Scarica Consulenza Clinica nella Formazione Teorie e Pratiche con Laboratorio e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Il lavoro di gruppo tra vissuti, dinamiche, conflitti e crescita
“Il gruppo è qualcosa di più e di diverso della
somma dei suoi membri"
(K. Lewin)
Devo ammettere che ho partecipato al Laboratorio con grandi aspettative, guidato da una curiosità
evocata dal concetto di Clinica della formazione, che si prospetta come studio ed esplorazione
dell'esperienza formativa, al fine di produrre consapevolezza e criticità sull'esperienza educativa e umana
attraverso un lavoro di decostruzione,
Vorrei sottolineare a tal proposito, l'importanza, che ha per me personalmente un'autentica presa di
coscienza rispetto al fatto che le pratiche, le azioni sono guidate da un qualche cosa di profondo, nascosto,
di “sotterrato”. Riflettendo proprio sull’inconscio, sulla nostra parte più profonda e nascosta mi vengono in
mente le parole di Jung che avverte, sottolineando come fosse l'inconscio dei genitori a educare i figli
piuttosto che la loro consapevolezza pedagogica.
La scoperta principale all’interno del Laboratorio di Clinica è stato ECRO (Esquema conceptual referencial
Operativo) proprio rispetto all'insieme di esperienze, conoscenze e affetti con i quali l'individuo pensa e
agisce.
Il laboratorio è stato un'occasione di confronto e riflessione, di presa di coscienza e in fine di una maggiore
consapevolezza rispetto alle dinamiche di gruppo. Ho sperimentato, “toccando con mano” soprattutto
nella fase iniziale, la difficoltà di trovare in qualche modo il mio posto all’interno del gruppo. | primi
interventi sono stati più che altro esplorativi, riflessivi con l'intento di inserirmi nella dinamica. In seguito e
soprattutto nella seconda Biornata, ho preso maggiore familiarità soprattutto nel piccolo gruppo
ritagliandomi uno Spazio, da me percepito come riconosciuto anche da parte dagli altri membri del gruppo,
Nell’ultima esercitazione, Andrea mi ha rimandato l'immagine di me emersa nel gruppo, un'immagine
positiva che al suo dire rimandava a un esperienza lavorativa solida, una sicurezza d'intervento e a una
conoscenza in merito alle dinamiche di gruppo. Devo dire che ho Apprezzato molto l'immagine di me
emersa nel gruppo, trovandola coerente rispetto al mio vissuto.
L'esperienza di Eruppo è un qualche cosa di particolarmente forte perché in gruppo si apprende molto di
più che da soli, tale conoscenza avviene attraverso un processo depressivo, attraverso una crisi, spesso
anche molto profonda.
Il lavoro di gruppo è uno strumento imprescindibile per la formazione, in gruppo si discute, si
approfondisce, si condivide, ma soprattutto si cambia e si cresce, Possiamo essere tratti in inganno
dall'ovvietà dello stare insieme, del discutere e del dibattere. In Eruppo avviene molto di più, si rimettono
in gioco le proprie certezze, si rivedono abitudini incallite, si compie l'esaltante scoperta di pensieri nuovi,
di idee inedite, di prospettive originali, di soluzioni non ancora tentate, di cose "mai sentite". Sapere come
agisce un gruppo, come e cosa opera nelle persone che vi partecipano, quali processi innesca
l'apprendimento cooperativo a differenza di quello individuale, aiuta a valorizzare il lavoro di gruppo, ad
attribuire ad esso la giusta importanza.
non deve essere troppo esiguo perché, la diversità dei punti di vista, la dialettica interna, il numero di
differenze che s'instaurano non sono elementi secondari per il cambiamento che si opera in gruppo. Di
fatto nella prima giornata di laboratorio, il numero alto degli studenti ha in qualche modo inciso sulla
difficoltà iniziale di “far girare il gomitolo” di costruire, di far partire il gruppo, mentre nella seconda
giornata di laboratorio, nel gruppo ristretto ho sperimentato una spontaneità d'intervento da parte di tutti
gli studenti presenti
È essenziale avere, in gruppo, un compito da svolgere, un obiettivo da raggiungere. Anche se non sempre,
stando in gruppo si è consapevoli, questo in realtà è l'elemento più importante e qualificante. Il gruppo si
definisce sempre in base agli obiettivi che si pone. Le caratteristiche del gruppo come anche il modo di
comportarci e di parteciparvi mutano, anche notevolmente, in base al compito da svolgere. Meno
l'obiettivo è chiaro e condiviso, meno il gruppo avrà confini e regole precise. Più il compito è impegnativo
più il gruppo richiederà di essere aiutato, coordinato, accompagnato.
In ogni gruppo deve essere garantita una certa funzione di coordinamento.
Per alcuni versi il compito del coordinatore (da non confondere con il leader) può apparire piuttosto
tecnico; garantire che a tutti sia data la parola, animare la partecipazione, risollevare i momenti di caduta
della discussione, riportare le inevitabili distrazioni e divagazioni al tema del lavoro di gruppo. In realtà il
coordinatore è chiamato a fare molto di più. Deve saper cogliere gli argomenti veri e inespressi nelle
comunicazioni tra le persone, capire i significati più nascosti delle tensioni che possono sempre nascere,
interpretare le difficoltà e le resistenze che talvolta sorgono. Il coordinatore è attento a tutte le parole, i
gesti e le emozioni che attraversano il gruppo. Sa afferrarle e rimandarle al gruppo. E' facile notare, infatti,
che in ogni gruppo oltre alla comunicazione esplicita, costituita dalle parole pronunciate, dai
comportamenti agiti, dagli obiettivi annunciati, si esprime tutta una trama narrativa, fatta di sentimenti, dî
vissuti, di pensieri e di emozioni che non emerge a livello esplicito, ma che è indispensabile saper cogliere,
se si vuol capire quanto sta avvenendo davvero nel gruppo.
Il coordinatore non è però il leader del gruppo. Le differenze tra le due figure sono radicali, il leader è
preoccupato soprattutto del consenso e dell'approvazione dei membri per essere in grado di trascinare il
gruppo dove egli crede giusto, importante, utile. Il coordinatore non guida e non impone, piuttosto
promuove, dà spazio, sintetizza e rilancia la discussione, interpreta e valorizza.
Nei processi di formazione e di apprendimento è centrale il concetto di cambiamento, imparare cose
nuove quando si tratta di argomenti e di aspetti vitali e non solo di nozioni teoriche, è una reale
modificazione di sé, quasi una rinascita. Ogni pratica formativa così intesa, comporta, quindi, una presa di
coscienza di “quello che io non sono ancora” e prefigura un cambiamento. La persona è messa di fronte a
una sfida, a una scelta, a non accontentarsi di “come è”, ad accogliere l'invito ad andare al di là di sé.
Sono richieste impegnative, che conducono a nuove percezioni di sé e del proprio ambiente di vita e quindi
sconvolgono abitudini ormai strutturate, mettendo in discussione i modi con cui una persona si vede,
Nel confronto di gruppo le idee di ognuno si articolano con quelle dell'altro, le contraddizioni possono
convergere, i diversi punti di vista integrarsi. Lavorare e crescere in gruppo alimenta un processo che, se
adeguatamente accompagnato, tende a rompere gli stereotipi, a modificare le aspettative, a prospettare
comportamenti e pensieri nuovi e imprevisti
Il vero cambiamento è prodotto dal lavoro del gruppo. Non si tratta solo dell'accettazione di idee nuove o
dell'osservazione di modi di fare colti negli altri, avviene, Invece, un processo di formazione. La
comunicazione che si compie in gruppo non è descrivibile semplicemente come “scambio di informazioni”,
quanto piuttosto come “perturbazione” reciproca. Questo concetto rende più chiaramente l’immagine