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Contesto storico culturale XIII secolo MESTER DE CLERECIA, Appunti di Filologia romanza

Contesto storico e culturale del XIII sec. in cui si inserisce il mester de clerecia, caratteristiche e riferimenti a Berceo

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 18/07/2021

dontmakeitbad
dontmakeitbad 🇮🇹

4.4

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Scarica Contesto storico culturale XIII secolo MESTER DE CLERECIA e più Appunti in PDF di Filologia romanza solo su Docsity! Contesto culturale in cui si inserisce la scrittura di Berceo. Il contesto culturale è quello del XIII secolo, che è un’epoca molto feconda, molto creativa e particolarmente innovatrice per molte ragioni. Tanto per cominciare è un’epoca che vive un’importante riforma religiosa (quindi della chiesa) e vede anche la nascita di nuovi ordini francescani e domenicani, ai quali, i secondi in particolare, si deve anche la diffusione della predicazione, ma, ad entrambi gli ordini, si deve soprattutto una spinta riformista e una nuova spiritualità che ha a che vedere anche con Berceo e le sue opere. Il XIII secolo, è un secolo in cui fiorisce in maniera abbastanza vistosa la letteratura volgare (nel nostro caso castigliana o con le sue possibili varianti). Il castigliano aveva già iniziato le sue prove come lingua letteraria, però è con la salita al trono di Fernando III nel 1217 che nella cancelleria reale il castigliano acquisisce uno statuto prestigioso di lingua, di scrittura e gradualmente sostuscie il latino, ad esempio nella redazione delle carte, dei documenti, della cancelleria e cioè nei documenti ufficiali: quindi una promozione della lingua volgare ha usi ufficiali, che prima erano esclusi, il che favorisce l’utilizzo del castigliano anche in altri ambiti, come quello, appunto, letterario. È un’epoca caratterizzata in particolare, dalla nascita di una “scuola” (lo metto tra virgolette perché il professore lo ritiene un termine un po’ ambiguo) una corrente, un filone filone letterarario, poetico in lingua romanza che viene indicato con l’etichetta di Mester de Clerecia: è un filone letterario che ha avuto grande fortuna a partire dal XIII secolo (cioè dalle opere di Berceo, che sono tra le prime che obbediscono a questa nuova forma letteraria, che appunto viene indicata come Mester del Clerecia) e che ha continuato fino al XIV secolo inoltrato, per esempio fino alla "La Vida de San Ildefonso" di quello che viene chiamato il Beneficiado de Ubeda, che è un frutto tardivo del Mester de Clerecfa, appunto del XIV secolo; e fra questi due “estremi” ci sono tutta una serie di opere (ci presenterà dopo un elenco). Libro de Alexandre Questa etichetta “Mester de Clerecia”, proviene da un testo, appartenente a questo filone. Il testo in questione è il Libro de Alexandre (Aleshandre). In questo libro, che è il primo testo a noi noto che possiamo ascrivere, a questa scuola, corrente, filone che va sotto il nome di Mester de Clerecia, nel suo incipit offre una definizione del Mester de Clerecia (attenzione, però, che naturalmente questo anonimo autore del libro de Alexandre, che è un romanzo, dedicato alla figura di Alessadnro il Grande; alle sue imprese, naturalmente romanzate e ovviamente questo anonimo autore, sta parlando del suo romanzo, quindi si tratta del prologo al libro di Alexandre, quindi questa definizione che troviamo ci è comoda, perché è la più antica e anche perché è la più sinteticamente adeguata ad illustrare il Mester de Clerecia e le sue caratteristiche principali. Però, attenzione, a ricordare che in realtà è una definizione che è specificamente funzionale ad introdurre il libro di Alexandre e non il Mester de Clerecia nel suo complesso. Quindi va giudicata con la dovuta cautela. Però, dal punto di vista operativo, fornisce una buona sintesi delle caratteristiche del Mester de Clerecia e su di essa, proprio perché appunto, non è di facilissima e univoca interpretazione, si è aperto un enorme dibattito mai terminato dagli studiosi di folologia sulla sua interpretazione). Il primo testo che leggeremo, è tratto proprio dal Libro de Alexandre e si tratta delle prime due strofe. Inizia a leggere: STROFA 1 Sefiores, si quisiéredes mio servigio prender, querriavos de grado servir de mio mester: deve, de lo que sabe, omne largo seer; si non, podrié en culpa e en riepto caer. Traduzione possibile: Signori, se richiedete i miei servigi, ben volentieri vi servirei con il mio MESTER, con la mia arte: perché ciascuno deve essere generoso (LARGO: la larghezza è una delle virtù medievali per eccelleza) con il proprio sapere (chi sa, deve diffondere il proprio sapere); altrimenti potrebbe cadere nella colpa e nella condanna. STROFA 2 (che sintetizza, in qualche modo le caratteristiche fondamentali del Mester de Clerecia) Mester trayo fermoso: non es de joglaria (gioglaria); mester es sin pecado, ca es de clerezia fablar curso rimado por la quaderna via, a silavas contadas, que es grant maestria. (strr. 1-2) Traduzione possibile: Pratico un mester/un’arte fine: non è di giulleria, Dopodiché, c’è nel verso 2a (cioè numero del verso e poi a,b,c,d..) si aggiunge che questo mester, questa arte “fermoso: non es de joglaria”: che vuol dire questa contrapposizione tra joglaria e clerecia? Su questo è stato scritto moltissimo e non c’è molta concordia; non c’è dubbio che qui si sta facendo una distinzione: quello proprio dei giullari e quello proprio degli autori del mester de clerecia; però non va esagerata questa contrapposizione. L’autore del libro di Alexandre non sta contrapponendo i due mesteres in maniera netta, in maniera tale che uno escluda l’altro o si escludi il riconoscimento del valore dell’altro mester, non si sta stabilendo l’opposizione “clerecia vs juglaria”; perché su questo si è effettivamente ecceduto da parte della critica, contrapponendo nettamente le due cose. L'autore del Libro de Alexandre si limita a segnalare, senza disprezzo per l'altro mester, che esistono 2 diverse modalità letterarie, dissimili fra loro, ognuna delle quali possiede un sua propria individualità e che fra le due non bisogna fare confusione. Ma non dice che una delle due è superiore all'altra. Sostanzialmente ciascun mester ha una tradizione culturale che le è propria. La juglaria è una tradizione più “popolare”, mentre il mester de clerecia è più nazionale, pensate al epica (nazionale è un anacronismo che per il medioevo non andrebbe usato però non è una parola diciamo “di riserva”), al "Cantar de mio cid", un poema epico prodotto del mester de juglaria, quindi anche testi interclassisti destinati a un pubblico molto ampio e indifferenziato che appunto affronta le tematiche che sono comuni a tutti coloro che ascoltano. Invece la clerecia ha una tradizione non nazionale ma europea, potremmo dire, e non popolare ma colta. Non vuol dire che il mester de juglaria non sia una letteratura di un certo livello, attenzione a non eccedere nelle contrapposizioni. Anzi a dire la verità, i due mesteres si assomigliano per molte cose: tanto per cominciare sono più o meno contemporanei i testi del mester de clerecia e del mester de jugliaria, non è che uno ha sostituito l'altro, convivono, hanno caratteri molto simili. I testi di entrambi sono testi narrativi e sono sia gli uni che gli altri composti e in versi. Non solo, i due mesteres sono influenzati reciprocamente e costantemente e continuamente. Le influenze mutue sono da tener presenti. Da un lato il giullare o l'autore di testi che possiamo chiamare giullareschi, per usare il termine dell'autore, può essere un autore coltissimo con una preparazione di un certo livello come l'autore del "Cantar de mio cid" che ha conoscenze profonde, ha consultato testi e cronache in latino, testi storiografici in latino. E quindi sono anche quelli autori del mester de Clerecia autori che attingonoi alla trad. clericale, colta e latina. La base delle loro opere viene da opere e fonti che hanno a che fare con la storiografia, la letteratura colta, di certo non popolare. Non soltanto, i clerici a loro volta si servono, il mester de clerecia ne è pieno di esempi, si servono di procedimenti, intanto di contenuti narrativi che possono essere tranquillamente attinti al patrimonio leggendario e folclorico. Ma si servono spessissimo di procedimenti formali che sono quelli tipici del mester de Juglaria, cioè mentre da un lato gli autori del mdj usano lessici della lingua colta, gli autori del mester de C spessissimo si servono dell’arte della juglaria. Per esempio, del mdj gli autori del mdc in alcuni casi hanno desunto l'argomento della propria opera. Chi ha fatto Spagnolo sa che esiste un poema epico di Fernan Gonzalez che è un testo che va ascritto al mester de Juglaria ma che tratta un argomento epico seppur trattato al modo al mdc. Gli autori del mdc non ripugnano alcune attitudini, diciamosia pure formali o utopiche come la richiesta di compensa, sia materiale o spirituale. Lo stesso Berceo in una delle sue opere dice “in cambio di quello che vi ho offerto meriterei un bicchiere di vino” come avrebbe fatto un giullare. E come appunto nel (?) del cantar de mio cid che si invoca al giullare che questo testo del cid è chiamato a recitare, a diffondere. Oppure gli autori del mdc, se quelli del mdj attingono al lessico colto, alla fraseologia anche latina, li autori del mdc si rifanno allo stile orale, formulario, epiteti, forme epiche, giullaresche, che sono tipici del mdj. Altra cosa comune dei 2 mesteres è la lingua: entrambi usano la lingua volgare perché vogliono rivolgersi a un pubblico ampio e non limitarsi a un pubblico che conoscesse solo il latino. Un pubblico ampio in una lingua che tutti potessero comprendere. però Esiste anche una separazione tra i due mesteres. Attenzione a non opporli in maniera netta perché la demutuazione dell'uno alla altro sono reciproche ma ottenendole anche distinti. Per vari motivi che nella seconda strofa del nostro libro di Alexandre è abbastanza esplicita. Si dice tanto per cominciare che il mdc è SIN PECADO. Cosa può significare? Intanto potrebbe riferirsi alla distinzione formale di questi testi rispetto a come dire la trasandatezza formale, se tale si può dire, e testi ti tipo giullareschi. E in realtà forse è meglio dire dei metodi compositivi più liberi che trasandatezza, è un giudizio che io non condivido. Quindi parlerei di criteri compositivi più liberi del mdc rispetto al mdj che sono più normati, più regolari. E quindi intanto Sin Pecado perché senza pecche formali, si fa riferimento a una perfezione formale. Ma forse anche riguardo i contenuti, che sono più morali quelli del mdc, eticamente validi rispetto a 1 mdj che si occupa di altri valori come ad esempio quelli feudali in un testo epico come il cantar de mio cid. Forse sin pecado ci fa anche riferimento anche alla presunzione degli autori del mdc di voler trasmettere la verità. Mentre quelli del mdj naturalmente fatte le diff tra un poema e l'altro forse non si possono effigiare di questo attributo, di essere testi che tengono al centro la verità di quello che si racconta. Sicuramente il nostro autore sta distinguendo il mdc di cui egli è artista, praticante, dal mdj sul piano formale. Su questo non ci sono dubbi perché appunto una parte di questa definizione è dedicata all'aspetto formale di questi testi. Non è ai contenuti soltanto che prob sono allusi alla espressione sin pecado, cioè argomenti degni, colti, ma si insiste soprattutto sulla novità costituita della forma usata, dal metro usato. Qui le differenze si fanno più vistose con il mdj. Il mdj sostanzialmente usa una forma metrica irregolare, pensate alla Lassa (numero di versi irregolari, numericamente diversi da una lassa all'altra) e agli isosillabici — versi non tutti della stessa misura. Attenzione anche qui a non eccedere perché è vero che ad es. i versi utilizzati del cantar del mio cid sono irregolari dal punto di vista sillabico, cioè non hanno tutti la stessa misura, metricamente sono diversi. Però è anche vero che c'è un’altra regolarità: non potrebbe essere altrimenti, non potrebbe essere recitato, cantato, cantilenato altrimenti il poema ha una regolarità ritmica cioè un'altra altrettanto sofisticata forma di regolarità. Però qui si sta facendo riferimento in particolare alla regolarità costituita dalla misura del verso computata in sillabe metriche. E si sta facendo riferimento come è evidente, a versi che sono rimati (?) come abbiamo letto nella nostra definizione si dice che si poeta, si parla, il discorso del mdc è il metro rimato, il CURSO RIMADO, dove curso indica la regolarità ritmica (è un termine latineggiante che indicava appunto la regolarità nella distribuzione degli accenti nel verso e quindi anche la loro misura e RIMADO indica naturalmente il ricorso a quella figura metrica che è la RIMA CONSONANTE, cioè l'identità è a partire dall'ultimo accento di un verso sia delle vocali che delle consonanti rispetto invece alla assonanza che era tipica del mdj vale a dire l'identità soltanto a partire dall'ultimo accento del verso, soltanto delle vocali e non anche delle consonanti. Dunque si sta facendo riferimento appunto a un metro che viene appunto chiamato dal nostro autore la CUADERNA VIA, vale a dire si sta facendo riferimento a uno schema strofico fisso che è quello della quartina, di versi tutti della stessa misura. Poi potete voi sapranno di. Si tratta di Alessandrini, quindi sta facendo riferimento alla quartina, quelli che utilizza lo stesso autore del MDC, sta facendo riferimento alla quartina di alessandrini monorimi che la strofa tipica di tutti i testi che noi etichettiamo come testi del MDC che sono accomunati da questa forma prima ancora che degli argomenti che invece possono essere molto diversi. Questa strofa la quartina appunto di alessandrini monorime è una strofa probabilmente di origine francese. sono stati fatti molti studi al riguardo e parrebbe provenire, appunto dalla Francia. È formata da quattro versi Alessandrini rimati, tutti fra di loro con esclusione quindi di ogni assonanza, la rima è obbligatoria. Questi versi sono composti secondo, come sapete, il calcolo delle sillabe, diciamo così fonetiche da un minimo di 12 a un massimo di 16 sillabe distribuite su due emistichi. In realtà, forse vi ricorderete, ne abbiamo parlato anche nel corso triennale, la misura del verso non va calcolata contando le sillabe fonetiche, ma quelle metriche e sostanzialmente si contano quelle che sono sillabe fonetiche che hanno rilevanza sotto il punto di vista metrico cioè quelle che è meglio chiamare, per evitare ogni confusione, posizioni metriche o sillabe metriche e gli Alessandrini sono tutti versi formati da due emistichi di sei posizioni metriche ciascuno, per un totale dunque di 12 posizioni metriche. Ecco nelle SILABAS CONTADAS a cui si fa riferimento, abbiamo sempre versi regolari di questo testo che noi conosciamo di questa scuole/corrente letteraria che chiamiamo Mester de Clerecia non tratti un tema religioso ma un tema profano, cioè la via, le conquiste e anche la sconfitta di Alessandro Magno, argomento diffuso nell'Età Media in diverse lingue e versioni. Questo poema, da quello che riusciamo a capire è databile quasi in coincidenza col 1215, in cui si celebra il Concilio Lateranense IV che propone una riforma culturale complessiva, non soltanto religiosa. Però il fatto che non sia un’opera religiosa la prima che abbiamo a disposizione indica anche che la nascita del MDC non è una conseguenza diretta del Concilio Lateranense IV che deve aver dato un impulso a una scuola che si era andata già formando prima. È indubbio che alcune delle disposizioni emanate dal concilio sicuramente influenzavano il gruppo del MDC: lo sviluppo di certi generi religiosi in lingua romanza come quello agiografico o le raccolte di miracoli come quella che sarà oggetto del nostro corso. E l'influenza del Concilio Lateranense IV pare particolarmente percepibile proprio nelle opere di Berceo, in particolare quando avremo poi occasione, riaffronteremo questa questione nei Milagros de Nuestra Sefiora. E il Concilio Lat. IV stabilì l'obbligo della Comunione almeno una volta l'anno, e stabilì il dogma contro le eresie che ancora circolavano della Transustanziazione, cioè nella verità del fatto che durante l'eucarestia il pane si trasforma nel corpo di Cristo e il vino nel suo sangue. Riflessi di queste delibere del Concilio si trovano molto frequentemente nelle opere di Berceo. Però come dicevamo il Concilio ha avuto importanza ma forse la sua causa/motivo che può spiegare sicuramente non la nascita ma lo sviluppo del MDC, che in effetti è la conseguenza, come sempre accade nelle cose umane di una serie di circostanze che sono circostanze socio-linguistiche, politiche, anteriori alla celebrazione del Concilio Lateranense IV. Intanto prima ho fatto un accenno, seppur rapidissimo, alla riorganizzazione delle scuole, che erano sostanzialmente scuole ecclesiastiche, e questo anche nella Penisola Iberica avvenne, naturalmente. Già all'inizio, nel 13° secolo, si assiste a una ripresa del sistema scolastico anche in Spagna e la fondazione di nuove scuole, che erano per lo più scuole- cattedrali, cioè associate a sedi cattedrali importanti. Scuole che erano provviste di maestri di Teologia e di Legge, che erano le due branche del sapere più importante. Queste scuole avevano iniziato ad avere una importanza ben prima del Concilio Lateranense che diede ad esse nuovo impulso. Tanto per cominciare una di queste scuole avevano assunto un prestigio tale da convertirsi in università, ebbero lo statuto di università, che prevedeva tutta una serie di diritti, sia per i docenti che per gli studenti, per esempio faccio riferimento ovviamente, come alcuni di voi sapranno, alle due importanti università spagnole, che sono quelle di Palencia e quella di Salamanca. C'è lo spirito innovatore di cui abbiamo parlato all'inizio che caratterizza questo secolo, e caratterizza soprattutto la chiesa che si va riformando nel 13° secolo, si riflette positivamente sul sistema formativo dell'epoca, per cui si creano varie scuole episcopali e queste vanno sostituendo o aggiungendosi ad altre che erano scuole monastiche nella funzione appunto di formare non solo gli ecclesiastici ma anche coloro che diventeranno dei chierici in senso laico cioè degli intellettuali. Come sapete, in Castiglia nel secolo 12° la più importante scuola di questo genere è quella di Palencia appunto, che fu convertita a università nei primi anni del 13° secolo, e questo ha a che vedere un poco con Berceo, perché c'è un ipotesi (non comprovata/comprovabile) che Berceo abbia frequentato l'università di Palencia che fu istituita tra il 1208-1212 durante il regno di Alfonso VIII che fu il fondatore di questa università che fu governata all'inizio (oggi si parla di rettore) dal vescovo di Palencia Don Tello Tellez de Menenses. I re che si susseguirono poi ad Alf. VIII fecero arrivare a Palencia importanti maestri, soprattutto maestri di Teologia e di materie giuridiche da università famose come ad esempio l'università di Bologna che era particolarmente rinomata e prestigiosa per gli studi di diritto. Ora, la creazione di queste università piega anche il rinnovamento che si ebbe innanzitutto nello studio del latino. Il che ebbe conseguenze positive sullo sviluppo delle lingue romanze nella penisola iberica (ad es. il castigliano), che lo studio scientifico nell'università del latino permise anche una conoscenza, un rinnovamento, approfondimento, uno studio più scientifico del romanzo che ebbe anche dalle università un forte e nuovo impulso che probabilmente contribuì allo sviluppo della scrittura in lingua romanza e castigliana. Delle circostanze che possiamo chiamare oggi sociolinguistiche che spiegano la nascita del Mester de Clerecia e di questo gruppo consistente di opere di cui prima abbiamo visto rapidamente un elenco, qui il castigliano era stato utilizzato anche come lingua di cancelleria, come abbiamo visto all'inizio di questa lezione, e con lo sviluppo delle scuole e delle università anche le lingue romanze ebbero un uso letterario ufficiale, ebbero un impulso perché si raffinò anche, diciamo così, la morfologia, la sintassi, il lessico si arricchì di queste lingue perché la convivenza, la reciprocità con il rinnovamento degli studi del latino giovarono anche alle lingue romanze. Questo naturalmente in un momento in cui buona parte della popolazione, ad eccezione dei chierici letterari che avevano ricevuto una formazione scolastica, non conosceva più il latino. Quindi l'uso del volgare romanzo diventa sempre più utile ma...insomma sono circostanze sociolinguistiche di questo tipo che hanno spinto poi all'uso della lingua romanza e non più del latino agli autori del MDC, anche perché se si vuole diffondere il sapere è abbastanza inutile diffonderlo in una lingua intesa soltanto da una minoranza e soprattutto per il MDC che si impongono obiettivi didattici, moralizzanti o, come per Berceo, specificamente religiosi è ovvio che convenisse l'utilizzo della varietà che invece era conosciuta dalla maggioranza dei destinatari a cui ci si rivolgeva. Quindi abbiamo una, come dire, felice convergenza: studi sia in latino, sia con cadute positive sulle varietà romanze. Anzi. Qualche critico tende a evitare di usare la parola “volgare” parlando appunto di questa lingua romanza che accede a cambi che prima le erano preclusi perché il volgare potrebbe avere una accezione negativa, in realtà “volgare” non significa naturalmente con una accezione peggiorativa. La lingua volgare che si va formando è una lingua che si è arricchita moltissimo sia per quanto riguarda il lessico, sia per quanto riguarda gli usi morfologici e sintattici, ed è questa lingua così ricca che utilizzano gli autori di cui stiamo parlando.
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