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Contesto storico + Luigi Pirandello vita e opere, Appunti di Italiano

-Primi anni del Novecento (Avanguardie/Modernismo + Marcel Proust con "Alla ricerca del tempo perduto") -Biografia Pirandello -lettera alla sorella "La vita come un enorme pupazzata" -Fase umorista -La relatività di ogni cosa, da Arte e coscienza d'oggi" -Saggio sull'umorismo -L'arte epica compone e quella umoristica scompone, da L'umorismo -La forma e la vita, da L'umorismo -Dall'avvertimento del contrario al sentimento del contrario -I Romanzi: Quaderni di Serafino Gubbio operatore (spiegazione testo "Serafino si presenta") -Uno nessuno centomila -Il fu mattia Pascal - Novelle per un anno 10 pagine, carattere 10

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 14/12/2023

laura-orsatti
laura-orsatti 🇮🇹

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Scarica Contesto storico + Luigi Pirandello vita e opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! I PRIMI ANNI DEL NOVECENTO AVANGUARDIE MODERNISMO Atteggiamento eroico e polemico contro la tradizione nostalgia e senso dell'utopia, atteggiamento ora di adesione ora di rifiuto della tradizione contestata l'idea di arte, abolita nella tecnica conferma dell'autonomia dell'arte senso del gruppo e della scuola spiccato individualismo proiezione verso il futuro proiezione verso il presente negazione dell'idea di classico ricerca del classico desiderio di scandalizzare volontà comunicativa e spirito di mediazione intento programmatico e teorico (nei manifesti) intento formale, ricerca nello stile cancellazione dell'io, dei suoi aspetti introspettivi altalenanza tra esaltazione e svalutazione dell'io Il Novecento è stato un secolo che ha segnato una forte discontinuità rispetto al periodo precedente. Nella letteratura europea che attraversa tutta la prima parte del secolo si possono individuare temi emblematici e di cambiamento rispetto al passato, che caratterizzano la modernità: 1. Il motivo della memoria e della coscienza interiore che trasforma l'idea e la percezione del tempo, rendendola più incerta ma anche più ricca di valori. Tra gli autori decisivi in questo senso troviamo il romanziere francese Marcel Proust, la scrittrice inglese Virginia Woolf, e l'irlandese James Joyce. 2. L'alienazione rappresentata dalla narrativa di Franz Kafka. 3. Il tema del caso e del disordine del mondo (Robert Musil). 4. La malattia come condizione caratteristica non solo dell'artista creatore e dell'intellettuale, ma anche dell'uomo moderno e delle sue nevrosi (Thomas Mann) 5. La tradizione vista come frammento e come rovina. Il Novecento si apre con una rivoluzione del pensiero che inaugura un nuovo modo di indagare la realtà, opposta al positivismo ottocentesco e in linea con lo spirito della civiltà contemporanea. All'origine di questo radicale cambiamento troviamo mutamenti storico-sociali e nuove scoperte scientifiche: ● L'industrializzazione e l'avvento della società di massa, grazie alle quali si affermano istituzioni più democratiche, ma portano anche ad un adattamento degli stili di vita, che mettono in crisi l'identità individuale e si diffonde un senso profondo di solitudine e alienazione. ● La teoria dei quanti di Max Planck segna il passaggio da un'interpretazione dei fenomeni fisici di tipo deterministico, a una basata sulla probabilità. ● La teoria della relatività di Einstein trasforma spazio e tempo da grandezze misurabili in modo oggettivo in grandezze soggettive, non esprimibili in valore assoluti ma solo in base all'osservazione. ● La filosofia di Bergson che mette in discussione la validità dell'analisi oggettiva della realtà in favore dell'indagine e della conoscenza, contrapponendo a una dimensione rigida dove il tempo è oggettivo, una dimensione fluida dove il tempo è soggettivo e basato sulla durata interiore degli eventi. ● la teoria psicoanalitica di Sigmund Freud supera il concetto di identità individuale portando alla luce la frattura e la continua ricerca dell'equilibrio fra la parte conscia della psiche, governato dalla ragione e sottoposta al controllo della volontà; e quella inconscia regno delle pulsioni, dell’irrazionalità e dell'istinto. Alla rivoluzione epistemologica, riguardante le modalità di conoscenza in campo scientifico e filosofico, si accompagna una rivoluzione estetica: ciò si delinea con il termine Modernismo. Nel passaggio tra Ottocento e Novecento si assiste al distacco del romanzo da una rappresentazione di tipo realistico, verso una focalizzazione sulla psicologia dei personaggi e sulla percezione soggettiva della realtà in cui si trovano ad agire. Se infatti i romanzi realisti ottocenteschi, in particolare quelli francesi come Madame Bovary di Flaubert, avevano cercato di riprodurre la realtà quotidiana in modo più oggettivo e distaccato possibile, i nuovi romanzieri pur Inserendo la vicenda in un contesto ricco di dettagli realistici, iniziano a concentrarsi sull'inconscio che muove i loro personaggi e sulla dimensione psicologica che diventa l'aspetto dominante del romanzo decadente. Il romanzo di inizio Novecento si spinge oltre il Decadentismo arrivando a negare la possibilità di conoscere e di rappresentare la realtà in modo oggettivo. Il tema centrale della narrativa diventa la vita psicologica dell'individuo e la realtà viene percepita e elaborata in maniera soggettiva. Di conseguenza in questi romanzi non accade quasi nulla dal momento che la vicenda è caratterizzata soprattutto da riflessioni e flusso di emozioni da parte del protagonista. A partire da queste dinamiche interiori l'autore mette in luce l'instabilità dell'uomo contemporaneo, l'individuo entra in crisi, si sente inadatto alla vita, spesso soffre di nevrosi o è malato e non si riesce a inserirsi armonicamente nella società e si sentono oppressi dalle sue regole, ma non sono nemmeno in grado di battersi per poter affermare liberamente la propria personalità. Necessità di dar voce all’interiorità e al flusso disordinato della coscienza da via alla sperimentazione di nuove forme espressive: - la focalizzazione è interna, anche quando rimane esterna si fa anonima: il racconto non viene più condotto dall'alto ma dal basso dalla dimensione incerta instabile della psiche. - la struttura narrativa è disordinata, si sovrappongono diversi punti di vista dei vari personaggi e si accavalla al passato il presente, esiste il tempo interiore. - la lingua rinuncia alla linearità, cerca di descrivere la caoticità della psiche, lo stream of consciousness ossia il flusso di coscienza, cioè cerca di riprodurre lo spontaneo formarsi dei pensieri della coscienza. - il rapporto della coscienza con il tempo è il punto cardinale del nuovo sistema di pensiero in cui il tempo interiore non segue l'ordine cronologico dei fatti ma l'imprevedibile riaffiorare alla mente di eventi, ricordi e riflessioni, quindi sono presenti continue oscillazioni in avanti e indietro della memoria. - le nuove tecniche espressive dunque sono la memoria involontaria utilizzata da Proust e lo stream of consciousness sperimentato da Virginia Woolf e James Joyce. Marcel Proust La grande opera di Marcel Proust è il ciclo di sette romanzi: Alla ricerca del tempo perduto composto dal 1909 fino al 1921. La vicenda copre un arco di tempo che va dal 1883 all'immediato dopoguerra, ed è ambientata nel mondo elegante ma ormai in declino dell'alta borghesia e dell’aristocrazia francesi. A narrare gli avvenimenti in prima persona è il protagonista Marcel, che vuole scoprire chi è veramente e qual è il suo posto nel mondo, e quindi capisce di dover ricostruire il suo passato, riappropriarsi del tempo perduto perché è trascorso e perché è dimenticato, e dove affondano le radici e il senso della sua identità. La narrazione consiste nel recupero nei meandri della coscienza di fatti ed episodi che hanno determinato e condizionato la vita e la personalità dell'io narrante. Questi episodi a prescindere dalla loro importanza oggettiva, hanno una rilevanza interiore per il protagonista perché hanno lasciato un segno nel suo io più profondo. La narrazione procede per lampi di memoria provocati da una serie di emozioni e sensazioni che Proust definisce con l'espressione “intermittenze del cuore”, sono ricordi che affiorano all'improvviso grazie ad uno stimolo casuale (un odore, un suono, un sapore) che suscita una sensazione analoga a un'altra provata in passato, riportando alla mente l'episodio in cui era stata vissuta la prima volta. La struttura della narrazione procede per nuclei tematici corrispondenti ai temi di una vita: l'amore, l'arte, la solitudine, la malattia e la morte. Essi sono esplorati a partire dal presente in cui l’io narrante scrive, e poi ripercorsi nel passato passando dall'infanzia, all'adolescenza, fino al passaggio all'età adulta. Infine il focus torna al presente, in cui Marcel grazie alle rivelazioni del cuore, capisce finalmente che la sua vocazione è fare lo scrittore e decide quindi di scrivere un romanzo sul senso della propria vita. Si tratta della storia contenuta nella stessa Ricerca del tempo perduto che il lettore ha appena letto. Crollate le vecchie norme, non ancor sorte o bene stabilite le nuove; è naturale che il concetto della relatività d’gni cosa si sia talmente allargato in noi, da farci quasi del tutto perdere l’estimativa. Il campo è libero ad ogni supposizione. L’intelletto ha acquistato una straordinaria mobilità. Nessuno più riesce a stabilirsi un punto di vista fermo e incrollabile. I termini astratti ha perduto il loro valore, mancando la comune intesa, che li rendeva comprensibili. Non mai, credo, la vita nostra eticamente ed esteticamente fu più disgregata. Slegata senz’alcun principio di dottrina e di fede, i nostri pensieri turbinano entro i fati attuosi, che stan come nembi sopra una rovina. Da ciò, a parer mio, deriva per la massima parte il nostro malessere intellettuale. Aspettiamo, e invano, pur troppo! Che sorga finalmente qualcuno ad annunziarci il verbo nuovo. […] Io non so se la coscienza moderna sia veramente così democratica e scientifica come oggi comunemente si dice. Non capisco certe affermazioni astratte. A me la coscienza moderna dà l’immagine d’un sogno angoscioso attraversato da rapide larve or tristi or minacciose, d’una battaglia notturna, d’una mischia disperata, in cui s’agitino per un momento e subito scompaiano, per riapparirne delle altre, mille bandiere, in cui le parti avversarie si sian confuse e mischiate, e ognuno lotti per sé, per la sua difesa, contro all’amico e contro al nemico. È in lei un continuo cozzo di voci discordi, un’agitazione continua. Mi par che tutto in lei tremi e tentenni. Spiegazione: “estimativa”: capacità di giudizio Con la fine del secolo sono crollate le certezze sulle quali l'uomo si basava quindi non abbiamo più giudizio e abbiamo bisogno di certezze a cui aggrapparsi ossia avere qualcosa di molto relativo (= passeggero). Le vecchie certezze sono quelle su cui si basava la propria esistenza ed erano quelle del mondo ottocentesco. “verbo nuovo”= metafora evangelica che indica la salvezza L'uomo cerca di paro in ideali effimeri che sono relativi. campo del soggettivismo la realtà non può essere vissuta in maniera oggettiva; si parla di pluralità dell'io, ossia⇾ che ognuno ha la propria visione della realtà. SAGGIO SULL’UMORISMO (1908) L'umorismo è visto come la caratteristica perenne dell'arte. Pirandello oscilla tra la dimensione ontologica ossia che l'umorismo c'è stato e ci sarà e storica che lo fa discendere dal momento storico che ha contribuito alla caduta delle certezze. La dimensione storica emerge dalle due premesse di Il fu Mattia Pascal la nascita della modernità avviene con le teorie di Copernico quando credevano nella teoria geocentrica avevano delle certezze quando Galileo nega il geocentrismo l'uomo si sente una piccola parte dell'universo e perde ogni certezza Da questi due fattori nasce il relativismo filosofico che mette in crisi il romanticismo e la sua centralità del soggetto, e pone fine all'oggettività Inoltre si sottolinea una contrapposizione tra l'arte epica tragica che serve a comporre e l'art umoristica che ha funzione di distruggere l'interiorità del soggetto. al centro dell'arte umoristica troviamo due contrasti: 1. Vita-forma = l'uomo non riesce a vivere in modo reale perché si sente perso e si crea delle illusioni. La vita è costituita da avvenimenti e la forma è l'autoinganno che blocca i desideri dell'uomo. 2. persona.personaggio = la persona è quella integra che vive la vita, ma dato che l'uomo si costruisce delle illusioni entra in gioco il personaggio che è il ruolo che la società ci impone ( concetto di maschera). Opposizione maschera e maschera nuda ⇩ ⇩ Se il personaggio sceglie se il personaggio di avere un atteggiamento è consapevole passivo degli autoinganni ma impotente a risolverli ➔ L’arte epica compone, quella umoristica scompone, da “L’umorismo” (cap. VI), 1908 L’arte in genere astrae e concentra, coglie cioè e rappresenta così degli individui come delle cose, l’idealità essenziale e caratteristica. Ora pare all’umorista che tutto ciò semplifichi troppo la natura e tenda a rendere troppo ragionevole o almeno troppo coerente la vita. Gli pare che delle cause, delle cause vere che muovono spesso questa povera anima umana agli atti più inconsulti, assolutamente imprevedibili, l’arte in genere non tenga quel conto che secondo lui dovrebbe. Per l’umorista le cause, nella vita, non sono mai così logiche, così ordinate, come nelle nostre comuni opere d’arte, in cui tutto è, in fondo, combinato congegnato, ordinato ai fini che lo scrittore s’è proposto. L’ordine? la coerenza? Ma se noi abbiamo dentro quattro, cinque anime in lotta fra loro: l’anima istintiva, l’anima morale, l’anima affettiva, l’anima sociale? E secondo che domina questa o quella, s’atteggia la nostra coscienza; e noi riteniamo valida e sincera quella interpretazione fittizia di noi medesimi, del nostro essere interiore che ignoriamo, perché non si manifesta mai tutt’intero, ma ora in un modo, ora in un altro, come volgano i casi della vita. Sì, un poeta epico o drammatico può rappresentare un suo eroe, in cui si mostrino in lotta elementi opposti e repugnanti; ma egli di questi elementi comporrà un carattere, e vorrà coglierlo coerente in ogni suo atto. Ebbene, l’umorista fa proprio l’inverso: egli scompone il carattere nei suoi elementi; e mentre quegli cura di coglierlo coerente in ogni atto, questi si diverte a rappresentarlo nelle sue incongruenze. L’umorista non riconosce eroi; o meglio, lascia che li rappresentino gli altri, gli eroi; egli, per conto suo, sa che cosa è la leggenda e come si forma, che cosa è la storia e come si forma: composizioni tutte, più o meno ideali, e tanto più ideali forse, quanto più mostran pretesa di realtà: composizioni ch’egli si diverte a scomporre; né si può dir che sia un divertimento piacevole. Il mondo, lui, se non propriamente nudo, lo vede, per così dire, in camicia: in camicia il re, che vi fa così bella impressione a vederlo composto nella maestà d’un trono con lo scettro e la corona e il manto di porpora e d’ermellino. Spiegazione: Riferimento al saggio di Binet. Ognuno di noi a seconda del momento adotta un comportamento diverso e fa emergere una delle quattro anime. Si fa una distinzione tra arte epica e tragica si trova anche in Il fu Mattia Pascal. Pirandello afferma che nella modernità, il classico eroe tragico per antonomasia, ad esempio Oreste, non riuscirebbe a vivere perché è abituato a muoversi come in un teatro di marionette ( tutto è pianificato), se vivesse nella modernità il teatro di marionette cadrebbe (“strappo nel cielo di carta”) e così anche l’arte tragica. L'arte umanistica scopre tutte le convenzioni sociali nelle quali l'uomo vive. L'eroe tragico, essendo uomo ha varie componenti dell'anima (personalità), ma secondo l'arte tragica l'eroe mantiene la sua integrità. ➔ La forma e la vita, da “L’umorismo” (cap. V), 1908 La vita è un flusso continuo che noi cerchiamo d’arrestare, di fissare in forme stabili e determinate, dentro e fuori di noi, perché noi già siamo forme fissate, forme che si muovono in mezzo ad altre immobili, e che però possono seguire il flusso della vita, fino a tanto che, irrigidendosi man mano, il movimento, già a poco a poco rallentato, non cessi. Le forme, in cui cerchiamo d’arrestare, di fissare in noi questo flusso continuo, sono i concetti, sono gli ideali a cui vorremmo serbarci coerenti, tutte le finzioni che ci creiamo, le condizioni lo stato in cui tendiamo a stabilirci. Ma dentro di noi stessi, in ciò che noi chiamiamo anima, e che è la vita in noi, il flusso continua, indistinto, sotto gli argini, oltre i limiti che noi imponiamo, componendoci una coscienza, costruendoci una personalità. In certi momenti tempestosi, investite dal flusso, tutte quelle nostre forme fittizie crollano miseramente; e anche quello che non scorre sotto gli argini e oltre i limiti, ma che si scopre a noi distinto e che noi abbiamo con cura incanalato nei nostri affetti, nei doveri che ci siamo imposti, nelle abitudini che ci siamo tracciate in certi momenti di piena straripa e sconvolge tutto. Vi sono anime irrequiete, quasi in uno stato di fusione continua, che sdegnano di rapprendersi, d’irrigidirsi in questa o in quella forma di personalità. Ma anche per quelle più quiete, che si sono adagiate in una o in un’altra forma, la fusione è sempre possibile: il flusso della vita è in tutti. E per tutti però può rappresentare talvolta una tortura, rispetto all’anima che si muove e si fonde, il nostro stesso corpo fissato per sempre in fattezze immutabili. Oh perché proprio dobbiamo essere così, noi? - ci domandiamo talvolta allo specchio, - con questa faccia, con questo corpo? - Alziamo una mano nell’incoscienza; e il gesto ci resta sospeso. Ci pare strano che l’abbiamo fatto noi. Ci vediamo vivere (…) In certi momenti di silenzio interiore, in cui l’anima nostra si spoglia di tutte le finzioni abituali, e gli occhi nostri diventano più acuti e più penetranti, noi vediamo noi stessi nella vita e in sé stessa la vita, quasi in una nudità arida, inquietante; ci sentiamo assaltare da una strana impressione, come se, in un baleno, ci si chiarisse una realtà diversa da quella che normalmente percepiamo, una realtà vivente oltre la vista umana, fuori delle forme dell’umana ragione. Lucidissimamente allora la compagine dell’esistenza quotidiana, quasi sospesa nel vuoto di quel nostro silenzio interiore, ci appare priva di senso, priva di scopo, e quella realtà diversa ci appare orrida nella sua crudezza impassibile e misteriosa, poiché tutte le nostre fittizie relazioni consuete di sentimenti e d’immagini si sono scisse e disgregate in essa. Il vuoto interno si allarga, varca i limiti del nostro corpo diventa vuoto intorno a noi, un vuoto strano, come un arresto del tempo e della vita, come se il nostro silenzio interiore si sprofondasse negli abissi del mistero. Con uno sforzo supremo cerchiamo allora di riacquistar la coscienza normale delle cose, di riallacciar con esse le consuete relazioni, di riconnetter le idee, di risentirci vivi come per l’innanzi, al modo solito. Ma a questa coscienza normale, a queste idee riconnesse, a questo sentimento solito della vita non possiamo più prestar fede, perché sappiamo ormai che sono un nostro inganno per vivere e che sotto c’è qualcos’altro, a cui l’uomo non può affacciarsi, se non a costo di morire o d’impazzire. È stato un attimo; ma dura a lungo in noi l’impressione di esso, come di vertigine, con la quale contrasta la stabilità, pur così vana, delle cose: ambiziose o misere apparenze. La vita, allora, che s’aggira piccola, solita, fra queste apparenze ci sembra quasi che non sia più per davvero, che sia come una fantasmagoria meccanica. E come darle importanza? come portarle rispetto? Spiegazione: Metafora del fiume dell'Argine= le forme sono messe in pericolo dal flusso della vita, che agisce secondo l'inconscio che si abbandona alle passioni. Ci sono coloro che si adattano alle convenzioni della società e coloro che si ribellano. “ci vediamo vivere” = noi non siamo padroni della nostra stessa vita “Quaderni di Serafino Gubbio Operatore” = passa la sua vita davanti alla macchina “Uno, nessuno e centomila” = il protagonista scopre di essere centomila perché ogni persona ha un pensiero diverso di lui. Il protagonista scopre di essere nessuno quindi si ribella ma si autorinchiude in un manicomio. la ribellione diventa una maschera nuda (flusso della vita) “Vuoto, crollo degli autoinganni”= materialismo di Leopardi La contraddizione tra il flusso, ossia il fiume che straborda dagli argini il fiume è il flusso della vita (=convenzioni sociali) Contrasto vita-forma che sfocia in un materialismo nudo. ➔ DALL’ ”AVVERTIMENTO DEL CONTRARIO” AL “SENTIMENTO DEL CONTRARIO” (testo pag 803) Pirandello porta un esempio di quello che egli definisce avvertimento del contrario: quello di una donna ormai anziana eccessivamente truccata per sembrare più giovane. Si tratta di una riflessione sulla differenza tra il comico e l'umoristico, una riflessione che va in controtendenza con l'idealismo del tempo che sosteneva che l'arte doveva essere un sentimento puro che esclude la razionalità, ma Pirandello decide di reintrodurla. “vecchia signora imbellettata” = questa immagine provoca comicità perché dovrebbe avere l'aspetto di una persona della sua età; quando vediamo qualcosa di strano ridiamo perché avvertiamo il contrario (“avvertimento del contrario”), invece se rifletto sui motivi per i quale la vecchia, in questo caso, può atteggiarsi in questo modo, entro nell'umorismo ed esco dal comico, quindi si parla di “sentimento del contrario”. I ROMANZI I precetti dell'arte umoristica vengono affrontati nella sua produzione dal 1904 al 1925. La nuova concezione dell'arte che mira alla disarmonia tra gli elementi sfocia nel ridicolo E nel grottesco. Le opere di Pirandello hanno strutture aperte sono presenti: 1. riflessioni che hanno un finale e un non finale, 2. rifiuto del sublime (D'Annunzio del Romanticismo) 3. prevalenza della riflessione da parte del soggetto quasi sempre ironica, paradossale e amara, 4. cade il simbolismo 5. la letteratura allegorica è affine a Kafka I romanzi prima del 1904 risentivano del verismo per: 1. l'ambientazione sociale 2. tema dell'esclusione (Rosso Malpelo e affrontata dal primo Pirandello) 3. motivo del padre (in Rosso Malpelo, in Pirandello rapporto conflittuale, anche nella coscienza di Zeno di Svevo) Romanzi Umoristici
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