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contesto storico sociale e letterario 1800 1914, Appunti di Lingue e letterature classiche

situazione italiana storica, sociale e letteraria tra 800 e 900

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 09/01/2021

Marta_noemi01
Marta_noemi01 🇮🇹

4.5

(5)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica contesto storico sociale e letterario 1800 1914 e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Letteratura Europea nella seconda metà del 900 PIANO LETTERARIO: subito dopo il 1848, Flaubert e Baudelaire anticipano le tendenze che pochi anni dopo s’impongono con il Naturalismo e con il Simbolismo, mentre in Italia le loro posizioni vengono accolte e propagandate dal movimento della Scapigliatura. Nel contesto di crisi di fine ‘800 subito dopo il 1848, Flaubert e Baudelaire anticipano le tendenze che pochi anni dopo s’impongono con il Naturalismo e con il Simbolismo, mentre in Italia le loro posizioni vengono accolte e propagandate dal movimento della Scapigliatura. la letteratura si caratterizza per un generalizzato atteggiamento di fuga dalla storia, che trova una più evidente manifestazione nella polemica contro il Positivismo e l’arte veristica saldamente ancorata al reale. Entrano radicalmente in crisi i valori e le fiducie borghesi; le forme d’arte nate dal positivismo appaiono troppo anguste, perché troppo condizionate dal canone della verosimiglianza; troppo poveri e circostanziati si rivelano i confini del “rappresentabile”. Sorge una tendenza nuova che vuole andare oltre il reale e il verosimile, oltre il fenomeno, toccare il fondo autentico della realtà, dare voce all’inesprimibile. Precursore e maestro di questa generazione poetica, era stato Charles Baudelaire, l’autore de “I fiori del male”, pubblicati nel 1857 e in una seconda edizione ampliata nel 1866. Di estremo interesse anche le prose letterarie raccolte nel volume “Lo spleen di Parigi”. Baudelaire attraversa tutti i nodi ed i temi di quella che sarà la nuova letteratura: La diversità e la solitudine del poeta (L’Albatros) La percezione del mondo come mistero ed enigma (Corrispondenze) Il poeta come veggente e decodificatore di un “oltre” razionalmente insondabile. L’opera di Baudelaire nasce e si sviluppa all’insegna dell’opposizione e della resistenza al regime borghese. Dominata dall’implacabile «dio dell’Utile», che immiserisce tanto le menti quanto i corpi, la borghesia riduce tutto al concetto, al non-valore di produttività, e all’interno di questo nuovo e avvilente contesto sociale anche lo scrittore è costretto a farsi lavoratore produttivo, sacrificando la propria originalità, la propria individualità creatrice all’altare dell’Utile, pena il declassamento, la messa al bando, l’esclusione, la revoca di quel mandato sociale necessario a una più o meno dignitosa sopravvivenza. Il senso di disagio provocato dalla violenta trasformazione socio-economica dell'Ottocento si è manifestato in due diverse poetiche nell'opera di Baudelaire. La prima, quella del simbolismo, è generata da un grande desiderio di ritrovare quel forte legame tra la società pre-industriale e la natura. Sono poste in risalto le analogie tra uomo e natura e sono accostati i diversi messaggi sensoriali provenienti dal mondo naturale, espressi attraverso la figura retorica della sinestesia.[2] La seconda, l'allegorismo, deriva dal tentativo di sottolineare il profondo distacco della vita rispetto alla nuova realtà industriale, proponendo al lettore spunti di riflessione che richiedono un'attività razionale per essere compresi. Però il suo allegorismo rappresenta anche il rifiuto dell'oggettivismo scientifico e del positivismo, sua idea di gioventù, ma che tarpa la fantasia per richiuderla entro regole logiche, con ciò privando l'uomo del suo bene più prezioso. l 'opera di Baudelaire, che avvertì la crisi irreversibile della società del suo tempo, è varia e complessa. La sua poesia, incentrata sulla perfezione musicale dello stile (egli stesso lo definì "matematico"), aprì la strada al simbolismo e allo sperimentalismo, che avranno forti ripercussioni nella poesia del Novecento. Particolare importanza ebbero anche i suoi scritti di critico e di studioso di problemi estetici, che confluirono e si consolidarono in un lavoro a latere.[2] Baudelaire non appartenne a nessuna scuola, fu indipendente, nonostante la sua poesia derivi direttamente dal romanticismo, dal gotico , dal parnassianesimo, e fu contemporanea di realismo e naturalismo; si ritrovano anche echi danteschi e del marchese de Sade.[65] Sebbene i sentimenti che lo ispirarono fossero puramente romantici, seppe esprimerli in una forma nuova, a volte violenta, attraverso dei simboli che riflettevano le sensazioni del mondo inconscio.[2] La "psicologia" di Baudelaire si basa sul conflitto tra l'orrore e l'estasi, che si realizzano nello Spleen et Idéal, sull'amore non solo fisico ma anche platonico, sul rifiuto dei valori del realismo e del positivismo, primeggiando invece la sensibilità, l'irrazionalità, la malinconia, la verità umana al centro dell'universo; la preferenza e l'esaltazione di un mondo ideale, immaginario, onirico, nel quale fuggire, poiché il mondo reale è orribile, spaventoso, fatto solo di delusioni e di dolore. Questa visione della vita, del mondo, della società e della natura ha portato alla diffusione del simbolismo, ma anche alla nascita del decadentismo, che deriva proprio dalla corrente simbolista, e che si sviluppa soprattutto in Francia e in Italia.[66] "Il poeta" - scrive Baudelaire - "è come l'albatro". L'albatro domina col suo volo gli spazi ampi: le sue grandi ali lo rendono regale nel cielo ma se gli capita di essere catturato dai marinai si muove goffo e impacciato sul ponte della nave e diventa oggetto di scherzi e di disprezzo; e sono proprio le grandi ali che lo impacciano nel muoversi a terra.[2] Trasgressivo e maledetto, è abituato alle grandi solitudini e alle grandi profondità delle tempeste interiori e in queste dimensioni domina sovrano; anche lui, come l'albatro, può sembrare goffo e impacciato nella realtà quotidiana, nella quale non si muove a suo agio. Egli ha il dominio della realtà fantastica, ma nella realtà materiale è un incapace e riceve l'incomprensione e il disprezzo degli uomini, esattamente come accade all'albatro. PIANO STORICO: durante questo periodo si vede il passaggio in Europa da una borghesia liberista a una imperialista. In una prima fase, che va dal 1849 al 1873, si assiste a un forte sviluppo economico promosso da una borghesia fedele ai principi del liberismo. Questo tipo di borghesia entra in crisi al momento della grande depressione( 1873-1895). l’economia europea tenta di uscire dalla depressione con una politica imperialistica: si formano grandi concentrazioni industriali monopolistiche che limitano la libera concorrenza; si creano nuovi mercati attraverso un’accentuazione della espansione colonialistica. Verso la fine dell’Ottocento, l’imperialismo economico è una nuova realtà, che costituisce la base dell’avvio della seconda rivoluzione industriale. CAMPO LETTERARIO: le due tendenze dominanti di questo periodo sono il Naturalismo e il Simbolismo. Nel Naturalismo viene meno la partecipazione romantica ai destini della società: lo scrittore diventa uno specialista che osserva in modo distaccato e neutrale i meccanismi sociali, limitandosi a descriverli. Nel Simbolismo questo processo di estraneità si converte in una progressiva specializzazione linguistica, che fa della poesia un linguaggio assoluto. Naturalismo e Simbolismo nascono in Francia a poca distanza l’uno dall’altro. Il termine “Naturalismo” è dovuto alla concezione deterministica che ispira questa poetica: l’uomo è determinato dalla natura. Evidente è l’influenza del positivismo filosofico e del darwinismo. Il termine “Simbolismo” rinvia a una poetica in cui si procede per simboli: attraverso l’intuizione il poeta rivela nei particolari l’universale, nel finito l’infinito Il Decadentismo in Italia Il Decadentismo si diffuse in Italia con un certo ritardo rispetto al resto d’Europa. Esso si espresse in particolare nell’opera di Giovanni Pascoli (la poetica del “fanciullino”) e in quella di Gabriele D’Annunzio (che probabilmente rappresenta il maggior esponente della cultura decadente italiana, se non altro per il suo voler far coincidere arte e vita e per la sua completa adesione ai motivi dell’estetismo e de superomismo). Il Decadentismo italiano presenterà spesso fenomeni di decisa reazione e di rifiuto dei modelli europei. Tuttavia gli ambienti in cui tale rifiuto nasce hanno in comune con il Decadentismo la cornice generale, vale a dire la sfiducia in qualunque certezza, l’individualismo, l’isolamento dell’artista rispetto alla società. Per questo motivo, le correnti e gli scrittori che si pongono in antitesi alla cultura Il determinismo è una modalità di guardare il mondo, le cose vengono determinate dai fattori che la compongono. Il determinismo crea una necessità di causa-effetto che si estende anche nella società, nell’universo umano (date certe cause, ottieni certi effetti); nasce la psicologia e la sociologia. Darwin elabora invece la teoria dell’evoluzionismo, cioè la selezione naturale, la lotta per l’esistenza. Un altro aspetto del moderno è il protagonismo delle masse, con le sue idee politiche, la folla diventa la protagonista della vita cittadina. Il ceto intellettuale si trova di fronte all’esigenza di prendere una posizione netta di adesione o rifiuto nei confronti di un movimento che si proponeva l’obiettivo di un nuovo assetto complessivo della società. Nasce dalla paura della folla una tendenza a studiarne la psicologia e i comportamenti. Questo interesse per la folla non è casuale. Risulta infatti assai avanzata la nascita di una società di massa, a cui corrisponde un’opinione pubblica vasta, articolata e complessa. Essa talora si organizza in partiti. Si moltiplicano tematiche di evasione nell’esotico, in un mondo incontaminato dove la borghesia non è ancora arrivata. Per quanto riguarda la città/folla, si assiste a un processo di urbanizzazione, la massa si sposta dalla campagna alla città. Nell’immaginario entra la folla, la massa, ma soprattutto la città, il contatto con la natura è sempre più debole, si rafforza quello con la città. Più importante è la nascita di una massa organizzata che porta a due correnti: l’anarchismo e il socialismo. Alla classe borghese si contrappone il proletariato, la massa, coloro che lavorano in fabbrica e non hanno niente se non la prole. Nasce quindi il marxismo, che sostiene che ci sarà un periodo in cui il proletariato deterrà il potere. Nel 1871, la comune parigina ha l’obiettivo di imporre una nuova società, con a capo il proletariato. Con i suoi attentati anarchici, terrorizza la borghesia che è insicura. Un’altra ragione di disorientamento all’interno della borghesia è costituita dall’emergere della questione femminile. In una società di massa la donna gode di una libertà prima sconosciuta. In questo periodo di progresso anche il ruolo della donna cambia. La donna ha l’alternativa di emanciparsi (economicamente), di non dipendere più dall’uomo, infatti comincia a lavorare in fabbrica. Da una parte porta allo sviluppo del femminismo, dall’altra la borghesia comincia a temere la donna. Salta l’idea del matrimonio programmato. L’uomo entra in crisi, la letteratura passa attraverso un periodo di crisi della virilità, infatti spesso parliamo di anti-eroi. Anche in campo letterario sempre più numerose diventano le scrittrici che spesso assumono una funzione di primo piano nel dibattito letterario. Il progetto di emancipazione femminile che comincia a profilarsi fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del ‘900 sconvolge il dominante immaginario maschile, abituato alla rassicurante scissione fra donna-angelo della casa e donna-prostituta. Sul piano politico, il movimento delle suffragette inglesi ha inizio solo nel 1904. La paura della donna, della sua autonomia e capacità di determinazione, è al centro del romanzo Il trionfo della morte di D’Annunzio, dove la donna è per il protagonista la Nemica e lo sdoppiamento fra l’immagine sacra della donna-sorella e della donna-madre da un lato e quella profana della donna-amante dall’altra giunge a esiti drammatici. Come possiamo vedere dal testo di “Casa di bambole”, Nora, stanca di essere la bambola del marito e del padre, lascia tutto, il marito, la casa e i bambini per poter crescere. La preoccupazione del marito e l’opinione della gente, non il bene della moglie. LA FIGURA DELL’ARTISTA NELL’IMMAGINARIO E NELLA REALTA ’Nelle società capitalisticamente più avanzate il poeta o l’artista fa esperienza della folla e diventa uno della folla. Subisce un processo di massificazione. Perde la propria funzione privilegiata; gli artisti devono riconoscere che l’arte ha perso la sua centralità in un mondo in cui contano solo le banche e le imprese industriali. Inoltre la borghesizzazione del ruolo costringe l’intellettuale a vendere sul mercato i prodotti del proprio lavoro e trasforma l’arte in merce. Si può parlare dunque di una perdita dell’aura da parte dell’arte e di una perdita dell’aureola da parte dello scrittore. Si chiama perdita dell’aura la perdita di sacralità e d’incanto subita dai prodotti estetici; si chiama perdita dell’aureola l’analoga perdita di sacralità subita dalla figura dell’artista. In questo periodo, si avvia un parallelo fra la figura del poeta e quello della prostituta che costruirà un vero e proprio topos della letteratura e dell’arte all’avanguardia. Come la prostituta, anche il poeta vende ciò che non dovrebbe essere venduto: la donna vende l’amore, lo scrittore l’arte. L’arte, per vendersi sul mercato, deve esibirsi in pubblico, sedurlo con le tecniche artificiali che fingono la naturalezza e la spontaneità similmente a quanto fa il clown, o pagliaccio. La figura del pubblico comincia a essere iscritta nell’opera stessa: questa, per essere venduta, non può prescinderne e deve dunque tenerne presenti le esigenze. Questi processi si accompagnano a un profondo disagio degli artisti che assistono a un vero e proprio declassamento rispetto al periodo romantico. L’artista non si sente più centrale nella società, ma marginale; sempre più si identifica con figure di emarginati e di diversi. Il personaggio del poeta maledetto, ribelle, emarginato, drogato, folle, vagabondo, entra a far parte dell’immaginario collettivo. In Italia la percezione di un radicale cambiamento è descritta nel movimento della Scapigliatura. La parola Scapigliatura vuole indicare lo stesso concetto della parola francese “Bohème” che indica una vita irregolare. Il naturalismo in Francia e il Verismo in Italia nascono dal tentativo di riqualificare la figura dell’intellettuale e dello scrittore trasformandosi in scienziati o in tecnici della letteratura. In un’organizzazione scientifica della società anche gli scrittori devono cessare di essere letterati e trasformarsi in scienziati capaci di operare sulla base di un metodo rigoroso di ricerca e non più muovendo dalle loro ideologie o dalle loro passioni; è la fine dell’età del Romanticismo. Da un lato la perdita dell’aureola e la condizione marginale dell’artista possono indurre a un movimento di ribellione e avvicinare lo scrittore alla massa, dall’altro possono invece spingerlo dalla parte opposta, verso un recupero dei tradizionali privilegi e la ricerca di un risarcimento estetico e ideologico, con il conseguente disprezzo per le masse e al rivendicazione della superiorità e dell’eccezionalità dell’esperienza dell’arte. Tale resistenza e tale restaurazione possono esprimersi secondo due modalità diverse per quanto tra loro non prive di correlazioni e legami. Una è quella del recupero della tradizione e del classicismo e della lotta diretta contro la massificazione e contro il consumismo. L’altra è quella dell’estetismo, della celebrazione del valore assoluto dell’arte, della sua capacità di rivelazione della verità per via intuitiva, magica, panica o mistica. L’artista diventa un mito che si offre al consumismo di massa mantenendo la propria distinzione e ostentando la propria superiorità e raffinatezza rispetto alle masse. In tal modo, la sua produzione può diventare merce di consumo e la sua vita inimitabile. L’ORGANIZZANIONE DELLA CULTURA, IL PUBBLICO In seguito alla industrializzazione e razionalizzazione della società nascono l’industria culturale, ovvero l’ insieme dei soggetti e delle attività che si occupano della produzione di beni e servizi culturali, quali cinema tratro, fotografia, radio ecc Ricordiamo la critica di Adorno il quale accusava la società di aver meccanicizzato una cultura, andando quindi a eliminare quella opinione critica personale che distingueva gli uomini, avviando cosi, anche per la cultura un processo di omogenizzazione e omologazione. È ancora durante l’ 800 che si verificano tutte le teorie circa la comunicazione, nascono i mass media, quindi cinema, radio, televisione, che conducono inizialmente una quasi comunicazione quindi unidirezionale e inseguito all’ avanzamento tecnologico anche una multimedialità e una intermedialità. In Italia si avvertì un certo ritardo per quanto riguarda il sistema educativo nazionale e il sistema editoriale. Questo ritardo è dovuto al tardivo raggiungimento dell’unità nazionale, all’inconsistenza della borghesia imprenditoriale e all’alto tasso di analfabetizzazione. In Europa, a metà del secolo, il 60% della popolazione risulta analfabeta; in Italia, nel 1861, il 75% della popolazione era analfabeta. Ciò spiega l’arretratezza del sistema educativo. L’obbligo di istruzione elementare venne imposto solo nel 1877 con la legge Coppino. Tale sistema era molto più precario nelle campagne che nelle città cosicché nelle prime l’analfabetismo era molto più alto. Per far fronte al problema educativo, dopo l’Unità si estese la legge Casati. Si creò un sistema scolastico suddiviso in tre gradi: quello elementare affidato ai comuni, quello secondario affidato direttamente allo Stato, mentre l’istruzione superiore dipendeva dalle università. Nella seconda metà dell’Ottocento, in Italia, convivono e si confrontano due sistemi produttivi in campo editoriale: uno è basato sulla storia e sulla filosofia, sulla letteratura alta e tende a prevalere fino agli anni 70; l’altro è fondato sui generi del romanzo, del teatro, sulla narrativa di consumo e tende a prevalere a partire dagli anni 70. Il primo sistema editoriale si rivolge a insegnanti, studenti; il secondo a un pubblico sempre più borghese e meno intellettuale. Lo stretto rapporto fra giornalismo, romanzo e novella offre agli scrittori una nuova possibilità di guadagni. Nel 1901 nasce la “terza pagina”, dedicata dai quotidiani alla letteratura e alla cultura, che istituzionalizza uno spazio scientifico riservato ai critici e scrittori. Il lavoro editoriale e la rivista costituiscono una sede di aggregazione che progressivamente si sostituisce al salotto come luogo di incontri e di ritrovo per i letterati. In genere la discussione tende a spostarsi nei caffé, mentre l’elaborazione delle linee di politica culturale è affidata alle riviste. Quanto ai giornali, essi non avevano ancora lo sviluppo ei quotidiani francesi o inglesi. L’analfabetismo, la mancanza di un italiano popolare scritto, il ridotto mercato pubblicitario ne limitavano la diffusione. Il pubblico dei giornali era quello dell’opinione pubblica colta, attiva soprattutto in campo politico.
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