parlavano lingue diverse e che avevano tradizioni differenti, fu talvolta percepita come una minaccia dai membri di comunità nazionali che si volevano omogenee, causando così ulteriori conflitti. Sia durante la conferenza di Versailles che nella nuova Società delle Nazioni si cercarono di trovare soluzioni pacifiche al problema attraverso l’organizzazione di numerosi plebisciti: si cercò in primo luogo di privilegiare lo studio e la comunicazione nella propria lingua. Ma queste norme furono per lo più ignorate anche a causa dell’incapacità della Società delle Nazioni di far fronte al problema. Quindi vennero messe in atto le cosiddette “pulizie etniche”: rendere un'area etnicamente omogenea utilizzando la forza per eliminare da quella determinata area persone di un altro gruppo etnico o religioso (es: genocidio degli armeni avvenuto durante la Grande Guerra)  BIENNIO ROSSO Il periodo compreso tra la fine del 1918 e l’estate del 1920 è conosciuto come “biennio rosso” in seguito a un’ondata di agitazioni dei movimenti operai che colpì tutta l’Europa. Grazie a queste insurrezioni gli operai delle industrie riuscirono a difendere o migliorare i livelli delle loro retribuzioni e anche ad ottenere la riduzione dell’orario di lavoro a otto ore giornaliere a parità di salario. L’ondata rossa investì tutta l’Europa ma in modo differente. Ad esempio, in Francia e in Gran Bretagna la pressione del movimento operaio fu contenuta senza difficoltà, per cui queste agitazioni furono un fallimento. In Germania, Austria e Ungheria, invece, vi furono veri e propri tentativi rivoluzionari che però furono sedati rapidamente. Quindi, ciò che avvenne in Russia non fu possibile negli altri paesi europei, poiché i vari movimenti operai erano più pacifici all’interno delle istituzioni. All’interno del movimento operaio, però, vi erano controversie fra le avanguardie rivoluzionarie (comunisti) e i socialdemocratici. La scissione definitiva fu sancita ufficialmente nel marzo 1919 con la nascita del Comitern o Terza Internazionale, comunista. Fu lo stesso Lenin a stabilire le condizioni da rispettare per entrare nel Comitern in un documento in 21 punti. Gli stati aderenti avrebbero dovuto ispirarsi al modello bolscevico, cambiare il nome in Partito comunista, difendere la causa della Russia sovietica ma soprattutto rompere con le correnti riformiste. Queste condizioni, però, erano troppo pesanti, per cui vi furono ulteriori scissioni che favorirono i partiti conservatori. In realtà, questa scissione tra comunisti e socialisti iniziò poco dopo la proclamazione della Repubblica in Germania. Di fatto, in quel periodo il governo tedesco, presieduto da Friedrich Ebert, era formato da esponenti della socialdemocrazia, ma in molte città i consigli operai e i soldati avevano acquisito molta importanza. Questa situazione può sembrare simile a quella della Russia del ’17, ma in realtà la socialdemocrazia era contraria a una rivoluzione di tipo sovietico e favorevole ad una democratizzazione del sistema politico; essi non volevano smantellare le vecchie strutture militari e civili fino alla convocazione di un’Assemblea costituente. Questo portò ad uno scontro con le correnti più radicali del movimento operaio, soprattutto con i rivoluzionari della Lega di Spartaco, che si opponevano alla convocazione della Costituente e puntavano sui consigli. Nel gennaio 1919 gli spartachisti tentarono un’insurrezione ma la risposta delle autorità fu molto violenta e repressiva. Infatti, per sedare la rivolta si servirono dei Freikorps, i “corpi franchi”, cioè squadre volontarie di soldati sbandati che riuscirono a porre fine all’insurrezione in pochi giorni. Successivamente, il 19 gennaio si tennero le elezioni per l’Assemblea costituente e si formò un governo di coalizione a guida socialdemocratica; poi, nell’agosto 1919 venne approvata la Costituzione di Weimar; essa era di ispirazione democratica e prevedeva larghe autonomie regionali, suffragio universale maschile e femminile, un governo responsabile di fronte al Parlamento e un presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo. La situazione però rimase tutt’altro che tranquilla, poiché la minaccia rivoluzionaria persisteva e si era spostata in Baviera. Inoltre, un’altra minaccia era rappresentata dall’esercito e dai Freikorps, poiché mostravano sempre meno lealtà alle istituzioni repubblicane. Furono proprio questi soldati che diedero origine alla leggenda della “pugnalata alla schiena”, secondo la quale l’esercito tedesco sarebbe stato in grado di vincere la Grande Guerra se non vi fosse stata una
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved