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Storia della Letteratura Latina: I Secoli a.C., Schemi e mappe concettuali di Letteratura latina

Una panoramica della letteratura latina tra il ii e il i secolo a.c., trattando argomenti come la tragedia, la commedia, la poesia lirica, l'oratoria e la storiografia. Vengono presentati autori come accio, lutazio càtulo, scipione emiliano, tiberio e gaio gracco, marco antonio, licinio crasso, valerio anziate e claudio quadrigario. Vengono inoltre descritti i vari generi letterari, come la tragedia greca, la commedia togata, l'atellana letteraria, il mimo, la poesia lirica, l'oratoria e la storiografia drammatica.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 12/03/2024

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Scarica Storia della Letteratura Latina: I Secoli a.C. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Contesto culturale declino del teatro; emerge la poesia lirica: si svilupparono l’oratoria, la storiografia e la prosa tecnica; è assente la letteratura filosofica, i cui si studi si affermarono verso la fine del II secolo, grazie alla figura di filosofi stoici come Panezio e ai numerosi soggiorni d’istruzione in Grecia. Tuttavia, permangono diffidenza e pregiudizi: CICERONE verso la filosofia. II-I secolo a.C. TRAGEDIA= dopo Accio non emersero nuovi autori tragici e si introdusse l’usanza greca di esecuzione antologiche= recital in cui gli attori-cantanti si esibivano portando in scena pezzi tratti da opere diverse. Alla mancanza di testi nuovi si sopperì con la spettacolarità degli allestimenti: per esempio durante la rappresentazione dell’Equos Troianus di Nevio furono portati in scena tremila crateri: grossi vasi per il vino. le masse preferivano le gare ippiche e i combattimenti gladiatori ; ritenute di cattivo gusto dall’aristocrazia colta [homini polito]. La tragedia si trasformò in una forma di intrattenimento privato, perdendo ogni contatto con la realtà viva e stimolante della scena e del teatro. COMMEDIA= la palliata dopo Terenzio si esaurisce perché era un genere d’importazione. si rinnova la commedia togata= esponenti Titinio, Atta, Afranio= miglior rappresentante di questo genere, rimase nell’alveo dell’imitazione di modelli collaudati, continuando a riprodurre trame, situazioni e schemi della commedia greca trasposti in ambiente latino. ATELLANA LETTERARIA= antico genere italico che ripropose le maschere del pappo e del Macco, il carattere buffonesco; differisce dal precedente per l’introduzione di copioni al posto dei canovacci. I frammenti esigui, dimostrano la presenza della parodia mitologica e tragica, lasciano intravedere situazioni scabrose e volgari e documentano un linguaggio popolaresco e sboccato. MIMO= genere che puntava su elementi di presa facile e immediata sul vasto pubblico; inizialmente aveva la funzione d’intermezzo comico in occasione di spettacoli teatrali, poi ebbe la sua sede specifica nei ludi Florales, celebrati in onore della dea Flora riscontrando grande favore di pubblico. Si trattava di uno spettacolo composito formato dall’alternanza di canzoni, balletti, numeri d’attrazione, scenette comiche; molto spazio era lasciato all’improvvisazione degli attori: donne e uomini che recitavano senza maschera; riproducevano soprattutto situazioni piccanti e licenziose; le donne erano dive che a fine spettacolo potevano concedere la nudatio mimarum. esponenti= Decimo Laberio, cavaliere romano. La sua mordacità si esercitò anche nei confronti di Giulio Cesare: ex fr.= necesse est multos timeat quem multi timent= deve temere molto chi è temuto da molti. Per punirlo Cesare lo costrinse ad accettare la sfida del rivale Publio Siro, mimografo siriano: ex schiavo, divenuto liberto: raccolta di più di 700 sententiae: massime costituite da un unico verso: ex= inopiae desunt multa, avaritiae omnia= alla povertà manca molto, all’avarizia tutto. Laberio accettando la sfida perse il diritto al suo grado di cavaliere. Cesare accontentandosi di avergli inflitto quell’umiliazione e dopo aver assegnato a Publilio la palma della vittoria, con un atto di clemenza gli restituì l’anello d’oro: simbolo di appartenenza del ceto equestre. Si conservano 43 titoli e circa 170 versi. STORIOGRAFIA= Nonostante alcuni scrittori come Cassio Emina e Calpurnio Pisone abbiano continuato a scrivere Annales; la tendenza che si afferma è quella di tralasciare del tutto il passato più lontano per concentrarsi esclusivamente sui fatti recenti e contemporanei: nasce il genere storiografico della monografia che narra un periodo storico unitario e breve. Un esponente fu Lucio Celio Antipatro che abbandona per primo lo schema annalistico; compose un’opera in 7 libri sulla seconda guerra punica, di cui ci sono pervenuti una sessantina di frammenti molto brevi e non testuali. Concepisce l’opera storica come opera d’arte e si propone di curare personalmente anche l’aspetto formale. Antipatro inserisce nell’opera storica discorsi inventati, secondo l’esempio e il modello della storiografia greca; e digressioni: excursus prendendo spunto da fatti e luoghi menzionati nel racconto della guerra annibalica. Altro esponente fu Sempronio Asellione che scrisse una monografia di argomento contemporaneo; intitolata forse RES GESTAE o HISTORIAE, trattando le imprese alle quali egli stesso partecipe. L’indagine storiografica secondo Asellione, non deve esporre i fatti ma anche risalire alle cause; egli polemizza contro gli Annales, in particolare sul metodo= un’indagine storiografica seria, non deve limitarsi a esporre i fatti nella loro successione cronologica ma risalire alle cause e mostrare come gli avvenimenti si leghino tra loro: si deve prestare attenzione non soltanto alle imprese militari ma anche ai fatti di politica interna. Lo scopo dell’opera storica è l’utilità morale e politica non deve essere una fabula. I suoi frammenti superstiti sono pochi e brevi. Cornelio Sisenna traduce o rielabora una raccolta di novelle erotiche (fabuale Milesiae) composta verso il 100 a.C. da Aristide di Mileto: Plutarco afferma che la lettura di questi racconti molto licenziosi allietava al campo i soldati di Crasso durante la campagna militare contro i Parti. Le historiae di Sisenna 23 libri dopo una breve sezione dedicata alla storia più antica (dalla distruzione di Troia) trattavano la guerra sociale e la guerra civile tra Mario e Silla. La sua opera si collega alla storiografia drammatica caratterizzata dalla tendenza a trasformare la storia in romanzo dando grande risalto a insigni personaggi e inserendo abbondantemente elementi atti a dilettare e impressionare il lettore. Valerio Anziate e Claudio Quadrigario tornano al modello annalistico tradizionale; curarono gli aspetti letterari delle loro opere cercando di costruire un racconto avvincente anche a scapito della verità storica. Anziate narra la storia di Roma dalle origini; per rendere avvincente il racconto falsifica i dati storici (tito Livio storico di età augustea; critica duramente la sua attendibilità): menziona battaglie completamente inventate e attribuisce a personaggi della gens Valeria (quello di cui lo storico portava il nome) di imprese militari inattendibili. Inserisce leggende curiose e aneddoti piccanti; allo scopo di rendere il racconto più drammatico falsificava la cronologia. Quadrigario narra dall’incendio gallico del 390 a.C. alle vicende contemporanee. Modifica i dati storici e riporta aneddoti edificanti a dimostrazione delle virtù romane, aggiungendo particolari inediti e pretesi documenti come atti ufficiali, lettere, da lui stesso inventati. Grande importanza fu data agli studi retorici e giuridici; grammaticali e filologici, che ricevettero notevole impulso dal soggiorno a Roma di Cratete di Mallo: massimo esponente della scuola filologica Pergamena (Pergamo città sede); venne inviato a Roma come ambasciatore dopo la terza guerra macedonica (168 a.C.); tenne un gran numero di conferenze e lezioni trovando discepoli che ne appresero i metodi critici e li applicarono alla letteratura latina, studiando e commentando i poemi di Nevio e di Ennio. Elio Stilone figura di maggior spicco tra II e I secolo a.C.; fu un cavaliere romano che si dedica professionalmente alla grammatica e alla filologia; era un seguace della filosofia stoica; scrisse moltissime opere su argomenti linguistici letterari e antiquari, tutte perdute; fu maestro di Varrone. La Rhetorica ad Herennium è un trattato di cui non si conosce l’autore; si presume fosse un simpatizzante del partito popolare poiché il titolo Herennium, dedicatario dell’opera, apparteneva alla famiglia degli Erenni, plebea e filomariana. È un manuale scolastico di eloquenza (ha carattere tecnico ed è scritta in forma semplice e piana, senza abbellimenti stilistici) nato nell’ambiente dei rhetores latini che all’inizio del I secolo a.C. aprirono a Roma scuole di retorica in cui non era richiesta agli allievi la conoscenza del greco: ciò rendeva accessibile ai giovani delle famiglie meno abbienti l’apprendimento delle tecniche dell’eloquenza, prerogativa della classe aristocratica. La prima scuola di retorica latina venne aperta da Plozio Gallo nel 93 a.C. e chiusa da Crasso nel 92 a.C. per evitare che un’istruzione esclusivamente tecnico-pratica producesse oratori di bassa levatura, poiché privi di una preparazione culturale e di una formazione etica nell’ottica conservatrice. Emergono spunti polemici nei confronti dei retori greci, accusati di occuparsi di questioni irrilevanti per far sembrare la loro disciplina: ars abbondante e complessa; l’Anonimo del trattato afferma invece di essersi occupato solo di ciò che sembrava pertinente alla tecnica oratoria= ratio dicendi. Il manuale ricalca sia nell’impostazione generale sia nella precettistica minuta le artes greche della retorica= l’intento dell’autore era mettere a disposizione dei Romani in latino la dottrina retorica greca.
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