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CONSUMI E LUSSO NELL’ANTICO REGIME, Appunti di Storia Economica

I comportamenti economici dei ceti abbienti

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 08/03/2019

luisap98
luisap98 🇮🇹

4.3

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Scarica CONSUMI E LUSSO NELL’ANTICO REGIME e più Appunti in PDF di Storia Economica solo su Docsity! CONSUMI E LUSSO NELL’ANTICO REGIME PARTE IMMAGINI Immagine di un caricaturista e vignettista che ha delle intuizioni e fotografa in pochi disegni aspetti della realtà. Qui rappresenta la struttura sociale delle città italiane in antico regime. Al vertice c’è la signora morte, poi c’è il sovrano, poi principe, duca e gentiluomo PRINCIPE condizione nobiliare si trasmette di padre in figlio prima classe/stato nobiltà GENTILUOMINI nobili titolati sempre del primo stato Classe si distingue da nobiltà perché si appartiene alla nobiltà per sangue, si appartiene al clero perché si è ordinati cmq mai per merito. Poi c’è NOBILTÀ DECADUTA e povera. Poi c’è TERZO STATO: BORGHESIA che da Marx in avanti è considerato il ceto motore del mondo a cui è collegata la ricchezza del mondo e che ha suoi interessi, nell’antico regime invece è ceto minore perché ha attività minori, e che occupa nella società delle postazioni molto piccole. Ci sono all’interno della borghesia i mercanti che reggono il lavoro degli altri e la fortuna dei più ricchi. A volte diventano molto ricchi ex mercanti Fugger che poi diventano anche banchieri. Alle volte siamo quindi di fronte a grandi borghesi che magari sono più ricchi dei nobili decaduti ma in generale nella struttura sociale dell’antico regime ciò non importa perché cmq per onore nobile è superiore del borghese. Con Napoleone c’è poi nuova nobiltà rinata che si risolleva dalla crisi economica. Arriverà poi costituzione italiana che non dà peso alla nobiltà. Invece nell’antico regime essere nobile significava dividersi oneri e onori. TERZO STATO DELLA BORGHESIA è rappresentata da un mercante e artista che può essere anche artigiano artista e artigiano interscambiabili all’epoca perché nell’artigianato ci sono elementi di artisticità e nell’artista elementi di artigianalità. Poi ci sono operai comuni, garzoni. Merita cenno a parte la parte che lavora e con questo suo lavoro è anche base delle fortune altrui: il villano/contadino che ha sempre goduto di un pregiudizio negativo, in realtà nella struttura sociale sono sempre considerati in posizione privilegiata rispetto a operai urbani, perché hanno vantaggio per poter trovare risorse di sussistenza per la famiglia alla radice dal momento che lavorano la terra, mentre gli operai muoiono di fame pessimismo malthusiano. Contadini sono alla fonte del benessere altrui ma alla base della struttura sociale. FINE PARTE IMMAGINI Struttura sociale alla base della società è quindi molto squilibrata • La società d’Antico regime: gerarchica e piramidale, articolata in ceti e “ordini” • nobiltà e aristocrazia • clero • borghesie (ceti professionali, ecc.) • popolo minuto (in città) • contadini (in campagna) • un’articolazione sociale rigida e immutabile; forti privilegi di ceto ♦ giuridici = DISEGUAGLIANZA LEGALE non sono caste, ma STATI, appartenere a uno dei primi due voleva dire avere privilegi giuridici ma anche oneri sono leggi private che non sono uguali per tutti, ma sono leggi su misura, è la rivoluzione a stabilire l’uguaglianza giuridica ♦ economici; disuguaglianza permette alla nobiltà di costruire ricchezza su immobili e capitali catasto strumento che rappresenta territorio con mappe, poi è certificata la qualità del terreno a fini fiscali ma anche a fini di mercato, attestando chi è proprietario del terreno. Degli studi attestano la grande concentrazione di questi beni, cioè di capitali, nelle mani di clero e nobiltà, niente al terzo stato. ♦ sociali Oggi ci sono spazi di mobilità sociale che si sviluppano da età moderna che rompe con gerarchie dell’antico regime, dove alla nobiltà si apparteneva non per merito ma per nascita classe sociale era affare pubblico. Poi vedremo provvedimento contro il lusso che rovina la società pubblica e non solo privato. La nobiltà esercita una forte esclusione … e una forte attrazione (la “rincorsa” dei non privilegiati) Nobiltà quindi è al centro della società e esercita grande attrazione tanto che chi fa fortuna in altro modo oltre alla condizione ascrittiva per sangue, cioè in modo acquisitivo con propria intelligenza, chiede di diventare nobile obbiettivo di chi si arricchisce è entrare nella fascia alta della nobiltà: RINCORSA DEI NON NOBILI • «serrata» o «chiusura» di alcuni collegi nobiliari (VE sec. XIII, CR … sec. XVI …) • i nuovi ammessi sono in numero esiguo • conseguente calo numerico delle famiglie decurionali A Venezia ad ex collegio delle famiglie nobili decide che non si ammetterà più nessuna famiglia tra i nobili, perché si può diventare nobili ma è affare complicato, si entra tra i nobili per cooptazione cioè altri accettano che io entri e ciò avviene con tempi molto dilatati. Le prove di nobiltà prevedono che tutta la famiglia abbia requisiti per entrare nella nobiltà, essere nobili nell’animo, dedizione al pubblico, distacco dagli affari e dalle cose vili. Siccome Malthus prevede fasi di crisi demografica tutte famiglie prima o poi rischia estinzione nobiltà veneziana si estingue e da ‘700 anche per ragioni demografiche Venezia vive fase di declino che alcuni imputano anche a questa fase di declino. Nel catasto si parla di reddito dominicale in quanto spessa al dominus = proprietario. In passato la maggior parte della popolazione viveva nelle campagne perché la città era piccola ma anche chi viveva in città basava la sua fortuna su proprietà agricole fondiarie possesso di fondi e case, e magari possedimenti fuori dalle mura erano posti dove si andavano a fare vacanze estive concezione statica come statico è il patrimonio. Qual è il senso di questa attività di investire solo nel patrimonio e acquistare sempre più beni? POSSEDERE RENDITA CHE è CONDIZIONE UFFICIOSA che permette di RIMANERE PARTE DELLA NOBILTÀ che sdegna chi si sporca le mani con attività economica. Anche la grande borghesia è vista allora come vile vera e propria barriera nobiliare. ♦ Una riproduzione controllata: riflesso inaspettato di queste barriere è che anche i matrimonio avvenivano in modo controllato. In primo luogo se obbiettivo è mantenere un primato basato su matrimonio che duri e sfidi la durata del tempo entra in gioco il rischio della riproduzione perché se ho 10 figli il patrimonio si divide ma bisogna mantenere patrimonio grande strategie controllate sia sul piano della SUCCESSIONE PATRIMONIALE sia piano dl PASSAGGIO GENERAZIONALE 1. frequente il celibato/nubilato ("singletudine"): pochi si sposano molti nubili e celibi con quota del patrimonio ma molto limitato, mentre il patrimonio fa entrare proprio una nuova famiglia, oppure alcuni vestono abito religioso. 2. scelte matrimoniali rigide ("endogamia"): si sposa tra pari di classe (pear) nobili si sposano con nobili ALLEANZE E STRATEGIE PATRIMONIALI, in modo da conservare il patrimonio concentrato e evitare dispersione che il matrimonio può comportare. Prima il casato e il lignaggio CASATO: mettere in cima a tutto l’idea della conservazione del patrimonio di famiglia forte costrizioni dei comportamenti individuali (figlio primogenito maschio soprattutto). Forte primato attribuito al capostipite e alla sua discendenza (condizione per la trasmissione del titolo nobiliare principale) il MITO DEL FONDATORE, nell’ottica della lunga durata e importanza delle genealogie. • la successione ereditaria è attentamente “pianificata” per conservare il patrimonio in seno alla famiglia: • PRIMOGENITURA: per mantenere il patrimonio (anche se ho molti figli) quando faccio testamento lascio tutto il mio patrimonio al mio primogenito. Anche nella borghesia per evitare la dispersione del patrimonio in modo da investirlo in beni più importanti come i fondi o gli immobili o nei beni simbolici tutto veniva affidato al primogenito. Siccome può succedere che anche il primogenito potesse morire prima del tempo viveva il MAGGIORASCATO se non era il primogenito almeno il maggiore d’età. Poi ovvio che il testamento ha molte pagine ed è pieno di cavilli perché vita ha degli incerti e tutti possono morire allora anche la figlia può accedere all’eredità ma solo per una generazione ma poi chi deve essere investito dei beni più importante materialmente e simbolicamente è il maschio primogenito solo in via eccezionale può essere che non ci sia un maschio. Questo insieme ai matrimoni combinati e controllo delle nascite ha finalità di mantenere ricchezza concentrata nella famiglia e spiega come mai per secoli nelle realtà del passato quelle famiglie siano sempre all’apice per secoli. • FEDECOMMESSO, strict settlement: rifiuto giuridico (clausola testamentaria) che prevede il vincolo successorio (passaggio di maschio in maschio ) e riguarda certo elenco di beni della famiglia, per quei beni per eredi futuri ad interim = per sempre vige indivisibilità. • esclusione femminile DOTE: bene simbolico con atto steso davanti al notaio, prendo in sposa una donna vado dal notaio con atto notarile dove la famiglia si impegna a dare somma monetaria che serve alla donna quando esce dalla famiglia e che si chiama dote, in cambio della quale la donna poi non ottiene più nessuna parte del patrimonio della sua famiglia. La dote però è gestita dal marito e non ne usufruisce la moglie a meno che il marito muoia dote serve a mantenere la donna nella famiglia del marito perché lei non usufruirà più di nessun’altra parte del patrimonio di famiglia e esclude la donna dalla linea successoria che era pianificata perché ne beneficiassero i maschi = fidecommesso Questo spiega perché per secoli la struttura patrimoniale dell’antico regime rimane immutata. I divieti del fidecommesso nascono dal 800 perché esso sottrae i beni dalla libera disponibilità sul mercato. • Rigidi obblighi di ceto (noblesse oblige) stile di vita nobiliare: se si vuole appartenere a certo mondo bisogna comportarsi di conseguenza, appartenere a nobiltà impone qualche condizionamento in particolare in termini di spese /ostentazione di uno stile di vita. Ma effetti non scontati. Ad es. il fedecommesso porta a forme di "condominio" inalienabile assenteismo dei proprietari; ma proprio per questo delega della gestione dei poderi a facoltosi intermediari (es. bassa Lombardia) In che senso? Fedecommesso = linea successoria all’infinito per alcuni beni su cui vige vincolo di indivisibilità, ma l’eredità può essere formata anche da altri beni. Quali erano questi beni sottoposti a fidecommesso? ♦ Beni economici come terreni ♦ Beni simbolici come il CASTELLO DI FAMIGLIA o MAUSOLEO ♦ Bene con valore giuridico è ARCHIVIO che conservavano traccia degli atti di valore economico • Bassa Lombardia avviene dal ‘500 e ‘600 una RIVOLUZIONE AGRARIA: ruolo dei fittavoli perché obbligo di tenere unite intorno a un bene più rami familiari e mantenere quel bene immutato induce assenteismo della nobiltà, emerge allora categoria dei conduttori intermediari che favorisce la nobiltà assenteista perché glielo concedono per grandi periodo di tempo perché nobili non possono occuparsi di persona • contratti a lungo termine che compensano assenteismo proprietario Gli enti laici (ospedali, ecc.) ed ecclesiastici (Chiesa) In antico regime i patrimoni erano molto concentrati (mentre società odierna è composta da ceti medi) nelle mani di 1. Ceto della NOBILTÀ 2. CLERO enti ecclesiastici che appartengono dopo riforma protestante e controriforma possono appartenere da chiesa cattolica o da chiesa protestante Questi enti hanno tutti caratteristiche comuni: spesso ♦ Comunità «microcittà»: questi beni servono per consentire alle comunità di religiosi di sopravvivere (molti enti sono enti di vita in comunità, grandi monasteri ma anche più piccoli) attraverso costituzione di patrimonio che nasce da donazioni e lasciti o libere acquisizioni su mercato fondiario e quando patrimonio diventa del clero non è più dividibile. Lo stesso anche per enti laici patrimonio non disponibile. ♦ Concentrano un'ampia porzione di proprietà immobiliare. Nella trasmissione dei beni, vincolo della “manomorta” (laico o ecclesiastica) = beni non acquistati liberamente ma ricevuti non vendibili = PATRIMONIO NON DISPONIBILE • MANO MORTA che è termine giuridico, beni appartenenti all’ente non disponibile per la vendita e quindi sottratti al mercato dei beni immobili/capitali ♦ Modalità di gestione beni vengono solitamente gestiti indirettamente oppure c’è in alcuni casi la conduzione diretta Come si finanziano questi enti? Si autofinanziano e vivono di rendita tramite questi patrimoni che servono a mantenere queste comunità laiche o ecclesiastiche ex monasteri, ospedali, orfanotrofi… • conduzione diretta: più grande possidente in Lombardia per anno era ospedale maggiore a cui chi non aveva figli dava in eredità i propri beni soggetti però a mano morta. Alcuni di questi enti fornivano la comunità di beni ex ospedale dava ai poveri carne e vino • affitto semplice (asta pubblica): enti ecclesiastici e laici vivevano di quei beni che derivavano dai propri possedimenti e non si approvvigionavano sul mercato e una parte la concedevano per contratto di livello / a livello = contratto d’affitto che ha durata all’infinito • investitura perpetua ("livello" o enfiteusi): livelli a basso canone che si sono diffusi soprattutto nelle province dove i proprietari non trovavano nessuno a lavorare il bene e • Grida e "prammatiche" contro il lusso anche per ragioni economiche (mercantilismo) resistenze dei produttori e degli importatori alle misure vincolistiche Ogni tanto periodicamente nella storia il lusso raggiunge livelli tanto sfacciati ponendo un limite al suntus = lusso non per ragioni morali, ma economico-politiche perché a volte il lusso è tale che le famiglie decadono perché loro esponenti non guadano in faccia le spese fra le forme di povertà dell’ancien regime c’è povertà vergognosa. Conferma è che in tutte le grandi città ci sono istituzioni volte a sovvenire /aiutare ex istituti dotalizi per costituire le doti per le figlie di nobili perché anche nobiltà può cadere in miseria perché alle volte cade sopra le proprie possibilità indotta da mentalità di lusso. Ma non è affare privato perché nobiltà è classe su cui si fonda la res publica e se decadono si rovina la società e ne discapitano anche i poveri. Disposizione del governatore di Piacenza contro il lusso 1694 DOCUMENTO L’impiego virtuoso della ricchezza aristocratica Anche se c’è cattivo raccolto e terreni non danno la rendita, le famiglie nobili vivono nel lusso al di là delle proprie possibilità non sono i poveri al centro della preoccupazione, ma differenza tra entrare e uscite nelle famiglie nobili. Produzione di tessuti auro-serici tipica italiana del tempo… Gioielleria frequente che dame avessero capelli con gioielli. Altro elemento di spesa e ostentazione sociale: CARROZZE, LETTIGHE metalli preziosi per dare lustro di sé Inefficacia di questi documenti è verificata da fatto che tutti anni erano emanate di nuovo queste norme Perché necessità del lusso per queste famiglie? Lusso che non si traduce solo in monili, ma anche COMMITTENZA valori portanti dei ceti più altolocati Domanda che dobbiamo farci è allora: Perché tante opere nel rinascimento? committenza ma anche MECENATISMO Perché commissionare grandi palazzi che hanno punto nodale nel portale e nella facciata, perché grandi profusioni di spese ingaggiando architetti, stuccatori…? Ipotesi sono diverse: 1. Ambizioni principesche: geografia politica dell’Italia vede tanti stati e staterelli (ma anche Germania e altre nazioni) e non avendo nessun peso militare effettivo le case regnanti la giocano sul piano culturale cercando di affermarsi agli occhi delle altre famiglie con mecenatismo Gonzaga a Mantova, Montefeltro a Urbino… Ducati con quantità sproporzionata di artisti, nel senso più ampio del termine perché ci sono grandi artisti come Raffaello ma poi altri lavoratori del settore dell’arte 2. Funzione della Chiesa: presenza della chiesa come grande committente per motivi pastorali (immagini con funzione pedagogica) guerre di religione, riforma protestante e controriforma cattolica si ricerca misuratezza nei culti ma anche nel mondo cattolico l’immagine ha funzione teologica importante, attenzione che immagine non diventi oggetto di culto in quanto tale, timore dell’idolatria, immagine non è la divinità ma il mezzo per essa (San Carlo Borromeo si occupa di questo tema). Religione cristiana investe molto nelle immagini e negli edifici di culto, e anche nella bellezza facendosi quasi partecipe del disegno della creazione, Dio ha dato mandato anche alle sue creature di popolare la terra ma anche coltivare giardino elemento di positività del mondo diventa importante partecipare Poi c’è nella gerarchia ecclesiastica funzione universalistica della chiesa la cui grandezza deve essere rappresentata nella figura del papa ma anche di San Pietro 3. Lascito dell’Umanesimo 4. Funzione economica: lusso porta investire nei consumi e nell’arte, nel ‘700 invece con società borghese ci sarà invito a risparmiare e investire più saggiamente nell’industria agricoltura e commercio. Lusso invece è dilapidazione. 5. Ragioni etico-morali: nella società dell’antico regime c’è idea che si debba mostrare liberalità come virtù valore antico della nobiltà che porta a invito a non essere avari, essere liberali che non significa essere dilapidari però non essere attaccati al vile denaro Sono valori di carattere generali, ci saranno città che accettano questi valori, altri più taccagni + famiglie nobili devono essere munifiche magnificenza si deve mostrare lo splendor (ci si rifà alla classicità) per distinguersi da altre famiglie spendendo una parte consistente del proprio reddito e spenderla pubblicamente per opere, spettacoli… stile munifico ancora di più che liberale • Avarizia ≠ Liberalità ≠ Magnificenza o prodigalità Quindi al di là delle situazioni contingenti come piccoli ducati che vogliono affermarsi c’è idea di CONSUMISMO nel Rinascimento italiano, che determina ascesa del made in Italy, se infatti guardiamo al profilo della vita culturale e artistica c’è grandissima crescita per queste ragioni politico economiche, culturali… Il dibattito successivo su (nobiltà), lusso ed economia ♦ (sec. XVII-XVIII) dibattito sulla noblesse commerçante, cioè “se la nobiltà deroghi al commercio” Nel ‘700 atmosfera cambia e nasce modo di vedere realtà (economia) che comincia a mettere in dubbio positività della destinazione in questo modo del proprio reddito. Non ci sono più provvedimenti tampone come quello di Piacenza quando c’era calo redditi o cose così e si spingeva la morigeratezza per non far cadere famiglie nobili in povertà perché erano pilastro società, qui c’è vero CAMBIO DI PROSPETTIVA: nobiltà è oggetto di discussione, a Parigi e Milano… si discute della NOBILTÀ COMMERCIANTE • PIETRO VERRI illuminista milanese: ci si interroga se essere nobili sia contrario al commercio, e egli dà risposta di controtendenza: attenzione al denaro e attività economica per nobiltà di solito non va bene, per illuministi invece nobiltà dovrebbe occuparsi di commercio e far conti con ricchezza e non considerarla come cosa distaccata e mettere in discussione virtù come munificenza e liberalità. ♦ (sec. XVIII) una «rivoluzione dei consumi» nuova etica dei consumi: interpreti della rivoluzione industriale dicono come non è la tecnologia che ha dato vita a impegno a rinnovare la produzione, prima viene la domanda con rivo dei consumi nobiltà e borghesia cambiano modo di spendere rendita • meno moderazione, più piacere nel consumo • dal punto di vista dell’economia pubblica: l'aumento dei consumi contribuisce alla ricchezza della nazione tramite la ricchezza collettiva Il dibattito però ferve intorno ai consumi specificatamente di lusso, che mette in dubbio alle volte la sostenibilità dell’economia familiare corrodendo i patrimoni privati e producendo corsa ai consumi che può far cadere in povertà (povertà vergognosa dei nobili decaduti). Il lusso: distorsione del risparmio e danno degli investimento? Secondo A. Smith non v’è da temere se per la formazione del capitale vi sono sufficienti risparmiatori La ricchezza delle nazioni: il lusso colpisce la ricchezza delle nazioni? È forma di dilapidazione? Per Smith non è un problema, egli non è contrario ai consumi, ognuno può fare quello che vuole, anche consumare oltre capacità e con beni che lo rendono più felice. Problema sono INVESTIMENTI: il consumo va bene, purché ci sia qualcuno che destina beni non solo a consumo, ma anche a investimenti in attività produttive (manifatture, industria, commercio, …) che creano a loro volta ricchezza. Domanda di Smith è legittima: è possibile società in cui si consuma solo e non ci sono investimenti in attività produttiva? In effetti se guardiamo a dimensione storica fattuale, i paesi che si sono sviluppati prima sono quelli che hanno smesso di criticare chi consuma, hanno accettato la liberalità, Belgio Germania… non emanano più provvedimenti contro lusso e lasciano libertà di commercio e di consumo. • I paesi a più rapido sviluppo capitalistico sono quelli in cui le leggi suntuarie sono state abolite (GB > 1621, F > 1708 …) Il dibattito è andato avanti e dalla fine dell’800 con Veblen sociologo: consumo va letto non in termini di sottrazione del reddito a spese più produttive come investimenti, quando parliamo di lusso intendiamo consumo eccessivo ma esso ha una finalità (sec. XIX-XX) per la sociologia il consumo eccessivo, vistoso, ostentativo ha una valenza sociale:
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