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Consumi e lusso nell'Ancien Regime, Dispense di Storia Economica

Appunti dettagliati presi a lezione della prima parte del secondo modulo per l'esame di storia economica della cultura del professor Fumi. Argomenti trattati: le società di antico regime (1.1) economia dell'eccesso e del superfluo (1.2) la società delle corti e la civiltà delle buone maniere (1.3) l'artigianato (1.4)

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 10/06/2022

asia.ariosto
asia.ariosto 🇮🇹

4.8

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Scarica Consumi e lusso nell'Ancien Regime e più Dispense in PDF di Storia Economica solo su Docsity! SOCIETÀ, CONSUMI, LUSSO IN ANTICO REGIME Le società di antico regime: termine convenzionale con cui si vogliono cogliere alcuni tratti comuni delle società europee pre-industriali fra la fine del medioevo e il 1700. Giuseppe Maria Mitelli, artista bolognese, rappresenta in un modo molto caricaturale la struttura sociale d’antico regime. In alto c’è uno scheletro con un coltello: morte ➢ Al vertice: il re / regina. ➢ Sotto duchi, principi e nobili in generale ➢ Sotto i non nobili anche se appartengono alla società bene ➢ Piccola-media borghesia ➢ poi i manovali ➢ poi i contadini CARATTERISTICHE GENERALI DELLE SOCIETÀ PRE INDUSTRIALI: 1. Società è gerarchica e piramidale, articolata in ceti e “ordini”: ● nobiltà e aristocrazia ● clero ● borghesie ● popolo minuto (in città) ● contadini (in campagna) Si può diventare nobili: ➢ nominati dal re o dalla regina ➢ per cooptazione: se si aspira ad entrare nella nobiltà bisogna avere certi requisiti (censo, comportamenti morali e cultura) Queste stratificazioni provocarono una forte disuguaglianza legale, economica e sociale. 2. la nobiltà esercita una forte esclusione e anche una forte attrazione ● si verifica la “rincorsa” dei non privilegiati: persone aspirano alla nobiltà ● per ciò si verifica una “chiusura” della nobiltà ● i nuovi ammessi sono in numero esiguo ● conseguente calo numerico delle famiglie decurionali 3. forti disparità nella distribuzione del reddito e dei consumi ● la maggior parte della popolazione vive di sussistenza ○ bassi consumi ○ esclusivamenti beni essenziali ○ pauperismo diffuso ● un'elite ristretta detiene la maggior parte del reddito, impiegato per ○ consumi (elevati) ○ investimenti (limitati) ■ carenza di capitali per le attività produttive ○ tesaurizzazione Il problema era che chi deteneva il capitale non lo investiva, non si aveva un atteggiamento imprenditoriale, bensì una più volta a vivere di rendita. COMPORTAMENTI ECONOMICI DEI CETI ABBIENTI: 1. lo status nobiliare era incompatibile con il “commercio” e le attività “vili”: I nobili non si occupavano del commercio, il moderno “business”. le arti meccaniche erano contrapposte alle arti liberali. Le 7 arti liberali sono quelle che si imparavano al liceo, suddivise in trivio (retorica, grammatica, dialettica) e quadrivio (aritmetica, musica, geometria e astronomia). C’era un’interdizione legale per la pratica e le attività economiche da parte dei nobili. 2. forte propensione volta a “immobilizzare” la ricchezza: la ricchezza veniva spesa per case, poderi per poi affittarle. Volevano eternizzare la ricchezza con il possesso di fondi agricoli + case e vivere di rendita. Si puntava a vivere di rendita, cioè ad avere un patrimonio ma avendo verso il patrimonio un atteggiamento distaccato e ciò avveniva perché avevano beni immobili che affittavano. 3. la ricerca della distinzione: cioè un voler mostrare e sentirsi in maniera distinta diversa rispetto agli altri ceti. 4. rigidi obblighi di ceto (noblesse oblige) stile di vita nobiliare che ha delle certe caratteristiche e consumi eccessivi. 5. grande attenzione alla continuità del casato: si ha una vera e propria ossessione genealogica: era fondamentale ricostruire il passato e la loro linea genealogica (lignaggio). Calvino invita i suoi appartenenti a non ostentare il lusso. La riforma protestante del ‘500 è una di quelle fasi in cui il lusso è sotto attacco. LE LEGGI SUNTUARIE (lusso in latino: sumptus e da qui derivano le leggi suntuarie) Il lusso è talmente iscritto nelle corde delle società preindustriali, che viene fatto oggetto di normazione. Sono leggi/provvedimenti o addirittura magistrature che hanno lo scopo di limitare un eccesso di lussuosità, in particolare nella moda. si vieta di portare gioielli nei capelli si vieta di far decollare le carrozze con l’oro si vieta di indossare vestiti con tessuti auroserici. Perchè vennero presi tali provvedimenti? 1. per evitare ai non nobili di consumare come i nobili 2. per finalità economiche => mercantilismo il lusso implica l’importazione dall’estero di quei beni che non si producono madrepatria. Il caso più noto è quello francese: si cercò di limitare le importazioni a. attraverso divieti di importazioni b. sia cercando di imparare a produrre a produrre quei beni che venivano importati: merletti di Venezia, vetreria di Murano Ma fu difficile frenare i consumi di lusso. La corte fa un po’ da modello e tutti cercano di imitarla. IL DIBATTITO SU NOBILTÀ, LUSSO ED ECONOMIA (1700) Il dibattito era “se la nobiltà dovesse continuare ad essere militare (disinteressarsi al sistema economico) o se potesse essere commerciante” Esce nel 1756 un libro La noblesse commerçante: dove si sottolinea che non vi è incompatibilità tra l’esercizio delle attività economiche e l’essere nobili. Pubblicato come una sorta di replica al libro La noblesse militaire. Anche in Italia arriva questo dibattito. Pubblicato un libro nel 1764 di A. Verri: “Alcune riflessioni sulla opinione che il commercio deroghi alla nobiltà”. Anche qui vi si sostiene che non vi è incompatibilità. LA RIFLESSIONE DEGLI ECONOMISTI: Il problema per gli economisti è se la nobiltà serva e se il lusso sia una cosa negativa o positiva? Il lusso riduce il risparmio e sfavorisce gli investimenti? Molti economisti mettono sotto accusa il lusso perché rappresenta un dispendio di ricchezze. Adam Smith ritiene che il lusso non sia un problema e non va regolato. L’importante non è che tutti destinino ad investimenti le proprie ricchezze, ma che nella società ci sia qualcuno che investa. I nobili afferma, inoltre, che danno lavoro alla servitù, commissionano opere d’arte.. L’economia del lusso arricchisce quindi un paese. UNA RIVOLUZIONE DEI CONSUMI? Il lusso non ha avuto un ruolo negativo ma positivo. La prova? I paesi a più rapido sviluppo capitalistico sono quelli in cui le leggi suntuarie sono state abolite: ➔ In Gb dal 1621 ➔ in Francia dal 1708 Il lusso non è stato studiato molto dagli economisti ed è rimasto a lungo problematico perché si parla spesso di beni unici e in piccole serie, mentre l’economia ama guardare alle produzioni di massa. L’economia considera il lusso un po’ un’eccezione rispetto alla regolarità dell’economia perché riguardano pochi. perché economia e lusso non vanno tanto d’accordo? ● nella teoria economica 1. i beni e i consumi di lusso non sono seriali. 2. la formazione del prezzo: riguardo ad esempio i prezzi delle opere d’arte ● nella cultura economica: 1. emergono nuove virtù borghesi con le rivoluzioni industriali: risparmio, investimenti, imprenditorialità. Il lusso dal ‘800 diventa meno virtuoso di quanto non fosse in passato ● nella dinamica economica: la rivoluzione industriale non nasce nei settori del lusso, ma nei settori dove c’è una domanda più alta. Il lusso non ha avuto un ruolo dinamico e non ha innescato una crescita economica. LE INTERPRETAZIONI DEL LUSSO NELLE SCIENZE SOCIALI (1900) T. Veblen scrive “the theory of the leisure class” (1899): secondo lui, il consumo vistoso e ostentativo serve a: ➔ emulare/imitare gli altri ◆ “La rincorsa dei non privilegiati” dell’età contemporanea ➔ distinguersi come elitè ◆ effetto snob ➔ segnalare il proprio status agli altri ◆ beni di lusso come beni posizionali ◆ il cosiddetto “effetto Veblen” T.Veblen visse nell’epoca dei grandi miliardari in USA, come Rockefeller. W. Sombart scrive “lusso e capitalismo” nel 1913: afferma che il lusso è stato un fattore decisivo nello sviluppo del capitalismo occidentale. PERCHÈ? 1. attorno al lusso, si sono creati grandi mercati internazionali 2. si creò un’ organizzazione capitalistica del lavoro a. i settori del lusso mal sopportavano vincoli corporativi b. erano liberi da vincoli feudali 3. si creò un’ organizzazione flessibile e capace di generare alti profitti a. dato l’alto costo delle materie prime e del lavoro 4. ha necessità di capitali a. quindi non è certo il mondo della sussistenza LUSSO E COSTUMI: UNA DOMANDA MODERNA? Si crea una speciale cultura del consumo: ● apprezzati beni e servizi di qualità ● educazione del gusto ● committenza artistica e culturale ma ci sono effetti controversi: ● dissipazione di grandi patrimoni ● indebolimento delle basi economiche dell’aristocrazia Ci sono elementi di modernità ed elementi non, ad esempio quest’ obbligazione al lusso che a volte rende ciechi. COSA NE PENSANO GLI INTELLETTUALI? ● In Francia, la borghesia intellettuale si assimila ai modelli aristocratici ● In Germania, gli intellettuali sottolineano che le etichette sono pura esteriorità che si distacca dalla vera cultura LA NOBILTÀ DI FRONTE ALLE TRASFORMAZIONI DEL 1800 Gli anni successivi alla Rivoluzione vedono novità importanti: ➔ abolizione del Fedecommesso ➔ + egualitarismo tra eredi ❖ perdura la smania di vivere lussuosamente: il lusso non viene meno ma anzi contagia altri ceti sociali ❖ indebolimento per l’acquisto di beni immobili Si assiste ad una crisi economica della nobiltà: ● per esempio il patriziato veneziano ● vennero attuate delle strategie di risposta: alleanze matrimoniali L’ARTIGIANATO (1.4) Nella figura dell’artigiano si verificano più ruoli: ➔ proprietario dei mezzi di produzione ➔ lavoratore ➔ imprenditore Solitamente nelle imprese più grandi e di tipo capitalistico, questi ruoli sono separati. Esiste una cultura artigiana perché vanta una certa autonomia ma soprattutto ha una propensione alla qualità che spesso è assente nella produzione in grande serie. Prodotti di assoluta qualità che vengono commissionati dal mondo delle persone benestanti: ● ceramiche ● mobili in legno ● tessuti serici ● abbigliamento di corte ● carrozze ● vetreria ● gioielleria L’ECONOMIA DELL’ARTIGIANATO: Dal medioevo all’età moderna, l’economia italiana vede l’apogeo delle arti applicate. ➢ Le manifatture di beni “artistico-suntuari” non sono settori accessori, ma elemento portante di intere città e territori ➢ ci sono lunghe filiere per produrre il prodotto finito. Quindi si richiede una specializzazione e delle competenze professionali e ciò comporta un alto valore aggiunto (c’è un continuo incremento del valore lungo la filiera legato alla qualità, al costo delle materie prime e al lungo lavoro) ➢ ampio commercio tra città e a livello internazionale Si sperimentano le prime politiche mercantilistiche da parte degli stati: per ridurre le importazioni, gli stati adottano delle politiche atte alla sostituzione di queste importazioni per cercare di riprodurle in case. Esempio più noto è quello francese che cerca di imitare le importazioni dall’Italia di vetri, merletti. Ma acquisire il know-how di questi prodotti non è facile perché spesso è frutto di trasmissioni generazionali… LEGAME TRA ARTIGIANATO E ARTE Non si ha una separazione, ma un continuum tra arte e artigianato ➔ sia dal lato del produttore ◆ anche l’artista si occupa di lavorare la materia bruta, di usare degli strumenti ◆ c’è una materialità anche da parte dell’artista ◆ ogni artigiano è potenzialmente un po’ artista ➔ sia da quello del consumatore ◆ si ricercano prodotti che non siano solo funzionali ma anche belli e unici Spesso si ha un uso indifferenziato dei termini: ● artista ● artefice ● opera Altre comunanze tra artigiano e artista: 1. Creatività sia nelle opere artigiane sia in quelle di artisti, ci sono sempre questi due elementi: inventività e fabbrilità 2. Unicità 3. Occhio al mercato: necessitano di committenti 4. Importanza del know-how (più che per la tecnologia) Il sapere di entrambi è un sapere contestuale: nato e arricchito dall’esperienza, spesso neanche codificato per iscritto. La trasmissione delle conoscenze tra individui avviene tramite un lungo apprendistato che avviene nelle botteghe / scuole. 5. Organizzazione Fino al rinascimento le arti non avevano una gerarchia rigida (tutte sono nobili). DIFFERENZA: Arte o mestiere: sapere pratico che può essere appreso e trasmesso Ingegno: talento naturale che non può essere trasmesso o insegnato.
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