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Contesto europeo e mondiale nella seconda metà dell'Ottocento, Appunti di Storia

Appunti discorsi, semplici e sintetici sulla situazione dei diversi stati europei (Secondo Reich, Francia della Terza Repubblica, Inghilterra Vittoriana e Russia di Alessandro I) nella seconda metà dell'Ottocento.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 18/11/2023

giorgio-mazzi
giorgio-mazzi 🇮🇹

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Scarica Contesto europeo e mondiale nella seconda metà dell'Ottocento e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Contesto europeo e mondiale nella seconda metà dell’Ottocento GERMANIA. Dopo l’unificazione, la Germania è la maggior potenza continentale europea e da qui emergono nuovi equilibri europei. Il capo indiscusso con il ruolo di cancelliere fino al 1890 è Bismarck, protagonista e artefice dell’unificazione. La politica di Bismarck si caratterizza in una politica interna in cui si verifica che il sistema di potere è caratterizzato dall’autoritarismo di Stato, che è forte, e il potere legislativo ed esecutivo sono nelle mani del cancelliere. Questo avviene nonostante la nuova costituzione dello Stato tedesco che prevede una costituzione federale. La Germania è una monarchia federale che vede riuniti insieme 25 Stati o regioni, detti lander, che hanno un proprio governo, assemblee legislative e apparati amministrativi. Hanno tendenzialmente un’autonomia legislativa. Lo Stato centrale però ha due organi di rappresentanza dell’intera nazione: il Reichstag, che detiene il potere legislativo, il Bundesrat, che è il parlamento delle regioni di cui fanno parte i delegati degli Stati e ha una funzione di ratifica delle leggi. Non ha un potere legislativo vero e proprio. Il cancelliere ha un ruolo esclusivo di gestione del potere, perché detiene il diritto di veto sui provvedimenti del parlamento, detiene il potere esecutivo totalmente e in più è in una situazione di protezione esclusiva da parte del Kaiser, che può nominare o costringere alle dimissioni il cancelliere. Il Kaiser ha un ruolo di guida dello Stato. Nel 1890, quando cambierà il Kaiser, egli modificherà la politica della Germania e manderà via Bismarck. Lo Stato di Bismarck rappresenta la classe degli Junker, cioè l’aristocrazia terriera, ma sostiene la grande borghesia industriale tedesca e il suo obiettivo sarà di costituire un blocco continentale industriale, politico ed economico fondato sul protezionismo, cioè su una misura che agevolerà il commercio nazionale. In politica interna Bismarck ha due grandi avversari. Il primo è il Zentrum, cioè i cattolici, e il secondo è l’SPD (Partito Socialdemocratico Tedesco), che rappresenta un partito di origine marxista, ma riformista, cioè favorevole a cambiamenti graduali nel miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Bismarck è favorevole alla laicità dello Stato, ma vuole tenere alla larga tutto ciò che va verso le riforme sociali a carattere socialista. I socialisti infatti sono contrari all’idea del blocco continentale. Contro i cattolici dal 1872 Bismarck attuerà la Kulturkampf, che è una “guerra della cultura” in cui si mettono in discussione i ruoli della Chiesa nello Stato tedesco. Verrà abolito l’ordine dei gesuiti, stabilito un controllo sui programmi e ci sarà un ravvicinato sguardo su ciò che era trasmesso nelle scuole e nei seminari, stabilita la legge contro l’abuso del pulpito (e infatti i cattolici vedono male la politica di Bismarck), che era spesso un palco da dove i parroci predicavano contro lo Stato e invitavano a votare il Zentrum, determinando l’estromissione di alcuni parroci, ed è riconosciuto il matrimonio civile. Prima il matrimonio era ratificato solo con una sanzione religiosa. È riconosciuto il valore legale del solo matrimonio civile. L’obiettivo di Bismarck attraverso una politica aggressiva è di uscire dalla feudalità e di ottenere la laicità dello Stato. La Chiesa non deve interferire nelle dinamiche dello Stato con il partito di Zentrum. Contro i socialisti Bismarck è più duro. L’SPD è più pericoloso. È fondato nel 1875 e ottiene un grande risultato tra il proletariato e nel 1877 ottiene il 9% alle elezioni. Inizia una campagna di repressione da parte di Bismarck, che costringe il partito ad un’attività semiclandestina. Sono proibiti gli scioperi o dissensi di tipo rivoluzionario o insurrezionalista. L’SPD Non è però escluso completamente dalla politica. Può organizzare congressi, anche se controllato dalla polizia. Bismark conduce una politica di riforme con un'apertura al mondo del lavoro e introduce una normativa per tutelare le malattie e gli infortuni sul lavoro. La cosa più interessante è che introduce il sistema pensionistico, che consente il versamento di contributi da parte del datore di lavoro dopo l’attività lavorativa. Nella sua campagna la politica di Bismarck fallisce. I cattolici registrano un incremento dei consensi in Baviera e in altre regioni non protestanti. I socialisti hanno un’avanzata spaventosa fino a raggiungere alla fine degli anni ‘80 il 18% e diventeranno poi anche primo partito. Per quanto riguarda la politica estera la Germania è la potenza commerciale e industriale più importante del continente, con l’esclusione dell’Inghilterra che è la sua concorrente più importante. Bismarck vuole garantire l’egemonia politica ed economica europea alla Germania per diventare l'ago della bilancia degli equilibri europei in modo da essere fondamentale nel risolvere i contenziosi fra le nazioni, marginalizzando la Francia, che viene esclusa dalla politica europea. Ciò che importa sono i rapporti con l’Inghilterra, l’Impero asburgico e la Russia. E ciò è perseguibile con alleanze internazionali che tengono fuori la Francia. Bismarck stipulò il Patto dei Tre Imperatori, che vede uniti la Germania, l’Impero austriaco e la Russia nel 1873. L’alleanza è di tipo commerciale e prevede scambi fra i tre Stati, ma è anche politica perché la Germania, l’Austria e la Russia sono stati autocratici con sovrani assoluti. È il blocco conservatore europeo. Più importante invece è nel 1882 la Triplice Alleanza, che vede unite Germania, Austria e Italia. È un’alleanza politica e militare che vede formarsi un blocco mediterraneo di due paesi autocratici e di una monarchia costituzionale, cioè l’Italia, che in quel periodo era nemica della Francia ed è un’alleanza importante, perché sarà uno dei blocchi della Prima Guerra Mondiale, anche se poi l’Italia si sfilerà. Un altro obiettivo di Bismarck è porsi come arbitro nei conflitti imperialisti e coloniali. A Bismarck non interessa che la Germania si cacci nel meccanismo di spartizione imperialistica dell’Africa. Bismarck preferisce un ruolo di equilibrio e fare da giudice dei conflitti fra Stati europei. Organizza due conferenze sul problema coloniale: una è il Congresso di Berlino, in cui sono risolti i problemi relativi ai Balcani, e la seconda la Conferenza di Berlino, tra il 1884 e il 1885, in cui è stabilita la spartizione dell’Africa quasi geometricamente. È stabilito il principio della prima occupazione (cioè chi mette piede per primo ha il diritto di conquistare quel territorio) e la creazione di colonie geometriche. Il secondo criterio è la divaricazione dei percorsi di conquista. La Francia ha un percorso da ovest a est nel nord dell’Africa, mentre l’Inghilterra avrà un percorso che andrà da nord a sud. Bismarck verrà considerato una sorta di pacificatore che riporta l’ordine nell’equilibrio europeo, garantendo una pace perpetua. Nel 1888 diviene Kaiser il nipote di Guglielmo I, Guglielmo II, che ha un carattere e un orientamento politico diverso. Avviene il periodo del Neue Kurs o Weltpolitik. A differenza del nonno, che si affida completamente a Bismarck, la sua politica è personalistica, vuole affermare il suo potere assoluto ed entra in rotta con Bismarck. È fortemente nazionalista e crede nel destino della Germania come potenza anche coloniale. Vuole una politica aggressiva verso l’estero. Bismarck cerca di reagire spiegando che aveva raggiunto con la sua politica la crescita della Germania, ma il conflitto è troppo duro fra i due e nel 1890 Bismarck è costretto alle dimissioni. Sic transit gloria mundi. Se Bismarck, che era già molto anziano, fosse andato avanti, è possibile che la storia della Germania sarebbe cambiata e la Germania molto probabilmente non sarebbe stata coinvolta nelle guerre coloniali in Africa. FRANCIA. È in ginocchio dalla Guerra franco-prussiana e dopo la pace di Francoforte è costretta a pagare un debito spaventoso e inoltre è stata umiliata. La Terza Repubblica è guidata da Adolphe Thiers, che è un repubblicano, liberale convinto e un reazionario. Pensa ad uno Stato repubblicano che abbia un orientamento simile all’Inghilterra. In politica interna deve affrontare, a prezzo di sacrifici enormi, l’ingente debito di guerra, che riesce a sanare con la Germania anche in breve tempo. In Francia si genera però un malanimo verso i tedeschi. La Repubblica nasce dalla disfatta militare in un contesto imperiale e monarchico. Ci sono ancora correnti realiste, che vorrebbero il ritorno ad una Francia monarchica e quindi Thiers affronta l’offensiva della componente più conservatrice della società francese. Nel 1875 è emanata una costituzione repubblicana, che è un tentativo di compromesso tra i monarchici e i democratico-repubblicani. Riprende la costituzione del 1848, perché il potere legislativo è affidato ad un parlamento bicamerale, in cui la camera è eletta ogni quattro anni a suffragio universale maschile, e il Senato, invece, è una camera solo parzialmente elettiva. Una componente è nominata dal presidente ed una parte invece è eletta a suffragio censitario. Il Senato è quindi una camera più conservatrice. Il potere esecutivo è affidato al presidente della Repubblica, che ha amplissimi poteri di governo. La dimensione è quella di una Repubblica presidenziale con l’elezione diretta del presidente. La Francia fra il 1875 e il 1914 è instabile e politicamente è un disastro. In quarant’anni si succedono 50 governi. Non si riescono a conservare le maggioranze e si è costretti spesso ad andare a nuove elezioni. I governi sono guidati da esponenti conservatori, ma di orientamento repubblicano e democratico. La Francia attraversa un periodo di riforme sociali a carattere progressivo. È definitivamente approvata la giornata lavorativa di 10 ore. Nonostante l’approccio liberista di Thiers, si ritiene che per tutelare i lavoratori debbano diminuire le ore lavorative. Questo anche perché c’era la possibilità in caso contrario di scontri sociali. È approvata la libertà di stampa, il diritto di sindacato e il divorzio e, infine, è sancito il monopolio statale sull’istruzione, che è di Stato ed è erogata dallo Stato. È gratuita e obbligatoria nel quadro della scuola dell’obbligo, che erano le elementari. Rimane il conflitto però fra le forze monarchiche e repubblicane. Infatti ci sono due colpi di stato guidati da due generali francesi: il primo è accentuazione del conflitto fra classi fa sì che nel 1906 nasca il Labour Party. Progressivamente il Partito Laburista sostituisce i Whigs come contraltare del mondo conservatore. È di carattere estremo, di ispirazione socialista e chiede un aumento del suffragio e riforme progressive per il mondo del lavoro. È socialista, ma riformista. Non ha una prospettiva rivoluzionaria. Il miglioramento delle condizioni dei lavoratori si può ottenere solo attraverso una serie di riforme. Il conflitto in Europa si divide fra il capitale, che vuole regolare i propri principi economici con un rapporto diretto con il mondo del lavoro senza l’intervento dello Stato, e il lavoro. Da ciò scaturisce il Marxismo, per il quale il cambiamento sociale può avvenire solo con una rivoluzione violenta. Con le riforme si possono ottenere solo alcuni miglioramenti. Ma con le riforme non si può toccare la proprietà privata. A partire dalla metà dell’Ottocento in molti paesi europei si fa strada il riformismo socialista, che con l’estensione del suffragio ritiene possibile ottenere maggioranze che possano migliorare le condizioni dei lavoratori delle classi più umili senza cambiare drasticamente il rapporto tra capitale e lavoro. Il Labor Party ha questa ispirazione: grandi riforme perseguite con l’attività del parlamento. Si aggrava la situazione irlandese. È una vicenda e una questione importante. L’Irlanda fa parte del regno, ma non ha un’autonomia legislativa ed è di fatto una colonia dal punto di vista economico e religioso. È dominata dal punto di vista economico dall’Inghilterra e in alcune regioni è cattolica, ma l’Inghilterra impone la religione anglicana. L’Irlanda, che aveva attraversato una pesante crisi, prima in termini politici e poi militari manifesta istanze d’indipendenza. Ci sono aspirazioni all’autonomia e all’indipendenza. Inizia il terrorismo indipendentista e repubblicano irlandese. L’Irlanda deve staccarsi dal Regno Unito e diventare una Repubblica. Nasce una duplice organizzazione, l’IRA (Irish Republican Army), che compirà atti di terrorismo verso le truppe inglesi sul territorio irlandese e verso alte personalità inglesi, che si doterà di un’organizzazione politica che negozia con l’Inghilterra le istanze del rapporto fra Irlanda e Inghilterra, che è chaiamta Sinn Fein. Gladstone nel 1893 proporrà una legge che molti irlandesi riterranno sufficiente, anche se per altri non lo era, ed è la Home Rule. Propone che l’Irlanda possa darsi una costituzione, leggi, organi amministrativi e autogoverno propri, rimanendo però nel controllo del Regno Unito. Riconosce una semi-indipendenza. I più moderati patrioti irlandesi la ritengono una soluzione. È approvata dal parlamento inglese però nel 1914, cioè l’anno in cui scoppia la Prima Guerra Mondiale. La legge è congelata e questo determina un aggravamento della tensione fino a quando a Belfast scoppia la Rivolta di Pasqua del 1916, che è un tentativo di rivoluzione dell’IRA, che, cogliendo l’occasione per cui l’Inghilterra è impegnata in guerra, vuole l’indipendenza, ma l’Inghilterra reprime la rivoluzione e ciò porterà ad una rottura nel movimento indipendentista. In politica estera la chiave di volta è l’accentuazione dell’imperialismo in Africa e in Asia. In questo periodo Rudyard Kipling era un grande poeta, ma anche un ideologo dell’imperialismo in senso paternalista. Scrive un poema, intitolato il Fardello dell’uomo bianco. L’importante è l’esportazione della civiltà. La politica imperialistica provoca tensioni con la Francia. Uno dei nodi è la questione di Suez, ma nel 1904 con l’Entente Cordiale e la Triplice Intesa nel 1907 gli scontri sono appianati con la Francia, ma si accentuano i conflitti con la Germania, che entra nella corsa imperialista, provocando una diarchia economica e commerciale. L'Inghilterra è la prima potenza economica, industriale, commerciale e navale, ma la Germania sta percorrendo la stessa strada. Il conflitto si manifesta per l’egemonia sul continente e provocherà una corsa agli armamenti. Aumentano gli investimenti per la spesa militare, preparandosi al conflitto. RUSSIA. Dalla seconda metà dell’Ottocento emerge la potenza della Russia. È un periodo importante per l’evoluzione della società russa. Nel 1855 diventa zar Alessandro II della dinastia Romanov. Sembra evidenziare inizialmente un’intelligenza politica perché si rende conto che la Russia è in pieno feudalesimo. Non ha attraversato la rivoluzione borghese o l’industrializzazione. Si ispira all’istituzioni occidentali e inaugura una stagione di riforme mostrandosi come un imperatore aperto e progressista. Promulga un’amnistia verso i prigionieri politici. Compie riforme amministrative, che vanno verso una maggiore efficienza dell’impero nel campo della burocrazia, della scuola (l’istruzione estesa anche se non è obbligatoria), della giustizia e anche dell’esercito. Gli alti gradi dell’esercito si passavano per ragioni sociali e Alessandro introduce criteri di merito. C’è una mobilità nei ranghi dell’esercito grazie ai propri meriti e capacità. Alessandro introduce anche un decentramento amministrativo, cioè, anziché avere un governo centrale che controlla il vasto impero, nelle città sono istituiti consigli locali, detti consigli distrettuali elettivi, che rappresentano gli organi di governo territoriali. Sono anche abbastanza piccoli. I consigli sono chiamati zemstvo. Si ricorda per questo anche in senso positivo Alessandro. Nel 1861 è abolita la servitù della gleba. Scompare quella dimensione per cui i latifondisti sono proprietari di anime. Ai servi è attribuita la parità giuridica e è data a molti la possibilità, visto che non hanno mezzi di produzione e la terra da coltivare e molti vanno verso le città per lavorare nelle prime industrie, diventando classe operaia, di riscattare la terra dal padrone che li ha liberati che concede loro piccoli appezzamenti. Si indebitano con il pagamento a rate con il padrone. È una possibilità effettiva di emancipazione. Gli esiti di questo processo saranno deludenti perché i latifondisti coglieranno l’occasione perché di fronte ad un servo senza niente i terreni del latifondo saranno lottizzati moltissimo. Ai contadini sono ceduti piccoli appezzamenti che dal punto di vista della produzione agricola c’è il rischio che non sostentino nemmeno il contadino e che il contadino non riesca a pagare il canone, che è stabilito a prezzi altissimi che non corrispondono al valore effettivo della terra. La servitù della gleba rimane ma cambia nome. Ciò determina indebitamenti, rinunce e la formazione del proletariato rurale. La conseguenza sarà un diffuso malcontento e scoppieranno delle rivolte contadine, a cui segue il fatto che Alessandro II smette di essere un imperatore aperto e si riapre la stagione di repressione di Stato, che per quanto riguarda i territori dell’impero comporta un maggiore controllo poliziesco. La polizia controlla ogni ribellione. È accentuato il controllo sulla stampa ed è introdotto un sistema di censura e quindi si arriva ad una situazione persino peggiore rispetto alla precedente. In Polonia, che ha da sempre una tradizione autonoma, scoppia un’insurrezione e aspira all’autonomia e all’indipendenza, ma questa rivolta è repressa duramente da Alessandro, che impone non solo un nuovo ordine costituito ma anche l’obbligo della lingua russa e sono imposti i riti della religione ortodossa. È un processo di russificazione della Polonia e ciò determina arresti, proteste e tante migrazioni. Il più importante che migrerà sarà Chopin, compositore e pianista, che era un patriota e nel 1863 aveva preso parte alla rivoluzione. La conseguenza è che si crea una frattura fra la borghesia colta e il potere dello Stato. Si accentua il nascere di organizzazioni politiche clandestine contro l’impero russo, cioè il movimento nichilista e populista. Si manifesta con la pratica del terrorismo, anche individualista, cioè il singolo che compie un atto esemplare per ispirare il popolo a sollevarsi. C’è un’azione popolare di proselitismo. Il movimento ha come obiettivo non le classi operaie, ma il mondo contadino, che era in sofferenza endemica. Nel movimento populista ci sono componenti anarchiche, che si ispirano a Michail Bakunin, al conte Kropotkin, che dal punto di vista anche religioso è il fondatore della dottrina anarchica, e a un democratico e socialista, Herzen. Il nichilismo è una dottrina filosofica in cui più importante rappresentante è Nietzsche, ma in Russia ha un’accezione differente. Turgenev nel suo romanzo “Padri e figli” conia questo termine. Dice che i giovani non hanno più valori e vogliono distruggere tutto in mondo da rigenerare l’umanità. Ritengono che per poter rinascere bisogna distruggere tutto il sistema. Per affermare l’indipendenza l’unico modo è un atto esemplare e poi il suicidio. La conclusione è che dopo tutto questo nel 1881 Alessandro II sarà ucciso in un attentato anarchico e la conseguenza sarà un giro di vite alle libertà civili e la fine delle speranze di un miglioramento con le riforme. La Russia attraverserà guerre e tre rivoluzioni: una nel 1905 e le altre due nel 1917, in particolare una febbraio e l’altra definitiva ad ottobre.
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