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Corso completo di "Letteratura italiana" su Dino Campana e i "Canti Orfici", Paolo Luparia, Lingue e Culture per il Turismo, a.a. 2017-2018, Appunti di Letteratura Italiana

Italian HistoryItalian CultureItalian Poetry

Analisi completa dell'opera "Canti Orfici" di Dino Campana integrata al riassunto de "La notte della cometa" di Sebastiano Vassalli (Lingue e Culture per il Turismo, a.a. 2017-2018).

Tipologia: Appunti

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Scarica Corso completo di "Letteratura italiana" su Dino Campana e i "Canti Orfici", Paolo Luparia, Lingue e Culture per il Turismo, a.a. 2017-2018 e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 LETTERATURA ITALIANA (STUDENTI A-L) PRIMA ANNUALITÀ DOCENTE: PAOLO LUPARIA VALENZA: 9 CREDITI IL VIAGGIO ORFICO DI DINO CAMPANA: INTERPRETAZIONE DEI CANTI ORFICI DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 1 DINO CAMPANA La notte della cometa di Sebastiano Vassalli Considerato poeta pazzo, Dino Campana è autore di una poesia difficile che si serve molto del tema del viaggio e che può essere definita “iniziatica”, dal momento che richiama, anche se mai in modo esplicito, ad Orfeo, personaggio del mito considerato l’iniziatore del culto dell’immortalità dell’anima. Per comprendere al meglio la sua poetica, è molto importante conoscere la sua biografia che si presenta come una leggenda, un romanzo. A questo proposito si fa riferimento ad un’opera di Sebastiano Vassalli, “La notte della cometa”, nella quale l’autore cerca, anche ricorrendo all’uso della fantasia, di ripercorrere la vita di Campana dal momento che di essa si perdono spesso le tracce per lunghi periodi (si reca personalmente sui luoghi di origine per entrare meglio in sintonia spirituale con lui, compiendo un vero e proprio studio antropologico). Lo stesso Vassalli (come anche Sergio Zavoli, giornalista della RAI che negli anni ’50 intervista i concittadini di Campana) si chiede per tutto il racconto se la sua pazzia sia reale oppure se Dino sia stato solamente fatto diventare il capro espiatorio di una comunità perché considerato diverso. Nel settembre 1983 lo scrittore si trova in un albergo di Marradi dove, nel Natale 1916 Dino Campana trascorse la notte con Sibilla Aleramo: di Marradi le guide turistiche non dicono molto, si sa solo che un tempo fu la piccola capitale della “Romagna toscana”, alla frontiera tra il Granducato e lo Stato della Chiesa (non esiste alcun documento poiché andò tutto perduto durante la Seconda Guerra Mondiale). Vassalli paragona Campana alla Cometa di Halley, che attraversa il Sistema Solare ogni 76 anni (passata, ai tempi del “pazzo”, nella notte tra il 18 e il 19 maggio 1910, quando secondo gli scienziati la Terra avrebbe attraversato la sua coda i cui gas avrebbero sterminato ogni forma di vita): egli ritiene che ad ogni suo passaggio corrisponda anche il passaggio di un poeta non particolarmente famoso né tenuto in seria considerazione, ma grande perché uomo normale. Vita e opere Dino Campana nasce il 20 agosto 1885 a Marradi (provincia di Firenze, nella valle del torrente Lamone) da una famiglia benestante formata da padre maestro elementare (Giovanni) e madre casalinga (Francesca Luti). Quest’ultima, insoddisfatta dalla vita che conduce, abbandona Dino a se stesso dopo la nascita del secondogenito Manlio, avvenuta nel 1888. Altri appartenenti alla sua famiglia sono i tre fratelli del padre: il maestro elementare Torquato, l’avvocato Francesco e lo zio Pazzo (di quest’ultimo non si sa molto, solo che fosse ossessionato dal sesso). In realtà, un po’ pazzi sono considerati anche gli altri due fratelli (Francesco e Torquato) e lo stesso Giovanni che, dopo la nascita del secondogenito Manlio, soffre di disturbi nevrastenici (si presenta volontariamente al manicomio di Imola dove viene curato dal Dottor Brugia, al quale manderà Dino affinché risolva il problema con la madre). Dall’autunno 1896 all’estate 1900, Dino frequenta ininterrottamente l’Istituto Salesiano di Faenza: in questi anni di collegio, trova un ambiente protetto e una vita ordinaria che in famiglia non aveva mai avuto; scopre poi la biblioteca, dimostrando un certo estro letterario. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 4 Rilasciato dopo poco più di due settimane, Dino va a stare qualche giorno dallo zio Francesco, il quale riconosce in lui un ragazzo molto sensibile con il temperamento di artista, assolutamente non matto ma che lo sarebbe certamente diventato se i suoi genitori avessero continuato a dargli contro. Tornato a Marradi a metà maggio, ora il rapporto con il padre è migliorato dal momento che questo non gli pianifica più il futuro ma gli chiede cosa vorrebbe fare. Anche il rapporto con la madre è, impercettibilmente, migliorato: nei suoi confronti Fanny si comporta con minore aggressività, si mostra quasi rassegnata a accettarne l’esistenza. Ciò che è rimasta uguale, se non accresciuta, è invece la fama di scemo del paese e le continue persecuzioni. Durante l’estate comincia a frequentare lo studio di Michele Gordigiani, pittore e artista marradese, presso il quale trova occasione di parlare di arte e letteratura con il figlio di quest’ultimo. A ottobre va ad abitare a Firenze dallo zio Francesco, dove vive fino a giugno dell’anno successivo frequentando corsi di tedesco e inglese in una scuola privata e studi di pittori e offrendo la propria collaborazione a giornali e riviste per articoli di critica letteraria e teatrale, per i quali si spaccia come ex studente universitario di lingue. Il 15 settembre 1910 Dino parte da Marradi per raggiungere, a piedi, il monte della Verna: un viaggio durato, tra andata e ritorno, più di quindici giorni che diventa per lui un vero e proprio pellegrinaggio spirituale per riflettere sulla poesia. Di ritorno, non scende subito a Marradi ma si trattiene per un mese a Campigno, in casa di una vedova che gli affitta una camera dove legge, scrive e passeggia tranquillo. Nell’inverno 1910-1911 è di nuovo a Firenze, dove comincia ad ascoltare le lezioni di Letteratura Italiana all’Università. Essendo un estraneo, non iscritto al corso e non autorizzato a frequentare le lezioni viene fermato dagli agenti di pubblica sicurezza dell’Ateneo e portato in questura; solo grazie all’intervento dello zio Torquato, Dino non finisce in prigione. Allontanatosi da Firenze, trascorre qualche giorno a Marradi per poi andare a stare a Badia, dove passa le giornate nel silenzio della campagna visitando di tanto in tanto Bologna. Nell’estate 1911 si verifica un evento importantissimo per la vita del poeta, ovvero la scoperta dell’amore e della donna, di cui parlerà nei “Canti Orfici” riferendosi al bordello di Faenza con la matrona e l’ancella. Nel febbraio 1912 si trova a Genova, dove resta per qualche giorno o settimana, città che ama molto e che associa all’illuminazione. A luglio sta male per una malattia venerea e il mese dopo, sceso a Marradi, il padre gli dà un ultimatum per la sua carriera accademica: si deve laureare a Bologna in Chimica entro luglio 1914. L’8 dicembre 1912 Dino riceve il battesimo della stampa, in quanto vengono pubblicati, senza firma ma sotto vari pseudonimi, tre testi: “La chimera” (come Campanone), “Le Cafard” (come Campanula) e “Dualismo” (come Din-Don). In seguito ad un episodio che lo vede far irruzione in un bar, rovesciare tavoli, spaventare la clientela e, di conseguenza, essere condotto in questura, Dino decide di trasferirsi a Genova per continuare gli studi. Arrivato nel capoluogo ligure, però, si dimentica ben presto dell’Università, dove va solo per frequentare le lezioni di cultura europea, e si dedica completamente alla scrittura. Scrive una poesia (“Traguardi”), dedicata a Marinetti, che spedisce direttamente alla sede del Movimento DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 5 Futurista insieme ad altri testi e ad una lettera in cui si parla di un libro quasi pronto che vedrebbe volentieri pubblicato con le Edizioni Futuriste di Poesia. Dopo un breve soggiorno in Sardegna, all’inizio di agosto 1913 è di nuovo a Marradi, dove si rifugia presso le montagne. Le avversità con i letterati fiorentini iniziano ad ottobre quando, dopo aver riordinato e trascritto tutte le prose e le poesie composte nel corso di dieci anni, Dino consegna a Papini, direttore della rivista Lacerba, il manoscritto di quelli che saranno poi i “Canti Orfici”. Venuto a sapere che il manoscritto era ora nelle mani di Soffici, pittore e altro direttore di Lacerba, Dino fa di tutto per attirare la sua attenzione con l’obiettivo di sapere cosa i due pensino della sua opera: assiste, quindi, ad un’esposizione futurista e scrive una poesia su un quadro di Soffici, ma del manoscritto non saprà più nulla (in realtà, esso rimarrà sessant’anni dimenticato nell’armadio di Soffici; verrà ritrovato solo nel 1971 dalla figlia di Soffici e pubblicato nel 1973). In condizioni di estrema miseria, torna a Marradi, dove si impegna a riscrivere da capo il libro, dal momento che il manoscritto era stato perduto da Papini, e a inviarne delle copie ai maggiori editori (Vallecchi di Firenze, Zanichelli di Bologna, Treves di Milano e Rinfreschi di Piacenza). Nei primi giorni del 1914 progetta di partire per la Svizzera a piedi, in modo da guadagnare i soldi necessari per la stampa del libro nel caso nessun editore salti fuori. Nei mesi successivi lavora, infatti, a Berna come manovale e facchino: finisce di riscrivere l’opera, modificandone la struttura e aggiungendo testi del tutto nuovi, e il titolo, da “Il più lungo giorno”, diventa “Canti Orfici” dopo aver letto I grandi iniziati di Schuré. A maggio viene arrestato per un fatto non grave, forse per un semplice litigio, e raccomandato dallo zio Francesco. Ricomparso a Marradi, è più che mai determinato a pubblicare la sua opera, pur non avendo un centesimo in tasca. Il 7 giugno 1914 viene firmato un accordo secondo cui il tipografo marradese Bruno Ravagli si impegna a stampare mille copie dei “Canti Orfici”. Ai primi di settembre Dino è di nuovo a Firenze, in condizioni economiche migliori grazie ai guadagni dalla pubblicazione del libro: è questo il periodo in cui gode di una maggiore considerazione e rispetto. Una mattina di dicembre due poliziotti entrano in una libreria e chiedono al titolare una copia dei “Canti Orfici”, insieme ad alcune informazioni sul suo autore. Dino, venuto a sapere del fatto, si arrabbia molto con il titolare della libreria accusandolo di averlo denunciato lui alla polizia e comincia strappare delle pagine del suo libro (toglie la dedica all’imperatore tedesco Guglielmo II perché nessuno sapeva come sarebbe andata la guerra: e se l’Italia fosse entrata proprio contro la Germania?). I primi giorni del 1915 è in Sardegna per vendere la sua opera ad alcuni amici e a fine gennaio si trova a Torino. A metà marzo è nuovamente in Svizzera, ma ben presto torna a Marradi sia perché in Svizzera non c’è lavoro sia perché l’ingresso in guerra dell’Italia è imminente e lui vorrebbe arruolarsi e andare al fronte. Il 24 maggio, giorno in cui l’Italia dichiara guerra all’Impero austro-ungarico, Dino si presenta alla sede del distretto militare ma quando si scopre che i suoi documenti lo dichiarano matto viene scacciato in malo modo. Ricompare a Marradi e la madre, pur di toglierselo di torno, gli dà dei soldi per andare a stare a Premilcuore dagli zii. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 6 A luglio sta male, ha forti emicranie notturne e forme intermittenti di delirio; vorrebbe partire per la Francia ma gli viene negato il passaporto. Ha forti febbri e dolori persistenti al fegato: il medico parla di nefrite. A fine agosto sta meglio e parte nuovamente per Torino, ma non ha fatto i conti con la guerra, i posti di blocco nelle stazioni ferroviarie, la ricerca di disertori e spie. I carabinieri lo fermano alla stazione di Torino, lo mettono in camera di sicurezza e lo rispediscono a Marradi. Scappa a Firenze, vende qualche copia dei “Canti Orfici”, finché una mattina si ritrova il braccio destro paralizzato e la gamba intorpidita. Va all’ospedale ma non ha i soldi necessari per pagare il ricovero, torna quindi a Marradi. Tra la fine di ottobre e la prima metà di dicembre Dino trascorre un periodo all’ospedale di Marradi, ufficialmente in cura per nefrite, ma molto probabilmente per sifilide forse contratta a Genova. Uscito dall’ospedale zoppicante e smagrito, decide di curarsi da solo comprando un barattolo di sanguisughe che si applica sulle tempie per alleviare le emicranie. La vicenda del manoscritto andato perduto gli ritorna in mente: il 5 gennaio 1916 scrive a Soffici, che è al fronte, per riaverlo. Non avendo ricevuto risposta, il 23 gennaio scrive anche a Papini, il quale gli risponde dandogli del pazzo e minacciando di consegnare la lettera alla polizia se sarà ancora molestato. A febbraio Dino è a Bologna, a marzo a Marradi e successivamente a Firenze dove, una mattina di aprile irrompe alla sede de La Voce per cercare Papini, ma lui non c’è; corre quindi a casa sua dove, tra scaffali pieni di libri, cerca il suo famoso manoscritto senza però trovarlo. Va a Lastra a Signa dal padre che, vedendolo seriamente malato, gli dà dei soldi affinché vada in convalescenza al mare, ad Antignano, nei pressi di Livorno: qui legge, scrive e passeggia in riva al mare. Il 31 maggio a Livorno, si avvicina a due donne per chiedere un’informazione e le due, spaventate, corrono ad avvertire un maresciallo. Dino è arrestato e gli viene contestato il fatto di non avere documenti e di portare con sé un libro con frasi in tedesco che inneggiano all’imperatore Guglielmo II: in uno stato di guerra e restrizione della libertà, viene sospettato di diserzione, propaganda e spionaggio. Solo grazie allo zio Francesco viene rilasciato in giornata. Già solo dopo venti giorni è però nuovamente arrestato perché sotto l’effetto di alcool. Comincia a delirare e a immagine l’intera città di Livorno che complotta contro di lui. Tornato dal padre a Lastra a Signa, le sue ossessioni raggiungono livelli preoccupanti. Ai primi di luglio, Dino va sulle montagne del Mugello, grazie a dei soldi ricevuti dal padre, e qui spera di ristabilirsi e di riorganizzare la sua vita su qualcosa che non sia la poesia. È seriamente intenzionato a lasciare l’arte e a trovarsi un lavoro, ma nessuno lo prende sul serio. Le sue uniche fonti di reddito arrivano dalla vendita dei “Canti Orfici” e dalla collaborazione, ben presto interrotta, con la rivista letteraria Riviera Ligure. Il 3 agosto avviene l’incontro con Sibilla Aleramo (così chiamata da d’Annunzio, il vero nome è Rina Faccio; letterata che aveva parlato della vita nel romanzo Una vita), che si era innamorata di Dino dopo aver letto la sua opera. L’incontro tra i due è preceduto da un lungo scambio di lettere che vincono l’iniziale diffidenza di lui, che vuole un’avventura senza problemi ma è al tempo stesso spaventato dalla fama di mangiauomini di lei. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 9 Egli rompe con il passato perché segue una strada tutta sua, nonostante conosca e venga influenzato dai grandi della letteratura come Leopardi, Carducci, Pascoli e d’Annunzio. Il saggista fiorentino Emilio Cecchi, suo contemporaneo, famoso per le opere di viaggio “America amara” e “Messico”, è uno dei pochi che sembrava aver compreso la vera indole di Campana: per lui egli non aveva per niente l’aria di un poeta o di un letterato poiché assomigliava più che altro ad un carrettiere rozzo, ma accanto a lui si sentiva la poesia come una scossa elettrica. Per Cecchi, Campana era il genio della sua generazione. Caratteristico di Campana è il rapporto con la donna (nella sua opera la donna è il tramite di tutto, è contemporaneamente la porta di accesso e il superamento della notte), che da una parte è idealizzato, perché quando la poesia gli si manifesta lo fa in forma di donna, e dall’altra travagliato, poiché nasce dall’eterno conflitto con la madre Fanny (aspetto che lo avvicina molto a Leopardi). Il suo primitivismo (egli stesso si definisce “troppo taciturno, troppo rude e troppo primitivo”) è una ricerca di autenticità al di fuori delle norme e degli stereotipi, di purezza incontaminata, di recupero del contatto con le proprie origini. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 10 CANTI ORFICI Significato del titolo Il titolo, scomposto nelle sue due parti, da un lato rimanda alla tradizione lirica italiana con riferimento ai Canti di Leopardi, dall’altro introduce una concezione della poesia alle sue origini e come parola rivelatrice, mistica e segreta. Il termine “orfismo” richiama il mito di Orfeo, molto vivo nel Novecento (ad esempio, negli stessi anni dei “Canti Orfici” esce in Germania una raccolta di 55 sonetti intitolata “Sonetti a Orfeo” di Rilke; inoltre, è anche presente in Rimbaud, Mallarmé e ne Il porto sepolto di Ungaretti), che sprigiona un triangolo di forze (morte, amore e arte) in continuo rimescolamento tra di loro. Su Orfeo e l’orfismo ci sono due dubbi: da una parte ci sono miti e tradizioni leggendarie, dall’altra idee, credenze e rituali di iniziazione. Il mito di Orfeo è legato ad una dottrina filosofica e religiosa della letteratura greca: - il poeta Ibico (VI secolo a.C.) è il primo a nominarlo, chiamandolo poeta “dal nome famoso”; - Pindaro (VI-V secolo a.C.) lo nomina nella Pitica IV (componimento scritto per celebrare i vincitori delle Pizie, gare legate al mondo di Apollo e per questo svolte a Delfi), chiamandolo “suonatore di cetra” e “padre dei canti melodiosi”, facendogli pronunciare un discorso sull’immortalità dell’anima; - Eschilo ne parla nella tragedia Agamennone, dicendo che è uno sciamano che incanta gli animali con il potere fascinoso e magico della musica (lo sciamanesimo era un’antica pratica basata sulla discesa negli Inferi per interrogare i morti; gli sciamani erano in grado di volare e erano depositari di una sapienza misteriosa). Mito di Orfeo Orfeo, figlio di Calliope e forse di Apollo, nasce in Tracia (regione settentrionale della Grecia, terra di confine) una generazione prima di Omero (X-IX secolo a.C., con cui i greci danno inizio alla propria civiltà). Si tratta quindi di una figura primordiale e primitiva, in cui si mescolano elementi tipicamente non greci: nato sulla frontiera con il mondo barbarico, mette in contatto il mondo ellenico con un orizzonte più ampio. Il mito più famoso a lui riferito è quello della discesa agli Inferi (κατάβασις) per amore della moglie Euridice. Un giorno, mentre sta passeggiando lungo le rive di un fiume tracio, Euridice viene inseguita da Aristeo che intende usarle violenza: nella fuga, la ninfa calpesta un serpente che con il suo morso la uccide. Orfeo decide quindi di scendere agli Inferi per cercarla; con il magico suono della sua lira incanta sia i mostri sia le divinità infernali: Ade e Persefone acconsentono così a restituirgli la moglie, ma a condizione che risalga alla luce senza voltarsi a vederla prima di aver lasciato gli Inferi. Orfeo accetta ed inizia la risalita verso il mondo dei vivi, ma, giunto in prossimità della luce del giorno, si volta e immediatamente Euridice muore, questa volta per sempre. Anche la morte di Orfeo è tragica: tornato dagli Inferi, si avvicina ad Apollo (movimento dal basso degli Inferi all’alto del dio del Sole) abbandonando Dioniso il quale, per vendicarsi, gli manda le Baccanti che fanno a pezzi il suo corpo (le Muse raccoglieranno le sue membra sparse DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 11 e lo seppelliranno). In Orfeo convivono quindi due aspetti, quello dionisiaco e quello apollineo, in antitesi tra loro: il primo ha a che fare con uno stato di estasi, euforia ed ebrezza che consiste nell’uscire dal proprio corpo per entrare in contatto con il divino (momento dell’orgia); il secondo è legato alla chiarezza, alla luce e alla melodia. La storia di Orfeo riprende, infatti, quella di Dioniso, figlio di Zeus e Semele: da bambino Dioniso viene attirato con dei giocattoli simbolo in una trappola dai Titani, figli della Terra, che lo afferrano, lo mettono in un calderone e lo divorano (Zeus fulminerà i Titani dalla cui cenere nasceranno gli uomini). L’orfismo L’orfismo rappresenta una rottura radicale con la religione olimpica (di Omero): non c’è alcun sacrifico di animale e vige il rispetto per ogni forma di vita (gli iniziati ai riti orfici sono infatti vegetariani), questo perché la vita non finisce con la morte ma l’anima torna ad incarnarsi infinite volte prima della purificazione (metempsicosi). Esso, infatti, introduce nel mondo greco l’immortalità dell’anima. Gli orfici, pur accettando l’estasi (partecipazione al divino e uscita da sé), ritengono che in quel momento l’uomo sperimenti l’unione con l’anima (nelle orge dionisiache ci si dimentica di se stessi) praticando il ricordo di sé (la memoria è l’unico strumento di salvezza): questo processo di ricordo sostituisce l’orgia con la catarsi, ovvero la purificazione. La poesia orfica Per Campana la poesia, che si identifica con l’Euridice di Orfeo, ha quindi un potere orfico e magico che solo le parole sono in grado di rivelare: è proprio attraverso la parola che si può entrare in contatto con le verità più profonde e nascoste. Anche per la poesia è importante il momento della catabasi, perché anch’essa scende nel profondo per riportare alla luce qualcosa che è scomparso. Questo movimento di discesa e poi risalita è sempre presente in Campana, visibile già all’inizio dell’opera con la sezione de La Notte, intesa come viaggio nella profondità dell’animo, nell’interiorità dell’inconscio. I “Canti Orfici” disegnano infatti un cammino dalla tenebra alla luce, dall’inconsapevolezza alla consapevolezza: si parte dal buio de La Notte alla luce quasi eterna del Crepuscolo mediterraneo. Storia e struttura dell’opera Campana considera il proprio lavoro, ideato nel 1913 con il titolo “Il più lungo giorno” che rimandava al solstizio d’estate e quindi all’immagine della luce, come la giustificazione della sua vita, con un significato quasi religioso. Egli si sentiva infatti come un alchimista che aveva trasformato il proprio dolore e il proprio sangue in parole. L’opera è una raccolta di componimenti letterari sotto forma di prosimetro, dove si alternano testi in prosa e testi in versi. Sebbene sembri in apparenza un libro frammentario, composto di testi slegati fra loro, esso presenta in realtà una forte coerenza strutturale tanto da potersi quasi considerare un poema unitario, pieno di corrispondenze interne. Ad unire poesie e prose è proprio la matrice orfica, che è da intendersi come l’aspirazione ad una poesia totale ed assoluta che sappia trasfigurare e ricreare la realtà esterna che descrive. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 14 La Notte (1) Tutta la scena è caratterizzata da uno stile nominale e coordinate con un’evidente ricerca di mezzi espressivi che evitino il verbo e la subordinazione; elemento costitutivo è anche l’uso dei due punti che coordinano tutti i segmenti ponendoli sullo stesso livello tonale. La sezione ha solamente due verbi che però non appartengono alla descrizione: Ricordo, che introduce nel dominio della poesia; fu sospeso, che indica la conseguenza di questo ingresso nel regno della poesia, ovvero l’annullamento della dimensione temporale.  Ricordo: il poeta non sta vedendo ciò che descrive, ma lo sta rievocando con la memoria guardandosi dentro.  vecchia città, rossa di mura e turrita: in questa descrizione tutto è indefinito, solo con il ritrovamento di una lettera al Pariani sappiamo per certo che Campana sta parlando di Faenza, antica città in cui predominano i colori bizantini (rosso in primis, ma anche verde e oro) e sono presenti torri.  arsa su la pianura: visione orizzontale di un paesaggio estivo arido, letteralmente “bruciato dalla sete” (testo di Platone in cui si dice che le anime, subito dopo la morte, sono aride per la sete di vita e cercano il fiume Lete).  lontano: aggettivo frequente che crea la prospettiva della scena.  Archi enormemente vuoti di ponti: violazione dell’ordine sintattico delle parole attraverso la figura retorica dell’iperbato o tmesi (divaricazione tra il sostantivo e il complemento di specificazione); aspetto visionario di Campana, la descrizione assume quasi le forme di un flusso di coscienza; il ponte è simbolo di passaggio da una sponda all’altra ma anche da uno stato di coscienza ad un altro.  fiume impaludato in magre stagnazioni: il Lamone, fiume che attraversa Faenza (lo sappiamo sempre grazie a Pariani), non scorre veloce ma è quasi stagnante.  plumbee: duplice accezione di “che ha il colore grigio del piombo” e “pesante, tedioso”.  sagome nere di zingari mobili e silenziose sulla riva: in un paesaggio finora disabitato e deserto, appaiono degli zingari che per tradizione sono in continuo movimento e si accampano sempre in un posto diverso (viaggio come movimento).  barbaglio lontano di un canneto: in un punto della riva l’acqua riflette una luce abbagliante (la particella “bar” ha valore intensivo, mentre di “baglio” non si conosce ancora bene il significato).  forme ignude…di un vecchio: il paesaggio onirico del ricordo acquisisce ora fattezze più chiare; le due età dell’uomo sono messe a confronto (viaggio della vita umana).  dal mezzo… irritante: viene qui introdotto l’elemento del canto poiché Campana sente, più che vede, le zingare; la nenia primordiale ci porta ad un tempo lontano ed è definita monotona e irritante poiché ripetitiva e senza uno sviluppo narrativo.  del tempo fu sospeso il corso: ha inizio la dimensione campaniana del tempo in cui si annulla la prospettiva che separa il passato dal presente; il tempo si arresta dando quasi vita ad un’estasi che per gli antichi corrispondeva all’ora panica; il tempo non scorre più secondo le leggi ordinarie, Campana recupera dei ricordi e li unisce con associazioni di eventi. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 15 (2)  Inconsciamente: senza l’intervento della volontà e quindi come soggetto passivo.  levai gli occhi alla torre barbara: Campana rivolge lo sguardo verso l’alto (è questo il momento in cui inizia il viaggio) al campanile ottagonale di Santa Maria Vecchia, il più importante monumento altomedievale di Faenza, costruito dai monaci benedettini nel IX secolo; la vecchia torre è simbolo di verticalità, vigilanza e ascensione.  essa riviveva il suo mito lontano e selvaggio: i monumenti, in questo particolare frangente è la torre, hanno coscienza del proprio passato; a Campana il passato si fa presente; selvaggio perché vicino alla sfera dell’istinto.  splendore vago della porta: simbolo ricorrente della porta come passaggio operato dai poeti, i quali vedono la realtà ma hanno anche la capacità di vedere ciò che sta al di là (varcano la porta tra la vita apparente e ciò che sta oltre).  le passeggiatrici: riferimento alle prostitute, che sia nel presente sia nella visione del passato vivono come l’incarnazione della sensualità; sono le donne partecipano alla sfera dell’istinto ma anche a quella di una conoscenza superiore.  le antiche: figure femminili di un tempo (epoca bizantina); nella semantica di Campana l’aggettivo “antico” qualifica qualcosa che ha inizio nel passato ma che continua a vivere nel presente.  acconciature agili: le fanciulle hanno i capelli raccolti.  profili di medaglia: canone estetico di Campana che consiste nel vedere le persone di profilo o di tre quarti, come le incisioni sulle monete.  tocco di campana argentino: il tempo è scandito dalle ore liturgiche, è il momento dell’angelus della sera che indica la fine dell’orario di lavoro.  dolce di lontananza: “dolce perché viene di lontano”.  la Sera: con iniziale maiuscola perché sorge nel ricordo, a quel tocco di campana, la visione della prima sera d’amore della vita del poeta, trasfigurata in evento di conoscenza e di poesia; è una presenza.  Lei: con iniziale maiuscola perché nella poetica campaniana la donna e la poesia tendono a fondersi in un’unica immagine e qui, nella trasfigurazione di un episodio dell’adolescenza, il primo incontro con la donna è anche incontro con il momento del sogno, che è quello più vicino al farsi della poesia; si personifica qualcosa di inafferrabile, è una presenza enigmatica e misteriosa.  carni rosee: si tratta di un’adolescente.  occhi fuggitivi: riferimento ad A Silvia di Leopardi.  anni ed anni ed anni: iterazione dello stesso termine; gli anni si accumulano e sembrano avere densità, spessore e consistenza.  fondevano: indicazione dell’annullamento della dimensione cronologica.  dolcezza trionfale: la dolcezza è definita così perché dice la qualità del ricordo e della donna trasfiguratasi in immagine di poesia; è un momento di felicità assoluta. (3)  Inconsciamente: circolarità dal momento che riprende l’inizio della sezione precedente. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 16  colui che io ero stato: in questa e nella successiva sezione ad io si sostituisce una terza persona e il verbo tende alla forma impersonale; è come se Campana prendesse in qualche modo le distanze da ciò che ha appena detto, forse perché tornato indietro nel tempo vivendo un’esperienza già vissuta in una vita anteriore.  torre barbara, la mitica custode dei sogni dell'adolescenza: riferimento biografico, dal momento che a Faenza (simbolicamente chiamata torre) egli compì gli studi medi.  non si udiva il rumore dei suoi passi: stato di incoscienza, dal momento che solo nei sogni accade di non sentire suoni.  casupole schiacciate: l’imponente verticalità della torre fa risaltare la piccolezza delle case situare tutt’intorno (sembra di essere in un paesaggio di De Chirico).  finestre mute: nessuno si affaccia.  otticuspide rossa: il campanile ottagonale di S. Maria Vecchia, ricostruito dopo l’ultima guerra nell’originale aspetto altomedievale, portava all’epoca di Campana una cuspide centrale ed otto cuspidi agli angoli; è rossa perché di mattoni.  impenetrabile arida: la torre, che è una scala verso la porta del cielo, è però chiusa ed impenetrabile ed ha sete di vita.  fontana del cinquecento taceva inaridita: la fontana è secca e non scorre acqua.  la lapide spezzata nel mezzo del suo commento latino: la lapide della fontana è rotta e per questo la scritta su di essa riportata non decifrabile (simbolo di intellegibilità).  Si svolgeva una strada acciottolata e deserta verso la città: la scritta indecifrabile rappresenta un ostacolo poiché Campana non può più proseguire per quella strada, per questo motivo ne intraprende un’altra; il percorso alternativo si dipana verso il basso ed è tortuoso (se fino adesso era salito, ora scende). (4)  Fu scosso da una porta che si spalancò: la porta che si apre spesso rivela una fonte di luce intensa; queste porte, che sembrano aprirsi da sole, hanno un’intenzionale componente onirica.  vecchi, dalle forme oblique ossute e mute: la discesa nella notte è subito segnata da una visione grottesca di immagini orrende e infernali in una processione; l’immagine della vecchiaia (decadenza fisica) è descritta come una danza macabra; i vecchi sono curvi (forme oblique) per il peso degli anni.  vano di una porta: nei pressi della torre di S. Maria Vecchia sorgeva il Ricovero di Mendicità, un ospizio sorto nell’Ottocento dall’ex Convento delle Vallombrosane, che accoglieva vecchi, poveri e derelitti.  trascinando uno ad uno le loro ombre: i vecchi sembrano essere totalmente separati dalle proprie ombre come se trascinassero un peso.  Una donna […] dal riso incosciente: una donna, personificabile con la Pazzia, ride inconsciamente e chiude il corteo. (5)  Strisciavano: i vecchi seguono allucinati la loro ombra lungo i muri. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 19  la sacerdotessa dei piaceri sterili: la matrona è sacerdotessa di piaceri che non producono nulla (ritorna l’immagine dell’arsura e della siccità dell’inizio del testo).  l'ancella ingenua ed avida: l’ancella è, invece, ingenua per la propria giovane età e avida di piaceri; è l’immagine della donna oggetto.  il poeta: se la matrona cerca la soluzione al problema della propria vita nel mondo illusorio dei tarocchi e l’ancella in quello altrettanto illusorio dei piaceri, Campana, definitosi poeta, dichiara che il suo problema riguarda proprio la poesia.  anime infeconde: le due donne perché votate ai piaceri sterili, il poeta perché infecondo nel raggiungimento della poesia; per volere del destino queste tre anime si sono ritrovate tutte nello stesso posto.  inconsciamente: “senza rendersi conto”.  messaggio d'oro: illuminata dall’oro del tramonto, la sera cala annunciando i brividi freschi della notte. (9)  Venne la notte e fu compita la conquista dell'ancella: l’arrivo della notte è il momento dell’iniziazione sessuale di Campana, dato che avviene la conoscenza carnale della donna (porta di accesso alla notte stessa); il soggetto della conquista non è il poeta e il passivo fu compiuta fa sembrare che sia stata opera dell’ora tarda (ci si ricollega sempre alla dimensione visionaria dell’inconscio); quest’esperienza è vissuta anche come un trauma.  Il suo corpo ambrato la sua bocca vorace i suoi ispidi neri capelli a tratti la rivelazione dei suoi occhi atterriti di voluttà: l’ancella è descritta fisicamente (corpo ambrato) poiché in lei Campana vede solo un oggetto del desiderio; la donna mostra sensualità (bocca vorace) ma anche una certa primitività (occhi atterriti di voluttà).  intricarono: immagine di un groviglio, di un labirinto.  una fantastica vicenda: una vicenda della fantasia data dall’inganno delle varie immagini.  Mentre: mentre è preda del desiderio.  il ricordo di Lei […] la regina ancora ne la sua linea classica tra le sue grandi sorelle del ricordo: la poesia sta per essere definita sorella delle opere di Michelangelo e Dante; Campana sente che la notte si sta spegnendo e gli viene in mente la matrona (donna come salvezza); linea classica perché ricorda il movimento delle forme delle sculture classiche; la matrona è regina del ricordo, uno degli archetipi della notte e della femminilità sacra.  poi che: valore temporale, “dopo che”; regge sia il periodo che ha per soggetto Michelangelo sia quello che ha per soggetto Dante.  Michelangiolo aveva ripiegato sulle sue ginocchia stanche di cammino: riferimento a due sculture di marmo, realizzate tra il 1526 e il 1531 da Michelangelo Buonarroti per la tomba di Giuliano de’ Medici (Sagrestia Nuova in San Lorenzo a Firenze), costituite dalle figure allegoriche della Notte (a sinistra) e del Giorno (destra); la donna è raffigurata in una posizione di stanchezza con il ginocchio sinistro piegato mentre l’uomo è quasi solamente abbozzato e lasciato incompiuto, entrambe sono realizzate in una posa dall’estrema torsione con un gioco di luce ed ombre; il Giorno e la Notte hanno un’espressione pensosa di chi, essendo morto, ha raggiunto la pace; la Notte di Michelangelo comprare anche nell’ultima DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 20 terzina de I Fiori del male di Baudelaire, in cui si parla dell’espressione archetipica della donna.  colei che piega, che piega e non posa: la notte piega incessantemente gli uomini con il sonno e non smette mai di farlo.  lo sbattere delle pose arcane e violente delle barbare travolte regine antiche aveva udito Dante spegnersi nel grido di Francesca: riferimento al Canto V dell’Inferno di Dante (vv. 31- 33), dove le anime dei lussuriosi sono condannate ad essere travolte da una violenta tempesta che non ha mai tregua; le regine antiche sono Semiramide, Cleopatra, Elena e Didone.  là sulle rive dei fiumi che stanchi di guerra mettono foce: riferimento al Canto V dell’Inferno di Dante (vv. 97-99) in cui si parla del Po con i suoi affluenti, Padoreno e Padenna, stanchi dopo il lungo impervio corso, nella terra natale di Francesca; i fiumi mettono fine (mettono foce) al proprio cammino sfociando nel mare.  sulle loro rive si ricrea la pena eterna dell'amore: sulle rive dei fiumi continua la vicenda dolorosa dell’amore; pena eterna dell'amore ha una carica semantica composita, per Francesca e le regine antiche il castigo nell’inferno dantesco è una pena eterna ma è soprattutto una pena eterna il continuo rinnovarsi dell’umana vicenda dell’amore, che per Campana è anche vicenda di dolore; questa conoscenza non è salvifica.  chiedeva in sussulti: manca il complemento oggetto; essenza della femminilità carnale.  crudo e selvaggio: il corpo dell’ancella Maddalena è giovane, acerbo e dominato dall’istinto.  chiuso nell'umiltà del suo mistero: il problema dell’ancella è umile, cioè limitato, perché riguarda la ricerca del piacere.  notte piena degli inganni delle varie immagini: durante la notte della conquista dell’ancella ha inizio la serie di immagini ingannevoli; si entra in una dimensione allucinata di ricordi e frammenti, tutte esperienze depositate nell’inconscio. (10)  Si affacciavano ai cancelli d'argento delle prime avventure le antiche immagini: “ai cancelli della casa di piacere (ora siamo sul piano del sogno, non più su quello della brutale realtà; l’entrata del bordello non viene più descritta con la porta intrisa di colpi dai clienti ma in modo molto più aulico) si affacciano i ricordi delle prime esperienze amorose”; le antiche immagini sono assimilabili al ricordo della matrona, immagini di una femminilità che consola.  addolcite da una vita d'amore: le donne di questi ambienti sono sempre prostitute ma, rispetto a prima, hanno una propria umanità e sono investite di una connotazione positiva perché perpetuano il mistero dell’amore e per il poeta possono essere tramite al mondo della poesia.  a proteggermi ancora col loro sorriso di una misteriosa incantevole tenerezza: queste immagini femminili vegliano su di lui e lo proteggono dal terribile mondo dei piaceri della carne con la loro tenerezza; in ogni donna c’è sia l’aspetto più animalesco e istintivo sia quello più materno e dolce.  le chiuse aule: sale dei palazzi regali che manifestano il prestigio e il potere dei re; trasfigurazione del bordello. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 21  la luce affonda uguale: il tempo sembra essersi fermato.  dentro gli specchi all'infinito: gli specchi della casa del piacere, uno di fronte all’altro, creano una riproduzione dell’immagine all’infinito; l’immagine riflessa sullo specchio è illusoria, rappresenta una realtà che si frammenta.  le immagini avventurose delle cortigiane nella luce degli specchi impallidite nella loro attitudine di sfingi: tramite il riflesso allo specchio le cortigiane assumono un aspetto più delicato e poetico.  e ancora: persistere della memoria; il ricordo è il filo che guida in questo labirinto.  tutto quello che era arido e dolce […] tornava a rivivere sul panorama scheletrico del mondo: il mondo dell’incontro con la donna è allo stesso tempo arido e dolce; immagine di morte del mondo ridotto nella sua nuda brutalità (panorama scheletrico). (11)  odore pirico di sera di fiera: viene ora vissuto, tramite la percezione olfattiva dell’odore della polvere da sparo, il ricordo della sera di fiera dove venivano sparati i fuochi d’artificio.  nell'aria gli ultimi clangori: suoni violenti e stridenti dei fuochi d’artificio; “clangore” è un latinismo (“strepito”).  vedevo antichissime fanciulle della prima illusione profilarsi: riferimento alle antiche passeggiatrici del secondo frammento, le vede emergere; profilarsi richiama i profili di medaglia delle fanciulle.  clangore che si accentua annunciando le lingue di fuoco delle lampade inquiete: il rumore è generato dallo scoppiettio del gas delle lampade.  atmosfera carica di luci orgiastiche: sono le luci della fiera.  alleggerite di un velo: si instaura un’analogia tra S. Marta della pala d’altare di Raffaello (Sacra conversazione o S. Cecilia, Pinacoteca Nazionale di Bologna) e le fanciulle addolcite da un velo; per la seconda volta l’arte viene in soccorso a Campana (idea decadentista della vita come un’opera d’arte totale); il poeta però non si riferisce a S. Marta ma a S. Maria Maddalena.  così come Santa Marta, spezzati a terra gli strumenti, cessato già sui sempre verdi paesaggi il canto che il cuore di Santa Cecilia accorda col cielo latino: nel dipinto S. Marta si trova accanto a S. Cecilia, protettrice dei musicisti che ha subito il martirio; S. Cecilia ha smesso di cantare perché i suoi strumenti musicali sono caduti a terra infranti.  ne la linea eroica de la grande figura femminile romana: richiamo al passato latino; la linea eroica indica il profilo da eroina della santa.  Ricordi di zingare: riferimento autobiografico alla permanenza in Svizzera nel 1906, quando si aggrega ad un gruppo di zingari.  sul letto di una taverna lontana, altra culla avventurosa di incertezza e di rimpianto: il letto su cui ha giaciuto con la donna diventa la culla che protegge questo ricordo; c’è nostalgia.  così quello che ancora era arido e dolce […] sorgeva sul panorama scheletrico del mondo: circolarità poiché viene ripresa la stessa espressione con cui si chiudeva la prosa precedente. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 24  stillata di gocce e gocce di luce sanguigna: circolarità dal momento che riprende qualche verso prima.  fissavo astretto attonito: la scena ha quasi una presa magnetica, il poeta è avvinto.  grazia simbolica: la scena richiama l’immagine classica del maestro e del giovane discepolo e simboleggia il mistero della voluttà che si perpetua di generazione in generazione.  tra noi nacque una intimità libera: la matrona confida liberamente il proprio passato.  la lussuria: peccato strettamente legato alla materia che crea desideri non realizzabili e illusioni.  tutta piena ancora per lei di curiosità irraggiungibili: la matrona, nonostante la propria esperienza, ha ancora curiosità non appagate; è evidente il mistero dell’amore.  <<La femmina lo picchiettava tanto di baci da destra: da destra perché? Poi il piccione maschio restava sopra, immobile?, dieci minuti, perché?>>: la lussuria si manifesta anche nella realtà animale, quella dei colombi, uccelli sacri a Venere, costituita da complessi rituali di corteggiamento.  spinta dalla nostalgia ricordava ricordava a lungo il passato: l’iterazione del verbo e l’avverbio di tempo esprimono la distanza cronologica che rivive nel presente.  la conversazione si era illanguidita, la voce era taciuta intorno: tutti i presenti partecipano di questo mistero facendosi silenziosi.  il mistero della voluttà aveva rivestito colei che lo rievocava: la matrona viene ad incarnare il mistero stesso della voluttà.  Sconvolto: il poeta è ormai dentro il mistero delle cose.  fantasie bianche: la luce emana delle visioni coperte da un incanto di candore.  gualcita: spentesi le visioni, rimane solo un tessuto un po’ spiegazzato che ha perso la sua verginità di candore.  cinedo: figura androgina dell’antichità classica, è un fanciullo effemminato che suscita desiderio. (14)  Faust: Campana procede sul filo del ricordo (cambia anche il tono che è, ora, più gioioso e felice) identificandosi con il protagonista di una tragedia di Goethe e facendo un autoritratto di se stesso da giovane; Faust è un alchimista, un indagatore della natura con la tendenza (in tedesco streben) verso il mistero, un uomo votato alla conoscenza che vende la propria anima al Diavolo in cambio di una nuova giovinezza per continuare la ricerca della conoscenza.  Le bolognesi somigliavano allora a medaglie siracusane: canone estetico di Campana che consiste nel vedere le persone di profilo o di tre quarti, come le incisioni sulle monete; Siracusa era una città greca ancora più potente di Atene, della quale ci sono arrivate molte monete con incisi profili di donna.  amavano sembrare immobili a contrastare armoniosamente coi lunghi riccioli bruni: le ragazze bolognesi sono consapevoli del fascino che esercitano e assumono posture che esaltano la loro bellezza. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 25  Faust alzava gli occhi ai comignoli delle case che nella luce della luna sembravano punti interrogativi: “alla luce della luna, i comignoli delle cose sembrano il grande punto interrogativo che è la vita”.  Dalla vecchia taverna […] gli piaceva udire […] e lo schioccare dei ciocchi e i guizzi della fiamma sull'ocra delle volte i passi frettolosi: siamo in un interno, presentato con la tecnica del chiaroscuro, in cui si sente lo scoppiettio del legno nel camino; la presenza femminile è quasi un fantasma che gli passa vicino e a cui si mostra timido e non rivolge la parola.  dell'inverno bolognese, frigido e nebuloso come il suo: la nebbia di Bologna è simile a quella delle città tedesche; come Faust, Campana si sente un germano, ovvero uno straniero, un diverso.  Amava allora raccogliersi in un canto: riservatezza di Campana.  le belle gote sotto la pettinatura fumosa: l’ostessa della taverna è una fanciulla del popolo con i capelli vaporosi.  Faust era giovane e bello: Campana parla di sé come se provenisse da un’età lontanissima (con l’elisir di lunga vita l’alchimista può vivere per sempre).  organi automatici: organi azionati a manovella che eseguono una serie di melodie (organetti di Barberia), usati dai suonatori ambulanti agli angoli delle strade (elemento ricorrente nei poeti crepuscolari).  decorazione floreale: epoca del Liberty e dell’Art Nouveau.  udivo: passa di nuovo alla prima persona.  Oh! ricordo!: è ritornato in sé.  il viso indeciso: in lui c’è l’enigma della vita.  gentile: aggettivo molto usato dai poeti delle origini, gli stilnovisti come Guido Guinizelli e Dante, che significa “nobile”.  di ansia e di stanchezza: in lui ci sono due aspetti, uno è la tensione ovvero l’irrequietezza del viaggiatore, di chi si pone delle domande, l’altro è una sorta di languore, la fatica di vivere.  Prestavo allora il mio enigma alle sartine: attraverso il suo enigma della vita il poeta esercita un certo fascino sulle sartine, ennesime figure femminili che lo accompagnano nella visione.  flessuose: immagine della sensualità femminile.  consacrate: hanno qualcosa di sacro.  dalla mia ansia del supremo amore: la sua è una ricerca ansiosa della verità ultima.  Tutto era mistero per la mia fede: ha ancora fede nell’amore, nella bellezza e negli ideali e questa fede trasforma ogni cosa in mistero.  <<un'ansia del segreto delle stelle, tutta un chinarsi sull'abisso>>: Campana dice a Pariani che sono parole di un poeta russo vissuto al tempo dei Romanoff; segreto delle stelle indica dimensione della verticalità; chinarsi sull’abisso indica sempre la verticalità ma questa volta capovolta, dal momento che ci si immerge nella notte per poi risalire alla luce.  bello di tormento: riferimento al sonetto A Zacinto di Foscolo (v. 10:<<bello di fama e di sventura>>); la sofferenza interiore diventa bellezza e nobiltà d’animo.  ingenuo: Campana pensa a se stesso come un fanciullo. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 26  assetato: c’è in lui una sete che rimane imprecisata, forse è assetato di ideale, di bellezza, di assoluto.  errante dietro le larve del mistero: autoritratto giovanile quando la sua anima già inseguiva i fantasmi (il termine “larva” in latino significa “maschera” o “parvenza di morto”).  Poi fuggii: l’inquietudine dell’errante diventa bisogno di mettersi in movimento; il viaggio è fuga dalle consuetudini e dagli schemi della vita verso la libertà; è accettazione del fato che può essere anche doloroso.  Mi persi: il viaggio è un continuo smarrirsi, un procedere senza meta.  per il tumulto delle città colossali: Campana si perde nelle grandi città industriali del nord, come Milano.  bianche cattedrali levarsi: ci si riferisce al Duomo di Milano; levarsi indica lo slancio verticale delle architetture gotiche.  vidi le Alpi levarsi ancora come più grandi cattedrali: capisce che l’arte gotica non è altro che un tentativo di rendere grazie a Dio imitando le forme verticali delle montagne.  melodia dei torrenti: il paesaggio diventa musica.  dall’infinito del sogno: la radice e l’origine di tutte le cose, l’assoluto.  svelata una giovine luce tra i tronchi, per sentieri di chiarìe salivo: movimento ascensionale (verso l’alto) che lo porta verso la felicità; svelata è un ablativo assoluto; mentre cammina vede una luce che lo guida, qualcosa si è liberato dal velo e si è manifestato (questa ascesa, come quella alla Verna, è sentita come un itinerario spirituale); sta maturando la sua vocazione.  salivo alle Alpi, sullo sfondo bianco delicato mistero: si dirige verso il mistero; fascino della montagna.  chiare gore: elemento di luce che si riflette in uno specchio d’acqua.  estatici: “fuori dal tempo e dallo spazio”, “perfetti”; luoghi dove ci si dimentica del peso di vivere.  oblio: dimenticanza del dolore.  che tu Leonardo fingevi: nel momento culminante dell’esperienza viene introdotto l’artista che lo aiuta a comprendere quello che vede; l’elemento naturale del lago viene ora visto nella trasfigurazione dell’arte e all’immagine della natura si sovrappone quella leonardesca; “fingere” significa qui “immaginare e plasmare in figure” con riferimento ai paesaggi rupestri e naturali tipici degli sfondi dei dipinti di Leonardo; Campana è qui in uno stato di estasi.  Il torrente mi raccontava oscuramente la storia: la natura parla e racconta la propria storia geologica, si anima di voci misteriose, ha un valore sacrale.  lance immobili degli abeti: elemento di verticalità.  credendo a tratti vagare una nuova melodia selvaggia e pure triste forse: in questo paesaggio si sente una musica, emerge l’ispirazione poetica; Campana comincia a percepire che qualcosa dentro di lui deve venire alla luce; vagare sta per “aleggiare”.  fissavo le nubi che sembravano attardarsi curiose un istante: il movimento delle nubi mostra lo scorrere del tempo. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 29  una matrona selvaggia mi fissava senza batter ciglio: appare una matrona che sembra di un altro mondo; lo fissa con sguardo attento, senza sbatter ciglio, come un predatore guarda la sua preda (prima coppia di personaggi: il poeta e la matrona).  A lato sul tesoro fiorente di una fanciulla in sogno la vecchia stava ora aggrappata come un ragno: l’atteggiamento della vecchia è paragonato al ragno che imprigiona le prede nella sua ragnatela e ne succhia pian piano la vita (seconda coppia di personaggi: la fanciulla giovane e la vecchia).  pareva sussurrare all'orecchio parole che non udivo: la figura scheletrica della vecchia pronuncia parole oscure e maledizioni, si capisce quindi che si tratta di una strega (secondo Jung la strega è la proiezione dell’animo maschile, la materializzazione della parte femminile che sopravvive nell’inconscio dell’uomo), l’antitesi dell’immagine idealizzata della donna; la strega è colei che materializza gli istinti più orrendi e primitivi, è l’ombra, la notte che si nasconde in ogni uomo, il quale, per liberarsene deve assumerla nella chiarezza della coscienza, dei sentimenti e dell’azione; un altro modo per liberarsene è tramite una trasformazione in senso alchemico, portandola alla luce.  La matrona selvaggia mi aveva preso: anche la matrona è come un grande ragno in agguato.  il mio sangue tiepido era certo bevuto dalla terra: la scena tra la vecchia e la fanciulla rappresenta la lotta tra la parte oscura e quella pura dell’animo di Campana che vede la propria morte, la morte della propria anima.  ora la luce era più scarsa: la luce si fa sempre più fioca.  nell'alito metallizzato delle chitarre: “suono pizzicato delle chitarre”; alito metallizzato è una sinestesia.  la fanciulla liberata esalò la sua giovinezza: la ragazza muore e al tempo stesso viene liberata dalla presa della vecchia.  gli occhi dolci e acuti come un gorgo: morendo la fanciulla apre gli occhi, che per certi aspetti sono come quelli della vecchia (riferimento a gorgo di qualche verso prima) anche se sono descritti con aggettivi diversi.  la chioma augusta: “chioma regale e maestosa”; riferito sia ai capelli della giovane sia alle fronde dell’albero.  dell'albero della vita si tramò nella sosta sul terreno nudo: la fanciulla, identificata con la natura, muore stendendosi sul terreno nudo così come si stendono i suoi capelli che si allungano e ricoprono il terreno come delle trame; l’albero della vita è il simbolo orientale di vita sempre nascente (riferimento al dipinto L’angelo della vita di Segantini).  Dalla Pampa: siamo di nuovo all’esterno.  si udì chiaramente…perdersi sordo nell'infinito: la morte della propria anima è per Campana un’immagine di libertà sfrenata.  Nel quadro della porta aperta: apertura sull’infinito; via d’uscita.  le stelle brillarono rosse e calde nella lontananza: la luce delle stelle ha qui il potere di scaldare.  l'ombra delle selvaggie nell'ombra: è come se l’ombra restasse indietro perché ora la porta si è aperta e si può procedere liberamente; è una morte che libera. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 30 Il viaggio e il ritorno (17) Il viaggio di cui qui si parla non è realistico ma fa sempre parte di quelle immagini di esperienze di vita che gli ritornano in mente. Il viaggio è l’inizio del superamento della notte e il ritorno è un ritorno ad una condizione diversa, anteriore. L’atmosfera del testo, così come l’ambientazione (non più Faenza ma Genova, luogo che lo ispira molto), è ora diversa; lo scenario è mutato di segno: se infatti prima si parlava di discesa agli Inferi, ora elementi importanti sono quelli tipici di una città marina, il vento, il mare e l’infinito (si parla di bianca notte mediterranea). L’esperienza qui descritta non è più quella di voluttà ma di amore, questo perché è stato messo in atto un processo alchemico (l’alchimia è una disciplina, di carattere simbolico e significato religioso, basata sulla trasmutazione del metallo in oro, simbolo della trasformazione della pesantezza del mondo fisico nella leggerezza del mondo spirituale).  Salivano: movimento ascensionale.  per i ritorti vichi: strade medievali strette e serpeggianti; Genova è una città in salita (riferimento autobiografico, dal momento che vi è stato nel 1912).  dentro dell’ombra ardente: la strada è illuminata da lampioni a gas.  le bianche colossali prostitute: le prostitute sono apparizioni colossali.  sognavano sogni vaghi: il poeta percepisce il mondo interiore di queste figure, la loro vicinanza.  nella luce bizzarra al vento: spira il vento, siamo ben lontani dall’atmosfera stagnante dell’inizio.  Il mare nel vento mesceva il suo sale…nell’odor lussurioso dei vichi: appare per la prima volta il mare, punto di partenza del grande viaggio, l’infinito; il vento solleva l’odore del mare, tutto è purificato dall’odore marino.  bianca notte: ossimoro; la notte è l’ombra che si è ormai lasciato alle spalle.  colle enormi forme delle femmine: in questa luce incerta si vedono comparire forme di prostitute.  tra i tentativi bizzarri della fiamma di svellersi dal cavo dei lampioni: il vento marino agita la fiamma a gas dei lampioni; tutto è vivo e in movimento in questo scenario.  cuori in catene: queste donne sono imprigionate nella loro condizione di lussuria.  Tutti i preludii erano taciuti oramai: le immagini che evoca hanno qualcosa di musicale e sono il preludio (dal latino praeludere, “parte introduttiva di una composizione musicale”) per qualcosa che sta per succedere.  la gioia più quieta della notte: è una notte gioiosa, limpida e stellata.  porte moresche: riferimento allo stile orientale presente in tutte le città di mare.  si caricavano e si attorcevano di mostruosi portenti neri: gli elementi decorativi hanno qualcosa di animato.  il cupo azzurro: profondità del cielo ma anche del mare. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 31  si insenava di stelle: letteralmente significa “accoglieva nel suo seno le stelle”, in senso lato “sul mare si specchiavano le stelle”; Campana gioca sul valore ambivalente del verbo “insenarsi”, che intransitivamente vuol dire “penetrare” e “distendersi a forma di golfo”.  Solitaria troneggia: la notte, che è al tempo stesso la donna, diventa una vera e propria presenza, ha un corpo.  accesa in tutto il suo brulicame di stelle e di fiamme: non è una notte buia ma scintillante; brulicame per il formicolio delle stelle e delle fiamme dei lampioni.  Avanti: in senso spaziale, vuol dire “davanti a lui”.  bianche cariatidi: figure femminili usate in luogo di pilastri a sostegno di strutture architettoniche (elementi figurativi che mascherano quelli architettonici).  di un cielo artificiale: paradiso dell’amore venale.  sognavano il viso poggiato alla palma: forse prostitute o semplicemente elementi decorativi dei palazzi della Genova barocca.  Ella aveva la pura linea imperiale del profilo: compare un’Ella, di cui vediamo in primis il profilo maestoso, regale e puro.  splendore opalino: “che ha lo splendore dell’opale” (pietra preziosa).  la sua finestra scintillava in attesa: il luogo dove attende i clienti è illuminato; nella luce della bianca notte mediterranea tutto appare diverso.  Ed il mio cuore era affamato di sogno, per lei: l’incontro venale è purificato di ogni elemento greve diventando unione mistica; Campana sente di amare questa donna, mentre la conquista dell’ancella della nona prosa era solo un fatto carnale (il dominio dell’istinto era stato soddisfatto, ora la questione riguarda il suo cuore e tutta l’atmosfera si alleggerisce).  per l’evanescente come l’amore evanescente: la figura di questa donna è evanescente, un fantasma.  la donatrice d’amore dei porti: quella che fa della sua bellezza è un dono; non più chiamata volgarmente prostituta, ma innalzata a dea; questa figura di donna diventa quella che per Campana sarà la poesia.  cieli di ventura: “cieli abbandonati alla casualità della sorte”.  sulla sua forma pallida: l’aggettivo “pallido” è iconico e spesso collegato alla poesia.  innumerevoli sogni dell’ombra: è il cammino fatto fino qui attraverso i frammenti di vita vissuta proiettati sulla tenda bianca di trina, che sembrano ora trovare il loro ordine.  tra le innumerevoli luci fallaci: sono le ingannevoli luci del porto della città.  l’antica amica: si è stabilita una relazione tra i due, in lei Campana riconosce l’essenza della femminilità che coincide con la poesia; momento dell’agnizione ovvero del riconoscimento (usato nel teatro greco: ad un certo punto dell’intreccio di una storia si viene a conoscenza di un rapporto di amicizia o parentela prima sconosciuto); in questo incontro casuale gli si rivela l’archetipo della donna divina nella sua bellezza; antica perché di una vita anteriore.  l’eterna Chimera: titolo del suo primo testo poetico; come nome proprio designa un mostro mitologico che si compone di forme di animali diversi (testa e corpo di leone, testa di capra sulla schiena e coda di serpente); come nome comune, e anche in questo caso nonostante la maiuscola, indica il sogno irraggiungibile, un ideale non terreno, quello dell’archetipo femminile. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 34  nella tua docile nuvola: dei capelli; Campana si sente avvolto dalla chioma della donna.  O non accenderle! non accenderle! Non accenderle: il poeta invita la donna a non accendere le membra del desiderio carnale ma a dedicarsi alla bellezza e alla purezza del momento.  tutto è vano: il momento è irripetibile e non dura a lungo; basta un niente che l’unione mistica si dissolve.  Amore, primavera del sogno: la donna apre la via al sogno; è il sogno che sboccia.  sei sola: “ci sei solo tu”, “ti ho trovata”.  che appari: questa figura è un’apparizione, un’epifania, una manifestazione.  Come una nuvola bianca: immagine, come il sogno, di quanto di più etereo esista.  o resta o resta o resta!: il poeta vorrebbe fermare l’attimo e far durare per sempre il sogno.  Non attristarti o Sole!: vorrebbe far tardare la luce del sole in modo che la notte possa durare di più.  Aprimmo la finestra: i due amanti nella stanza a Genova.  come spettri vaganti: vagavano come gli spettri: la città è addormentata.  e la città (le vie le chiese le piazze): la città ha realtà tangibile.  sogno cadenzato: “sogno ritmato”; sogno è il divino momento della creazione poetica; è come se la città sorgesse da questo sogno.  melodia invisibile: sinestesia.  Non era dunque il…trionfale?: questa notte è un momento di risveglio; il mondo appare spettrale e irreale; la poesia proietta oltre la realtà e mette in contatto con l’irreale, con l’invisibile.  qual ponte abbiamo noi gettato sull’infinito: quasi magicamente avviene che la poesia getti un ponte sull’infinito; il ponte stabilisce il contatto con un’altra dimensione.  tutto ci appare ombra di eternità?: Campana, dopo aver visto la luce, si rende ora conto che la molteplicità del reale si nasconde dietro ombre e figure misteriose.  A quale sogno levammo la nostalgia della nostra bellezza?: il sogno rende nostalgici dell’unione mistica con il divino.  La luna sorgeva: il poeta non è più nella dimensione del sogno, ma è ritornato nella realtà; la luna è un’altra immagine femminile.  nella sua vecchia vestaglia: immagine domestica e familiare.  dietro la chiesa bizantina: Campana è di nuovo al punto di partenza (il ritorno consiste proprio in questo), poiché bizantina si riferisce alle città emiliane. Fine (20)  Nel tepore della luce rossa: siamo in un interno che accoglie con il suo tepore, come fa il grembo materno.  le chiuse aule…all’infinito: circolarità poiché viene ripresa la stessa espressione presente nella decima prosa; il poeta ci riporta nella notte.  fioriscono sfioriscono: “appaiono e scompaiono con la stessa fugacità dei fiori”.  bianchezze di trine: sono le immagini che lui ha incontrato, le donne. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 35  sfarzo smesso di un giustacuore verde: corpetto attillato molto vistoso e decorato; smesso perché consunto e logoro.  le rughe del volto più dolci: la custode della porta del bordello ha vissuto molte esperienze che però non l’hanno inasprita ma, anzi, addolcita.  guarda la porta d’argento: riferimento ai cancelli d’argento della decima prosa; separa il visibile dall’invisibile.  Dell’amore si sente il fascino indefinito: in questo ambiente sembra aleggiare indefinito il fascino dell’amore, dell’eros, della luce e del candore.  Governa una donna matura: è la matrona.  addolcita da una vita d’amore: circolarità poiché viene ripresa la stessa espressione presente nella decima prosa.  Passano nella veglia opime di messi d’amore, leggere spole tessenti fantasie multicolori: nella veglia di Campana appaiono delle fanciulle, opime perché cariche di messi ovvero del frutto della poesia, che suggeriscono di tessere diversi fili come il poeta fa con la molteplicità del reale.  Fuori: si oppone al calore e alla protezione delle chiuse aule.  la notte chiomata di muti canti: Campana ha attraversato la notte che è chiomata poiché richiama una figura femminile e ornata di canti che, essendo muti, necessitano di qualcuno che li ascolti e li comprenda.  pallido amor degli erranti: questa notte è pallida e portatrice di fascino; è l’amante degli erranti, tra cui lo stesso Campana che si può allora definire poeta perché riesce a decifrare i canti muti della notte e trasformarli in parola, in poesia; il termine “errante” è di matrice romantica (dal tedesco wanderer che sottolinea la dimensione più pura e sensibile del viaggio). DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 36 NOTTURNI Significato del titolo e composizione Il titolo Notturni allude alla musica, dal momento che si tratta di poesie che nascono dalla notte. Essi comprendono sette poesie: La chimera, Giardino autunnale (Firenze), La speranza (sul torrente notturno), L’invetriata, Il canto della tenebra, La sera di fiera, La petite promenade du poète. La chimera Pubblicata in una prima stesura nel 1912 sul giornale goliardico Il Papiro con il titolo “Montagna - La chimera”, la lirica nasce come un’immagine della montagna, non del viaggio alla Verna ma del giovanile itinerario alle Alpi (di cui si ha testimonianza nella quattordicesima prosa de La Notte con chiare gore vegliate dal sorriso del sogno, le chiare gore i laghi estatici dell'oblio che tu Leonardo fingevi). Campana concepisce un’immagine ideale di donna in cui si incarna la sua poesia. Il poeta si pone di fronte a questa chimera-poesia in un’attitudine spirituale di assoluta umiltà, affermandone l’esistenza per un atto di fede. Egli sa solo di averla tenacemente cercata, ma non sa se ella gli sia mai apparsa realmente e se si sia trattato solo di una sua illusione, e continua ad invocarla. La chimera fa parte del mito classico e può essere intesa sia come figura mitologica (figlia di Tifone e Echidna) sia come sogno irrealizzabile, ideale lontano che comporta un rischio di perdita. Il testo ha un ritmo che ricorda quello dell’inno rivolto alla divinità, come si può facilmente notare dalla presenza dei molti vocativi. Questo componimento suggerisce nuovamente la nascita della poesia da un ascolto profondo del mondo e dall’estraniazione dell’io del poeta. È chiaro come il verso libero qui utilizzato da Campana sia lo specchio di una pura ispirazione, libertà e musica interiore.  Non so: espressione dubitativa e sommessa che riguarda un’improvvisa sensazione; inizio dell’invocazione; Campana cerca di riconoscere questo fantasma che gli sfugge (la chimera) e di definire quando gli appare.  se tra roccie: scenario montano.  pallido viso: enjambement (senso di rottura, ma anche di continuità del verso).  o sorriso di lontananze ignote: enjambement; le lontananze ignote suggeriscono l’infinito, ciò che è oltre il tempo e lo spazio (come negli sfondi dei dipinti di Leonardo).  la china eburnea fronte: enjambement; accusativo alla greca; la fronte è del colore dell’avorio e china perché è come se la chimera fosse assorta nei suoi pensieri.  fulgente: “luminosa”; la fronte irradia luce.  giovine suora: enjambement.  Gioconda: la chimera è definita come “giovane sorella della Gioconda”; contatto con l’arte.  primavere spente: enjambement; “primavere trascorse”. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 39  Tra le statue immortali nel tramonto ella m’appar, presente: tutto scompare insieme alla luce ma le statue perdurano nella loro presenza e partecipano dell’apparizione della chimera; Campana sente che la poesia è lì, che si manifesta accanto a lui; la chimera non è immagine della fantasia ma creatura viva. La speranza (sul torrente notturno) Il titolo si riferisce al finale della poesia stessa in cui è espresso il concetto oraziano del non omnis moriar (“non morirò interamente”; nelle sue Odi Orazio scrive di se stesso dicendo di aver “eretto un monumento più durevole del bronzo”, ovvero la sua poesia), riferito alla consapevolezza del poeta che lui non morirà mai del tutto perché le sue parole dureranno in eterno. Nello stesso modo la speranza di Campana è quella che la sua opera duri per sempre e non svanisca nel tempo: quella della sopravvivenza, almeno di una parte, della sua poesia. Il sottotitolo “sul torrente notturno” rimanda all’immagine dell’acqua che scorre con cui si aprono i “Canti Orfici”. La lirica è divisa in due parti dai punti di sospensione che indicano una netta cesura nel componimento: la prima è un’invocazione, la seconda una supplica.  Per l’amore dei poeti: “in nome dell’amore dei poeti”; il complemento di specificazione va inteso in senso soggettivo (Campana invoca la poesia in nome dell’amore che lui ha per questa entità); settenario.  Principessa dei sogni segreti: viene invocata la chimera, presenza vivente che per lui si identifica con la poesia; principessa perché riflette sul suo aspetto regale, la poesia è materia sublime del sogno; endecasillabo.  Nell’ali dei vivi pensieri: “la poesia dà ali ai pensieri poetici”; i pensieri poetici sono vivi, fanno volare.  ripeti ripeti principessa i tuoi canti: Campana è in ascolto, prega la poesia di manifestarsi e dare slancio ai suoi pensieri; è come se la principessa sussurrasse al poeta.  O tu chiomata di muti canti pallido amor degli erranti: circolarità poiché viene ripresa la stessa espressione presente nella ventesima prosa de La Notte; la principessa è infatti anche la notte, la poesia che sale dal profondo.  Soffoca gli inestinti pianti: altra richiesta di Campana alla notte, quella di reprimere il suo dolore che è inestinto perché nessuno lo ha mai spento; per ascoltare la poesia è necessario staccarsi dal proprio io e dominare la propria sofferenza.  Da tregua agli amori segreti: le passioni nascoste nell’animo impediscono di liberarsi nell’espressione e nella contemplazione.  Chi le taciturne porte guarda che la Notte ha aperto sull’infinito?: questa entità veglia e controlla le porte, che immettono nel regno del silenzio, aperte su un abisso infinito.  Chinan l’ore: col sogno vanito china la pallida Sorte: il poeta è talmente teso nell’ascolto che non si rende conto del trascorrere del tempo mentre declina il suo destino poetico.  porte aperte de la morte su l’infinito!: sono i poeti che ci conducono nella loro esperienza iniziatica, solo loro hanno la forza e il coraggio di varcare la soglia dell’invisibile e del mistero.  Principessa il mio sogno vanito nei gorghi de la Sorte!: prega la principessa di restituirgli l’apparizione della poesia stessa svanita nelle profondità; vorrebbe ritrovarla e riportarla alla DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 40 luce della coscienza (come fece Orfeo con la sua Euridice); è questa la speranza a cui il titolo si riferisce. L’invetriata L’invetriata è un vetro di grande dimensioni, una grande vetrina che ci permette di guardare fuori ma anche di separa nettamente interno ed esterno. Dalla poesia è evidente come Campana sia riuscito a superare il clima del simbolismo: la sera è un tema poetico molto diffuso, soprattutto tra i simbolisti, perché con la diminuzione della luce, la realtà si confonde ed è più facile per il poeta identificarcisi.  La sera fumosa d’estate dall’alta invetriata mesce chiarori nell’ombra: la sera mescola la luce con l’ombra; le cose non hanno più contorni ben definiti; c’è tensione.  E mi lascia nel cuore un suggello ardente: nel cuore del poeta c’è un sigillo, un’impronta, una forma che si imprime in una materia atta a riceverla; questo ultimo raggio della sera gli si imprime nel cuore come un marchio di fuoco.  Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha a la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada?: domanda molto lunga, composta da diciannove sillabe, che si interrompe con un inciso tra parentesi in cui si descrive un fatto che avviene all’esterno, l’accensione di un piccolo tabernacolo dedicato alla Madonna a Marradi; la domanda consiste in un anacoluto (la frase inizia in un modo e successivamente cambia non accordando più soggetti o verbi) con una chiara funzione drammatizzante di infondere ansia; inizialmente il poeta si domanda chi l’abbia accesa e subito dopo si interroga sulla vera natura di colui che l’ha accesa; l’accendersi della lampada potrebbe anche corrispondere ad una scintilla spirituale del poeta.  c’è nella stanza un odor di putredine: c’è nella stanza una piaga rossa languente: dall’esterno si passa all’interno dove stagna un odore di putredine, di corruzione, di materia in fermentazione; il suggello ardente è ora diventato una piaga rossa languente, una ferita insanguinata che indebolisce e spegne le forze vitali.  Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto: ci si sposta di nuovo all’esterno; velluto perché il cielo si è fatto scuro.  E tremola la sera fatua…sempre una piaga rossa languente: l’aggettivo “fatuo” indica un misto di vanità e frivolezza legato all’apparenza; la sera tremola ma non riesce in alcun modo a placare quella piaga (diventa chiaro il significato della poesia, la frattura evidente e tangibile tra l’esterno - la sera, le stelle - e l’interno - il cuore del poeta afflitto da grande sofferenza e incomprensione). Il canto della tenebra La poesia si allaccia alla grande tradizione della poesia europea che congiunge i temi di amore e morte, antitetici ma allo stesso tempo anche strettamente legati. Nella sua prima stesura presente ne “Il più lungo giorno” Campana vi aveva aggiunto il sottotitolo “(tono minore)” che indicava l’esecuzione della lirica, caratterizzata da una tonalità più introspettiva e raccolta. Il “della tenebra” del titolo è un genitivo soggettivo: è la tenebra a cantare, è il canto che il poeta percepisce dalla dimensione del non essere. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 41 La lirica si divide in tre momenti a cui corrispondono altrettanti momenti dello spirito: il primo è quello del crepuscolo, il secondo è quando il crepuscolo ha quasi perso ogni luce, il terzo è quello della notte. Infine, l’ultimo verso costituisce una specie di colpo di scena, qualcosa di repentino che accade come conseguenza del canto della tenebra.  La luce del crepuscolo si attenua: si inizia con la tipica tonalità di luce del crepuscolo avanzato; endecasillabo.  Inquieti spiriti: è un vocativo, come se la poesia si rivolgesse a coloro che sentono profonda la propria infelicità; senario sdrucciolo.  sia dolce la tenebra: la tenebra non è qui sentita come ostile ma quasi come una presenza che rincuora; senario sdrucciolo.  Al cuore che non ama più!: slegato dalla vita, cuore disilluso e disincantato, pronto a staccarsi da tutto (riferimento a A se stesso di Leopardi); novenario tronco.  Sorgenti sorgenti: iterazione con valore di intensificazione dell’espressione; immagine dell’acqua che pullula dalle profondità della terra; le sorgenti sono tutte proiettate nell’interiorità dell’uomo, sono voci che scaturiscono dal profondo.  abbiam da ascoltare: necessità di tendere l’orecchio al crepuscolo.  Sorgenti che sanno che spiriti stanno…a ascoltare: il canto della tenebra conosce le risposte ed è consapevole che qualcuno sta ad ascoltare; si instaura un rapporto tra quest’anima inquieta e dolente e la voce del profondo.  Ascolta: la luce del crepuscolo attenua: si ritorna all’ora che apre la poesia ma questa volta il verbo non è più riflessivo ma attivo; ascolta è imperativo.  Ascolta: ti ha vinto la Sorte: questa voce dà un senso di pace perché riconosce uno stato di fatto, quello che lottare non serve, bisogna soccombere di fronte alla sorte.  Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte: riferimento a Le voyage di Baudelaire; i cuori leggeri sono gli uomini in balia del destino che accettano il rischio della sorte, per loro è pronta una felicità proiettata altrove, non più sulla terra.  Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte: la morte è il distacco definitivo da ogni sofferenza, la consolazione ultima; è sentita come entità femminile, seducente e dolce (riferimento ad Amore e morte di Leopardi).  Più Più Più: trisillabo che esprime l’idea confortatrice che cessa la ripetizione di cose inutili; significa “mai più” ma anche “basta”.  chi ancora ti culla: idea materna della morte.  Ed ecco: stilema.  si leva e scompare il vento: il vento è simbolo della vita che come un soffio si leva e scompare; enjambement.  sentiamo ansimare il cuore che ci amò di più!: la voce del profondo diventa ora una presenza, un respiro vicino.  Guardiamo: di già il paesaggio degli alberi e l’acque è notturno: l’ombra avvolge tutto.  Il fiume va via taciturno...: simbolo del fluire della vita.  Pùm!: colpo di scena anche dal punto di vista fonico (è un’onomatopea con valore fonosimbolico); è il colpo di pistola di un suicida. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 44  scale misteriose: così definite perché portano al paradiso ambiguo che è il bordello, dove si può dimenticare per un momento il proprio dolore.  brancolando: per aver troppo bevuto.  ciane: espressione fiorentina che indica le donne pettegole che amano sparlare e che hanno un linguaggio sboccato e volgare.  La stradina è solitaria: non c’è un cane: siamo di nuovo in un esterno; assoluta solitudine della notte.  qualche stella nella notte sopra i tetti: comincia ad apparire qualche segno di una realtà opposta a quella della voluttà e del piacere a pagamento, la natura.  E la notte mi par bella: sensazione di libertà; riferimento a Esco dalla lussuria di Sbarbaro.  cammino poveretto: solo al mondo e miserabile; senso di autocommiserazione e pietà per se stesso.  notte fantasiosa: percezione dello spazio e dell’apertura; senso di refrigerio.  Pur: valore durativo.  mi sento nella bocca la saliva disgustosa: disgusto del contatto con la prostituta; baci impuri.  Via tal tanfo: monito che rivolge a se stesso.  e per le strade e cammina e via cammina: tentativo di lasciarsi alle spalle quest’esperienza.  le case son più rade: si trova ora in periferia.  Trovo l’erba, mi ci stendo a conciarmi come un cane: prende finalmente contatto con qualcosa di vero e incontaminato, la natura; si sdraia sull’erba, come fa il cane che istintivamente ci si struscia per togliersi un odore che si sente addosso; riscatto trovato nel contatto con la natura.  un ubriaco canta amore alle persiane: un ubriaco fa una serenata alla sua bella, ma il canto rimarrà inascoltato poiché ella ha le persiane chiuse; senso di dolore. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 45 LA VERNA Significato del titolo e composizione Il viaggio a piedi alla Verna fu un vero e proprio pellegrinaggio di ringraziamento a San Francesco e ai numi tutelari della vecchia Europa che lo avevano aiutato a tornare in patria dopo l’esperienza in America latina. Campana compie questo pellegrinaggio nel settembre 1910 per recarsi al santuario della Verna, luogo mistico sull’Appennino tosco-romagnolo (sopra Arezzo, estrema propaggine del Mugello, e vicino a Caprese, borgo natale di Michelangelo) dove San Francesco, ritiratosi in solitudine in una grotta, ricevette le stigmate diventando un alter Cristus. La prosa si presenta come un vero e proprio diario di viaggio, dove date e luoghi segnano le varie tappe del percorso, ed è nato probabilmente in seguito ad una lettura Campana che compie nel 1913 (Soffici pubblica su Lacerba un insieme di prose, “Il giornale di bordo”, dal carattere impressionistico). Campana tende a cercare l’essenza nascosta dei paesaggi che vede: la montagna gli trasmette emozioni profonde. Molto spesso nel paesaggio italiano, oltre alla natura, si trova anche l’arte; inoltre esso non è mai deserto ma comprende anche le presenze umane che lo abitano. Quando Pariani lo interroga in manicomio e gli chiede come siano nati i “Canti Orfici”, egli risponde dicendo “sul paesaggio italiano collocavo dei ricordi”: in lui il paesaggio italiano prende vita e si anima; sullo sfondo colloca inoltre i propri ricordi ispirati dal paesaggio stesso. Campana ausculta in profondità il paesaggio tosco-romagnolo, percependone l’anima e, al tempo stesso, cogliendone gli aspetti geologici. La Verna (Diario) (1) – 15 Settembre (per la strada di Campigno) L’attacco è in minore perché il testo inizia con un episodio di vita quotidiana. Campana sta salendo le pendici della Falterona da cui nasce l’Arno. La prosa è fatta di frasi secche, allineate e nominali, non solo descrittive.  ciuco: asino.  complimenti vivaci degli stradini: gli operai addetti alla manutenzione delle strade fanno i complimenti alle tre ragazze, le quali rallentano per rispondere loro.  ciuco che si voltola in terra: l’asino si rotola per terra; carattere montanino e sincero dell’ambiente.  imprecazioni montanine: espressioni del dialetto della montagna; autenticità delle imprecazioni.  Le rocce e il fiume: sullo sfondo di questa vivace scena comincia a vedersi la natura. (2) – Castagno, 17 Settembre  La pioggia à reso cupo il grigio delle montagne: la pioggia, impregnando di umidità la roccia, cambia l’intensità dei colori. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 46  i Castagnini: gli abitanti di Castagno, borgo alle pendici della Falterona in cui era nato nel 1423 il pittore Andrea del Castagno.  aduggiati: “oppressi”.  stamberghe: capanne; elementi di povertà.  Una ragazza in ciabatte passa…ci porterà tutti: con una nota di tristezza, una ragazza esprime la personalità più ostile della natura dicendo che i torrenti esonderanno.  dovrò salire, salire: la montagna è opprimente; come il Purgatorio di Dante anche questo è un itinerario d’ascesa e ascesi (purificazione dei sensi).  Mi colpisce il tipo delle ragazze…su toni giallognoli: si sofferma sulla fisionomia delle ragazze del luogo.  contrasta con una così semplice antica grazia toscana del profilo e del collo: la grazia dei loro profilli e colli ricorda i dipinti dei preraffaelliti; arte toscana come misura, semplicità essenziale e grazia.  Come differente la sera di Campigno: Campana fa un passo indietro perché con il ricordo torna alla tappa precedente, dove non aveva provato questo senso di tristezza.  come mistico il paesaggio, come bella la povertà delle sue casupole!: è un paesaggio che invita a estraniarsi; anche la povertà diventa semplicità e bellezza francescana.  Come incantate erano sorte per me le stelle: dalla Falterona si vede la prospettiva del far della sera; se prima la montagna era opprimente ora lo sguardo permette di spingersi lontano.  valle barbarica: “valle selvaggia”, “valle primigenia”.  donde veniva il torrente inquieto e cupo di profondità!: si sente la voce inquieta delle acque che scorrono.  Io sentivo le stelle sorgere e collocarsi luminose su quel mistero: è una percezione interiore di tutto il suo essere (sente il divenire non solo con la vista, ma con tutto se stesso); le stelle si pongono sopra la dimensione del sacro.  Alzando gli occhi alla roccia a picco altissima: vede la montagna in tutta la sua grandiosità (compie lo stesso gesto dell’inizio de La Notte alzando gli occhi perché la montagna è simbolo di verticalità); non è la Falterona ma la montagna che sovrasta Campigno.  che si intagliava in un semicerchio dentato: la montagna ha delle creste dentate.  violetto crepuscolare: immagine di purezza e bellezza; impressionismo coloristico di Campana.  arco: termine di natura architettonica, è frutto di calcolo esatto e sapienza costruttiva; appartiene alle costruzioni degli uomini ed è l’emblema stesso della misura perché porta il peso ma lo porta in bellezza; emblema di armonia, perfezione e geometria.  solitario e magnifico: tutto il peso della montagna poggia su di lui; è grandioso.  teso in forza di catastrofe: non sono stati gli uomini a progettare la Falterona ma è stato un movimento geologico a tendere quest’arco; è la natura il grande architetto; teso perché l’arco architettonico si confonde con l’arco da guerra ed è sentito in tutto il suo sforzo; il termine “catastrofe” (dal greco καταστροφή, “rivolgimento”, di cui si parla nell’ultimo dei cinque atti della tragedia quando tutte le vicende si risolvono in modo drammatico) è DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 49  Lorena: granduchi di Toscana.  restano vuote: le case usate come soggiorno durante le estati sono ora disabitate.  il viale dei tigli dà un tono romantico alla solitudine: via segnata; si riprende l’immagine del viale già descritta nella seconda prosa de La Notte, dove era di platani; la pianta del tiglio, spesso presente nella musica e nella poesia nordica, crea un’ombra folta.  La sera scende dalla cresta alpina: notazione riguardante il momento della giornata; l’arrivo della sera è rappresentato dall’apparizione delle ombre della montagna che si allungano (riferimento alla IV Ecloga di Virgilio).  si accoglie nel seno verde degli abeti: oscurità dove l’ombra della sera si fa più cupa.  guardavo accendersi una stella solitaria sullo sprone alpino: Campana volge il suo sguardo in alto; la stella si accende nella grandiosità della roccia della montagna; sprone indica verticalità e aspetto aguzzo della roccia.  la selva antichissima: si tratta di una foresta primigenia e vergine che parla di tempi remoti; non è stata ancora sfruttata dall’uomo (zona selvaggia e incontaminata).  profondi fruscii del silenzio: la percezione visiva diventa anche uditiva; il silenzio non è mai totale ma c’è sempre qualche rumore; questa selva è percepita come un essere vivente misterioso.  Dalla cresta acuta nel cielo: profilo della montagna che sovrasta la selva.  la vecchia amica luna che sorgeva in nuova veste rossa di fumi di rame: la luna è una presenza consueta e familiare; riferimento alla diciannovesima prosa de La Notte dove era avvolta nella sua vecchia vestaglia; l’uso dell’imperfetto ci fa capire che l’azione si sta svolgendo lentamente.  risalutai l’amica senza stupore: l’accoglie come presenza domestica e abituale, nonostante la sua nuova veste.  come se le profondità…dal paesaggio ignoto: tutto avviene con ritmo consueto, la luna sembra essere attesa perché il suo arrivo si annuncia con un alone misterioso.  andavo intanto difeso dagli incanti: la Ceragioli commette qui uno sbaglio, dal momento che dice che Campana si sente protetto da una sorta di incantesimo mentre si inoltra in questo luogo oscuro e notturno, in realtà vuol dire che il poeta è al riparo dagli incantesimi della luna stessa (la luna è personificata in una donna e lui si sente protetto dall’incanto del femminile, non si lascia incantare da lei).  dolce amica luna: la luna non è solo familiare, ma anche seducente.  sui barbari recessi: la luce della luna sembra posarsi su luoghi nascosti della selva incontaminata.  E non guardai più la tua strana faccia: Campana è difeso dagli incanti lunari per cui si concentra su altro.  se udissi la tua rossa aurora: sinestesia; è una luna che sta sorgendo ed è quindi alla sua aurora; Campana vorrebbe ascoltare il sospiro della vita notturna che entra in comunione con la luce lunare. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 50 (5) – Stia, 20 Settembre Campana è disceso sul versante toscano dell’Appennino e ha raggiunto Stia, borgo che era ai suoi tempi luogo di villeggiatura. L’attacco della prosa ha quasi un andamento di cronaca: nell’albergo di Stia ci fa assistere ad un colloquio. Questo particolare gli rimane in mente perché è come se in questo pellegrinaggio ci fosse un momento di distacco dalla vita e dalle sue passioni.  Nell’albergo un vecchio milanese…viso di bambina: a parlare d’amore sono due vecchi, due anime che in un certo senso hanno superato quell’esperienza e ne parlano al passato con un certo rimpianto (amori lontani); lui non è un uomo qualunque ma di condizione nobile (cavaliere), per lei è come se la freschezza dell’infanzia non fosse ancora svanita (viso di bambina); il colloquio ha qualcosa di tenero ma è ormai distante da quelle passioni di cui parlano (è una conversazione platonica).  lui ancora stupisce e si affanna: il cavaliere non è ancora guarito, ma sente ancora qualcosa (in Campana invece non c’è più affanno o passione).  nell’antico paese chiuso dai boschi: senso di calma e protezione; luogo in cui si può vivere una tregua dalle passioni.  rubesto: riferimento al Canto V del Purgatorio di Dante (v. 125), in cui sono collocati i morti di morte violenta (tra cui spicca Bonconte da Montefeltro); l’aggettivo indica l’improvvisa violenza dell’acqua che travolge tutto.  nella limpidezza angelica: lo sforzo di purificazione raggiunge qua il suo culmine; la montagna è capace di spingerti spiritualmente più in alto.  addolcita di toni cupi: nota cromatica.  ingemmata nel cielo…quadri antichi: le vette della montagna si stagliano nel cielo luminoso come se fossero coronate di gemme e di luce (l’idea della gemma è quella di luce pura); la descrizione del paesaggio finisce ad evocare immagini d’arte (Campana vede il paesaggio attraverso lo spettro dell’arte); facevano sognare perché l’attitudine del sogno prelude alla poesia.  con improvvisi sfondi di un paesaggio promesso: questa terra è un luogo paradisiaco e fantastico, trasfigurato dalla sua fantasia.  castelli sereni: originariamente costruiti come opere difensive, sono ora una nota di bellezza che si aggiunge al paesaggio, evocando serenità e pace.  il primo saluto della vita felice del paese nuovo: sente la peculiarità del paesaggio; il primo saluto che gli viene incontro è quello di una regione felice.  la poesia toscana ancor viva nella piazza sonante di voci tranquille: la poesia di questo paesaggio non è scindibile dalle voci che lo abitano; sente nella cadenza toscana il timbro della poesia.  vegliata dal castello antico: il castello vigila come un vecchio amico.  poggiate il puro profilo: accusativo alla greca.  nella sera: l’ora di grazia della giornata, di riposo e di oblio: la sera è un momento di particolare bellezza perché ora di armonia. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 51  il colloquio fraterno del cavaliere continua: il loro colloquio è completamente privo di ogni componente legata all’eros; la prosa termina riprendendo la stessa scena iniziale del racconto dei due vecchi.  Come due nemici affranti che il loro odio non sostiene più e che lasciano cadere le loro armi: terzina del drammaturgo francese Becque; i due nemici sono il mondo maschile e quello femminile, perennemente in contrasto ed estremamente diversi tra loro; la coppia, l’uomo e la donna sono visti come antagonisti, combattenti, che cessano di lottare solo allo stremare delle loro forze; i due vecchi possono continuare il colloquio perché la vecchiaia li ha messi al riparo dalle passioni dell’amore. (6) – 21 Settembre (presso la Verna)  Io vidi: dimensione mitica; il suo animo è pervaso da una visione che prelude a qualcosa di memorabile.  staccarsi una tortora e volare distesa: il volo dell’uccello è un segno che dà vita al paesaggio; simboleggia il volo dello spirito.  verso le valli immensamente aperte: senso dell’aprirsi della vista.  Il paesaggio cristiano segnato di croci: impronta cristiana nel paesaggio, quella impressa da San Francesco.  come una barca sul mare: la vastità del paesaggio; la tortora sembra condotta con la stessa leggerezza di una barca.  Le altissime colonne di roccia della Verna: avvistamento della meta del pellegrinaggio.  Incantevolmente cristiana fu l’ospitalità: ospitalità francescana.  mi offersero acqua: carità francescana.  se Dio vole: dialetto toscano.  una serenità conventuale: serenità che si può provare in un luogo sacro; il paesaggio e i personaggi che vi abitano esprimono spiritualità francescana.  sotto il cappellone monacale: il cappello sembra proteggere il volto della fanciulla ed ha qualcosa di monacale.  stoppie interminabili: successione infinita di campi.  fortezza dello spirito: luogo che mette al riparo dal male, è inespugnabile.  rocce gettate in cataste: idea di caotica casualità, di qualcosa buttato lì senza un ordine (primo momento: sente la storia geologica del paesaggio).  dalla natura prima che le aveva coperte di verdi selve: la natura ha ricoperto di bellezza verdeggiante il paesaggio smussando la sua violenza caotica (secondo momento: pacificazione e serenità); prima ha valore di avverbio.  purificate poi da uno spirito d’amore infinito: intervento di San Francesco, che ha lasciato la sua impronta (terzo momento: la storia spirituale si innesta su quella geologica).  che aveva pacificato: “che aveva conciliato in un senso di pace e pienezza”.  gli urti dell’ideale: espressione ellittica, il genitivo è soggettivo; nel suo animo tormentato, l’ideale è come un uccello prigioniero in uno spazio chiuso (si sente prigioniero del finito); il suo ideale, ovvero la poesia e il sogno, urta continuamente contro il limite della realtà (quello DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 54  l’anima improvvisamente sola cerca un appoggio una fede nella triste ora: rientrata nella dimensione del dolore, l’anima si sente sola e cerca un sostegno.  Lontano si vedono lentamente sommergersi: il paesaggio si perde nella lontananza.  le vedette mistiche e guerriere: sono quasi personificate.  nella luce falsa: il tramonto è incerto e indefinito; la luce trasmette un senso di freddo perché è lontana.  sotto le strette della penombra: è come se l’ombra soffocasse nella sua stretta inesorabile la luce; la morte del giorno porta una grande sensazione di vuoto.  alle signore gentili dalle bianche braccia ai balconi laggiù: il suo animo ha bisogno di conforto e gli tornano alla memoria le presenze femminili sui balconi che ha visto a Stia.  facelle: latinismo, diminutivo di “face” (“fiaccola”).  nella tristezza del chiostro: la malinconia si fa esplicita.  il giorno piagner che si muore: riferimento al Canto VIII del Purgatorio di Dante (vv- 1-6), in cui si evoca la malinconia del pellegrino che sente il rintocco della campana della sera e pensa alla sua casa e ai cari che ha lasciato. Ritorno (8) – SALGO (nello spazio, fuori del tempo) Il cammino di ritorno di questo pellegrinaggio spirituale implica il trarre le fila di questa esperienza e ricavarne il succo, ma “ritorno” significa anche tornare col ricordo all’esperienza vissuta, riviverla con la poesia e in questo modo farne coscienza. Il titolo “SALGO”, che si riferisce ai versi sotto riportati, indica un’elevazione, un movimento ascensionale: l’esperienza appena vissuta è di purificazione e quindi di ascesi. Il suo procedere è un avanzare nello spazio verticale ma fuori dal tempo, si tratta di una condizione privilegiata di estasi (si dimentica di essere prigioniero del tempo). L’attacco è ritmato dall’andare a capo e caratterizzato da un maggiore uso di trattini che di segni di interpunzione.  L’acqua il vento la sanità delle prime cose: procede con un’enumerazione degli elementi che hanno plasmato la natura della montagna (tutto è purificato e in una dimensione spirituale, non c’è niente di corrotto o malato); la sanità delle prime cose è un endecasillabo.  Il lavoro umano sull’elemento liquido: sono i ponti che permettono di varcare i torrenti (si indica l’azione per il risultato); elemento liquido è un enjambement.  la natura che conduce strati di rocce su strati: “la natura, quasi come il pastore con il proprio gregge, tiene insieme le rocce”; conduce strati è un enjambement.  il vento che scherza nella valle - ed ombra del vento la nuvola: la forza mobile del vento che si rende visibile e sensibile grazie alla nuvola, che è la sua ombra.  il lontano ammonimento del fiume nella valle: si sente in lontananza nella valle il suono delle acque, come se il paesaggio cercasse di dire qualcosa; ammonimento del fiume è un enjambement.  la rovina del contrafforte - la frana: molte di queste rocce sono franate.  La vittoria dell’elemento: l’elemento naturale vince sul lavoro umano. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 55  Su la lunghissima valle che sale in scale: le montagne appenniniche non sono ripide ma aumentano di altezza in modo graduale.  la casetta di sasso: presenza umana abbarbicata alla roccia.  sul faticoso verde: difficoltà nel coltivare per chi abita in queste terre.  La bianca immagine dell’elemento: rapporto di integrazione e armonia tra uomo e natura.  La tellurica melodia della Falterona: entra in gioco l’elemento musicale viene prodotto dalla terra stessa; Campana sente le montagne come una musica di pietra; melodia all’infinito che ondeggia e trasmette un senso di pace.  L’ultimo asterisco della melodia della Falterona: nei canti gregoriani ogni mezzo verso del testo biblico era contrassegnato da un asterisco.  s’inselva nelle nuvole: metafora forestale; “entra nella foresta di nuvole”.  la linea vittoriosa dei giovani abeti, l’avanguardia…in battaglia: gli sembrano l’avanguardia di un esercito che va all’assalto del nemico.  felici nel sole: gioia dell’albero che espande i propri rami alla luce del sole.  accampanti lo scoglio enorme: le foreste stanno conquistando le rocce avvolgendole.  pachiderma a quattro zampe sotto la massa oscura: immagine grottesca della Verna.  mistico incubo del caos: a Campigno si sentono le forze violente e caotiche della natura.  Il tuo abitante…nei suoi gesti: gli abitanti di Campigno vengono da un passato remotissimo.  Nelle tue mosse montagne l’elemento grottesco profila: le montagne sembrano nascondere il profilo grottesco; l’aggettivo “grottesco” nacque durante il Rinascimento quando, a Roma, tornarono alla luce antiche pitture deformi trovate durante alcuni scavi archeologici).  …………………..: stacco temporale.  Riposo ora per l’ultima volta nella solitudine della foresta: senso di calma e contemplazione in cui si inserisce un ricordo delle sue letture dantesche.  la sua poesia di movimento: la poesia di Dante è tesa a raggiungere una meta spirituale, aiuta a proseguire nel proprio cammino di uomo.  O pellegrino, o pellegrini che pensosi andate!: riferimento alla Vita Nuova di Dante (<<Deh peregrini che pensosi andate>>), prosimetro in cui commemora la morte di Beatrice; il pellegrino è colui che ha una meta, tutti gli uomini lo sono.  Catrina: evocazione di questa figura femminile di Marradi ma che ha conosciuto a Campigno, della quale Campana dice a Pariani che sono tutte fantasie (come sempre cerca di dissimulare negando e inventando particolari); diminutivo tosco-romagnolo di Caterina.  come è dolce il tuo pianto: Catrina appare come una figura di pietà dal punto di vista iconografico.  della madre che aveva morto l’ultimo figlio: “la madre aveva visto ucciso il figlio minore”; espressione toscana.  Figura del Ghirlandaio: si innesta la memoria pittorica con il riferimento al Ghirlandaio, pittore di numerosi affreschi a Firenze; Campana associa Catrina a questo pittore (il quadro di ambiente sacro a cui rimanda potrebbe essere un’Adorazione di Magi come una Pietà).  ultima figlia della poesia toscana che fu: il paesaggio viene personificato, assume tratti femminili e in Catrina sembra rivivere l’antica poesia toscana.  tu scesa allora dal tuo cavallo tu allora guardavi: immagine aristocratica. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 56  nella profluvie ondosa dei tuoi capelli: è avvolta da una fluente capigliatura.  salivi, salivi: riprende il SALGO iniziale.  e già dimentica dell’amor del poeta: Catrina è una figura fuggitiva. (9) – Monte Filetto 25 Settembre  Un usignolo canta tra i rami del noce: si evocano percezioni uditive.  troppo bello sul cielo troppo azzurro: eccesso di splendore.  la sua cantilena: il suono dell’acqua che ha un motivo ripetitivo.  È un’ora che guardo lo spazio laggiù: Campana si trova davanti alla finestra aperta e contempla il paesaggio come se fosse un quadro.  Quassù abitano i falchi: è una natura aspra.  La pioggia leggera d’estate batteva: la stagione estiva sta terminando.  sulle foglie del noce: larghe e ampie.  Ma le foglie dell’acacia albero caro alla notte: albero che fiorisce in primavera e durante la notte emana il suo profumo.  le cupe foglie canore come una messe di canti: le foglie del noce sembrano risuonare come spighe mosse dal vento.  sul tronco rotondo lattiginoso quasi umano: contrasto con il tronco chiaro, che rimanda alla figura umana.  come un chimerico fumo: nota cromatica e impressionistica, come un pittore, sta dipingendo il paesaggio che vede dalla finestra.  Le stelle danzavano: imperfetto che prolunga l’azione.  campagna deserta abitata da alberi sparsi, anima della solitudine forgiata di vento: gli alberi prendono sembianze umane e “abitano” il paesaggio; danno vita alla solitudine; il vento inclina e incurva i loro rami.  pensavo alle signorine di Maupassant e di Jammes: la dolcezza del paesaggio evoca dolci presenze tratte dal mondo della letteratura; Maupassant è un grande novelliere francese mentre Jammes è un poeta che ha esercitato una forte suggestione sui Crepuscolari, Gozzano lo cita spesso.  chine l’ovale pallido: accusativo alla greca; “con il pallido volto del viso”.  sulla tappezzeria memore e sulle stampe: siamo in un interno modesto; la tappezzeria è memore perché essendo antica ha visto molte cose.  Guardo ancora la finestra: è arrivato il mattino.  la costa è un quadretto d’oro: “la costa è rivestita dalla luce dorata del mattino”.  nello squittire dei falchi: timbro acuto. (10) – Presso Campigno (26 Settembre)  il paese vergine: “intatto” ma anche “spoglio”.  fiume docile: latinismo (da docere), “che si lascia guidare e non fa resistenza”.  rumore di tremiti freschi: allitterazione; l’acqua del torrente urta contro le rocce e produce una vibrazione; sinestesia perché dell’acqua ci fa sentire il suono potente ma anche la sua sensazione tattile fresca. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 59  O donna sognata, donna adorata, donna forte: motivo dell’invocazione presente ne La chimera; la lontananza prende, nella sua immaginazione, forma di donna.  profilo nobilitato di un ricordo di immobilità bizantina: paragone tra il paesaggio e un profilo di donna; della Romagna Campana percepisce l’impronta bizantina.  occhi crepuscolari: “occhi velati”, “occhi della sera”.  dalla mia fanciullezza una voce liturgica: per Campana la poesia è una predestinazione che aveva già quando era fanciullo.  e tu da quel ritmo sacro a me commosso sorgevi: non è il poeta a creare la poesia, egli è semplicemente in ascolto e viene attraversato dalla corrente della poesia.  risveglia la mia speranza: “dà respiro alla tua voce che parla dentro di me”.  nobiltà carnale e dorata…Romagna: vero e proprio inno alla Romagna.  …………………..: stacco temporale.  nella gora: gorgo profondo dei mulini dove l’acqua stagna per un momento prima di riprendere a scorrere.  Rivedo un fanciullo: torna all’origine e vede se stesso da piccolo.  i bagliori magnetici delle stelle mi dissero…dell’infinità delle morti!: guardando il cielo, Campana ha l’intuizione del ritmo della vita dell’uomo, un susseguirsi di nascita e morte che lega il suo essere all’infinito ciclo dei corpi celesti.  Il tempo è scorso…così come l’acqua scorre, immobile per quel fanciullo: il fanciullo ha capito che il tempo è solo un’illusione umana.  come ogni giorno l’ombra: in ogni giorno c’è in qualche piega l’ombra della notte.  proiettata dalla mia nostalgia?: desiderio che finisca il dolore della vita. (11) – Marradi (Antica volta. Specchio velato) Così come è iniziata, La Verna si conclude in un tono minore, con una scena di vita domestica.  Il fiume si snoda per la valle: è il Lamone, fiume che passa vicino a Marradi.  muggente: per il suono che produce la sua acqua.  con il suo leone: il leone è il simbolo araldico di Marradi.  lunga veranda che ha messo un commento variopinto: filanda dove vengono stesi panni colorati. (12) – Presso Marradi (ottobre)  Son capitato in mezzo a bona gente: si è trattenuto ancora un po’ sulle ultime alture dell’Appennino, non è subito tornato a casa.  e la...: sta parlando di una donna, ma non fa il suo nome.  e il figlio, povero uccellino: il bambino è povero ed indifeso come un uccellino.  che trascina una gamba rotta: il bambino ha avuto una sventura ed è rimasto storpio.  Lontano è caduta la neve: la stagione estiva è terminata.  Fine del pellegrinaggio: si ritorna alla quotidianità dei gesti. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 60 IMMAGINI DEL VIAGGIO E DELLA MONTAGNA Significato del titolo e composizione Si tratta di cinque frammenti intervallati da punti di sospensione, o meglio, di cinque immagini accomunate dagli ambienti prevalentemente montani (c’è quindi un richiamo di contenuto con La Verna) che fanno loro da sfondo. Non sono altri ricordi che risalgono al viaggio alla Verna poiché ci troviamo qui in primavera e in estate. Già presente ne “Il più lungo giorno”, il testo aveva il titolo di Alba, molto probabilmente in contrapposizione a La Notte, anche se si riferiva solamente al primo frammento. La parola dominante è “azzurro”, che qui rappresenta la purezza del cielo, cioè il superamento della notte. Analisi  ... poi che: attacco misterioso dovuto ai puntini di sospensione; poi che ha valore temporale, “dopo che”.  La più potente anima seconda: nella tragedia di Goethe, in un colloquio con Wagner, Faust dice che nell’uomo ci sono due anime in lotta continua tra loro (l’anima femmina è legata al corpo, mentre l’altra allo spirito).  ebbe frante le nostre catene: questo conflitto tra le due diverse anime riesce a spezzare le catene che imprigionano l’anima nel corpo.  Noi ci svegliammo: l’espressione può essere spiegata in due modi: Campana sente che è un cammino già percorso da altri; Campana è al di là dell’io universale.  piangendo: è un pianto di gioia e liberazione.  ed era l’azzurro mattino: passaggio che segna per le anime il transito dall’oscurità della vita a quella vera che viene dopo la morte.  Come ombre d’eroi: grandi spiriti che hanno preceduto Campana nel cammino di liberazione e purificazione; come ha qui il significato di “quasi”.  De l’alba non ombre nei puri silenzii: le ombre degli eroi non sono solo parvenze nel passaggio dal buio alla luce, ma vere e proprie presenze.  Silenzii de l’alba: è un momento di purezza; enjambement.  Piangendo: di nuovo commozione per una felicità intatta; gerundio con valore temporale, “mentre piangevamo”.  giurando noi fede all’azzurro: tendersi con tutta l’anima, stabilire un patto con la dimensione visiva dell’azzurro; gerundio con valore temporale, “mentre giuravamo”.  Pare: “appare”.  la donna che siede pallida giovine ancora: figura femminile quasi mitica, il cui pallore le conferisce una bellezza spirituale; non è più giovane, in lei c’è solo un ricordo disincantato della gioventù.  Sopra dell’erta ultima presso la casa antica: è una guardiana; Campana si sta addentrando in una dimensione misteriosa.  La gentile canuta: la donna ha i capelli bianchi, ha già vissuto la sua vita. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 61  il cuculo sente a cantare: è arrivata la primavera; suono del ritorno alla vita dopo l’inverno.  il semplice cuore: puro e limpido.  provato negli anni: la donna ha una lunga esperienza di vita.  come in un velo di seta: le note delle melodie della terra sono come una morbida carezza.  Da selve oscure il torrente sorte: “l’acqua si libera dalle selve oscure” (chiaro rimando a Dante); sorte è un’espressione toscana; il torrente sorte è un enjambement.  la chiostra di rocce lambe: “il torrente lambisce e avvolge le rocce”; enjambement; il termine “chiostro” (dal latino claustrum, “recinto”) che indica uno spazio chiuso, la parte interna di un convento, fa qui riferimento alla forma circolare in cui sono disposte le rocce del torrente.  aereo cilestrino: l’acqua perde peso e riflette il colore del cielo.  E il cuculo cola più lento due note velate: il cuculo ha un canto che batte sempre su due note, definite quasi liquide; immagine di pace e felicità che Campana ha vissuto.  L’aria ride: non siamo più al mattino ma all’alba.  la tromba a valle: lui è in alto e sente il suono della tromba provenire dal basso.  la massa degli scorridori: dall’alto della montagna assiste al Giro d’Italia, che si corre nel mese di maggio.  Si scioglie: un ciclista ha fatto uno slancio allontanandosi dal resto del gruppo.  e grida ed oltrevarca i ponti: predicati de la massa degli scorridori; Campana vede qualcosa di dionisiaco nelle grida di incitamento della folla per il dinamismo dei ciclisti.  E dalle altezze agli infiniti albori: guarda gli infiniti orizzonti e non la corsa.  Hanno varcato in lunga teoria: è il gruppo di ciclisti che passa quasi in una processione.  Nell’aria non so qual bacchico canto: nell’aria si avverte un qualcosa di dionisiaco.  e dietro a loro il monte introna: dietro al passaggio dei ciclisti si sentono le urla di acclamazione.  si distingue il loro verde canto: si percepisce un canto che sembra intonarsi allo scenario naturale, loro può riferirsi alle vive fonti ai due sommessi cuori.  Andar: si rivolge all’anima seconda, quella immortale; inizia qui una serie di infiniti acronici (sospesi nel tempo).  de l’acque ai gorghi: “verso la profondità delle acque”.  china calle: enjambement.  nel sordo mormorar sfiorato: la presenza del torrente è qui una voce.  un’ala stanca: non va verso l’alto ma plana.  desolato: “solitario” ma anche “malinconico”.  in azzurrina serenità: immagine di serenità che si staglia contro il cielo, la fortezza dello spirito; enjambement.  Un Borgo: riferimento al borgo in secondo piano presente nell’incisione di Dürer.  pare e dispare: il borgo, cioè la meta, è come un miraggio.  nell’azzurro eguale: “nel mare” dove sgorga il torrente per trovare pace; il termine “eguale” (dal latino aequor) significa letteralmente “distesa equa”.  la proclina anima: “l’anima che scende”; enjambement.  nel suo andar fatale: è un andare stabilito dal fato, dal destino. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 64  battendo la tenebra: percezione uditiva del ritmico vibrare dei pistoni della nave che si inoltra nel buio e nell’ignoto.  naufraghi cuori: abbandonato il suo continente, il poeta si sente solo nel profondo.  Battendo la tenebra l’ale celeste sul mare: anche la tenebra batte le ali sul mare, sta arrivando il buio.  Ma un giorno: tutto è indeterminato.  Salirono sopra la nave: la nave fa scalo alle isole di Capo Verde.  le gravi matrone di Spagna: dallo scalo arrivano nuovi passeggeri, donne spagnole dai corpi opulenti sentite in tutta la loro sensualità.  torbidi e angelici: torbidi perché sembrano bruciare di desiderio, angelici perché in loro c’è anche una certa innocenza; ossimoro.  bianca città addormentata: centro abitato dell’isola.  Ai piedi dei picchi altissimi dei vulcani spenti: riferimento al Canto XXVI dell’Inferno di Dante, in cui Ulisse, dopo aver varcato le colonne d’Ercole, si meraviglia alla vista di una montagna altissima.  Nel soffio torbido dell’equatore: anche l’aria qui ha un aspetto diverso, c’è la tipica umidità equatoriale.  ombre di un paese ignoto: Campana non è sceso dalla nave ma ha visto di scorcio le caratteristiche degli abitanti del luogo.  Verso l’inquieto mare notturno: senso di solitudine del viaggio; il mare non ha mai posa.  Andavamo andavamo, per giorni e per giorni: lunghezza e monotonia del viaggio espressa sia dal corsivo sia dall’utilizzo dell’imperfetto; il tempo sembra essere sospeso.  le navi gravi di vele: la monotonia è interrotta solo dal frequente incontro con navi a vela; navi gravi è un enjambement.  molli di caldi soffi: le vele sono gonfiate dai caldi venti alisei; percezione tattile del clima equatoriale.  fanciulla della razza nuova: ragazza del Nuovo Mondo.  le vesti al vento: è un’apparizione fugace; il vento modula e scolpisce le forme della ragazza.  selvaggia…La riva selvaggia: usa l’aggettivo ancora prima di dire a cosa si riferisce per darci un’impressione; la riva è disabitata, la natura è allo stato vergine, incontaminata.  come cavalle vertiginose che si scioglievano le dune: le dune sono definite cavalle perché in continuo movimento; cavalle vertiginose è un enjambement.  Verso la prateria senza fine deserta senza le case umane: prima emozione che questo nuovo paesaggio gli tramette.  E noi volgemmo fuggendo le dune: la nave costeggia il nuovo continente.  Su un mare giallo de la portentosa dovizia del fiume: Rìo dela Plata che sembra un mare e che colora con i propri sedimenti le terre di giallo.  la capitale marina: Buenos Aires.  Limpido fresco ed elettrico era il lume della sera: prima di entrare in porto la nave sta alla fonda e da lì Campana vede la città illuminarsi delle luci elettriche.  la città abbandonata: Montevideo. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 65 FIRENZE Significato del titolo Campana cerca di cogliere l’essenza del fascino di Firenze, cosa sta alla base del suo incanto e della sua suggestione: per fare ciò si serve di allusioni. È un vero e proprio inno al capoluogo toscano. Analisi  Fiorenza giglio di potenza virgulto primaverile: citazione all’Alcyone di d’Annunzio.  giglio di potenza: ossimoro; il giglio, simbolo della città, è un fiore delicato che evoca purezza; l’espressione coglie l’essenza della città che ha dato il Rinascimento e il Risorgimento.  virgulto primaverile: l’essenza spirituale di Firenze è uno spirito di rinascita; da Firenze si sprigiona una forza primaverile.  Le mattine di primavera sull’Arno: riferimento all’opera Mornings in Florence dell’intellettuale Ruskin, promotore del movimento preraffaellita in Inghilterra.  grazia degli adolescenti: come la primavera, anche l’adolescenza è una fase di divenire.  che non è grazia…d'Aprile: la grazia di Firenze è unica al mondo, non ha equivalenti.  vivo vergine continuo alito: a Firenze il respiro dell’arte è ancora vivo.  che vivifica i marmi: le architetture sono attraversate dallo spirito del Rinascimento; non è una città morta nonostante il Rinascimento sia ormai passato.  e fa nascere Venere Botticelliana: Firenze è una perpetua primavera.  I pollini del desiderio…della bellezza: come le piante espandono nell’aria i loro pollini, così le statue esalano la loro essenza; suggestione dell’eros.  l'alto Cielo spirituale: oltre alla dimensione dell’eros, a Firenze c’è anche la spiritualità.  le linee delle colline che vagano: sembrano diradarsi.  nostalgia acuta di dissolvimento: quando la bellezza è al suo culmine produce nostalgia perché in essa si vede un’immagine di perfetta felicità di una vita anteriore; richiamo al trascendente e al ritorno all’origine.  alitata dalle bianche forme della bellezza: la nostalgia è respirata dalle statue, la cui bellezza è astratta e metafisica.  la divinità del sentirsi oltre la musica: tra tutte le forme d’arte quella più metafisica è la musica perché immateriale; vuol dire tornare in quella dimensione in cui la bellezza si manifesta oltre ogni percezione fisica e materiale; la divinità è il sentimento divino.  L'Arno qui ancora ha tremiti freschi: poi lo occupa un silenzio dei più profondi: a Firenze l’Arno ha ancora un corso rapido, ma man mano che si scende le sue acque sono pervase dal silenzio.  nel canale delle colline: dal fiume si passa ad osservare tutto il paesaggio.  toccando le piccole città etrusche: capacità, tipica dei poeti, di vedere il paesaggio in una prospettiva temporale lontana, in questo caso risalente all’epoca degli Etruschi.  bianchi trofei di Pisa: immagine di Piazza dei Miracoli. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 66  traversato dalla trave colossale: allitterazione che indica la struttura dell’edificio romanico; colossale perché si tratta di un edificio grandioso.  chiude nella sua nudità: edificio essenziale e senza ornamenti superflui.  un così vasto soffio marino: Pisa è una Repubblica marinara (il suo porto è sia fluviale sia marittimo).  A Signa nel ronzio musicale e assonnante: a Signa, altra città etrusca, si sente il rumore dei macchinari azionati dagli operai nelle fabbriche manifatturiere (gli opifici); sembra conciliare il sonno.  ricordo quel profondo silenzio: contrasto tra ronzio delle macchine e silenzio del fiume.  silenzio di un'epoca sepolta, di una civiltà sepolta: allusione alle necropoli etrusche.  e come una fanciulla etrusca possa rattristare il paesaggio: il paesaggio viene associato ad una figura femminile che trasmette al paesaggio stesso un senso di malinconia e di silenzio assorto per ciò che non c’è più.  vico: strada stretta, tipica delle città medievali.  ottoni disparati: oggetti di ottone accozzati in modo casuale.  figure losche: sono gli animali notturni che girano di per la città; l’aggettivo “losco” (dal latino luscus) indica uno sguardo bieco e mai diretto.  In faccia: “di fronte”.  visi ebeti di prostitute disfatte: sguardo crudele e pietoso per il disfacimento umano; sono le frequentatrici di questi luoghi.  a cui il belletto: prima di iniziare a lavorare, le prostitute si imbellettano.  fetido di un orinatoio: impressione olfattiva.  silenzii improvvisi che provoca la squadra mobile: in questi luoghi si schiamazza e cala il silenzio solo quando interviene la polizia.  Tre minorenni…precoci: ci sono sia prostitute esperte sia quelle agli inizi.  Fumo acre delle pastasciutte: tinnire di piatti e di bicchieri: Campana ritrae quello che è l’ambiente in cui è immerso, lontano dalla musicalità della grandezza fiorentina e costituito da suoni di natura volgare e borghese.  In un quadro a bianco e nero…Serenata sui Lungarni: la sua attenzione è attratta da un quadro raffigurante una ragazza con una chitarra e dal titolo Serenata sui Lungarni.  soffio stanco dalle colline fiorentine: alito vivificante che viene dalla natura.  Mereskoswki: scrittore simbolista russo la cui evocazione tra parentesi è relativa all’espressione olfattiva che parla di un ambiente lontano; Firenze vive in un chiaroscuro, di giorno esalta la sua grandiosità e la sua storia, di notte si riempie di peccati, lussuria e atteggiamenti prettamente terreni. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 69 DUALISMO (LETTERA APERTA A MANUELITA ETCHEGARRAY) Significato del titolo e composizione Il Dualismo è una credenza religiosa, conosciuta anche come Manicheismo, secondo cui esistono due grandi forze nell’universo: Bene e Male, Luce e Tenebra. Il teologo Mani, suo fondatore, credeva che il mondo fosse un’opera diabolica, una grande macchina costruita dalla tenebra per tenere imprigionata la luce: il percorso che suggeriva ai suoi seguaci era, infatti, quello di liberarsi dal buio. Pubblicata in una prima stesura nel 1912 sul giornale goliardico Il Papiro con il titolo “Dualismo – Ricordi di un vagabondo”, la prosa è dedicata alla figlia di un notaio di Bahia Blanca in Argentina, della quale Campana non conosce il vero nome (Manuelita è quello che lui le dava), a cui scrive una lettera che però lei non riceverà mai. Analisi  figlia generosa della prateria nutrita di aria vergine: per Campana il Nuovo Mondo è un luogo ancora intatto.  anima dell’oasi: la fanciulla è associata al fascino della natura selvaggia dell’America latina.  il piccolo viso armato: tutto in lei parla di energia e di slancio vitale.  la piuma di struzzo avvolta e ondulante eroicamente: è una donna benestante.  sopra il terreno delle promesse eroiche: la natura non ha incertezze e per conquistarla bisogna avere uno slancio eroico.  io non pensavo, non pensavo a voi: io mai non ho pensato a voi: Campana non fantastica su di lei, non riesce a trasfigurarla in poesia, in Chimera.  sentivo la mia infinita solitudine: il poeta si sente in esilio, lontano da casa.  e rigetti di quel mare…uomini ignoti chiusi nel loro cupo volere: gli abitanti di Bahia Blanca sono come rifiuti che il mare rigetta, sono estranei alla natura, non la capiscono.  storia della città giovine e feroce…febbre di denaro e di gioie immediate: nell’atmosfera della città vive una società disgregata e violenta che conduce una vita materiale, priva di spiritualità e virtù.  verso le calme oasi della sensibilità della vecchia Europa: evoca un approdo dove è possibile bere, quindi sopravvivere, un rifugio dello spirito; Campana si presenta come un nomade che attraversa il deserto e che prova nostalgia per la sua patria.  Entravo, ricordo, allora nella biblioteca: questo luogo è per lui l’oasi.  io che non sapevo pensare a voi: Campana non sa pensare Manuelita come ispiratrice di poesia.  Le lampade elettriche oscillavano lentamente: il momento della giornata in cui si reca in biblioteca è la sera, propizia per l’evocazione della poesia.  Su da le pagine risuscitava un mondo defunto: le ombre prendono vita, diventano sostanza, “staccandosi” dalla pagina. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 70  sorgevano immagini antiche che oscillavano lentamente coll’ombra del paralume: la pagina ha dei segni che sono di per sé inerti se non vengono fatti risuonare e vibrare; il poeta è in grado di operare la risurrezione dell’immagine tramite la propria immaginazione.  e sovra il mio capo gravava un cielo misterioso, gravido di forme vaghe: Campana è immerso nella realtà della fantasia dove le figure che si manifestano.  rotto a tratti da gemiti di melodramma: queste figure cominciano a tratti a parlare in musica.  larve che si scioglievano mute per rinascere a vita inestinguibile: dalla pagina sorgevano silenziose le larve (dal latino larva, “spettro”), ovvero i fantasmi, le parvenze, che aspirano a diventare forme durature, a rinascere attraverso la sensibilità del poeta.  Dei ricordi perduti…mentre era più profondo il silenzio: i ricordi del poeta risorgono nel momento in cui egli guarda dentro di sé, mentre guarda la sua vita passata.  Rivedo ancora: il suo ricordo è talmente vivido che ora lo vede davanti a lui.  i magri cavalieri dell’irreale, dal viso essicato, dagli occhi perforanti di nostalgie feroci: sono degli zingari, persone a cui Campana si sente vicino perché come lui nomadi e spiriti inquieti; c’è una certa nobiltà in loro (cavalieri); hanno un viso prosciugato e consunto e degli occhi profondi e penetranti.  E in fine Lei, dimentica, lontana: figura femminile che è l’emblema dell’incontro con la poesia; è dimentica della realtà e lontana dagli istinti e i piaceri del mondo terreno.  l’amore, il suo viso di zingara…un incanto irreale: tra lei e il poeta è possibile un’unione profonda.  e noi: ormai sono una cosa sola.  tra il soffio caldo del vizio…colorando la nostra voluttà di riflessi irreali!: i due amanti si uniscono in una condizione sospesa della vita; non si sentono a casa, ma nomadi, esuli (nell’incertezza); questa unione si alleggerisce in una dimensione spirituale.  …………………..: stacco; Campana è evaso, è andato lontano grazie alla poesia.  passavano quelle ore di sogno: Manuelita appartiene ad un’altra dimensione.  ore di profondità mistiche e sensuali: quelle passate in biblioteca.  scioglievano in tenerezze i grumi più acri del dolore…mondo intero: la poesia è come un farmaco, è in grado di vincere ogni dolore e solitudine.  lungo sorso alle sorgenti dell’Oblio!: è un ritornare ad una dimensione di felicità perfetta, che non si vorrebbe mai smettere di vivere; per Campana la memoria è la matrice della poesia.  E vi rivedevo Manuelita poi: Campana esce dalla biblioteca e la rivede.  voi cercavate la grande rivale: cioè una donna, perché Manuelita è in realtà un’anima.  Io dovevo restare fedele al mio destino: Campana resta fedele al suo destino, non si abbandona ai piaceri terreni della donna affascinante, ma va incontro al disastro che è la sua vita.  sotto le nubi in corsa: anche le nuvole come lui non hanno mai sosta.  vi amerò sempre di più di qualunque altra donna........ dei due mondi: dualismo. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 71 SOGNO DI PRIGIONE Significato del titolo e composizione Prosa, legata all’esperienza al manicomio di Tournai (Belgio) del maggio 1908 ma scritta nel 1914, in cui viene descritto l’ambiente psichiatrico dominato dal colore bianco dell’ospedale. Analisi  Nel viola della notte odo canzoni bronzee: elemento coloristico e musicale; fuori c’è il mistero della notte.  La cella è bianca, il giaciglio è bianco: la stanza della casa di cura psichiatrica è chiamata “cella”; il bianco è il colore della morte.  voci angeliche bronzee è piena la cella bianca: Campana sente un torrente di voci appartenenti agli altri ricoverati, sono voci scomposte perché questo è un luogo di sofferenza.  Silenzio: il viola della notte: ad un certo punto i pazzi si addormentano e la notte sembra avvolta da un mantello viola.  in rabeschi dalle sbarre bianche il blu del sonno: l’arabesco è un motivo decorativo orientale; tutte le camere del manicomio hanno delle sbarre per evitare la fuga dei malati; il sonno è definito blu richiamando la profondità del mare, la stessa che consegue dal sonno.  Penso ad Anika: comincia la visione di immagini che gli ritornano in mente; Anika è una donna russa per la quale Campana finisce tre mesi in galera (durante uno dei suoi viaggi incontra degli anarchici russi al riparo dal regime zarista e tra questi c’era anche lei).  stelle deserte: “abbandonate nella vastità del cielo”.  un buffo dall’occhio infernale la guida, che grida: Anika è definita un buffone che ha qualcosa di sinistro (il buffo è un personaggio della commedia dell’arte che cerca sempre di attrarre l’attenzione su di sé); è probabilmente una rivoluzionaria (che grida).  Ora il mio paese tra le montagne: è passato con il ricordo alla sua Marradi.  Io al parapetto del cimitero: l’idea della morte diventa esplicita.  davanti alla stazione che guardo il cammino nero delle macchine, sù, giù: il movimento dei treni dà il ritmo della vita, si nasce e si muore; non è ancora notte ma è già buio (cammino nero).  silenzio occhiuto di fuoco: le macchine mangiano…nel cammino della notte: le macchine a vapore sembrano vive, mangiano il buio della notte; immagine di potenza divoratrice.  Un treno: si sgonfia: perché emette soffi di vapore.  la porpora del treno: fuoco che cova dentro le caldaie della locomotiva.  le occhiaie rosse: le luci e le scintille.  poi tutto, mi pare, si muta in rombo: in questo stato di semi-coscienza (mi pare) sente all’improvviso un rumore che squarcia la calma della notte.  Da un finestrino in fuga io?: Campana immagina se stesso su quel treno, affacciato ad un finestrino.  io ch’alzo le braccia nella luce!!: si tratta di un sogno di liberazione, ma anche di morte. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 74  (Notte): altra immagine; Campana va in un bordello.  Nella fantasmagoria profonda dello specchio: successione di immagini fantastiche sulla superficie dello specchio; nell’antichità, per trarre divinazioni dal futuro, alcuni sapienti usavano gli specchi (cristallomanzia).  i corpi ignudi: delle prostitute e dei loro clienti.  corpi lassi e vinti nelle fiamme inestinte e mute: i corpi sono stanchi dopo l’atto sessuale, vinti dalle fiamme dell’eros.  e come fuori del tempo: il ripetersi eterno dell’uguale.  nella fornace opaca: è lo specchio, opaco, che riflette la fiamma del fuoco.  dal mio spirito esausto: perché ha sfogato i suoi istinti.  Eva si sciolse e mi risvegliò: Campana è in questo stato visionario tra sonno e veglia quando viene risvegliato da una ragazza che gli sta accanto; riferimento alla prima donna, che compie il peccato.  Passeggio sotto l’incubo dei portici: portici bolognesi, medievali, dei quali sente il peso.  Una goccia di luce sanguigna, poi l’ombra, poi una goccia di luce sanguigna: il susseguirsi delle lampadine dà un senso di movimento ripetitivo e meccanico che non ha una meta.  la dolcezza dei seppelliti: il poeta si sente già sepolto.  un’ombra che ha le labbra tinte: prostituta con il rossetto; richiamo amoroso ed erotico.  tu che dall’ombra mostri l’infame cadavere di Ofelia: personaggio shakespeariano caro alla letteratura e all’arte dell’Ottocento (basti pensare a Ophélie di Rimbaud o ai quadri di Delacroix e Millais), Ofelia presenta due aspetti: è una fanciulla di ammirabile purezza e bellezza che però alla fine impazzisce e rivela la sua natura istintiva; è come se questa prostituta fosse già morta, per questo Campana fa il paragone con Ofelia.  O Satana […] abbi pietà della mia lunga miseria!: in questo inferno che è Bologna, il poeta rivolge una litania a Satana (riferimento a Baudelaire) perché abbia pietà della sua miseria; stato di totale malinconia. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 75 PAMPA Significato del titolo Il titolo della prosa richiama le pianure dell’Argentina, dove l’uomo è ancora una presenza minimale. Rispetto agli altri due componimenti riguardanti il Nuovo Mondo questo segna un momento di adesione all’America latina, che Campana trasfigura in una terra dove può nascere l’uomo nuovo capace di porre le fondamenta di una nuova storia, libera da schemi precostituiti: l’uomo vive qui un momento di armonia totale con la natura. Dal punto di vista stilistico, nei momenti in cui la commozione inizia a sentirsi, la sintassi deraglia (le frasi si dispongono in un ordine più musicale che logico). Analisi  Quiere Usted Mate?: il mate è una bevanda ottenuta con un infuso di foglie dell’omonima pianta, preparato in recipienti di ceramica o zucca, che veniva passata da persona a persona durante alcuni rituali; questa è la domanda di chi passa il recipiente per bere.  da dove noi seduti in circolo in silenzio: questo gruppo di manovali delle ferrovie prova le stesse emozioni dei primitivi che sedevano in cerchio; senso di coralità perché sono uniti da una sorta di comunione.  guardavamo a tratti furtivamente le strane costellazioni: alzano lo sguardo verso l’immensità del cielo, abitato da costellazioni straniere (il nostro cielo, quello europeo, è familiare, è stato descritto e decifrato mentre quello del Nuovo Mondo ha stelle che non hanno un nome); di fronte alla Pampa gli uomini si sentono sperduti.  che doravano l’ignoto della prateria notturna: le stelle sembrano emanare una debole luce.  Un mistero grandioso e veemente: l’aggettivo “veemente” indica un movimento repentino ma può essere anche riferito alle passioni che trascinano l’animo; il mistero ha il potere di trascinare e prendere con sé (sensazione che si prova solo di fronte ad una natura vergine).  ci faceva fluire: questo mistero entra nel sangue.  con refrigerio di fresca vena profonda: metafora che fa venire in mente la sorgente.  che noi assaporavamo con voluttà misteriosa: sensazione primigenia, di una vita pura, che viene assaporata come il mate; Campana prova un’emozione dei nostri antenati, è in sintonia con l’antropologo Levi-Strauss.  cullato deliziosamente: è un momento di felicità.  I miei pensieri fluttuavano: “i miei pensieri fluivano come onde”; i pensieri prendono una caratteristica dall’ambiente.  trasumanati: riferimento al Canto I del Paradiso di Dante (v. 70); il verbo “trasumanare” indica un’esperienza che va oltre l’umano.  in distanza: di fronte alla grandiosità del mistero della natura che trasporta fuori di sé bisogna vedere dalla giusta distanza.  come per un’eco profonda e misteriosa: i ricordi sembrano rivelare un loro significato nascosto. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 76  dentro l’infinita maestà della natura: la maestà è la dimensione regale della realtà.  io assurgevo all’illusione universale: momento di elevazione; Campana si sente vicino alle forze primigenie del cosmo.  io ribattevo per le vie del cielo il cammino avventuroso degli uomini verso la felicità a traverso i secoli: è come se lui ripercorresse il cammino di tutti gli uomini guardando alle costellazioni; è la tensione dell’uomo verso l’assoluto, verso la felicità perfetta; è un cammino astrale e fatale per tutti gli uomini, di ritorno attraverso i secoli.  luce stellare: nella mente le idee brillano come se la luce delle stelle la illuminasse.  Drammi meravigliosi, i più meravigliosi dell’anima umana palpitavano: nelle costellazioni è scritto il destino degli uomini.  Una stella fluente…fine di un corso di storia: non si tratta di un meteorite ma di una cometa, grandiosa nella sua corsa inarrestabile.  per un meraviglioso attimo immutabilmente nel tempo e nello spazio alternandosi i destini eterni: è un attimo di assoluto, fuori dal tempo e dallo spazio; i destini eterni sono fissati per sempre e tornano a ripetersi ciclicamente.  Un disco livido spettrale spuntò all’orizzonte lontano: sorge la luna che ha qualcosa di spettrale.  profumato irraggiando riflessi gelidi d’acciaio sopra la prateria: la sua luce è profumata e gelida.  Il teschio che si levava lentamente: si tratta di una mezza luna che evoca l’immagine di un teschio.  l’insegna formidabile di un esercito: grande stendardo; è la luna che minacciosa (formidabile) sorge e irradia l’orizzonte.  che lanciava torme di cavalieri colle lancie in resta, acutissime lucenti: le erbe della Pampa, illuminate dalla luna, evocano in lui le lance di un esercito.  gli indiani morti e vivi: gli viene in mente il popolo che abitava quelle terre prima degli europei.  Le erbe piegavano in gemito leggero al vento del loro passaggio: le lance si piegano al passaggio del vento.  La commozione del silenzio intenso era prodigiosa: c’è l’attesa di un miracolo, di un prodigio.  Che cosa fuggiva sulla mia testa?: senso di immediatezza, presentimento che qualcosa sta succedendo in quel preciso momento.  Fuggivano le nuvole e le stelle, fuggivano: il movimento coinvolge la sfera cosmica in una fuga precipitosa.  dalla Pampa nera: sia perché è buio sia perché si fa riferimento alla parte dove la vegetazione è più rigogliosa e alta.  a tratti alla malinconia più profonda dell’errante un richiamo: il richiamo si manifesta vincendo una resistenza; appare a tratti, non è costante; anacoluto.  dell’eterno errante: è il vento che non si ferma mai; il richiamo è dentro il vento.  come un richiamo che fuggiva lugubre: il vento non è solo un fenomeno meteorologico, ma anche una voce, un richiamo a cui bisogna tendere l’orecchio. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 79  Leggera, siamo della leggera: insieme a lui, sulla poppa della nave, ci sono due ragazze che dicono di provenire dai margini della società.  i giorni passavano: senso di monotonia.  Gli ultimi raggi rossi del tramonto che illuminavano la costa deserta!: al calar del sole si avvista la terra, quella del Nuovo Mondo.  costeggiavano da un giorno: Campana parla in terza persona plurale perché lui si sente estraneo.  Volavano uccelli lontano dal nido ed io pure: si sente come un uccello che vola lontano.  Riodo: nuovamente a Genova, che ora appare in una luce di morte.  come una dentiera enorme: immagine di un teschio.  Fumano i vapori agli scali desolati: “fumano le ciminiere”.  Per il porto pieno di carcasse delle lente file umane: Campana vede altri migranti come lui; immagine della decomposizione dei cadaveri.  formiche dell’enorme ossario: le navi sono viste come scheletri di animali e gli uomini come file di formiche che si muovono tra quei resti.  rabbrividisce un fiume che fugge: immagine del tempo, del divenire e del trascorrere, che inghiottisce tutto.  che si balocca e complotta laggiù per rompere la linea dell’orizzonte: la prosa termina con l’elemento della circolarità, dal momento che viene ripresa la stessa espressione di qualche riga prima (alla fine del viaggio c’è la morte). DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 80 L’INCONTRO DI REGOLO Significato del titolo Regolo Orlandelli è un venditore ambulante di Mantova che Campana incontra per la prima volta durante la fuga da Bologna (primavera 1906, quando senza soldi e senza meta sale su un treno diretto a Milano), a piedi sulla strada di Pavia. Il destino li fa incontrare altre due volte: a Bahia Blanca in Argentina (primavera 1908), dove Regolo ha un’agenzia di collocamento, ovvero una baracca di legno dove ogni mattina si mettono in fila i disperati, i falliti e tutti quelli che durante la notte hanno perso al gioco; a Genova (1913) di cui si parla in questa prosa. Come il Russo, anche Regolo rappresenta una sorta di alter ego di Campana, qui nel suo aspetto di spirito libero. Vassalli ha ipotizzato che si chiamasse in realtà Orlando Regolini e che fosse di Rovigo. Analisi  con occhio abbarbagliato: accecato dalla troppa luminosità del mare.  Stesi sui ciottoli della spiaggia seguitavamo le nostre confidenze calmi: due amici che si ritrovano dopo tempo e che, davanti al mare, si raccontano le proprie vicissitudini.  Tutto pareva naturale ed atteso: come se fosse scritto nel destino.  col collettone alle orecchie!: faceva freddo.  Cuori leggeri: riferimento a Le voyage di Baudelaire, già presente ne Il canto della tenebra.  il rumore delle onde che si frangevano sui ciottoli della spiaggia: si è alzata la marea.  Andiamo!: Campana sente di dover affrontare il proprio destino; bisogna andare, costi quel che costi.  Avevo accettato di partire: una volta fatta quella scelta non si può tornare indietro.  L’uomo o il viaggio, il resto o l’incidente: si tratta di una congiunzione avversativa e non dichiarativa, dal momento che indica una cosa o l’altra (aut…aut latino); o si sceglie la vita (uomo), rinchiudendosi nelle proprie confidenze e tradizioni, o il viaggio che si sviluppa su eventi improvvisi e rivelatori; resto indica il fermarsi, la vita sedentaria, mentre incidente è sinonimo di viaggio, ciò che accade inevitabilmente.  Mai ci eravamo piegati a sacrificare alla mostruosa assurda ragione: sia Campana sia Regolo avevano sempre accettato l’ordine universale delle cose, senza volerlo cambiare.  Il paese natale: Marradi.  quattro giorni di sguattero, pasto di rifiuti tra i miasmi della lavatura grassa: la vita è breve, svanisce in un attimo; è necessario rompere gli schemi e abbandonarsi alla volontà del destino.  Impestato a più riprese, sifilitico alla fine: “infestato da malattie, sifilitico all’ultimo stadio”.  con in cuore il demone della novità: Regolo è dominato dal demone dell’irrequietezza per ciò che è nuovo.  lo gettava a colpi di fortuna: riferimento ai dadi del gioco d’azzardo; l’insoddisfazione lo gettava a tentare la fortuna ed era così audace che ci riusciva. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 81  i suoi nervi saturi l’avevano tradito […] Si era riavuto, era venuto da me e voleva partire: la morte gli manda un segnale ma lui non l’ascolta.  nell’amorfismo della gente: sono tutti indistinguibili, uguali l’uno all’altro.  Ogni fenomeno è per sè sereno: suprema indifferenza di fronte alla morte.  in quel breve gesto noi ci lasciammo: addio virile; i due sanno che non si rivedranno mai più.  noi liberi liberamente ci abbandonammo all’irreparabile: Campana si rispecchia in Regolo, perché entrambi sono stati fedeli ad una scelta di vita abbandonandosi al proprio destino (concetto dell’amor fati). DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 84 PIAZZA SARZANO Significato del titolo Piazza Sarzano è per Campana il luogo dove si attua un evento straordinario: essa è celebrata nella sua immobilità, porta d’ingresso, soglia quasi miracolosa attraverso la quale si accede direttamente dalla vita al mito. Tutto il brano è costituito in modo che ogni elemento del reale comunichi il senso della durata nel tempo, nell’eternità, e la gioia e lo stupore che accompagnano l’evento. Anche in questa prosa è presente l’idea dei due piani, terra e cielo. Analisi  salgono strade e strade: la piazza si trova in alto, domina la città; idea di ascesa.  nell’aria pura si prevede sotto il cielo il mare: il poeta non vede ancora il mare ma ne percepisce la presenza; il cielo e il mare sono due infiniti.  L’aria è rosa: luce del tramonto riflessa dalle nuvole; sinestesia.  Un antico crepuscolo: ritrova qui un crepuscolo di cui aveva memoria; antico come la piazza.  E dura sotto il cielo che dura, estate rosea di più rosea estate: il tempo sembra non trascorrere, come se la luce del crepuscolo fosse una promessa della luce pura; si va nella dimensione dell’invisibile.  si intendono delle risa, serenamente: tutto è immerso in un’aura di gioia, calma e serenità.  accanto, una fonte sotto una cupoletta getta acqua acqua ed acqua senza fretta: iterazione che dà l’dea del fluire incessante dell’acqua, il cui ritmo è sempre uguale.  con in vetta il busto cieco di un savio imperatore romano: sopra la piccola cupola c’è un busto di Giano bifronte, divinità romana anche detta Signore delle porte e Signore del tempo (ha due volti: con una faccia guarda indietro, al passato, e con l’altra avanti, al futuro); in alcune sculture medievali Cristo è raffigurato con due volti.  Un vertice colorito dall’altra parte della piazza: campanile della chiesa di Sant’Agostino  mette quadretta svariate di smalto: il campanile è rivestito da piastrelle smaltate; mette rimanda l’immagine di un albero che mette le foglie (la torre quadrata è viva).  un riso acuto nel cielo: si odono suoni non può terreni.  il tortueggiare: neologismo coniato da Campana; indica l’andamento tortuoso delle vie di Genova.  ed a quel riso odo risponde l’oblio: Campana sente di varcare una soglia, sente l’oblio che cancella le sofferenze e preannuncia una nuova vita; tutti i destini degli uomini arrivano a Piazza Sarzano.  sotto lo sguardo cieco del savio imperatore romano: Giano bifronte è anche detto il Signore dell’eterno presente, il quale per lui è quell’attimo spirituale che gli orientali rappresentano con il terzo occhio.  Dal ponte sopra la città: il ponte di Carignano che collega Piazza Sarzano a Piazza Carignano.  a traverso le sbarre verdi: i parapetti del ponte furono muniti, nel 1877, di alte inferriate in seguito ai frequenti suicidi. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 85  ma laggiù le farfalle innumerevoli della luce: bagliori che si accendono sull’infinito del mare (è un’ascesa continua verso cose sempre più meravigliose).  immobilità di gioia inesauribile: il tempo è scomparso; gioia dell’eterno presente, l’eden.  tra i meandri verdi: Campana allarga lo sguardo sui colli.  un fanciullo a sbalzi che fugge melodiosamente: la voce di un bambino sembra saltellare con la stessa elasticità dei suoi balzi.  Un chiarore in fondo al deserto: la luce sale dal mare.  mozza la testa: è il busto di Giano.  Una donna bianca appare a una finestra aperta. È la notte mediterranea: il bianco diventa un colore ricco di valore simbolico, rappresenta la lussuria; momento culminante.  la torre quadrangolare s’alza accesa: si sono accese le fiamme dell’illuminazione.  l’orologio verde come un bottone in alto aggancia il tempo all’eternità della piazza: l’orologio è come un bottone che aggancia il tempo che scorre; la piazza è nella dimensione dell’eternità.  La via si torce e sprofonda: il poeta guarda da dove è giunto.  il trofeo della V. M. tutto bianco che vibra d’ali nell’aria: rivelazione della Vergine Maria. DORIANA DI MARTINO LINGUE E CULTURE PER IL TURISMO – anno accademico 2017/2018 86 GENOVA Significato del titolo Testo, presente in una prima stesura sotto forma di vari frammenti nel Taccuinetto Faentino, che conclude la trilogia “genovese” e che, rispetto agli altri due, abbandona la prosa per il verso poetico. Dal punto di vista formale questa lirica ha punti di contatto con Immagini del viaggio e della montagna (entrambe si svolgono dal mattino alla notte). Campana gioca su versi che sono tutti o quasi tutti endecasillabi, introducendo anche la rima. Analisi  Poi che: valore temporale, “dopo che”, come in Immagini del viaggio e della montagna.  la nube si fermò nei cieli: in Campana le nuvole sono sempre in movimento spinte dal vento, mentre questa è ferma; passato remoto con significato puntuale; oltre alla nuvola, anche il tempo si è fermato.  Lontano sulla tacita infinita marina: senso di distanza e di silenzio spaziale; riferimento a Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Leopardi; infinita marina è un enjambement.  chiusa nei lontani veli: l’orizzonte marino non è visibile in modo nitido, ma è come se fosse velato (dà ancora di più il senso dell’infinito).  E ritornava l’anima partita: riferimento al Canto IV dell’Inferno di Dante (vv. 79-81); l’anima sta uscendo dalla condizione di incoscienza.  Che: valore causale, “perché”.  arcanamente illustrato: l’avverbio “arcanamente” è una parola composta (“con mente arcana”) che significa “misteriosamente” (arcano è ciò che letteralmente “è chiuso in un’arca”, ovvero “che sta nascosto”, qualcosa non per tutti); il participio passato “illustrato” ha qui il significato metaforico di “reso chiaro”.  del giardino il verde sogno nell’apparenza sovrumana: il giardino così illuminato dai primi raggi del sole ricorda l’Eden; verde sogno è un enjambement.  De le corrusche sue statue superbe: le statue che si trovano in questo giardino brillano di luce; superbe perché stanno in alto, quasi sopra un piedistallo.  udìi voce di poeti ne le fonti: la musica delle fontane gli sembra il canto di antichi poeti; la poesia sta nascendo, si sta mettendo in movimento.  e le sfingi sui frontoni benigne: figure misteriose che non sono mostri mitologici, ma che sembrano essere un approdo di salvezza.  un primo oblìo: sorta di preludio dell’oblio, un assaggio di felicità.  ai proni umani: rispetto agli animali, gli uomini hanno il privilegio di poter alzare lo sguardo verso le stelle ma al tempo stesso sono però piegati dal lavoro e dalla fatica.  largire: “donare”.  dai segreti dedali uscìi: Campana esce dai carruggi di Genova che gli sembrano labirinti; segreti dedali è un enjambement.
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