Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Contesto Storico 800/900, Appunti di Letteratura Tedesca

appunti contesto storico per esame letteratura tedesca

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 11/11/2022

ines-giardulli
ines-giardulli 🇮🇹

4

(4)

43 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Contesto Storico 800/900 e più Appunti in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! Storia della Germania dal 1871 a oggi A. 1871-1918 1. 1871-1890 Era Bismarck vero fondatore dello stato nazionale tedesco. Secondo Reich in quanto il Primo Reich si intende il Sacro Impero Romano di Nazione Tedesca. Ma non era una nazione quindi il vero Primo Reich fu quello di Bismarck. 2. 1890-1918 Era Wilhelm II. a. 1890-1914 Imperialismo e Belle Epoche / Fin de siécle b. 1914-1918 I. Guerra Mondiale Das Heilige Romische Reich Dopo la guerra dei Trent’anni e con la pace di Vestfalia. Per quanto riguarda la Germania, la pace rafforzò le istanze autonomistiche e federalistiche dei principi di fronte alle tendenze monarchiche dell’imperatore, e aumentò le prerogative della dieta imperiale (Reichstag); inoltre stabilì parità di diritti per cattolici, luterani e calvinisti, revocò l’editto di restituzione e garantì la tolleranza religiosa (tranne che nei territori degli Asburgo). L’equilibrio del potere in Europa occidentale venne radicalmente mutato in favore della Francia e a spese della Spagna, mentre tramontò definitivamente l’idea di un impero cattolico europeo. L’aumentato potere dei principi tedeschi confermò la frammentazione politica della Germania. Le conseguenze economiche della guerra furono pesantissime soprattutto per il mondo tedesco, soggetto a un trentennio di devastazioni e saccheggi a opera degli eserciti mercenari, e privato di un terzo della sua popolazione. Si sviluppa la Prussia che è al di fuori dei confini. La Pace di Vestfalia segnò la decadenza della Spagna, accrebbe la potenza di Svezia e Francia e riconobbe l'indipendenza delle Province Unite dalla Spagna e della Confederazione svizzera dall'Impero; ratificò la fine delle guerre di religione in Europa, allargando l'ambito della libertà di coscienza. Sul piano politico, allentando i vincoli tra signori feudali e Corona imperiale, indebolì il sistema politico-sociale del Sacro rimano impero, imperniato sulla preponderanza asburgica in Germania. La Francia vide ufficialmente confermato il possesso dei Tre Vescovadi (Toul, Metz e Verdun) e di Pinerolo e ottenne l'Alsazia (esclusa Strasburgo); la Svezia si assicurò il possesso della Pomerania occidentale, di Brema e Stettino, inoltre ottenne il controllo degli estuari dei fiumi Oder, Elba e Weser e quindi quello del commercio tedesco nel Baltico e nel mare del Nord. Il possesso di territori tedeschi fece della Svezia un Principato tedesco che sedette perciò alla dieta imperiale. Notevoli vantaggi territoriali furono ottenuti anche dall'elettore del Brandeburgo, Federico Guglielmo di Hohenzollern; la Baviera annetté l'Alto Palatinato, mentre il Basso Palatinato fu ricostituito in elettorato indipendente per il figlio dell'elettore Federico V. Fu infine riconosciuta l'indipendenza delle Province Unite dalla Spagna e della Confederazione Svizzera dall'Impero. Da questi mutamenti territoriali, il prestigio dell'Impero uscì gravemente colpito a vantaggio della Francia di Mazzarino che era riuscita ad assicurare nel Nord la supremazia dell'alleato svedese, mentre in Germania aveva fatto leva sui desideri autonomistici dei principi tedeschi per minare l'Impero dall'interno. Secondo la "Constitutio Westfalica" i 350 signori germanici, infatti, videro riconosciute dai trattati di Vestfalia la loro indipendenza dall'autorità imperiale e la possibilità di stringere alleanza o firmare trattati con Stati stranieri, senza il parere dell'imperatore. Il numero degli elettori imperiali fu inoltre portato da sette a otto (tre ecclesiastici [gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri] e cinque laici [i signori di Brandeburgo, Boemia, Palatinato, Sassonia e Baviera]) e tutte le principali attribuzioni imperiali (dichiarare guerra, concludere paci, levare imposte, ecc.) furono sottratte all'imperatore e demandate alla dieta. Un elemento molto importante è lo sviluppo della Prussia. Un elettore potente è il principe di Brandeburgo e nel principato fa parte anche la Prussia anche se è fuori dalla nazione. Il principe elettore di Brandeburgo è anche il principe elettore della Prussia. Il principe si proclama re della Prussia e quindi la Prussia diventa un regno, che comprendeva anche la Slesia (zona molto ricca economicamente in quanto in possesso di miniere..). La reale fine del Sacro Romano Impero sopraggiunse in passi successivi. Dopo la pace di Vestfalia del 1648, che assegnò ai territori una sovranità virtualmente completa, consentendo a essi di stringere alleanze indipendenti con altri stati, l'Impero divenne non più di una semplice aggregazione di stati indipendenti. Sebbene l'impero si sia difeso abbastanza bene inizialmente, la guerra con la Francia e Napoleone si rivelò catastrofica. Nel 1804 Napoleone si autoproclamò Imperatore dei Francesi, a cui Francesco II rispose proclamandosi Imperatore d'Austria, oltre ad essere già Imperatore del Sacro Romano Impero, un tentativo di mantenere la parità tra Francia e Austria pur illustrando che il titolo del Sacro Romano Impero li superava entrambi. La sconfitta dell'Austria nella battaglia di Austerlitz nel dicembre 1805 e la secessione di un gran numero di vassalli tedeschi di Francesco II nel luglio 1806 per formare la Confederazione del Reno, uno stato satellite francese, significò effettivamente la fine del Sacro Romano Impero. L'abdicazione nell'agosto 1806, combinata con lo scioglimento dell'intera gerarchia imperiale e delle sue istituzioni, era considerata necessaria per impedire la possibilità che Napoleone si proclamasse Sacro Romano Imperatore. In molti stati d'Europa Napoleone abolì con un cenno di mano burocrazie secolari e introdusse un nuovo, moderno sistema di amministrazione e di diritto. Ma la megalomania con cui Napoleone spinse i suoi soldati fino alle porte di Mosca lo fece diventare un nemico odiato non solo da tutti i rappresentanti della vecchia Europa, dall'aristocrazia e dalla chiesa cattolica, ma anche da tutti quelli che, delusi dall'esito della rivoluzione francese avevano sperato in un mondo migliore. Napoleone fu battuto sul campo di battaglia dalle forze congiunte di tutta l'Europa, ma l'Europa dell'epoca prima di Napoleone era irrecuperabilmente distrutta. In questa situazione ci voleva un grande Congresso per riordinare i regni andati a pezzi e questo Congresso poteva aver luogo solo a Vienna, nel centro del potere degli Asburgo che per secoli avevano regnato sul Sacro Romano Impero. Un impero che, pur essendo fragile e eternamente in lite con se stesso, aveva comunque rappresentato un simbolo in cui le monarchie offese da Napoleone si erano riconosciute. La Confederazione germanica o Confederazione tedesca (Deutscher Bund) fu una libera associazione di Stati tedeschi formata dal Congresso di Vienna del 1815. La Confederazione aveva esattamente gli stessi confini del Sacro Romano Impero dopo la Pace di Vestfalia ad eccezione delle Fiandre, ma, contrariamente alla struttura precedente, gli stati membri erano pienamente sovrani. Questo assioma, tuttavia, dovette essere coniugato con i nuovi rapporti di forza che si erano affermati nel mondo germanico nel corso del secolo XVIII – vale a dire, con il nuovo ruolo assunto dalla Prussia e dall’Austria – e con le spinte all’unificazione nazionale che si erano manifestate durante l’epoca napoleonica. Dall’attività diplomatica del congresso emersero tre poli fondamentali che dovevano caratterizzare per oltre un cinquantennio la storia successiva della Germania: in primo luogo, il regno di Prussia – allora sotto Federico Guglielmo III di Hohenzollern (1797-1840) – ingrandito dal punto di vista territoriale e sempre più chiaramente proiettato verso occidente; in secondo luogo, l’impero multinazionale austriaco, orientato lungo le tre direttrici della Germania meridionale, dei Balcani e dell’Italia; in terzo luogo, la Confederazione germanica, con sede a Francoforte, che subentrava alla struttura ormai anche formalmente dissolta del Sacro Romano Impero (1806) e che comprendeva – 39 stati e città che fino al 1863 diminuiscono fino a 35 stati -. La Confederazione, presieduta dall’Austria, rappresentò senza dubbio un passo fondamentale verso l’unificazione del mondo tedesco. Al suo interno, tuttavia, dovevano prevalere innanzitutto le ragioni di Vienna e di Berlino, che fino alla seconda metà del XIX secolo lottarono per conquistare una posizione egemonica. Il carattere assolutistico, burocratico e militaristico della Prussia di Federico Guglielmo III e dell’Austria di Metternich – che insieme alla Russia diedero vita alla Santa Alleanza – finì per trasmettersi alla maggior parte degli stati della Confederazione. Solo gli stati del sud (la Sassonia, la Baviera, il Baden e il Württemberg) si diedero delle costituzioni moderate, che alimentarono un liberalismo destinato a contrapporsi frontalmente, ancora dopo l’unificazione, allo spirito prussiano. Dopo il congresso di Vienna la storia tedesca fu dominata da due spinte fondamentali: da un lato, dall’esigenza di attivare un graduale processo di unificazione, che aveva ragioni al tempo stesso politiche, ideali, economiche e sociali; dall’altro lato, dal tentativo di instaurare un ordine politico e costituzionale ispirato ai principi del liberalismo. Nel 1818, per iniziativa prussiana, fu istituito lo Zollverein – un’unione doganale avente lo scopo di creare un mercato unico nell’area tedesca per facilitare la circolazione delle merci, che fu perfezionato nel 1834. Per il resto, la Germania rimase sostanzialmente estranea alla duplice ondata di moti che negli anni Venti e Trenta scossero l’Europa (un timido tentativo liberale nel 1832 ad Hambach non fece che inasprire il controllo repressivo di Metternich). Nel 1848, sull’onda della rivoluzione parigina e contro la politica illiberale di Metternich e di Federico Guglielmo IV (1840-61), s’imposero le due parole d’ordine del liberalismo e del nazionalismo. Quasi contemporaneamente, nel marzo del 1848, Vienna e Berlino furono conquistate alla rivoluzione. In Prussia, Federico Guglielmo IV fu costretto a promettere una costituzione e a convocare un Landtag che introdusse la libertà di stampa, il suffragio universale maschile, il controllo parlamentare sul bilancio e, ancora, l’eguaglianza religiosa. A Vienna, l’imperatore Ferdinando I fu costretto a licenziare il Metternich e a convocare un Reichstag che decretò l’abolizione del servaggio e il suffragio universale. A Francoforte, sede ufficiale della Confederazione germanica, il 18 maggio si riunì il parlamento federale degli stati tedeschi e dell’Austria, eletto a suffragio universale: in questa sede le rivendicazioni liberali si saldarono all’esigenza di ricercare una soluzione al problema dell’unificazione tedesca. Furono prospettate due vie possibili: da un lato, l’idea di una “grande Germania” formata da tutti i territori tedeschi, compresa l’Austria, e posta sotto l’egemonia degli Asburgo; dall’altro, l’idea di una “piccola Germania” senza l’Austria sotto l’egemonia degli Hohenzollern. Entrambi i progetti – così come le rivoluzioni di Berlino e di Vienna – fallirono: in parte per l’ostilità dei governi di Austria e di Prussia (Federico Guglielmo IV rifiutò la corona che gli era stata offerta dall’assemblea rivoluzionaria), in parte per le divisioni che si crearono in seno allo schieramento rivoluzionario tra l’ala moderata liberale e quella democratica, incline a una soluzione repubblicana. Nel 1849 il parlamento di Francoforte, ormai disertato dalla maggioranza dei deputati, fu sciolto con la forza: da allora il progetto dell’unità nazionale iniziò a percorrere una strada che non coincise più con quella del progetto liberale. Doveva imporsi piuttosto una soluzione “prussiana” e “dinastica”, fondata sulla ragion di stato e sulla potenza militare più che sulla volontà popolare. Un primo passo in questo senso fu compiuto all’indomani dello scioglimento del parlamento di Francoforte, quando Federico Guglielmo IV tentò di realizzare un’“unificazione dall’alto” fondata non più sulla legittimità di un’assemblea rivoluzionaria ma su un “libero accordo” dei principi tedeschi (1849-50). La “politica unionista” degli Hohenzollern fallì di fronte alla ferma opposizione dell’Austria e della Russia, che con il trattato di Olmütz (1850) imposero alla Prussia la rinuncia a qualsiasi velleità unitaria e il ritorno alla situazione del 1815. Nel corso degli anni Cinquanta, tuttavia, maturarono condizioni diverse: la potenza prussiana crebbe ulteriormente, acquistando un’egemonia di fatto sul resto della vecchia Confederazione attraverso lo strumento dello Zollverein che, rinnovato nel 1853, costituì la base di un prepotente sviluppo economico; al tempo stesso, per impulso della Corona e poi del ministro della Guerra Albrecht von Roon, fu dato l’avvio a una profonda riorganizzazione dell’apparato militare, che nel giro di pochi anni diventò una delle macchine da guerra più potenti d’Europa; infine, dopo la guerra di Crimea (1853-56) e il conflitto austro-franco-piemontese del 1859 il ruolo internazionale dell’Austria e della Russia – le due potenze che avevano inflitto alla Prussia l’“umiliazione di Olmütz” – fu drasticamente ridimensionato. In questo modo, si ponevano le premesse di un processo di unificazione che si sarebbe compiuto, sotto la regia del principe Otto von Bismarck, nel segno del militarismo e della politica di potenza. Chiamato al potere nel settembre del 1862 da Guglielmo I – che l’anno precedente era subentrato al fratello Federico Guglielmo IV sul trono di Prussia – Bismarck dovette innanzitutto liquidare l’opposizione di quelle forze che in parlamento avevano rifiutato di approvare il bilancio necessario per procedere alle riforme militari programmate dalla Corona e poi dal ministro von Roon: il cosiddetto “conflitto costituzionale” (1858-66). Dopo un debole tentativo di compromesso con le forze liberali, nel 1863 Bismarck fece sciogliere la Camera, abolì la libertà di stampa e iniziò a governare senza presentare il bilancio, attraverso decreti reali immediatamente operativi. Tessendo una complessa trama di alleanze e facendo affidamento sul potenziale bellico di un
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved