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Contesto prima guerra mondiale, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

War poets e le loro poetiche contrastanti.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 14/09/2023

Diana0003
Diana0003 🇮🇹

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Scarica Contesto prima guerra mondiale e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! LA GUERRA (1915 Inghilterra) _____________________________________________________ Il dramma causato dalla guerra che fece sì che nuove armi fossero inventate come i sottomarini, aerei, GAS MOSTARDA etc. (non è più la guerra del corpo a corpo ma è una guerra di posizione e di trincee, combattuta ‘a distanza’). Trauma della guerra è tale perché causò più di 37 milioni tra morti e feriti, civili e militari. Devastazione e carneficina di ampia scala diventò assurdo celebrare ideali quali la fede nel progresso, la dignità umana nell’arte, il patriottismo e nazionalismo, ideali che si scontrarono contro una realtà disumana come la guerra. Guerra che mostrò il fallimento del razionalismo del XIX sec. Di questi anni viene lasciata traccia dai War Poets, ragazzi, giovani soldati, destinati a morire in battaglia. Tra questi due testi molto esplicativi della situazione bellica della Prima guerra mondiale, e del passaggio dalla fede dei grandi ideali alla disillusione e allo scontro crudo e duro con la realtà. Due testimonianze poetiche di due atteggiamenti diversi nei confronti della guerra da parte di due giovani poeti uno pre-guerra (Brooke) e uno post-guerra (Owen), entrambi morti durante il conflitto. WAR POETS Brooke (1887-1915) e Owen (1893-1918). 1° GUERRA MONDIALE BROOKE, THE SOLDIER (1915) Inizio della guerra. Brooke muore nel 1915, quando faceva parte della Forza di spedizione brutannica nel Mediterrraneo alla volta di Gallipoli, muore per setticemia sviluppata per una puntura di zanzara infetta (muore nell’isola di Sciro in Grecia). Noto per i suoi idealistici sonetti di guerra e ricordato come il poeta di guerra inglese che ha ispirato il patriottismo nei primi mesi della Grande Guerra. Elevato a rango di eroe anche per questo suo testo che venne letto pubblicamente a Pasqua del 1915, nella cattedrale di St. Paul a Londra, 15 giorni prima della sua morte. L’immagine della guerra che la poesia suggerisce è ancora idealista, possibile solo nella prima fase del conflitto mondiale, quando si pensava a una risoluzione veloce della guerra, nessuno si aspettava che questo conflitto andasse avanti per tanti anni. Una visione idealista che chiamava all’azione una generazione di giovani destinati a morire in massa sostenuti però dai grandi slanci ideali e patriottici. Spirito ben diverso ebbero poi quei giovani poeti che vissero la guerra e che si ritrovarono nelle trincee dove spesso trovarono la morte come il caso di Owen. Tipo di atteggiamento che era dei primi anni della guerra quando essa non aveva ancora mostrato il lato più crudele. => ‘io’ che parla nel testo = una persona che parla per sé, e che è già coinvolto in battaglia e che è un soldato. ‘il soldato’ nominato in 3° persona nel titolo prende parola nel testo. N.B. Quando si leggono i testi poetici, bisogna fare attenzione di non sovrapporre il poeta (autore del testo) con l ‘io’ che parla all’interno del testo. L’autore è una persona reale vivente che scrive e pubblica quel testo, mentre abbiamo il testo stesso che invece è una costruzione linguistica, è il messaggio che il poeta invia ad un pubblico, ma all’interno del testo c’è un ‘io’ che parla ma che non è reale, è una costruzione linguistica, che è stato deputato a parlare nel testo ma non è un individuo reale storico come l’autore del testo. Ci può essere una comunanza stretta tra autore persona storica e ‘io’ del testo, ma non sono la stessa persona (ci sono livelli di vicinanza, una vicinanza totale come nel caso della poesia e critica romantica che teorizza che la poesia deve essere l’espressione dell’individuo; qui è il soldato che fa riferimento a una categoria di persone a un ruolo militare). Soldato che si fa portavoce di questo slancio patriottico che può anche essere condiviso da Brooke stesso. La cultura ‘’‘io’’’ del poeta è inevitabile che si rifletta sull’io poetico ma con diversi livelli di vicinanza e non. Il poeta Brooke scrive un testo che è una poesia poi destinata ad un pubblico, ma il testo è costruito come un discorso che un ‘io’ interno al testo fa rivolto ad un pubblico interno al testo; quindi, è un secondo livello di comunicazione. Livelli di enunciazione diversi, la linguistica distingue tra il soggetto dell’enunciazione (Brooke) e il soggetto dell’enunciato (persona fittizia che parla all’interno del testo) ma non sono sovrapponibili, anche se le esperienze, le conoscenze, la sensibilità, i gusti, le scelte, entrano inevitabilmente a far parte della costruzione poetica. => una poesia che mostra patriottismo, entusiasmo. Qui Brooke e il suo soldato non hanno ancora sperimentato la violenza della guerra. Abbiamo questa visione eroica della guerra che si configura come sacrificio per la patria. Ripetizione della parola ‘England’ ‘English’ svariate volte, insistenza sulla patria, con un’immagine dell’Inghilterra che è estremamente idealizzata. => ‘if I should die’ difficile nella traduzione rendere l’ambiguità che certe espressioni possono convogliare. Scelta del traduttore. Ma qui ‘if …’ mette in evidenza un doppio livello di significato anche contrastante che si potrebbe riassumere tra ‘possibile’ versus ‘inevitabile’. Nel caso di una mia morte unlikely non prevista, se accadesse, se capita che…, se devo proprio morire; mentre l’altro senso di ‘should’ è come modale che implica un obbligo, un dovere e che quindi porta la morte più vicina con un significato del ‘io non ho scelta’ se ‘devo morire’, quindi un obbligo e una inevitabilità che questo inizio mettono in luce, da una parte l’evento possibile (unlikely), dall’altra è un obbligo, non avere scelta, morte come obbligo e inevitabilità. OWEN, DULCE ET DECORUM EST (1917-18) 1917, testi-manoscritti inviati alla madre quando lui è al fronte, dove racconta un’attacco con il gas e dove commenta il titolo latino ripreso dalla 3° ode di Orazio, citando ‘dulce et decorum est’ = è bello e dolce e morire per la propria patria. Una frase che veniva spesso citata ai giovani per esaltare il sacrificio della vita di coloro che andavano e morivano in guerra, lontani (spesso) dalla propria patria per cui combattevano. Poesia contrappone il corpo e la mente devastati dalla guerra alla retorica astratta dell’amore di patria e del sacrificio. Già alla prima lettura è evidente la differenza di pensiero dei due autori nei confronti della guerra. È una poesia che racconta di un attacco con il gas, gas asfissianti: con l’iprite, è uno dei gas impiegati per la guerra chimica, conosciuto anche come gas mostarda per il suo caratteristico odore (e colore giallognolo). L’iprite fu utilizzata per la prima volta durante la Prima guerra mondiale nel settore belga di Ypres da cui il nome, per iniziativa dell’esercito tedesco. Le sue caratteristiche principali (azione per contatto e lunga persistenza ambientale) e le lesioni che procura lo resero subito un’arma innovativa in una guerra che cercava nella tecnologia un aiuto per sfuggire all’immobilità della trincea. (in questi anni abbiamo inizio guerra chimica, 22 aprile 1915, Battaglia di Ypres (città fiamminga, Belgio) tra tedeschi e francesi. in Germania i giornali esultano ma non dicono motivo improvvisa ritirata francese. Mentre gli inviati inglesi al fronte raccontarono sul Times, i resoconti con descrizioni atroci, una nube agre di colore verde alta come una muraglia, e sospinta dal vento si era sparsa sul campo di battaglia, e si alzano grida, GAS=IPRITE, gas mostarda che era una miscela di cloro e zolfo, odore simile a senape, prima volta che vengono usati i gas in azioni belliche. Un gas che brucia gli occhi, rende ciechi e poi brucia i polmoni. Poesia suddivisa in 3 sezioni corrispondenti alle 3 strofe => che ci presentano 3 esperienze diverse: => 1°. Delinea l’ambientazione, marcia notturna caratterizzata dalla fatica (campo di battaglia fangoso e ‘io’ che parla è parte del gruppo). Strofe rappresentano la fatica e l’arrancare faticosamente per salvarsi (l’atmosfera di guerra e fatica sono dati dall’uso di monosillabi al massimo bisillabi che sembrano riprodurre la fatica e la lentezza della marcia. Campo di battaglia fangoso sul quale si muovono, con grosse difficoltà, i soldati in ritirata. L’immagine che ne emerge è terrificante. I soldati sono infatti paragonati a vecchi straccioni piegati in due dalla stanchezza e dalla sofferenza. Imprecando arrancano nel tragitto reso ancora più difficoltoso dal fango. Tutti sono stati irreversibilmente segnati dalla guerra: tutti resi zoppi e ciechi. Abituati al
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