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Contesto storico di Giovanni Verga e opere, Appunti di Italiano

LA SCAPIGLIATURA - IL NATURALISMO - GIOVANNI VERGA - VITA DEI CAMPI - I MALAVOGLIA - ROSSO MALPELO - MASTRO-DON GESUALDO

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 09/06/2022

Favarotta.Roberta
Favarotta.Roberta 🇮🇹

4

(3)

17 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Contesto storico di Giovanni Verga e opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! - LA SCAPIGLIATURA - IL NATURALISMO - GIOVANNI VERGA - VITA DEI CAMPI - I MALAVOGLIA - ROSSO MALPELO - MASTRO-DON GESUALDO LA SCAPIGLIATURA La Scapigliatura rappresenta un gruppo di scrittori che operano nello stesso periodo e negli stessi ambienti degli anni Sessanta-Settanta dell'Ottocento, i quali sono accomunati da un'insofferenza per le convenzioni della letteratura contemporanea, per i costumi della società borghese, e da un impulso di rifiuto che si manifesta nell'arte come nella vita. Il termine "Scapigliatura" fu proposto per la prima volta da Cletto Arrighi, in un suo romanzo per designare un gruppo di ribelli alla loro classe di provenienza, che amavano vivere in maniera eccentrica e disordinata. Con il gruppo degli scapigliati compare per la prima volta nella cultura italiana il conflitto tra artista e società, infatti nascono negli artisti italiani gli atteggiamenti ribelli e antiborghesi, come il rifiuto radicale delle norme morali e delle convenzioni correnti. Di fronte agli aspetti salienti della modernità, come il progresso economico, scientifico e tecnico, gli scapigliati assumono un atteggiamento ambivalente: da un lato il loro impulso è di repulsione e orrore, tipico dell'artista che si aggrappa a quei valori del passato, come la Bellezza, l'Arte e la Natura, dall'altro lato però, rendendosi conto che quegli ideali sono ormai perduti, essi si rassegnano a rappresentare il "vero", vale a dire gli aspetti più squallidi della realtà contemporanea. Questa ambivalenza è una manifestazione tipica di un'età di crisi e di rapido trapasso, che lascia scrittori e artisti smarriti. Gli scapigliati definiscono questo atteggiamento «dualismo». Essi infatti, si sentono divisi tra Ideale e Vero, bene e male, virtù e vizio, bello e orrendo, senza possibilità di conciliazione. Gli Scapigliati, con il loro culto del "vero" e con il loro modo di analizzarlo con crudeltà introducono in Italia il gusto del nascente Naturalismo. IL NATURALISMO Gli scrittori veristi italiani, compreso Verga, nell'elaborare le loro teorie letterarie e nello scrivere le loro opere si inspirano al Naturalismo, che si afferma in Francia negli anni Settanta dell'Ottocento. Per capire il fenomeno italiano occorre però esaminare quello francese. Lo sfondo culturale e filosofico del Naturalismo è il Positivismo, ossia quel movimento di pensiero che rappresenta la nuova l'espressione ideologica della fiorente organizzazione industriale della società borghese e del conseguente sviluppo della ricerca scientifica e delle applicazioni tecnologiche. Questo movimento trae i suoi fondamenti dal pensatore Taine, il quale crede che, lo scrittore deve assumersi il compito di indagare la natura umana con rigore scientifico, basandosi sulla convinzione che i fenomeni spirituali siano prodotti della fisiologia dell'uomo e dell'ambiente in cui egli vive. Tale esigenze di trasformare il romanzo in uno strumento scientifico e di rappresentare la realtà in tutte le sue forme, anche quelle più crude, furono riprese da Emile Zola, lo scrittore francese che diede la sistemazione più compiuta alle teorie naturaliste. I presupposti teorici della sua narrativa sono esposti nel saggio "romanzo sperimentale" in cui il romanzo deve far proprio il metodo sperimentale delle scienze, applicandolo al campo della psicologia umana, intesa come il prodotto di fattori ereditari e ambientali, per contribuire a correggere i mali della società. La lezione del Naturalismo è ripreso in modo originale da Capuana e da Giovanni Verga, i quali hanno rielaborato la concezione teorica del Naturalismo, di cui viene rifiutata la rappresentazione della letteratura come mezzo per dimostrare tesi scientifiche. La piena concretizzazione di questa teoria si trova nel Verismo italiano, dove gli autori sono accomunati da un' interesse per la "realtà" popolare, ma difficilmente riconducibili all'esperienza naturalista. GIOVANNI VERGA (1840-1922) Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840, da una famiglia di proprietari terrieri. Compì i primi studi presso maestri privati, da cui assorbì il patriottismo e il gusto letterario romantico, che furono i dati fondamentali della sua formazione. I suoi studi superiori non furono regolari: iscrittosi a diciotto anni alla Facoltà di Legge, non terminò i corsi, e preferí dedicarsi al giornalismo politico. Questa formazione irregolare segna la sua fisionomia di scrittore, che si distacca dalla tradizione di autori di profonda cultura umanistica. I testi su cui si forma il suo gusto, sono gli scrittori francesi moderni di vasta popolarità. Nel 1865 Verga lascia Catania e si reca per la prima volta a Firenze, allora capitale del Regno d'Italia. Successivamente nel 1869 vi torna nuovamente deciso a soggiornarvi a lungo, consapevole del fatto che per divenire scrittore doveva liberarsi dai limiti della sua cultura provinciale e venire a contatto con la vera società letteraria italiana. Nel 1872 si trasferisce a Milano, che era allora il centro culturale più aperto alle sollecitazioni europee e qui entra in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Successivamente nel 1878 avviene la svolta verso il Verismo, con la pubblicazione del racconto “Rosso Malpelo”, le novelle di "Vita dei campi", “I Malavoglia”, il “dramma Cavalleria rusticana”, "Mastro-don Gesualdo e molte altre opere. Dopo la rappresentazione dell'ultimo dramma, "Dal tuo al mio", lo scrittore si chiude in un silenzio totale. La sua vita è dedicata alla cura delle sue proprietà agricole ed è ossessionata dalle preoccupazioni economiche. Allo scoppio della Prima guerra mondiale è un attivo interventista e nel dopoguerra si schiera I MALAVOGLIA Il racconto fu pubblicato per la prima volta sul “Fanfulla” nel 1878 e in forma di opuscolo nella Biblioteca dell’Artigiano nel 1880. Successivamente è stato aggiunto alla raccolta nella Vita dei campi dove appare più significativa. I Malavoglia è un romanzo ambientato ad Aci Trezza, in Sicilia. Guidata dal nonno, la famiglia Malavoglia tenta di resistere alle disgrazie che continuamente si accanivano su di essa. Era composta da pescatori tra cui riconosciamo il padre di nome Bastiano, la madre Maruzza e i cinque figli ‘Ntoni, Luca, Alessi, Mena e Lia. I Malavoglia erano dei grandi lavoratori e proprio per questo motivo acquistarono una barca che doveva essere ancora pagata con i profitti del commercio. Durante una tempesta però questa barca si rovesciò. Il nonno tenterà in tutti i modi di risanare il debito, perdendo anche la loro casa del nespolo a ci tenevano molto. Successivamente Lica muore nella battaglia di Lissa. Ma, a complicare la questione, è proprio la sorte dei sopravvisuti: ‘Ntoni decide di entrare nel mondo del contrabbando con la speranza di fare fortuna ma ciò che ottiene in cambio è la sfortuna di cadere nel vizio. Finchè un giorno viene scoperto da Don Michele che lo accoltella e, di conseguenza, finisce in prigione. ROSSO MALPELO Rosso Malpelo è una novella di Giovanni Verga, pubblicata nel 1880, che fa parte delle raccolta Vita dei campi. Rosso Malpelo, così chiamato per la rossa capigliatura, è un ragazzo che lavora duramente in una cava di sabbia in Sicilia. L’opinione popolare attribuisce una personalità malvagia a coloro che hanno i capelli rossi e per questo motivo Malpelo viene trattato con pregiudizio da tutti ed anche dalla stessa madre. Egli è costretto a vivere emarginato e isolato, trattato come una bestia e non come un essere umano. Il padre, soprannominato “il bestia” per la sua resistenza alla fatica, è l’unico che ha dell’affetto per Malpelo ma muore nella stessa cava sotto una frana di sabbia. L’emarginazione e le difficoltà portano Malpelo ad assumere atteggiamenti cinici e spietati, soprattutto nei confronti di chi vive una condizione ancora più debole e fragile della sua, come Ranocchio, un ragazzetto infelice come lui che lavora come manovale alla cava. Dietro questo carattere indurito e indifferente Malpelo nasconde però una sua umanità e un bisogno di amore che manifesta nei confronti dello stesso Ranocchio e del padre morto nella cava per la caduta di un pilastro di sabbia. Quando Ranocchio si ammala ed in breve tempo muore, stroncato dalla fatica e dalle inumane condizioni di lavoro, Malpelo rimane completamente solo. Nel finale Malpelo si offre volontario per esplorare un passaggio della cava, egli si smarrisce così nei cunicoli, nell’indifferenza generale e senza lasciare alcuna traccia di sé. La novella presenta tutti i caratteri del racconto verista. Non si svolge secondo una organica successione di eventi ma per aggregazione di fatti, quindi con anticipazioni, aggiunte e riprese proprio come se a narrarla fossero gli stessi protagonisti anziché lo scrittore. Verga usa la tecnica narrativa del discorso indiretto libero e utilizza le espressioni gergali proprie dei personaggi, come se a raccontare fosse uno degli operai della cava. La vicenda si svolge in Sicilia ed è incentrata sul fenomeno del lavoro minorile nelle cave di sabbia. Malpelo rappresentata l’emblema dell’emarginazione a cui la condizione sociale di nascita lo ha destinato e della violenza che domina la società. L’intento di Verga non è la denuncia sociale ma è di mostrare un’immagine oggettiva delle condizioni di vita dei lavoratori, lasciando al lettore ogni giudizio. Nonostante il distacco “oggettivo” del narratore dalla storia di Malpelo emerge la profonda considerazione di Verga per gli umili, i quali devono sopportare la sofferenza e le angherie della società. MASTRO-DON GESUALDO Il Mastro-don Gesualdo rappresenta il secondo romanzo del ciclo dei Vinti, pubblicato nel 1889. In Mastro- don Gesualdo l'azione si svolge nei primi decenni dell'Ottocento, quindi in un'Italia preunitaria, agitata da moti che interessano particolarmente la Sicilia, e si colloca nella cittadina di Vizzini, nella provincia di Catania. Gesualdo Motta da semplice muratore, con la sua intelligenza, riuscì a raccogliere una grande fortuna. Quando il racconto ha inizio, la sua ascesa sociale dovrebbe essere coronata dal matrimonio con Bianca Trao, discendente da una famiglia nobile. Questo matrimonio, per Gesualdo poteva aprirgli le porte del mondo aristocrazia del paese. In realtà nonostante il matrimonio con Bianca, Gesualdo resta escluso dalla società nobiliare, che lo disprezza per le sue origini, questo disprezzo lo testimonia il nome con cui veniva abitualmente chiamato: "don" era l'appellativo destinato ai signori, e "mastro", a indicare la provenienza umile da semplice muratore. Anche la moglie non lo amava, anzi ha quasi orrore di lui e lo respinge. Successivamente nasce una bambina, Isabella, che però è frutto di una relazione di Bianca con un cugino, prima del matrimonio. Isabella, crescendo, respinge a sua volta il padre, vergognandosi delle sue umili origini. Gesualdo ha altre delusioni da parte del padre, e dei fratelli, che mirano a spogliarlo dei suoi averi. Nel frattempo Isabella gli crea un altro dolore innamorandosi di un cugino povero e fuggendo con lui. Per riparare la situazione, Gesualdo la dà in moglie al duca de Leyra, ma prima deve sborsare una dote spropositata. Tutte queste amarezze peggiorano la salute di Gesualdo, che si ammala di cancro. Successivamente viene accolto a Palermo nel palazzo del genero e della figlia, ma per le sue maniere rozze, viene relegato in disparte. Gesualdo trascorre i suoi ultimi giorni in solitudine e angosciato al vedere lo sperpero delle ricchezze da lui accumulate. Alla fine Gesualdo muore solo, sotto lo sguardo infastidito di un servo. Nel Gesualdo Verga resta fedele al principio dell'impersonalità, per cui il narratore deve essere "interno" al mondo rappresentato. In questo romanzo il livello sociale si è elevato, infatti l'ambiente è borghese e aristocratico, e di conseguenza anche il livello del narratore di innalza, il quale ha uno sguardo critico nel ritrarre le bassezze e la meschinità dei personaggi. Nel Gesualdo il conflitto tra i due poli si interiorizza e passa all'interno del protagonista, che pur dedicando tutta la sua vita alla conquista della "roba", conserva in sé il bisogno di relazioni umane autentiche, ma l'attenzione all'interesse economico ha il sopravvento. Verga nel Gesualdo mostra come il suo giudizio suo progresso rimanga estremamente negativo.
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